-
6F Gesù — In esistenza prima di AbraamoTraduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti
-
-
πρὶν ᾿Αβραὰμ γενέσθαι ἐγὼ εἰμι [prin Abraàm genèsthai egò eimi]”.
Similmente, A Grammar of New Testament Greek, di J. H. Moulton, vol. III, a cura di Nigel Turner, Edimburgo, 1963, p. 62, dice: “Il Presente che indica la continuazione di un’azione nel passato e fino al momento in cui si parla ha praticamente valore perfettivo, e la sola differenza è che l’azione è concepita come ancora in corso . . . È frequente nel NT [Nuovo Testamento]: Lc 248 . . . Gv 56 858 . . .”.
Tentando di identificare Gesù con Geova, alcuni dicono che ἐγὼ εἰμί (egò eimì) sia l’equivalente dell’espressione ebraica ʼanì huʼ, “io sono lui”, che viene usata da Dio. Comunque, è da notare che questa espressione ebraica è usata anche dall’uomo. — Vedi nt. a 1Cr 21:17.
Inoltre, sempre tentando di identificare Gesù con Geova, alcuni cercano di usare Eso 3:14 (LXX), che dice: ’Εγώ εἰμι ὁ ὤν (Egò eimi ho on), ovvero “Io sono l’Essere”, o “Io sono Colui che esiste”. Questa ipotesi non è sostenibile perché l’espressione di Eso 3:14 è diversa da quella di Gv 8:58. (Vedi nt. a Eso 3:14). In tutte le Scritture Greche Cristiane non è possibile identificare Gesù con Geova come se fossero la stessa persona. — Vedi nt. a 1Pt 2:3; App. 6A, 6E.
-
-
7A I cobra reagiscono al suonoTraduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti
-
-
7A I cobra reagiscono al suono
Sl 58:4b, 5a — “Sordi come il cobra che si chiude l’orecchio, che non ascolterà la voce degli incantatori”.
Nel New York Times del 10 gennaio 1954, sez. 4, p. 9, sotto l’intestazione “I serpenti sono ‘incantati’ dalla musica?” si trova la seguente relazione su Sl 58:4, 5: “David I. Macht, dottore in farmacologia dell’ospedale Mount Sinai di Baltimora [USA], è un’autorità di fama mondiale in fatto di veleno di cobra. (Il veleno di cobra è un medicamento comunemente usato, per esempio, nelle malattie del sangue). Il dottor Macht ha riferito che lavorando sui cobra e sul veleno di cobra ha conosciuto diversi medici indù, molto colti, e provenienti da varie parti dell’India. Tutti concordano che i cobra rispondono a certe tonalità musicali, di flauti o pifferi. Certe forme musicali eccitano gli animali più di altre, riferiscono i medici. I bambini indiani, che giocano al buio in campagna, sono ammoniti di non cantare per non attirare i cobra. Il dottor Macht ha osservato che Shakespeare, dicendo più volte che i serpenti sono sordi . . . non fece che ripetere un errore comune. Invece, ha detto il dottor Macht, il salmista aveva ragione di dire, nel Salmo 58, versetto 5, che i serpenti ci sentono . . . Contrariamente alle affermazioni di alcuni naturalisti, conclude il dottor Macht, i serpenti sono ‘incantati’ dai suoni, non dai movimenti dell’incantatore”.
Similmente, in un articolo pubblicato nella rivista zoologica tedesca Grzimeks Tier, Sielmanns Tierwelt, luglio 1981, pp. 34, 35, l’autore riferisce di un cobra che viveva in un termitaio nella sua proprietà nello Sri Lanka. Egli chiese a un incantatore di serpenti di catturare il serpente e di farlo danzare. L’autore racconta: “Dopo che gli ebbi assicurato che là viveva realmente un cobra, il mio ospite si mise a sedere di fronte al termitaio e cominciò a suonare il suo flauto. Dopo un bel po’ di tempo — non credevo più che sarebbe accaduto qualcosa — il cobra alzò la testa parecchi centimetri fuori di un foro. Prima che il serpente potesse aprire la bocca, l’incantatore gli afferrò rapidamente la testa tra il pollice e due dita”. Dopo di che l’indiano fece danzare effettivamente il serpente.
C’è quindi la prova che il cobra in realtà ‘ascolta la voce degli incantatori’.
-
-
7B Domande che rivelano avversione o obiezioneTraduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti
-
-
7B Domande che rivelano avversione o obiezione
Mt 8:29 — “Che abbiamo a che fare con te, Figlio di Dio?”
Questa domanda che i demoni fecero a Gesù è un’antica forma idiomatica di domanda che si trova in otto luoghi delle Scritture Ebraiche, cioè in Gsè 22:24; Gdc 11:12; 2Sa 16:10; 19:22; 1Re 17:18; 2Re 3:13; 2Cr 35:21; Os 14:8. Sia nelle Scritture Greche Cristiane che nella versione siriaca viene fatta una traduzione letterale dell’antica espressione ebraica, per sei volte, cioè in Mt 8:29; Mr 1:24; 5:7; Lu 4:34; 8:28; Gv 2:4. Tradotta letteralmente, la domanda di Mt 8:29 dice: “Che c’è a noi e a te?” e significa: “Che c’è fra noi e te?” “Che cosa abbiamo in comune noi e te?” O, com’è reso sopra: “Che abbiamo a che fare con te?”
In ogni caso delle Scritture Ebraiche e Greche, si tratta di una forma di domanda che rivela avversione o obiezione alla cosa suggerita, proposta o sospettata. Questo è sostenuto dalla forma enunciativa usata in Esd 4:3 (2 Esdra 4:3, LXX): “Voi non avete nulla a che fare con noi nell’edificare una casa al nostro Dio”; oppure: “Non spetta a voi e a noi edificare una casa al nostro Dio”. Lo stesso tipo di espressione, all’imperativo, si ritrova in Mt 27:19 nella richiesta fatta a Pilato da sua moglie riguardo a Gesù, che era dinanzi a suo marito per essere processato: “Non aver nulla a che fare con quel giusto”. Letteralmente: “Non ci sia nulla fra te e quel giusto”.
Espressa in quella forma molto comune, la domanda che Gesù fece a sua madre in Gv 2:4 non può essere esclusa dalla categoria. Ha tutte le caratteristiche della ripulsa o resistenza alla madre che gli proponeva cosa fare. Nel suo caso abbiamo dunque reso la domanda come in tutti gli altri casi simili: “Che ho a che fare con te, donna? La mia ora non è ancora venuta”. Altri traduttori la rendono più vigorosamente: “Non cercare di dirigermi. Non è ancora tempo che io agisca”. (An American Translation) “Non infastidirmi, donna; la mia ora non è ancora venuta”. — The Four Gospels, di C. C. Torrey, basato sull’aramaico.
-