Il punto di vista biblico
Qual è lo scopo della vita?
DOPO essere diventati famosi e ricchi molti hanno scoperto che il “successo” non dava loro la felicità. Mancava qualcosa nella loro vita, ma che cosa?
Alcuni sono così impegnati a guadagnarsi da vivere o a farsi un nome che non si preoccupano di sapere perché esistiamo, ma potrebbero avere una bella sorpresa una volta conseguita la meta ambita. Appena raggiunta una posizione di prestigio, la vita può improvvisamente essere noiosa e priva di un punto di riferimento se manca uno scopo nobile. Questo fu ben compreso dal ricco re Salomone: “Io, sì, io, mi volsi . . . al duro lavoro per compiere il quale avevo lavorato duramente, ed ecco, ogni cosa era vanità e un correr dietro al vento, e non c’era nulla di vantaggioso”. — Ecclesiaste 2:11.
Molti di noi sarebbero felici di realizzare anche solo una piccola parte delle imprese che questo brillante e dinamico re aveva al suo attivo. (Ecclesiaste 2:4-9) Evidentemente, però, anche oggi il successo personale “non ha molto a che fare con la felicità in generale”, secondo alcuni ricercatori della Columbia University (USA). Che cosa ci vuole dunque? “Fiducia nei valori che guidano la propria vita”, secondo il loro studio, “la convinzione che la vita ha un senso”. Purtroppo sono moltissimi coloro che smettono di cercare il senso della vita e pensano invece di porre fine ai loro giorni.
Infatti, secondo un’indagine condotta nel 1987 tra studenti americani molto bravi, uno su tre era stato tormentato da pensieri di suicidio. Perché? Perché questi studenti, che in apparenza avevano successo, pensavano di non valere nulla come persone, si sentivano spinti a eccellere, oppure si sentivano isolati e soli. Sì, per essere contenti di noi stessi abbiamo bisogno di sentire che valiamo qualcosa: abbiamo bisogno di una vita significativa, di una meta superiore nella vita, o semplicemente di una buona ragione per vivere.
Esistiamo per una buona ragione
Non bisogna guardare lontano per avere la prova che la vita non esiste per caso. Soffermatevi a pensare ad alcune cose comuni: la complessità di una foglia, la nascita di un bambino, il maestoso universo. È naturale e inevitabile concludere che qualcuno fece queste cose per una ragione. “Le sue invisibili qualità, perfino la sua sempiterna potenza e Divinità, si vedono chiaramente . . . dalle cose fatte”. — Romani 1:20.
Perciò alcuni chiedono: “Perché esistiamo?” Il medico canadese William Osler toccò il punto fondamentale quando disse: “Esistiamo per arricchire il più possibile la vita, non per ricavarne il più possibile”. (Il corsivo è nostro). Un cristiano, invitato a rispondere in 25 parole o meno, ha detto: “Penso si possa dire che esistiamo per fare della terra un paradiso”.a (Genesi 1:28; 2:8, 15) Ma . . . fare un paradiso? Siamo noi uomini all’altezza di un simile compito?
Abbiamo appena incominciato!
La durata della nostra vita attuale ci permette appena di scalfire la superficie di quello per cui siamo stati fatti. Si pensi ai circa 100 miliardi di cellule nervose e altre cellule del cervello. Si calcola che il numero di connessioni che queste cellule possono stabilire fra loro sia di 10800. Questo equivale a 10700 volte il numero degli atomi dell’universo, una cifra da capogiro! Immaginate quello che riuscireste a imparare e a fare potendo viaggiare senza fretta, dedicare l’eternità a studiare le materie che vi interessano e sviluppare doti o abilità di vostra scelta. Quali possibilità di arricchimento spirituale non sfruttate esistono in ognuno di noi?
Ma se aveste risorse e tempo illimitati per sviluppare le vostre capacità, potreste evitare di annoiarvi? Sì, però dovreste comprendere, come lo comprese infine Salomone, che anche l’appagamento di se stessi finisce presto per stancare!
Il rimedio suggerito da Salomone? “Ricorda, ora, il tuo grande Creatore”, consigliò. Se no, verranno inevitabilmente i giorni in cui direte: “Non provo alcun diletto in essi”. Analogamente, Gesù disse: “C’è più felicità nel dare che nel ricevere”. — Ecclesiaste 12:1, 13; Atti 20:35.
Il segreto per essere soddisfatti
Gesù ragionò che le due cose più importanti della vita sono: primo, ‘amare Geova tuo Dio’ e, secondo, amare “il tuo prossimo come te stesso”. Questo è in armonia con ciò che sappiamo dell’interdipendenza fra la vita animale e quella vegetale. Giacché tutte queste inferiori forme di vita sono fatte per dipendere così strettamente l’una dall’altra, non è ragionevole che noi creature umane, con il nostro immenso potenziale, siamo fatte per cooperare le une con le altre e per servire la Fonte stessa della vita, Geova? — Matteo 22:37-39; Salmo 36:9.
Opere amorevoli senza fine — che cementeranno la nostra relazione con il prossimo e con Dio — faranno sì che la nostra vita abbia un senso in eterno. Il dare con gioia è il segreto per vivere una vita soddisfacente ora e nella futura “nuova terra”. — Isaia 65:17, 18.
[Nota in calce]
a Vedi il libro Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, pubblicato dalla Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania.
[Riquadro a pagina 27]
La vita eterna: una benedizione o una maledizione?
Al fisico e scrittore Robert Jastrow è stato chiesto: “La vita eterna sarebbe una benedizione o una maledizione per l’umanità?” Cos’ha risposto? “Sarebbe una benedizione per quelli che hanno una mente curiosa e un’insaziabile sete di sapere. Il pensiero di avere tutta l’eternità per assimilare informazioni sarebbe di grande conforto per loro. Ma per quelli che pensano di avere imparato tutto quello che c’è da imparare e che sono di mente chiusa, sarebbe una terribile maledizione. Non saprebbero come occupare il tempo”. — “Times-Advocate”, Escondido (California, USA), 19 febbraio 1984.
[Immagine a pagina 26]
Il cervello umano è stato fatto per essere usato in eterno