“Quando sono debole, allora sono potente”
“DEBOLEZZA” è per me una parola che ha un significato molto diverso da quello che può avere per la maggioranza. Si può dire che ho convissuto con la debolezza sin dalla mia nascita 30 anni or sono. Mi fa perciò un certo effetto leggere ciò che l’apostolo Paolo scrisse di sé: “Quando sono debole, allora sono potente”. — 2 Corinti 12:10.
Poco dopo la mia nascita — avvenuta a Badia Polesine nel Veneto — i miei genitori ricevettero il tremendo verdetto degli esami cui ero stato sottoposto: distrofia muscolare progressiva. In pratica, voleva dire che ero condannato alla quasi totale immobilità. Nonostante tutto, però, posso dire che l’infanzia e l’adolescenza le ho trascorse in modo relativamente sereno. Devo per questo ringraziare i miei familiari e in particolare mia madre, che ha dovuto rinunciare a un’esistenza normale: nel mio stato ho bisogno di un’assistenza costante. Sono sempre stato molto grato ai miei familiari per le amorevoli cure che mi hanno prestato.
Crescendo, mi sembravano sempre più inaccettabili le gravi ingiustizie che vedevo, e speravo che le ideologie politiche avrebbero alleviato o addirittura eliminato i mali del mondo. Anche se ero stato allevato nella religione cattolica, non ero molto interessato ai valori dello spirito. Da ragazzino cominciai a studiare la Bibbia con Giancarlo, un testimone di Geova, ma dopo un po’ smisi.
Verso la fine dell’adolescenza, però, le domande sul significato della nostra esistenza, sul perché delle ingiustizie e delle sofferenze e sulla mia stessa infermità cominciarono ad affollarsi sempre più spesso nella mia mente. Mi ricordai di Giancarlo e dello studio che avevo fatto qualche anno prima. Da quello che potevo ricordare ero certo che nella Bibbia avrei trovato la risposta ai miei interrogativi. E non mi sbagliavo.
Ripresi a studiare deciso a mettere in pratica quello che avrei imparato, anche se nelle mie condizioni questo poneva sfide non da poco. La prima fu quella delle adunanze. Ricordo ancora la volta in cui cercai di far capire a mia madre, che all’epoca non era interessata al messaggio della Bibbia, quanto fosse importante per me radunarmi con altri che amavano la Parola di Dio. (Ebrei 10:24, 25) Viste le mie insistenze, mia madre acconsentì ad accompagnarmi, “ma solo una volta ogni 15 giorni e per un’ora soltanto”, come lei stessa disse. Accettai, ma continuai a pregare Geova per riuscire a frequentare le adunanze con maggiore regolarità. Qualche tempo dopo, una domenica, anche se stando agli accordi sarei dovuto rimanere a casa, mia madre mi disse: “A casa oggi non c’è niente da fare. Che ne diresti di andare alla Sala del Regno?” Fu una svolta. Da allora — con l’aiuto dei miei familiari — ho potuto assistere regolarmente alle adunanze senza grossi problemi.
Col crescere dell’apprezzamento per quello che imparavo si presentavano nuove sfide. Una fu quella di prendere parte al ministero di campo, non appena fui idoneo per farlo. (Matteo 28:19, 20) Oltre a scrivere lettere a chi non veniva trovato nell’opera di casa in casa, cosa che facevo premendo i tasti della mia macchina da scrivere con una penna che tenevo in bocca, ho usato anche il telefono. Con queste forme di testimonianza ho avuto e ho ancora un certo successo. Ma volevo avere un contatto personale con la gente.
Così, dopo il mio battesimo nel luglio 1985, con l’ausilio di una carrozzella elettrica adattata alle mie esigenze e assistito dai miei fratelli cristiani ho cominciato a visitare i miei vicini. Geova mi ha aiutato in varie occasioni. Un pomeriggio, ad esempio, la sorella assieme alla quale dovevo visitare una persona non poté venire. Decisi di uscire lo stesso. Mi chiedevo però come avrei fatto a suonare il campanello: era troppo alto per me ed io non potevo usare le braccia. Giunto davanti alla casa aspettai per vedere se qualcuno usciva, ma non si vedeva nessuno. Infine, passò un bambino in bicicletta: lo chiamai e gli chiesi di suonare il campanello. Che gioia fu trovare la persona che cercavo e fare con lei una bella conversazione biblica!
Il mio apprezzamento per questa attività è cresciuto, tanto che dal marzo 1990 ho deciso di intraprendere l’opera di pioniere regolare, dedicando in media 90 ore al mese all’evangelizzazione. È una cosa che mi dà tuttora grande soddisfazione. Sono poi felice di assistere i miei compagni di fede prestando servizio quale anziano di congregazione. Ora anche i miei genitori hanno accettato la Parola di Dio e sono diventati Testimoni.
Certo, non sempre mi è facile accettare serenamente la mia situazione, ma sono determinato a perseverare mentre attendo il meraviglioso giorno in cui, sotto il Regno di Cristo, ‘gli zoppi cammineranno’ e tutte le malattie e le infermità non ci saranno più. (Isaia 33:23, 24; Luca 7:22; Rivelazione [Apocalisse] 21:4, 5) Fino ad allora, non so cosa potrò fare, ma so cosa voglio fare: voglio continuare a perseverare poiché, anche se “sono debole”, grazie alla forza che il nostro Dio dà “sono potente”. (Isaia 40:29; 2 Corinti 12:9, 10) — Da un collaboratore.