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IndonesiaAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Indonesia
QUESTA è l’avvincente storia di umili uomini e donne che con coraggio sono rimasti saldi di fronte a disordini politici, conflitti religiosi e una proscrizione dell’opera durata 25 anni fortemente caldeggiata dal clero. Leggerete di un fratello il cui nome era nella lista nera dei comunisti e di un ex boss del crimine che è diventato un cristiano maturo. Troverete anche la toccante storia di due ragazze sorde che sono diventate amiche per poi scoprire di essere sorelle. Inoltre, potrete constatare come il popolo di Geova sta diffondendo con successo la buona notizia nel paese che conta il maggior numero di musulmani al mondo.
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Informazioni generali sull’IndonesiaAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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INDONESIA
Informazioni generali sull’Indonesia
Paese L’Indonesia si estende lungo la linea dell’equatore tra l’Australia e l’Asia continentale ed è l’arcipelago più vasto al mondo. La maggioranza delle oltre 17.500 isole che ne fanno parte è caratterizzata da aspre montagne e fitte foreste tropicali. Con più di 100 vulcani attivi, l’Indonesia è il paese della terra che ha la maggiore attività vulcanica.
Popolazione L’Indonesia è il quarto paese più popoloso del mondo (dopo Cina, India e Stati Uniti) e ospita oltre 300 gruppi etnici. I giavanesi e i sundanesi costituiscono più della metà della popolazione.
Religione Circa il 90 per cento della popolazione è di religione musulmana. La restante parte è prevalentemente indù, buddista o si professa cristiana. Molti seguono anche tradizioni religiose indigene.
Lingua Nell’arcipelago si parlano più di 700 lingue. La lingua franca nazionale è l’indonesiano, che deriva dal malese. In casa la maggior parte delle persone parla anche uno dei vari dialetti.
Risorse economiche Ci sono molti piccoli agricoltori e commercianti. Il paese è ricco di legname e risorse minerarie, tra cui petrolio e gas naturale. L’Indonesia è anche uno dei maggiori produttori di caucciù e olio di palma.
Alimentazione L’alimento principale è il riso. Tra i piatti tipici ci sono il nasi goreng (riso fritto, uova e verdure), il satay (spiedini di carne arrosto) e il gado gado (mix di verdure con salsa di arachidi).
Clima Caldo e umido. I monsoni determinano due stagioni, una umida e l’altra secca. I temporali sono frequenti.
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Il commercio delle spezieAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Il commercio delle spezie
NEL XVI secolo il commercio delle spezie alimentava l’economia mondiale un po’ come fa oggi il commercio del petrolio. Spezie come la noce moscata e i chiodi di garofano, che provenivano dalle isole indonesiane note come isole delle spezie (ora Molucche e Molucche Settentrionali), in Europa venivano vendute a prezzi esorbitanti.
Gli esploratori Cristoforo Colombo, Vasco da Gama, Ferdinando Magellano, Samuel de Champlain e Henry Hudson cercarono tutti delle rotte per le isole delle spezie. I viaggi alla ricerca delle spezie indonesiane permisero all’uomo di acquisire per la prima volta una vasta conoscenza della geografia del pianeta.
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È da qui che voglio iniziare!Annuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Testimoni a Semarang (Giava, 1937 circa)
INDONESIA
“È da qui che voglio iniziare!”
Alexander MacGillivray, servitore della filiale dell’Australia, pensieroso andava avanti e indietro nel suo ufficio. Da giorni era assillato da un problema, ma finalmente aveva trovato la soluzione. Adesso doveva parlare con Frank Rice.
Frank, un intrepido colportore (pioniere) di 28 anni, era arrivato alla filiale da qualche settimana. Aveva conosciuto la verità da ragazzo e iniziato a servire come colportore poco dopo. Per più di 10 anni aveva predicato in gran parte dell’Australia viaggiando a cavallo, in bicicletta, in moto e con una roulotte. Dopo un breve periodo alla Betel, Frank era pronto per predicare in un nuovo territorio.
Dopo aver chiamato Frank nel suo ufficio, il fratello MacGillivray indicò una cartina delle isole a nord dell’Australia e chiese: “Frank, ti piacerebbe avviare l’opera di predicazione qui?” Aggiunse: “In tutte queste isole non c’è neppure un fratello”.
Frank fu attirato da un gruppo di isole che brillavano come perle nell’Oceano Indiano, le Indie Orientali Olandesi (ora Indonesia).a Su quelle isole vivevano milioni di persone che non avevano ancora sentito parlare della buona notizia del Regno di Dio. Indicando la capitale, Batavia (ora Jakarta),b Frank disse: “È da qui che voglio iniziare!”
Si predica a Giava
Nel 1931 Frank Rice arrivò a Jakarta, una grande e caotica città sull’isola di Giava. Affittò una camera vicino al centro e la riempì di scatole contenenti pubblicazioni bibliche, lasciando sorpresa la padrona di casa.
Frank Rice e Clem Deschamp a Jakarta
“All’inizio mi sentivo perso e avevo nostalgia di casa”, disse Frank. “Le persone andavano in giro con indosso leggeri abiti bianchi e il casco coloniale, mentre io morivo di caldo nei miei pesanti vestiti australiani. Non parlavo una parola di olandese né di indonesiano. Dopo aver chiesto la guida di Geova in preghiera pensai che nella zona commerciale dovevano esserci delle persone che parlavano inglese, così cominciai a predicare proprio da lì. Quel territorio si rivelò davvero produttivo”.
Dato che molti abitanti di Jakarta parlavano olandese, Frank si diede da fare per impararlo discretamente, e presto cominciò a predicare di casa in casa. Si cimentò anche con l’indonesiano e a poco a poco imparò anche quella lingua. “Il problema era che non avevo pubblicazioni in indonesiano”, disse Frank. “Poi Geova mi guidò da un insegnante indonesiano che si interessò alla verità e fu disposto a tradurre l’opuscolo Dove sono i morti? Seguirono altri opuscoli, e ben presto molti che parlavano indonesiano mostrarono interesse per la verità”.
Nel novembre del 1931, dall’Australia arrivarono a Jakarta altri due pionieri, Clem Deschamp, di 25 anni, e Bill Hunter, di 19 anni. Clem e Bill avevano una casa mobile per pionieri; fu una delle prime roulotte ad arrivare in Indonesia. Dopo aver imparato poche frasi in olandese, iniziarono un giro di predicazione per raggiungere le principali città di Giava.
Charles Harris predicava spostandosi in bicicletta e con una roulotte
Dopo Clem e Bill, nel 1935 arrivò in Indonesia Charles Harris, un altro intrepido pioniere australiano. Charles predicò in gran parte dell’isola di Giava spostandosi con una roulotte e una bicicletta. Distribuiva pubblicazioni in cinque lingue: arabo, cinese, indonesiano, inglese e olandese. Alcuni anni distribuì circa 17.000 pubblicazioni.
La quantità di pubblicazioni che Charles distribuiva attirò l’attenzione di molte persone. Una volta un funzionario di Jakarta chiese a Clem Deschamp: “Quante persone avete mandato a svolgere la vostra opera in Giava Orientale?”
“Soltanto una”, rispose il fratello Deschamp.
“Si aspetta che le creda?”, replicò il funzionario. “Dovete avere un esercito lì, a giudicare dalla quantità di pubblicazioni che viene distribuita dappertutto!”
Quei primi pionieri erano sempre in viaggio per raggiungere il maggior numero di persone possibile. “Percorremmo tutta l’isola da cima a fondo, parlando di rado con la stessa persona due volte”, disse Bill Hunter. Strada facendo sparsero moltissimi semi spirituali che nel tempo produssero un abbondante raccolto (Eccl. 11:6; 1 Cor. 3:6).
La buona notizia arriva a Sumatra
All’incirca nel 1936, i pionieri che erano a Giava pensarono a come far arrivare la buona notizia anche a Sumatra, la sesta isola al mondo per grandezza. In questa selvaggia isola che si estende lungo l’equatore ci sono grandi città, piantagioni, vaste paludi e foreste pluviali.
I pionieri furono d’accordo a mandare Frank Rice, così misero insieme i pochi soldi che avevano per pagargli il viaggio. Poco dopo, Frank arrivò a Medan, nella provincia di Sumatra Settentrionale, con due borse per la predicazione, 40 scatole di pubblicazioni e pochi soldi in tasca. Frank era un uomo di forte fede e si mise subito all’opera, fiducioso che Geova gli avrebbe provveduto il necessario per assolvere il suo incarico (Matt. 6:33).
Durante la sua ultima settimana di predicazione a Medan, Frank incontrò un amichevole uomo olandese che lo invitò a entrare in casa per un caffè. Frank gli disse che aveva bisogno di un’auto per predicare la buona notizia sull’isola. Indicando un’auto guasta che era nel suo giardino, l’uomo disse: “Se riesci ad aggiustarla puoi averla per 100 fiorini”.c
“Non ho 100 fiorini”, disse Frank.
L’uomo lo guardò e gli chiese: “Vuoi davvero predicare in tutta Sumatra?”
“Sì”, rispose Frank.
“Allora se sei in grado di aggiustare l’auto puoi prenderla”, disse l’uomo. “Mi pagherai quando avrai i soldi”.
Frank si mise al lavoro e riuscì a riparare l’auto. In seguito scrisse: “Con l’auto carica di pubblicazioni, il serbatoio pieno di carburante e un cuore colmo di fede, mi misi in viaggio per andare a predicare alla gente di Sumatra”.
Henry Cockman con Jean e Clem Deschamp a Sumatra (1940)
Dopo un anno, avendo predicato su tutta l’isola, fece ritorno a Jakarta. Lì vendette l’auto per 100 fiorini e inviò il denaro all’olandese di Medan.
Alcune settimane dopo, Frank ricevette una lettera dall’Australia che gli indicava un nuovo territorio in cui predicare come pioniere. Immediatamente fece i bagagli e partì per avviare l’opera in Indocina (ora Cambogia, Laos e Vietnam).
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Primi metodi di predicazioneAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Primi metodi di predicazione
Le trasmissioni radiofoniche
NEL 1933 i fratelli disposero che una stazione radio di Jakarta trasmettesse le registrazioni delle conferenze radiofoniche in inglese del fratello Rutherford. Furono trasmesse anche delle conferenze in olandese lette da un uomo che era interessato alla verità. Le trasmissioni suscitarono grande interesse e permisero ai fratelli di distribuire più pubblicazioni.
Quando la stazione radio mandò in onda la vigorosa conferenza del fratello Rutherford dal tema “Effetto dell’anno santo sulla pace e la prosperità”, il clero cattolico andò su tutte le furie.a Per mezzo dei suoi sostenitori il clero fece in modo che il fratello De Schumaker, che aveva fornito la registrazione, fosse accusato di “diffamazione e odio”. Il fratello De Schumaker si difese con decisione dalle accuse ma dovette pagare una multa di 25 fiorinib e le spese processuali. Tre importanti giornali diedero notizia del processo, e ne risultò una maggiore testimonianza.
Il Lightbearer
Il 15 luglio 1935 il Lightbearer, un’imbarcazione di 16 metri della Società (Watch Tower), arrivò a Jakarta dopo un viaggio di predicazione di sei mesi cominciato a Sydney. A bordo c’erano sette zelanti pionieri determinati a diffondere la buona notizia in Indonesia, in Malaysia e a Singapore.
Per oltre due anni, quei pionieri fecero il giro di grandi e piccoli porti dell’Indonesia distribuendo moltissime pubblicazioni bibliche. Ogni volta che il Lightbearer entrava in un piccolo porto, “l’equipaggio faceva partire il fonografo da cui risuonava una conferenza di Rutherford, allora presidente della Società”, raccontò Jean Deschamp. “Immaginate lo stupore dei malesi che abitavano in villaggi isolati quando vedevano arrivare nel porto questa grande imbarcazione e poi sentivano diffondersi nell’aria una voce potente. Difficilmente un disco volante avrebbe attirato più attenzione!”
