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Continuate a camminare nella luce divinaLa Torre di Guardia 1986 | 15 luglio
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Continuate a camminare nella luce divina
“Dio è luce”. — I GIOVANNI 1:5.
Durante lo studio che si terrà in congregazione di questo articolo e dei due successivi, il conduttore dovrebbe far leggere, in base al tempo disponibile, i brani di Primo Giovanni che sono indicati
1, 2. Quando e dove fu scritta la prima lettera di Giovanni, e a chi si riferisce il suo contenuto?
I TESTIMONI DI GEOVA sono grati di avere la luce divina e sono intenzionati a continuare a camminare in essa. Non è facile farlo comunque: persino i primi discepoli di Gesù Cristo dovettero opporsi all’apostasia. I leali apostoli di Gesù, però, ne limitarono la diffusione, e uno che ‘agiva da restrizione’ era l’apostolo Giovanni. (II Tessalonicesi 2:1-12) Giovanni era molto anziano e viveva a Efeso o nelle sue vicinanze quando, verso il 98 E.V., scrisse la sua prima lettera ispirata da Dio. I consigli che contiene quella lettera furono utili ai cristiani del I secolo per continuare a camminare nella luce divina. Ma che dire di noi?
2 Le parole di Giovanni sono altrettanto utili ai cristiani del XX secolo. Perciò, mentre studierete per vostro conto questo articolo e i due successivi, accertatevi di leggere tutte le parti della sua prima lettera ispirata che sono citate, via via che saranno prese in considerazione. Nella lettera dell’apostolo e nei nostri commenti su di essa, il pronome “noi” nelle sue varie forme si riferisce in primo luogo agli unti seguaci di Gesù. Ma i princìpi fondamentali relativi alla giustizia, all’amore, alla fede e a cose simili valgono anche per i cristiani che hanno speranze terrene.
Una partecipazione che dà gioia
3. Quali prove c’erano che il Figlio di Dio era vissuto, aveva sofferto ed era morto come essere umano, e perché è chiamato “la parola della vita”?
3 Prima di tutto, Giovanni menziona una gioiosa “partecipazione”. (Leggi I Giovanni 1:1-4). Gesù, “la parola della vita”, era con Geova “dal principio” come prima creazione di Dio, tramite la quale “tutte le altre cose furono create”. (Colossesi 1:15, 16) Certi apostati del I secolo asserivano di essere senza peccato e negavano il legittimo ruolo di Cristo nella disposizione di Dio. Ma gli apostoli avevano udito parlare Gesù, lo avevano osservato con attenzione e lo avevano toccato. Sapevano che la potenza di Dio aveva operato tramite lui. Esistevano pertanto prove tangibili che Gesù era il Figlio di Dio e che era vissuto, aveva sofferto ed era morto come essere umano. Lui è “la parola della vita”, in quanto “la vita [eterna] fu resa manifesta” tramite Gesù, per mezzo del quale Dio ha provveduto il riscatto. — Romani 6:23; II Timoteo 1:9, 10.
4. Di che cosa è indice la “partecipazione” che hanno gli unti?
4 Con quanto dissero e scrissero, gli apostoli ‘resero testimonianza’ riguardo a Gesù Cristo, essere umano senza peccato. Giovanni ‘comunicava’ queste cose agli unti, affinché potessero avere una “partecipazione”, cioè una comunione, con altri eredi al Regno, col Padre e con Suo Figlio. Questa “partecipazione” è indice di unità e motivo di grande gioia. (Salmo 133:1-3; Giovanni 17:20, 21) Gli apostati che odiano i loro ex compagni nel servizio di Geova non hanno più questa comunione con Dio e con Cristo.
“Dio è luce”
5. Quale “messaggio” gli apostoli avevano ricevuto da Gesù, e che effetto ha sulla condotta dei testimoni di Geova?
5 Viene quindi menzionato un “messaggio” che gli apostoli hanno ricevuto da Gesù. (Leggi I Giovanni 1:5-7). Questo: “Dio è luce e . . . unitamente a lui non vi sono tenebre alcune [non vi è nulla di empio, immorale, falso o malvagio]”. Perciò, i testimoni di Geova evitano qualunque pratica peccaminosa collegata con le tenebre. (Giobbe 24:14-16; Giovanni 3:19-21; Romani 13:11-14; II Corinti 6:14; I Tessalonicesi 5:6-9) Dato che certi apostati non credevano che esistessero opere peccaminose, si trovavano nelle tenebre spirituali. Asserivano di possedere una conoscenza segreta: ma Dio è luce, e non tenebre segrete. Egli concede luce spirituale soltanto ai suoi testimoni fedeli. — Matteo 5:14-16; I Pietro 2:9.
6. Quale benedizione riceviamo ‘praticando la verità’?
6 Se diciamo di avere “partecipazione” con Dio, ma “continuiamo a camminare nelle tenebre”, conducendo una vita immorale, “mentiamo e non pratichiamo la verità”, cioè non viviamo in armonia con essa. Se però seguiamo una condotta conforme alla verità, siamo nella luce, esattamente come lo è Dio. Abbiamo una “partecipazione” con i conservi cristiani, i quali sono tutti uniti in campo dottrinale, nelle prospettive spirituali, nell’opera di fare discepoli e in altri aspetti della pura adorazione.
7. Perché il sangue di Gesù ci può ‘purificare da ogni peccato’?
7 Diversamente da certi apostati di quel tempo, noi che “camminiamo nella luce” riconosciamo che il peccato è impuro. Il sangue di Gesù “ci purifica da ogni peccato”, dato che non siamo peccatori volontari. (Matteo 12:31, 32) Siamo davvero riconoscenti a Dio perché mostra misericordia persino ai cristiani che, pur commettendo errori, si pentono. — Salmo 103:8-14; Michea 7:18, 19.
Base per l’espiazione
8, 9. (a) In base a che cosa Geova ci perdonerà? (b) Cosa sostenevano certi apostati a proposito del peccato, e perché avevano torto?
8 Giovanni poi menziona in base a che cosa si può essere purificati dal peccato. (Leggi I Giovanni 1:8–2:2). Se diciamo di ‘non avere nessun peccato’, neghiamo il fatto che tutti gli esseri umani imperfetti sono peccatori, e “la verità non è in noi”. (Romani 5:12) Ma Dio è “fedele” e ci perdona, “se confessiamo i nostri peccati” a lui con un atteggiamento pentito che ci porti ad abbandonare la trasgressione. (Proverbi 28:13) Dio ha detto di quelli che sono nel nuovo patto: “Non ricorderò più il loro peccato”. (Geremia 31:31-34; Ebrei 8:7-12) Perdonandoli Dio mantiene quella promessa.
9 Dio è inoltre “giusto”, in quanto si attiene sempre alle sue norme di giustizia. Ha soddisfatto la giustizia tramite il riscatto e può ‘perdonare i nostri peccati e purificarci da ogni ingiustizia’, se riconosciamo la nostra condizione peccaminosa riponendo fede nel sacrificio di Gesù. (Ebrei 9:11-15) Con la sua morte il Messia ha portato via i peccati, esattamente come il giorno dell’espiazione il capro veniva caricato dei peccati e mandato nel deserto. (Levitico 16:20-22; Isaia 53:5, 8, 11, 12; I Pietro 2:24) Certi apostati sostenevano di ‘non aver peccato’, e in tal modo ‘facevano Geova bugiardo’. Ma “Dio . . . non può mentire” e la sua Parola mostra che tutti gli esseri umani imperfetti sono peccatori. (Tito 1:2; Ecclesiaste 7:20; Romani 3:23) Se asserissimo di ‘non aver peccato’, la parola di Dio non sarebbe “in noi”, non sarebbe nel nostro cuore! — Confronta Ebrei 8:10.
