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  • Camminate come compagni d’opera nella verità
    La Torre di Guardia 1991 | 15 aprile
    • La seconda e la terza lettera ispirata dell’apostolo Giovanni parlano di “camminare nella verità”. (2 Giovanni 4; 3 Giovanni 3, 4)

  • Camminate come compagni d’opera nella verità
    La Torre di Guardia 1991 | 15 aprile
    • È probabile che entrambe le lettere siano state scritte a Efeso o nelle vicinanze verso il 98 E.V. Il loro contenuto, comunque, può essere utile agli odierni servitori di Geova.

      Secondo Giovanni dà risalto alla verità

      Secondo Giovanni per prima cosa dava risalto alla verità e all’amore e metteva in guardia contro “l’anticristo”. (Versetti 1-7) La lettera era indirizzata alla “signora eletta”, forse una singola persona. Se invece era indirizzata a una congregazione, i “figli” di lei erano cristiani generati dallo spirito ‘eletti’ da Dio per la vita celeste. (Romani 8:16, 17; Filippesi 3:12-14) Giovanni si rallegrava del fatto che alcuni ‘camminavano nella verità’ e si opponevano all’apostasia. Tuttavia, dovevano stare in guardia contro “l’anticristo”, il quale nega che Gesù venne nella carne. Oggi i testimoni di Geova prestano attenzione a questi avvertimenti contro l’apostasia.

      Giovanni diede poi consigli su come trattare gli apostati e concluse con un augurio personale e dei saluti. (Versetti 8-13) Sia lui che altri avevano faticato, ad esempio predicando, e avevano portato frutto in quanto i destinatari della lettera si erano convertiti. Questi ultimi, però, avrebbero ‘ottenuto una piena ricompensa’, la quale evidentemente comprendeva anche la “corona” celeste riservata agli unti fedeli, solo se ‘avessero prestato attenzione’ alla propria spiritualità. (2 Timoteo 4:7, 8) Se veniva da loro qualcuno che ‘non rimaneva nell’insegnamento del Cristo’, non dovevano ‘riceverlo in casa né rivolgergli un saluto’, per non divenire complici delle sue “opere malvage”. Dopo aver espresso la speranza di venire di persona a parlare con questi compagni di fede, Giovanni concluse con dei saluti.

  • Camminate come compagni d’opera nella verità
    La Torre di Guardia 1991 | 15 aprile
    • [Riquadro/Immagine a pagina 30]

      Con carta, penna e inchiostro: Giovanni desiderava far visita alla “signora eletta” e ai suoi “figli” anziché scrivere loro molte cose “con carta e inchiostro”. E anziché continuare a scrivere a Gaio “con inchiostro e penna”, l’apostolo sperava di vedere presto anche lui. (2 Giovanni 1, 12; 3 Giovanni 1, 13, 14) La parola greca tradotta “penna” (kàlamos) indica una canna, o calamo, e si può tradurre letteralmente “canna da scrivere”. Greci e romani usavano una penna di canna appuntita con una fessura longitudinale, come le penne d’oca d’epoca posteriore. Il termine greco mèlan, tradotto “inchiostro”, deriva dall’aggettivo mèlas, che significa “nero”. Negli inchiostri più antichi il pigmento nero era costituito da sostanze carboniose: nerofumo ottenuto dalla combustione di olio o legna, oppure carbone cristallino di origine animale o vegetale. L’inchiostro in genere era conservato allo stato solido in pani o tavolette che lo scriba inumidiva quando applicava l’inchiostro al pennello o alla cannuccia. A quei tempi la carta era un sottile materiale scrittorio in fogli ottenuto da strisce di papiro. I primi cristiani usarono tale carta per scrivere lettere, rotoli e codici.

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