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Carbone dalle viscere della terraSvegliatevi! 2005 | 22 giugno
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Carbone dalle viscere della terra
Dall’Australia
“NERO. Non puoi capire cosa significhi questa parola finché non sei stato in un pozzo di una miniera”, dice Bernie urlando a causa del rumore del macchinario. Osservando la bocca profonda della miniera davanti a me, comincio a chiedermi se voglio capire davvero cosa intende dire il mio amico. La nostra meta è un filone carbonifero che si trova a mezzo chilometro di profondità.
Superiamo una fila di minatori stanchi che si stanno dirigendo verso le docce. Hanno spalle larghe e un forte accento australiano. Quando sorridono, sui volti anneriti dalla polvere di carbone sembra quasi che i loro occhi e i loro denti emettano luce.
Presto saliamo a bordo di un trenino che ci porta nelle viscere della terra, sino al fronte di abbattimento del carbone. La discesa è così ripida che il sedile del guidatore è agganciato al tettuccio ed è libero di oscillare come un’altalena. Appesi alla cintura ho un respiratore da usare in caso di emergenza e una batteria, che alimenta la lampadina del mio elmetto ed è progettata in modo da non fare scintille. Mentre il treno scende lentamente, il cielo sopra di noi si rimpicciolisce fino a diventare un puntino blu in un mare nero.
Di più con meno
Nell’Australia sud-orientale ci sono decine di miniere di carbone come questa. Bernie, la nostra guida, è uno dei 25.000 minatori che ogni anno estraggono dalle miniere australiane carbone per un valore pari a 4.700 milioni di euro. In tutto il mondo ci sono dieci milioni di minatori che lavorano nei pozzi di carbone nel sottosuolo o in superficie in grandi miniere a cielo aperto. Il loro numero, però, sta diminuendo. Nel Regno Unito i minatori iscritti al sindacato sono diminuiti drasticamente passando da 1.200.000 nel 1978 a circa 13.000 all’inizio del XXI secolo. Negli Stati Uniti i minatori erano 705.000 nel 1924, mentre ora sono meno di 82.000. Recentemente, in un periodo di cinque anni, la Cina ha ridotto di 870.000 il numero dei minatori.
Comunque, il fatto che il numero dei minatori sia in diminuzione non significa che sia diminuita la domanda di carbone. Anzi, si prevede che entro il 2020 nei paesi industrializzati la domanda aumenterà dell’11 per cento, mentre nello stesso periodo Cina e India prevedono di costruire in totale oltre 750 nuove centrali a carbone. La riduzione del personale è in gran parte dovuta alle nuove tecnologie, che permettono alle industrie di produrre più carbone con meno manodopera. La macchina enorme che Bernie ha intenzione di farmi vedere è un esempio di questa tecnologia avanzata.
Giù nell’oscurità
“Siamo arrivati in fondo”, dice Bernie mentre usciamo dal trenino. “Tutte le gallerie della miniera partono da qui”. Lungo il soffitto basso sono allineate luci fluorescenti. File di pali di legno, incuneati tra il pavimento e il soffitto, sostengono strette travi. Nel soffitto ci sono migliaia di bulloni ad espansione, conficcati per una profondità di due metri per bloccare la roccia sovrastante ed evitare frane.
Sono sorpreso di vedere che le pareti non sono nere ma bianche. “Sono ricoperte di polvere di roccia calcarea”, spiega Bernie. “In questo modo si riduce il rischio di un’esplosione causata dal metano e dalla polvere di carbone. Una scintilla casuale può incendiare il metano. A sua volta il metano può fare da detonatore e provocare un’esplosione più grande, alimentata dalla polvere di carbone sospesa nell’aria. Dalla miniera vengono pompati ogni minuto circa 2.000 litri di metano che sono utilizzati per produrre energia elettrica per la miniera stessa”. Per evitare che delle scintille provochino un’esplosione, nel caso ci sia una fuga di gas, ho dovuto lasciare in superficie la macchina fotografica, il registratore e persino l’orologio al quarzo (che è alimentato da una pila).
