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  • Siate felici, mostrate favore agli afflitti!
    La Torre di Guardia 1986 | 15 ottobre
    • Siate felici, mostrate favore agli afflitti!

      “Chi disprezza il suo proprio prossimo pecca, ma felice è chi mostra favore agli afflitti”. — PROVERBI 14:21.

      1, 2. Cos’è accaduto a tre famiglie filippine, e questo fa sorgere quali domande?

      MENTRE i componenti di tre famiglie filippine della provincia di Pangasinan stavano assistendo a un’adunanza cristiana, un incendio fortuito distrusse completamente le loro abitazioni. Tornati a casa, si ritrovarono senza cibo e senza un tetto sotto cui dormire. Venuti a sapere del disastro, alcuni conservi cristiani immediatamente portarono loro del cibo e disposero che fossero ospitati da altri componenti della congregazione. Il mattino seguente, alcuni cristiani si presentarono sul luogo dell’incendio con bambù e altro materiale da costruzione. I vicini furono colpiti favorevolmente da un simile amore fraterno. Anche le tre famiglie ne sentirono gli effetti positivi. L’incendio aveva distrutto le loro case, ma la loro fede e le altre qualità cristiane si erano salvate, anzi erano cresciute grazie alla premura mostrata. — Matteo 6:33; confronta I Corinti 3:12-14.

      2 Non è forse vero che esperienze del genere ci incoraggiano? Rafforzano la nostra fede nella benignità umana e ancor più nella forza del vero cristianesimo. (Atti 28:2) Comprendiamo, però, le ragioni scritturali per cui bisogna ‘operare ciò che è bene verso tutti, ma specialmente verso quelli che hanno relazione con noi nella fede’? (Galati 6:10) Inoltre, in che modo potremmo fare personalmente di più in questo senso?

      Un ottimo modello per noi

      3. Di cosa possiamo essere certi per quanto riguarda la premura che Geova ci mostra?

      3 Il discepolo Giacomo ci dice: “Ogni dono buono e ogni regalo perfetto viene dall’alto”. (Giacomo 1:17) Le cose stanno proprio così; Geova infatti provvede in abbondanza al nostro benessere spirituale e materiale. Ma a cosa dà la precedenza? Alle cose spirituali. Ci ha dato, per esempio, la Bibbia perché avessimo una guida spirituale e una speranza. Questa speranza si impernia sul dono di suo Figlio, in base al cui sacrificio possiamo ottenere il perdono e avere la prospettiva della vita eterna. — Giovanni 3:16; Matteo 20:28.

      4. Da cosa si comprende che Dio si interessa anche dei nostri bisogni materiali?

      4 Geova si preoccupa anche del nostro benessere materiale. L’apostolo Paolo ragionò su questo aspetto con alcuni abitanti dell’antica Listra. Pur non essendo veri adoratori, non potevano negare che il Creatore ‘aveva fatto del bene, dandoci piogge dal cielo e stagioni fruttifere, riempiendo i nostri cuori di cibo e buon umore’. (Atti 14:15-17) Geova, per amore, soddisfa i nostri bisogni spirituali e provvede alla nostra vita fisica. Non pensate che ciò contribuisca a renderlo il “felice Iddio”? — I Timoteo 1:11.

      5. Cosa possiamo apprendere dal modo di agire di Dio verso gli antichi israeliti?

      5 Il modo di agire di Dio verso gli antichi israeliti fa vedere con quale equilibrio presta attenzione sia ai bisogni spirituali che alla condizione materiale dei suoi servitori. In primo luogo, mise a disposizione del suo popolo la Legge. I re dovevano prepararne di persona una copia e il popolo si riuniva periodicamente per ascoltarne la lettura. (Deuteronomio 17:18; 31:9-13) La Legge stabiliva che ci fosse un tabernacolo, o un tempio, e sacerdoti che offrissero sacrifici, perché il popolo potesse avere l’approvazione di Dio. Gli israeliti si riunivano regolarmente in occasione delle feste spirituali, che erano momenti salienti della loro adorazione annuale. (Deuteronomio 16:1-17) Grazie a tutto ciò, i singoli israeliti potevano essere spiritualmente ricchi agli occhi di Dio.

      6, 7. Nella Legge, in che modo Geova dava prova di preoccuparsi per i bisogni fisici degli israeliti?

      6 La Legge, tuttavia, mostrava anche che Dio si preoccupava delle circostanze materiali dei suoi servitori. Forse vi vengono subito in mente le leggi date agli israeliti relative alle norme igieniche e alle misure da prendere per limitare il diffondersi di infezioni. (Deuteronomio 14:11-21; 23:10-14) Ma non dovremmo dimenticare i particolari provvedimenti che Dio prese per aiutare i poveri e gli afflitti. A causa di cattiva salute o di un disastro, come un incendio o un’alluvione, un israelita poteva diventare povero. Nella sua stessa Legge, Geova tenne conto del fatto che non tutti sarebbero stati uguali sul piano economico. (Deuteronomio 15:11) Tuttavia, non si limitò semplicemente a provare commiserazione per i poveri e gli afflitti. Fece in modo che fossero aiutati.

      7 Come prima cosa, avrebbero avuto bisogno di cibo. Così, Dio dispose che in Israele i poveri fossero liberi di spigolare nei campi o raccogliere quanto era rimasto nelle vigne e sugli olivi. (Deuteronomio 24:19-22; Levitico 19:9, 10; 23:22) Il modo di agire di Dio non incoraggiava le persone a divenire pigre o a vivere delle elemosine altrui, se potevano lavorare. Uno spigolatore israelita doveva compiere uno sforzo, perché doveva forse lavorare ore e ore sotto il sole per raccogliere il cibo per il giorno. Non dovremmo, però, dimenticare che in questo modo Dio provvedeva premurosamente per i poveri. — Confronta Rut 2:2-7; Salmo 69:33; 102:17.

