Confermata la libertà religiosa in Italia
NELL’OTTOBRE del 1986‚ al termine di una complessa procedura‚ il Presidente della Repubblica italiana ha firmato un decreto con cui viene conferita la personalità giuridica alla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova‚ il nuovo ente morale che li rappresenta in Italia.
“L’Italia riconosce i Testimoni di Geova”‚ ha scritto La Stampa di Torino aggiungendo che‚ in considerazione del loro numero (oltre 148.000 predicatori attivi)‚ “diventano di diritto la seconda religione del Paese”.
In precedenza i Testimoni operavano mediante un ente morale di culto statunitense‚ la Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania‚ a cui nel 1976 lo Stato italiano‚ in applicazione del trattato di amicizia italo-americano‚ aveva attribuito gli stessi benefìci degli enti di culto nazionali. Infatti‚ per prassi consolidata da oltre sessant’anni‚ agli enti di culto riconosciuti dagli Stati con i quali il governo italiano stipula accordi internazionali che prevedono il cosiddetto “trattamento di reciprocità” sono concessi gli stessi diritti degli enti italiani.
Nel 1985‚ tuttavia‚ c’è stata un’improvvisa chiusura. Alcuni uffici governativi hanno negato alla Watch Tower Society certi diritti in precedenza riconosciutile‚ sostenendo che tali benefìci erano riservati ai soli enti nazionali. Al fine di evitare ulteriori difficoltà è stato richiesto il civile riconoscimento di un ente italiano costituito allo scopo.
Ma perché questa improvvisa chiusura?
Opposizione del clero
Nello stesso anno 1985 la gerarchia cattolica ha dato vita a un’intensa campagna contro la crescente e zelante attività dei testimoni di Geova. L’aspetto più significativo di questa campagna è il pressante appello del clero alle autorità governative al fine di limitare il campo di attività dei Testimoni. Per sollecitare un intervento statale in questo senso gli ecclesiastici hanno ovviamente cercato di mettere in cattiva luce i Testimoni stessi‚ denunciandone presunti comportamenti pericolosi o illegali. Ecco un tipico appello:
“C’è da chiedersi‚ poi‚ — lo diciamo con chiarezza rispettosa — se non sia il caso che l’autorità civile — centrale e periferica — si informi meglio sulla natura della setta‚ per trarne quelle conclusioni che evitino una rinuncia allo spirito ed alla lettera della nostra legislazione”. — Il Regno‚ periodico cattolico‚ 1º gennaio 1986.
La stampa cattolica ha inoltre accusato i Testimoni di contestare lo Stato e le sue istituzioni e di opporsi all’ordinamento giuridico vigente rifiutando le trasfusioni di sangue e il servizio militare.
Anche a livello ufficiale il Vaticano‚ in un documento diffuso nel maggio 1986‚ ha reso nota la sua intenzione di rivolgersi alle autorità secolari per ostacolare l’attività delle cosiddette “sette”: “Potremmo in certi casi dover riconoscere‚ e persino incoraggiare‚ interventi radicali dello Stato nel settore che gli compete”.
Confermata la libertà religiosa
Le pressioni esercitate dal clero non hanno comunque impedito che la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova venisse riconosciuta dallo Stato italiano. I vari organi statali‚ chiamati ad esprimere preventivamente il loro parere sul riconoscimento‚ non hanno permesso alcuna interferenza‚ attenendosi alla Costituzione per la quale “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”.
Determinante è stato al riguardo il parere del Consiglio di Stato‚ il supremo organo della giustizia amministrativa italiana. È “inammissibile qualsiasi sindacato [censura] della ideologia religiosa”‚ ha sottolineato il parere. In altre parole lo Stato non deve e non può esprimere giudizi sulle dottrine di una confessione.
Le “responsabilità penali dei singoli” per eventuali trasgressioni da essi commesse “non comportano”‚ ha precisato il Consiglio stesso‚ “un giudizio di illiceità dei fini associativi”‚ e quindi dell’associazione di cui il singolo fa parte. Il parere ha sottolineato inoltre che “già da tempo” i testimoni di Geova operano in Italia “senza che mai l’Amministrazione [dello Stato] abbia avuto nulla da obiettare in proposito”. Circa il rifiuto delle emotrasfusioni si legge: “Basta osservare‚ in proposito‚ che è garantito a livello costituzionale (art. 32) e legislativo [art. 14 D.P.R. 27/3/1969‚ n. 128] il diritto della persona a libere scelte in materia sanitaria . . . sicché risulta lecito il rifiuto di sottoporsi ad emotrasfusione”.
