BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • Imitiamo la fede di Mosè
    La Torre di Guardia 2014 | 15 aprile
    • Mosè viene istruito nella sapienza degli egiziani

      Imitiamo la fede di Mosè

      “Per fede Mosè, quando fu cresciuto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia di Faraone” (EBR. 11:24)

      COSA CI INSEGNA L’ESEMPIO DI MOSÈ. . .

      • sulla differenza tra ricchezze materiali e spirituali?

      • su come Geova ci prepara per assolvere i nostri incarichi teocratici?

      • sul perché dobbiamo “[guardare] attentamente alla ricompensa”?

      1, 2. (a) Quale decisione prese Mosè all’età di 40 anni? (Vedi l’illustrazione iniziale.) (b) Perché Mosè scelse “di essere maltrattato col popolo di Dio”?

      MOSÈ sapeva bene cosa aveva da offrire l’Egitto. Aveva visto le spaziose dimore dei ricchi: in fin dei conti era un membro della casa reale. Era stato “istruito in tutta la sapienza degli egiziani”, che probabilmente includeva astronomia, matematica e altre arti e scienze (Atti 7:22). Godeva di ricchezze, potere e privilegi che un normale egiziano poteva soltanto sognare.

      2 Eppure all’età di 40 anni Mosè prese una decisione che con tutta probabilità sconcertò la famiglia reale che lo aveva adottato: non scelse neanche la vita “normale” dell’egiziano medio, ma quella degli schiavi. Il motivo? Era un uomo di fede. (Leggi Ebrei 11:24-26.) Questo gli permise di spingere lo sguardo molto oltre il mondo fisico circostante. Da uomo spirituale qual era, nutriva fede in “Colui che è invisibile”, Geova, e nelle sue promesse (Ebr. 11:27).

      3. A quali domande risponderà questo articolo?

      3 Anche noi dobbiamo vedere più di quanto appare ai nostri occhi: dobbiamo essere “di quelli che hanno fede” (Ebr. 10:38, 39). Perciò, per rafforzare la nostra fede analizzeremo ciò che Ebrei 11:24-26 dice di Mosè. Nel corso di questo esame risponderemo alle seguenti domande: In che modo la fede impedì a Mosè di farsi sviare dai desideri carnali? Come lo aiutò ad apprezzare il suo incarico quando fu trattato con disprezzo e ostilità? E perché Mosè “guardava attentamente alla ricompensa”?

      NON SI FECE SVIARE DAI DESIDERI CARNALI

      4. Di cosa si rendeva conto Mosè riguardo al “godimento del peccato”?

      4 Grazie agli occhi della fede Mosè capì che il “godimento del peccato” era effimero. Qualcun altro avrebbe potuto pensare che l’Egitto, benché imbevuto di idolatria e spiritismo, era comunque diventato una potenza mondiale, mentre i servitori di Dio erano schiavi. Mosè però sapeva che Geova poteva cambiare le cose. Per quanto quelli che indulgevano nei piaceri sembrassero godersi la vita, era sicuro che alla fine avrebbero pagato lo scotto delle loro azioni. Così non si fece ingannare dal “temporaneo godimento del peccato”.

      5. Cosa ci aiuterà a resistere al “temporaneo godimento del peccato”?

      5 Come possiamo resistere al “temporaneo godimento del peccato”? Non dimentichiamo mai che il piacere che ne deriva è fugace. Usiamo gli occhi della fede per vedere come “il mondo passa e pure il suo desiderio” (1 Giov. 2:15-17). Riflettiamo sul futuro di quelli che peccano senza pentirsi e si trovano “su suolo sdrucciolevole” in attesa della “loro fine” (Sal. 73:18, 19). Quando siamo tentati di commettere un peccato, chiediamoci: “Che futuro voglio per me?”

      6. (a) Perché Mosè “rifiutò di esser chiamato figlio della figlia di Faraone”? (b) Cosa vi convince che la decisione di Mosè fu quella giusta?