Adirato per l’intrepida testimonianza dei fratelli, il clero fece in modo che le autorità impedissero al Lightbearer di entrare in molti porti indonesiani. Nel dicembre del 1937 il Lightbearer ritornò in Australia, lasciando dietro di sé la straordinaria scia dell’attività missionaria compiuta in Indonesia.
Membri dell’equipaggio a bordo del Lightbearer
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Il BibelkringAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Il Bibelkring
VERSO la fine degli anni ’30, nei pressi del lago Toba, in Sumatra Settentrionale, comparve un nuovo movimento religioso chiamato Bibelkring (nome olandese che significa “gruppo di studenti della Bibbia”). Il movimento prese vita dopo che alcuni insegnanti avevano accettato delle pubblicazioni da un pioniere, probabilmente Eric Ewins, che aveva predicato nella zona del lago Toba nel 1936. Ciò che quegli insegnanti lessero li spinse ad abbandonare la Chiesa Protestante Batak e a formare dei gruppi di studio della Bibbia. Quei gruppi crebbero fino a contare centinaia di aderenti.a
Dame Simbolon che prima faceva parte del Bibelkring adesso è una nostra sorella
Basandosi sulle pubblicazioni lasciate dal pioniere, i primi componenti del Bibelkring avevano compreso alcune verità bibliche. “Si rifiutavano di salutare la bandiera e non celebravano il Natale e i compleanni. Alcuni addirittura predicavano di casa in casa”, disse Dame Simbolon che in precedenza faceva parte del movimento e che nel 1972 accettò la verità. Tuttavia, senza il sostegno dell’organizzazione di Dio, il movimento cadde presto vittima di ragionamenti umani. “Alle donne non veniva permesso di truccarsi né di indossare gioielli, abiti moderni o perfino le scarpe”, spiega Limeria Nadapdap, anche lei ex componente del Bibelkring che adesso è una nostra sorella. “Ai membri veniva anche vietato di richiedere la carta d’identità, cosa che suscitava le ire del governo”.
Il movimento del Bibelkring alla fine si divise in vari gruppi e gradualmente si sciolse. Quando in seguito i pionieri tornarono nella zona del lago Toba, molti che prima facevano parte del Bibelkring accettarono la verità.
a Secondo alcune fonti il Bibelkring arrivò ad avere migliaia di aderenti.
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Si ottengono buoni risultati in Giava OccidentaleAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Si ottengono buoni risultati in Giava Occidentale
Theodorus Ratu
Nel 1933 Frank Rice invitò Theodorus (Theo) Ratu, nativo di Sulawesi Settentrionale, ad aiutarlo a gestire il deposito della letteratura di Jakarta. “Fui molto attratto dalla nobile opera del Regno e iniziai a predicare insieme al fratello Rice”, disse Theo. “Successivamente mi unii a Bill Hunter per un giro di predicazione a Giava e viaggiai fino a Sumatra con l’equipaggio del Lightbearer”. Theo fu il primo indonesiano ad accettare la verità e per decenni svolse il servizio di pioniere a Giava, a Sumatra e in Sulawesi Settentrionale.
L’anno seguente, Bill Hunter diede una copia dell’opuscolo Dove sono i morti? a Felix Tan, uno studente che viveva a Jakarta. Felix tornò dalla sua famiglia a Bandung, in Giava Occidentale, e fece vedere l’opuscolo a suo fratello minore Dodo. Entrambi furono sorpresi di leggere nell’opuscolo che il primo uomo, Adamo, non aveva un’anima. Adamo era un’anima (Gen. 2:7; nt.). In loro crebbe il desiderio di imparare di più in merito ad argomenti spirituali. Felix e Dodo rovistarono nei negozi di libri usati di Bandung alla ricerca di altre pubblicazioni della Watch Tower. Inoltre, parlarono con i loro familiari di ciò che avevano imparato. Dopo aver divorato tutti i libri e gli opuscoli che erano riusciti a trovare, scrissero al deposito della letteratura di Jakarta. Con loro sorpresa ricevettero un’incoraggiante visita da parte di Frank Rice, che portò loro nuove pubblicazioni.
La famiglia Tan
Poco dopo che il fratello Rice aveva fatto ritorno a Jakarta, Clem e Jean Deschamp, che si erano appena sposati, andarono a Bandung per 15 giorni. “Il fratello Deschamp chiese a me e ai miei familiari se volevamo battezzarci”, raccontò Felix. “Io e altri tre componenti della mia famiglia — Dodo, mia sorella più piccola Josephine (Pin Nio) e mia madre (Kang Nio) — ci battezzammo”.a Dopo il battesimo, la famiglia Tan si unì a Clem e Jean per una campagna di predicazione di nove giorni. Clem mostrò loro come predicare usando una cartolina di testimonianza che conteneva un semplice messaggio biblico in tre lingue. Di lì a poco il piccolo gruppo di Bandung divenne una congregazione, la seconda dell’Indonesia.
Il cappello papale
L’opera di predicazione si diffondeva rapidamente, e il clero della cristianità iniziò ad accorgersi dei Testimoni. Per mezzo di articoli di giornale il clero attaccò le credenze e l’opera dei Testimoni. Quegli articoli indussero i funzionari del Ministero degli Affari Religiosi a convocare Frank Rice per interrogarlo. Soddisfatti delle sue risposte, i funzionari lasciarono che l’opera proseguisse.b
All’inizio degli anni ’30 la stragrande maggioranza dei funzionari coloniali ignorava o tollerava l’opera di predicazione. Tuttavia, quando la Germania nazista salì al potere in Europa, alcuni burocrati cambiarono atteggiamento, specialmente quelli che erano cattolici ferventi. “Un funzionario di dogana cattolico sequestrò un carico di nostri libri con il pretesto che contenessero informazioni sfavorevoli al nazismo”, disse Clem Deschamp. “Quando andai all’ufficio della dogana per lamentarmi, il funzionario che si era mostrato ostile era in vacanza. Il suo sostituto, un uomo amichevole che non era cattolico, mi restituì subito i libri dicendo: ‘Prenda tutto quello che può adesso che l’altro funzionario non c’è!’”
“In un’altra occasione i funzionari insistettero che venissero censurate due immagini del libro Nemici”, disse Jean Deschamp. “Erano contrari alle caricature di un serpente attorcigliato (Satana) e di una meretrice ubriaca (la falsa religione). Entrambi venivano raffigurati con indosso il cappello papale, la mitra.c Ma eravamo determinati a distribuire il libro. Quindi tre di noi si sedettero al molo, col caldo asfissiante, e si misero a cancellare le immagini del cappello papale da migliaia di libri”.
Le due immagini del libro Nemici che furono censurate
Mentre l’Europa si avvicinava alla guerra, le nostre pubblicazioni continuavano a smascherare coraggiosamente l’ipocrisia della cristianità e il suo coinvolgimento nella politica. A sua volta il clero esercitava sempre più pressione sulle autorità affinché fossero imposte delle restrizioni sulla nostra opera. Diverse nostre pubblicazioni furono vietate.
Tuttavia i fratelli erano determinati a portare avanti l’opera e fecero buon uso di una macchina da stampa che avevano ricevuto dall’Australia (Atti 4:20). Descrivendo una delle strategie che adottavano, Jean Deschamp raccontò: “Ogni volta che stampavamo un nuovo opuscolo o una nuova rivista dovevamo presentarne una copia alle autorità perché fosse approvata. All’inizio della settimana stampavamo la pubblicazione e la consegnavamo alle congregazioni, poi alla fine della settimana ne portavamo una copia all’ufficio del procuratore generale. Quando la pubblicazione veniva respinta, noi sconsolati scuotevamo la testa e poi correvamo a stampare la pubblicazione successiva”.
Spesso era come se i fratelli che distribuivano le pubblicazioni vietate giocassero al gatto e al topo con la polizia. Ad esempio, mentre predicava a Kediri, in Giava Orientale, Charles Harris inavvertitamente bussò alla porta dell’ispettore di polizia.
“È tutto il giorno che la cerco”, disse l’ispettore. “Aspetti qui che vado a prendere l’elenco dei vostri libri vietati”.
“Mentre l’ispettore frugava in casa”, disse Charles, “io misi le pubblicazioni vietate nelle tasche nascoste della mia giacca. Quando tornò gli diedi 15 opuscoli che non erano stati vietati e lui, malvolentieri, mi diede una contribuzione. Poi distribuii le pubblicazioni vietate più avanti nella stessa strada”.
Si stampa in un clima di tensione
Quando la seconda guerra mondiale travolse l’Europa, le spedizioni di pubblicazioni dai Paesi Bassi all’Indonesia cessarono. I fratelli, comunque, avevano previsto possibili difficoltà e prudentemente si erano organizzati perché le riviste fossero stampate a Jakarta da una ditta esterna. Il primo numero della rivista Consolazione (ora Svegliatevi!) in indonesiano uscì nel gennaio del 1939 e La Torre di Guardia in indonesiano uscì poco dopo. Poi i fratelli comprarono una piccola macchina da stampa e cominciarono a stampare le riviste per conto proprio. Nel 1940 ricevettero dall’Australia una macchina da stampa piana con la quale stamparono a proprie spese opuscoli e riviste in indonesiano e in olandese.
Al deposito di Jakarta arrivano le prime attrezzature per la tipografia
Infine, il 28 luglio 1941 le autorità vietarono tutte le pubblicazioni della Società. Jean Deschamp disse: “Una mattina stavo battendo a macchina in ufficio quando le porte si spalancarono ed entrarono tre agenti di polizia e un ufficiale superiore olandese in alta uniforme: medaglie, guanti bianchi, sciabola e cappello con le piume. Non fummo colti di sorpresa. Tre giorni prima eravamo stati informati che a breve le nostre pubblicazioni sarebbero state vietate. L’ufficiale vestito in pompa magna lesse un lungo proclama e poi chiese di essere portato alla tipografia per sigillare la nostra macchina da stampa. Mio marito gli disse che era arrivato troppo tardi. La macchina da stampa era stata venduta il giorno prima”.
La Bibbia, però, non era stata vietata. Quindi i fratelli continuarono a predicare di casa in casa usando solo la Bibbia. Conducevano anche studi biblici. Ma dato che in Asia la guerra sembrava imminente, ai pionieri stranieri fu detto di rientrare in Australia.
a In seguito, anche il padre di Felix e tre fratelli più piccoli divennero Testimoni. Sua sorella Josephine sposò André Elias e frequentò la Scuola di Galaad. La sua biografia è stata pubblicata in Svegliatevi! di settembre 2009.
b Dopo la seconda guerra mondiale, il fratello Rice ritornò in Australia e mise su famiglia. Terminò la sua vita terrena nel 1986.
c Le immagini erano basate su Rivelazione 12:9 e 17:3-6.
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L’occupazione giapponeseAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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L’occupazione giapponese
Agli inizi del 1942, la potente macchina bellica giapponese invase l’Indonesia stringendola in una terribile morsa. Molti fratelli furono costretti a fare lavori pesanti come costruire strade o scavare fossati. Altri furono internati in squallidi campi di prigionia e torturati per il loro rifiuto di sostenere la guerra. Almeno tre fratelli morirono in prigione.
Johanna Harp, le sue due figlie e Beth Godenze, un’amica di famiglia (al centro)
Johanna Harp, una sorella olandese che viveva in un remoto villaggio di montagna in Giava Orientale, nei primi due anni della guerra riuscì a sfuggire all’imprigionamento. Lei e i suoi tre figli adolescenti sfruttarono quella libertà per tradurre dall’inglese all’olandese il libro Salvezza e numeri della Torre di Guardia.a Le pubblicazioni tradotte venivano poi copiate e fatte arrivare clandestinamente ai Testimoni in tutta Giava.
