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Le Marchesi e le Tuamotu invitate a “vivere per sempre su una terra paradisiaca”La Torre di Guardia 1986 | 15 ottobre
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Le Marchesi e le Tuamotu invitate a “vivere per sempre su una terra paradisiaca”
DOPO un viaggio in aereo di circa 1.450 chilometri, da Tahiti verso nordest, mia moglie ed io giungemmo a Nuku Hiva, la più grande delle Isole Marchesi. Sulla cartina, queste isole sembrano puntini nell’immenso Pacifico meridionale. Ma restammo affascinati dalla loro rude bellezza.
Quasi tutte le isole dell’arcipelago delle Marchesi sono dominate da alte vette che toccano il cielo e alte scogliere che si elevano come fossero gonne a pieghe. Le valli profonde e fertili, coperte da piantagioni di noci di cocco e da altre piante lussureggianti, giungono al mare in quelle che sembrano piccole e accoglienti baie. Tuttavia, le forti onde e le correnti che battono le isole da tutti i lati, e la mancanza di barriere coralline, rendono difficile l’attracco di un’imbarcazione. Gli atolli sparpagliati delle Tuamotu sono appena visibili all’orizzonte e questo ci fece capire perché i primi navigatori le chiamarono Low Islands (Isole basse) o Dangerous Archipelago (Arcipelago pericoloso).
Eravamo andati là per porgere agli abitanti di queste isole un invito simile al titolo della pubblicazione a colori per lo studio biblico Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca. A Nuku Hiva ci imbarcammo sulla Araroa, una nave mercantile, per compiere un viaggio di 21 giorni e di 4.000 chilometri nelle isole Marchesi e Tuamotu. Via via che la nave si fermava in varie località per sbarcare o imbarcare il proprio carico, noi lasciavamo il nostro messaggio.
Il semplice tenore di vita degli isolani
Potreste chiedervi che tipo di persone erano quelle che incontrammo. Quasi tutti gli abitanti delle Marchesi vivono in piccoli villaggi nelle baie o lungo il fiume. La grandezza dei villaggi varia da due o tre famiglie a forse alcune centinaia di abitanti. Quasi tutte le famiglie sono numerose, con 8 o 10 figli, e alcune addirittura con 18 o 20. Conducono una vita semplice, ma dura. Si nutrono di ciò che provvede l’oceano e a volte di maiali e polli allevati intorno a casa. Si spingono anche nell’interno per cacciare capre selvatiche o per prendere cavalli selvaggi, che poi domano e usano come animali da tiro. Le moltissime palme da cocco forniscono loro la copra (polpa di cocco essiccata da cui si estrae olio per fare sapone e altri prodotti). I maggiori introiti derivano dall’esportazione della copra, ma rende bene anche l’esportazione dell’artigianato del legno, del tapa (veste decorata ricavata dalla corteccia) e delle piere (banane essiccate).
Un tempo gli abitanti di queste isole praticavano il cannibalismo e offrivano sacrifici umani ai loro dèi tiki. Oggi sono quasi tutti cattolici. Adornano le loro abitazioni di immagini e statue di Maria e di Gesù. Fatto degno di nota, lungo il viottolo d’ingresso della casa dove abita il vescovo cattolico di Nuku Hiva c’è una serie di statue tiki. Nelle Tuamotu la vita religiosa è dominata dai Mormoni, dai cattolici e dalla Chiesa Riformata dei Santi degli Ultimi Giorni, che qui sono chiamati Sanitos.
Gli isolani parlano il marchesano, ma capiscono anche il francese e il tahitiano. Il loro modo di vivere è tipico dei polinesiani: vivere giorno per giorno seguendo il lento ritmo delle isole. Siccome le visite di navi sono irregolari e saltuarie, la gente ha imparato l’arte di attendere con pazienza. L’elettricità arrivò qui nel gennaio del 1979 ed ora con l’arrivo della televisione gli isolani sono più informati su quello che accade nel mondo.
A Nuku Hiva
Nuku Hiva con i suoi 1.800 abitanti è il centro amministrativo delle isole Marchesi. Il palazzo governativo, il porto più importante e la casa del vescovo si trovano nella Baia di Taiohae, da dove partimmo.
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Le Marchesi e le Tuamotu invitate a “vivere per sempre su una terra paradisiaca”La Torre di Guardia 1986 | 15 ottobre
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La sosta successiva fu Taipivai, sulla costa sudorientale di Nuku Hiva, resa famosa dal romanzo di Herman Melville Typee. Si trova in una profonda e bellissima valle, piena di piantagioni di palma da cocco. Alle sei del mattino risalimmo il fiume sulla nostra lancia, mentre l’acqua, che pareva uno specchio, rifletteva l’immagine delle palme da cocco e la prima luce del giorno. Riuscimmo a identificare alcune case in mezzo agli alberi.
“Per quanto tempo ci fermeremo?” Mi era stato detto che l’autocarro che trasportava i sacchi di copra si era guastato. Perciò, se ci fossimo affrettati, avremmo avuto il tempo di percorrere a cavallo l’intera zona fino all’estremità della valle, dove una stupenda cascata precipitava in mezzo alle felci. Una decina di famiglie accolse favorevolmente la nostra visita inattesa.
Nelle altre isole
A 40 chilometri a est di Nuku Hiva si trova Ua Huka. Quest’isola è più piccola, meno fertile e piuttosto montuosa. Sbarcammo alle sei del mattino. Ci incamminammo per una ripida strada e, dopo aver camminato per un’ora, raggiungemmo Hane, il villaggio principale. Come al solito, il panorama era dominato dalla chiesa del luogo.
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Le Marchesi e le Tuamotu invitate a “vivere per sempre su una terra paradisiaca”La Torre di Guardia 1986 | 15 ottobre
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La nostra fermata successiva fu sull’isola di Ua Pou. Fummo subito colpiti dai monti di basalto nero alti circa 1.200 metri che salivano come pinnacoli verso il cielo. In realtà, erano la parte lavica interna di vulcani erosi. Dovevamo visitare cinque villaggi su quest’isola.
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Le Marchesi e le Tuamotu invitate a “vivere per sempre su una terra paradisiaca”La Torre di Guardia 1986 | 15 ottobre
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Hiva Oa, l’isola successiva del nostro viaggio, è la più fertile e lussureggiante delle Marchesi. È stata resa famosa dai vivaci quadri impressionisti di Paul Gauguin, il quale trascorse i suoi ultimi anni ad Atuona, dove attraccammo. La domanda di rito rivolta ai visitatori era: “Siete andati a vedere il tiki?” Il tiki di pietra alto quasi due metri e mezzo che si trova all’estremità della baia è il più grande della Polinesia Francese.
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Le Marchesi e le Tuamotu invitate a “vivere per sempre su una terra paradisiaca”La Torre di Guardia 1986 | 15 ottobre
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La nostra ultima fermata nelle Marchesi fu l’isola più a sud, Fatu Hiva. Fu tra le prime ad essere scoperta nel 1595 dallo spagnolo Álvaro de Mendaña de Neyra, che diede alle isole il loro nome in onore della moglie del viceré del Perú: Las Marquesa de Mendoza. Fatu Hiva è un’isola stupenda.
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