      6 La fede, inoltre, determinò ciò che Mosè decise di fare della sua vita. Al riguardo si legge: “Per fede Mosè, quando fu cresciuto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia di Faraone” (Ebr. 11:24). Mosè non pensò che poteva servire Dio come membro della corte reale e usare ricchezze e privilegi per aiutare i suoi fratelli israeliti. Al contrario, era deciso ad amare Geova con tutto il cuore, l’anima e la forza (Deut. 6:5). La sua decisione gli risparmiò enormi dispiaceri. Non passò molto, infatti, che buona parte dei tesori d’Egitto a cui aveva rinunciato finì proprio nelle mani degli israeliti (Eso. 12:35, 36). Il faraone fu umiliato e perse la vita (Sal. 136:15). Mosè, invece, sopravvisse e fu usato da Dio per portare in salvo un’intera nazione. La sua vita ebbe un senso autentico.

      7. (a) Secondo Matteo 6:19-21, perché dobbiamo guardare oltre il futuro immediato? (b) Raccontate l’esperienza di una sorella che illustra la differenza tra ricchezze materiali e spirituali.

      7 Se sei un giovane servitore di Geova, in che modo la fede può aiutarti a decidere cosa fare della tua vita? Probabilmente stai pensando al futuro, e fai bene. Ma la fede nelle promesse di Dio ti spingerà ad ‘accumulare’ per un futuro temporaneo o eterno? (Leggi Matteo 6:19-21.) Questo era il dilemma che si presentò a Sophie, una ballerina classica di grande talento. Le furono offerti borse di studio e ruoli ambiti in diverse compagnie di ballo degli Stati Uniti. “Era fantastico essere così ammirata. A essere sincera mi sentivo superiore”, ammette. “Però”, aggiunge, “non ero felice”. Poi guardò il video I giovani chiedono... Come impiegherò la mia vita? “Capii che il mondo mi aveva dato successo e ammiratori entusiasti in cambio dell’adorazione incondizionata che dovevo a Geova”, dice. “Lo pregai fervidamente, dopodiché abbandonai la carriera nella danza”. Cosa pensa della decisione presa? “La vecchia vita”, risponde, “non mi manca. Oggi sono felice al cento per cento. Faccio la pioniera con mio marito. Non siamo famosi e abbiamo pochissimo dal punto di vista materiale, ma abbiamo Geova, persone che studiano la Bibbia con noi e mete spirituali. Non ho nessun rimpianto”.

      8. Quale esortazione biblica può aiutare un giovane a decidere cosa fare della propria vita?

      8 Geova sa cos’è meglio per te. Mosè disse: “Che cosa ti chiede Geova tuo Dio se non di temere Geova tuo Dio, in modo da camminare in tutte le sue vie e amarlo e servire Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, di osservare i comandamenti di Geova e i suoi statuti che io oggi ti comando, per il tuo bene?” (Deut. 10:12, 13). Ora che sei giovane, scegli una carriera che ti permetterà di amare Geova e di servirlo “con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima”. Puoi star certo che questa scelta si rivelerà “per il tuo bene”.

      APPREZZAVA IL SUO INCARICO

      9. Spiegate perché per Mosè poteva non essere facile assolvere il suo incarico.

      9 Mosè “stimò il biasimo del Cristo come ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto” (Ebr. 11:26). Fu incaricato come “Cristo”, cioè “unto”, nel senso che fu scelto da Geova per condurre Israele fuori dall’Egitto. Sapeva che assolvere questo incarico sarebbe stato difficile, addirittura un “biasimo”. In passato, infatti, un israelita gli aveva domandato in tono sarcastico: “Chi ti ha costituito principe e giudice su di noi?” (Eso. 2:13, 14). E in seguito lui stesso aveva chiesto a Geova: “Come mi ascolterà Faraone?” (Eso. 6:12). Per prepararsi al disprezzo che lo attendeva e per sopportarlo quando poi lo subì, Mosè espresse a Geova i suoi timori e le sue preoccupazioni. Ma come lo aiutò quest’ultimo ad assolvere il suo difficile incarico?

      10. Cosa fece Geova per preparare Mosè ad assolvere il suo incarico?

      10 Primo, Geova assicurò a Mosè: “Mostrerò d’essere con te” (Eso. 3:12). Secondo, gli diede coraggio spiegandogli un aspetto del significato del proprio nome: “Io diverrò qualunque cosa mi piaccia” (Eso. 3:14, nt.).a Terzo, gli diede poteri miracolosi per dimostrare che era stato lui a inviarlo (Eso. 4:2-5). Quarto, gli affiancò Aaronne, che in veste di collaboratore e portavoce lo aiutò a svolgere il suo incarico (Eso. 4:14-16). Al termine della propria vita Mosè era così certo che Dio prepara i suoi servitori ad assolvere qualsiasi compito affidi loro che a Giosuè, suo successore, poté dire con grande sicurezza: “Geova è colui che marcia davanti a te. Egli stesso sarà con te. Non ti abbandonerà né ti lascerà del tutto. Non aver timore e non ti atterrire” (Deut. 31:8).

