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Gesù poteva avere fede in Dio?La Torre di Guardia 1994 | 15 ottobre
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Reso perfetto il “Perfezionatore della nostra fede”
Nell’11º capitolo della lettera agli Ebrei l’apostolo Paolo menziona un gran nuvolo di uomini e donne fedeli dell’antichità precristiana. Dopo di che conclude additando il più grande e perfetto esempio di fede: “Guardiamo attentamente al principale Agente e Perfezionatore della nostra fede, Gesù. Per la gioia che gli fu posta dinanzi egli sopportò il palo di tortura, disprezzando la vergogna . . . Considerate attentamente colui che ha sopportato tale parlare ostile dei peccatori contro i loro propri interessi, affinché non vi stanchiate e non veniate meno nelle vostre anime”. — Ebrei 12:1-3.
La maggioranza dei teologi dice che questo passo non parla della “fede soggettiva di Cristo”, bensì del suo ruolo di “iniziatore o fondatore della fede”.8 Il termine greco teleiotès, che ricorre nel brano, si riferisce a qualcuno che perfeziona, realizza o completa qualcosa. Come “Perfezionatore”, Gesù completò la fede nel senso che con la sua venuta sulla terra adempì le profezie bibliche e stabilì così un più solido fondamento per la fede. Ma significa questo che egli non ebbe personalmente fede?
I passi della lettera agli Ebrei che potete vedere nel riquadro a pagina 15 non lasciano dubbi. Gesù fu reso perfetto dalle sofferenze e dall’ubbidienza. Pur essendo già un uomo perfetto, le sue esperienze lo resero perfetto o completo in tutto, anche nella fede, affinché divenisse pienamente idoneo come Sommo Sacerdote per la salvezza dei veri cristiani. Supplicò il Padre “con forti grida e lacrime”, fu “fedele” a Dio ed ebbe “santo timore”. (Ebrei 3:1, 2; 5:7-9) Venne “provato sotto ogni aspetto” proprio “come noi”, dice Ebrei 4:15, cioè come qualsiasi leale cristiano la cui fede è sottoposta a “varie prove”. (Giacomo 1:2, 3) È ragionevole credere che Gesù potesse esser messo alla prova “come” i suoi seguaci senza essere provato come loro nella fede?
Suppliche, ubbidienza, sofferenze, prove, fedeltà e santo timore attestano la completa fede di Gesù. Indicano che è divenuto il “Perfezionatore della nostra fede” soltanto dopo essere stato a sua volta reso perfetto nella propria. È chiaro che non era Dio il Figlio, come afferma la dottrina della Trinità. — 1 Giovanni 5:5.
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Gesù poteva avere fede in Dio?La Torre di Guardia 1994 | 15 ottobre
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[Riquadro a pagina 15]
“Reso perfetto” il “Perfezionatore” Gesù
Ebrei 2:10: “Conveniva che colui per il quale sono tutte le cose e per mezzo del quale sono tutte le cose, conducendo molti figli alla gloria, rendesse il principale Agente della loro salvezza perfetto mediante le sofferenze”.
Ebrei 2:17, 18: “Dovette divenire simile ai suoi ‘fratelli’ sotto ogni aspetto, affinché divenisse un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose relative a Dio, al fine di offrire un sacrificio propiziatorio per i peccati del popolo. Poiché in ciò che egli stesso ha sofferto essendo messo alla prova, può venire in aiuto di quelli che sono messi alla prova”.
Ebrei 3:2: “Egli è stato fedele a Colui che lo ha reso tale, come anche Mosè lo fu in tutta la casa di Lui”.
Ebrei 4:15: “Non abbiamo come sommo sacerdote uno che non possa compatire le nostre debolezze, ma uno che è stato provato sotto ogni aspetto come noi, ma senza peccato”.
Ebrei 5:7-9: “Nei giorni della sua carne Cristo offrì supplicazioni e anche richieste a Colui che poteva salvarlo dalla morte, con forti grida e lacrime, e fu favorevolmente udito per il suo santo timore. Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì; e dopo essere stato reso perfetto divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono responsabile di salvezza eterna”.
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