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  • Quand’è che un maiale non è un maiale?

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  • Quand’è che un maiale non è un maiale?
  • Svegliatevi! 1989
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Svegliatevi! 1989
g89 22/5 p. 31

Quand’è che un maiale non è un maiale?

RISPOSTA: Quando la colecistochinina dice basta! Se vi è difficile pronunciare questa parola provate con CCK, la sigla. Si tratta di un ormone che i maiali producono quando mangiano. Quando hanno la pancia piena, la CCK segnala al loro cervello che è ora di smettere, che il pranzo è finito! Mucche, pecore e altri animali della fattoria mangiano fino a scoppiare, ma non i tanto calunniati porci! Gli allevatori di maiali vedono in questo ormone un ostacolo che impedisce loro di ingrassare i propri animali, nonché di impinguare il proprio portafoglio.

E fanno qualcosa in proposito, come riferiva il Wall Street Journal: “In uno studio effettuato per conto del dipartimento dell’Agricoltura, scienziati hanno scoperto di poter bloccare la produzione di questo ormone iniettando nei maiali un vaccino che rende insaziabile il loro appetito, producendo in effetti dei porci nel vero senso della parola. In meno di tre mesi, gli animali vaccinati hanno consumato in media 10 chili di farina di granturco e di soia in più, ingrassando 5 chili più dei loro compagni di porcile non vaccinati”.

“Tutti gli animali”, ci è detto, “producono varie quantità di CCK”. Ce l’hanno anche gli uomini e si sta studiando per vedere se se ne può aumentare la produzione per reprimere gli appetiti irrefrenabili. I grandi mangiatori, dice l’articolo, “hanno livelli di CCK e sazietà molto più bassi”. Ma aggiunge che questo “basso livello di CCK può essere l’effetto di un modo sbagliato di mangiare anziché la sua causa”. Negli uomini si pensa che il mangiare sia regolato da due regioni della ghiandola dell’ipotalamo, il centro della sazietà e quello dell’alimentazione. Ma il corretto funzionamento di questi centri regolatori può essere pregiudicato da un periodo prolungato di intemperanze nel mangiare. La soluzione di questo problema si trova in Galati 5:22, 23: “Il frutto dello spirito è . . . padronanza di sé”.

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