      11. Perché Mosè stimava grandemente il suo incarico?

      11 Con il sostegno di Geova, Mosè stimò grandemente il suo incarico pur così arduo, considerandolo “maggiore dei tesori d’Egitto”. In fondo, che cos’era il privilegio di servire il faraone in confronto a quello di servire l’Onnipotente? Che importanza poteva avere l’essere un principe in Egitto in paragone con l’essere il “Cristo”, l’unto di Geova? Mosè fu ricompensato per il suo apprezzamento: ebbe un rapporto particolarmente stretto con Dio, il quale gli concesse di compiere “grandi e mirabili cose” nel condurre gli israeliti nella Terra Promessa (Deut. 34:10-12, Tintori).

      12. Quali sono alcuni privilegi che riceviamo da Geova e che dovremmo apprezzare?

      12 Anche noi abbiamo un incarico: tramite suo Figlio, Geova ci ha ‘assegnato a un ministero’, come già fece con l’apostolo Paolo e con altri. (Leggi 1 Timoteo 1:12-14.) Tutti abbiamo il privilegio di dichiarare la buona notizia (Matt. 24:14; 28:19, 20). Alcuni di noi sono ministri a tempo pieno. Fratelli maturi servono gli altri componenti della congregazione in qualità di servitori di ministero o anziani. Può darsi, però, che familiari non Testimoni e altri mettano in dubbio il valore di questi privilegi o addirittura disprezzino il nostro spirito di sacrificio (Matt. 10:34-37). Se riuscissero a scoraggiarci, potremmo cominciare a chiederci se vale la pena fare tanti sacrifici o se siamo davvero in grado di assolvere il nostro incarico. In tal caso, come ci aiuterà a perseverare la fede?

      13. Cosa fa Geova per prepararci ad assolvere gli incarichi teocratici?

      13 Rivolgiamoci a Geova con piena fede, supplicandolo di darci il suo sostegno. Confidiamogli i nostri timori e le nostre preoccupazioni. Dopotutto è stato lui a darci il nostro incarico, e sarà lui ad aiutarci ad assolverlo. Come? Nello stesso modo in cui aiutò Mosè. Primo, Geova ci rassicura dicendoci: “Di sicuro ti fortificherò. Sì, realmente ti aiuterò. Sì, davvero ti sorreggerò fermamente con la mia destra di giustizia” (Isa. 41:10). Secondo, ci ricorda che le sue promesse sono degne di fiducia. “L’ho proferito”, dice; “lo farò anche avvenire. L’ho formato, anche lo farò” (Isa. 46:11). Terzo, ci concede “potenza oltre ciò che è normale” affinché possiamo compiere il nostro ministero (2 Cor. 4:7). Quarto, per aiutarci a perseverare nell’incarico che ci ha affidato, il nostro premuroso Padre ci dà una fratellanza mondiale di suoi adoratori che ‘continuano a confortarsi gli uni gli altri e a edificarsi gli uni gli altri’ (1 Tess. 5:11). Via via che Geova ci prepara ad assolvere i nostri compiti, vedremo crescere la fede in lui e impareremo a considerare questi privilegi di servizio come un tesoro di valore molto maggiore di qualsiasi ricchezza terrena.

      “GUARDAVA ATTENTAMENTE ALLA RICOMPENSA”

      14. Perché Mosè era certo della ricompensa che lo attendeva?

      14 Mosè “guardava attentamente alla ricompensa” (Ebr. 11:26). Basò il suo modo di vedere le cose sulla conoscenza che aveva del futuro, per quanto limitata. Come il suo antenato Abraamo, era sicuro che Geova può risuscitare i morti (Luca 20:37, 38; Ebr. 11:17-19). Pensare alle benedizioni future gli impedì di considerare i 40 anni da fuggiasco e gli altri 40 trascorsi nel deserto come una vita sprecata. Pur non sapendo con esattezza come si sarebbero avverate le promesse di Dio, con gli occhi della fede riusciva a vedere la ricompensa che lo attendeva.

