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Gesù guarisce un uomo nato ciecoGesù: la via, la verità, la vita
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Gesù guarisce un uomo nato cieco
VIENE GUARITO UN MENDICANTE CIECO DALLA NASCITA
Gesù e i discepoli sono ancora a Gerusalemme. È Sabato e mentre camminano per le vie della città si imbattono in un mendicante cieco dalla nascita. I discepoli domandano a Gesù: “Rabbi, dato che quest’uomo è nato cieco, chi ha peccato? Lui o i suoi genitori?” (Giovanni 9:2).
I discepoli non credono che l’uomo abbia peccato in una qualche vita precedente; forse però si chiedono se sia possibile peccare mentre si è ancora nel grembo materno. Gesù risponde: “Né quest’uomo né i suoi genitori hanno peccato, ma è così perché in lui possano manifestarsi le opere di Dio” (Giovanni 9:3). La cecità di quest’uomo non è riconducibile a qualche errore o peccato che lui o i suoi genitori hanno commesso. A causa del peccato di Adamo tutti gli esseri umani sono imperfetti e soggetti a disabilità, come nel caso di quest’uomo. Tuttavia, la sua cecità fornisce a Gesù l’opportunità di rendere manifeste le opere di Dio, proprio come ha già fatto altre volte guarendo i malati.
Gesù sottolinea quanto queste opere siano urgenti. “Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno”, afferma. “Viene la notte, durante la quale nessuno può agire. Finché sono nel mondo, io sono la luce del mondo” (Giovanni 9:4, 5). Ben presto Gesù morirà e finirà nel buio della tomba, da cui non sarà più in grado di operare. Nel frattempo, però, è una fonte di luce per il mondo.
Gesù guarirà l’uomo? Se sì, in che modo? Dopo aver sputato per terra e aver fatto un miscuglio con la saliva, Gesù lo applica sugli occhi del cieco dicendogli: “Va’ a lavarti nella piscina di Siloam” (Giovanni 9:7). L’uomo ubbidisce e per la prima volta nella sua vita inizia a vedere! Immaginate quanto sarà stato felice.
I vicini e quelli che erano a conoscenza della sua condizione rimangono sbalorditi. “Ma questo non è l’uomo che stava seduto a chiedere l’elemosina?”, domandano. “È lui”, rispondono alcuni, mentre altri non ci credono e sostengono: “No, gli assomiglia soltanto”. Da parte sua, l’uomo insiste: “Sono io” (Giovanni 9:8, 9).
Quindi pongono al mendicante la domanda: “E allora come si sono aperti i tuoi occhi?” Lui risponde: “L’uomo chiamato Gesù ha fatto un miscuglio, me lo ha applicato sugli occhi e mi ha detto: ‘Va’ a Siloam e lavati’. Perciò ci sono andato, mi sono lavato e ho ottenuto la vista”. “E lui dov’è?”, proseguono i presenti. “Non lo so”, dice l’uomo (Giovanni 9:10-12).
Il mendicante viene portato dai farisei. Anche loro desiderano sapere come abbia recuperato la vista, e perciò l’uomo racconta: “Mi ha applicato un miscuglio sugli occhi, io mi sono lavato e ora ci vedo”. Dovrebbe essere naturale per i farisei condividere la gioia di quest’uomo. Invece accusano Gesù dicendo: “Quell’uomo non è da Dio, perché non osserva il Sabato”. Altri comunque obiettano: “Come può un peccatore compiere segni come questi?” (Giovanni 9:15, 16). I loro pareri sono molto contrastanti.
Non riuscendo a trovare un accordo, i farisei si rivolgono direttamente all’uomo che è stato guarito e gli chiedono: “E tu cosa dici di lui, dato che è a te che ha aperto gli occhi?” Senza alcuna esitazione lui afferma: “È un profeta” (Giovanni 9:17).
I farisei si rifiutano di credere alle sue parole. Forse sospettano che Gesù e quest’uomo si siano in qualche modo messi d’accordo allo scopo di ingannare la gente. Per capire una volta per tutte se il mendicante era veramente cieco, decidono di interrogare i suoi genitori.
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I farisei interrogano l’uomo che era ciecoGesù: la via, la verità, la vita
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I farisei non riescono ad accettare che Gesù abbia guarito l’uomo nato cieco e così decidono di convocare i genitori dell’uomo. Questi ultimi sanno che rischiano di essere “[espulsi] dalla sinagoga” (Giovanni 9:22). Se venissero tagliati fuori dagli altri giudei andrebbero incontro a gravi conseguenze a livello sociale ed economico.
I farisei fanno loro due domande: “È questo il figlio che, stando a quel che dite, vi è nato cieco? Come mai adesso ci vede?” I genitori rispondono: “Quello che sappiamo è che questo è nostro figlio e che è nato cieco, ma come sia possibile che ora ci veda non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi”. Anche se dal racconto del figlio sanno cosa è successo, i genitori concludono in modo diplomatico: “Chiedetelo a lui: è adulto. Parlerà per sé stesso” (Giovanni 9:19-21).
I farisei decidono di chiamare l’uomo un’altra volta. Cercano di intimorirlo asserendo di avere prove della colpevolezza di Gesù. “Da’ gloria a Dio!”, intimano. “Sappiamo che quell’uomo è un peccatore”. L’ex cieco non risponde direttamente a questa accusa, ma dice: “Se sia un peccatore non lo so”. Poi però aggiunge: “Quello che so è che prima ero cieco, mentre ora ci vedo” (Giovanni 9:24, 25).
Non volendo lasciare la questione in sospeso, i farisei insistono: “Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?” La risposta dell’uomo rivela un certo coraggio: “Ve l’ho già detto e non avete ascoltato. Perché volete sentirlo di nuovo? Non vorrete diventare suoi discepoli anche voi!” Infuriati, i farisei lo accusano: “Tu sei suo discepolo! Noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che Dio parlò a Mosè; quell’uomo invece non sappiamo da dove viene” (Giovanni 9:26-29).
Il mendicante replica sbigottito: “Strano davvero! Voi non sapete da dove viene, eppure ha aperto i miei occhi”. Poi fa un ragionamento logico per spiegare chi viene ascoltato e approvato da Dio. “Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori”, dice. “Se però uno ha timore di Dio e fa la sua volontà, Egli lo ascolta. Da che mondo è mondo non si è mai sentito dire che qualcuno abbia aperto gli occhi a uno nato cieco”. La conclusione a cui giunge è: “Se quest’uomo non fosse da Dio, non potrebbe fare proprio nulla” (Giovanni 9:30-33).
Non riuscendo a confutare questo ragionamento, i farisei iniziano a insultare il mendicante dicendo: “Tu sei nato completamente nel peccato e vuoi insegnare a noi?” A questo punto lo cacciano fuori (Giovanni 9:34).
Gesù viene a sapere quello che è accaduto all’ex cieco e quando lo incontra gli chiede: “Stai riponendo fede nel Figlio dell’uomo?” Lui risponde: “Dimmi chi è, signore, così che io possa riporre fede in lui”. Gesù rivela in modo inequivocabile: “Tu l’hai visto. Anzi, è proprio quello che ti sta parlando” (Giovanni 9:35-37).
L’uomo esclama: “Ripongo fede in lui, Signore!” Poi, a dimostrazione della sua fede e del suo rispetto, si inchina di fronte a Gesù, il quale pronuncia una dichiarazione piena di significato: “Sono venuto in questo mondo per un giudizio, perché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi” (Giovanni 9:38, 39).
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