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  • L’origine dell’inferno
    La Torre di Guardia 1989 | 1° ottobre
    • L’origine dell’inferno

      “INFERNO”, spiega la New Catholic Encyclopedia, è la parola “usata per indicare il luogo dei dannati”. Un’enciclopedia protestante definisce l’inferno “il luogo della punizione futura per i malvagi”.a Ma la credenza in un tale luogo di punizione ultraterrena non si riscontra solo nelle principali chiese della cristianità. Questo concetto ebbe origine molti secoli prima che la cristianità venisse all’esistenza.

      L’inferno in Mesopotamia

      Circa 2.000 anni prima della nascita di Gesù, i sumeri e i babilonesi credevano in un mondo sotterraneo che chiamavano “terra senza ritorno”. Quest’antica credenza si riflette nei poemi sumeri e accadici noti come “L’epopea di Gilgamesh” e la “Discesa di Ishtar agli inferi”. Essi descrivono questa dimora dei morti come una casa di tenebre, “la casa da cui nessuno esce dopo esserci entrato”.

      In quanto alle condizioni esistenti in tale luogo, un antico testo assiro afferma che “il mondo degli inferi era pieno di terrore”. Il principe assiro che avrebbe ricevuto una visione di questa dimora sotterranea dei defunti affermò che gli “tremarono le gambe” a quella vista. Descrivendo Nergal, re degli inferi, disse: “Con un aspro grido mi urlò adirato come una furiosa tempesta”.

      Religioni egizie e orientali

      Gli antichi egizi credevano nell’immortalità dell’anima e avevano il proprio concetto dell’aldilà. La New Encyclopædia Britannica afferma: “I testi funerari egizi descrivono la strada che porta all’altro mondo come irta di terrificanti pericoli: mostri spaventosi, laghi di fuoco, porte per cui non si può passare se non usando formule magiche, e un sinistro traghettatore ai cui malvagi intenti bisogna opporsi con la magia”.

      Le religioni indo-iraniche svilupparono varie credenze in merito alla punizione dopo la morte. Riguardo all’induismo, un’enciclopedia francese (Encyclopædia Universalis) afferma: “Ci sono innumerevoli descrizioni dei 21 inferni immaginati dagli indù. I peccatori sono divorati da bestie selvagge e da serpenti, laboriosamente arrostiti, segati a pezzi, tormentati dalla sete e dalla fame, bolliti nell’olio oppure ridotti in polvere in vasi di ferro o di pietra”.

      Sia il giainismo che il buddismo hanno le proprie versioni dell’inferno, dove i peccatori impenitenti vengono tormentati. Lo zoroastrismo, fondato in Persia (Iran), ha anch’esso un inferno: un luogo freddo e maleodorante dove le anime dei peccatori vengono tormentate.

      Cosa interessante, sembra che nelle versioni egizia, indù, giainista, buddista e zoroastriana dell’inferno i tormenti non siano eterni. Secondo queste religioni, dopo un periodo di sofferenza le anime dei peccatori cambiano luogo o condizione, a seconda di come le varie religioni concepiscono il destino dell’uomo. Il loro concetto di inferno assomiglia al purgatorio cattolico.

      L’inferno secondo i greci, gli etruschi e i romani

      Gli antichi greci credevano nella sopravvivenza dell’anima (psychè, termine che per loro indicava anche la farfalla). Chiamavano Ade il reame dei morti e credevano che fosse governato da un dio omonimo. Nel suo libro Orpheus—A General History of Religions, l’erudito francese Salomon Reinach scrisse a proposito dei greci: “Una credenza molto diffusa era che [l’anima] entrasse nelle regioni infernali dopo aver attraversato il fiume Stige nella barca del vecchio traghettatore Caronte, che esigeva come tariffa un obolo [una moneta], che veniva posto in bocca al defunto. Nelle regioni infernali essa compariva dinanzi ai tre giudici del posto . . . ; se veniva condannata per i suoi delitti, doveva soffrire nel Tartaro. . . . I greci inventarono persino un Limbo, la dimora dei bambini morti nell’infanzia, e un Purgatorio, dove una pena mite purificava le anime”. Secondo la World Book Encyclopedia, le anime che finivano nel Tartaro “venivano tormentate in eterno”.