I pochi Testimoni che erano ancora liberi si radunavano in piccoli gruppi e predicavano con prudenza. “Cercavo ogni occasione per parlare della verità in modo informale”, disse Josephine Elias (da nubile Tan). “Quando andavo a trovare a casa le persone interessate, portavo con me una scacchiera così che gli altri pensassero che andavo semplicemente a giocare a scacchi”. Felix Tan e sua moglie Bola predicavano di casa in casa fingendo di vendere sapone. “Eravamo spesso pedinati da spie della Kempeitai, la famigerata polizia militare giapponese”, disse Felix. “Per non destare sospetti, andavamo dai nostri studenti della Bibbia in orari sempre diversi. Sei di loro fecero ottimi progressi e si battezzarono durante la guerra”.
Dissenso a Jakarta
Mentre i fratelli affrontavano le difficoltà della guerra, si presentò un’altra dura prova. Le autorità giapponesi ordinarono a tutti gli stranieri, inclusi gli indonesiani con origini cinesi, di registrarsi e di portare con sé un documento d’identità che conteneva un giuramento di fedeltà all’impero giapponese. Molti fratelli si chiedevano se avrebbero dovuto registrarsi e firmare il documento o se si sarebbero dovuti rifiutare.
Josephine Elias con suo fratello Felix
Felix Tan spiegò: “I fratelli di Jakarta dissero a noi che eravamo a Sukabumi di non firmare quel documento. Noi, però, chiedemmo alle autorità se potevamo riformulare la dichiarazione contenuta nel documento sostituendo ‘il sottoscritto ha giurato fedeltà all’esercito giapponese’ con ‘il sottoscritto non ostacolerà l’esercito giapponese’. Con nostra sorpresa furono d’accordo, quindi ottenemmo tutti il documento. Quando i fratelli di Jakarta seppero della nostra decisione ci chiamarono apostati e troncarono ogni rapporto con noi”.
Triste a dirsi, molti dei fratelli di Jakarta che si erano mostrati inflessibili furono arrestati e alla fine rinnegarono la propria fede. Un fratello che aveva assunto una posizione intransigente finì in prigione con André Elias. “Ragionai con lui e lo aiutai a vedere le cose in modo più equilibrato”, disse André. “Chiese umilmente scusa per aver troncato i rapporti con noi. In seguito trascorremmo dei bei momenti insieme incoraggiandoci a vicenda. Purtroppo morì a motivo delle dure condizioni detentive”.
“Libertà!”
Quando nel 1945 la guerra finì, i fratelli e le sorelle desideravano darsi da fare nell’opera di predicazione. Un fratello che era stato imprigionato e torturato scrisse alla filiale dell’Australia: “Eccomi qua, dopo quattro lunghi e difficili anni, integro e ancora dello stesso pensiero. Mentre affrontavo grandi difficoltà, non ho mai dimenticato i fratelli. Per favore, potete inviarmi qualche libro?”
Le tanto attese pubblicazioni finalmente arrivarono nel paese; all’inizio le quantità erano ridotte, ma in seguito aumentarono. A Jakarta un gruppo di 10 proclamatori riprese a tradurre le pubblicazioni in indonesiano.
Il 17 agosto 1945 i leader del movimento per l’indipendenza dell’Indonesia proclamarono l’Indonesia repubblica indipendente, scatenando contro il dominio coloniale olandese una rivolta che durò quattro anni. Durante i disordini decine di migliaia di persone morirono e oltre sette milioni di persone furono costrette a lasciare il paese.
Nel periodo della rivoluzione i fratelli continuarono a predicare di casa in casa. “I nazionalisti volevano obbligarci a urlare il loro slogan, un termine locale che significa ‘libertà’”, disse Josephine Elias. “Ma noi spiegavamo loro che eravamo neutrali nelle questioni politiche”. Nel 1949 gli olandesi cedettero alla Repubblica degli Stati Uniti di Indonesia (ora Repubblica di Indonesia) il predominio che avevano mantenuto a lungo sulla loro colonia.b
I fratelli in Indonesia avevano perseverato durante quasi 10 anni di conflitti. Adesso, nel 1950, li attendeva un’opera di enormi proporzioni. Come avrebbero potuto diffondere la buona notizia fra i milioni di abitanti dell’Indonesia? Da un punto di vista umano era un’impresa impossibile. Eppure con grande fede i fratelli si diedero da fare, certi che Geova avrebbe mandato “operai nella sua messe” (Matt. 9:38). E questo è proprio quello che Geova fece.
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Arrivano i missionari di GalaadAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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La congregazione di Surabaya (1954)
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Arrivano i missionari di Galaad
Nel luglio del 1951, la piccola congregazione di Jakarta si riunì per dare il benvenuto a Peter Vanderhaegen, il primo missionario di Galaad a giungere in Indonesia. Prima della fine dell’anno arrivarono dall’Australia, dalla Germania e dai Paesi Bassi altri 13 missionari. Il loro arrivo fece quasi raddoppiare il numero dei proclamatori del paese.
“Mi vedevo già mentre predicavo di casa in casa cercando di farmi capire a gesti”, ricordò Fredrika Renskers, una missionaria olandese. “Ma dato che molte persone parlavano olandese, inizialmente predicai per lo più in quella lingua”. Ronald Jacka, che veniva dall’Australia, raccontò: “Alcuni di noi usavano una cartolina di testimonianza che conteneva un breve messaggio biblico in indonesiano. Prima di bussare alla porta davo un’occhiata alla cartolina e poi cercavo di ripetere le parole a memoria”.
Con i missionari in prima linea, il numero dei proclamatori salì rapidamente da 34 a 91 in appena un anno. Il 1º settembre 1951 fu aperta una filiale della Società a casa di André Elias, a Jakarta. Ronald Jacka fu nominato servitore di filiale.
Si predica in nuovi territori
Nel novembre del 1951, Peter Vanderhaegen fu assegnato a Manado, in Sulawesi Settentrionale, dove Theo Ratu e la moglie avevano formato un piccolo gruppo. Gran parte delle persone del posto si professavano cristiane e avevano grande rispetto per la Parola di Dio. Molti invitavano i Testimoni a entrare in casa e chiedevano loro di spiegare gli insegnamenti della Bibbia. Spesso ai fratelli capitava di iniziare a parlare con una decina di persone. Un quarto d’ora dopo, il numero delle persone era salito a 50, e nel giro di un’ora la trattazione proseguiva in giardino con circa 200 persone.
Agli inizi del 1952, Albert e Jean Maltby aprirono una casa missionaria a Surabaya, la seconda città più grande dell’Indonesia. A loro si aggiunsero sei missionarie: Gertrud Ott, Fredrika Renskers, Susie e Marian Stoove, Eveline Platte e Mimi Harp. “Molti del posto erano musulmani moderati e si mostravano amichevoli”, disse Fredrika Renskers. “Sembrava che tante persone fossero proprio in attesa di conoscere la verità, quindi era facile iniziare studi biblici. Tre anni più tardi, nella congregazione di Surabaya c’erano 75 proclamatori”.
Missionari a Jakarta
In quel periodo, Azis, un musulmano di Padang, in Sumatra Occidentale, scrisse alla filiale perché desiderava ricevere aiuto spirituale. Negli anni ’30 Azis aveva studiato con dei pionieri australiani, ma durante l’occupazione giapponese aveva perso i contatti con loro. Poi gli capitò tra le mani un opuscolo dei Testimoni di Geova. Scrisse: “Quando vidi sull’opuscolo l’indirizzo di Jakarta provai una grande gioia”. La filiale inviò subito a Padang il sorvegliante di circoscrizione Frans van Vliet. Frans scoprì che Azis aveva parlato con il suo vicino di casa Nazar Ris, un funzionario pubblico che desiderava conoscere Dio. Entrambi gli uomini e le loro famiglie accettarono la verità. Azis divenne un fedele anziano. Nazar Ris divenne pioniere speciale e oggi molti dei suoi figli sono zelanti Testimoni.
Frans van Vliet e Nel, sua sorella più piccola
Poco dopo, Frans van Vliet fece visita a un fratello olandese inattivo che si trovava a Balikpapan, nel Kalimantan Orientale, per ricostruire una raffineria danneggiata dalla guerra. Frans andò in servizio con lui e lo incoraggiò a studiare con diverse persone interessate. Prima di tornare nei Paesi Bassi, il fratello aveva formato un piccolo gruppo a Balikpapan.
In seguito Titi Koetin, una sorella battezzata da poco, si trasferì a Banjarmasin, nel Kalimantan Meridionale. Titi predicò ai suoi parenti nella comunità daiacca e aiutò molti di loro a conoscere la verità. Alcuni di questi tornarono poi nei loro villaggi, nel cuore del Kalimantan, e formarono gruppi che divennero congregazioni stabili.
Si producono pubblicazioni in indonesiano
L’opera di predicazione si stava diffondendo rapidamente e i fratelli avevano sempre più bisogno di pubblicazioni in indonesiano. Nel 1951 fu tradotto in indonesiano il libro “Sia Dio riconosciuto verace”. Ma dal momento che le autorità apportarono delle modifiche al sistema ortografico dell’indonesiano, la filiale dispose che si facesse una revisione della traduzione.a Quando infine il libro fu presentato suscitò molto interesse tra i lettori indonesiani.
Nel 1953 la filiale stampò 250 copie della Torre di Guardia in indonesiano, la prima edizione locale dopo 12 anni. La rivista ciclostilata aveva 12 pagine e inizialmente conteneva solo articoli di studio. Tre anni dopo, il numero di pagine aumentò a 16 e la stampa era affidata a una ditta esterna che ogni mese ne stampava 10.000 copie.
L’edizione mensile della rivista Svegliatevi! in indonesiano fu introdotta nel 1957. In poco tempo raggiunse una tiratura di 10.000 copie. Dal momento che nel paese la carta per la stampa scarseggiava, i fratelli dovettero richiedere un permesso per ottenere la carta di cui avevano bisogno. Il funzionario del governo che esaminò la richiesta disse: “Considero la Menara Pengawal (La Torre di Guardia) una delle migliori riviste dell’Indonesia e sono più che lieto di aiutarvi a ottenere il permesso che vi serve per la vostra nuova rivista”.
a Dal 1945 ci sono state due importanti revisioni del sistema ortografico dell’indonesiano con l’obiettivo principale di sostituire il precedente sistema ortografico olandese.
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L’opera si estende alla zona orientaleAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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INDONESIA
L’opera si estende alla zona orientale
Nel 1953 Peter Vanderhaegen fu incaricato di servire come sorvegliante di circoscrizione. La sua circoscrizione includeva tutta l’Indonesia, si estendeva per circa 5.100 chilometri da est a ovest e 1.800 chilometri da nord a sud. Percorrendo un così vasto territorio visse molte avventure da far rizzare i capelli.
Peter Vanderhaegen
Nel 1954 il fratello Vanderhaegen andò nella parte orientale dell’Indonesia. Tra le isole di quella zona religiosamente molto varia ci sono Bali, con una vasta popolazione indù, Lombok e Sumbawa, prevalentemente musulmane, Flores, i cui abitanti sono per lo più cattolici, e Sumba, Alor e Timor, a maggioranza protestante. Viaggiando su un’imbarcazione sgangherata il fratello Vanderhaegen fece delle brevi soste per predicare su diverse isole prima di raggiungere Kupang, sull’isola di Timor. “Predicai a Timor per due settimane”, raccontò. “Nonostante la forte pioggia diedi tutte le pubblicazioni che avevo, ottenni 34 abbonamenti alle riviste e iniziai diversi studi biblici”. I pionieri speciali fecero poi visita alle persone interessate e aprirono una congregazione a Kupang. Da lì la buona notizia raggiunse le vicine isole di Roti, Alor, Sumba e Flores.
Quando si accorse che i fedeli ascoltavano i Testimoni di Geova, il clero protestante di Kupang si infuriò per la gelosia. Un importante ecclesiastico ordinò a Thomas Tubulau, un anziano fabbro che aveva perso una mano, di smettere di studiare con i Testimoni, aggiungendo che se avesse continuato a parlare ad altri di quello che aveva imparato qualcuno sarebbe stato ucciso. Thomas replicò con coraggio: “Nessun cristiano direbbe una cosa di questo genere. Non mi vedrà mai più nella sua chiesa”. Thomas divenne uno zelante proclamatore del Regno e sua figlia una pioniera speciale.