      15, 16. (a) Perché dobbiamo concentrarci sulla nostra ricompensa? (b) Quali gioie della vita sotto il Regno di Dio attendete di assaporare di persona?

      15 E noi, “[guardiamo] attentamente alla ricompensa”? Al pari di Mosè, neppure noi sappiamo con esattezza come si avvereranno le promesse di Dio. Ad esempio non sappiamo “quando è il tempo fissato” per la grande tribolazione (Mar. 13:32, 33). D’altra parte, del Paradiso futuro sappiamo molto più di quanto sapesse Mosè. Anche se non conosciamo tutti i dettagli, abbiamo sufficienti promesse riguardo alla vita sotto il Regno di Dio da poterla guardare “attentamente”. Avere ben chiaro come sarà il nuovo mondo ci spronerà a cercare prima questo Regno. Perché possiamo dirlo? Riflettete un istante: comprereste una casa senza prima aver raccolto una serie di informazioni? No di certo! Analogamente, non trascorreremmo la vita inseguendo una speranza vaga. La fede deve farci vedere un’immagine chiara, nitida, della vita sotto il Regno.

      Un ragazzo legge un racconto biblico e poi immagina di parlare con un servitore di Dio nel Paradiso

      Sarà davvero emozionante parlare con fedeli servitori di Dio come Mosè! (Vedi il paragrafo 16)

      16 Per rendere ancora più definita l’immagine mentale che avete del Regno di Dio, “[guardate] attentamente” a come sarà la vostra vita nel Paradiso. Usate l’immaginazione. Per fare un esempio, quando studiate la vita di qualche personaggio biblico vissuto in epoca precristiana, pensate a quali domande gli fareste quando sarà risuscitato. Cercate di prevedere cosa vi chiederà su com’era la vostra vita durante gli ultimi giorni. Chissà come sarete emozionati quando incontrerete i vostri antenati vissuti secoli fa e potrete metterli al corrente di tutto quello che Dio ha fatto per loro! Immaginate quante cose potrete imparare osservando tanti animali selvatici in un ambiente pacifico. Pensate a come vi sentirete sempre più vicini a Geova man mano che progredirete verso la perfezione.

      17. Di che aiuto ci è oggi avere un quadro chiaro della nostra ricompensa?

      17 Avere un quadro chiaro della nostra ricompensa ci aiuta ad andare avanti, ci dà gioia e ci permette di prendere decisioni basate su un futuro eterno di cui abbiamo totale certezza. Rivolgendosi a cristiani unti Paolo scrisse: “Se speriamo in ciò che non vediamo, continuiamo ad aspettarlo con perseveranza” (Rom. 8:25). Le sue parole, comunque, valgono in linea di principio per tutti i cristiani che hanno la speranza di vivere per sempre. Anche se non abbiamo ancora ricevuto la ricompensa, la nostra fede è così forte che continuiamo ad aspettarla pazientemente. Come Mosè, non pensiamo che gli anni trascorsi a servire Geova siano stati sprecati; piuttosto, siamo convinti che “le cose che si vedono sono temporanee, ma le cose che non si vedono sono eterne”. (Leggi 2 Corinti 4:16-18.)

      18, 19. (a) Perché dobbiamo lottare per non perdere la fede? (b) Di cosa parlerà il prossimo articolo?

      18 La fede ci permette di discernere la “convincente prova di realtà benché non vedute” (Ebr. 11:1; nt.). “L’uomo fisico” non capisce il valore del servizio che rendiamo a Geova; i tesori spirituali “per lui sono stoltezza” (1 Cor. 2:14). Noi, invece, attendiamo di vedere la vita eterna e la risurrezione, cose che il mondo non vede. Come i filosofi contemporanei di Paolo, che lo definivano un “chiacchierone” ignorante, anche oggi i più pensano che la speranza che predichiamo sia un’assurdità bella e buona (Atti 17:18).

