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  • Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • Uniforme a strisce blu con un triangolo viola.

      Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista

  • Indice
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • INDICE

      Prefazione 3

      Citazioni 5

      Al bando 6

      Nella clandestinità 7

      I bambini 8

      Reclusione 10

      Esecuzioni capitali 20

      Marce della morte 25

      I sopravvissuti 27

      Cronistoria 30

      Il prezzo della resistenza 32

      © 1999, 2024, 2025

      Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania

      Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista

      Italian (brfi-I)

      Stampa giugno 2025

      Tradotto dall’inglese dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.

      Edito nel 1999, 2024, 2025.

  • Prefazione
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • PREFAZIONE

      Alla fine del 2002 circa 600.000 persone, fra cui molti giovani, avevano visitato la mostra itinerante che documenta la persecuzione dei detenuti con il triangolo viola e di altri testimoni di Geova nel Terzo Reich. La mostra si è tenuta sia nei musei a ricordo delle stragi in ex campi di concentramento quali Mauthausen, Moringen, Neuengamme, Buchenwald, Sachsenhausen e Bergen-Belsen, che in università e in altri istituti scolastici. Questa iniziativa è stata importante in quanto ha impedito che queste “vittime dimenticate”, come le definiscono storici tedeschi, cadessero nell’oblio. Quale ulteriore beneficio deriva dal presentare al pubblico una mostra del genere?

      Pannelli impiegati nella mostra “I Testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista”.

      Il 27 gennaio 1998, in occasione della commemorazione annuale delle vittime del nazionalsocialismo, il Museo del campo di Sachsenhausen dedicò quella giornata alle vittime testimoni di Geova. Nel suo discorso Steffen Reiche, ministro della Cultura e della Scienza del Brandeburgo, dichiarò: “Il comportamento dei testimoni di Geova nei campi e nelle prigioni dà forma concreta a virtù che, oggi come nel passato, sono essenziali perché uno stato costituzionale democratico fondato sul diritto continui a esistere: vale a dire la loro salda presa di posizione contro le SS e la loro sollecitudine verso i compagni di prigionia. Vista la crescente brutalità nei confronti degli stranieri e di persone che hanno idee politiche o filosofiche diverse, queste virtù sono indispensabili per ogni cittadino del nostro paese”.

      Questa osservazione sottolinea il fatto che mostre di questo tipo offrono molto più che semplici informazioni sui fatti relativi all’aspra persecuzione di una minoranza religiosa sotto il regime nazista. Indica anche l’importanza e la necessità di documentare il passato.

      Quando la mostra fu tenuta ad Amburgo nell’ottobre 1997, un noto settimanale osservò: “Raggiunge l’obiettivo che mostre del genere dovrebbero sempre prefiggersi: far sì che da semplici statistiche relative a persone maltrattate, licenziate dal posto di lavoro, recluse, torturate e assassinate, emergano le terribili sofferenze di singoli individui”. — Die Zeit, 10 ottobre 1997, p. 24.

      All’inaugurazione della mostra patrocinata dal Centro statale di formazione politica della Bassa Sassonia, tenuta presso il Museo del campo di Bergen-Belsen, un oratore disse: “Tutte le persone descritte possono solo essere menzionate in rappresentanza dei molti che furono perseguitati, imprigionati e torturati perché si attenevano fermamente alle loro convinzioni religiose e non si conformavano all’ambiente nazionalsocialista. Non sono eroi remoti e straordinari ma gente comune, mortale come chiunque altro, che seguiva la propria coscienza, difendeva intrepidamente le proprie convinzioni ed è quindi un buon esempio da seguire nella vita di ogni giorno”. — Hannoversche Allgemeine Zeitung, 20 aprile 1998, p. 4.

      Di questa mostra esistono tre serie di circa 50 pannelli ciascuna, che si possono esporre al pubblico con i seguenti titoli: “I Testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista” (mostra che accompagna la presentazione al pubblico del documentario dallo stesso titolo, prodotto dalla Watch Tower Society, o di altri filmati sul soggetto prodotti da non Testimoni), “Le vittime dimenticate” (finora gli storici hanno definito i testimoni di Geova “vittime dimenticate del regime nazista”) e “Resistenza spirituale dettata dalla convinzione cristiana” (come è stato fatto in una mostra che ha accompagnato convegni scientifici sullo stesso tema tenuti a Wewelsburg, Amburgo e Francoforte sul Meno nell’ottobre 1997).

      L’idea che ha ispirato questi pannelli viene dalla mostra francese organizzata dal Cercle européen des Témoins de Jéhovah anciens déportés et internés (Associazione europea dei Testimoni di Geova ex deportati e internati), fondato a Parigi nel 1990. Il contenuto dei pannelli tedeschi è stato comunque riveduto e ampliato. Il 6 novembre 1996 la mostra fu aperta al pubblico in occasione della prima mondiale del documentario in tedesco I Testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista, nel Museo del campo di Ravensbrück. Per l’occasione, l’allora ministro-presidente dello stato di Brandeburgo/Potsdam scrisse: “Questa proiezione è un passo importante per informare il pubblico sul ruolo avuto dalla vostra associazione religiosa sotto il regime nazista”.

      Delle 567 proiezioni, circa 400 includevano una mostra itinerante sulle vittime dimenticate. Il 23 gennaio 1998, all’inaugurazione della mostra a Stoccarda-Bad Cannstatt, Siegfried Schiele, direttore del Centro statale di formazione politica del Baden-Württemberg, disse: “Tutti coloro che resisterono al regime nazista, qualunque fosse il motivo, meritano profonda riconoscenza. E tra questi un gruppo importante sono i testimoni di Geova, ai quali dobbiamo rispetto, rispetto a cui per una ragione o per l’altra non si è dato sufficiente rilievo per molto tempo. Perciò sono felice di questa mostra che può contribuire a ovviare alle carenze. Avevo già avuto una prima impressione positiva quando avevo visitato la mostra. Posso raccomandare caldamente anche il documentario che ho già visto. La storia non può essere una cava da cui estrarre quello che ci aggrada. I testimoni di Geova hanno un posto preciso ed esemplare nel capitolo che altrimenti è il più triste della nostra storia”.

      A richiesta, la Watchtower Society in Germania produsse ulteriori pannelli contenenti riferimenti alla località in cui si teneva la mostra, per esempio, per la città di Stoccarda e per il Museo del campo di Bautzen. (Alcuni musei della memoria hanno ricevuto pannelli extra in prestito permanente). I pannelli furono inoltre riprodotti in grandezza naturale per la prima della versione russa di Saldi, tenuta il 15 maggio 1997 presso il World Trade Center di Mosca, e anche per la prima in Austria e per la mostra speciale “Le vittime dimenticate”, il 18 giugno 1997, presso il Museo del campo di Mauthausen. Le filiali della Watch Tower Society in Svezia, Danimarca e Norvegia fecero copie elettroniche di alcuni pannelli e il 14 gennaio 1998 le presentarono al Museo Nordico nel centro di Stoccolma e il 30 marzo 1998 a Copenaghen. In questi paesi i pannelli furono esposti in varie città come mostra itinerante.

      Questo opuscolo presenta solo foto e documenti scelti dei 50 pannelli tridimensionali. È stata realizzata inoltre una nuova raccolta di pannelli da convertire in formato elettronico e mettere gratuitamente a disposizione in forma stampata per essere presentata al pubblico e nelle scuole.

      È nostro desiderio che questa mostra continui ad aiutare tutta la popolazione a farsi un’opinione imparziale.

      Gli Editori

  • Citazioni
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • CITAZIONI

      (I riferimenti sono in ordine cronologico e sono tratti da alcune autorevoli opere specialistiche sull’argomento).