      8. (a) Cos’era esortato a fare ciascun ebreo per i propri fratelli? (Confronta Geremia 5:26, 28). (b) In che senso lo spirito che Dio esortava gli ebrei a mostrare era diverso da quello che prevale oggi?

      8 Geova ribadì il suo interessamento per gli afflitti in dichiarazioni come quelle che leggiamo in Isaia 58:6, 7. In un momento in cui alcuni boriosi israeliti osservavano un digiuno ipocrita, il profeta di Dio affermò: “Non è questo il digiuno che io scelgo? . . . Mandar liberi gli oppressi, e che rompiate ogni sbarra di giogo? Non è lo spezzare del tuo pane all’affamato, e che dovresti far venire l’afflitto, senzatetto, nella tua casa? Che, nel caso che tu dovessi vedere qualcuno nudo, lo devi coprire, e che non ti dovresti nascondere dalla tua propria carne?” Oggi, alcuni proteggono gelosamente quella che si potrebbe definire la loro ‘sfera di comodità’. Sono disposti ad aiutare chi è nel bisogno solo se questo non implica sacrifici personali o disagi per loro. Che spirito diverso veniva sottolineato dalle parole di Dio pronunciate tramite Isaia! — Vedi anche Ezechiele 18:5-9.

      9. Cosa consigliava la Legge per quanto riguarda il fare prestiti, e quale spirito incoraggiava Dio?

      9 Si poteva dimostrare la propria premura nei confronti dei fratelli israeliti poveri quando si facevano loro prestiti. Un israelita poteva aspettarsi di ricevere un certo interesse sui prestiti fatti a qualcuno che voleva mettersi in affari o ingrandire la propria attività commerciale. Geova, però, disse di non richiedere interesse sul denaro prestato a un fratello povero, perché altrimenti la sua condizione disperata l’avrebbe potuto spingere a commettere una trasgressione. (Esodo 22:25; Deuteronomio 15:7, 8, 11; 23:19, 20; Proverbi 6:30, 31) Il comportamento di Geova verso i derelitti era un modello che i suoi servitori dovevano seguire. Leggiamo anche la promessa: “Chi mostra favore al misero presta a Geova, ed Egli gli ripagherà il suo trattamento”. (Proverbi 19:17) Pensate: prestare a Geova, con l’assicurazione che egli vi ripagherà abbondantemente!

      10. Cosa potreste chiedervi dopo aver considerato l’esempio di Dio?

      10 Tutti noi dovremmo perciò chiederci: Cosa significa per me il modo in cui Dio considera e tratta gli afflitti? Ho capito il suo esempio perfetto e mi sto sforzando di imitarlo? Posso cercare di essere più simile alla Sua immagine sotto questo aspetto? — Genesi 1:26.

      Tale il Padre, tale il Figlio

      11. Come sappiamo che Gesù aveva la stessa premurosa attenzione del Padre suo? (II Corinti 8:9)

      11 Gesù Cristo ‘è il riflesso della gloria di Geova e l’esatta rappresentazione del suo stesso essere’. (Ebrei 1:3) Ci aspetteremmo, perciò, che rispecchiasse la premurosa attenzione del Padre suo per coloro che si interessano della vera adorazione. Ed è quello che fece. Gesù spiegò che la povertà che è più importante eliminare è quella spirituale: “Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale, poiché a loro appartiene il regno dei cieli”. (Matteo 5:3; confronta Luca 6:20). Inoltre Cristo disse: “Per questo sono nato e per questo son venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità”. (Giovanni 18:37) Gesù, infatti, era conosciuto primariamente come Insegnante, e non come uno che compiva miracoli o guarigioni. (Marco 10:17-21; 12:28-33) A questo riguardo notate il racconto di Marco 6:30-34. Lì leggiamo che in un’occasione Gesù aveva cercato di riservare un po’ di tempo al riposo. Poi “vide una gran folla” di persone che “erano come pecore senza pastore”. Cosa fece? “Cominciò a insegnar loro molte cose”. Certo, Gesù si prodigò per soddisfare il loro bisogno più grande: il bisogno di verità per mezzo della quale avrebbero potuto vivere per sempre. — Giovanni 4:14; 6:51.

      12. Cosa possiamo apprendere sul modo di pensare di Gesù da Marco 6:30-34 e Marco 6:35-44?

      12 Pur concentrandosi sui bisogni spirituali degli umili ebrei, Gesù non ne trascurò i bisogni materiali. Il racconto di Marco fa vedere che Gesù era pronto a soddisfare il bisogno di cibo letterale. In un primo momento, gli apostoli suggerirono di lasciare andar via quelle persone perché ‘si comprassero qualche cosa da mangiare’. Gesù non fu d’accordo. Allora gli apostoli prospettarono la possibilità di attingere denaro dal fondo che avevano con sé e usarlo per comprare del cibo. Gesù, invece, decise di compiere il famoso miracolo col quale servì a 5.000 uomini, oltre alle donne e ai bambini, un semplice pasto a base di pane e pesce. Alcuni oggi potrebbero pensare che fu facile per Gesù soddisfare i bisogni di tanta gente con un miracolo. Non dimentichiamo, però, che l’azione di Gesù scaturiva dal suo sincero interessamento. — Marco 6:35-44; Matteo 14:21.a

      13. In quali altri modi Gesù diede prova di interessarsi del benessere della gente?

      13 Nei racconti evangelici avrete probabilmente letto che la compassione di Gesù per gli sfortunati non si fermava ai poveri. Egli aiutò anche i malati e gli afflitti. (Luca 6:17-19; 17:12-19; Giovanni 5:2-9; 9:1-7) E non si limitava a guarire solo coloro che gli stavano vicino. A volte si recò dal malato per aiutarlo. — Luca 8:41-55.

