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  • Parte XIV: Dal 622 E.V. in poi Sottomissione alla volontà di Dio

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  • Parte XIV: Dal 622 E.V. in poi Sottomissione alla volontà di Dio
  • Svegliatevi! 1989
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  • Il principale profeta dell’islam
  • Non è solo una religione
  • Come una meteora che presto si esaurisce
  • Prove di disunione?
  • Islām: La via di Dio mediante la sottomissione
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Svegliatevi! 1989
g89 22/7 pp. 21-24

Il futuro della religione alla luce del suo passato

Parte XIV: Dal 622 E.V. in poi

Sottomissione alla volontà di Dio

“Di tali profeti abbiamo preferito alcuni ad altri”. Al-Baqara (sura II), versetto 254, dal Coranoa

CHI crede in un Dio onnipotente e amorevole riconosce che è saggio sottomettersi alla sua volontà. Apprezza la guida che Egli ha provveduto attraverso profeti ai quali è stata affidata la conoscenza divina. Alcuni di questi profeti sono accettati da più di una delle grandi religioni del mondo. Per esempio, quasi 800 milioni di seguaci dell’islam considerano personaggi giudeo-cristiani come Adamo, Noè, Abraamo, Mosè, Davide e Gesù tra i maggiori profeti di Allah. Ma credono che un settimo — il profeta Maometto — sia stato preferito a tutti gli altri.

Il nome islam è degno di nota, dato che significa sottomissione o abbandono: in questo contesto, alla legge e alla volontà di Allah. Chi segue questa via della sottomissione o dell’abbandono è detto “musulmano”, il participio attivo della parola islam. Colui al quale i musulmani devono essere sottomessi è Allah. Considerato un nome personale, Allah è una contrazione di Al-Ilah, parole arabe che significano “Il Dio”. Il nome compare nel Corano circa 2.700 volte.

Il principale profeta dell’islam

Maometto (Muhammad bin Abd Allah [figlio di Abd Allah]), il fondatore dell’islam, nacque alla Mecca, in Arabia Saudita, verso il 570 E.V. Egli non era soddisfatto delle credenze e dei riti politeistici locali. Evidentemente non sentiva nessuna affinità neppure per il giudaismo o il cristianesimo. H. M. Baagil, uno scrittore musulmano, spiega: “Essendosi il cristianesimo allontanato di un bel po’ dagli insegnamenti originari di Gesù, Allah inviò allora, come parte del Suo piano originario, il Suo ultimo Profeta, Maometto, per rimettere ordine in tutte le cose che erano state cambiate”.

Maometto diede ai rituali e ai riti un sapore arabo. Gerusalemme e il suo tempio furono sostituiti dalla Mecca e dal suo santuario sacro, la Ka‛ba. Il sabato degli ebrei e la domenica dei cristiani furono sostituiti dal venerdì come giorno di preghiera collettiva. E invece di Mosè o di Gesù, fu Maometto ad essere ora considerato dai musulmani il principale profeta di Dio.

Verso i quarant’anni, Maometto dichiarò d’essere stato chiamato per essere il profeta di Dio. Dapprima parlò delle sue credenze a parenti e amici, facendosi a poco a poco un seguito. L’inizio effettivo dell’era islamica si pone nel 622 E.V., quando Maometto emigrò dalla Mecca a Medina, avvenimento chiamato higra, che in arabo significa “emigrazione”, “egira” in italiano. La datazione islamica, perciò, parte dall’anno dell’egira (anno della fuga).

Maometto cercò di far accettare agli ebrei di Medina la sua nuova religione e il suo ruolo di profeta. Ma l’opera di persuasione fallì. Essi gli fecero opposizione e complottarono con i suoi nemici sia alla Mecca che a Medina. Successivamente i principali gruppi di ebrei furono cacciati, e una tribù, quella dei quraish, fu distrutta, essendo gli uomini giustiziati e le loro mogli e i loro figli venduti schiavi.

Infine, la Mecca fu presa pacificamente nell’anno 8 dell’egira (630 E.V.), come la maggior parte della Penisola Arabica. Alcuni decenni dopo la morte di Maometto, la controversia sorta in merito alla successione portò a lotte civili di tali proporzioni che, per reazione, la comunità adottò un atteggiamento quasi accomodante verso le idee e i gruppi non islamici.

Non è solo una religione

L’islam è un modo assoluto di vivere, che include lo Stato, le sue leggi, le sue istituzioni sociali e la sua cultura, per cui non è solo una religione. Questo spiega perché il libro Early Islam dice che per oltre 600 anni “l’islam fu la religione più provocatoria del mondo, la sua più potente forza politica e la sua cultura più vitale”.