Il clero di Timor era determinato a eliminare i Testimoni di Geova. Nel 1961 fece con successo pressioni sul Ministero degli Affari Religiosi e sulle locali autorità militari affinché l’opera di casa in casa venisse vietata. I fratelli, a quel punto, modificarono i loro metodi di predicazione. Parlavano alle persone nei mercati e presso i pozzi d’acqua, ai pescatori tornati in spiaggia dopo la pesca e alle famiglie che erano al cimitero per pulire e sistemare le tombe dei loro cari. Un mese dopo, le autorità militari si arresero e annunciarono alla radio che a Timor c’era libertà di culto. Quando il Ministero degli Affari Religiosi continuò ad affermare che la predicazione di casa in casa era ancora vietata, i fratelli chiesero che questa dichiarazione fosse messa per iscritto. I funzionari si rifiutarono, allora i fratelli ripresero a predicare di casa in casa senza ostacoli.
Quando i missionari Piet e Nell de Jager e Hans e Susie van Vuure arrivarono in Papua nel 1962, anche loro furono ostacolati dal clero della cristianità. Tre importanti ecclesiastici affrontarono i missionari e dissero loro di andare a predicare altrove. Dal pulpito, a mezzo stampa e alla radio i ministri religiosi accusavano falsamente i Testimoni di Geova di fomentare disordini contro il governo. Inoltre, con minacce, lusinghe e promesse cercavano di dissuadere ogni fedele che iniziava a studiare con i missionari. Facevano anche pressioni sui capi dei villaggi perché si opponessero all’opera di predicazione.
Quei tentativi sortirono l’effetto contrario quando un capo invitò i missionari a parlare davanti alla gente del suo villaggio. “Dopo che il capo del villaggio ebbe riunito tutti, io e Piet pronunciammo due brevi discorsi per spiegare in cosa consiste la nostra opera”, ricordò Hans. “Poi le nostre mogli mostrarono come avremmo bussato alle loro porte, accettato l’invito a entrare e presentato un breve messaggio tratto dalla Bibbia. Il capo del villaggio e gli altri reagirono in maniera positiva e ci permisero di continuare a svolgere la nostra opera liberamente”.
Questo e altri episodi avevano spesso un comune denominatore: raramente erano i musulmani a opporsi all’opera di predicazione; come accade anche oggi, l’opposizione arrivava sempre dal clero della cristianità.
“Davanti a governatori e re, in testimonianza”
Gesù disse ai suoi discepoli: “Sarete trascinati per causa mia davanti a governatori e re, in testimonianza a loro e alle nazioni” (Matt. 10:18). In Indonesia queste parole si sono dimostrate vere più volte.
Nel 1960 a Jakarta un eminente teologo olandese pubblicò un libro che affermava che i Testimoni di Geova erano falsi cristiani. Il libro indusse molti ecclesiastici ad attaccare i Testimoni. Ad esempio, in una città il clero scrisse al Ministero degli Affari Religiosi accusando i Testimoni di “confondere i fedeli delle loro chiese”. Quando furono invitati a rispondere alle accuse, i fratelli esposero i fatti e diedero una buona testimonianza. Un funzionario del Ministero suggerì a un suo collega: “Lascia stare i Testimoni di Geova; stanno svegliando dal sonno i protestanti”.
Si scaricano delle scatole contenenti libri Paradiso (1963)
Nel 1964, in Papua, un gruppo di ecclesiastici protestanti si rivolse al Comitato parlamentare per gli affari religiosi e sociali affinché l’opera dei Testimoni di Geova fosse vietata. In risposta la filiale chiese di poter comparire davanti al Comitato per presentare la sua difesa. “Parlammo davanti al Comitato per quasi un’ora spiegando con chiarezza la nostra opera di insegnamento biblico”, disse Tagor Hutasoit. “Un politico che era contrario, un protestante, ci accusò falsamente di provocare disordini religiosi in Papua. Molti dei membri musulmani del Comitato, tuttavia, erano bendisposti verso di noi. Ci dissero: ‘La Costituzione garantisce la libertà di religione, quindi avete il diritto di predicare’”. Dopo questo incontro un importante funzionario del governo dichiarò: “Il nuovo governo [...] sostiene la libertà di religione, e questo si applica anche alle nuove religioni”.
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Arrivano altri missionariAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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INDONESIA
Arrivano altri missionari
Il 9 luglio 1964 il Ministero della Giustizia indonesiano registrò ufficialmente l’Associazione degli Studenti Biblici, un ente legale usato dai Testimoni di Geova. Ma prima che i fratelli potessero godere di piena libertà religiosa, l’ente doveva essere registrato presso il Ministero degli Affari Religiosi, il quale si consultò con la Direzione Generale per la comunità cristiana che era composta da protestanti rigidi e fortemente ostili ai Testimoni di Geova.
Un giorno un fratello incontrò un importante funzionario che lavorava a stretto contatto con il ministro degli Affari Religiosi. I due scoprirono di provenire dallo stesso villaggio, così ebbero una vivace conversazione nel loro dialetto. Quando il fratello parlò al funzionario dei problemi che i Testimoni stavano incontrando con la Direzione Generale per la comunità cristiana, il funzionario fece in modo che tre fratelli si incontrassero direttamente con il ministro, un musulmano disponibile e comprensivo. L’11 maggio 1968 il ministro emise un decreto ufficiale che riconosceva i Testimoni di Geova come religione e confermava il loro diritto di compiere la loro opera in Indonesia.
Inoltre il funzionario, ignorando la Direzione Generale per la comunità cristiana, si adoperò affinché i Testimoni stranieri ottenessero il visto come missionari. Con l’aiuto di questo funzionario imparziale, in pochi anni in Indonesia furono ammessi 64 missionari.
Nel 1968, circa 300 missionari e pionieri speciali e oltre 1.200 proclamatori portavano la buona notizia in ogni angolo dell’Indonesia. I fratelli ricevettero un prezioso addestramento dai missionari, e questo accelerò la loro crescita spirituale. L’addestramento fu provvidenziale perché erano in arrivo le minacciose nubi della persecuzione.
Un “regalo di Natale” per il clero
Nel 1974 la Direzione Generale per la comunità cristiana riprese la sua battaglia per vietare l’opera dei Testimoni di Geova. Il direttore generale scrisse a tutti gli uffici territoriali del Ministero degli Affari Religiosi affermando falsamente che i Testimoni di Geova non avevano alcun riconoscimento legale. Esortò i funzionari locali a intervenire contro i Testimoni ogni volta che questi avrebbero causato delle “difficoltà”. Era un velato invito a perseguitare i servitori di Geova. Molti funzionari ignorarono questa direttiva. Altri invece colsero l’opportunità per vietare le adunanze e la predicazione di casa in casa.
Il 24 dicembre 1976 un giornale annunciava che l’opera dei Testimoni di Geova era stata vietata
All’incirca nello stesso periodo, il Consiglio Ecumenico delle Chiese stava organizzando un’assemblea internazionale a Jakarta, iniziativa che i musulmani del posto consideravano provocatoria e aggressiva. Dato che le tensioni religiose erano in aumento, il Consiglio cancellò l’assemblea. Tuttavia, il proselitismo dei cristiani era diventato un tema caldo e molti politici erano tesi. Come era prevedibile, il clero cercò di screditare i Testimoni di Geova protestando apertamente per la loro attività di predicazione. Questo spinse molti funzionari a vedere i Testimoni sotto una cattiva luce.
Nel dicembre del 1975, mentre le tensioni religiose continuavano ad aumentare, l’Indonesia invase Timor Est, ex colonia portoghese. Sette mesi dopo, Timor Est fu annessa, alimentando così il fervore patriottico in tutta la nazione. I fratelli rimasero politicamente neutrali e si rifiutarono di prestare servizio militare e di fare il saluto alla bandiera. La loro posizione suscitò le ire delle più alte cariche militari (Matt. 4:10; Giov. 18:36). Pronto per assestare il colpo di grazia, il clero richiese a gran voce che il governo agisse contro i Testimoni. Infine, a metà dicembre del 1976, il clero ricevette il suo “regalo di Natale”: il governo annunciò che l’opera dei Testimoni di Geova era stata vietata.
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Un’assemblea memorabileAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Un’assemblea memorabile
DAL 15 al 18 agosto 1963 centinaia di proclamatori provenienti da tutto il paese e 122 delegati stranieri si radunarono a Bandung, in Giava Occidentale, per assistere all’assemblea “Eterna buona notizia”, la prima assemblea internazionale tenuta in Indonesia.
Durante i preparativi per quell’evento, i fratelli dovettero affrontare numerosi ostacoli. Il luogo in cui tenere l’assemblea fu cambiato tre volte a motivo della celebrazione del giorno dell’indipendenza nazionale. Dal momento che le autorità avevano aumentato le tariffe dei trasporti del 400 per cento a causa dell’inflazione, alcuni delegati furono costretti a trovare metodi alternativi per raggiungere il luogo dell’assemblea. Ad esempio, un fratello fece un viaggio di sei giorni a piedi, e 70 delegati che erano a Sulawesi viaggiarono su navi per cinque giorni stando sugli affollati ponti scoperti.
All’assemblea i fratelli indonesiani furono entusiasti di incontrare i loro fratelli e le loro sorelle provenienti da altri paesi, tra cui Frederick Franz e Grant Suiter, membri del Corpo Direttivo. Un delegato disse: “I fratelli sono così felici qui; sorridono sempre”.
I presenti all’assemblea furono più di 750, e 34 persone si battezzarono. “Quell’assemblea memorabile incoraggiò molte persone a schierarsi dalla parte della verità”, disse Ronald Jacka. “Suscitò nei fratelli indonesiani l’entusiasmo per l’opera di Dio”.
Ronald Jacka (a destra) con un interprete mentre pronuncia un discorso all’assemblea “Eterna buona notizia” del 1963
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Determinati ad andare avantiAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Parte dell’uditorio di un’assemblea tenuta quando l’opera era vietata ascolta da una barca
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Determinati ad andare avanti
Quando vennero a sapere del divieto, i fratelli della filiale si misero subito all’opera. “Spostammo gli archivi confidenziali, le scorte delle pubblicazioni e i fondi della filiale in case sicure in tutta Jakarta”, dice Ronald Jacka. “Poi trasferimmo la filiale in una località segreta e senza dare nell’occhio vendemmo gli edifici della filiale che avevamo usato fino ad allora”.
La maggior parte dei fratelli rimase attiva e non si lasciò intimorire. Prima che l’opera venisse vietata, i fratelli avevano perseverato di fronte a grandi prove, e adesso continuavano a mostrare fiducia in Geova. Ma un piccolo numero di fratelli non rimase in guardia. Alcuni anziani si lasciarono prendere dalla paura e firmarono dichiarazioni con le quali affermavano che avrebbero smesso di predicare. Altri rivelarono i nomi dei componenti della congregazione. La filiale inviò fratelli maturi affinché rafforzassero le congregazioni e aiutassero chi era sceso a compromessi. John Booth, membro del Corpo Direttivo, andò in Indonesia e diede amorevoli consigli di cui c’era tanto bisogno.
Era evidente che Geova, il grande Pastore, stava rafforzando e confortando i suoi servitori (Ezec. 34:15). Gli anziani si sforzarono di provvedere maggiore guida spirituale e i proclamatori trovarono nuovi modi di predicare in maniera discreta (Matt. 10:16). Molti fratelli compravano copie di una moderna Bibbia della Società Biblica Indonesiana che aveva un costo accessibile e le offrivano alle persone cercando con tatto di parlare del messaggio del Regno. Altri distribuivano le nostre pubblicazioni alle persone interessate dopo aver strappato la pagina con il copyright. Molti pionieri predicavano fingendosi venditori porta a porta come avevano fatto i loro predecessori durante l’occupazione giapponese.