10. Perché Gesù è “un sacrificio propiziatorio”?
10 Giovanni scrive “queste cose” in merito al peccato, al perdono e alla purificazione, affinché possiamo non praticare il peccato. Le sue parole dovrebbero indurci a lottare assiduamente per non peccare. (I Corinti 15:34) Ma se commettiamo un “peccato” e ci pentiamo, abbiamo “un soccorritore presso il Padre”: “Gesù Cristo, il giusto”, colui che difende la nostra causa davanti a Dio. (Ebrei 7:26; confronta Giovanni 17:9, 15, 20). Gesù è “un sacrificio propiziatorio”. La sua morte ha soddisfatto la giustizia e ha dato la possibilità a Dio di mostrare misericordia ed eliminare l’accusa di peccato nei confronti degli israeliti spirituali e di “tutto il mondo”, inclusa la “grande folla”. (Romani 6:23; Galati 6:16; Rivelazione 7:4-14) Quanto apprezziamo questo sacrificio!
Ubbidite a Dio e mostrate amore
11. Cosa dimostra che siamo “uniti a” Dio?
11 Per continuare a camminare nella luce divina dobbiamo ubbidire a Geova. (Leggi I Giovanni 2:3-6). Sappiamo di ‘aver conosciuto’ Dio, di aver compreso lui e le sue qualità, se “continuiamo a osservare i suoi comandamenti”. Chi afferma di conoscere Geova, ma non gli ubbidisce, “è bugiardo”. Invece, se osserviamo la sua parola, “l’amore di Dio è stato . . . reso perfetto”, o completo. “Da questo”, dal fatto che dimostriamo di ubbidire a Dio e di amarlo, sappiamo di essere “uniti a lui”. Abbiamo poi l’obbligo di camminare come camminò suo Figlio: nell’opera di fare discepoli, nei rapporti con gli altri e così via.
12. Quale “vecchio comandamento” hanno ricevuto i cristiani, e in che senso è anche “nuovo”?
12 È anche indispensabile avere amore fraterno. (Leggi I Giovanni 2:7, 8). Giovanni scrive “un vecchio comandamento” che i fedeli hanno ricevuto “dal principio” della loro vita di cristiani. È “vecchio” in quanto Gesù lo aveva dato anni prima, allorché aveva detto ai suoi seguaci di ‘amarsi l’un l’altro come li aveva amati lui’. (Giovanni 13:34) È, però, al tempo stesso anche “nuovo” in quanto va oltre l’amore per il prossimo che esigeva la Legge e richiede che si sia disposti a cedere la propria anima a favore dei conservi. (Levitico 19:18; Giovanni 15:12, 13) Poiché il nostro amore altruistico dimostra che l’adesione a questo “nuovo comandamento” è ‘vera sia nel caso di Cristo che nel nostro, le tenebre passano e la vera luce già risplende’ fra noi.
13. Secondo quanto dice I Giovanni 2:9-11, chi è “nella luce” e chi no?
13 Chi, però, è realmente “nella luce”? (Leggi I Giovanni 2:9-11). Ebbene, “chi dice d’essere nella luce e odia il suo fratello” si trova nelle tenebre spirituali “fino ad ora”. Ma “chi ama il suo fratello rimane nella luce” e, nel suo caso, non vi è “causa d’inciampo”. La parola greca così tradotta fa pensare a una trappola per animali munita di esca e denota qualcosa che può far cadere nel peccato. In effetti, un sedicente cristiano che odia il suo fratello “non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi”. (Matteo 13:13-15) Questo avvertimento vi spingerà ad evitare le tenebre spirituali, non lasciando che divergenze personali, menzogne degli apostati o qualsiasi altra cosa distruggano il vostro amore fraterno?
Perché si può avere fiducia
14. Chi sono i “figliuoletti” e i “padri” a cui si rivolge Giovanni?
14 Giovanni esprime poi la propria fiducia nei “figliuoletti”, riferendosi evidentemente all’intera congregazione. (Leggi I Giovanni 2:12-14). I nostri peccati sono stati perdonati ‘a motivo del nome di Cristo’, poiché soltanto tramite lui Dio ha reso possibile la salvezza. (Atti 4:12) Gli unti ‘conoscono il Padre’ perché egli li ha generati mediante il suo spirito. Alcuni sono “padri”, probabilmente credenti più anziani, con maggiore esperienza e spiritualmente maturi. Conoscono Gesù, il quale esiste “dal principio”, dato che Dio lo creò prima di tutte le altre cose.
15. (a) Chi sono i “giovani” a cui si rivolge Giovanni, e in che modo hanno “vinto il malvagio”? (b) Fate un esempio di come oggi potremmo ‘vincere’ Satana.
15 I “giovani” a cui si rivolge Giovanni sono forse cristiani più giovani e con minore esperienza. Hanno “vinto il malvagio”, Satana, non cedendo ai suoi “disegni”. (II Corinti 2:11) Oggi questo vorrebbe dire, per esempio, evitare divertimenti impuri, musica sensuale e pornografia, cose che possono intaccare i princìpi cristiani e far cadere nell’immoralità sessuale. I “giovani” vincono Satana perché sono spiritualmente “forti” e “la parola di Dio” rimane in loro. Come loro, anche noi vorremo accettare i provvedimenti spirituali di Dio, respingere l’apostasia e continuare a camminare nella luce divina.
Un amore che non dobbiamo avere
16. Quale amore non dobbiamo avere, ma cosa si potrebbe dire di noi se avessimo vedute e aspirazioni mondane?
16 Che siamo cristiani da poco o da molto tempo, c’è un amore che non dobbiamo avere. (Leggi I Giovanni 2:15-17). Non dobbiamo ‘amare il mondo né alcuna cosa che è in esso’. Dobbiamo, piuttosto, evitare di farci macchiare dalla corruzione dell’ingiusta società umana e non dobbiamo respirarne lo “spirito”, cioè non essere mossi dal suo prevalente modo di fare immorale. (Efesini 2:1, 2; Giacomo 1:27) Se avessimo vedute e aspirazioni mondane, “l’amore del Padre” non sarebbe in noi. (Giacomo 4:4) È davvero qualcosa su cui fare una sincera riflessione, non è vero?
17. Quali desideri mondani i cristiani non devono soddisfare?
17 “Tutto ciò che è nel mondo” non ha origine da Dio. Questo comprende “il desiderio della carne”, soddisfare il quale significa appagare brame peccaminose, come i desideri sessuali immorali. (I Corinti 6:15-20; Galati 5:19-21) Si deve poi evitare di cedere al “desiderio degli occhi”. Il frutto proibito era desiderabile da vedere e adescò Eva, e Davide, per aver guardato Betsabea mentre faceva il bagno, fu portato a commettere un gravissimo peccato. (Genesi 3:6; II Samuele 11:2-17) Per continuare a camminare nella luce divina, dobbiamo evitare divertimenti degradati e altre cose che fanno leva sui desideri immorali e corrompono il cuore. — Proverbi 2:10-22; 4:20-27.
18. Perché “la vistosa ostentazione dei propri mezzi di sostentamento” è inutile, e che cosa non farà ricevere?
18 Dal mondo ha origine anche “la vistosa ostentazione dei propri mezzi di sostentamento”. Chi è orgoglioso può vantarsi della propria ricchezza, del proprio guardaroba, e simili, tutte cose che possono andare perdute. La sua “vistosa ostentazione” può far colpo su qualcuno e procurargli sul momento degli elogi, ma non gli farà ricevere la benedizione di Dio. — Matteo 6:2, 5, 16, 19-21; Giacomo 4:16.
19. Cosa accadrà a questo mondo, e questo fatto come dovrebbe influire su di noi?
19 Rammentate che “il mondo passa” e sarà distrutto. (II Pietro 3:6) I suoi desideri e le sue speranze, come pure gli individui che lo amano, periranno con esso. “Ma”, dice Giovanni, “chi fa la volontà di Dio rimane per sempre”. Pertanto concentriamoci sempre sulla meta della vita eterna ‘ripudiando i desideri mondani’ e continuando a camminare nella luce divina. — Tito 2:11-14.