      In Italia gli etruschi, la cui civiltà precedette quella dei romani, credevano anch’essi nella punizione dopo la morte. Il Dictionnaire des Religions afferma: “L’estrema cura che gli etruschi avevano per i loro defunti trova la sua giustificazione nel loro concetto dell’oltretomba. Come i babilonesi, lo consideravano un luogo di tortura e disperazione per i mani [gli spiriti dei defunti], il cui unico sollievo poteva venire dalle offerte propiziatorie fatte dai loro discendenti”. Un’altra opera di consultazione dichiara: “Le tombe etrusche mostrano scene d’orrore che ispirarono le raffigurazioni cristiane dell’inferno”.

      I romani adottarono l’inferno etrusco, chiamandolo Orco o Inferno, e presero a prestito anche i miti greci riguardo ad Ade, il re degli inferi, chiamandolo Orco o Plutone.

      Gli ebrei e le Scritture Ebraiche

      Che dire degli ebrei prima del tempo di Gesù? Riguardo a loro, nell’Encyclopædia Britannica (1970) leggiamo: “Dal V secolo a.C. in poi, gli ebrei ebbero stretti contatti con i persiani e i greci, entrambi i quali avevano idee ben precise sull’aldilà. . . . Al tempo di Cristo, gli ebrei avevano già acquisito la credenza che le anime malvage sarebbero state punite dopo la morte nella Geenna”. Ad ogni modo, l’Encyclopædia Judaica afferma: “Nella Scrittura non si trova alcuna traccia di questo tardo concetto della Geenna”.

      Quest’ultima affermazione è corretta. Nelle Scritture Ebraiche non c’è nulla che suggerisca che dopo la morte l’anima venga punita in un inferno di fuoco. Questa terrificante dottrina risale alle religioni postdiluviane di Babilonia, non alla Bibbia. La dottrina della cristianità della punizione nell’inferno ebbe origine presso gli antichi babilonesi. L’idea cattolica di una sofferenza riparatrice nel purgatorio risale alle antiche religioni egizie e orientali. Il limbo fu copiato dalla mitologia greca. Le preghiere e le offerte per i defunti erano pratiche degli etruschi.

      Ma su quale presupposto fondamentale si basano queste dottrine della punizione cosciente dopo la morte?

      [Nota in calce]

      a Cyclopædia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature, di M’Clintock e Strong, Volume 4, pagina 165.

      [Immagine a pagina 5]

      La traversata dello Stige, secondo la descrizione che Dante ne fa nell’“Inferno”

      [Fonte]

      Dover Publications, Inc.

  • La verità sull’inferno
    La Torre di Guardia 1989 | 1° ottobre
    • La verità sull’inferno

      COM’È ovvio, dietro alla credenza nella punizione dopo la morte c’è l’idea secondo cui la persona in realtà non muoia insieme al corpo carnale, ma che un qualcosa, spesso chiamato anima, sopravviva alla morte del corpo. Questa credenza, come abbiamo visto nell’articolo precedente, risale alle antiche civiltà mesopotamiche dei sumeri e dei babilonesi. In seguito fu adottata dai greci, i cui filosofi, come Platone, perfezionarono la teoria. La loro raffinata credenza dualistica in “corpo e anima” entrò a far parte delle credenze apostate degli ebrei.

      Quando fu che i sedicenti cristiani adottarono la credenza in tale vita dopo la morte? Di certo non al tempo di Gesù e dei suoi apostoli. Un’enciclopedia francese (Encyclopædia Universalis) afferma che il libro apocrifo “Apocalisse di Pietro (II secolo E.V.) fu la prima opera cristiana a descrivere la punizione e le torture dei peccatori nell’inferno”.