Margarete e Norbert Häusler
Poi, nel 1977, il Ministero degli Affari Religiosi sferrò un altro colpo: si rifiutò di rinnovare il visto ai missionari dei Testimoni di Geova. Molti di loro furono riassegnati in altri paesi.a “Centinaia di fratelli e sorelle vennero all’aeroporto per salutarci”, ricorda il missionario Norbert Häusler, che insieme alla moglie Margarete servì a Manado, in Sulawesi Settentrionale. “Mentre andavamo verso la scaletta dell’aereo ci fermammo e guardammo indietro. C’erano tantissime mani che ci salutavano e per tutta la pista si sentivano le voci che dicevano in coro: ‘Grazie! Grazie di essere stati qui!’ Salimmo sull’aereo e iniziammo a piangere”.
Trattamenti disumani a Sumba
Quando la notizia del divieto si sparse in tutto l’arcipelago, la Comunione delle Chiese dell’Indonesia incoraggiò i suoi aderenti a riferire alle autorità qualsiasi attività dei Testimoni. Su molte isole questo scatenò un’ondata di arresti e di interrogatori.
A Waingapu, sull’isola di Sumba, un comandante militare convocò 23 fratelli al campo militare e intimò loro di firmare una dichiarazione con la quale rinunciavano alla propria fede. Quando si rifiutarono, il comandante ordinò ai fratelli di ritornare al campo il giorno seguente. Tra andata e ritorno dovevano percorrere circa 13 chilometri a piedi.
La mattina presto del giorno dopo, i fratelli si presentarono dal comandante; furono chiamati a uno a uno e fu ordinato loro di firmare la dichiarazione. Quando un fratello si rifiutava di firmare, i soldati lo percuotevano con rami spinosi. In preda a una violenza irrefrenabile picchiavano i fratelli lasciandone alcuni privi di sensi. Nel frattempo gli altri aspettavano il loro turno. Infine, un giovane fratello di nome Mone Kele fece un passo avanti e scrisse qualcosa sulla dichiarazione. I fratelli provarono un senso di delusione, il comandante invece andò su tutte le furie. Mone aveva scritto: “Intendo rimanere testimone di Geova per sempre!” Fu picchiato e finì all’ospedale; era fisicamente a pezzi ma spiritualmente integro.
Per 11 giorni il comandante provò a infrangere l’integrità dei fratelli. Ordinava loro di stare tutto il giorno in piedi sotto il sole cocente. Li costringeva ad andare carponi per diversi chilometri e a trasportare carichi pesanti per lunghe distanze. Puntando loro una baionetta alla gola comandava che salutassero la bandiera. Ma i fratelli si rifiutavano di farlo, e lui ordinava che fossero picchiati ancora.
Tutte le mattine i fratelli si trascinavano al campo chiedendosi quali nuovi tormenti li attendessero. Lungo il percorso pregavano insieme e si incoraggiavano l’un l’altro a restare leali. Tutte le sere, malconci e sanguinanti, arrancavano verso casa, felici di essere rimasti fedeli a Geova.
Non appena vennero a sapere di questi maltrattamenti, i fratelli della filiale inviarono telegrammi di protesta al comandante militare a Waingapu, al comandante militare di zona a Timor, al comandante militare di divisione a Bali, al comandante militare supremo a Jakarta e ad altre importanti cariche governative. Imbarazzato per il fatto che in tutta l’Indonesia si stava diffondendo la notizia del suo ignobile comportamento, il comandante militare a Waingapu smise di perseguitare i fratelli.
“I Testimoni di Geova sono come chiodi”
Negli anni che seguirono, moltissimi Testimoni in Indonesia furono sottoposti a imprigionamenti, interrogatori e maltrattamenti fisici. “In una zona molti avevano perso i denti davanti a causa delle percosse”, ricorda il missionario Bill Perrie. “Quando incontravano un fratello che aveva ancora i denti davanti, gli altri fratelli gli chiedevano scherzosamente: ‘Sei nuovo, o hai rinnegato la fede?’ Nonostante le prove che dovettero affrontare, i fratelli non persero mai la gioia né l’entusiasmo nel servire Geova”.
“Stare in prigione mi ha insegnato a fare più affidamento su Geova e mi ha sicuramente reso più forte dal punto di vista spirituale”
Nell’arco di 13 anni, 93 Testimoni furono condannati a pene detentive che andavano dai due mesi ai quattro anni. I maltrattamenti subiti non fecero che rafforzare la loro determinazione di rimanere leali a Geova. Dopo aver scontato una pena detentiva di otto mesi, Musa Rade fece visita ai fratelli della sua zona per incoraggiarli a continuare a predicare. “Stare in prigione mi ha insegnato a fare più affidamento su Geova e mi ha sicuramente reso più forte dal punto di vista spirituale”, disse. Non c’è da sorprendersi se alcune persone affermarono: “I Testimoni di Geova sono come chiodi, più li batti e più li rendi fermi”.
Proclamatori che vanno a predicare ad Ambon (Molucche)
a I missionari di lunga data Peter Vanderhaegen e Len Davis avevano superato l’età della pensione, e Marian Tambunan (da nubile Stoove) aveva sposato un indonesiano, quindi fu consentito loro di rimanere in Indonesia. Durante il divieto tutti e tre continuarono a essere spiritualmente attivi e a svolgere l’opera con buoni risultati.
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Non smettono di radunarsiAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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I matrimoni erano occasioni per tenere le assemblee
INDONESIA
Non smettono di radunarsi
Nel periodo in cui l’opera era vietata, la maggior parte delle congregazioni continuò a radunarsi in case private per adorare Geova. Per evitare di attirare troppo l’attenzione, tuttavia, molte congregazioni non cantavano i cantici del Regno. A volte le autorità facevano irruzione nei luoghi in cui i fratelli si radunavano, ma di solito questo non creava problemi.
Spesso i fratelli sfruttavano le riunioni di famiglia o i matrimoni come occasioni per tenere le assemblee. “Solitamente, dopo aver registrato il loro matrimonio, le coppie ottenevano dalla polizia un permesso per tenere un grande ricevimento”, spiegò Tagor Hutasoit. “Durante il ricevimento, la sposa e il suo seguito sedevano sul podio mentre i fratelli pronunciavano una serie di discorsi basati sulla Bibbia”.
A un’assemblea un poliziotto avvicinò Tagor.
“Molti matrimoni durano soltanto due o tre ore. Perché i vostri matrimoni cominciano la mattina e terminano la sera?”, chiese il poliziotto.
“Alcuni sposi affrontano molti problemi e hanno bisogno di tanti consigli basati sulla Parola di Dio”, rispose Tagor.
“Mi sembra giusto”, disse il poliziotto annuendo.
Con il pretesto di celebrare diversi matrimoni in un’unica occasione, i fratelli presentarono parte del programma dell’assemblea di distretto del 1983 “Unità del Regno” in un grande stadio di Jakarta. A quell’assemblea tra fratelli e persone interessate ci furono quasi 4.000 presenti, e 125 persone furono battezzate in privato prima che iniziasse il programma. In seguito, quando il divieto imposto sull’opera divenne meno rigido, i fratelli tennero raduni ancora più grandi, a uno dei quali i presenti furono oltre 15.000.
Si costruisce la filiale mentre l’opera è vietata
Negli anni ’80 e ’90 più volte la filiale presentò richieste al governo perché venisse revocato il divieto imposto sull’opera dei Testimoni di Geova. Anche fratelli di altri paesi scrissero al governo indonesiano e ai suoi ambasciatori chiedendo per quale motivo in Indonesia l’opera dei Testimoni di Geova fosse proibita. Molti funzionari diedero il loro appoggio affinché il divieto fosse revocato, ma la Direzione Generale per la comunità cristiana ostacolò ripetutamente i loro tentativi.
Nel 1990 i fratelli ritennero che si potesse costruire una nuova filiale in una località poco in vista. Quello stesso anno il Corpo Direttivo approvò l’acquisto di una proprietà vicino a Bogor, città circa 40 chilometri a sud di Jakarta. Tuttavia, i fratelli locali esperti nel campo dell’edilizia erano pochi. Quindi come si sarebbe potuta costruire la nuova filiale?
La risposta arrivò tramite la nostra famiglia internazionale. L’Ufficio Costruzioni di Brooklyn e l’Ufficio Progetti di Zona dell’Australia si occuparono della progettazione. Durante i lavori di costruzione, che durarono due anni, circa 100 volontari internazionali misero a disposizione le loro competenze professionali.
Hosea Mansur, un fratello indonesiano che curava i rapporti con i vari funzionari locali, disse: “Quando i funzionari musulmani videro sul mio casco le iniziali H. M. pensarono che H stesse per Hājjī, titolo onorifico acquisito da coloro che fanno i pellegrinaggi alla Mecca, e così mi trattarono con grande rispetto. Questo piccolo equivoco favorì la pianificazione dei lavori”.
Questa filiale fu costruita mentre l’opera era vietata
La nuova filiale fu dedicata il 19 luglio 1996. John Barr, membro del Corpo Direttivo, pronunciò il discorso della dedicazione. Tra i 285 presenti c’erano 118 beteliti ed ex missionari provenienti da diversi paesi e i 59 componenti della famiglia Betel dell’Indonesia. Nei due giorni successivi al programma della dedicazione, 8.793 persone assisterono all’assemblea di distretto “Messaggeri della pace divina” a Jakarta.
Geova libera i suoi servitori
Nel 1998 Suharto, che era stato per molto tempo il presidente dell’Indonesia, diede le dimissioni. Questo aprì la strada a un nuovo governo. I fratelli a quel punto fecero ulteriori tentativi affinché il divieto che vigeva sull’opera venisse revocato.
Mentre si trovava a New York nel 2001, Djohan Effendi, segretario di Stato indonesiano, visitò la Betel di Brooklyn e si incontrò con tre membri del Corpo Direttivo. Rimase colpito da ciò che vide, e riconobbe che i Testimoni di Geova avevano una buona reputazione a livello internazionale. Effendi era favorevole alla revoca della proscrizione, ma disse che l’ultima parola spettava al procuratore generale dell’Indonesia, Marzuki Darusman.
Anche Darusman era favorevole, ma alcuni suoi collaboratori, che erano contrari, prendevano tempo nella speranza che lui fosse presto sostituito. Infine, il 1º giugno 2001 Tagor Hutasoit fu convocato nell’ufficio del procuratore generale. “Era lo stesso ufficio in cui circa 25 anni prima mi era stato consegnato il decreto che vietava l’opera dei Testimoni di Geova”, ricordò Tagor. “Ma quel giorno il procuratore generale, nell’ultimo giorno del suo incarico, mi consegnò un documento che revocava il divieto”.
Il 22 marzo 2002 l’organizzazione dei Testimoni di Geova in Indonesia fu ufficialmente registrata presso il Ministero degli Affari Religiosi. Il direttore generale del Ministero disse ai rappresentanti della filiale: “Non è questo documento che vi garantisce la libertà di religione. Quella libertà viene da Dio. Questo documento afferma che la vostra religione è ufficialmente riconosciuta dal governo. Adesso avete gli stessi diritti che hanno le altre religioni, e il governo è al vostro servizio”.
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L’amore cristiano di fronte ai disastri naturaliAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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L’amore cristiano di fronte ai disastri naturali
SPESSO terremoti, tsunami ed eruzioni vulcaniche sconvolgono la vita in Indonesia. I servitori di Geova sono pronti ad aiutare quelli che vengono colpiti da tali disastri, specialmente i loro fratelli spirituali. Ad esempio, nel 2005 un violento terremoto rase al suolo Gunungsitoli, la città più grande dell’isola di Nias. Le congregazioni della vicina isola di Sumatra e la filiale inviarono immediatamente i soccorsi nella zona colpita dal sisma. Il sorvegliante di circoscrizione e un rappresentante della filiale si recarono sull’isola per confortare e incoraggiare i fratelli. “Le persone intorno a noi erano paralizzate dalla paura”, dice Yuniman Harefa, un anziano di Nias. “Ma la risposta tempestiva dell’organizzazione di Dio ci ha assicurato che non eravamo soli”.