      19 Dal momento che il mondo in cui viviamo manca di fede, per non perderla dobbiamo lottare. Supplichiamo quindi Geova “affinché la [nostra] fede non venga meno” (Luca 22:32). E teniamo bene a mente le conseguenze del peccato, il grande privilegio di servire Geova e la speranza della vita eterna. Ad ogni modo, grazie alla fede Mosè riuscì a vedere molto di più: nel prossimo articolo considereremo come la fede gli permise di vedere “Colui che è invisibile” (Ebr. 11:27).

      a A proposito delle parole di Dio riportate in Esodo 3:14, un biblista ha scritto: “Niente può impedirgli di realizzare la sua volontà [...]. Questo nome [Geova] sarebbe stato la fortezza di Israele, una fonte inesauribile di speranza e consolazione”.

  • Riusciamo a vedere “Colui che è invisibile”?
    La Torre di Guardia 2014 | 15 aprile
    • 1. Israeliti spruzzano sangue su una porta; 2. Mosè vedeva Colui che è invisibile; 3. una madre egiziana piange il figlio morto

      Riusciamo a vedere “Colui che è invisibile”?

      “Rimase saldo come vedendo Colui che è invisibile” (EBR. 11:27)

      IN CHE MODO VEDERE “COLUI CHE È INVISIBILE”. . .

      • ci impedirà di cedere al timore dell’uomo?

      • ci motiverà a partecipare il più possibile al ministero di campo?

      • ci permetterà di rimanere saldi durante la grande tribolazione?

      1, 2. (a) Spiegate perché tutto lasciava pensare che Mosè fosse in pericolo. (Vedi l’illustrazione iniziale.) (b) Perché Mosè “non [temé] l’ira del re”?

      PER gli egiziani il faraone era un sovrano temibile e un dio incarnato. Stando a un’opera, ai loro occhi “superava tutte le creature terrene in saggezza e potenza” (When Egypt Ruled the East). Per incutere terrore nei sudditi, il faraone indossava una corona ornata con un cobra in posizione d’attacco, per ricordare la rapidità con cui avrebbe annientato i suoi nemici. Possiamo perciò immaginare come dovette sentirsi Mosè quando Geova gli disse: “Lascia che io ti mandi da Faraone, e tu fa uscire il mio popolo, i figli d’Israele, dall’Egitto” (Eso. 3:10).

      2 Mosè si recò in Egitto e proclamò il messaggio di Dio, suscitando l’ira del sovrano. Dopo che nove piaghe ebbero colpito il paese, il faraone lo avvertì: “Non cercar di vedere di nuovo la mia faccia, perché il giorno che vedrai la mia faccia morirai” (Eso. 10:28). Prima di andarsene, Mosè profetizzò che il primogenito del faraone sarebbe morto (Eso. 11:4-8). Quindi comandò a tutte le famiglie israelite di scannare un capro o un montone (animale sacro al dio Ra) e di spruzzarne il sangue sulle loro porte (Eso. 12:5-7). Mosè non aveva paura di come avrebbe reagito il faraone; spinto dalla fede, infatti, ubbidì a Geova e “non [temé] l’ira del re, poiché rimase saldo come vedendo Colui che è invisibile”. (Leggi Ebrei 11:27, 28.)

      3. Cosa prenderemo in esame in merito alla fede di Mosè in “Colui che è invisibile”?

      3 La nostra fede è abbastanza forte da permetterci, per così dire, di ‘vedere Dio’? (Matt. 5:8). Per affinare la nostra vista spirituale in modo da riuscire a vedere “Colui che è invisibile” analizzeremo l’esempio di Mosè. In che modo la fede in Geova gli impedì di cedere al timore dell’uomo? Come esercitò fede nelle promesse divine? E quando si trovò in pericolo insieme al popolo, come trasse forza dalla capacità di vedere “Colui che è invisibile”?

      “L’IRA DEL RE” NON LO INTIMORÌ

      4. Da un punto di vista umano, qual era la posizione di Mosè rispetto al faraone?

      4 Da un punto di vista umano Mosè non era nessuno in confronto al faraone. La sua vita, la sua incolumità e il suo futuro sembravano essere nelle mani di quest’ultimo. “Chi sono io perché vada da Faraone e perché debba far uscire i figli d’Israele dall’Egitto?”, aveva chiesto a Geova (Eso. 3:11). Visto che circa 40 anni prima aveva lasciato l’Egitto da fuggiasco, si sarà chiesto: “Ha senso tornare rischiando di suscitare l’ira del re?”

      5, 6. Cosa permise a Mosè di avere timore di Geova anziché del faraone?