State in guardia contro l’apostasia
20. Come venivano chiamati quelli che erano ‘contro Cristo’, e il fatto che fossero comparsi cosa dimostrava?
20 A questo punto Giovanni mette in guardia contro gli anticristi. (Leggi I Giovanni 2:18, 19). Ricorda ai suoi conservi che dagli apostoli hanno “udito che viene l’anticristo”. Il fatto che fossero comparsi “molti anticristi” dimostrava che era “l’ultima ora”, la parte finale del periodo apostolico. Anche se coloro che erano ‘contro Cristo’ formavano un “anticristo” composito, molti singoli anticristi avevano fatto finta di adorare Dio, ma “non erano della nostra sorta” e avevano lasciato il vero cristianesimo. Siamo lieti che l’allontanamento o l’espulsione di persone del genere impedisca alla congregazione odierna di corrompersi.
21. Perché i cristiani generati dallo spirito ‘hanno conoscenza’, e quale “verità” conoscono?
21 Le opinioni apostate vengono respinte dai leali cristiani generati dallo spirito. Poiché “un’unzione dal santo”, Geova, li aiuta a comprendere la sua Parola, ‘tutti loro hanno conoscenza’. (Leggi I Giovanni 2:20, 21). Indubbiamente conoscono “la verità” per quanto concerne Gesù Cristo, mentre gli apostati hanno idee sbagliate sul suo conto. Dato che “nessuna menzogna ha origine dalla verità”, tutti coloro che amano Geova respingono queste opinioni false e coloro che le sostengono.
22. Cosa fece C. T. Russell quando uno dei suoi primi collaboratori negò il riscatto?
22 In ultima analisi, “chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo”, l’Unto di Dio? (Leggi I Giovanni 2:22-25). L’anticristo è “colui che nega il Padre e il Figlio”. Va notato che, quando uno dei primi collaboratori dello studente biblico Charles T. Russell negò il riscatto, Russell smise di avere a che fare con lui e iniziò a pubblicare questa rivista che ha sempre dichiarato la verità in merito all’origine di Cristo, al suo ruolo messianico e al suo amorevole servizio quale “sacrificio propiziatorio”.
23. Come influisce il ‘confessare il Figlio’ sulla nostra relazione con Dio e sulle nostre speranze?
23 Gli apostati che negano Cristo non godono dell’amicizia di Geova. (Giovanni 5:23) Ma noi che pubblicamente ‘confessiamo il Figlio abbiamo il Padre’, avendo stretto una relazione approvata con Dio. (Matteo 10:32, 33) I leali seguaci di Gesù che vissero nel I secolo si attennero a quanto avevano udito sul conto del Figlio di Dio “dal principio” della loro vita cristiana. E se la stessa verità sarà nel nostro cuore, ‘dimoreremo unitamente’ a Dio e a Cristo e riceveremo “la promessa”, la vita eterna. — Giovanni 17:3.
Ammaestrati da Geova Dio
24. Chi sono quelli che hanno un’“unzione” da parte dello spirito santo, e perché ‘non hanno bisogno che alcuno insegni loro’?
24 Per camminare nella luce divina e non essere sviati dagli apostati abbiamo bisogno di un’adeguata preparazione spirituale. (Leggi I Giovanni 2:26-29). Coloro che sono generati dallo spirito hanno un’“unzione” da parte dello spirito santo, conoscono Dio e suo Figlio e ‘non hanno bisogno che alcuno [un apostata] insegni loro’. Mediante il suo spirito di unzione Dio “insegna” agli israeliti spirituali “intorno a tutte le cose” necessarie per adorarlo nel modo giusto. (Giovanni 4:23, 24; 6:45) Come testimoni di Geova, siamo lieti di ricevere questo insegnamento spirituale da parte di Dio tramite “lo schiavo fedele e discreto”. — Matteo 24:45-47.
25, 26. (a) Perché gli unti possono avere “libertà di parola”? (b) Cosa significa ‘praticare la giustizia’?
25 Giovanni esorta gli unti, che sono debitamente preparati, a ‘rimanere uniti a’ Dio. Coloro che sono “uniti a” Geova, sono allo stesso modo uniti a suo Figlio. (Giovanni 14:19-21) Tale unità viene incoraggiata, affinché “quando [Cristo] è reso manifesto abbiamo libertà di parola e non siamo svergognati lungi da lui alla sua presenza”, cioè durante la sua Parusia.
26 Dato che ora viviamo durante la “presenza” di Gesù, come possiamo essere sicuri di non aver nulla di cui vergognarci e di camminare realmente nella luce divina? ‘Praticando la giustizia’. ‘Se sappiamo che Dio è giusto’, spiega Giovanni, ‘ci rendiamo conto che chiunque pratica la giustizia è stato generato da lui’. ‘Praticare la giustizia’ significa ubbidire ai comandamenti di Dio, evitare l’ingiustizia e compiere opere eccellenti, come ad esempio fare discepoli e aiutare i conservi. (Marco 13:10; Filippesi 4:14-19; I Timoteo 6:17, 18) Essere ‘generati da’ Dio vuol dire essere ‘nati di nuovo’ quali suoi figli spirituali. — Giovanni 3:3-8.
27. Cosa spiegherà poi l’apostolo Giovanni?
27 Giovanni ha così spiegato come continuare a camminare nella luce divina. Dopo ciò, spiegherà in che modo vivere come figli di Dio. Cosa comporta questo?
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Continuate a vivere come figli di DioLa Torre di Guardia 1986 | 15 luglio
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Continuate a vivere come figli di Dio
“Chiunque non pratica la giustizia non ha origine da Dio, né ha origine da Dio colui che non ama il suo fratello”. — I GIOVANNI 3:10.
1, 2. Proseguendo il nostro studio di Primo Giovanni, quali consigli prenderemo in esame?
GEOVA ha una famiglia universale ed ora alcuni esseri umani ne fanno parte. Sono figli di Dio. Ma sotto quali aspetti sono diversi da altri?
2 Nella sua prima lettera ispirata da Dio l’apostolo Giovanni indica chi sono questi esseri umani altamente privilegiati. Dà anche consigli che li aiutano a continuare a vivere come figli di Dio. Le sue parole saranno utili a tutti i dedicati testimoni di Geova.
Quanto è grande l’amore di Dio!
3. In che modo alcuni sono diventati “figli di Dio”, e come li considera il mondo?
3 Giovanni parla della speranza che nutrono i cristiani unti. (Leggi I Giovanni 3:1-3). Che grande amore ha mostrato Geova adottandoli come figli spirituali, rendendoli “figli di Dio”! (Romani 5:8-10) Il “mondo” — l’ingiusta società umana — non ha lo stesso loro spirito devoto, i loro obiettivi e le loro speranze. Questa società umana odia Cristo e i suoi seguaci e, di conseguenza, anche il Padre. (Giovanni 15:17-25) Il mondo, pertanto, può conoscere gli unti in quanto individui, ma non li conosce in quanto figli di Dio, perché esso “non ha conosciuto” Geova. — I Corinti 2:14.
4. Cosa dovrebbero fare tutti coloro che hanno la speranza della vita celeste?
4 Ora gli unti sono figli di Dio. “Ma”, dice Giovanni, “non è stato ancora reso manifesto che cosa saremo” una volta morti fedeli e risuscitati alla vita celeste con un corpo spirituale. (Filippesi 3:20, 21) Comunque, quando Dio sarà “reso manifesto”, essi saranno “simili a lui” e ‘lo vedranno come egli è’, come “Geova, lo Spirito”. (II Corinti 3:17, 18) Chiunque nutre “questa speranza” della vita celeste dovrebbe sentirsi indotto a purificarsi “come egli [Geova] è puro”. Sebbene ora gli unti siano imperfetti, dovrebbero condurre una vita pura che sia conforme alla loro speranza di vedere l’Iddio puro e santo nel reame celeste. — Salmo 99:5, 9; II Corinti 7:1.
