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    Annuario dei Testimoni di Geova del 1998
    • Un’altra ondata di opposizione ufficiale

      Come in tutto il mondo, i testimoni di Geova sono neutrali riguardo alle questioni politiche. Essi prendono a cuore le parole dette da Gesù ai suoi seguaci: “Non fate parte del mondo”. (Giov. 15:19) Avendo in mente il consiglio della Bibbia di ‘guardarsi dagli idoli’, si astengono inoltre dal partecipare a cerimonie nazionalistiche che considerano idolatriche. (1 Giov. 5:21) I funzionari del governo, la cui vita è intimamente legata alla politica e che considerano il nazionalismo un mezzo per unire il popolo, possono in un primo momento trovare difficile capire la posizione dei testimoni di Geova. Sanno che gli altri gruppi religiosi, e gli stessi ecclesiastici, non esitano a occuparsi di politica e a partecipare a cerimonie nazionalistiche. Il clero approfitta spesso di questa situazione per insinuare sospetti circa i testimoni di Geova nei funzionari governativi.

      In una lettera datata 31 ottobre 1974 il direttore generale dei culti, dott. Manfredo Ramírez Russo, chiese informazioni circa il credo e l’organizzazione dei testimoni di Geova. Il 25 febbraio 1976 fu emanato un decreto governativo che richiedeva che in “tutti gli istituti scolastici” si tenesse “ogni giorno l’alzabandiera e si cantasse l’inno nazionale”. Nello stile del giornalismo scandalistico, la rivista religiosa El Sendero (Il Sentiero) del 3-17 settembre pubblicò a tutta pagina un articolo diffamatorio intitolato “Testimoni di Geova”. Il 14 marzo 1977 Patria, il giornale ufficiale del partito politico al governo, rincarò la dose con un articolo similmente diffamatorio intitolato “Fanatismo”.

      Nel frattempo rappresentanti della sede dei testimoni di Geova vennero convocati per un colloquio con il direttore generale dei culti. Dopo quell’incontro venne preparato un sommario degli insegnamenti dei testimoni di Geova, che evidenziava in particolare la loro posizione nei confronti della bandiera, dell’inno nazionale e del servizio militare. Alcuni giorni dopo un ufficiale di polizia, Obdulio Argüello Britez, venne nell’ufficio della Società ad Asunción a chiedere informazioni sull’assemblea che i testimoni di Geova avevano tenuto dal 6 al 9 gennaio. Poco dopo il procuratore generale dello stato, dottoressa Clotilde Jiménez Benítez, intervistò i rappresentanti della Società sugli stessi argomenti che erano già stati esaminati dalla Direzione degli Affari dei Culti.

      Dopo questa serie di avvenimenti, nel 1978 i figli dei testimoni di Geova che si astenevano dal cantare l’inno nazionale cominciarono a essere espulsi da scuola, senza la possibilità di iscriversi a un’altra scuola. Ma non era la fine delle difficoltà.

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    Annuario dei Testimoni di Geova del 1998
    • Alimentate le fiamme della persecuzione

      Alcuni anni dopo l’inizio della proscrizione gli arresti cessarono. Un po’ alla volta i fratelli cominciarono a usare le Sale del Regno e a tenere piccole assemblee. Ma nel 1984 ad un tratto tutto questo ebbe fine quando un giornale locale annunciò che quattro studenti che erano testimoni di Geova erano stati espulsi dall’Istituto Tecnico Professionale di Asunción perché non volevano cantare l’inno nazionale. Ciò diede il via a una campagna ancora più estesa contro i testimoni di Geova. Dopo di che quasi tutti i figli dei testimoni di Geova in età scolare furono espulsi. Molti di questi ragazzi non sarebbero più potuti tornare a scuola.

      Dal 2 al 5 maggio di quell’anno il giornale Hoy (Oggi) pubblicò una serie di articoli diffamatori scritti da Antonio Colón, un sacerdote cattolico. Poi quell’anno fu eletto un nuovo ministro della Pubblica Istruzione e dei Culti, ma questi continuò la politica del suo predecessore. In seguito a una sua dichiarazione fortemente nazionalistica, a quasi tutti i figli dei testimoni di Geova fu negata l’iscrizione a scuola per l’anno successivo. A favore di un gruppo di dieci studenti, sei dei quali erano stati espulsi e quattro si erano visti rifiutare l’iscrizione, venne presentato un appello alle autorità giudiziarie per rivendicare il diritto dei testimoni di Geova di far frequentare ai figli la scuola senza che questi dovessero rinunciare alla loro fede o ai dettami della loro coscienza. La sentenza del tribunale fu favorevole ai Testimoni. Ma il Ministero della Pubblica Istruzione e dei Culti ricorse alla Corte Suprema.

      Per tutto il 1985 si continuò a fare pubblicità alla questione. Alcuni giornalisti difendevano la posizione dei testimoni di Geova, mentre quelli vicini agli ambienti governativi continuarono ad attaccarli. Il 23 luglio 1985, mentre la controversia era ancora molto accesa, la sede mondiale dei testimoni di Geova inviò una lettera al presidente del Paraguay.

      Forte della sentenza favorevole di un tribunale inferiore relativa al caso dei ragazzi in età scolare, la filiale incoraggiò le congregazioni a ricominciare a usare più apertamente le Sale del Regno. Questo avrebbe obbligato le autorità a prendere una posizione più netta, o contro di noi o concedendo maggiore libertà.

      Il 21 marzo 1986 il coordinatore del Comitato di Filiale fu convocato al comando di polizia. “State usando di nuovo i vostri luoghi di adunanza e non vi è permesso di farlo”, fu l’avvertimento. Il fratello Gavilán rispose: “Permettetemi di ricordarvi che il decreto che revocava il nostro riconoscimento giuridico è stato impugnato circa la sua costituzionalità. Questo processo al momento è all’esame della Corte Suprema; la Corte non ha ancora preso una decisione. Poiché un’azione di incostituzionalità ha un effetto sospensivo su quel decreto, da un punto di vista giuridico abbiamo diritto di svolgere le nostre attività finché non viene emessa la decisione finale della Corte”. “Io non sono un avvocato”, rispose il poliziotto, “per cui non posso obiettare. In questo caso portatemi un elenco dei vostri luoghi di adunanza e vediamo cosa succede”. Questo pose fine al colloquio. Le informazioni richieste furono presentate insieme alla relativa documentazione legale. Le Sale del Regno non vennero più chiuse.

      Tuttavia il 26 febbraio 1987 la Corte Suprema presieduta dal giudice Luis María Argaña emise una sentenza sfavorevole ai testimoni di Geova nel caso dei ragazzi in età scolare. Nei circoli intellettuali questa fu considerata una decisione politica, e non pochi la condannarono. Che effetto ebbe tutto ciò sull’opera dei testimoni di Geova?

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