      5 Prima che Mosè facesse ritorno in Egitto, Dio gli insegnò un principio fondamentale, che Mosè stesso successivamente riportò nel libro di Giobbe: “Il timore di Geova, questo è sapienza” (Giob. 28:28). Per aiutare Mosè ad acquistare tale timore e ad agire in modo saggio, l’Onnipotente fece un contrasto tra sé e gli esseri umani domandando: “Chi ha costituito la bocca per l’uomo o chi costituisce il muto o il sordo o colui che vede chiaramente o il cieco? Non sono io, Geova?” (Eso. 4:11).

      6 Qual era il punto? Mosè non doveva avere timore: a mandarlo era Geova, che lo avrebbe messo in condizione di portare il suo messaggio al faraone. Quest’ultimo, inoltre, non era nessuno in confronto al Creatore. Dopotutto non era la prima volta che i servitori di Dio si trovavano in pericolo sotto gli egiziani. Non è escluso che Mosè abbia meditato su come Abraamo, Giuseppe e lui stesso erano stati protetti durante il regno di faraoni del passato (Gen. 12:17-19; 41:14, 39-41; Eso. 1:22–2:10). Avendo piena fede in “Colui che è invisibile”, Mosè si presentò coraggiosamente al faraone e proclamò ogni parola che gli era stata comandata.

      7. In che modo la fede in Geova ha protetto una sorella?

      7 La fede in Geova ha impedito anche a una Testimone di nome Ella di cedere al timore dell’uomo. Nel 1949, in Estonia, Ella fu arrestata dal KGB e denudata sotto gli occhi di alcuni giovani agenti. “Mi sentii umiliata”, ricorda, “eppure dopo aver pregato Geova il mio cuore fu pervaso da un senso di pace e tranquillità”. Poi fu messa in isolamento per tre giorni. Ella racconta: “Le guardie gridarono: ‘Faremo in modo che nemmeno il nome Geova sia ricordato in Estonia! Tu sarai mandata in un campo di prigionia e gli altri in Siberia!’ In tono sarcastico aggiunsero: ‘Dov’è il tuo Geova?’” La nostra sorella si sarebbe fatta condizionare dal timore dell’uomo o avrebbe confidato in Geova? Durante un interrogatorio disse intrepidamente ai suoi aguzzini: “Ci ho riflettuto molto e preferisco vivere in prigione e mantenere la mia relazione con Dio piuttosto che essere libera e perdere la sua approvazione”. Per lei Geova era reale quanto gli uomini che aveva di fronte. Grazie alla sua fede riuscì a mantenere l’integrità.

      8, 9. (a) Qual è l’antidoto al timore dell’uomo? (b) Se siamo tentati di cedere al timore dell’uomo, su cosa dovremmo concentrarci?

      8 La fede in Geova ci permetterà di vincere i nostri timori. Se alti funzionari cercassero di limitare la nostra libertà di adorarlo, potrebbe sembrare che la nostra vita, la nostra incolumità e il nostro futuro siano nelle loro mani. Potremmo addirittura arrivare a chiederci se sia saggio continuare a servire Geova suscitando così la reazione ostile delle autorità. Ricordiamo che l’antidoto al timore dell’uomo è la fede. (Leggi Proverbi 29:25.) Geova fa riflettere i suoi servitori con questa domanda: “Chi sei tu da temere l’uomo mortale che morirà, e il figlio del genere umano che sarà reso come la semplice erba verde?” (Isa. 51:12, 13).

      9 Il nostro Padre onnipotente vede ciò che subiscono quelli che vengono maltrattati da governanti ingiusti, non resta indifferente e agisce in loro favore: concentriamoci su questo (Eso. 3:7-10). Anche se fossimo chiamati a difendere la nostra fede davanti ad alti funzionari, non dimentichiamo le parole di Gesù: “Non siate ansiosi di come parlerete o di ciò che dovrete dire; poiché ciò che dovrete dire vi sarà dato in quell’ora” (Matt. 10:18-20). Governanti umani e alti funzionari non sono nessuno in confronto a Geova. Rafforzando ora la nostra fede riusciremo a vederlo come una Persona reale, desiderosa di aiutarci.

      ESERCITÒ FEDE NELLE PROMESSE DI DIO

      10. (a) Quali istruzioni diede Geova agli israeliti nel mese di nisan del 1513 a.E.V.? (b) Perché Mosè ubbidì alle istruzioni di Dio?