Praticate la giustizia
5, 6. Dal punto di vista di Dio, cosa fanno tutti coloro che praticano il peccato, ma a questo riguardo cosa si può dire di coloro che rimangono ‘uniti a’ Gesù Cristo?
5 Vivere come figli di Dio significa anche fare ciò che è giusto. (Leggi I Giovanni 3:4, 5). “Chiunque pratica il peccato, pratica anche l’illegalità” dal punto di vista di Geova, le cui leggi sono violate dal peccatore. (Isaia 33:22; Giacomo 4:12) Qualsiasi “peccato è illegalità”, è una trasgressione delle leggi di Dio. Praticare il peccato è contrario allo spirito cristiano, per cui siamo grati del fatto che Gesù Cristo “fu reso manifesto” quale essere umano “per togliere i nostri peccati”. Poiché “in lui non vi è peccato”, poté presentare a Dio l’unico sacrificio pienamente espiatorio. — Isaia 53:11, 12; Ebrei 7:26-28; I Pietro 2:22-25.
6 “Chiunque rimane unito a lui [al Figlio] non pratica il peccato”. (Leggi I Giovanni 3:6). Dato che siamo imperfetti a volte possiamo commettere un’azione peccaminosa. Ma coloro che rimangono uniti al Figlio e, di conseguenza, al Padre non hanno l’abitudine di peccare. Coloro che praticano il peccato non hanno “visto” Gesù con gli occhi della fede; questi peccatori abituali, quali gli apostati, nemmeno ‘conoscono’ e apprezzano Cristo come “Agnello di Dio” per l’espiazione dei peccati. — Giovanni 1:36.
7, 8. In base a ciò che dice I Giovanni 3:7, 8, da chi ha origine colui che pratica deliberatamente il peccato, ma il Figlio di Dio “fu reso manifesto” per fare che cosa a questo proposito?
7 Giovanni mette in guardia dal pericolo di essere sviati. (Leggi I Giovanni 3:7, 8). “Nessuno vi svii”, dice l’apostolo, il quale poi aggiunge: “Chi pratica la giustizia [osservando la legge di Dio] è giusto, come egli [Gesù Cristo] è giusto”. La nostra condizione di peccatori non ci consente di essere giusti nella stessa misura in cui lo è il nostro grande Esempio. Per immeritata benignità di Geova, però, gli unti seguaci di Gesù ora possono continuare a vivere come figli di Dio.
8 Chi deliberatamente pratica il peccato “ha origine dal Diavolo”, il quale ha peccato “dal principio” della sua azione ribelle nei confronti di Geova. Ma il Figlio di Dio “fu reso manifesto” per “distruggere le opere” di Satana volte a incoraggiare il peccato e la malvagità. Quest’azione significherà annullare gli effetti della morte adamica mediante l’espiazione dei peccati tramite Cristo, la risurrezione di coloro che sono nello Sceol (Ades) e lo stritolamento della testa di Satana. (Genesi 3:15; I Corinti 15:26) Nel frattempo sia consentito a tutti noi — componenti dell’unto rimanente o della “grande folla” — di stare attenti a non praticare il peccato e l’ingiustizia.
Osservate la legge di Dio
9. In che senso il cristiano generato dallo spirito “non può praticare il peccato”, e perché si può dire questo?
9 Giovanni spiega poi qual è la differenza tra i figli di Dio e quelli del Diavolo. (Leggi I Giovanni 3:9-12). Chiunque è stato “generato da Dio non pratica il peccato”, cioè non ne fa un’abitudine. Il “seme riproduttivo” di Geova, vale a dire il suo spirito santo che concede all’individuo “una nuova nascita” alla speranza celeste, rimane in lui a meno che non si opponga allo spirito e in tal modo lo ‘contristi’, nel quale caso Dio lo ritrae. (I Pietro 1:3, 4, 18, 19, 23; Efesini 4:30) Per continuare ad essere un figlio di Dio, il cristiano generato dallo spirito “non può praticare il peccato”. Dato che è una “nuova creazione” e ha la “nuova personalità”, lotta contro il peccato. È ‘sfuggito alla corruzione che è nel mondo mediante la concupiscenza’ e nel suo cuore non desidera essere un peccatore abituale. — II Corinti 5:16, 17; Colossesi 3:5-11; II Pietro 1:4.
10. Qual è un modo per distinguere i figli di Dio da quelli del Diavolo?
10 Un modo per distinguere i figli di Dio dai figli del Diavolo è questo: “Chiunque non pratica la giustizia non ha origine da Dio”. L’ingiustizia è una caratteristica talmente spiccata nei figli del Diavolo che essi “non dormono a meno che non abbiano fatto del male, e il loro sonno è portato via a meno che non facciano inciampare qualcuno”, il che è quanto vorrebbero fare gli apostati ai cristiani leali. — Proverbi 4:14-16.
11. (a) Qual è un altro modo per riconoscere chi non è figlio di Dio? (b) Riflettere sulla condotta di Caino, cosa dovrebbe spingerci a fare?
11 Inoltre, neppure “ha origine da Dio colui che non ama il suo fratello”. In effetti, il “messaggio” che abbiamo udito “dal principio” della nostra vita di testimoni di Geova è che “dobbiamo avere amore gli uni per gli altri”. (Giovanni 13:34) Perciò, non siamo “come Caino”, il quale diede prova di aver “origine dal malvagio” ‘scannando il suo fratello’ nella maniera violenta caratteristica dell’omicida Satana. (Genesi 4:2-10; Giovanni 8:44) Caino trucidò Abele “perché le sue opere erano malvage, ma quelle del suo fratello erano giuste”. Senza dubbio, riflettere sulla condotta di Caino dovrebbe indurci a non provare un odio simile nei confronti dei nostri fratelli spirituali.
Amate “con opera e verità”
12. In che modo “sappiamo d’essere passati dalla morte alla vita”, e cosa significa questo?
12 Se imitassimo Caino, saremmo spiritualmente morti. (Leggi I Giovanni 3:13-15). Caino odiava tanto suo fratello che arrivò al punto di ucciderlo, e non ci sorprende se il mondo in maniera simile ci odia, dato che Gesù lo predisse. (Marco 13:13) Ma “noi sappiamo [o abbiamo fiducia] d’esser passati dalla morte [spirituale] alla vita [eterna], perché amiamo i fratelli”, i nostri conservi testimoni di Geova. A motivo di questo amore fraterno, unito alla fede in Cristo, non siamo più ‘morti’ nei falli e nei peccati, ma Dio ha tolto da noi la Sua condanna, e noi siamo stati destati dalla morte spirituale, avendo ricevuto la speranza della vita eterna. (Giovanni 5:24; Efesini 2:1-7) Gli apostati, che sono privi di amore, non nutrono questa speranza, poiché “chi non ama rimane nella morte” spirituale.
13. Se odiamo il nostro fratello, perché dovremmo chiedere aiuto in preghiera?
13 In realtà, “chiunque odia il suo fratello è omicida”. Può non essere commesso un assassinio letterale (come avvenne invece quando Caino uccise Abele per invidia e per odio), ma chi nutre odio preferirebbe che il suo fratello spirituale non fosse in vita. Dato che Geova legge il cuore, colui che odia è condannato. (Proverbi 21:2; confronta Matteo 5:21, 22). Questo impenitente “omicida” — che odia un proprio conservo — non “ha la vita eterna dimorante in sé”. Perciò, se in segreto nutriamo odio nei confronti di uno qualsiasi dei nostri conservi Testimoni, non dovremmo forse pregare Geova perché ci aiuti a cambiare il nostro stato d’animo e a nutrire amore fraterno?
14. Fino a che punto dovremmo mostrare amore fraterno?
14 Se intendiamo continuare a vivere come figli di Dio, dobbiamo mostrare amore fraterno con parole e opere. (Leggi I Giovanni 3:16-18). Dovrebbe essere possibile far questo, visto che “abbiamo conosciuto l’amore, perché egli [Gesù Cristo] cedette la sua anima [o “vita”] per noi”. Dal momento che Gesù ha dimostrato amore fino a questo punto, anche noi dovremmo manifestare l’amore basato sul principio (greco agàpe) verso i nostri compagni di fede. In caso di persecuzione, ad esempio, “abbiamo l’obbligo di cedere le anime nostre per i nostri fratelli”, proprio come Prisca e Aquila, i quali ‘rischiarono il proprio collo per l’anima’ dell’apostolo Paolo. — Romani 16:3, 4; Giovanni 15:12, 13.