      “Il grado di lealtà allo stato fu il criterio seguito per dare inizio alla persecuzione. . . . L’‘Associazione Internazionale degli Zelanti Studenti Biblici’ [e] la ‘Watchtower Bible and Tract Society’ furono la prima associazione religiosa colpita dai nazisti e quella colpita più duramente. Non c’è analisi né memoria sui campi di concentramento che non includa la descrizione della forte fede, della diligenza, della disponibilità e del fanatico martirio degli Zelanti Studenti Biblici”. — Friedrich Zipfel, Kirchenkampf in Deutschland 1933-1945, Berlino, 1965, p. 175.

      “È sorprendente che nessun’altra setta religiosa abbia sofferto tanto sotto il nazionalsocialismo quanto gli Zelanti Studenti Biblici”. — Michael H. Kater, Die Ernsten Bibelforscher im Dritten Reich, pubblicato in Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte, aprile 1969, Stoccarda, 1969, p. 183.

      “La distribuzione della ‘Risoluzione’ [il 12 dicembre 1936] e della ‘lettera aperta’ [il 20 giugno 1937] fu non solo molto spettacolare, ma anche un metodo nuovo di predicazione pubblica . . . [Quelle furono] campagne nazionali così ben coordinate che si poterono effettuare in tutta la Germania nello stesso giorno e allo stesso tempo. . . . Durante tutta l’era nazista in Germania nessun altro gruppo che oppose resistenza prese iniziative simili”. — Elke Imberger, Widerstand “von unten”. Widerstand und Dissens aus den Reihen der Arbeiterbewegung und der Zeugen Jehovas in Lübeck und Schleswig-Holstein 1933-1945, Neumünster, 1991, p. 345.

      “Essendo uno stato totalitario, esigeva che la gente fosse completamente devota al regime. Il governo di Hitler si era messo al posto di Dio e richiedeva che l’intera popolazione fosse concorde con il Führer. Di conseguenza, la resistenza diventò per la confessione religiosa dei Testimoni di Geova un principio inderogabile di amor proprio e autoaffermazione”. — Detlef Garbe, Zwischen Widerstand und Martyrium. Die Zeugen Jehovas im “Dritten Reich”, Monaco, 1993, p. 529. La quarta edizione è stata pubblicata nel 1999.

      “Già all’epoca della Repubblica di Weimar i testimoni di Geova furono esposti all’ostilità sia di forze etnico-nazionaliste che della chiesa, e alle prime misure legali da parte dello stato. . . . Anche se nel 1933 l’IBV [Associazione Internazionale degli Studenti Biblici] cercò di adattarsi alla nuova situazione e affermò la propria natura strettamente non politica e anticomunista, presto seguirono aspri contrasti con gli organi dello stato. Già nella primavera del 1933 si videro dura persecuzione, confische e messa al bando delle attività di stampa, di predicazione e organizzative”. — Hartmut Mehringer, Widerstand und Emigration. Das NS-Regime und seine Gegner, Monaco, 1997, edizione in brossura, 1998, p. 103.

      “Ciò che possiamo imparare dall’atteggiamento dei testimoni di Geova nella Germania nazista è, in primo luogo, che un piccolo gruppo di persone, confidando nella propria fede e risoluta solidarietà, riuscì a sottrarsi alla morsa totalitaria del regime nazista, sebbene a caro prezzo. . . . In secondo luogo, dovrebbe essere un obbligo per noi delle generazioni nate dopo il Terzo Reich assicurarci che nessuno debba mai più morire per rimanere fedele alla propria coscienza”. — Hubert Roser, in: “Am mutigsten waren immer wieder die Zeugen Jehovas”. Verfolgung und Widerstand der Zeugen Jehovas im Nationalsozialismus, a cura di Hans Hesse, Brema, 1998, p. 253.

  • Al bando
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • AL BANDO

      1 Fiorenti comunità di testimoni di Geova (Bibelforscher) in Germania prima del 1933. A motivo della loro intensa predicazione erano ben noti tra la popolazione.

      Gruppo di “Bibelforscher” (Studenti Biblici) fuori della filiale della Germania a Magdeburgo reggono poster con la scritta: “Crediamo nell’istituzione del Regno di Dio sulla terra”.

      2 L’astensione dei testimoni di Geova dal voto, il rifiuto di fare il saluto nazista nonché le loro attività religiose svolte nonostante i divieti governativi diedero luogo già nel 1933 alle prime misure repressive contro di loro e anche alla loro detenzione in campi di concentramento.

      Testimoni di Geova davanti a una folla inferocita e minacciosa sono costretti a portare un cartello con la scritta: “Siamo traditori, non abbiamo votato”.
      Una lettera e un telegramma. La lettera è indirizzata al governo tedesco e contiene una protesta contro la persecuzione dei Testimoni di Geova. Il telegramma, inviato da Des Moines (Iowa, Stati Uniti), è indirizzato al governo di Hitler con sede a Berlino.

      3 Per protestare contro la persecuzione, il 7 ottobre 1934 i testimoni di Geova della Germania e di altri 50 paesi inviarono circa 20.000 lettere e telegrammi al governo tedesco. I telegrammi inviati dall’estero furono redatti nei seguenti termini: “Governo di Hitler, Berlino, Germania. Il maltrattamento che infliggete ai testimoni di Geova sorprende tutte le persone buone della terra e disonora il nome di Dio. Astenetevi dal perseguitare ulteriormente i testimoni di Geova; altrimenti Dio distruggerà voi e il vostro partito. Firmato: TESTIMONI DI GEOVA [città o comunità]”.

  • Nella clandestinità
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • NELLA CLANDESTINITÀ

      Max Franke con il figlio, Konrad.

      1 Molti testimoni di Geova, come Max e Konrad Franke, vissero la propria fede nonostante la persecuzione e alcuni riprodussero clandestinamente le pubblicazioni della Watch Tower. Konrad fu deportato nei campi di concentramento di Osthofen (1933), Sachsenburg (1934) e Sachsenhausen (1936-1945), mentre suo padre Max fu a Sachsenburg (1934) e Buchenwald (dal 1935).

      Maria Hombach da giovane.

      2 Maria Hombach operava in clandestinità come corriere. Nel febbraio 1940 fu condannata a tre anni e mezzo di reclusione, che trascorse in segregazione cellulare. Fu rimessa in libertà nel 1943 dopo che i genitori cattolici avevano chiesto un atto di clemenza. Continuò a svolgere con cautela le sue attività di Testimone fino al 1945.

      3 Parte del libro Geova (1934) ridotto con un procedimento fotografico alla grandezza di una scatola di fiammiferi durante l’opera clandestina in Germania.

      Libro in miniatura prodotto in clandestinità.
      Risoluzione che denunciava la persecuzione.

      4 Il 12 dicembre 1936 i testimoni di Geova distribuirono in tutta la Germania una risoluzione stampata con cui denunciavano la persecuzione. Il 20 giugno 1937 seguì una “lettera aperta”, che conteneva ulteriori particolari.

  • I bambini
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • I BAMBINI

      Anneliese Krause da bambina.

      1 Anneliese Krause (nata nel gennaio 1938) non solo perse il padre (decapitato il 22 dicembre 1939 nella prigione di Plötzensee, vicino a Berlino), ma fu anche strappata alla madre. Senza preavviso, nel gennaio 1940 fu prelevata da casa e portata in un istituto di rieducazione nazista.

      Berthold Mewes da bambino.

      2 La madre di Berthold Mewes (nato nel 1930) fu deportata nel campo di Ravensbrück; il padre fu costretto a consegnare il figlio alle autorità. Berthold, che rivide i suoi genitori soltanto nel 1945 all’età di 15 anni, ricorda: “I nazisti mi affidarono a una coppia senza figli che viveva in una piccola fattoria. La mattina andavo a scuola e il pomeriggio lavoravo nella fattoria. Potevo scrivere ai miei genitori soltanto una volta ogni sei mesi, e ciò fino al 1943. In seguito fu proibita la corrispondenza”.

      3 Nel 1939 dei funzionari prelevarono da scuola e da casa Elisabeth, Paul-Gerhard e Hans-Werner, i tre figli più piccoli della famiglia Kusserow, per portarli in riformatorio. Sulla pagella si legge: “Condotta: molto buona. . . . Paul-Gerhard si è rifiutato fino a oggi di fare il saluto tedesco e non ha preso parte all’alzabandiera”.

      Elisabeth, Paul-Gerhard e Hans-Werner Kusserow da piccoli mentre suonano l’armonica.

      4 Dopo l’annessione dell’Alsazia-Lorena alla Germania, Louis Arzt, di Mulhouse (nato nel 1930), si rifiutò di fare il saluto nazista. Il 7 luglio 1943 fu strappato ai genitori e portato a Weingarten in un riformatorio. (Nella foto di gruppo Louis Arzt è quello seduto a destra).

      Collage: 1. Louis Arzt adolescente. 2. Louis con un gruppo di ragazzi in un riformatorio a Weingarten, in Germania.
      Documento riguardante la deportazione di Eugène Jung.

      5 I nazisti deportarono nell’Alta Slesia Eugène Jung (nato nel 1933 a Gomelange, in Francia), i genitori e i suoi cinque fratelli. Si erano rifiutati di fare il saluto nazista e di esporre bandiere con la svastica alle finestre di casa.

      6 Questa foto di Simone Arnold fu scattata poco prima che la madre fosse costretta a portare la figlia undicenne in un riformatorio vicino a Costanza. (Il padre si trovava già in un campo di concentramento). Le vennero tolte immediatamente le scarpe: i bambini andavano scalzi da Pasqua fino all’autunno. I più grandicelli erano costretti a compiere pesanti lavori domestici e di giardinaggio. Simone ricorda: “Non si giocava mai. Non avevamo oggetti personali e c’era il divieto di parlare. Se un allievo era colto in fallo, veniva punito a colpi di bacchetta sulle dita”.

  • Reclusione
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • RECLUSIONE

      1 A Moringen (vicino a Gottinga) c’era uno dei primi campi di concentramento femminili (1933-1937), costruito prima di quelli di Lichtenburg e Ravensbrück. Quasi metà delle donne di cui si conosce il nome internate a Moringen erano testimoni di Geova.

      Piazzale del campo di concentramento di Moringen.

      Maßregelvollzugszentrum Niedersachsen Moringen

      2 Tra loro c’era la trentaduenne Katharina Thoenes. Il comandante del campo isolò lei e le altre Testimoni e impose il divieto di consegnare loro corrispondenza, pacchi e denaro “perché le donne si erano rifiutate di effettuare lavori di cucito per gli approvvigionamenti invernali [delle forze armate]”.

      Foto di Katharina Thoenes scattate in un campo di concentramento, che ritraggono il suo mezzo profilo, lei di fronte e il suo profilo destro.

      LAV NRW R, RW 0058 Nr. 8433, Erkennungsdienstliches Foto Katharina Thoenes

      Jonathan Stark.

      3 Nel 1944 il diciottenne Jonathan Stark fu deportato nel campo di concentramento giovanile di Moringen per essersi rifiutato di giurare fedeltà al Führer. (Il 1° novembre 1944 fu impiccato come obiettore di coscienza a Sachsenhausen).

      4 Nel maggio 1939, poco prima dello smantellamento del campo, oltre il 40 per cento delle detenute a Lichtenburg erano testimoni di Geova.

      Piazzale del campo di concentramento di Lichtenburg.

      Landesamt für Denkmalpflege Sachsen

      Erna Ludolph.

      5 Nel maggio 1939 Erna Ludolph e molte altre Testimoni furono trasferite a Ravensbrück perché partecipassero alla costruzione di un nuovo campo di concentramento.

      6 A Ravensbrück le donne lavoravano in condizioni durissime. (Da un album di foto propagandistiche delle SS).

      Collage: 1. Fila di baracche nel campo di concentramento di Ravensbrück. 2. Internate nel campo di concentramento lavorano all’esterno.

      Entrambe: Mahn- und Gedenkstätte Ravensbrück

      Therese Schreiber.

      DÖW, Vienna, Austria

      7 Therese Schreiber faceva parte delle molte Testimoni austriache che i nazisti deportarono a Ravensbrück e in altri campi di concentramento. Più tardi un tribunale di Vienna la condannò per aver riprodotto clandestinamente La Torre di Guardia, una rivista dei testimoni di Geova.

      8 Charlotte Müller e Ilse Unterdörfer furono trasferite dal campo di Lichtenburg a quello di Ravensbrück. Entrambe avevano praticato attivamente la loro fede nonostante il divieto.

      Charlotte Müller e Ilse Unterdörfer su una motocicletta.
      Tessera di riconoscimento di Charlotte Müller da prigioniera.

      9 I prigionieri con il triangolo viola erano noti come lavoratori precisi e degni di fiducia. Questa tessera permise a Charlotte Müller (dal 1942) di accudire alle faccende domestiche presso una famiglia delle SS nelle vicinanze del campo.

      Nadežda Alekseevna Jaroš.

      10 Nel 1944 nel campo di Ravensbrück un piccolo gruppo di ragazze ucraine, fra cui Nadežda Alekseevna Jaroš, venne a conoscenza delle credenze dei testimoni di Geova e si unì a loro.

      Testimoni di Geova in un campo di concentramento femminile. In una baracca una di loro legge alle altre una pubblicazione biblica.

      11 Perfino nelle proibitive condizioni di vita dei lager i Testimoni cercavano le opportunità di riunirsi per parlare della loro fede e, a rischio della propria vita, di leggere pubblicazioni bibliche. (Questo dipinto, esposto nel Museo di Ravensbrück, si basa sui ricordi di una testimone oculare).

      12 Campo di concentramento di Sachsenhausen (1936-1945) a nord di Berlino. Prima della guerra il 5-10 per cento di tutti i detenuti nei campi era costituito da testimoni di Geova. I Testimoni appena arrivati venivano immediatamente inseriti nella famigerata “compagnia di disciplina”, che svolgeva i lavori più pesanti e ingrati per 10-12 ore al giorno, anche di domenica.

      Rappresentazione grafica del campo di concentramento di Sachsenhausen.

      13 I Bibelforscher (testimoni di Geova) erano contrassegnati con un “triangolo viola” e formavano una categoria di prigionieri a parte. Per la loro ferma presa di posizione venivano trattati con particolare crudeltà dalle SS e dai kapò (internati che svolgevano compiti di sorveglianza) ed erano alla loro mercé.

      Collage: 1. Tabella con vari simboli utilizzati dai nazisti per contrassegnare diverse categorie di internati. 2. Contrassegno con un triangolo viola usato nei campi di concentramento nazisti. 3. Uniforme a strisce blu con il numero assegnato al prigioniero e un triangolo viola. 4. Manichino raffigurante un prigioniero chino e legato a pancia in giù. I piedi sono immobilizzati in un blocco di legno.

      Tabella: Kennzeichentafel Dachau, ITS Archive, Arolsen Archives

      14 Una delle numerose punizioni consisteva nel legare l’internato e colpirlo sulle natiche nude con verghe di ferro.

      15 Con qualsiasi condizione atmosferica, spesso i prigionieri dovevano stare in piedi per ore nel piazzale dell’appello (qui a Sachsenhausen). In questo stesso piazzale il 15 settembre 1939 le SS diedero il comando di fucilare, alla presenza di tutti i detenuti, l’obiettore di coscienza August Dickmann.

      Migliaia di prigionieri nel campo di concentramento di Sachsenhausen in piedi all’aperto in inverno.

      akg-images/Alamy Stock Photo

      16 I prigionieri potevano essere puniti per trasgressioni di poco conto, ad esempio con il Baumhängen, un supplizio estremamente doloroso nel quale la vittima veniva appesa a un palo.

      Collage: 1. Manichino raffigurante un prigioniero appeso per i polsi, con le braccia legate dietro la schiena. 2. Internati stipati nei letti a castello di una baracca di legno.

      Foto scattate nel campo di Buchenwald poco dopo la liberazione

      17 Alle condizioni inumane nei campi si aggiunse un indescrivibile sovraffollamento. Per un po’ i testimoni di Geova poterono stare insieme nelle stesse baracche, ma visto che tenevano riunioni religiose, le SS più tardi li divisero. Visto però che così parlavano di più della propria fede agli altri internati, furono nuovamente riuniti. Un osservatore affermò: “Non si può fare a meno di pensare che, psicologicamente parlando, le SS non fossero mai all’altezza della sfida presentata loro dai testimoni di Geova”. — Eugen Kogon.

      Uomo emaciato.

      Foto scattata nel campo di Buchenwald poco dopo la liberazione

      18 A causa della scarsa alimentazione, molti detenuti soffrivano o morivano di denutrizione e di malattie come il tifo.

      19 Per sbarazzarsi degli innumerevoli cadaveri venivano usati forni crematori.

      Forni crematori nel campo di concentramento di Buchenwald.

      Foto scattata nel campo di Buchenwald poco dopo la liberazione

      20 Nel campo di concentramento di Buchenwald (1937-1945), vicino a Weimar, e in altri campi, a partire dal 1938 le SS isolarono i testimoni di Geova in speciali baracche recintate da filo spinato e proibirono loro la corrispondenza per nove mesi. Nei successivi tre anni e mezzo (a Buchenwald, dove all’interno delle “compagnie di disciplina” i Testimoni costituivano la maggioranza dei detenuti, addirittura sino alla fine della guerra) non fu permesso loro di scrivere ai familiari più di 25 parole una volta al mese.

      Collage: 1. Entrata principale del campo di concentramento di Buchenwald. 2. Una delle entrate di Buchenwald con filo spinato, recinzione elettrificata e una colonna di pietra.

      21 Sulla carta da lettere del campo veniva apposta la seguente stampigliatura: “Il prigioniero rimane, come in precedenza, un ostinato Studente Biblico e si rifiuta di rinnegare i falsi insegnamenti degli Studenti Biblici. Per questa ragione gli sono stati negati i soliti privilegi di corrispondenza”.

      Dichiarazione presentata ai Testimoni dai nazisti. Con una semplice firma un Testimone avrebbe rinunciato alla propria fede in cambio della libertà.

      22 Le SS presentavano frequentemente ai testimoni di Geova una dichiarazione scritta. Con una semplice firma e ripudiando la propria fede, i Testimoni avrebbero potuto ottenere la libertà. Ma pochi firmarono.

      Wilhelm Töllner.

      23 Rischiando la vita, Wilhelm Töllner tenne discorsi biblici a Buchenwald.

      24 Il campo di concentramento di Mauthausen in Austria (1938-1945). Il 27 settembre 1939 arrivarono dal campo di Dachau 145 detenuti col triangolo viola. Alcuni furono messi ai lavori forzati nella famigerata cava di pietra dove si trovava la scala della morte.

      Collage: Il campo di concentramento di Gusen. 1. Internati svolgono lavori forzati. 2. Mura del campo di concentramento.

      A sinistra: United States Holocaust Memorial Museum, courtesy of National Archives and Records Administration, College Park. A destra: DÖW, Vienna, Austria

      August Kraft.

      DÖW, Vienna, Austria

      25 August Kraft, di Vienna, che per qualche tempo aveva diretto l’opera clandestina dei testimoni di Geova in Austria, fu arrestato il 25 maggio 1939. Morì a Mauthausen nel febbraio 1940.

      Albert Wandres e Martin Poetzinger.

      26 Per tre anni la Gestapo diede la caccia ad Albert Wandres (a sinistra). Il Tribunale Speciale di Francoforte sul Meno lo condannò a cinque anni di reclusione. Anche Martin Poetzinger (a destra), di Monaco, era stato molto attivo nella clandestinità. Nonostante la fame, a Dachau e Mauthausen dovettero svolgere lavori estremamente pesanti; entrambi sopravvissero.

      27 Hans Gärtner, un barbiere di Zwingenberg, non sopravvisse all’internamento a Mauthausen e Dachau. Oggi nella sua città c’è una strada dedicata a lui.

      Collage: 1. Hans Gärtner lavora come barbiere. 2. Hans Gärtner. 3. Targhetta di una strada oggi dedicata a Hans.

      28 Ad Auschwitz morirono più di 1.000.000 di persone, la maggioranza perché erano ebrei. Auschwitz fu uno dei campi di concentramento, lavoro e sterminio più estesi (dal giugno 1940 al 27 gennaio 1945), dove persero la vita rom (zingari), polacchi, testimoni di Geova e tanti altri.

      Collage: 1. Binari che portano al campo di Auschwitz. 2. Donne e bambini in piedi accanto a un carro merci ad Auschwitz.

      A sinistra: Archiwum Państwȯwego Muzeum w Oświęcimiu. A destra: Shawshots/Alamy Stock Photo

      Aleksej Nepotschatow.

      29 Nel 1942 Aleksej Nepotschatow, un russo, fu marchiato ad Auschwitz con il numero 154888. Essendo un prigioniero di guerra riuscì a stento a evitare la morte. Nel campo di Buchenwald conobbe alcuni Testimoni tedeschi e accettò la loro fede.

      30 Foto scattate dalla Gestapo a Jan Otrebski, un Testimone polacco che fu immatricolato in tre campi: Auschwitz (n. 63609), Gusen (n. 13449) e Mauthausen (n. 31208).

      Archiwum Państwȯwego Muzeum w Oświęcimiu

      31 Elsa Abt, di Danzica, fu arrestata nel maggio 1942 e la polizia appose i sigilli al suo appartamento. Elsa affidò la figlia di due anni a una famiglia che abitava nello stesso caseggiato. Insieme ad altri 11 Testimoni fu deportata ad Auschwitz-Birkenau e suo marito, Harald, a Buchenwald. Nel gennaio 1945 visse il dramma dell’evacuazione da un campo all’altro: a Groß-Rosen, Mauthausen, Bergen-Belsen e Dora-Nordhausen, dove fu liberata. (Nella foto in basso a destra, Elsa con il marito Harald).

      Collage: 1. Foto di Elsa Abt scattate nel campo di concentramento di Auschwitz, che ritraggono il suo profilo destro, lei di fronte e il suo mezzo profilo. 2. Foto recente di Harald ed Elsa.
      Collage: 1. Tessera di riconoscimento di Theodor Sponsel da prigioniero. 2. Theodor Sponsel con l’uniforme del campo. 3. Gruppo di testimoni di Geova dopo la loro liberazione dal campo di concentramento.

      Tessera di riconoscimento del prigioniero: Häftlingspersonalbogen Theodor Sponsel, Buchenwald, 1.1.5.3/7169220/ITS Digital Archive, Arolsen Archives

      32 La direzione dei campi teneva registrazioni meticolose di tutti gli internati. Dopo lo smantellamento del campo di concentramento di Niederhagen (1939-1943; per qualche tempo il campo fu sotto la giurisdizione di quello di Sachsenhausen), a Wewelsburg rimase una “squadra di lavoro”, composta quasi interamente di testimoni di Geova. Uno di loro era Theodor Sponsel. (Foto di gruppo scattata nel 1945 poco dopo la liberazione).

      Max Hollweg.

      33 Max Hollweg ricorda che una volta le SS volevano causare la morte di 26 obiettori di coscienza sottoponendoli a un lavoro massacrante (1942). Non ci riuscirono perché altri Testimoni diedero loro di nascosto cibo e sostegno.

      Georg Klohe e il violoncello realizzato per lui mentre era nel campo di Wewelsburg.

      34 Nonostante il divieto e fino al suo arresto, Georg Klohe aveva prodotto nella clandestinità dischi con discorsi biblici (1934-1936). Nel 1944, mentre si trovava nel campo di Wewelsburg, riuscì a far realizzare per lui un violoncello. Le SS gli permisero di tenerlo, dato che i testimoni di Geova non avevano nessuna prospettiva di essere liberati. Comunque lo strumento non fu mai usato nell’orchestra dei detenuti e Georg Klohe lo suonava solo ogni tanto al termine della giornata di lavoro.

      35 Emma e Adolphe Arnold dell’Alsazia (Francia), genitori di Simone Arnold, rimasero saldi nella loro fede e furono imprigionati entrambi. (Simone è al centro nella foto). Nel 1942 Adolphe Arnold fu deportato nel campo di Dachau. Una volta al mese, mentre era ancora libera, Emma spediva al marito una torta in cui erano nascosti tre foglietti di carta con articoli della Torre di Guardia. Adolphe imparava il testo a memoria. Quando fu liberato riuscì a portare con sé tre di quei foglietti nascosti nella giacca.

      “La Torre di Guardia” copiata a mano e foto di Adolphe ed Emma Arnold con la figlia Simone.
      Leopold Engleitner.

      36 Leopold Engleitner, originario dell’Austria, fu arrestato la prima volta nel gennaio 1936. Tra l’ottobre 1939 e il luglio 1943 fu deportato nei campi di Buchenwald, Wewelsburg e Ravensbrück. Una volta fu picchiato così forte sul capo che subì danni a lungo termine. Anche dopo il suo rilascio inatteso dal campo di concentramento nel 1943, Engleitner non fu del tutto libero perché venne costretto a compiere lavori forzati. Comunque nel 1945 riuscì a lasciare la zona e a evitare di essere arruolato nell’esercito.

      Margarete e Marcel Unterner il giorno del loro matrimonio.

      37 Margarete Unterner (Alsazia) si rifiutò di lavorare per il Reich e nel 1942 fu internata nella prigione di Saverne e più tardi nel campo di Schirmeck-Vorbrück. Suo marito Marcel si rifiutò di prestare servizio nelle forze armate tedesche e fu rinchiuso nel carcere militare di Berlino-Tegel. Venne rilasciato a motivo di un grave disturbo nervoso.

      Johanna e Johann Degen il giorno del loro matrimonio.

      38 Nonostante il divieto, nella casa di Johanna e Johann Degen a Lorsch si tenevano adunanze cristiane. Per questo nel 1936 Johann fu condannato a due anni di prigione a Darmstadt. Quando nell’ottobre 1938 ebbe scontato la pena fu trasferito in un campo di concentramento (Dachau). Nel gennaio 1941 morì di febbre tifoide dovuta a malnutrizione nel campo di Mauthausen.

      Adam Heim.

      39 Adam Heim lavorava in una cava nei pressi di Zwingenberg e aiutava i concittadini perseguitati. Fu denunciato e condannato dal Tribunale Speciale di Darmstadt. Finì in carcere e nel campo di Dachau. (Più tardi morì in un incidente motociclistico).

      Horst Schmidt.

      40 Horst Schmidt (figlio adottivo di Emmy Zehden) portava come corriere copie della Torre di Guardia da Berlino a Danzica. Dopo il suo arresto nel 1944 fu condannato a morte. Fu liberato il 27 aprile 1945 mentre attendeva in catene l’esecuzione capitale a Brandeburgo-Görden.

      41 Dodici membri della famiglia Kusserow di Bad Lippspringe furono rinchiusi a motivo della loro fede in diverse prigioni, penitenziari, campi di concentramento e riformatori nazisti. Due figli furono giustiziati come obiettori di coscienza.

      La famiglia Kusserow.
  • Esecuzioni capitali
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • ESECUZIONI CAPITALI

      1 Il 15 settembre 1939, davanti a tutti i detenuti radunati nel piazzale dell’appello a Sachsenhausen, August Dickmann, un testimone di Geova, venne fucilato come obiettore di coscienza e Volksschädling (parassita della società) per ordine di Heinrich Himmler, capo delle SS. Poco dopo i giornali ne diedero notizia in Germania e all’estero.

      Collage: 1. August Dickmann. 2. Un giornale riferisce la notizia della sua fucilazione come obiettore di coscienza.
      Jacob von Bennekom.

      2 Jacob van Bennekom (Paesi Bassi) fu internato come testimone di Geova nel carcere di Rotterdam e nel campo di Amersfoort. Fu fucilato nel novembre 1944 per essersi rifiutato di costruire sbarramenti anticarro nelle vicinanze di Zwolle, come invece stavano facendo tutti gli altri detenuti. L’accaduto fu riferito da un testimone oculare, che dopo la guerra diventò testimone di Geova.

      Collage: 1. Ghigliottina. 2. Willi Letonja.

      Ghigliottina (Tegel-Fallbeil), Strafvollzugsmuseum Ludwigsburg, CC BY-NC-SA – Dauerleihgabe des DHM Berlin

      3 Willi Letonja (Austria), entusiastico nazionalsocialista, prestò servizio nell’esercito di Hitler. Dopo aver conosciuto gli insegnamenti della Bibbia da sua madre e da suo fratello, nel 1941 diventò testimone di Geova. Si rifiutò di continuare a prestare servizio militare e il 1° settembre 1942 fu decapitato con la ghigliottina a Brandeburgo. Poco prima disse a suo fratello: “Anton, perché piangi? Questo non è un motivo per piangere, ma per rallegrarsi!”

      Vinzenz Platajs.

      4 Dopo essere rimasto 13 mesi nella prigione di Monaco-Stadelheim per aver riprodotto e distribuito copie della Torre di Guardia, Vinzenz Platajs (Austria) fu decapitato il 9 ottobre 1944 a Brandeburgo.

      Heinrich Fundis.

      5 Heinrich Fundis, di Sulzfeld, si rifiutò di prestare servizio militare. Fu decapitato il 18 dicembre 1941.

      Paul Weseler.

      6 Paul Weseler faceva parte di un gruppo di testimoni di Geova provenienti da Oberhausen, Mülheim an der Ruhr e Karlsruhe. Lui, come anche Wilhelm Bischoff, Julius Engelhard, Auguste Hetkamp, Johann Hörstgen, e Friedrich e Klara Stoffels furono giustiziati nell’agosto 1944.

      Sigurd Speidel.

      7 Poiché aveva rifiutato di indossare l’uniforme militare, il diciannovenne Sigurd Speidel di Sindelfingen fu decapitato il 27 gennaio 1943.

      Kurt Liebold.

      8 Il 9 maggio 1941 Kurt Liebold di Cossengrün (Turingia) fu decapitato perché obiettore di coscienza. Aveva già scontato due anni di prigione per aver partecipato a una campagna svolta dai testimoni di Geova a metà degli anni ’30 in cui ci si servì di volantini.

      Max Moserth.

      9 Dopo tre anni di reclusione nella fortezza di Torgau, il 26 giugno 1942 Max Moserth, di Burgstädt, fu decapitato con l’accusa di Wehrkraftzersetzung (cioè per aver demoralizzato le truppe).

      10 Rolf Appel, originario di Süderbrarup, era il proprietario di una tipografia e fu giustiziato come obiettore di coscienza nel 1941. Lo stesso accadde al figlio diciassettenne Walter nel 1944. I figli più piccoli furono tolti ai genitori e la moglie fu ridotta in povertà.

      Collage: 1. Rolf Appel nell’ufficio della sua tipografia. 2. Walter Appel.