In una delle tantissime gallerie che si dipartono dal fondo del pozzo troviamo un veicolo diesel basso e potente. Accompagnati dal rombo del motore ci addentriamo in una galleria. Le luci dietro a noi si fanno sempre più fioche e lontane, e mi accorgo che la lampadina del mio elmetto si riflette sul soffitto che mi sfreccia a pochi centimetri dalla testa. Mentre percorriamo a tutta velocità diverse gallerie secondarie, noto altre lampadine dalla luce tremolante che sembrano lucciole nel buio. In una galleria parallela alla nostra il carbone viene messo dal fronte di abbattimento su un nastro trasportatore lungo cinque chilometri.
Estrazione con taglio su lunga fronte
Quando arriviamo al fronte di abbattimento del carbone, attraverso un misto di vapore acqueo e polvere di carbone noto tre figure che indossano tute, cappucci e maschere. È la squadra dei lavoratori che azionano una macchina larga 250 metri: la tagliatrice per lunghe fronti. Due teste rotanti, di due metri di diametro ciascuna, procedono lentamente attraverso il fronte di abbattimento del carbone per tutta la larghezza della macchina. Queste teste rotanti sono provviste di punte metalliche che, mentre si addentrano nel fronte di abbattimento, fanno a pezzi mezzo metro di minerale alla volta. La macchina è provvista di un nastro trasportatore che trasferisce velocemente il carbone in una galleria secondaria. Qui i blocchi vengono ridotti in pezzi di uguali dimensioni e caricati sul nastro trasportatore principale.
Una fila di puntelli idraulici, che sostengono grandi placche d’acciaio sopra la testa degli addetti alla macchina, impediscono al soffitto di crollare. Dopo che le teste rotanti si sono addentrate nella roccia per tutta la larghezza della macchina, l’intero congegno (le teste rotanti, i puntelli idraulici e le placche d’acciaio) slitta in avanti di mezzo metro. Nel momento in cui la macchina slitta in avanti, il soffitto di dietro rimane senza sostegno, resta per un attimo sospeso, poi crolla con un tonfo spaventoso. “Estraiamo in questo modo mille tonnellate di carbone all’ora”, grida Bernie. “Una volta che il carbone di una sezione è stato estratto, la macchina viene smontata e portata in un’altra sezione”.
Finalmente la luce!
Io e Bernie saliamo sul nostro veicolo e rifacciamo a ritroso cinque chilometri di gallerie sconnesse finché non giungiamo in una grande grotta. Un pozzo verticale, di circa 10 metri di diametro, collega questa grotta con la superficie. “Il nastro trasportatore principale svuota il suo carico qui”, urla Bernie per farsi sentire nonostante il rumore assordante del carbone che finisce in un grosso contenitore metallico. “Quel contenitore si chiama skip. Può contenere 18 tonnellate di carbone”. Mentre Bernie parla il contenitore appena riempito si solleva verso l’alto, tirato su da un cavo. Alcuni secondi dopo ne viene calato giù un altro e viene riempito.
Abbiamo finito il giro e saliamo sul trenino che lentamente ci porta in superficie, all’entrata della miniera e alla meravigliosa luce del sole... almeno così speravo. Siamo stati nella miniera così tanto che il sole è tramontato e il cielo senza luna si è fatto buio. Anche se è una sera molto scura, ora comprendo meglio le parole di Bernie: ‘Non puoi capire cosa significhi nero finché non sei stato nel pozzo di una miniera’.
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Carbone dalle viscere della terraSvegliatevi! 2005 | 22 giugno
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[Diagramma/Immagini alle pagine 12 e 13]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
Miniera di carbone sotterranea
Deposito di carbone
Bocca della miniera
[Immagine]
Tagliatrice per lunghe fronti
[Immagine]
Nastro trasportatore
Estrazione del gas
“Skip”
Fondo del pozzo
[Immagine]
Parte del nastro trasportatore lungo cinque chilometri
[Immagine a pagina 13]
Pali e travi puntellano le gallerie più vecchie
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