15. Se un fratello è nel bisogno e noi possediamo i “mezzi di sostentamento di questo mondo”, l’amore cosa ci spinge a fare?
15 Se dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli, dovremmo essere disposti a fare per loro cose meno impegnative. Immaginate, ad esempio, di disporre dei “mezzi di sostentamento di questo mondo”: denaro, cibo, vestiario e altre cose che il mondo consente di avere. Potremmo ‘vedere’ un fratello nel bisogno: non dargli una semplice occhiata casuale, ma notarne e osservarne la situazione. La sua triste condizione potrebbe far aprire la “porta” delle nostre “tenere compassioni”, dei nostri sentimenti più profondi. Che dire, però, se serrassimo quella “porta” lasciando che l’egoismo si opponga alla nostra intenzione di aiutarlo? A quel punto, “in qual modo l’amore di Dio” rimane in noi? Non basta parlare di amore fraterno. In qualità di figli di Dio dobbiamo mostrarlo “con opera e verità”. Se, ad esempio, un fratello è affamato, ha bisogno di cibo, non di semplici parole. — Giacomo 2:14-17.
Un cuore che non ci condanna
16. (a) In che senso “Dio è maggiore del nostro cuore”? (b) In base a quanto dice Giovanni, per quale ragione Dio esaudisce le nostre preghiere?
16 Successivamente, Giovanni spiega quali garanzie esistono del fatto che siamo figli di Geova. (Leggi I Giovanni 3:19-24). “Conosceremo che abbiamo origine dalla verità” e che non siamo vittime degli inganni apostati “da questo”: dal fatto che mostriamo di avere amore fraterno. In tal modo, ‘assicuriamo i nostri cuori’ dinanzi a Dio. (Salmo 119:11) Se il nostro cuore ci condanna, forse perché riconosciamo di non aver mostrato sufficiente amore ai nostri conservi, ricordate che “Dio è maggiore del nostro cuore e conosce ogni cosa”. È misericordioso, perché si rende conto che abbiamo “amore fraterno senza ipocrisia”, che lottiamo contro il peccato e che ci sforziamo di vivere come lui vuole. (I Pietro 1:22; Salmo 103:10-14) “Se il nostro cuore non ci condanna” poiché esistono opere che danno prova del nostro amore fraterno, e non siamo colpevoli di peccati nascosti, “abbiamo libertà di parola verso Dio” in preghiera. (Salmo 19:12) E Dio esaudisce le nostre preghiere “perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo le cose che sono piacevoli agli occhi suoi”.
17. Quali due esigenze comporta il “comandamento” di Dio?
17 Se vogliamo che le nostre preghiere vengano esaudite, dobbiamo osservare il “comandamento” di Dio in relazione con queste due esigenze: (1) Dobbiamo avere fede nel “nome” di Gesù, accettandone il riscatto e riconoscendone l’autorità conferitagli da Dio. (Filippesi 2:9-11) (2) Dobbiamo pure ‘amarci gli uni gli altri’, come comandò Gesù. (Giovanni 15:12, 17) Indubbiamente, chi ripone fede nel nome di Cristo dovrebbe amare tutti coloro che nutrono una fede simile.
18. In che modo sappiamo che Geova “rimane unito a noi”?
18 Chi osserva i comandamenti di Dio “rimane unito a lui”, a Geova. (Confronta Giovanni 17:20, 21). Ma in che modo “acquistiamo la conoscenza” del fatto che Dio “rimane unito a noi”? Lo sappiamo “ad opera dello spirito [santo] che egli ci diede”. Possedere lo spirito santo di Dio ed essere in grado di manifestarne il frutto, che include l’amore fraterno, è una prova che siamo uniti a Geova. — Galati 5:22, 23.
State all’erta!
19, 20. Perché occorre ‘provare le espressioni ispirate’, e quale aiuto fornisce Giovanni a questo proposito?
19 Giovanni prosegue indicando come stare all’erta. (Leggi I Giovanni 4:1). Non dobbiamo credere a ogni spirito, o “espressione ispirata”, ma dovremmo ‘provare le espressioni ispirate per vedere se hanno origine da Dio’. Perché? “Perché molti falsi profeti sono usciti nel mondo”. A quel tempo, alcuni di questi ingannevoli insegnanti frequentavano varie congregazioni e cercavano di “trarsi dietro i discepoli”. (Atti 20:29, 30; II Giovanni 7) Per questo motivo i fedeli dovevano stare all’erta.
20 Alcuni cristiani del I secolo possedevano il “discernimento di espressioni ispirate”, un dono miracoloso della forza attiva di Dio che, a quanto pare, consentiva loro di stabilire se le espressioni ispirate avevano origine da Geova. (I Corinti 12:4, 10) Sembra, però, sia possibile riferire l’avvertimento di Giovanni ai cristiani in generale, ed è molto utile oggi, in un momento in cui gli apostati cercano di minare la fede dei testimoni di Geova. Sebbene il dono dello spirito che consentiva di ‘discernere le espressioni ispirate’ non ci sia più, le parole di Giovanni forniscono gli strumenti per valutare se coloro che insegnano sono guidati dallo spirito di Dio o da influenze demoniche.
21. Qual era un primo criterio per valutare le “espressioni ispirate”?
21 Notate qual era un primo criterio di valutazione. (Leggi I Giovanni 4:2, 3). “Ogni espressione ispirata che confessa Gesù Cristo venuto nella carne ha origine da Dio”. Noi riconosciamo che Gesù un tempo visse come uomo e che è il Figlio di Dio, e la nostra fede ci spinge ad insegnare ad altri queste verità. (Matteo 3:16, 17; 17:5; 20:28; 28:19, 20) “Ma ogni espressione ispirata che non confessa Gesù non ha origine da Dio”. Piuttosto “questa è l’espressione ispirata dell’anticristo”, contro Cristo e contro gli insegnamenti scritturali che lo riguardano. A quanto pare, Giovanni e altri apostoli avevano messo in guardia contro l’imminente “espressione ispirata dell’anticristo”. (II Corinti 11:3, 4; II Pietro 2:1) Giacché allora falsi insegnanti minacciavano i veri cristiani, Giovanni poté dire: “È già nel mondo”.
22. Qual è un altro modo per esaminare le “espressioni ispirate”?
22 Un altro modo per esaminare le “espressioni ispirate” è quello di vedere chi le ascolta. (Leggi I Giovanni 4:4-6). Quali servitori di Geova, abbiamo “vinto” i falsi insegnanti, avendo nettamente la meglio sui loro tentativi di farci allontanare dalla verità di Dio. È stato possibile conseguire questa vittoria spirituale perché Dio, il quale è “unito” ai cristiani leali, “è maggiore di chi [il Diavolo] è unito al mondo”, cioè l’ingiusta società umana. (II Corinti 4:4) Siccome gli apostati “hanno origine dal mondo” e ne possiedono lo spirito malvagio, ‘parlano di ciò che viene dal mondo e il mondo li ascolta’. Poiché abbiamo lo spirito di Geova, possiamo cogliere la natura non spirituale delle loro “espressioni ispirate” e, in tal modo, respingerle.