      14, 15. (a) Perché possiamo essere certi che Gesù si aspettava dai suoi seguaci un interessamento simile al suo? (b) Cos’è opportuno che ci chiediamo?

      14 Tuttavia, erano solo coloro che potevano dare sollievo compiendo miracoli a preoccuparsi dei bisogni dei discepoli (o di quelli che cercavano la verità) che erano poveri e afflitti? No. Tutti i discepoli di Gesù dovevano preoccuparsene e comportarsi di conseguenza. Per esempio, Gesù rivolse questa esortazione a un ricco che voleva la vita eterna: “Vendi tutte le cose che hai e distribuiscile ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli”. (Luca 18:18-22) Inoltre suggerì: “Quando tu fai una festa, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai felice, perché essi non hanno nulla per ricompensarti. Poiché tu sarai ricompensato nella risurrezione dei giusti”. — Luca 14:13, 14.

      15 Un cristiano è un seguace di Cristo, perciò ognuno di noi dovrebbe chiedersi: Fino a che punto imito l’atteggiamento e la condotta di Gesù nei confronti dei poveri, degli afflitti, dei miseri? Posso onestamente far mie le parole di Paolo: “Divenite miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo”? — I Corinti 11:1.

      Paolo: un esempio felice

      16. Cosa stava soprattutto a cuore all’apostolo Paolo?

      16 È opportuno esaminare quello che fece Paolo a questo riguardo, perché riscontriamo che anche lui diede un ottimo esempio. Come c’era da immaginarsi, la sua principale attenzione era rivolta ai bisogni spirituali altrui. Egli era un ‘ambasciatore in sostituzione di Cristo, e come tale implorava gli altri: “Siate riconciliati con Dio”’. (II Corinti 5:20) Paolo aveva ricevuto lo specifico incarico di predicare ed edificare le congregazioni tra i non ebrei. Scrisse: “Mi era stata affidata la buona notizia per quelli che sono incirconcisi”. — Galati 2:7.

      17. Come sappiamo che Paolo si preoccupava anche delle necessità fisiche?

      17 Ma, dal momento che asseriva di imitare Cristo, Paolo si preoccupava (come Geova e Gesù) delle afflizioni fisiche o delle difficoltà dei suoi conservi? Lasciamo che sia Paolo stesso a rispondere. In Galati 2:9 proseguì dicendo: ‘Giacomo e Cefa [Pietro] e Giovanni diedero a me e a Barnaba la destra di comune partecipazione, affinché noi andassimo alle nazioni’. Poi, nel versetto immediatamente successivo, Paolo aggiunse: “Solo avremmo dovuto rammentare i poveri. Questa stessa cosa ho pure premurosamente cercato di fare”. (Galati 2:10) Paolo perciò si rendeva conto del fatto che, sebbene in quanto missionario e apostolo avesse delle responsabilità verso molte congregazioni, non poteva avere tanto da fare da non interessarsi del benessere fisico dei suoi fratelli e delle sue sorelle.

      18. Di quali “poveri” stava probabilmente parlando Paolo in Galati 2:10, e perché si doveva prestar loro attenzione?

      18 È probabile che “i poveri” di cui parlava in Galati 2:10 fossero soprattutto i cristiani ebrei di Gerusalemme e della Giudea. Tempo prima c’era stato “un mormorio da parte dei Giudei di lingua greca contro i Giudei di lingua ebraica, perché le loro vedove erano trascurate nella distribuzione” quotidiana del cibo. (Atti 6:1) Così, pur dicendo di essere un apostolo alle nazioni, Paolo fece chiaramente capire che non stava trascurando nessun componente della fratellanza cristiana. (Romani 11:13) Ben sapeva che anche la cura fisica dei fratelli rientrava nelle parole: ‘Nel corpo non vi sia divisione, ma le sue membra abbiano la stessa cura le une per le altre. E se un membro soffre, tutte le altre membra soffrono con esso’. — I Corinti 12:25, 26.

      19. Quale prova abbiamo che Paolo e altri agivano in base al loro interessamento per i poveri?

      19 Quando i cristiani di Gerusalemme e della Giudea si trovarono a soffrire a causa di povertà, carestie locali o persecuzione, alcune congregazioni lontane si mossero in loro aiuto. Naturalmente, nelle loro preghiere avranno senz’altro invocato il sostegno e il conforto di Dio sui loro fratelli bisognosi. Ma non si fermarono lì. Paolo scrisse che “quelli della Macedonia e dell’Acaia hanno avuto piacere di condividere le loro cose mediante una contribuzione per i poveri dei santi che sono in Gerusalemme”. (Romani 15:26, 27) Coloro che contribuivano finanziariamente per i loro fratelli afflitti erano “arricchiti per ogni sorta di generosità, che produce per mezzo nostro un’espressione di grazie a Dio”. (II Corinti 9:1-13) Questo non li avrebbe forse resi felici?

      20. Perché i fratelli che avevano aiutato finanziariamente i “poveri” potevano essere felici?

      20 I fratelli che avevano donato denaro ai “poveri dei santi che sono in Gerusalemme” avevano un altro motivo per essere felici. Il fatto che si preoccupavano degli afflitti li avrebbe aiutati a conseguire l’approvazione di Dio. Possiamo capirne il perché se teniamo presente che il termine greco tradotto “contribuzione” in Romani 15:26 e II Corinti 9:13 esprime il concetto di “segno di comunione, prova di unità fraterna, anche dono”. Viene usato in Ebrei 13:16, dove si legge: “Non dimenticate di fare il bene e di condividere con altri, poiché Dio si compiace di tali sacrifici”.

      Saremo felici?

      21. Per riassumere, cosa ci può rendere felici?

      21 In questa trattazione abbiamo visto che le Scritture mostrano che Geova Dio, Gesù Cristo e l’apostolo Paolo si preoccupavano degli afflitti. Abbiamo notato che tutti e tre riconoscevano che in primo luogo si doveva prestare attenzione ai bisogni spirituali. Ma è altrettanto vero che mostrarono in modi molto pratici il loro interesse per i poveri, i malati e coloro che erano stati colpiti da disgrazie. Provarono felicità offrendo aiuto pratico.

  • Non limitatevi a dire: “Riscaldatevi e saziatevi”
    La Torre di Guardia 1986 | 15 ottobre
    • Non limitatevi a dire: “Riscaldatevi e saziatevi”

      “Se . . . uno di voi dice [a fratelli che sono nel bisogno]: ‘Andate in pace, riscaldatevi e saziatevi’, ma non date loro le cose necessarie al corpo, che beneficio vi è? . . . La fede, se non ha opere, è in se stessa morta”. — GIACOMO 2:15-17.

      1. Come mai un fratello nigeriano si trovò nel bisogno?

      SI PENSA che Lebechi Okwaraocha sia nato prima del 1880, perciò è ultracentenario. Un tempo adorava il juju ereditato dai genitori nigeriani. Poi, quando era sull’ottantina, cominciò a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova. Mise in pratica quanto aveva appreso e fu battezzato. È quindi Testimone da circa 30 anni. Non molto tempo fa, dopo un violentissimo temporale, gli anziani della sua congregazione andarono a trovare lui e la moglie, una settantaduenne anglicana. Entrambi erano sconfortati: il pavimento della loro casupola col tetto di paglia era completamente allagato e non avevano parenti che potessero ospitarli o aiutarli a fare le riparazioni. Se vi foste trovati lì, cosa avreste fatto? Prima di scoprire cosa accadde, prendiamo in considerazione alcuni suggerimenti biblici.

      2. Perché ci interessiamo delle “opere eccellenti”?

      2 Cristo Gesù “diede se stesso per noi affinché . . . purificasse per sé un popolo particolarmente suo, zelante per le opere eccellenti”. (Tito 2:14) Queste opere si incentrano sulla salvifica opera di predicare il Regno. (Marco 13:10; Rivelazione 7:9, 10) Le “opere eccellenti” cristiane, comunque, non si esauriscono nell’opera, indispensabile, di predicazione, visto che Giacomo, fratellastro di Gesù, spiegò: “La forma di adorazione che è pura e incontaminata dal punto di vista del nostro Dio e Padre è questa: aver cura degli orfani e delle vedove nella loro tribolazione, e mantenersi senza macchia dal mondo”. — Giacomo 1:27.

      3, 4. Cosa possiamo apprendere da I Timoteo capitoli da 3 a 5 in merito alle “opere eccellenti”, e quali domande sorgono?

      3 Le congregazioni del I secolo si sforzavano di compiere entrambi i tipi di “opere eccellenti”. Nel terzo capitolo di I Timoteo, dopo aver specificato i requisiti dei sorveglianti e dei servitori di ministero, l’apostolo Paolo scrisse che “la congregazione dell’Iddio vivente [è] colonna e sostegno della verità”. (I Timoteo 3:1-15) Spiegò che i cristiani che si fossero attenuti a questi veraci insegnamenti, avrebbero potuto salvare loro stessi e quelli che li avrebbero ascoltati. (I Timoteo 4:16) Successivamente, Paolo menzionò l’‘opera eccellente’ di assistere materialmente le vedove fedeli che erano “senza mezzi”. — I Timoteo 5:3-5.

      4 Oltre alla nostra opera di evangelizzazione, pertanto, dovremmo prestare attenzione alle “opere eccellenti”, come quella di “aver cura degli orfani e delle vedove nella loro tribolazione”. Cosa possono fare a questo riguardo gli anziani e i servitori di ministero, dal momento che sono “quelli che prendono la direttiva”? (Ebrei 13:17) Come altri li possono assistere in questo? E cosa possiamo fare a livello personale per compiere “opere eccellenti” di questo tipo?

      Anziani che prendono un’ottima direttiva

      5. Cosa fece Paolo per affrontare un bisogno particolare, e quali riscontri trova questo oggi?

      5 Allorché sorse uno speciale bisogno in Giudea, Paolo, un anziano, prese l’iniziativa nell’organizzare un ministero di soccorso. Questo avrebbe ridotto al minimo qualsiasi confusione; si sarebbero potute ripartire le cose in maniera equa, in base ai bisogni. (I Corinti 16:1-3; Atti 6:1, 2) Anche oggi gli anziani hanno preso la direttiva nel predisporre i soccorsi dopo i disastri provocati da alluvioni, valanghe, maremoti, cicloni o terremoti, occupandosi in tal modo dell’‘interesse personale degli altri’. — Filippesi 2:3, 4.