Reazioni alle pressioni del clero
Le interferenze della gerarchia cattolica hanno suscitato vive reazioni e commenti. Ad un convegno sul “Pluralismo confessionale”‚ il prof. Pasquale Colella‚ giurista cattolico‚ ha detto: “Non può avere alcun fondamento e alcun riconoscimento giuridico la pretesa avanzata . . . dal documento vaticano nel quale si ‘invita lo Stato a prendere provvedimenti radicali nel settore che gli compete’‚ dal momento che la Chiesa non può invadere ‘l’ordine proprio’ dello Stato e non può in alcun modo chiedere per qualsiasi ragione interventi diretti o indiretti di ‘braccio secolare’”.
Un altro giurista‚ il prof. Piero Bellini‚ ha detto allo stesso convegno che l’appello del Vaticano alle autorità statali evidenzia il “rischio di una involuzione autoritaria” da parte della Chiesa Cattolica e una contraddizione con i suoi “decantati princìpi conciliari” circa l’ecumenismo e la libertà religiosa.
Ecco altri significativi commenti rilasciati a Svegliatevi!:
Franco Barbero‚ sacerdote della Comunità di Base di Pinerolo (Torino): “La richiesta di ‘braccio secolare’ è un grave ritorno ad antiche pratiche repressive della Chiesa del passato e la scelta di chi si sente debole. Solo una profonda sfiducia nella Parola di Dio può spiegare la ricerca di un appoggio politico”.
Gian Mario Ricciardi‚ giornalista cattolico del quotidiano Stampa Sera di Torino: “L’appello al braccio secolare era una chiara mossa per impedire o perlomeno ritardare il riconoscimento giuridico della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova. Non si armonizza sinceramente con i princìpi del dialogo lanciati dal Concilio Vaticano II. Può essere una dimostrazione di debolezza‚ ma anche di forza‚ la forza di chi ha il potere”.
Luigi Aimone Mariota‚ un laureato cattolico di Torino: “Posso capire che un gruppo religioso cerchi di salvaguardare la propria sfera di influenza‚ ma nel caso specifico non concordo sul metodo del ricorso al braccio secolare come reazione a possibili intromissioni. Sono del parere che le idee si dovrebbero combattere con le idee suffragate dalla coerenza con il comportamento”.
Marco Tosatti‚ giornalista della Stampa di Torino: “Se lo scopo del documento è difendere i soggetti più deboli e influenzabili da possibili mediazioni da parte di gruppi dalle finalità non sempre limpide‚ che proliferano soprattutto in America Latina‚ il documento in questione non può avere il benché minimo riferimento ai testimoni di Geova o trovare applicazione nei loro comportamenti in quanto si tratta di un gruppo noto che era tale ancor prima del riconoscimento da parte dello Stato. A maggior ragione ora vi sono tutte le garanzie in quanto a limpidezza e finalità”.
I cristiani nel mondo
A parte i suddetti commenti‚ la secolare ingerenza della Chiesa Cattolica solleva una questione di fondo: Qual è il ruolo della vera chiesa o congregazione cristiana nel mondo‚ e quale rapporto col mondo devono avere i seguaci del Signore Gesù Cristo?
Dal comportamento e dall’insegnamento di Gesù si può trarre una risposta chiara a questo importante quesito.
“Se foste del mondo‚ il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo‚ ma io vi ho scelti dal mondo‚ per questo il mondo vi odia”. “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo‚ i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei”. — Giovanni 15:19; 18:36‚ CEI.
“Ma Gesù‚ sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re‚ si ritirò di nuovo sulla montagna‚ tutto solo”. — Giovanni 6:15‚ CEI.
Non ci sono dubbi sul fatto che Gesù si mantenne estraneo alle questioni politiche. Un teologo cattolico‚ il prof. Battista Mondin‚ lo ha ammesso chiaramente: “Dato il carattere squisitamente spirituale della sua missione e nella sua qualità di fondatore della chiesa‚ egli [Gesù] si è sempre astenuto dall’intervenire nelle vicende politiche del suo paese pur sapendo che agendo in tal modo finiva per deludere le attese messianiche del suo popolo. Non ha condannato un sistema iniquo come quello della schiavitù‚ non si è ribellato contro una dominazione straniera odiosa come quella romana”. — Nuovo Dizionario di Teologia‚ Ed. Paoline‚ 1982‚ p. 1168.