23. Chi è che ci ascolta e riconosce che siamo guidati dallo spirito di Dio?
23 Noi però sappiamo di ‘aver origine da Dio’, in quanto “chi acquista la conoscenza di Dio ci ascolta”. Le persone paragonabili a pecore si rendono conto del fatto che insegniamo la verità basata sulla Parola di Dio. (Confronta Giovanni 10:4, 5, 16, 26, 27). Naturalmente, “chi non ha origine da Dio non ci ascolta”. I falsi profeti e insegnanti non ascoltavano né Giovanni né altri che avevano “origine da Dio”, i quali impartivano consigli spiritualmente sani. Pertanto, “ecco come notiamo l’ispirata espressione della verità e l’ispirata espressione dell’errore”. Noi che componiamo la famiglia degli adoratori di Geova parliamo la “lingua pura” della verità scritturale dispensata tramite l’organizzazione di Dio. (Sofonia 3:9) E le persone simili a pecore comprendono, da quanto diciamo, che siamo guidati dallo spirito santo di Dio.
24. Cosa spiegherà in seguito Giovanni?
24 Fin qui Giovanni ha delineato alcune delle esigenze fondamentali da soddisfare per continuare a vivere come figli di Dio. Successivamente, spiegherà per quale ragione dobbiamo mostrare sempre amore e fede.
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Mostrate sempre amore e fedeLa Torre di Guardia 1986 | 15 luglio
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Mostrate sempre amore e fede
“Chi rimane nell’amore rimane unito a Dio”. “E questa è la vittoria che ha vinto il mondo, la nostra fede”. — I GIOVANNI 4:16; 5:4.
1, 2. Che qualità in particolare vengono sottolineate in I Giovanni 4:7–5:21?
GEOVA è la personificazione dell’amore, e coloro che vogliono piacergli devono mostrare di avere questa qualità divina. L’apostolo Giovanni lo spiega chiaramente nell’ultima parte della sua lettera ispirata.
2 I veri cristiani, inoltre, devono mostrare di avere fede. Solo così possono vincere il mondo e continuare ad essere certi di avere l’approvazione di Geova. Mentre ci apprestiamo a studiare l’ultima parte della lettera di Giovanni, perciò, prendiamo seriamente in considerazione l’importanza di mostrare amore e fede.
‘Amiamoci gli uni gli altri’
3, 4. Che relazione c’è tra mostrare amore e conoscere Dio?
3 Giovanni sottolinea l’importanza dell’amore. (Leggi I Giovanni 4:7, 8). I “diletti” cristiani sono esortati a ‘continuare ad amarsi gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio’, dal momento che Geova ne è la Fonte. “Chiunque ama è stato generato da Dio [quale persona generata dallo spirito] e acquista la conoscenza di Dio”, poiché viene a conoscere le qualità e i propositi di Geova e il modo in cui esprime amore. Oggi anche la “grande folla” di “altre pecore” ha ottenuto questa “conoscenza di Dio”.
4 Conoscere Dio significa apprezzarne veramente le qualità, amarlo pienamente e restare fedeli a lui quale nostro Sovrano. Ma “chi non ama non ha conosciuto Dio”. Coloro che non mostrano amore cristiano non hanno “conosciuto Dio, perché Dio è amore”. Sì, l’amore è la qualità principale di Geova ed è evidente nei provvedimenti spirituali e materiali che ha preso per l’umanità.
5. Qual è la massima prova del fatto che “Dio è amore”?
5 Viene poi ricordata la massima dimostrazione del fatto che “Dio è amore”. (Leggi I Giovanni 4:9, 10). Giovanni dice: “Da questo l’amore di Dio fu reso manifesto nel nostro caso [in quanto peccatori meritevoli di morte], perché Dio mandò il suo unigenito Figlio nel mondo affinché ottenessimo la vita per mezzo di lui”. Gesù è l’“unigenito Figlio” di Geova Dio, dal momento che è la Sua unica creazione diretta. (Giovanni 1:1-3, 14; Colossesi 1:13-16) Gesù ‘fu mandato nel mondo’ nel senso che divenne un essere umano, svolse il suo ministero pubblico e morì infine di una morte di sacrificio. (Giovanni 11:27; 12:46) Per ‘ottenere la vita per mezzo di lui’ — nei cieli o sulla terra — bisogna riporre fede nel valore del suo sacrificio di riscatto.
6. Cosa fece Dio mentre noi eravamo ancora peccatori e non lo amavamo?
6 Eravamo ancora peccatori e non amavamo Dio quando “egli amò noi e mandò il suo Figlio come sacrificio propiziatorio per i nostri peccati”. Il sacrificio di Cristo ci ha consentito di ristabilire buoni rapporti con Dio. (Romani 3:24, 25; Ebrei 2:17) Apprezzate questa suprema manifestazione di amore immeritato da parte del nostro Padre celeste?
7. (a) Poiché non possiamo dire di amare Geova perché lo abbiamo visto, come possiamo mostrare che lo amiamo? (b) Cosa indica il fatto che mostriamo amore fraterno?
7 L’amore mostratoci da Dio dovrebbe influire sul nostro atteggiamento nei confronti degli altri. (Leggi I Giovanni 4:11-13). Poiché egli ci amò mentre eravamo ancora peccatori, noi “abbiamo l’obbligo di amarci gli uni gli altri”. Fra gli esseri umani “nessuno ha mai visto Dio”. Perciò non possiamo dire che amiamo Geova perché l’abbiamo visto. (Esodo 33:20; Giovanni 1:18; 4:24) Se esprimiamo amore, comunque, diamo prova di amare la Fonte di questa qualità. Il nostro amore fraterno dimostra che “Dio rimane in noi e il suo amore è in noi reso perfetto”, cioè raggiunge la sua piena espressione. Noi sappiamo di rimanere ‘uniti a’ Geova, “perché egli ci ha impartito il suo spirito”. Che manifestiamo amore fraterno indica che lo spirito di Geova opera in noi, dal momento che l’amore ne è un frutto. (Galati 5:22, 23) Questo dimostra che conosciamo Dio e abbiamo la sua approvazione.
8. Cos’altro prova che siamo ‘uniti a Dio’?
8 Esiste un’altra prova che siamo ‘uniti a Dio’. (Leggi I Giovanni 4:14-16a). Avendo “visto” le cose che aveva fatto Gesù mentre era sulla terra e quanto aveva sofferto per l’umanità, Giovanni poté ‘rendere testimonianza che il Padre ha mandato il suo Figlio come Salvatore del mondo’ dell’umanità peccatrice. (Giovanni 4:42; 12:47) Per di più, ‘Dio rimane unito a noi e noi a lui’, se riconosciamo sinceramente che Gesù Cristo è suo Figlio. Questo significa che dobbiamo esercitare fede e testimoniare pubblicamente che Gesù è il Figlio di Dio. (Giovanni 3:36; Romani 10:10) La nostra fiducia nell’“amore che Dio ha nel nostro caso” è un’ulteriore prova del fatto che noi siamo uniti a Geova sia che facciamo parte dell’unto rimanente o delle “altre pecore”.
9. (a) In che senso l’amore per Dio può essere “reso perfetto”, e che effetto ha questo sulla nostra relazione con altri? (b) Cosa favorisce l’amore “perfetto”?
9 Giovanni successivamente spiega che l’amore può essere “reso perfetto”. (Leggi I Giovanni 4:16b, 17). Ci viene rammentato che “Dio è amore”. Siccome ‘rimaniamo nell’amore’ mostrando di avere questo frutto dello spirito di Geova, ‘rimaniamo uniti a Dio’. Se l’amore per Geova “è stato reso perfetto” nel nostro caso, dal momento che glielo mostriamo in modo pieno, ameremo i nostri compagni di fede. (Confronta versetto 12). L’amore “perfetto”, inoltre, favorisce la “libertà di parola” nel rivolgersi a Dio in preghiera sia ora che “nel giorno del giudizio” collegato con la presenza di Cristo. Coloro che mostrano tale amore non hanno motivo di temere un giudizio sfavorevole da parte di Dio. Se mostriamo di avere amore, in questo senso “quale [Gesù] è, tali siamo anche noi in questo mondo”. Certo, gli assomigliamo avendo l’approvazione di Dio quali suoi figli in questo mondo dell’umanità allontanatosi da Dio.