      6. Cosa fecero gli anziani, quando si verificò un disastro in California?

      6 Nel numero di Svegliatevi! dell’8 ottobre 1986 è stato descritto un esempio di questo cristianesimo all’opera. In California, quando il cedimento di un argine provocò un’inondazione, un gruppo di anziani prese i necessari provvedimenti. Questi pastori spirituali controllarono subito che non mancasse nessun componente del loro gregge e valutarono chi poteva avere bisogno di assistenza medica, di cibo o di un alloggio. Gli anziani coordinarono i loro sforzi con la sede mondiale dei testimoni di Geova. Fu formato un comitato di soccorso e, man mano che altri Testimoni arrivavano per dare aiuto, venivano organizzate squadre per ripulire e riparare le abitazioni che avevano subìto danni. Gli anziani coordinarono anche l’acquisto e la distribuzione dei viveri. Questo fa vedere che, quando sorgono problemi eccezionali, ‘ogni discepolo è in grado di determinare, ciascuno come può’, di offrire o di fare qualcosa, ma che sarebbe saggio consultarsi con gli anziani del posto seguendone le indicazioni. — Confronta Atti 11:27-30.

      7. Anche di quali bisogni più comuni dovremmo preoccuparci?

      7 Anche se voi (che siate anziani della congregazione o no) potreste a volte offrire aiuto in caso di calamità, esistono bisogni altrettanto vitali che sono più comuni, e proprio entro la congregazione. Siccome questi bisogni forse non sono tanto appariscenti quanto quelli creati da una grossa calamità, è facile trascurarli o prestar loro poca attenzione. Ma, in realtà, i bisogni di cui si parla in Giacomo 2:15-17 sono quelli che si verificano a livello locale. Certo, è nella vostra congregazione che si può presentare la migliore opportunità per dimostrare se la vostra ‘fede ha opere o è in se stessa morta’.

      8. In che modo i sorveglianti possono mostrare saggezza nel far fronte ai bisogni della congregazione?

      8 Nel prendere la direttiva gli anziani devono sforzarsi di ‘essere saggi e avere intendimento’. (Giacomo 3:13) Essendo saggi, possono proteggere il gregge da impostori che vanno di fratello in fratello (o di congregazione in congregazione) a chiedere prestiti in denaro o a cercare “aiuto” raccontando storie false. I sorveglianti saggiamente non approvano la pigrizia, dato che la norma biblica è: “Se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi”. (II Tessalonicesi 3:10-15) Tuttavia, non è loro intenzione ‘chiudere la porta delle proprie tenere compassioni’, né indurre i fratelli a farlo. (I Giovanni 3:17) Inoltre, devono mostrare saggezza anche perché la Bibbia non contiene un elenco interminabile di regole su come assistere i bisognosi e gli afflitti. Le situazioni variano da un’epoca all’altra e da un luogo all’altro.

      9. (a) Cosa si faceva per aver cura delle vedove cristiane del I secolo? (b) Di quali forme di assistenza ci si può avvalere oggi?

      9 In I Timoteo 5:3-10, ad esempio, l’apostolo Paolo parla delle vedove meritevoli che sono state ‘lasciate senza mezzi’. La responsabilità principale di aiutarle era dei parenti credenti; se questi trascuravano questo dovere, ciò poteva avere un effetto negativo sulla loro relazione con Dio. Se però non era possibile aiutare in questo modo una vedova meritevole che si trovava nel bisogno, gli anziani potevano disporre che ricevesse aiuto materiale dalla congregazione. Anche nei nostri tempi certe congregazioni hanno aiutato alcuni dei loro componenti che avevano particolarmente bisogno. In quasi tutti i paesi, comunque, esistono ora programmi finanziati dall’erario pubblico per assistere le persone anziane, gli infermi o coloro che non trovano un impiego, pur cercandone uno. Gli anziani cristiani, però, potrebbero rendersi utili in un altro modo. Alcuni che hanno un effettivo bisogno e che hanno tutti i diritti di ricevere l’assistenza pubblica non l’hanno perché non sanno come compilare il modulo per farne richiesta o perché sono troppo timidi per informarsi. In questi casi gli anziani possono informarsi presso gli enti statali o mettersi in contatto con Testimoni che hanno una certa esperienza nel campo. Possono quindi incaricare un fratello o una sorella capace di aiutare chi ha bisogno a ottenere l’assistenza disponibile. — Romani 13:1, 4.

      Organizzare aiuti pratici

      10. Mentre assistono i componenti del gregge, a cosa dovrebbero prestare attenzione gli anziani?

      10 Spesso la prontezza da parte degli anziani è il segreto per fare in modo che gli afflitti e i bisognosi ricevano aiuto da fratelli e sorelle amorevoli. Gli anziani dovrebbero essere pronti a scorgere i bisogni spirituali e fisici mentre assistono tutti i componenti del gregge. È giusto che gli anziani diano risalto “alla preghiera e al ministero della parola”. (Atti 6:4) Pertanto, cercheranno di fare in modo che i componenti del gregge costretti a letto o in ospedale siano nutriti dal punto di vista spirituale. Gli anziani potrebbero far registrare le adunanze per coloro che sono impossibilitati ad assistervi. Anziani e servitori di ministero, portando a turno le cassette registrate, hanno riscontrato di poter impartire altri doni spirituali durante la loro visita. (Romani 1:11, 12) Contemporaneamente, possono controllare quali sono le necessità più urgenti della persona.

      11. Spiegate come si potrebbe organizzare l’assistenza a una sorella che è nel bisogno.

      11 Forse si rendono conto che una sorella handicappata o anziana potrebbe riuscire a volte ad andare alla Sala del Regno o prendere parte, magari per breve tempo, al ministero di campo, se qualche sorella l’aiutasse a lavarsi e a vestirsi. (Confronta Salmo 23:1, 2, 5). Uno dei sorveglianti potrebbe anche essere incaricato di prendere i dovuti accordi. In modo simile, si potrebbe chiedere alla congregazione se c’è qualche volontario disposto a viaggiare con chi ha problemi o a dargli un passaggio. Se si può fare un programma, tutto si svolgerà con ancor più ordine.