In effetti, a un secolo dalla morte di Maometto, un impero arabo, più grande di quello che era stato l’impero romano al suo apogeo, si estendeva dall’India attraverso tutta l’Africa settentrionale fino alla Spagna, contribuendo alla diffusione di invenzioni che arricchirono la civiltà occidentale. Notevoli sono i suoi apporti nei seguenti campi: diritto, matematica, astronomia, storia, letteratura, geografia, filosofia, architettura, medicina, musica e scienze sociali.

Come una meteora che presto si esaurisce

“Le conquiste arabe furono il diretto risultato della predicazione di Maometto”, dice il Collins Atlas of World History. Naturalmente anche altri fattori contribuirono all’espansione dell’islam. Per esempio, i conflitti religiosi tra cristiani di Bisanzio e zoroastriani della Persia impedirono agli uni e agli altri di scorgere l’avanzata araba.

Il tentativo di tenere insieme un impero così esteso per mezzo della religione non era una cosa nuova. Ma “i musulmani erano convinti di possedere nel Corano la finale e incontrovertibile enunciazione della verità”, spiega lo scrittore Desmond Stewart. Divennero soddisfatti di sé, “credendo che tutto ciò che valeva la pena di conoscere si conoscesse già e che le idee dei non musulmani non contassero nulla”. Ai cambiamenti fu opposta un’“ostinata resistenza”.

Perciò, nell’XI secolo, l’impero era già in declino. Stewart lo paragona a “una meteora che attraversa in un baleno il cielo notturno . . . esaurendo subito la propria vitalità”. Pertanto questa religione, che aveva creato un senso di fratellanza e offerto un modo relativamente facile per accostarsi personalmente a Dio, contribuì in effetti alla decadenza dell’impero che un tempo aveva aiutato a creare. Così rapida com’era stata la sua ascesa, altrettanto improvvisa fu la sua fine. L’impero era morto, ma la sua religione continuò a vivere.b

La vera sottomissione include l’ubbidienza a Dio, alle sue leggi e ai suoi rappresentanti. Maometto riuscì a unire le tribù arabe dell’Arabia, fondando una comunità islamica (Umma) incentrata su di lui e sul Corano. Era uno stato religioso in cui la sottomissione li rendeva fratelli sotto un solo capo. L’islam consentiva l’impiego della spada per combattere i nemici delle tribù arabe. Questa spada servì a espandere il loro impero e la loro religione. Quando Maometto morì, sorsero aspre divergenze. Erano in primo luogo di natura politica, essendo sorte in merito alla scelta di un khalifa, un califfo, un capo. Molti furono indotti a usare la spada contro i propri fratelli. La fusione tra religione e governo contribuì a dividere la comunità. La “sottomissione” non poté unire il popolo sotto un solo capo.

Secondo la tradizione, lo stesso Maometto aveva previsto che si sarebbero formate 72 sette eretiche dell’islam. Ma oggi alcuni esperti parlano di diverse centinaia.

Le due maggiori divisioni sono gli sciiti e i sunniti. Ciascuna, tuttavia, ha numerose suddivisioni. Ogni 100 musulmani, circa 83 sono sunniti e circa 15 sciiti. Gli altri appartengono a vari gruppi settari molto diversi come i drusi, i musulmani neri e gli abangan dell’Indonesia, che mischiano l’islam con buddismo, induismo e religioni locali.

Una caratteristica della minoranza sciita è la credenza che la religione e il Corano abbiano significati esoterici, o nascosti. Ma in effetti fu in merito alla questione della successione che ebbe luogo lo scisma sciita. Gli sciiti (parola che significa “partigiani”, in riferimento ai “partigiani di Alì”) seguono una dottrina detta legittimismo, asserendo che il diritto di governare spetti solo ad Alì, cugino e genero di Maometto, e ai discendenti di Alì.

Alì e i suoi discendenti erano imam, capi investiti di autorità spirituale assoluta. C’è disaccordo sul numero degli imam che sono esistiti, ma il gruppo sciita più numeroso, gli sciiti duodecimani, crede che ce ne siano stati 12. Nell’878 E.V. il 12º imam divenne “nascosto”, cioè scomparve, dopo aver promesso che alla fine del mondo sarebbe tornato per stabilire un governo islamico giusto.

I musulmani sciiti commemorano annualmente il martirio di Hasan, nipote di Maometto. Lo scrittore Rahman fa questi commenti: “Alimentato sin dall’infanzia con tali rappresentazioni di questo evento, il musulmano sciita svilupperà probabilmente un acuto senso della tragedia e dell’ingiustizia che lo porterà a un ideale di martirio”.

Prove di disunione?

“L’introduzione della filosofia e della logica greca nel IX secolo”, osserva The Columbia History of the World, “diede luogo a una particolare filosofia islamica (falsafa) che ebbe un influsso di vasta portata sulla visione razionalistica e teologica dell’islam. . . . Col passar del tempo l’islam stesso, come religione e come modo di vivere, subì profondi cambiamenti che ne compromisero l’unità”.