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L’opera si intensificaAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Predicazione in un mercato di Jakarta
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L’opera si intensifica
Non appena vennero a sapere che ai Testimoni di Geova era stata concessa la libertà di culto, i leader della cristianità protestarono a gran voce. Più di 700 capi laici ed ecclesiastici appartenenti a sette chiese protestanti tennero un convegno a Jakarta per spingere il governo a reintrodurre il divieto. Il governo comunque rimase fermo sulla sua posizione.
Quando la notizia della revoca del divieto cominciò a fare il giro del paese, molte persone scrissero alla filiale per richiedere pubblicazioni e studi biblici. Nel 2003 i presenti alla Commemorazione furono oltre 42.000, più del doppio rispetto al numero dei proclamatori del paese. Quasi 10.000 persone assisterono a un’assemblea a Jakarta. Tra i presenti c’era anche un importante funzionario del Ministero degli Affari Religiosi, il quale rimase colpito nel vedere giovani e anziani che cercavano nella loro Bibbia i versetti menzionati durante il programma. Assicurò ai fratelli che era deciso a correggere le idee errate sui Testimoni di Geova.
La revoca della proscrizione permise ai missionari di rientrare in Indonesia. I primi a ritornare furono Josef ed Herawati Neuhardta (dalle Isole Salomone), Esa e Wilhelmina Tarhonen (da Taiwan), Rainer e Felomena Teichmann (da Taiwan) e Bill e Nena Perrie (dal Giappone). In seguito arrivarono nuovi missionari di Galaad che furono assegnati in Sumatra Settentrionale, in Sulawesi Settentrionale, nel Kalimantan e in altre zone remote.
“È stato davvero bello aiutare gli studenti a migliorare nell’insegnamento e nell’oratoria” (Julianus Benig)
Nel 2005 la filiale organizzò due nuove scuole teocratiche. Julianus Benig, insegnante della Scuola di Addestramento per il Ministero (ora chiamata Scuola per evangelizzatori del Regno), disse: “È stato davvero bello aiutare gli studenti a migliorare nell’insegnamento e nell’oratoria e a essere ancora più utili per l’organizzazione”. Molti fratelli che si sono diplomati a questa scuola adesso servono come pionieri speciali o sorveglianti di circoscrizione. Nella prima classe della Scuola per i sorveglianti viaggianti (ora chiamata Scuola per i sorveglianti di circoscrizione e le loro mogli) c’erano diversi fratelli che avevano ricevuto addestramento quando l’opera era vietata. La nuova scuola li preparava invece ad assolvere i loro incarichi dopo la revoca del divieto. Ponco Pracoyo, che faceva parte della prima classe, disse: “La scuola mi ha aiutato a essere un sorvegliante di circoscrizione più comprensivo e responsabile. È stata davvero incoraggiante e stimolante”.
Viene soddisfatto un grande bisogno
Nei 25 anni in cui l’opera in Indonesia era vietata, molte congregazioni si radunavano in piccole case private. Poche congregazioni potevano permettersi di costruire una Sala del Regno, ed era quasi impossibile ottenere le autorizzazioni necessarie per costruire nuovi luoghi di adorazione. Tante congregazioni crescevano rapidamente e per soddisfare il bisogno che si era creato la filiale istituì il Reparto Costruzione Sale del Regno (ora chiamato Reparto della Filiale Progetti e Costruzioni).
Una delle prime zone in cui fu attuato il programma di costruzione fu l’isola di Nias, in Sumatra Settentrionale. “Fummo davvero entusiasti di sapere che presto avremmo avuto una Sala del Regno”, dice Haogo’aro Gea che serve da tempo nella congregazione di Gunungsitoli. “La filiale inviò sette volontari delle costruzioni a coordinare i lavori. La sala fu completata nel 2001”. Faonasökhi Laoli, membro del comitato di costruzione, racconta: “Prima ci radunavamo in piccole case private e come Testimoni di Geova non venivamo considerati dalla comunità. Ma quando completammo la costruzione della Sala del Regno la media dei presenti alle adunanze salì da 20 a 40, e in 12 mesi crebbe di oltre il 500 per cento. Il nostro luogo di adorazione è il più bello della zona e adesso i Testimoni di Geova sono visti con rispetto”.
Sala del Regno a Bandung
Nel 2006 a Bandung, in Giava Occidentale, i fratelli iniziarono a cercare un terreno su cui costruire la prima Sala del Regno della città. “Ci vollero 12 mesi per trovare un terreno adatto”, dice Singap Panjaitan, un anziano che faceva parte del comitato di costruzione. “Prima che le autorità concedessero l’autorizzazione a costruire, però, serviva l’approvazione di almeno 60 vicini non Testimoni. Il progetto fu approvato da 76 vicini, inclusa una donna influente che all’inizio si era opposta. Quando la sala venne completata invitammo i nostri vicini e il sindaco di Bandung a visitarla. Il sindaco affermò: ‘Questo luogo di culto pulito e ordinato stabilisce lo standard a cui tutte le chiese dovrebbero ispirarsi’”. La Sala del Regno di due piani fu dedicata nel 2010.
Dal 2001 in Indonesia sono state costruite più di 100 Sale del Regno, ma ne servono ancora molte.
a La biografia di Herawati Neuhardt è stata pubblicata in Svegliatevi! di febbraio 2011.
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L’importanza di proclamare con orgoglio il nome di GeovaAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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L’importanza di proclamare con orgoglio il nome di Geova
Nei molti anni in cui l’opera era vietata, i fratelli in Indonesia avevano seguito saggiamente il consiglio di Gesù di mostrarsi “cauti come serpenti e innocenti come colombe” (Matt. 10:16). Tuttavia, una volta revocato il divieto molti dovettero imparare a predicare “con coraggio” (Atti 4:31, Parola del Signore).
Ad esempio, alcuni fratelli esitavano a predicare di casa in casa e si dedicavano più che altro alle visite ulteriori e agli studi biblici. Altri non parlavano con i musulmani. Molti non si presentavano come testimoni di Geova ma come cristiani, e usavano traduzioni bibliche della cristianità anziché l’edizione indonesiana della Traduzione del Nuovo Mondo.a Altri ancora erano riluttanti a distribuire le pubblicazioni bibliche.
In alcuni casi si trattava di abitudini acquisite quando l’opera era vietata, in altri casi il problema derivava dalla cultura locale che predilige il compromesso al confronto e l’eccessiva cautela alla schiettezza. In che modo i fratelli potevano essere aiutati?
La risposta arrivò da Geova che provvide amorevole guida attraverso fratelli spiritualmente maturi (Efes. 4:11, 12). Ad esempio nel 2010 Stephen Lett, membro del Corpo Direttivo, andò in Indonesia ed esortò i fratelli a sostenere il nome di Dio usando liberamente la Traduzione del Nuovo Mondo nel ministero. “Il discorso del fratello Lett influì profondamente su molti proclamatori”, dice il missionario Misja Beerens. “Compresero la necessità di farsi riconoscere come testimoni di Geova e di difendere con orgoglio la Parola di Dio”.
Dato che in Indonesia i musulmani spesso associano i Testimoni di Geova alla cristianità, l’edizione indonesiana del Ministero del Regno diede questo utile suggerimento: “Presentarsi chiaramente come testimoni di Geova sin dall’inizio della conversazione spesso è il metodo migliore da seguire. [...] Siamo fieri di rappresentare Geova e vogliamo far conoscere il suo nome e il suo proposito nel territorio in cui predichiamo”. Shinsuke Kawamoto, che presta servizio nella filiale indonesiana, dice: “Iniziare la conversazione in modo diretto mostrando allo stesso tempo tatto produce buoni risultati. Molti musulmani sono curiosi di sapere quali sono le differenze fra noi e le altre religioni. Questo ci permette di dare una buona testimonianza”.
I proclamatori furono incoraggiati anche a impegnarsi di più nel distribuire le riviste La Torre di Guardia e Svegliatevi! “Per conoscerci le persone devono leggere le nostre riviste”, spiega Lothar Mihank, coordinatore del Comitato di Filiale. “Le riviste preparano il terreno e rendono le persone più ricettive alla verità. Quando le distribuiamo in lungo e in largo diamo a più persone la possibilità di conoscere Geova”.
La testimonianza pubblica si rivela efficace
Nel 2013 la filiale dell’Indonesia ha adottato due nuove forme di predicazione approvate dal Corpo Direttivo: la testimonianza pubblica nelle aree metropolitane e la testimonianza pubblica organizzata dalle congregazioni. In Indonesia questi entusiasmanti sviluppi stanno dando a molte più persone l’opportunità di udire la buona notizia.
La prima postazione per la testimonianza pubblica nelle aree metropolitane è stata allestita a Jakarta in un centro commerciale di elettronica. In seguito anche le congregazioni hanno organizzato nei loro territori postazioni con espositori mobili e tavoli. Nel giro di un anno venivano impiegati oltre 400 tavoli ed espositori mobili in diverse città dell’Indonesia. Quali risultati sono stati conseguiti?
Yusak Uniplaita, un anziano di Jakarta, dice: “Prima che cominciassimo a svolgere la testimonianza pubblica, come congregazione richiedevamo 1.200 riviste al mese. Sei mesi dopo ne richiedevamo 6.000. Adesso ne richiediamo 8.000. Distribuiamo anche molti libri e opuscoli”. A Medan, in Sumatra Settentrionale, un piccolo gruppo di pionieri ha organizzato tre postazioni per la testimonianza con gli espositori mobili, riuscendo nel primo mese a distribuire 115 libri e circa 1.800 riviste. Due mesi dopo, circa 60 pionieri in sette diverse postazioni hanno distribuito più di 1.200 libri e 12.400 riviste. “Questi nuovi metodi di predicazione entusiasmano i fratelli e dimostrano che in Indonesia c’è un grande potenziale di crescita”, dice il missionario Jesse Clark. “La testimonianza pubblica funziona!”
La lingua del cuore
L’Indonesia si trova nella zona con la più alta densità linguistica al mondo.b Anche se la maggior parte delle persone parla l’indonesiano, che è la lingua franca nazionale, molti parlano anche una lingua indigena, la loro lingua del cuore.
Team di traduzione in lingua batak toba (Sumatra Settentrionale)
Nel 2012 la filiale cercò di determinare con esattezza quali fossero i bisogni di questo territorio linguisticamente così vario. “Abbiamo iniziato traducendo in 12 lingue locali parlate da circa 120 milioni di persone”, dice Tom Van Leemputten. “Quando ebbero tra le mani il primo volantino in lingua giavanese, i nostri traduttori giavanesi piansero per la gioia. Finalmente avevano cibo spirituale nella loro lingua!”
Tuttavia molte congregazioni continuavano a tenere le adunanze in indonesiano, anche dove la maggioranza delle persone parlava una lingua indigena. “Nel 2013 io e mia moglie Carmen assistemmo a un’assemblea di due giorni sull’isola di Nias, in Sumatra Settentrionale”, ricorda Lothar Mihank. “Gran parte dei 400 presenti parlava nias, ma tutti i discorsi venivano pronunciati in indonesiano. Dopo aver consultato gli oratori, annunciammo che il giorno successivo il programma si sarebbe svolto in lingua nias. Il giorno dopo, oltre 600 persone gremivano l’auditorium”. Carmen dice: “I presenti seguirono il programma in nias con più attenzione rispetto al giorno prima in cui i discorsi erano stati pronunciati in indonesiano. Erano felici di ascoltare il messaggio della Bibbia nella loro lingua e di capirlo appieno”.
Si predica a una persona sorda
Adesso in Indonesia anche i sordi possono comprendere la verità nella loro lingua. Dal 2010 il team di traduzione in lingua dei segni indonesiana ha tradotto sette opuscoli e otto volantini in lingua dei segni indonesiana. Inoltre, la filiale ha organizzato 24 corsi di lingua dei segni che hanno formato oltre 750 segnanti. Oggi 23 congregazioni e gruppi di lingua dei segni stanno dando aiuto spirituale e conforto ai circa tre milioni di sordi che vivono in Indonesia.