      12. Come altri potrebbero collaborare con gli anziani nell’aiutare una persona malata o anziana?

      12 Gli anziani potrebbero accorgersi di altre situazioni per le quali si potrebbe offrire aiuto o prendere provvedimenti. Ad esempio, una sorella anziana o malata può non riuscire più a curare la propria casa come una volta. Potrebbe un servitore di ministero o un anziano offrirsi di aiutarla? Anche solo falciare il prato o tagliare la siepe potrebbe farla star meglio, sapendo che nel vicinato non si troverà da ridire sullo stato della sua casa. Il giardino ha bisogno di essere ripulito dalle erbacce o annaffiato? Una sorella che va a fare la spesa per la propria famiglia potrebbe offrirsi di comprare ciò che le serve? Ricordate: gli apostoli si preoccupavano di aspetti pratici di questo genere e organizzavano gli aiuti usando componenti capaci della congregazione. — Atti 6:1-6.

      13. Cosa successe grazie all’aiuto che gli anziani diedero al fratello nigeriano menzionato in precedenza?

      13 Una simile premura cristiana venne mostrata dagli anziani menzionati all’inizio di questo articolo, i quali, nel fare una visita pastorale, trovarono Lebechi Okwaraocha e la moglie in una situazione penosa. Immediatamente il corpo degli anziani prese in esame la situazione e fece conoscere le proprie intenzioni alla congregazione: ricostruire la casa. Diversi fratelli e sorelle donarono materiale da costruzione e presero parte volenterosamente all’opera di costruzione. In una settimana costruirono una casetta sicura e con il tetto in metallo. La relazione proveniente dalla Nigeria prosegue, dicendo:

      “Gli abitanti del villaggio sono rimasti stupiti e hanno portato spontaneamente da mangiare e da bere ai fratelli e alle sorelle che per ore e ore hanno lavorato alacremente per riuscire a finire il tutto prima del temporale successivo. Molti si lamentarono di altri gruppi religiosi che, dicevano, derubano la gente anziché aiutare i poveri. L’accaduto ha fatto scalpore nella comunità. Gli abitanti del villaggio adesso sono più disposti ad ascoltare il messaggio e sono stati iniziati molti studi biblici a domicilio”.

      Le “opere eccellenti” che potete fare voi

      14. Come dovremmo considerare il compiere “opere eccellenti” per i nostri fratelli?

      14 Naturalmente, spesso è possibile fare qualcosa in privato e in modo diretto per i bisogni degli anziani, degli infermi, dei degenti, o di coloro che hanno altri problemi e sono intorno a noi. Se ci rendiamo conto che c’è un modo per esprimere vero cristianesimo, perché non mettersi all’opera e cercare di essere di aiuto? (Atti 9:36-39) Non siamo spinti dalle insistenze altrui, ma dall’amore cristiano. Per offrire aiuto pratico occorrono prima di tutto sincero interesse e compassione. Ovviamente, nessuno di noi può far tornare indietro il calendario per chi è vecchio, guarire le malattie compiendo miracoli o pareggiare la situazione economica di tutti i componenti della congregazione. Ma una cosa è certa: dobbiamo avere uno spirito premuroso e generoso. Se lo abbiamo e agiamo di conseguenza, il vincolo di amore fra noi e quelli che assistiamo si rafforzerà. Fu ciò che accadde fra Paolo e Onesimo, il quale era un cristiano relativamente nuovo che aveva ‘servito Paolo nei legami della sua prigionia’. — Filemone 10-13; Colossesi 3:12-14; 4:10, 11.

      15. Come potremmo aiutare alcuni meritevoli che sono veramente nel bisogno?

      15 A volte possiamo aiutare qualcuno che ha necessità materiali con un dono, anonimo o dato in privato. Un fratello forse ha perso il posto e non è riuscito a trovarne un altro? Una sorella deve affrontare all’improvviso delle spese mediche; ha avuto un incidente, oppure ha subìto un furto? Intorno a noi si possono presentare situazioni del genere. Quando facciamo “doni di misericordia”, il nostro Padre che vede nel segreto osserverà e approverà. (Matteo 6:1-4) O, anziché denaro, forse possiamo donare abiti a chi è povero o preparare da mangiare a vedove e orfani, come faceva Giobbe. — Giobbe 6:14; 29:12-16; 31:16-22.

      16. In quale altro modo pratico possiamo a volte essere di aiuto? Fate un esempio.

      16 Potete essere in grado di offrire aiuto pratico grazie alla vostra esperienza e alle vostre conoscenze. Un fratello chiese un prestito al fratello W—. Questi gli chiese gentilmente: ‘Perché pensi che io abbia del denaro in più da prestare?’ La risposta fu: ‘Perché tu sai amministrare bene il tuo denaro’. Usando discernimento, il fratello W—, che aveva spesso prestato del denaro ai bisognosi, gli disse: ‘Forse quello che ti serve veramente è un po’ di aiuto per imparare ad amministrare il tuo denaro; se lo vuoi, sarò lieto di assisterti’. Questo aiuto è particolarmente apprezzato dai fratelli che devono adattare il loro tenore di vita a circostanze mutate o che sono disposti a lavorare duramente anche se hanno un’occupazione poco prestigiosa. Naturalmente, se occorre davvero un prestito, sarebbe bene mettere per iscritto gli accordi presi, per evitare che sorgano problemi in seguito. Ma molti fratelli che sono restii a chiedere prestiti gradirebbero moltissimo aiuto personale sotto forma di suggerimenti e consigli. (Romani 13:8) Ne è un esempio questa esperienza proveniente da un paese dell’Africa occidentale che riguarda Emmanuel:

      Sebbene fosse un barbiere molto bravo, Emmanuel aveva pochi clienti; era scoraggiato perché non riusciva a tirare avanti. Quindi con grande perspicacia un anziano della congregazione chiese a Emmanuel se era disposto a cambiare lavoro. Sì, rispose, non lasciando che l’orgoglio gli impedisse di cambiare mestiere. L’anziano parlò con alcuni conoscenti e trovò per Emmanuel un impiego in un ospedale. Riesce bene nel suo nuovo lavoro ed è stato in grado di aiutare altri componenti della congregazione.

      17. Cosa potreste fare per aiutare un fratello ricoverato in ospedale? (Salmo 41:1-3)

      17 Quando un conservo cristiano è ricoverato in ospedale o in una casa di cura, si presentano particolari possibilità di offrire aiuto. Ancora una volta sono indispensabili sollecitudine e premura. Potete dimostrare queste qualità essendo disposti a leggere al paziente edificanti pubblicazioni cristiane o narrandogli esperienze incoraggianti. Ci sono, però, bisogni fisici a cui potreste provvedere? In certi paesi, i centri ospedalieri sono talmente sovraffollati che un paziente non viene lavato o nutrito a meno che non lo faccia chi gli va a far visita. Quindi, se il medico è d’accordo, potreste preparargli un pasto nutriente o aiutarlo a lavarsi la testa o a farsi un bagno. Gli farebbe piacere avere una vestaglia che lo protegga dal freddo o un paio di pantofole? (II Timoteo 4:13) Oppure, potreste offrirvi di interessarvi di qualche faccenda che preoccupa il degente? Forse pensa a come fare per incassare l’assegno del suo stipendio e per pagare le fatture. Potete renderlo più sereno anche facendo piccole cose per lui, come assicurarsi che a casa sua non si accumuli la posta, che le piante siano annaffiate o che l’impianto di riscaldamento sia spento.

      18. Cosa si deve essere decisi a fare per i fratelli che sono nel bisogno?

      18 Ognuno di noi può senza dubbio trovare la maniera in cui fare più che limitarsi a dire: “Riscaldatevi e saziatevi”. (Giacomo 2:16) Pensate ai fratelli e alle sorelle della vostra congregazione. Ci sono alcuni meritevoli che hanno veramente bisogno dal punto di vista materiale, che sono malati, handicappati o costretti a rimanere a letto? Quale aiuto pratico potete dare a questi diletti componenti della congregazione cristiana per i quali Cristo morì? Vedendo le cose sotto questa luce, sarete meglio preparati a dare aiuto non appena sorgono difficoltà.

      19. (a) Perché in questo campo è tanto importante essere equilibrati? (b) Qual è il massimo bene che possiamo fare agli altri, e perché? (Salmo 72:4, 16)

      19 Dandoci da fare per assistere i nostri fratelli, mostreremo che la nostra fede non è morta. La medesima fede ci spinge a impegnarci alacremente nella predicazione cristiana. Dobbiamo mantenere l’equilibrio tra l’aiuto materiale dato agli altri e la partecipazione regolare all’opera di evangelizzazione cristiana. (Confronta Matteo 15:3-9; 23:23). Il consiglio che Gesù diede a Marta e a Maria rispecchia questo equilibrio. Egli disse che, mettendo a confronto il cibo materiale con quello spirituale, quest’ultimo era “la parte buona” che non sarà tolta. (Luca 10:39-42) In questo sistema di cose ci saranno sempre malati e poveri. Possiamo, e dobbiamo, far loro del bene. (Marco 14:7) Tuttavia, il bene più grande e durevole lo possiamo fare insegnando agli altri cosa farà il Regno di Dio. Questa fu l’opera su cui si concentrò Gesù. (Luca 4:16-19) È così che si porrà rimedio una volta per tutte ai problemi dei poveri, dei malati e degli afflitti. Che gioia ci dà l’aiutare i nostri fratelli e altri a riporre la loro speranza in Dio e ad ‘afferrare fermamente la vera vita’. — I Timoteo 6:17-19.

  • Non limitatevi a dire: “Riscaldatevi e saziatevi”
    La Torre di Guardia 1986 | 15 ottobre
    • [Riquadro a pagina 17]

      La congregazione li ha aiutati

      Una coppia trasferitasi in una piccola congregazione di una zona rurale narra un’esperienza che fa riflettere:

      ‘Tre anni fa mia moglie ed io vendemmo la nostra casa e ci trasferimmo in una lontana congregazione che aveva bisogno dell’aiuto di fratelli maturi per via di alcuni problemi che erano sorti. Entro breve tempo ricoprivo quattro incarichi. Volevamo bene ai fratelli e desideravamo operare con loro. Nel corso dei mesi lo spirito della congregazione migliorò; inoltre vi si trasferirono due ottimi anziani.

      ‘Mia moglie cominciò ad avere problemi di salute e l’anno scorso dovette sottoporsi a un intervento chirurgico molto delicato. Il giorno in cui lei entrò in ospedale mi ammalai di epatite. Due mesi dopo fui licenziato a causa della grave crisi economica che aveva colpito la zona. Avevamo esaurito i nostri risparmi, non avevo un lavoro ed entrambi cercavamo di rimetterci in salute. Mi sentivo giù perché l’assemblea di distretto era imminente e io dovevo preparare una parte nel programma. Inoltre ero stato incaricato di svolgere una parte all’assemblea di circoscrizione che si sarebbe tenuta un paio di settimane dopo. Ma poiché non avevo nemmeno un soldo, non sapevo proprio come avrei fatto ad andarci o addirittura come sostenere la mia famiglia. Una mattina mia moglie uscì in servizio ed io mi misi a sedere per esaminare la situazione.

