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OmaggioPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
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Mentre antichi profeti e anche angeli avevano accettato atti di omaggio, Pietro disse a Cornelio di non rendergli omaggio, e l’angelo (o gli angeli) della visione di Giovanni trattenne due volte quest’ultimo dal compiere un’azione simile definendosi suo “compagno di schiavitù” ed esortandolo: “Adora Dio [toi Theòi proskỳneson]”. (At 10:25, 26; Ri 19:10; 22:8, 9) Evidentemente la venuta di Cristo aveva determinato nuovi rapporti che influivano sulle norme di comportamento verso altri servitori di Dio. Gesù insegnò ai discepoli: “Uno solo è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli . . . uno solo è il vostro Condottiero, il Cristo”. (Mt 23:8-12) Poiché in Cristo avevano avuto adempimento figure e tipi profetici, l’angelo disse a Giovanni che “il rendere testimonianza a Gesù è ciò che ispira la profezia”. (Ri 19:10) Gesù era il Signore di Davide, il più grande Salomone, il profeta più grande di Mosè. (Lu 20:41-43; Mt 12:42; At 3:19-24) Perciò Pietro giustamente impedì a Cornelio di attribuirgli troppa importanza.
Anche Giovanni, essendo stato dichiarato giusto o giustificato da Dio quale cristiano unto, chiamato a divenire un celeste figlio di Dio e partecipe del Regno, nei confronti dell’angelo o degli angeli di Rivelazione era in una posizione diversa da quella degli israeliti ai quali anticamente erano apparsi angeli. Nel rifiutare l’omaggio reso da Giovanni, l’angelo o gli angeli evidentemente riconobbero che tale rapporto era cambiato. — Cfr. 1Co 6:3; vedi DICHIARARE GIUSTI.
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OmaggioPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
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Perciò, nelle Scritture Ebraiche, quando certi servitori di Geova si prostravano davanti ad angeli, lo facevano soltanto per dimostrare che li riconoscevano quali rappresentanti di Dio e non per rendere loro omaggio come a divinità. — Gsè 5:13-15; Ge 18:1-3.
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