Attualmente nel Reparto Traduzione ci sono 37 team di traduzione. In 19 località dell’Indonesia ci sono 117 traduttori e 50 fratelli impiegati in attività di supporto.
a La Traduzione del Nuovo Mondo in indonesiano fu pubblicata nel 1999. I traduttori lavorarono instancabilmente a tale progetto per sette anni mentre l’opera era vietata. Diversi anni dopo, furono pubblicati in indonesiano l’enciclopedia biblica in due volumi Perspicacia nello studio delle Scritture e Watchtower Library su CD-ROM. Si trattò di un notevole lavoro di traduzione.
b In Indonesia si parlano 707 lingue, mentre in Papua Nuova Guinea, a est dell’Indonesia, se ne parlano 838.
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Una filiale ai piani altiAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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INDONESIA
Una filiale ai piani alti
Uffici al 31º piano
Nel 2008 in Indonesia si raggiunse un massimo di 21.699 proclamatori. La filiale era ormai troppo piccola. Inoltre, essendo stata costruita nel periodo della proscrizione si trovava in una zona fuori mano. Senza dubbio serviva una filiale più grande e più vicina a Jakarta.
All’incirca due anni dopo, i fratelli acquistarono a Jakarta una proprietà molto diversa dalla precedente: l’intero 31º piano di un ultramoderno edificio di 42 piani. Successivamente acquistarono 12 piani di un vicino edificio residenziale con alloggi per 80 o più beteliti e un edificio di 5 piani per alcuni reparti della Betel.
Gli alloggi della Betel occupano 12 piani
Una squadra di servitori delle costruzioni provenienti da diversi paesi ha collaborato con alcune ditte del posto per ridisegnare gli uffici e gli appartamenti. “Quando affrontavamo problemi apparentemente insormontabili, Geova veniva sempre in nostro aiuto”, dice Darren Berg, sorvegliante della costruzione. “Ad esempio, volevamo installare un moderno impianto di depurazione delle acque reflue ma le autorità, non conoscendo quella tecnologia, non diedero l’approvazione. Poi un Testimone del posto che è un ingegnere presentò il nostro progetto a un importante funzionario, il quale approvò subito la richiesta dicendo che si fidava molto del parere del fratello”.
“Non ci nascondiamo più. Ora le persone si accorgono di noi; per loro i Testimoni di Geova sono una realtà”
La nuova filiale è stata dedicata il 14 febbraio 2015. Anthony Morris, membro del Corpo Direttivo, ha pronunciato il discorso della dedicazione. “Adesso siamo in un prestigioso quartiere accanto ad alcune delle principali società dell’Indonesia”, dice Vincent Witanto Ipikkusuma, membro del Comitato di Filiale. “Non ci nascondiamo più. Ora le persone si accorgono di noi; per loro i Testimoni di Geova sono una realtà”.
Comitato di Filiale, da sinistra a destra: Budi Sentosa Lim, Vincent Witanto Ipikkusuma, Lothar Mihank, Hideyuki Motoi
“Predicare qui è straordinario!”
Negli ultimi anni, sempre più Testimoni provenienti da varie parti del mondo si sono trasferiti in Indonesia. “I fratelli e le sorelle che servono dove c’è maggior bisogno danno un grande contributo in paesi come il nostro”, spiega Lothar Mihank. “Portano nelle congregazioni il loro bagaglio di esperienza, maturità ed entusiasmo e contribuiscono a generare un maggior apprezzamento per la nostra famiglia mondiale”. Cosa li ha spinti a trasferirsi? E cosa pensano del servizio che svolgono? Ecco alcuni dei loro commenti.
Fratelli e sorelle che servono dove c’è maggior bisogno
1. Janine e Dan Moore
2. Mandy e Stuart Williams
3. Casey e Jason Gibbs
4. Mari Akiyama (in primo piano a destra) e Takahiro Akiyama (sullo sfondo a destra)
Jason e Casey Gibbs che vengono dagli Stati Uniti dicono: “Andammo a vedere nell’Annuario le proporzioni di abitanti per proclamatore scoprendo che in Indonesia c’è una delle proporzioni più alte al mondo. Poi alcuni amici che servivano dove c’è maggior bisogno ci dissero che in Indonesia c’era molto da fare. Così telefonammo alla filiale dell’Indonesia, la quale ci indicò Bali. In Indonesia si stava avviando l’opera di predicazione in lingua inglese, quindi potevamo essere utili fin da subito. Ci eravamo organizzati per restare un anno, ma ne sono passati tre. Qui molte persone non hanno mai sentito parlare dei Testimoni di Geova. Proviamo una grande gioia nel ministero!”
Stuart e Mandy Williams sono una coppia di mezz’età che viene dall’Australia. Raccontano: “Volevamo incontrare persone in cerca della verità, quindi abbiamo deciso di trasferirci in Indonesia. A Malang, in Giava Orientale, abbiamo incontrato centinaia di studenti universitari che parlano inglese e che ascoltano volentieri la buona notizia. Vanno matti per il sito jw.org! Qui la predicazione è fantastica”.
Takahiro e Mari Akiyama servono come pionieri a Yogyakarta, sull’isola di Giava. Dicono: “Qui ci sentiamo più al sicuro che in Giappone, il nostro paese. Le persone sono gentili e amichevoli. Molti, soprattutto i giovani, sono incuriositi dalle altre religioni. Un giorno, in una postazione per la testimonianza pubblica, abbiamo distribuito 2.600 riviste in sole cinque ore”.
Dan e Janine Moore sono una coppia quasi sessantenne. Spiegano: “Quando andiamo a predicare, le persone si raccolgono attorno a noi. Sorridiamo e loro ci sorridono. Dapprima sono curiose, poi interessate, e poi entusiaste. Quando mostriamo qualche versetto della Bibbia, alcuni dicono: ‘Me lo posso appuntare?’ Le persone restano sorprese dalla sapienza rivelata nella Bibbia. Siamo qui da un anno e ci dispiace non essere arrivati prima. Eravamo alla ricerca di un territorio dove molti non avevano ancora sentito parlare di Geova, e l’abbiamo trovato!”
Misja e Kristina Beerens sono arrivati come missionari nel 2009 e ora servono nella circoscrizione. Dicono: “Persino sull’isola di Madura in Giava Orientale, una delle zone musulmane più conservatrici dell’Indonesia, la risposta alla nostra opera di predicazione è fantastica. Mentre passano in auto, alcuni si fermano e ci chiedono le riviste. Dicono: ‘Sono musulmano, ma mi piace leggere le vostre riviste. Potete darmene qualcuna in più per i miei amici?’ Predicare qui è straordinario!”
Campi bianchi da mietere
Nel 1931, quando Frank Rice arrivò a Jakarta, in Indonesia vivevano circa 60.000.000 di persone. Oggi il numero degli abitanti si avvicina ai 260.000.000, facendo dell’Indonesia la quarta nazione più popolosa della terra.
In Indonesia c’è stata una notevole crescita anche tra i Testimoni di Geova. Nel 1946 dieci fedeli proclamatori venivano fuori dalla devastazione della seconda guerra mondiale. Oggi ci sono oltre 26.000 proclamatori. Questa è una chiara prova della benedizione di Geova; e i 55.864 presenti alla Commemorazione del 2015 dimostrano che c’è ancora un grande potenziale di crescita.
Gesù dichiarò: “Sì, la messe è grande, ma gli operai sono pochi. Implorate perciò il Signore della messe che mandi operai nella sua messe” (Matt. 9:37, 38). I servitori di Geova in Indonesia fanno eco a queste parole. Sono determinati a darsi sempre da fare affinché il grande nome di Geova sia santificato su queste isole (Isa. 24:15).
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Fece tesoro delle ricchezze spiritualiAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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INDONESIA
Fece tesoro delle ricchezze spirituali
Thio Seng Bie
NATO 1906
BATTEZZATO 1937
PROFILO Un fedele anziano che è stato vittima di violenze razziali. Quanto segue è narrato da sua figlia Thio Sioe Nio.
NEL maggio del 1963, in tutta Giava Occidentale scoppiarono rivolte contro i cinesi. La città più colpita fu Sukabumi, dove la mia famiglia gestiva una ditta di autotrasporti. Centinaia di persone fuori di sé, tra cui alcuni nostri vicini, fecero irruzione in casa nostra. Stavamo rannicchiati in preda al terrore mentre i rivoltosi distruggevano o portavano via le nostre cose.
Quando quella gente se ne andò, alcuni vicini vennero per confortarci. Mio padre si sedette con loro sul pavimento del salotto. Lì, in mezzo alle nostre cose distrutte, trovò la sua grande Bibbia in lingua sundanese. La aprì e mostrò ai vicini che queste difficoltà erano state predette. Poi parlò loro della gioiosa speranza del Regno.
Mio padre non si concentrò mai sull’accumulare ricchezze terrene. Spesso ci diceva: “Le cose spirituali devono avere il primo posto!” Grazie al suo esempio di zelo, mia madre, i miei cinque fratelli, mio nonno novantenne e molti parenti e vicini hanno accettato la verità.
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Un intrepido pioniereAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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INDONESIA
Un intrepido pioniere
André Elias
NATO 1915
BATTEZZATO 1940
PROFILO Un coraggioso pioniere che è rimasto integro nonostante interrogatori e minacce.
DURANTE la seconda guerra mondiale, il fratello Elias e sua moglie Josephine dovettero presentarsi a Sukabumi, in Giava Occidentale, davanti agli ufficiali della polizia militare giapponese, la Kempeitai. André fu interrogato per primo. Gli furono rivolte domande a raffica: “Chi siete voi Testimoni di Geova? Siete contro il governo giapponese? Siete spie?”
“Siamo servitori dell’Iddio Onnipotente e non abbiamo fatto nulla di male”, rispose André. Il comandante prese dalla parete una spada da samurai e la alzò minacciosamente.
“E se ora ti uccido?”, ringhiò. André appoggiò la fronte sulla scrivania e pregò in silenzio. Dopo una lunga pausa, si sentì una fragorosa risata. “Certo che ne hai di coraggio!”, disse il comandante. Poi convocò Josephine. Quando vide che la sua testimonianza concordava con quella di André, il comandante sbraitò: “Voi non siete spie. Fuori di qui!”
Diversi mesi dopo, André fu denunciato da “falsi fratelli” e imprigionato (2 Cor. 11:26). Sopravvisse mangiando per mesi avanzi di cibo trovati nel tubo di scarico della cella. Le guardie non riuscirono a infrangere la sua integrità. Quando Josephine poté fargli visita, André le sussurrò attraverso le sbarre della prigione: “Non preoccuparti. Che mi lascino andare o mi uccidano, resterò comunque fedele a Geova. Possono farmi uscire di qui come cadavere, ma non come traditore”.
Dopo sei mesi di prigione André comparve di fronte all’Alta Corte di Jakarta e fu rilasciato.
Quasi 30 anni dopo, quando il governo indonesiano vietò di nuovo l’opera dei Testimoni di Geova, il procuratore distrettuale di Manado, in Sulawesi Settentrionale, convocò André nel suo ufficio. “Lo sa che l’opera dei Testimoni di Geova è vietata?”, gli chiese.
“Sì”, rispose André.
“Adesso è pronto a cambiare religione?”, chiese il procuratore.
André si chinò leggermente in avanti e colpendosi il petto disse: “Può strapparmi il cuore, ma non riuscirà mai a farmi cambiare religione”.
Il procuratore distrettuale congedò André e non gli creò più difficoltà.
André è morto nel 2000 all’età di 85 anni, dopo aver servito come zelante pioniere per circa 60 anni.
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Una vera figlia di SaraAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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INDONESIA
Una vera figlia di Sara
Titi Koetin
NATA 1928
BATTEZZATA 1957
PROFILO Una sorella che con tatto ha aiutato il marito contrario alla verità a diventare un Testimone. Quanto segue è narrato da suo figlio Mario Koetin.