      ‘Guardando fuori dalla finestra, mi chiesi: Dov’è andata a finire la mia fiducia in Geova? Avevo detto a mia moglie di non preoccuparsi, ma adesso ero io a cominciare a dubitare. Pregai Geova, parlandogli della mia “poca fede” e invocando il suo aiuto. Non appena finii di pregare un fratello bussò alla mia porta. Voleva che andassi con lui a prendere un caffè. Gli dissi che avrei fatto meglio a restare in casa, perché dovevo preparare una parte per l’adunanza di quella sera. Tuttavia, insistette molto e disse che sarebbero bastati pochi minuti. Così uscimmo. Tornammo mezz’ora dopo e scendendo dalla sua auto mi sentii meglio.

      ‘Entrato in casa, mi accorsi che il tavolo della cucina era pieno di generi alimentari. Pensai che mia moglie fosse andata a fare la spesa. “Ma, un momento, come può averla fatta se non abbiamo nemmeno un soldo?” Fu a quel punto che notai una busta. Su di essa era scritto:

      ‘“Dai vostri fratelli e sorelle che vi amano moltissimo. Non mettete nulla del contenuto della busta nella cassetta delle contribuzioni. Abbiamo già provveduto a farlo per voi”.

      ‘Non riuscii a trattenere le lacrime. Pensando alla mia “poca fede”, piansi ancora di più. Poi mia moglie tornò a casa. Le indicai semplicemente il cibo e gli altri doni. Anche lei scoppiò in lacrime insieme alle due sorelle che erano entrate con lei. Cercammo di spiegare che non potevamo accettare tutta quella roba, ma le sorelle dissero che nessuno sapeva chi aveva donato le varie cose. Era stata la congregazione nel suo insieme, e lo avevano voluto fare perché pensavano che noi avessimo insegnato loro cosa significa essere altruisti. Non potemmo fare a meno di piangere ancora di più!’

      In seguito, allorché ha messo per iscritto questa esperienza, il fratello aveva riottenuto l’impiego. Lui e la moglie partecipavano all’opera di pioniere ausiliario.

  • Non limitatevi a dire: “Riscaldatevi e saziatevi”
    La Torre di Guardia 1986 | 15 ottobre
    • [Riquadro a pagina 18]

      Una dimostrazione di amore cristiano

      Una congregazione dei testimoni di Geova negli Stati Uniti occidentali si è trovata di fronte a una situazione eccezionale che ha permesso ai suoi componenti di manifestare amore cristiano, secondo l’esortazione delle Scritture. Nel suo territorio lo stato ha aperto un centro di cura per i casi gravi di paralisi cerebrale. Uno dei primi ospiti del centro fu Gary, un venticinquenne che non poteva più essere curato a casa. La malattia lo aveva reso quadriplegico e gli aveva causato un disturbo del linguaggio.

      Gary era un Testimone battezzato da sette anni. Giunto nel nuovo centro, voleva frequentare le adunanze della congregazione locale. I suoi genitori vivevano a poca distanza e per un po’ di tempo ve lo portarono. Ma data la loro età, altri fratelli della congregazione cominciarono ad aiutarli. Uno possedeva un furgone. Perciò, lui, la moglie e le due figlie erano pronti per uscire di casa tre quarti d’ora prima dell’adunanza per andare a prendere Gary. Dopo lo riaccompagnavano al centro, e perciò rientravano a casa piuttosto tardi.

      Ma al centro stava accadendo qualcosa. Altri pazienti colpiti da paralisi cerebrale mostrarono interesse per la verità biblica. Dopo poco tempo due di loro accettarono uno studio biblico. Successivamente anche altri mostrarono interesse. Come fare per portarli tutti all’adunanza? Un’altra famiglia della congregazione acquistò un furgone e una ditta di proprietà di Testimoni del posto mise a disposizione un terzo furgone. Ma a volte questi mezzi erano inadatti o scomodi. La congregazione poteva fare di più?

      Gli anziani presero in considerazione la cosa e proposero quindi l’acquisto di un furgone esclusivamente riservato al trasporto degli handicappati per andare e tornare dalle adunanze. La congregazione fu d’accordo e fu lieta di contribuire per l’acquisto. Fecero contribuzioni anche alcuni Testimoni di zone vicine venuti a conoscenza del progetto. Venne comprato un furgone che fu adattato perché potesse trasportare sedie a rotelle.

      Adesso, ogni mese i vari studi di libro della congregazione provvedono a turno un autista per portare i malati alle adunanze e alle assemblee col furgone. Cinque ospiti del centro per gli affetti da paralisi cerebrale frequentano ora le adunanze e quattro di loro sono Testimoni battezzati. Sono conosciuti e amati da molti fratelli e sorelle, i quali provano la gioia che deriva dall’aiutarli. In quali modi? Reggendo il libretto dei cantici e cercando le scritture durante l’adunanza. Alle assemblee di circoscrizione e di distretto aiutano quelli che non lo possono fare da soli a mangiare e a provvedere a se stessi. Questo ha creato un clima di affetto che è realmente incoraggiante. E Gary? Ora presta servizio in qualità di servitore di ministero in questa congregazione che ha dato una dimostrazione così bella del proprio amore. — Atti 20:35.

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