10. Cosa non provano coloro in cui l’amore è stato reso “perfetto”?
10 Coloro nei quali l’amore è stato reso “perfetto” non provano quel timore che impedisce di pregare. (Leggi I Giovanni 4:18, 19). “Il timore esercita una restrizione” che ci farebbe trattenere dal rivolgerci liberamente a Geova. Perciò se proviamo questo timore, ‘non siamo stati resi perfetti nell’amore’. Ma se siamo stati ‘resi perfetti nell’amore’, questa qualità riempirà il nostro cuore, ci spingerà a compiere la volontà divina e ci indurrà a restare vicini al nostro Padre celeste mediante la preghiera. Abbiamo indubbiamente validi motivi per amare Geova e per rivolgerci a lui in preghiera poiché, come dice Giovanni, ‘amiamo, perché Dio per primo amò noi’.
11. Perché è ragionevole ubbidire al comando: “Chi ama Dio dovrebbe amare anche il suo fratello”?
11 Naturalmente non basta soltanto dire che amiamo Dio. (Leggi I Giovanni 4:20, 21). Chiunque dice: “Io amo Dio” e al tempo stesso odia un suo fratello spirituale “è bugiardo”. Dato che possiamo vedere il nostro fratello e osservarne le buone caratteristiche, dovrebbe essere più facile mostrare amore nei suoi confronti che verso un Dio invisibile. In effetti, “chi non ama il suo fratello, che ha visto, non può amare Dio, che non ha visto”. Perciò, è ragionevole ubbidire a questo “comandamento”: “Chi ama Dio dovrebbe amare anche il suo fratello”.
Chi è che vince il mondo?
12. Se amiamo Dio, a chi dovremmo pure mostrare amore?
12 Giovanni poi indica cosa vuole realmente dire amare Dio. (Leggi I Giovanni 5:1-5). In primo luogo, l’apostolo fa notare che “chiunque crede che Gesù è il Cristo” (il Messia o Unto di Geova) “è stato generato da Dio”, cioè Geova lo ha generato mediante lo spirito. Inoltre, chi ama Geova — Colui che genera — ama chiunque altro sia “stato generato da lui”. Sì, tutti gli unti figli di Dio lo amano: è giusto attendersi dunque che loro mostrino amore reciproco. Questo amore fraterno contraddistingue anche la “grande folla” di “altre pecore” che nutre speranze terrene. — Giovanni 10:16; Rivelazione 7:9.
13. (a) Perché per noi i comandamenti di Dio non sono “gravosi”? (b) In che modo ‘vinciamo il mondo’?
13 ‘Sappiamo di amare i figli di Dio quando amiamo Dio e pratichiamo i suoi comandamenti’. Sì, ‘l’amore di Dio significa che osserviamo i suoi comandamenti’. Poiché amiamo Dio e la giustizia, siamo lieti di osservare i suoi comandamenti. Giovanni dice che per noi tali comandamenti non sono “gravosi”, “perché tutto ciò ch’è stato generato da Dio vince il mondo”. L’espressione “tutto ciò” può riferirsi alla potenza che Dio concede per ‘vincere il mondo’, vale a dire per trionfare sulla società umana ingiusta e sui suoi tentativi di farci violare i comandamenti di Geova. (Giovanni 16:33) “La vittoria che ha vinto il mondo” è “la nostra fede” in Dio, nella sua Parola e in suo Figlio. Se abbiamo “fede che Gesù è il Figlio di Dio”, ‘vinciamo il mondo’ respingendone l’errato modo di pensare e le vie immorali e osservando i comandamenti di Dio.
14. (a) In che senso Gesù venne “per mezzo dell’acqua”? (b) Come mostrò Gesù di essere il Figlio di Dio “col sangue”? (c) In che modo lo spirito santo ‘rende testimonianza’ riguardo a Gesù Cristo?
14 Poiché la fede è tanto importante per riuscire a ‘vincere il mondo’, Giovanni indica quali prove hanno fornito sul conto di Cristo ‘tre che rendono testimonianza’. (Leggi I Giovanni 5:6-8). Giovanni, in primo luogo, dice che Gesù “venne per mezzo dell’acqua”. Allorché Gesù fu battezzato in acqua per simboleggiare il fatto che si presentava a Geova Dio, questi dichiarò: “Questo è il mio Figlio, il diletto, che io ho approvato”. (Matteo 3:17) Cristo inoltre dimostrò di essere il Figlio di Dio “col sangue” che versò come riscatto alla sua morte. (I Timoteo 2:5, 6) Ancora, dice Giovanni, “lo spirito [santo] è quello che rende testimonianza, perché lo spirito è la verità”. La discesa dello spirito su Gesù all’epoca del suo battesimo provava che lui era il Figlio di Dio. (Matteo 3:16; Giovanni 1:29-34) Lo spirito di Geova consentì a Gesù di portare a termine il suo incarico e di compiere opere potenti. (Giovanni 10:37, 38; Atti 10:38) Mediante lo spirito, Dio provocò tenebre anormali, un terremoto e lo squarcio della cortina del tempio allorché Gesù morì; mediante il medesimo spirito Dio poi lo risuscitò. — Matteo 27:45-54.
15. Quali sono i ‘tre che rendono testimonianza’?
15 Pertanto “tre sono quelli che rendono testimonianza” al fatto che Gesù è il Figlio di Dio: (1) lo spirito santo, (2) l’acqua del battesimo di Gesù e quello che rappresentava (la presentazione di Gesù a Geova) e (3) il sangue che versò alla sua morte come riscatto. Questi tre “sono concordi” nel dimostrare che Gesù è il Figlio di Dio, nel quale dobbiamo riporre vera fede se vogliamo ricevere la vita eterna. — Confronta Deuteronomio 19:15.
La testimonianza di Dio
16. In che modo Geova ha reso testimonianza riguardo a Gesù?
16 Dio stesso ha reso testimonianza riguardo a suo Figlio. (Leggi I Giovanni 5:9-12). Se, come facciamo durante una normale conversazione con altri o in un tribunale, “riceviamo [accettandola per vera] la testimonianza che danno gli uomini [imperfetti], la testimonianza che dà Dio è più grande”. (Giovanni 8:17, 18) Poiché ‘Dio non può mentire’, possiamo riporre assoluta fiducia nella ‘testimonianza che ha reso riguardo al suo Figlio’, e Geova ha detto che Gesù Cristo è suo Figlio. (Tito 1:2; Matteo 3:17; 17:5) Inoltre, Dio sosteneva la testimonianza resa dagli altri “tre”: il Suo spirito santo, l’acqua del battesimo di Gesù e il sangue sparso di Cristo.
17. Qual è l’unico modo in cui è possibile salvarsi?
17 “La persona che ripone fede nel Figlio di Dio ha la testimonianza data nel proprio caso”, o “in se stesso”, perché tutte le prove lo convincono che Gesù è il Figlio di Dio. Invece “la persona che non ha fede in Dio”, non considerando attendibile la Sua testimonianza a favore del Figlio, fa passare Geova per bugiardo. Naturalmente, la sostanza della testimonianza data è “che Dio ci diede la vita eterna, e questa vita è nel suo Figlio”. Solo riponendo fede in Gesù quale Figlio di Dio è possibile ottenere la salvezza che porta alla vita eterna. (Giovanni 11:25, 26; 14:6; 17:1-3) Perciò “chi ha il Figlio”, in quanto crede in lui, ha l’immeritato dono della vita eterna. (Giovanni 20:31) “Questa vita”, però, non l’avrà chi non ripone fede in Gesù quale Figlio di Dio.
La preghiera è efficace!
18. Perché Giovanni ha scritto “queste cose”?
18 Giovanni passa poi a spiegare l’obiettivo di fondo della sua lettera e parla della preghiera. (Leggi I Giovanni 5:13-15). Ha scritto “queste cose”, affinché si sappia ‘che abbiamo vita eterna’. Abbiamo questa convinzione perché riponiamo fede nel “nome” del Figlio di Dio. (Confronta I Giovanni 3:23). Gli apostati, che non sono della nostra sorta, non possono distruggere questa fede. — I Giovanni 2:18, 19.