MIA madre era una donna affettuosa e socievole che amava la Bibbia. Quando incontrò Gertrud Ott, una missionaria che era a Manado, in Sulawesi Settentrionale, accettò prontamente uno studio biblico e in seguito diventò una Testimone. Ma mio padre Erwin, importante banchiere e successivamente presidente della Borsa di Jakarta, si oppose con forza alla nuova fede di mia madre.
Un giorno mio padre le diede un ultimatum.
“Scegli: o la tua religione o tuo marito!”, disse arrabbiato.
Mia madre rifletté per un po’, poi rispose con gentilezza: “Voglio entrambi, mio marito e Geova”.
Lui rimase senza parole e la sua rabbia svanì.
Dato che amava tantissimo mia madre e apprezzava molto la sua saggezza e il suo buon senso, con il tempo mio padre diventò più tollerante.
Tuttavia mia madre desiderava tanto che lui accettasse la verità. Dopo aver pregato con fervore al riguardo, le venne in mente che a mio padre piaceva imparare le lingue. Così pensò di mettere qua e là per casa dei versetti biblici in inglese. “Sto cercando di migliorare il mio inglese”, gli diceva. Sapeva anche che a mio padre piaceva ascoltare discorsi pubblici, così quando provava le parti per la Scuola di Ministero Teocratico gli chiedeva di aiutarla, e lui lo faceva. Visto che era un uomo molto ospitale, lei gli chiese di poter ospitare il sorvegliante di circoscrizione in visita, e lui acconsentì. Inoltre, sapendo che mio padre amava molto la famiglia, mia madre gli propose gentilmente di stare insieme a noi ai congressi cristiani, e lui accettò.
Gli sforzi pazienti e rispettosi di mia madre ammorbidirono gradualmente il cuore di mio padre. Quando la nostra famiglia viveva in Inghilterra, lui iniziò a frequentare le adunanze e fece amicizia con John Barr, che poi diventò un membro del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova. Quello stesso anno mio padre si battezzò, il che recò a mia madre una gioia immensa. Negli anni successivi, fu un marito estremamente affettuoso.
Tutti quelli che conoscevano mia madre rimanevano colpiti dal suo atteggiamento casto, rispettoso e profondamente spirituale
Alcuni dei nostri amici paragonano mia madre a Lidia, una cristiana del I secolo che mostrò straordinaria ospitalità (Atti 16:14, 15). Io invece la paragono spesso a Sara, che si sottomise con gioia al marito Abraamo (1 Piet. 3:4-6). Mia madre era una donna casta, rispettosa e molto spirituale; chiunque la conoscesse rimaneva colpito da lei. È stato il suo esempio ad aiutare mio padre a diventare un Testimone. Per me lei era una vera figlia di Sara.
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Sono sopravvissuto a una rivolta comunistaAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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INDONESIA
Sono sopravvissuto a una rivolta comunista
Ronald Jacka
NATO 1928
BATTEZZATO 1941
PROFILO È stato servitore di filiale in Indonesia per più di 25 anni.
NELLE prime ore del 1º ottobre 1965, alcune truppe associate al Partito Comunista Indonesiano (PKI) assassinarono sei importanti generali in un tentativo di colpo di stato. La risposta del governo fu immediata e crudele. Circa 500.000 presunti comunisti furono massacrati in quella che è stata definita un’orgia di violenza.
Alcune settimane dopo il fallito colpo di stato, un importante comandante militare mi disse che il mio nome era in cima all’elenco dei leader religiosi della nostra zona che i comunisti avevano pianificato di uccidere. Si offrì addirittura di mostrarmi la fossa che era stata scavata per seppellirmi. Ma io con gentilezza rifiutai. In quel clima di tensione politica non volevo essere visto insieme al comandante e compromettere così la mia reputazione di cristiano neutrale.
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Pioniere speciale per 50 anniAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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INDONESIA
Pioniere speciale per 50 anni
Alisten Lumare
NATO 1927
BATTEZZATO 1962
PROFILO Ex ispettore di polizia che ha servito come pioniere speciale per oltre 50 anni.
NEL 1964 fui invitato a servire come pioniere speciale a Manokwari, in Papua Barat, dove una piccola congregazione subiva accanita persecuzione da parte del clero locale. Poco dopo il mio arrivo, un ministro protestante si presentò a casa mia con fare minaccioso.
“Distruggerò questa casa e libererò Manokwari dai Testimoni di Geova”, urlò.
Visto il mio passato da poliziotto, non fui affatto intimorito dalle sue parole. Comunque gli risposi in modo pacifico, e quando se ne andò non era più arrabbiato (1 Piet. 3:15).
All’epoca a Manokwari c’erano otto proclamatori. Adesso, circa 50 anni dopo, nella zona ci sono sette congregazioni. Più di 1.200 persone hanno assistito al congresso del 2014. Quando penso a quello che Geova ha fatto in questa zona remota, provo un profondo senso di soddisfazione.
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Da boss del crimine a cittadino rispettatoAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Da boss del crimine a cittadino rispettato
Hisar Sormin
NATO 1911
BATTEZZATO 1952
PROFILO Ex capo di una banda di criminali che è diventato membro del Comitato di Filiale.
IN UN’OCCASIONE il fratello Sormin fu convocato dal capo dei servizi segreti nell’ufficio del procuratore generale.
“Lei è indonesiano, quindi sia sincero con me”, disse il capo dei servizi segreti. “Cosa fanno in realtà i Testimoni di Geova in Indonesia?”
“Mi permetta di raccontarle la mia storia”, rispose il fratello Sormin. “Io ero il capo di una banda di criminali, adesso invece insegno alle persone quello che dice la Bibbia. Questo è ciò che fanno i Testimoni di Geova in Indonesia: prendono persone poco raccomandabili come me e le trasformano in cittadini rispettabili”.
In seguito il capo dei servizi segreti dichiarò: “Sento tante critiche nei confronti dei Testimoni di Geova. Ma so che la loro è una buona religione perché ha aiutato Hisar Sormin a cambiare”.
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Non siamo scesi a compromessiAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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INDONESIA
Non siamo scesi a compromessi
Daniel Lokollo
NATO 1965
BATTEZZATO 1986
PROFILO Un pioniere speciale che è rimasto integro nonostante la persecuzione.
IL 14 APRILE 1989 stavo tenendo un’adunanza in una casa a Maumere, sull’isola di Flores, quando dei funzionari governativi fecero irruzione e arrestarono me e altre tre persone.
In prigione le guardie cercarono di obbligarci a fare il saluto alla bandiera. Dato che ci rifiutammo, ci picchiarono e ci fecero stare in piedi sotto il sole cocente per cinque giorni. La notte, sporchi, esausti e doloranti per le ferite, tremavamo sul pavimento di cemento delle nostre piccole celle. Il direttore della prigione insisteva che rinnegassimo la nostra fede, ma noi rispondevamo: “Finché saremo in vita non faremo il saluto alla bandiera”. Proprio come moltissimi cristiani prima di noi, siamo stati onorati di aver sofferto “per amore della giustizia” (1 Piet. 3:14).
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Sopravvissuti grazie all’ubbidienzaAnnuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Sopravvissuti grazie all’ubbidienza
Blasius da Gomes
NATO 1963
BATTEZZATO 1995
PROFILO Un anziano che si è preso amorevolmente cura dei fratelli durante un conflitto religioso ad Ambon, nelle Molucche.
IL 19 GENNAIO 1999 la crescente ostilità tra musulmani e cristiani sfociò in atti di violenza a circa tre chilometri da casa mia. Regnava il caos.a
Dopo essermi preoccupato dell’incolumità della mia famiglia, telefonai agli altri proclamatori per accertarmi che stessero bene. Li esortai a restare calmi e a evitare le zone pericolose. Più tardi gli anziani visitarono i fratelli per rafforzarli spiritualmente e incoraggiarli a tenere le adunanze radunandosi in piccoli gruppi.
La filiale ci esortò a sfollare i proclamatori che vivevano in zone pericolose, e noi trasmettemmo le istruzioni ricevute a diverse famiglie. Un fratello che non volle andare via fu poi ucciso da una folla armata. Ma tutti quelli che seguirono le istruzioni provvedute dalla filiale sopravvissero.
a Il conflitto che scoppiò nelle Molucche durò più di due anni e costrinse decine di migliaia di persone a lasciare la propria casa.
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Geova ha superato le nostre aspettative!Annuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Geova ha superato le nostre aspettative!
Angeragō Hia
NATO 1957
BATTEZZATO 1997
PROFILO È tornato nel suo remoto villaggio d’origine sull’isola di Nias e ha aiutato a costruire una nuova Sala del Regno.
NEL 2013 la nostra piccola congregazione a Tugala Oyo ricevette una notizia elettrizzante: avremmo avuto una nuova Sala del Regno! Le autorità locali accolsero il progetto, e 60 nostri vicini firmarono un documento con cui davano la loro approvazione. Un vicino ci disse: “Se vi servissero 200 firme, riuscireste a ottenerle”.
Due volontari esperti nella costruzione di Sale del Regno vennero per coordinare i lavori, che si conclusero nel novembre del 2014. Non avremmo mai immaginato che la nostra congregazione potesse avere un luogo di adorazione così bello. Geova ha davvero superato le nostre aspettative!
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Finalmente insieme!Annuario dei Testimoni di Geova del 2016
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Finalmente insieme!
Narrato da Linda e Sally Ong
Linda: Quando avevo 12 anni, mia madre mi disse che avevo una sorella più piccola che era stata data in adozione. Mi chiedevo se fosse nata sorda come me. Sono cresciuta non sapendo chi fosse.
Sally: Non sapevo di essere stata adottata. Mia “madre” mi picchiava e mi trattava come una schiava. Quindi sono cresciuta triste e sola, il che rappresentava un peso in più per una persona nata sorda. Poi venni in contatto con i Testimoni di Geova e iniziai a studiare la Bibbia. Quando mia “madre” lo scoprì, mi picchiò con una cintura, mi chiuse in casa e cambiò la serratura della porta. A 20 anni scappai di casa e fui accolta da dei Testimoni. All’inizio del 2012 mi battezzai.
Linda: Quando avevo 20 anni iniziai a studiare con i Testimoni. Dopo un po’ iniziai ad assistere alle assemblee di distretto a Jakarta, dove il programma veniva tradotto per i sordi. Lì incontrai molti altri sordi tra cui Sally, una giovane Testimone che viveva in Sumatra Settentrionale. Mi sembrava che ci fosse una certa affinità tra di noi, ma non ci feci troppo caso.
Sally: Io e Linda diventammo buone amiche. Pensavo che ci somigliassimo, ma non diedi molta importanza alla cosa.
Linda: Il giorno prima di battezzarmi, nell’agosto del 2012, provai il forte desiderio di conoscere mia sorella. “Ti prego, aiutami a trovarla”, implorai Geova, “perché voglio parlarle di te”. Poco dopo, mia madre ricevette un messaggio inaspettato da una persona che aveva delle informazioni su mia sorella. Questo diede il via a una serie di eventi che mi permisero di contattare Sally.
Sally: Quando Linda mi disse che ero sua sorella, presi immediatamente un aereo per andare da lei a Jakarta. Passati i controlli di sicurezza in aeroporto vidi Linda che, insieme a mio padre, mia madre e la nostra sorella maggiore, mi stava aspettando. Tremavo per l’emozione. Ci abbracciammo e ci baciammo; mia madre mi tenne stretta più a lungo degli altri. Piangevamo tutti. Quando con le lacrime agli occhi mio padre e mia madre si scusarono per avermi data in adozione, piangemmo e ci abbracciammo ancora.
Linda: Dal momento che siamo cresciute in ambienti diversi, abbiamo dovuto imparare ad adattarci alla personalità e alle abitudini l’una dell’altra. Ma ci vogliamo molto bene.
Sally: Adesso io e Linda viviamo insieme e frequentiamo la stessa congregazione di lingua dei segni a Jakarta.
Linda: Io e Sally siamo rimaste separate per più di 20 anni. Ringraziamo Geova perché ora siamo finalmente insieme!
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