      10 Nel mese di nisan del 1513 a.E.V. Geova disse a Mosè e Aaronne di trasmettere agli israeliti delle insolite istruzioni: dovevano scegliere un montone o un capro sano, scannarlo e spruzzarne il sangue sulle porte (Eso. 12:3-7). Cosa fece Mosè? L’apostolo Paolo in seguito scrisse sul suo conto: “Per fede aveva celebrato la pasqua e l’aspersione del sangue, affinché il distruttore non toccasse i loro primogeniti” (Ebr. 11:28). Mosè sapeva che Geova è sempre di parola ed esercitò fede nella sua promessa di far morire i primogeniti d’Egitto.

      11. Cosa spinse Mosè a trasmettere il comando di Dio agli altri?

      11 A quanto pare i figli di Mosè erano a Madian, molto lontani dal “distruttore” (Eso. 18:1-6).a Ciò nonostante egli trasmise ubbidientemente il comando di Dio alle altre famiglie israelite i cui primogeniti erano in pericolo. Erano in gioco delle vite e Mosè amava i suoi simili. La Bibbia riferisce che “chiamò prontamente tutti gli anziani d’Israele” e disse loro: “Scannate la vittima pasquale” (Eso. 12:21).

      12. Quale importante messaggio Geova ci ha incaricato di trasmettere?

      12 Sotto la guida angelica il popolo di Geova sta trasmettendo un importante messaggio: “Temete Dio e dategli gloria, perché l’ora del suo giudizio è arrivata, e adorate Colui che fece il cielo e la terra e il mare e le fonti delle acque” (Riv. 14:7). È questo il tempo di dichiarare tale messaggio. Dobbiamo avvertire le persone di uscire da Babilonia la Grande per non “ricevere parte delle sue piaghe” (Riv. 18:4). Le “altre pecore” sostengono i cristiani unti nell’‘implorare’ chi è lontano da Dio di ‘riconciliarsi’ con lui (Giov. 10:16; 2 Cor. 5:20).

      Preparandosi per il servizio, una testimone di Geova pensa agli angeli che trattengono i venti della distruzione

      La fiducia nelle promesse di Geova farà crescere in noi il desiderio di portare ad altri la buona notizia (Vedi il paragrafo 13)

      13. Cosa farà crescere in noi il desiderio di portare ad altri la buona notizia?

      13 Siamo convinti che ‘l’ora del giudizio’ è davvero arrivata. Siamo anche sicuri che Geova non esagera quando dice che l’opera di predicare e fare discepoli è urgente. In una visione l’apostolo Giovanni vide “quattro angeli in piedi ai quattro angoli della terra, che trattenevano i quattro venti della terra” (Riv. 7:1). Vediamo con gli occhi della fede questi angeli pronti a liberare sul mondo i venti distruttivi della grande tribolazione? In tal caso, saremo in grado di predicare la buona notizia senza timore.

      14. Cosa ci motiva ad “avvertire il malvagio perché si ritragga dalla sua malvagia via”?

      14 I veri cristiani hanno già l’amicizia di Geova e la speranza della vita eterna. Si rendono comunque conto che è loro responsabilità “avvertire il malvagio perché si ritragga dalla sua malvagia via per conservarlo in vita”. (Leggi Ezechiele 3:17-19.) Ovviamente non svolgono il ministero solo per evitare di incorrere nella colpa del sangue. Amano Geova e il prossimo. Gesù illustrò il vero significato dell’amore e della misericordia nella sua parabola del buon samaritano. Chiediamoci: “Al pari del samaritano, sono ‘mosso a pietà’? Questo mi spinge a dare testimonianza?” Di certo non vorremmo mai comportarci come il sacerdote e il levita, accampando scuse e “[passando] oltre dal lato opposto” (Luca 10:25-37). La fede nelle promesse di Dio e l’amore per il prossimo ci motiveranno a partecipare il più possibile all’opera di predicazione prima che sia troppo tardi.