Per esempio, il sufismo, termine occidentale per indicare il misticismo islamico, emerse nell’VIII e nel IX secolo e si sviluppò rapidamente diventando un movimento religioso di massa. Nel XII secolo, gli ordini, o fratellanze, sufici, erano molto diffusi. Il monastero sufico cominciò quasi a eclissare per importanza la moschea. Tra le pratiche che si ritrovano nel sufismo vi sono l’autoipnotismo provocato con tecniche di concentrazione o con danze frenetiche, il salmodiare formule, la credenza nei miracoli e l’adorazione dei santi.

I sufi scesero a patti con le usanze e le credenze locali. I turchi conservarono le loro pratiche sciamaniche, gli africani i loro stregoni, gli indiani i loro santi e le loro divinità indù e preindù e gli indonesiani — come dice la New Encyclopædia Britannica — la loro “visione preislamica del mondo sotto una patina di pratiche islamiche”.

Una nota setta sviluppatasi più recentemente è il bahaismo, nato in Iran dall’islam sciita verso la metà del XIX secolo. Un’altra è una setta sunnita chiamata ahmadiyyah, sviluppatasi alla fine del XIX secolo in India, quando Mirza Ghulam Ahmad, autonominatosi profeta, dichiarò d’essere una manifestazione di Maometto, il Gesù ritornato e un’incarnazione della divinità indù Krishna. Insegnò che Gesù, dopo essere scampato alla morte sul Golgota, fuggì in India, dove si mantenne attivo fino alla sua morte avvenuta quando aveva 120 anni.

Nel suo commento al Corano, lo scrittore musulmano S. Abul A‘la Maududi dice: “Al tempo della rivelazione di Al-Baqara [la sura citata in apertura d’articolo], avevano cominciato a manifestarsi ipocriti di ogni sorta”. Tra questi c’erano “‘musulmani’, munafiq (ipocriti) . . . i quali erano convinti nella loro mente che l’islam era la verità ma non avevano sufficiente coraggio morale per rinunciare alle precedenti tradizioni”.

Perciò sin dall’inizio molti seguaci evidentemente non si sottomisero ad Allah nel modo inteso da Maometto. Altri però sì. Per sventare il pericolo che essi rappresentavano, la cristianità non disdegnò di ‘ricorrere alla spada’, come descriveremo nel numero dell’8 agosto.

[Note in calce]

a Versione del dott. L. Bonelli, Hoepli, 1979. La parola “Corano” significa “recitazione”.

b La diffusa idea che l’islam sia una religione strettamente araba è inesatta. La maggioranza dei musulmani odierni non è araba. L’Indonesia, il paese con il maggior numero di abitanti musulmani, ne conta 150 milioni.

[Riquadro a pagina 22]

Per aiutarvi a capire meglio l’islam

I “cinque pilastri” dell’islam richiedono che i musulmani facciano almeno una volta la pubblica professione di fede detta shahadah: “Non vi è altro Dio al di fuori di Dio e Maometto è il suo Profeta”; che dicano le preghiere cinque volte al giorno; che paghino la zakat, una tassa obbligatoria, ora di solito offerta volontariamente; che digiunino dall’alba al tramonto durante il nono mese, il Ramadan; e che facciano almeno una volta, se ne hanno le possibilità finanziarie, il hagg (pellegrinaggio) alla Mecca.

La “gihad” (“guerra santa” o “lotta santa”) è considerata un sesto pilastro dalla setta dei karigiti ma non dai musulmani in generale. Il suo scopo, dice la New Encyclopædia Britannica, “non è di convertire i singoli individui all’islām ma piuttosto di ottenere il controllo politico sugli affari collettivi delle società per governarle secondo i princìpi dell’islām”. Il Corano ammette tale “guerra santa”, dicendo: “Non uccidete l’uomo che il Dio vi ha proibito di ammazzare, a meno che ci sia una ragione valida”. — Sura XVII, versetto 33, trad. di F. Peirone, Mondadori, 1979.

Le fonti principali della dottrina e della legge islamica sono il Corano, scritto in un periodo di circa un quarto di secolo, la Sunnah (tradizioni), l’igma (consenso della comunità), e il qiyas (pensiero individuale). Il codice della legge islamica, la Shariah, che tratta tutta la vita religiosa, politica, sociale, domestica e privata dei musulmani, ricevette una forma sistematica nell’VIII e nel IX secolo.

La Mecca, Medina e Gerusalemme, in questo ordine, sono i tre luoghi più sacri dell’islam: La Mecca per il santuario della Ka‛ba, che secondo la tradizione fu costruito da Abraamo; Medina, dove si trova la moschea di Maometto; e Gerusalemme perché di lì, dice la tradizione, Maometto ascese al cielo.

[Cartina/Immagini a pagina 23]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

L’impero islamico al suo apogeo

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