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NicaraguaAnnuario dei Testimoni di Geova del 2003
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Il sabato 20 marzo 1982, alle 6,40 Ian Hunter stava preparando la colazione per gli altri missionari, quando arrivò un autobus carico di funzionari dell’immigrazione e militari armati di mitra. I militari circondarono la filiale e casa missionaria. “I funzionari”, dice Ian, “ci dissero di preparare solo una valigia e una piccola borsa ciascuno. Non vollero dirci il motivo, ma solo che ci portavano in una casa dove saremmo rimasti per breve tempo, in attesa che si facessero degli accertamenti. Senza farsi vedere Reiner Thompson, coordinatore del Comitato di Filiale, si infilò nell’ufficio e telefonò alle altre case missionarie per avvertire di ciò che stava accadendo”.
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NicaraguaAnnuario dei Testimoni di Geova del 2003
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Il fratello Hunter spiega cosa avvenne in seguito: “Ci fecero salire sull’autobus e ci portarono in una vecchia piantagione di caffè in aperta campagna. Ricordai ai funzionari che essendo stranieri avevamo diritto di parlare con le nostre ambasciate. Risposero che la dichiarazione di stato di emergenza, annunciata all’inizio della settimana, aveva annullato tutti quei diritti e che una volta fuori del paese potevamo parlare con chi ci pareva. Quella fu la prima tacita ammissione che saremmo stati espulsi dal Nicaragua”.
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“Dopo aver versato qualche lacrima alla notizia della nostra espulsione”, riferì all’epoca il fratello Hunter, “i nostri cari fratelli vanno avanti senza posa. Quelli del comitato appena nominato per soprintendere all’opera nel paese stanno prendendo la direttiva con decisione, e siamo certi che faranno un ottimo lavoro”.
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