      “PASSARONO ATTRAVERSO IL MAR ROSSO”

      15. Perché gli israeliti si sentirono in trappola?

      15 La fede di Mosè in “Colui che è invisibile” venne in suo soccorso quando, insieme agli israeliti, si trovò in pericolo dopo aver lasciato l’Egitto. La Bibbia narra: “I figli d’Israele alzavano gli occhi, ed ecco, gli egiziani marciavano dietro a loro; e i figli d’Israele ebbero molto timore e gridavano a Geova” (Eso. 14:10-12). La cosa però non avrebbe dovuto coglierli di sorpresa. Geova infatti aveva predetto: “Lascerò dunque divenire ostinato il cuore di Faraone, e certamente egli li inseguirà e io mi procurerò gloria per mezzo di Faraone e di tutte le sue forze militari; e gli egiziani certamente conosceranno che io sono Geova” (Eso. 14:4). Gli israeliti, comunque, videro solo ciò che appariva agli occhi: l’ostacolo insormontabile del Mar Rosso davanti, i veloci carri egiziani alle loro spalle, e un pastore ottantenne alla loro testa. Si sentirono in trappola.

      16. In che modo la fede rafforzò Mosè al Mar Rosso?

      16 Mosè invece non si lasciò spaventare, perché con gli occhi della fede riusciva a vedere qualcosa di molto più grande e potente di un mare o di un esercito: “[vedeva] la salvezza di Geova” e sapeva che questi avrebbe combattuto per il suo popolo. (Leggi Esodo 14:13, 14.) La sua fede galvanizzò gli israeliti. “Per fede passarono attraverso il Mar Rosso come su terra asciutta”, dice la Bibbia, “ma gli egiziani, avventurandovisi, furono inghiottiti” (Ebr. 11:29). In seguito a questo avvenimento “il popolo temeva Geova e riponeva fede in Geova e in Mosè suo servitore” (Eso. 14:31).

      17. In futuro, cosa metterà alla prova la nostra fede?

      17 Presto la nostra vita sembrerà in pericolo. Quando la grande tribolazione raggiungerà il suo culmine, i governi di questo mondo avranno già devastato e distrutto una volta per tutte organizzazioni religiose ben più grandi della nostra (Riv. 17:16). Geova descrisse profeticamente la nostra condizione di vulnerabilità come un ‘paese di aperta campagna, senza mura, e nemmeno sbarra e porte’ (Ezec. 38:10-12, 14-16). Ai nostri occhi sembrerà non esserci alcuna possibilità di sopravvivenza. Cosa faremo in quel momento?

      18. Spiegate perché durante la grande tribolazione potremo rimanere saldi.

      18 Non dovremo farci spaventare da ciò che accadrà, perché questo attacco è stato predetto da Geova, che ne ha anche indicato l’esito: “‘E deve accadere in quel giorno, nel giorno in cui Gog verrà sul suolo d’Israele’, è l’espressione del Sovrano Signore Geova, ‘che il mio furore mi salirà al naso. E nel mio ardore, nel fuoco del mio furore, dovrò parlare’” (Ezec. 38:18-23). Dio allora eliminerà tutti coloro che vogliono fare del male al suo popolo. Grazie alla fede nell’esito “del grande e tremendo giorno di Geova” riusciremo a “[vedere] la salvezza di Geova” e a mantenere l’integrità (Gioe. 2:31, 32).

      19. (a) Quanto era stretta l’amicizia tra Geova e Mosè? (b) Quale benedizione possiamo attenderci se ‘riconosciamo Geova in tutte le nostre vie’?

      19 Prepariamoci ora per questi entusiasmanti avvenimenti rimanendo saldi “come vedendo Colui che è invisibile”! Rafforziamo la nostra amicizia con lui studiando e pregando regolarmente. Mosè aveva un’amicizia così stretta con il suo Dio e fu impiegato da lui in modo talmente straordinario che la Bibbia dice che Geova lo conobbe “faccia a faccia” (Deut. 34:10). È vero, Mosè fu un profeta fuori del comune, ma anche noi grazie alla fede possiamo conoscere Geova a fondo, come se potessimo vederlo. Se lo ‘riconosciamo in tutte le nostre vie’, come ci esorta a fare la sua Parola, ‘egli stesso renderà diritti i nostri sentieri’ (Prov. 3:6).

      a Evidentemente Geova inviò degli angeli a eseguire il giudizio sugli egiziani (Sal. 78:49-51).

Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
Disconnetti
Accedi
  • Italiano
  • Condividi
  • Impostazioni
  • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
  • Condizioni d’uso
  • Informativa sulla privacy
  • Impostazioni privacy
  • JW.ORG
  • Accedi
Condividi