I primi cristiani‚ modellandosi sul Signore Gesù‚ non si immischiarono nella politica. Ma questo non significa che si opponessero allo Stato e che non adempissero i loro obblighi di cittadini. Si attenevano al principio di ‘rendere a Cesare le cose di Cesare‚ ma a Dio le cose di Dio’. (Matteo 22:21) Ubbidivano alle autorità‚ pagavano le tasse‚ rispettavano le leggi. Come scrisse l’apostolo Paolo‚ si sottomettevano alle autorità “non solo per timore della punizione‚ ma anche per ragioni di coscienza”. — Romani 13:1-7‚ CEI.
Credevano‚ è vero‚ che i sistemi politici‚ in quanto facenti parte del “mondo”‚ sono sotto l’influenza di Satana. (Giovanni 14:30; 2 Corinti 4:4; 1 Giovanni 5:19) Credevano pure che Dio eliminerà questo sistema mondiale con i suoi governi che non possono realizzare il suo proposito di pace ed eterno benessere per tutto il genere umano. E sapevano dalle Scritture che Dio stesso li avrebbe sostituiti con un governo celeste‚ il Regno di Dio retto da Cristo Gesù. (Daniele 2:44) Ed è questo che credono anche gli odierni cristiani testimoni di Geova. Essi si attengono al principio della separazione dei ruoli: alla religione la direttiva nel campo spirituale‚ alle autorità secolari quella nel campo politico.
La veduta biblica‚ pessimistica circa il futuro dei sistemi politici‚ non genera mancanza di rispetto nei confronti dei governanti‚ giusti o ingiusti che siano‚ perché i cristiani sanno che Dio ne permette l’esistenza fino al tempo da lui stabilito. (Romani 13:2) Né significa che non possano esserci singoli governanti e funzionari governativi illuminati e benigni‚ come lo furono il Faraone del tempo di Giuseppe (Genesi, cap. 47)‚ il proconsole Gallione (Atti 18:12-17)‚ il cancelliere di Efeso (Atti 19:35-41) ed altri ancora menzionati dalla Bibbia. I testimoni di Geova sono grati a queste autorità illuminate che consentono loro di professare liberamente la loro fede‚ e pregano riguardo ad esse. — 1 Timoteo 2:1, 2.
Un invito
Una delle fondamentali credenze dei testimoni di Geova‚ che emerge da quanto precede‚ è il Regno di Dio quale unica‚ reale e permanente soluzione degli attuali‚ gravi problemi dell’umanità. Questa credenza è in armonia con quanto disse Gesù nel “Padrenostro”: “Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà‚ come in cielo‚ anche sulla terra”. — Matteo 6:10.
Quando interverrà questo governo celeste retto da Cristo Gesù per far cessare sulla terra il così diffuso degrado morale e la folle corsa dell’uomo a rovinare l’ambiente che lo circonda? Molto presto. Questa è la risposta della Sacra Bibbia‚ che chiama il nostro tempo “ultimi giorni” o “termine del sistema di cose”. — 2 Timoteo 3:1-5; Matteo 24:3.
Non è questa una buona notizia? Lo è senz’altro! La Bibbia ne parla come della “buona notizia del regno”‚ la notizia che presto gli armamenti‚ il degrado ambientale e morale‚ le malattie e persino la morte scompariranno per far posto a un ambiente paradisiaco in cui dimorerà una nuova e giusta società umana‚ una “nuova terra”. — Matteo 24:14; Salmo 46:8, 9; Rivelazione 11:18; Salmo 37:10, 11; Isaia 33:24; Rivelazione 21:1, 4, 5.
L’umanità ha un grande bisogno di questo messaggio di speranza. Perché‚ come stanno già facendo milioni di persone‚ non esaminate anche voi questo messaggio accogliendo l’invito dei testimoni di Geova a studiare la Sacra Bibbia con loro?
[Immagine a pagina 25]
Gazzetta Ufficiale contenente il Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 1986, n. 783, relativo al riconoscimento della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova