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  • L’Olocausto: Vittime o martiri?

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  • L’Olocausto: Vittime o martiri?
  • Svegliatevi! 1989
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  • Tre tipi di vittime
  • Una “minuscola setta”: una minaccia per i nazisti
  • La seconda guerra mondiale e la neutralità
  • Cosa li sostenne?
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Svegliatevi! 1989
g89 8/4 pp. 12-16

L’Olocausto: Vittime o martiri?

PERCHÉ distinguere tra vittime e martiri? Perché tutti coloro che hanno sofferto a causa dell’Olocausto sono stati vittime, ma solo una minoranza sono stati veramente martiri a rigor di termini. Che differenza c’è?

Vittima è “chi subisce danni, gravi perdite, tormenti, persecuzioni e la morte stessa, senza sua colpa”. (Grande Enciclopedia Universale, Curcio) Le vittime, di solito, non hanno scelta.

Martire è “chi è ucciso perché si rifiuta di trasgredire la legge di Dio” o “chi soffre o si sacrifica per una nobile causa”. (Grande Dizionario della Lingua Italiana, UTET) Pertanto la vittima è tale di solito involontariamente, mentre il martire lo è volontariamente.

Tre tipi di vittime

In occasione di una conferenza sulle vittime non ebree dei nazisti, il dott. Gordon Zahn, dell’Università del Massachusetts, raggruppò le vittime dei nazisti in tre categorie: (1) coloro che soffrirono per ciò che erano: ebrei, slavi, zingari; (2) coloro che soffrirono per ciò che facevano: omosessuali, attivisti politici e oppositori; (3) e coloro che soffrirono per ciò che si rifiutavano di fare: obiettori di coscienza, testimoni di Geova e altri.

Milioni di ebrei soffrirono e morirono semplicemente perché erano di razza ebraica. Per i seguaci di Hitler non aveva importanza se erano ebrei ortodossi o atei. Erano condannati alla “soluzione finale”, come veniva chiamato il sistema di Hitler per liberare l’Europa da tutti gli ebrei, vale a dire lo sterminio. Analogamente gli slavi, che per la crociata di Hitler erano soprattutto i polacchi, i russi e gli ucraini, erano condannati solo perché slavi, ‘una razza inferiore’ in paragone con la “suprema” stirpe ariana.

Ma il caso dei testimoni di Geova in Europa era diverso. Erano di molte nazionalità ma vennero erroneamente considerati una minaccia pacifista per il regime nazionalsocialista tedesco a motivo della loro neutralità cristiana e del rifiuto di partecipare allo sforzo bellico di qualsiasi nazione. Hitler li definì una ‘genia da sterminare’. Quanto era grande questa “genia”, e fu veramente sterminata?

Una “minuscola setta”: una minaccia per i nazisti

Alla summenzionata conferenza, la dottoressa Christine King presentò alcuni fatti relativi ai Testimoni nella Germania nazista. Essa riferì: ‘A prima vista sorprende che questa minuscola setta — 20.000 membri su una popolazione di 65 milioni di persone, 20 milioni delle quali erano cattoliche e 40 milioni protestanti — richiamasse l’attenzione delle autorità. Ma quando si considerano i loro stretti legami con l’America, le loro aspirazioni internazionali e le loro riconosciute simpatie comuniste e sioniste è subito chiaro che non potevano essere tollerati’. Ovviamente i testimoni di Geova non erano né comunisti né sionisti ma erano neutrali nei confronti delle questioni politiche e razziali. I nazisti, però, non lo comprendevano.

La campagna nazista contro i testimoni di Geova cominciò nel 1933 quando Hitler andò al potere. Nel 1934, dopo avere ricevuto telegrammi di protesta da Testimoni di ogni parte del mondo, Hitler ebbe un’esplosione d’ira e urlò: “Questa genia sarà sterminata in Germania!” La persecuzione contro i Testimoni si intensificò.

Helmut Krausnick e Martin Broszat affermano in un loro libro (Anatomy of the SS State): “Un’ulteriore categoria di prigionieri sottoposti a custodia protettiva che dopo il 1935 formò un gruppo considerevole di detenuti dei campi di concentramento proveniva dai membri dell’Internationale Vereinigung der Ernsten Bibelforscher [i testimoni di Geova]. L’organizzazione era stata sciolta nel Terzo Reich nel 1933 e qualsiasi attività di proselitismo o propaganda compiuta per conto dei testimoni di Geova era stata vietata per legge perché l’organizzazione era considerata soprattutto uno strumento di attività pacifista”.

“Nel febbraio del 1936 fu emanato l’ordine di sottoporre a custodia protettiva ‘per un periodo massimo di due mesi’ tutti gli ex capi dell’Internationale Bibelforschervereinigung (IBV). A metà maggio del 1937 furono presi ulteriori provvedimenti. La Gestapo emanò il seguente ordine: Tutti coloro che in qualsiasi forma promuovono gli obiettivi dell’illegale IBV o l’unità dei suoi seguaci saranno sottoposti a custodia protettiva e portati immediatamente davanti alla corte perché sia emesso un mandato di cattura effettivo”. Nella maggioranza dei casi questa “custodia protettiva” ebbe come risultato il trasferimento in un campo di concentramento.

Gli autori fanno pure notare: “Nel 1937/8 la stragrande maggioranza dei detenuti di Dachau era costituita da prigionieri politici mentre a Sachsenhausen c’era anche a quei giorni un numero ugualmente elevato di cosiddetti elementi antisociali, omosessuali, testimoni di Geova e delinquenti abituali”.

La seconda guerra mondiale e la neutralità

Nel 1939, quando scoppiò la guerra fra la Germania e gli Alleati, Gran Bretagna e Francia, la situazione dei Testimoni peggiorò. Cosa accadde?

Il ventitreenne August Dickmann di Dinslaken era uno dei 600 Testimoni detenuti a Sachsenhausen nel 1939.a Quando in settembre scoppiò la guerra, il comandante del campo, Baranowsky, vide un’opportunità di infrangere la volontà dei Testimoni. August rifiutò di arruolarsi nell’esercito e Baranowsky chiese a Himmler il permesso di giustiziare il giovane Dickmann alla presenza di tutti i detenuti del campo. Era convinto che molti Testimoni avrebbero rinnegato la fede se avessero veramente assistito a un’esecuzione. Tre uomini delle SS spararono a Dickmann alla schiena e poi un ufficiale delle SS gli diede il colpo di grazia, sparandogli alla testa con la pistola.

Gustav Auschner, un testimone oculare, riferì in seguito: “Fucilarono Dickmann e ci dissero che saremmo stati fucilati tutti se non avessimo firmato la dichiarazione di ripudio della nostra fede. Saremmo stati portati alla cava di sabbia 30 o 40 alla volta e ci avrebbero fucilati tutti. Il giorno dopo le SS portarono a ognuno di noi due righe da firmare, altrimenti ci avrebbero fucilato. Avreste dovuto vedere il loro disappunto quando se ne andarono senza una sola firma. Avevano sperato di spaventarci con l’esecuzione pubblica. Ma noi avevamo più paura di dispiacere a Geova che delle loro pallottole. Non fucilarono più nessuno di noi in pubblico”.

Si verificò una situazione analoga nel campo di Buchenwald il 6 settembre 1939. L’ufficiale nazista Rödl disse ai Testimoni: “Se qualcuno di voi rifiuta di combattere contro la Francia o l’Inghilterra, morirete tutti!” Fu un momento di prova. C’erano due compagnie di SS armate di tutto punto che aspettavano al cancello. Tuttavia “neppure un testimone di Geova rispose all’invito dell’ufficiale di combattere per la Germania. Ci fu un breve silenzio poi giunse l’ordine improvviso: ‘Mani in alto! Vuotatevi le tasche!’”, scrive Eugen Kogon in The Theory and Practice of Hell (L’inferno in teoria e in pratica). Furono fucilati? No, furono assaliti e derubati dagli uomini delle SS e poi assegnati al massacrante lavoro nelle cave. Venne anche negata loro ogni assistenza ospedaliera.

La già citata dottoressa King spiegò: ‘Benché i nazisti ne fossero sorpresi, neppure i Testimoni poterono essere eliminati. Più forti erano le pressioni più divenivano saldi, adamantini nella loro resistenza. Hitler li costrinse a una battaglia escatologica, ed essi mantennero la fede. Col loro triangolo viola (il segno di riconoscimento sul braccio) formarono gruppi che collaboravano strettamente nei campi; la loro esperienza è materiale prezioso per tutti coloro che studiano i casi di sopravvivenza sotto forte pressione. Poiché essi sopravvissero’.

Anna Pawełczyńska, sopravvissuta ad Auschwitz, ha scritto nel suo libro Values and Violence in Auschwitz: “Raffrontato all’immensa comunità di Auschwitz, i testimoni di Geova formavano solo un piccolo gruppetto poco appariscente . . . Ciò nondimeno, il colore [viola] del loro distintivo triangolare spiccava così nettamente nel campo che il piccolo numero non rispecchia la forza effettiva di quel gruppo. Questo gruppetto di detenuti costituiva una salda forza ideologica ed essi vinsero la loro battaglia contro il nazismo. Il gruppo tedesco della setta era stato una minuscola isola d’instancabile resistenza in seno a una nazione terrorizzata, e continuarono ad avere quello stesso spirito impavido nel campo di Auschwitz”. Essa aggiunge: “Tutti sapevano che nessun testimone di Geova avrebbe ubbidito a un ordine contrario alla sua fede e alle sue convinzioni religiose”.

Un esempio rimarchevole a questo proposito ci è dato dalla famiglia Kusserow di Bad Lippspringe in Germania. Franz e Hilda avevano una famiglia numerosa: 11 figli, 6 maschi e 5 femmine. Sotto il regime nazista, 12 dei 13 componenti della famiglia furono condannati a un totale di 65 anni da scontare in prigioni e campi di concentramento. Nel 1940 Wilhelm, all’età di 25 anni, fu fucilato come obiettore di coscienza. Due anni dopo suo fratello Wolfgang, di 20 anni, fu decapitato per la stessa ragione nel penitenziario di Brandeburgo. Nel 1946 suo fratello Karl-Heinz, di 28 anni, morì di tubercolosi che aveva contratto a Dachau. Sia i genitori che le figlie trascorsero del tempo in prigione e nei campi di concentramento. (Per un racconto particolareggiato di questa straordinaria famiglia di martiri, vedi La Torre di Guardia del 1º settembre 1985, ediz. inglese, pagine 10-15).

Nel suo libro (The Theory and Practice of Hell) Eugen Kogon osserva: “Non si può evitare l’impressione che, psicologicamente parlando, le SS non furono mai all’altezza della sfida presentata loro dai testimoni di Geova”.

Se questo minuscolo gruppo di Testimoni cristiani poté tener testa a Hitler, sulla base delle proprie credenze bibliche, non si può fare a meno di chiedere: Perché i milioni di protestanti e di cattolici vennero meno sotto questo aspetto? Dov’era la chiara e inequivocabile guida religiosa in merito ai princìpi cristiani che avrebbe privato il nazismo dell’appoggio di circa 60 milioni di tedeschi? (Vedi riquadro a pagina 13).

Cosa li sostenne?

Nel suo libro I sommersi e i salvati, Primo Levi afferma: “Nella macina della vita quotidiana [nei campi di concentramento], i credenti [di credo religioso o politico] vivevano meglio . . . erano accomunati dalla forza salvifica della loro fede”. — Einaudi, 1986, p. 118.

Egli aggiunge: “Il loro universo era più vasto del nostro, più esteso nello spazio e nel tempo, soprattutto più comprensibile: avevano . . . un domani millenario . . . un luogo in cielo o in terra in cui la giustizia e la misericordia avevano vinto, o avrebbero vinto in un avvenire forse lontano ma certo”. — Op. cit., p. 118.

L’incrollabile fede dei testimoni di Geova in un Millennio avvenire è meglio rappresentata dalle seguenti lettere di Testimoni tedeschi condannati a morte:

“Miei cari fratello, cognata, genitori, e tutti gli altri fratelli compresi,

“Devo scrivervi la penosa notizia che quando riceverete questa lettera io non sarò più in vita. Non siatene eccessivamente rattristati. Ricordate che per l’Iddio Onnipotente è semplice risuscitarmi dai morti. . . . Sappiate che nella mia debolezza ho cercato di servirlo e sono completamente convinto che è stato con me sino alla fine. Mi affido alla sua cura. . . . E ora, miei cari madre e padre, lasciate che vi ringrazi entrambi per tutte le buone cose che avete fatto per me. . . . Geova vi ricompensi di tutto ciò che avete fatto.

“[Firmato] Ludwig Cyranek”.

Ludwig Cyranek fu giustiziato a Dresda per il fatto che era testimone di Geova.

Johannes Harms, dopo essere stato condannato alla decapitazione, ricevette sette opportunità di rinnegare la sua fede di Testimone. Poco prima dell’esecuzione avvenuta nel 1940, mandò questa lettera a suo padre Martin, anch’egli in prigione perché Testimone.

“Caro papà,

“Mancano ancora tre settimane al 3 dicembre, il giorno che ci vedemmo due anni fa per l’ultima volta. Riesco ancora a vedere il tuo caro sorriso di quando lavoravi nel sotterraneo della prigione e io camminavo fuori nel cortile della prigione.

“In questo tempo ti ho considerato con orgoglio e anche con meraviglia per il modo in cui hai portato il tuo peso fedelmente verso il Signore. E ora è stata data anche a me l’opportunità di provare al Signore la mia fedeltà fino alla morte, sì, la fedeltà non solo fino alla morte, ma anche nella morte.

“La mia condanna a morte è già stata annunciata e sono incatenato sia di giorno che di notte — i segni (sulla carta) sono quelli delle manette — ma non ho ancora vinto pienamente. . . . Ho ancora un’opportunità di salvare la mia vita terrena, ma solo per perdere in tal modo la vera vita.

“Quando tu, caro papà, sarai di nuovo a casa, fa quindi in modo di avere particolare cura della mia cara Lieschen [sua moglie], poiché per lei sarà particolarmente difficile, sapendo che il suo diletto non tornerà. So che farai questo e ti ringrazio anticipatamente. Caro papà, ti invoco nello spirito, rimani fedele, come io ho cercato di rimaner fedele, e quindi ci rivedremo. Penserò a te proprio sino alla fine.

“Tuo figlio Johannes”.

Questi sono soltanto due delle centinaia di martiri, testimoni di Geova, che morirono perché osarono essere obiettori di coscienza sotto un regime malvagio. La storia completa del loro martirio collettivo riempirebbe molti volumi.b

[Note in calce]

a Per un racconto particolareggiato del martirio di August Dickmann, vedi l’Annuario dei testimoni di Geova del 1975, pubblicato dalla Watchtower Bible and Tract Society of New York, Inc., pp. 166-9.

b Per un resoconto più particolareggiato sulla storia dei testimoni di Geova nei campi di concentramento, vedi l’Annuario dei testimoni di Geova del 1975, pagine 108-213, e l’Annuario dei testimoni di Geova del 1989, pagine 111-34.

[Riquadro a pagina 13]

I testimoni di Geova furono vittime di Hitler

Da “The New York Times” del 14 maggio 1985

Al direttore:

Mia moglie ed io, entrambi tedeschi, abbiamo passato fra tutt’e due un totale di 17 anni nei campi di concentramento nazisti. Io sono stato a Dachau e Mauthausen, e mia moglie Gertrud è stata a Ravensbrück. Fummo tra le migliaia di tedeschi non ebrei che soffrirono perché facemmo quello che non fecero i criminali nazisti: obiettammo per motivi di coscienza all’idolatria e al militarismo imposti da Hitler. Migliaia di noi sopravvissero ai campi, ma molti no.

Le recenti lettere da lei pubblicate dove si parla di tedeschi comuni che soffrirono sotto il regime nazista di Hitler (quella di Sabina Lietzmann, del 25 aprile, e quella di Anna E. Reisgies, del 30 aprile) mi spingono a menzionare una minoranza, di solito ignorata, che la Gestapo perseguitò ferocemente. Erano chiamati Ernste Bibelforscher (Zelanti Studenti Biblici) o Jehovas Zeugen (testimoni di Geova).

Non appena andò al potere nel 1933, Hitler intraprese una sistematica persecuzione dei testimoni di Geova per la loro presa di posizione neutrale nei confronti della politica e della guerra. Come conseguenza, migliaia di Testimoni tedeschi, molti dei quali erano miei amici, divennero non solo vittime ma anche martiri dell’Olocausto. Perché questa sottile differenza? Perché avremmo potuto uscire in qualsiasi momento dai campi di concentramento se solo fossimo stati disposti a firmare un foglio di ripudio delle nostre convinzioni religiose.

Due brevi esempi mostreranno quale spirito ardeva nel petto di alcuni tedeschi che resisterono all’hitlerismo. Wilhelm Kusserow, un venticinquenne, di Bad Lippspringe, fu fucilato il 27 aprile 1940 perché si era rifiutato di prestare servizio nell’esercito di Hitler.

Due anni dopo, Wolfgang, fratello di Wilhelm, fu decapitato nella prigione di Brandeburgo per la stessa ragione. A quel tempo, Hitler considerava la fucilazione un sistema troppo dignitoso per gli obiettori di coscienza. Wolfgang aveva 20 anni.

Potrei narrare di centinaia di uomini e donne tedeschi i quali andarono incontro a una sorte simile per il fatto che, nel nome di Dio, avevano osato opporsi alla tirannide. Perché fra i tedeschi non ci siano stati milioni di persone di principio, anziché qualche migliaio soltanto, che avessero il coraggio delle proprie opinioni è una domanda a cui forse toccherà ad altri rispondere.

Martin Poetzinger

Brooklyn, 1º maggio 1985

[Immagine a pagina 15]

La famiglia Kusserow: Wilhelm (secondo da destra) fu fucilato; Wolfgang (terzo da sinistra) fu decapitato; Karl-Heinz (secondo da sinistra) morì di tubercolosi dopo la liberazione da Dachau

[Immagine a pagina 16]

Martin Poetzinger (morto nel 1988) e sua moglie Gertrud trascorsero circa 9 anni ciascuno nei campi di concentramento nazisti

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