      In effetti, risulta che fra i primi padri della chiesa ci fu molto disaccordo riguardo all’inferno. Giustino Martire, Clemente Alessandrino, Tertulliano e Cipriano erano per un inferno di fuoco. Origene tentò di correggere tale idea dell’inferno, sostenendo che i peccatori nell’inferno sarebbero stati infine salvati. Lo seguirono, in maggiore o minor misura, Gregorio di Nazianzo e Gregorio di Nissa. Ma Agostino pose fine a queste opinioni moderate sull’inferno. J. N. D. Kelly, docente a Oxford, scrive nel suo libro Il pensiero cristiano delle origini: “Nel quinto secolo era comunque predominante la dottrina severa secondo la quale i peccatori non avranno nessuna altra possibilità dopo questa vita e il fuoco che li divorerà non si estinguerà mai”.a

      In quanto al purgatorio, il libro Orpheus—A General History of Religions afferma: “Sant’Agostino aveva sostenuto l’esistenza di uno stato intermedio di prova tra la felicità futura e la dannazione, quello della purificazione delle anime attraverso il fuoco. Questa è la dottrina orfica [pagana greca] e virgiliana [pagana romana] del Purgatorio: di essa non si fa alcuna menzione nei Vangeli. . . . La dottrina del Purgatorio . . . fu formulata nel VI secolo, e proclamata dogma della Chiesa dal Concilio di Firenze (1439)”. La New Catholic Encyclopedia ammette: “La dottrina cattolica del purgatorio si basa sulla tradizione, non sulle Sacre Scritture”. Quanto al limbo, il cardinale Joseph Ratzinger ammette che è “soltanto un’ipotesi teologica”.b

      Nessuna punizione dopo la morte

      Che dire della Bibbia? Dice forse che alla morte l’anima sopravviva al corpo e possa quindi essere punita nel fuoco dell’inferno o del purgatorio? La New Catholic Encyclopedia afferma: “La nozione della sopravvivenza dell’anima dopo la morte non è prontamente rilevabile nella Bibbia. . . . L’anima nell’AT [Antico Testamento] non significa una parte dell’uomo, ma l’uomo intero: l’uomo come essere vivente. Analogamente, nel NT [Nuovo Testamento] essa significa la vita umana: la vita dell’individuo”.

      Perciò crolla la premessa fondamentale per la punizione dopo la morte. La Bibbia afferma: “L’anima che avrà peccato, quella morirà”. (Ezechiele 18:4, versione cattolica di G. Ricciotti) E dichiara anche: “Il salario del peccato è la morte”. (Romani 6:23, versione cattolica della CEI) Pertanto, quando la Bibbia parla di persone malvage e impenitenti che finiscono nella “Geenna”, nel “fuoco eterno” o nel “lago di fuoco”, usa semplicemente un linguaggio simbolico per dire che subiranno la morte eterna, “la seconda morte”. — Matteo 23:33; 25:41, 46; Rivelazione 20:14; 21:8;c confronta 2 Tessalonicesi 1:7-9.

      La risurrezione svuoterà l’inferno

      L’inferno, dunque, è caldo? Non secondo la Bibbia. In effetti, le parole ebraica e greca che alcune Bibbie traducono “inferno” designano semplicemente la comune tomba dei morti. Non si tratta di un infuocato luogo di tormento. Al contrario, si tratta di un luogo di inattività, da cui i morti usciranno nella risurrezione. (Ecclesiaste 9:10; Atti 24:15) Oscar Cullmann, professore presso la facoltà di Teologia dell’Università di Basilea, in Svizzera, e alla Sorbona di Parigi, menziona la “differenza radicale fra l’attesa cristiana della risurrezione dei morti e la credenza greca nell’immortalità dell’anima”. Giustamente, egli afferma che ‘il legame stabilito fra le due credenze dal tardo cristianesimo . . . in realtà non è affatto un legame bensì la rinuncia dell’una [la dottrina biblica della risurrezione] in favore dell’altra [la credenza pagana nell’immortalità dell’anima umana]’. — Il corsivo è nostro.

      I testimoni di Geova non hanno rinunciato alla loro fede nella risurrezione in favore dell’idea dell’immortalità dell’anima. Essi saranno lieti di parlarvi della loro felice speranza e di dimostrarvi con la Bibbia che, in realtà, l’inferno non è caldo.

      [Note in calce]

      a Ediz. Dehoniane, 2ª ed., 1984, trad. di M. Girardet, p. 587.

      b Rapporto sulla fede, op. cit., p. 154.

      c Per maggiori informazioni su questi ed altri versetti biblici che alcuni hanno usato nel tentativo di sostenere la dottrina di un inferno di fuoco, vedi il libro È questa vita tutto quello che c’è?, pubblicato dalla Watchtower Bible and Tract Society of New York, Inc.

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