19. (a) In base a quanto dice I Giovanni 5:14, 15, quale “fiducia” abbiamo nei confronti di Dio? (b) Quali sono alcune cose per cui è giusto pregare?
19 Nei confronti di Dio abbiamo “fiducia”, o “franchezza”, che qualsiasi cosa gli chiediamo in preghiera “secondo la sua volontà, egli ci ascolta”. È giusto pregare per cose come la santificazione del nome di Geova, per ricevere lo spirito e la sapienza di Dio, e per essere liberati dal malvagio. (Matteo 6:9, 13; Luca 11:13; Giacomo 1:5-8) Inoltre “sappiamo che avremo le cose chieste giacché le abbiamo chieste a lui”, l’“Uditore di preghiera”. — Salmo 65:2.
20, 21. (a) Che cos’è “un peccato che non incorre nella morte”? (b) Perché è sbagliato pregare riguardo a “un peccato che incorre nella morte”?
20 Giovanni in seguito parla della preghiera e di due tipi di peccato. (Leggi I Giovanni 5:16, 17). “Un peccato che non incorre nella morte” non è intenzionale e non sarebbe sbagliato pregare perché il trasgressore pentito venga perdonato. (Atti 2:36-38; 3:19; Giacomo 5:13-18) Sarebbe sbagliato, invece, pregare riguardo a “un peccato che incorre nella morte” poiché questo è un peccato intenzionale contro lo spirito santo, per il quale il perdono è impossibile. (Matteo 12:22-32; Ebrei 6:4-6; 10:26-31) Coloro che commettono questo peccato vanno nella Geenna, subiscono la distruzione eterna nella “seconda morte”. (Rivelazione 21:8; Matteo 23:15) Così, anche se è vero che il Giudice ultimo è Geova, non vogliamo correre il rischio di dispiacergli pregando per un peccatore che, in base a quanto si può vedere, è colpevole di un intenzionale “peccato che incorre nella morte”.
21 Pertanto “se uno [in particolare un anziano unto dallo spirito] scorge il suo fratello peccare di un peccato che non incorre nella morte [“la seconda morte”], chiederà, e [Dio] darà la vita [al peccatore]”, salvandolo dalla distruzione eterna. Ovviamente, “ogni ingiustizia è peccato”, significa mancare il bersaglio per quel che concerne le giuste norme di Dio. Ma “vi è un peccato che non incorre nella morte”, poiché è dovuto alla nostra imperfezione, noi ce ne pentiamo e il peccato viene espiato dal sacrificio di Cristo.
Punti salienti della lettera di Giovanni
22. Chi “non fa presa” sul cristiano leale, e questi cosa può richiedere con fiducia in preghiera?
22 Giovanni infine riassume gli aspetti essenziali della sua lettera. (Leggi I Giovanni 5:18-21). Chiunque è stato ‘generato da Dio’, come cristiano unto dallo spirito, “non pratica il peccato”. Gesù Cristo, “Colui ch’è stato generato da Dio” per mezzo dello spirito santo, “vigila su lui, e il malvagio [Satana] non fa presa su di lui”. Questo leale cristiano unto può pregare con fiducia di essere liberato dal malvagio e può, grazie al “grande scudo della fede”, proteggersi dai danni spirituali causati dai “dardi infuocati” di Satana. — Matteo 6:13; Efesini 6:16.
23. In che senso “tutto il mondo giace nella potenza del malvagio”?
23 Siccome hanno la prova di essere figli spirituali di Dio, gli unti possono dire: “Noi sappiamo d’avere origine da Dio”. Il fatto che ripongono fede in Cristo e che non praticano il peccato, attesta che sono figli di Dio sui quali Satana non ha potuto ‘far presa’. “Ma tutto il mondo [l’ingiusta società umana] giace nella potenza del malvagio”, Satana il Diavolo. (Efesini 2:1, 2; Rivelazione 12:9) Il mondo è sottoposto alla malvagia influenza e al dominio di Satana, ma non fa alcuno sforzo per svincolarsene e compiere la volontà di Dio.
24. A quale scopo Gesù “ci ha dato la capacità intellettuale”?
24 Certi falsi insegnanti sostenevano che Cristo non fosse venuto nella carne. (II Giovanni 7) Ma le prove riportate in questa lettera consentono a Giovanni di dire: “Sappiamo che il Figlio di Dio è venuto”. (I Giovanni 1:1-4; 5:5-8) Inoltre, Gesù “ci ha dato la capacità intellettuale”, o “la facoltà mentale”, per poter “acquistare la conoscenza del Vero”, per poter comprendere progressivamente Dio. (Matteo 11:27) Così “noi siamo uniti al Vero [Geova Dio], per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo”. — Confronta Giovanni 17:20, 21.
25. Quali cristiani, come possiamo mettere in pratica il consiglio che si trova in I Giovanni 5:21?
25 Coloro che sono uniti al vero Dio, Geova — che facciano parte dell’unto rimanente o delle “altre pecore” — vogliono piacergli sotto ogni aspetto. Ma gli allettamenti a commettere idolatria esistevano nel I secolo come esistono oggi. Perciò Giovanni conclude opportunamente la sua lettera con questo paterno consiglio: “Figliuoletti, guardatevi dagli idoli”. Poiché siamo cristiani, non ci inchiniamo davanti a immagini. (Esodo 20:4-6) Sappiamo poi che sarebbe sbagliato mettere noi stessi, i piaceri o qualsiasi altra cosa al posto di Dio. (II Timoteo 3:1, 2, 4) Poiché siamo dedicati a Lui, inoltre, non possiamo adorare la politica “bestia selvaggia” e la sua “immagine”. (Rivelazione 13:14-18; 14:9-12) Perciò, allo scopo di piacere al nostro Padre celeste e di ricevere il suo dono della vita eterna, ci sia consentito di respingere con decisione qualsiasi forma di idolatria, non permettendo mai che ciò distrugga la nostra preziosa relazione con Geova tramite Gesù Cristo.
Un aiuto costante
26. Quali sono alcuni aspetti salienti di Primo Giovanni?
26 La prima lettera ispirata di Giovanni aiutò i cristiani del I secolo a evitare l’idolatria. Consentì loro di respingere le menzogne degli apostati: oggi serve a uno scopo analogo. Dimostra, ad esempio, che Gesù Cristo è vissuto come uomo ed è morto quale “sacrificio propiziatorio” per i peccati. La lettera identifica “l’anticristo” e spiega quale differenza c’è tra i figli di Dio e quelli del Diavolo. Indica come si possono mettere alla prova le “espressioni ispirate” per vedere se hanno origine da Geova o no. Inoltre, le parole di Giovanni ci convincono del fatto che “Dio è amore”, che la vera fede vince il mondo e che Geova ascolta le preghiere dei suoi testimoni leali.
27. In quali modi la prima lettera ispirata di Giovanni ci può essere di aiuto?
27 Visti gli allettamenti di questo mondo, quant’è saggio continuare a tener presente l’avvertimento di Giovanni contro il pericolo di amare il mondo! Se divergenze personali dovessero rendere tesi i nostri rapporti con qualche conservo, le parole dell’apostolo ci ricordano che possiamo dar prova di amare Dio mostrando amore fraterno. Grazie all’aiuto divino e mettendo in pratica i consigli dati da Giovanni, possiamo evitare di praticare il peccato e conservare la fede che vince il mondo. Mostriamo quindi la nostra gratitudine per questa lettera ispirata, mentre continuiamo a camminare nella luce divina e a vivere come figli di Dio e mostriamo sempre amore e fede alla gloria del nostro Padre celeste, Geova.
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Mostrate sempre amore e fedeLa Torre di Guardia 1986 | 15 luglio
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[Immagine a pagina 25]
Lo spirito santo, l’acqua del battesimo di Gesù, il suo sangue sparso e Geova stesso resero testimonianza al fatto che Gesù Cristo è il Figlio di Dio
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