      11 Già nel 1934 Heinz Bernecker (in primo piano a destra) di Königsberg (ora Kaliningrad) era stato condannato ai lavori forzati in un campo di lavoro nella Prussia Orientale. Dal 1938 al 1942 fu di nuovo tenuto prigioniero. Quando il 19 giugno 1942 fu decapitato a Brandeburgo come obiettore di coscienza, la moglie Elisabeth si trovava nel campo di Ravensbrück. Furono i nonni a prendersi cura dei loro tre figli.

      Collage: 1. Due prigionieri, sorvegliati da una guardia nazista, tagliano la pietra con martello e scalpello. 2. Heinz Bernecker.

      12 La famiglia Wohlfahrt di Pörtschach (Austria). Il 7 dicembre 1939 nella prigione di Plötzensee (Berlino) Gregor, il padre, fu decapitato insieme ad altri Testimoni perché obiettore di coscienza. Il 14 marzo 1942 il figlio Gregor, che aveva 20 anni, fu giustiziato per lo stesso motivo. Franz fu internato nel campo di lavoro di Rollwald. Il figlio minore, Willibald, e i suoi fratelli Ida, Annie e Kristian, furono rinchiusi in un convento di Landau adibito a riformatorio. I due ragazzi furono mandati in prima linea sul fronte russo, dove Willibald fu ucciso e Kristian gravemente ferito.

      Gregor Wohlfart con sua moglie Barbara e i loro sei figli.

      13 Johannes Harms di Wilhelmshaven (decapitato l’8 gennaio 1941) scrisse dal braccio della morte: “A un testimone di Geova viene data l’opportunità d’infrangere il suo patto anche quando sta per essere giustiziato. Perciò la mia lotta non è ancora finita”.

      Collage: 1. Johannes Harms. 2. Copia del suo certificato di morte.
      Hans Rehwald e sua moglie, Martha.

      14 Hans Rehwald (qui ritratto all’età di 34 anni) aveva trascorso cinque anni in prigione. Prima di essere fucilato da un plotone di esecuzione il 1° febbraio 1943 a Königsberg (ora Kaliningrad), pronunciò una preghiera così commovente che nessun soldato fece fuoco. L’ordine fu ripetuto una seconda volta e un colpo lo raggiunse al ventre. L’ufficiale uccise questo obiettore di coscienza con la sua pistola. In quel periodo Martha, moglie di Hans Rehwald, e altri parenti si trovavano in campi di concentramento.

      Wilhelm Kusserow.

      15 Il 27 aprile 1940 la corte marziale di Münster fece fucilare Wilhelm Kusserow, un obiettore di coscienza. In seguito il difensore d’ufficio scrisse alla famiglia: “Mi ha chiesto di mandarvi i suoi saluti. Ha affrontato la morte dignitosamente ed è morto sul colpo”.

      Wolfgang Kusserow.

      16 Wolfgang Kusserow la pensava come suo fratello Wilhelm e il 28 marzo 1942 fu decapitato nel penitenziario di Brandeburgo. Davanti al tribunale disse in sua difesa: “Sono convinto che se Gesù Cristo fosse oggi sulla terra, sarebbe perseguitato proprio come allora”.

      Karl Kühnel.

      17 Karl Kühnel, un falegname di Clausnitz (Monti Metalliferi), fu imprigionato perché aveva spedito la petizione del giugno 1933 alle autorità e a privati. Nel 1937 a lui e alla moglie fu tolta la potestà sui due figli. Fu decapitato il 24 ottobre 1939 nella prigione di Plötzensee (Berlino), perché si era rifiutato di giurare fedeltà alla bandiera.

      Helene Gotthold.

      18 Helene Gotthold, infermiera e madre di due figli, sposata con un minatore e dal 1926 testimone di Geova, visse a Herne e a Bochum. Nel 1937, mentre era in attesa di giudizio, fu picchiata così duramente dalla Gestapo (polizia segreta) che abortì. L’8 dicembre 1944 lei e altre tre Testimoni furono ghigliottinate perché si erano impegnate attivamente per la propria fede.

      19 Emmy Zehden (al centro), di Berlino, nascose tre obiettori di coscienza, tra cui il nipote e figlio adottivo Horst Schmidt, al quale il 9 giugno 1944, giorno in cui fu giustiziata, scrisse una lettera di addio. Il protocollo dell’esecuzione riporta la seguente nota: “La condannata si è lasciata adagiare sulla ghigliottina senza opporre resistenza. Era calma e composta . . . ”. Oggi davanti alla prigione di Plötzensee (Berlino) c’è una via dedicata a lei.

      Collage: 1. Emmy Zehden in una foto di gruppo all’aperto. 2. La lettera di addio scritta da Emmy al nipote e figlio adottivo, Horst. 3. Targhetta di una strada oggi dedicata a lei.
  • Marce della morte
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • MARCE DELLA MORTE

      1 Man mano che il fronte si avvicinava, le SS evacuarono i campi di concentramento costringendo i prigionieri a mettersi in marcia verso ovest e verso sud. Durante queste cosiddette marce della morte le guardie uccidevano spietatamente ogni prigioniero troppo debole per proseguire. Martin Seyfert, di Oschatz, e altri Testimoni sopravvissero alla marcia della morte da Dachau in direzione delle Alpi, che ebbe luogo nell’aprile 1945.

      Collage: 1. Prigionieri di un campo di concentramento in cammino durante una marcia della morte. 2. Martin Seyfert.

      A sinistra: akg-images/Benno Gantner

      Targa indicante il percorso della marcia della morte da Sachsenhausen.

      2 Sopravvissero anche tutti i 230 testimoni di Geova che nell’aprile e nel maggio 1945 avevano preso parte alla marcia della morte insieme a decine di migliaia di prigionieri da Sachsenhausen e da altri campi fino a Schwerin. I Testimoni avevano formato un gruppo compatto e si erano aiutati a vicenda. (Targa indicante il percorso della marcia della morte).

      3 Anche Paul Rehwald di Königsberg (ora Kaliningrad) era fra coloro che avevano preso parte alla marcia della morte da Sachsenhausen. Quando il fronte tedesco cedette e gli Alleati liberarono i campi, finì il regime di terrore durato 12 anni. Come i prigionieri che si vedono in questa foto, molti Testimoni — la maggioranza dei quali dopo molti anni di detenzione — si misero in cammino verso casa.

      Collage: 1. Tre testimoni di Geova in cammino verso casa da Sachsenhausen. 2. Paul Rehwald.

      A sinistra: Süddeutsche Zeitung Photo/Alamy Stock Photo

      4 Le SS portarono 9.000 prigionieri dal campo di Neuengamme al Mar Baltico e li stiparono nelle navi Cap Arcona, Thielbeck e Athen. Il 3 maggio 1945, in seguito a un attacco di caccia inglesi, due navi affondarono e solo alcuni prigionieri scamparono. Fra i superstiti dell’affondamento della Cap Arcona c’era Witali Kostanda (Ucraina), che aveva conosciuto i prigionieri col triangolo viola nel campo ed era diventato anche lui testimone di Geova.

      Collage: 1. La nave “Cap Arcona” che trasportava prigionieri di un campo di concentramento. 2. La “Cap Arcona” ribaltata su un fianco. 3. Witali Kostanda.

      In alto: Süddeutsche Zeitung Photo/Alamy Stock Photo. In basso: Arthur Drever/ Photohaus

      Feliks Borys.

      5 Le SS ordinarono anche l’evacuazione via terra e via mare del campo di Stutthof, nei pressi di Danzica. Feliks Borys di Chojnice (Polonia) e altri nove Testimoni dovettero marciare insieme a circa 1.900 prigionieri verso Słupsk. “[A un certo punto] eravamo rimasti solo in 800 circa”, ricorda. Si caricò sulle spalle Wilhelm Scheider (Polonia), aiutandolo così a sopravvivere. Dopo essere stato liberato Borys si avviò a piedi verso casa, dove arrivò due mesi dopo.

      6 I testimoni di Geova del campo di Stutthof che, dopo una drammatica traversata del Mar Baltico su una chiatta, il 5 maggio 1945 riuscirono a sbarcare sull’isola di Møn al largo delle coste danesi.

      Un gruppo di testimoni di Geova sopravvissuti al campo di Stutthof.
  • I sopravvissuti
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • I SOPRAVVISSUTI

      1 Dopo 52 anni Anastasija Kazak (a sinistra) (Ucraina) e Hermine Schmidt (a destra) si sono riviste a Mosca il 15 maggio 1997 in occasione della prima della versione russa del documentario I Testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista. Anastasija era diventata testimone di Geova nel campo di concentramento di Stutthof, ed entrambe erano sopravvissute alla pericolosa traversata del Mar Baltico alla volta della Danimarca. (Quella nella foto all’estrema sinistra è Hermine).

      Collage: 1. Hermine Schmidt da giovane. 2. Anastasija Kazak e Hermine felici di incontrarsi di nuovo.

      2 Quando il campo di Ravensbrück venne evacuato, Alois Moser, di Braunau (Austria), e altri 25 Testimoni ricevettero l’ordine di accompagnare delle SS in uno spostamento. Durante la notte le guardie sparirono. A Schwerin Alois Moser incontrò alcuni testimoni di Geova che avevano preso parte alla marcia della morte. Dal nord della Germania intraprese il lungo viaggio di ritorno in Austria.

      Collage: 1. Alois Moser a una mostra in onore delle vittime della persecuzione. 2. Il documento che riportava il permesso dato ad Alois di tornare a casa.
      Gertrud Ott.

      3 Gertrud Ott, di Danzica, fu internata nei campi di Auschwitz (dal dicembre 1942 al gennaio 1945), Mauthausen, Groß-Rosen e Bergen-Belsen (dal gennaio al maggio 1945). Dopo la liberazione frequentò la scuola missionaria di Galaad (Watchtower Bible School of Gilead) nello stato di New York e servì come missionaria in Indonesia, Iran e Lussemburgo.

      4 Un gruppo di testimoni di Geova si rallegra per la liberazione dal campo di Mauthausen il 7 maggio 1945. Fra loro c’è Martin Poetzinger (il primo da sinistra in piedi).

      Erich Frost seduto davanti a un pianoforte.

      5 Prima di essere arrestato e brutalmente torturato dalla Gestapo, Erich Frost, di Lipsia, era stato responsabile dell’opera clandestina (1936/1937). In seguito fu internato (1937-1945). Nel campo di Sachsenhausen, pensando ai suoi compagni di fede, compose un cantico che in qualche modo fu fatto arrivare fuori dal campo e che rafforzò gli altri Testimoni.

      Arthur Winkler.

      6 Nel 1935 Arthur Winkler, di Bonn, aveva subìto un trattamento disumano nel campo di Esterwegen. Più tardi diresse dai Paesi Bassi l’opera svolta in segreto in Germania. Dopo l’occupazione dell’Olanda da parte della Germania (maggio 1940) la Gestapo cercò di arrestarlo, ma non fu catturato fino all’ottobre 1941. Sopravvisse alla marcia della morte da Sachsenhausen con l’aiuto di altri Testimoni, che lo trasportarono su un carretto delle SS.

      Joseph Rehwald al Memoriale di Sachsenhausen.

      7 Josef Rehwald, di Königsberg (ora Kaliningrad), fu detenuto prima nella prigione di Stuhm (Prussia Orientale) e poi nel campo di Sachsenhausen per essersi rifiutato di prestare servizio militare. Degli otto membri della sua famiglia, quattro fratelli (due dei quali vennero giustiziati), una sorella e la madre furono imprigionati a motivo della loro fede.

      Gerrit Benink con in mano la gavetta di latta che usava per il cibo.

      8 Gerrit Benink (Paesi Bassi) con la gavetta di latta che usava per la zuppa e altro cibo. Dopo il suo arresto nel marzo 1941, fu internato nei campi di Sachsenhausen, Buchenwald e Neuengamme; venne liberato il 5 maggio 1945.

      Hildegard ed Ernst Seliger.

      9 In quanto testimoni di Geova, Hildegard ed Ernst Seliger trascorsero fra tutti e due oltre 40 anni in prigione, prima sotto il regime nazista e poi sotto quello comunista nella Germania Orientale.

      Victor Bruch.

      10 Viktor Bruch (Lussemburgo), arrestato nell’agosto 1940, fu internato in diversi campi di concentramento, tra cui Buchenwald, Lublino, Auschwitz e Ravensbrück. Il 3 maggio 1945, dopo aver marciato per giorni, fu liberato insieme ad altri 49 Testimoni.

      Max Henning.

      11 Max Henning, arrestato nel marzo del 1943 nei Paesi Bassi, fu detenuto a Rotterdam, Scheveningen e Vught, e nel campo di Buchenwald. Fu liberato l’11 aprile 1945.

      Gertrud Poetzinger tiene in braccio il figlio di un militare.

      12 Gertrud Poetzinger, che aveva preso parte all’opera svolta in segreto dai testimoni di Geova a Monaco e nella Slesia, venne messa in prigione e poi internata nel campo di Ravensbrück. Nel 1943 fu trasferita a Oranienburg presso la famiglia di un agente delle SS per accudire i bambini. Suo marito Martin fu internato per anni nei campi di Dachau e Mauthausen. Poterono riunirsi dopo la guerra, nel 1945.

      Evert e Ansje Dost.

      13 Nel marzo 1942 la Gestapo arrestò Evert e Ansje Dost (Paesi Bassi). Evert fu internato nei campi di Amersfoort e Neuengamme, Ansje in quello di Ravensbrück. Furono liberati nel maggio 1945.

  • Cronistoria
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • CRONISTORIA

      1933 Dopo l’incendio del Reichstag, con un decreto che prevede “misure protettive contro gli atti di violenza comunista che mettono in pericolo la sicurezza dello Stato”, vengono soppressi molti diritti civili fondamentali (28 febbraio). I testimoni di Geova vengono messi al bando nella maggioranza dei Länder (stati) del Reich in seguito a false accuse; una petizione indirizzata al cancelliere del Reich e alle autorità non ha nessun esito (aprile e giugno). Confiscati i beni delle congregazioni, bruciate le pubblicazioni della Watch Tower e internati nei campi di concentramento i primi Testimoni (luglio).

      1934 I testimoni di Geova riproducono clandestinamente pubblicazioni della Watch Tower, poiché la polizia controlla la loro corrispondenza per impedirne l’importazione dall’estero. Fino a marzo vengono registrati circa 4.000 perquisizioni domiciliari, 1.000 arresti e 200 casi di maltrattamento. Molti testimoni di Geova impiegati nella pubblica amministrazione vengono licenziati (fino a giugno). Il 7 ottobre una marea di telegrammi di protesta giunge a Hitler, che strilla istericamente: “Questa genia sarà sterminata in Germania!”

      1935 Una direttiva valida per tutto il Reich proscrive i testimoni di Geova con l’obiettivo di rimuoverli dalla pubblica amministrazione (1° aprile). I tribunali speciali condannano numerosi Testimoni a pesanti pene detentive e pecuniarie perché tengono adunanze cristiane e distribuiscono pubblicazioni. Incurante della legislazione vigente, la Gestapo dispone arbitrariamente la carcerazione preventiva di testimoni di Geova e li manda in campi di concentramento (17 giugno e 9 settembre).

      1936 Il Ministero degli Interni del Reich vieta ai Testimoni la vendita di “Bibbie o altre pubblicazioni religiose di per sé incensurabili”. Questo provoca ulteriori arresti (30 gennaio). Le autorità possono privare i testimoni di Geova del sussidio di disoccupazione e della pensione (dal 2 febbraio). Molti Testimoni subiscono maltrattamenti e oltraggi perché non partecipano alle “elezioni del Reichstag” (29 marzo). La Gestapo e la polizia criminale formano reparti speciali, e nei tribunali speciali vengono istituite sezioni particolari per indagare sui testimoni di Geova e condannarli (giugno). Nonostante gli arresti in massa (28 agosto), i Testimoni riescono a distribuire in tutto il Reich la risoluzione di protesta adottata a Lucerna (12 dicembre).

      1937 Polizia e magistratura ricevono l’ordine di adottare “le misure più drastiche” contro i testimoni di Geova. Le pene vengono inasprite, e dopo che è stata scontata la pena detentiva spesso segue l’internamento in un campo di concentramento o il ritorno in prigione. Circa 4.000 Testimoni sono arrestati e spesso vengono condannati in gruppo nei processi ai Bibelforscher (Studenti Biblici), di cui la stampa parla apertamente. I giudici tutelari intentano con successo processi al fine di togliere i figli ai genitori. Nell’intero territorio del Reich i testimoni di Geova organizzano una seconda campagna servendosi di volantini per richiamare l’attenzione della popolazione sulle atrocità commesse dalla Gestapo (20 giugno).

      1938 Prima dell’inizio della guerra dal 5 al 10 per cento dei detenuti nei campi di concentramento sono testimoni di Geova. Vengono isolati in particolari baracche recintate da filo spinato (in alcuni campi già prima del 1938) e per nove mesi è proibito loro di ricevere o inviare corrispondenza (marzo). In Svizzera i Testimoni documentano la persecuzione in Germania nel libro Kreuzzug gegen das Christentum (Crociata contro il cristianesimo) e dicono che “attualmente già 6.000 . . . languiscono in prigioni e campi di concentramento” (maggio). In un discorso pronunciato a New York e diffuso da 60 emittenti radiofoniche, Joseph F. Rutherford, presidente della Watch Tower Society, condanna senza mezzi termini Hitler e la persecuzione degli ebrei (8 ottobre).

      1939 August Dickmann, il primo a essere condannato a morte dalla polizia giudiziaria per aver fatto obiezione di coscienza al servizio militare, viene fucilato pubblicamente nel campo di Sachsenhausen (15 settembre), e nei giorni successivi la notizia viene diffusa dalla radio e dai giornali. Con lo scoppio della guerra le angherie nei confronti dei Testimoni detenuti aumentano. Degli oltre 400 Testimoni internati a Sachsenhausen, circa 100 muoiono durante il rigido inverno per maltrattamenti, fame o sfinimento.

      1940 La polizia di stato ordina che tutti i testimoni di Geova nel territorio del Reich vengano arrestati in un preciso momento; il 12 giugno viene fatta irruzione nelle loro abitazioni. In luglio le autorità svizzere sequestrano il libro Kreuzzug gegen das Christentum (fino al settembre 1944). Il sistema giudiziario tedesco ha già messo a morte 112 testimoni di Geova obiettori di coscienza (agosto). (Alla fine della guerra il numero dei Testimoni giustiziati sarà salito a circa 270, 50 dei quali austriaci).

      1941 Ludwig Cyranek, che nel 1939 e nel 1940 introduceva segretamente pubblicazioni della Watch Tower in Germania e Austria, è condannato a morte (marzo) e giustiziato a Dresda (3 luglio). Julius Engelhard e altri continuano la sua opera (dal 1939 all’aprile 1943).

      1942 Il Mitteilungsblatt der deutschen Verbreitungsstelle des W.T. an alle treuen Zeugen Jehovas in Deutschland (Bollettino del centro tedesco di diffusione della Watch Tower indirizzato a tutti i fedeli testimoni di Geova in Germania) e altro materiale circolano fra i testimoni di Geova dentro e fuori i campi di concentramento. Il trattamento brutale subìto dai Testimoni in custodia cautelare continua con il beneplacito delle autorità. Hitler ribadisce che i Bibelforscher devono essere sterminati (agosto). Tuttavia le terribili condizioni in cui si trovano i Testimoni detenuti nei campi di concentramento migliorano un po’, perché nel frattempo le SS hanno compreso quanto valga la forza lavoro degli internati.

      1943 In molte zone della Germania e dell’Austria i testimoni di Geova vengono riforniti clandestinamente di pubblicazioni della Watch Tower, e dai campi di concentramento vengono inviate di nascosto lettere all’esterno. Le SS devono riconoscere che i testimoni di Geova restano saldi nonostante l’isolamento nei campi di concentramento, per cui li smistano nelle altre baracche (settembre). A Ravensbrück gli internati denominati Asoziale (prigionieri considerati “asociali”) vengono spostati nello stesso blocco dei Bibelforscher.

      1944 Himmler ordina perquisizioni a sorpresa in diversi campi di concentramento e si trovano grandi quantità di pubblicazioni della Watch Tower (aprile). Fuori dei campi la Gestapo smantella alcune reti clandestine e 254 Testimoni vengono arrestati. Julius Engelhard e Auguste Hetkamp sono condannati a morte (giugno) e giustiziati a Brandeburgo (agosto). In diversi luoghi, comunque, si continua a operare nella clandestinità, e pubblicazioni della Watch Tower vengono riprodotte perfino nel campo di Wewelsburg. Sentendosi sovraccarico per tutti i casi di obiezione di coscienza, gran parte dei quali riguardano testimoni di Geova, il tribunale militare del Reich delega alle corti inferiori i processi a carico degli obiettori di coscienza (agosto). Le condanne a morte sono ormai pura formalità.

      1945 Liberazione di Auschwitz (27 gennaio). Durante le evacuazioni forzate dei campi di concentramento e le marce della morte verso sud e verso ovest, i prigionieri con il triangolo viola (testimoni di Geova) si aiutano a vicenda per non essere fucilati dalle SS. Liberazione dei campi di Buchenwald (11 aprile), Bergen-Belsen (15 aprile), Sachsenhausen (22 aprile), Dachau (29 aprile) e Ravensbrück (30 aprile), come pure dei penitenziari di Brandeburgo (27 aprile) e Waldheim (6 maggio) e di altri centri di detenzione. Tutti i 230 Testimoni sopravvivono alla marcia della morte verso Schwerin (3 maggio). I Testimoni sopravvissuti del campo di concentramento di Stutthof sbarcano sull’isola danese di Møn (5 maggio). Capitolazione: il Reich tedesco non esiste più (8 maggio)! I testimoni di Geova iniziano la loro attività postbellica in Germania con 7.000 proclamatori.

  • Il prezzo della resistenza
    Triangoli viola: “vittime dimenticate” del regime nazista
    • IL PREZZO DELLA RESISTENZA

      Prof. Wolfgang Benz, Centro di ricerca sull’antisemitismo, Politecnico di Berlino:

      “Nel 1933 la comunità religiosa che in Germania contava 25.000 anime fu messa al bando e circa metà di loro proseguì ‘l’opera di predicazione’ nella clandestinità. I testimoni di Geova si rifiutavano di fare il saluto nazista e in particolare di prestare servizio militare. Furono perseguitati spietatamente. All’incirca 10.000 furono arrestati. La resistenza costò intorno alle 1.200 vittime a questo gruppo, che nel 1936/37 tentò inoltre di informare la popolazione riguardo alla natura criminale dello stato nazionalsocialista attraverso campagne di volantinaggio e in tal modo si oppose a quel regime ingiusto, e non solo nei propri interessi”. — Informationen zur politischen Bildung, n. 243 (1994): Deutscher Widerstand 1933-1945, p. 21.

      Collage: 1. Tre testimoni di Geova in uniforme da carcerato, una volta liberati dai campi, camminano su una strada con alcuni oggetti personali e un carretto trainato a mano. 2. Gertrud Poetzinger tiene in braccio il figlio di un militare. 3. Rappresentazione grafica del campo di concentramento di Sachsenhausen.

      In alto a sinistra: Süddeutsche Zeitung Photo/Alamy Stock Photo

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