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Come dovremmo trattare gli altri?La Torre di Guardia 2008 | 15 maggio
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Come dovremmo trattare gli altri?
“Come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro”. — LUCA 6:31.
1, 2. (a) Cos’è il Sermone del Monte? (b) Di cosa parleremo in questo articolo e nel prossimo?
GESÙ CRISTO era il grande Insegnante. Quando i suoi nemici religiosi mandarono degli ufficiali ad arrestarlo, questi tornarono a mani vuote e dissero: “Nessun altro uomo ha mai parlato così”. (Giov. 7:32, 45, 46) Il Sermone del Monte fu uno dei magistrali discorsi di Gesù. È riportato nei capitoli da 5 a 7 del Vangelo di Matteo, e in Luca 6:20-49 possiamo leggere informazioni simili.a
2 Forse la massima più nota di questo sermone è la cosiddetta regola aurea, che riguarda il modo di trattare gli altri. “Come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro”, disse Gesù. (Luca 6:31) E quante cose buone fece Gesù per la gente! Guarì i malati e addirittura riportò in vita i morti. Ma in particolare, le persone erano benedette quando accettavano la buona notizia che proclamava loro. (Leggi Luca 7:20-22). Noi testimoni di Geova siamo lieti di partecipare a una simile opera di predicazione del Regno. (Matt. 24:14; 28:19, 20) In questo articolo e nel prossimo esamineremo le parole di Gesù riguardo a tale opera, oltre ad analizzare altri aspetti del Sermone del Monte che hanno a che fare con il modo di trattare gli altri.
Siate d’indole mite
3. Come definireste la mitezza?
3 Gesù disse: “Felici quelli che sono d’indole mite, poiché erediteranno la terra”. (Matt. 5:5) La mitezza di cui si parla nelle Scritture non ha niente a che vedere con la debolezza. È piuttosto la gentilezza che si manifesta quando si ubbidisce a ciò che Dio richiede, e traspare dal modo in cui ci comportiamo con i nostri simili. Per esempio ‘non rendiamo a nessuno male per male’. — Rom. 12:17-19.
4. Perché quelli d’indole mite sono felici?
4 Quelli d’indole mite sono felici perché “erediteranno la terra”. Gesù, che era “d’indole mite e modesto di cuore”, è stato “costituito erede di tutte le cose” ed è quindi il principale Erede della terra. (Matt. 11:29; Ebr. 1:2; Sal. 2:8) Era stato predetto che, nel Regno celeste, il messianico “figlio dell’uomo” avrebbe avuto dei coregnanti. (Dan. 7:13, 14, 21, 22, 27) Essendo “coeredi di Cristo”, i 144.000 unti, anch’essi d’indole mite, avrebbero ereditato la terra insieme a lui. (Rom. 8:16, 17; Riv. 14:1) Altre persone d’indole mite riceveranno la vita eterna nel reame terrestre del Regno. — Sal. 37:11.
5. Che effetto ha su di noi imitare la mitezza di Cristo?
5 Se fossimo persone aspre, probabilmente metteremmo alla prova la pazienza degli altri e li allontaneremmo da noi. Invece imitando la mitezza di Cristo diventiamo componenti della congregazione amabili e spiritualmente edificanti. La mitezza fa parte del frutto che la forza attiva di Dio produce in noi se ‘viviamo e camminiamo secondo lo spirito’. (Leggi Galati 5:22-25). Senza dubbio vogliamo essere anche noi tra le persone d’indole mite che Geova guida con il suo spirito santo.
Felici i misericordiosi
6. Quali notevoli qualità hanno “i misericordiosi”?
6 Nel Sermone del Monte Gesù disse anche: “Felici i misericordiosi, poiché sarà loro mostrata misericordia”. (Matt. 5:7) “I misericordiosi” hanno tenera compassione ed esprimono benevola considerazione, perfino pietà, nei confronti degli infelici. Gesù alleviava miracolosamente le sofferenze perché ‘aveva pietà’ o era “mosso a pietà”. (Matt. 14:14; 20:34) La pietà e la considerazione, perciò, dovrebbero spingerci a essere misericordiosi. — Giac. 2:13.
7. Cosa fece Gesù spinto dalla pietà?
7 Mentre Gesù andava a riposare, incontrò una folla e “fu mosso a pietà verso di loro, perché erano come pecore senza pastore”. Quindi “cominciò a insegnare loro molte cose”. (Mar. 6:34) Che gioia proviamo quando anche noi parliamo del messaggio del Regno alle persone e facciamo loro conoscere la grande misericordia di Dio!
8. Perché i misericordiosi sono felici?
8 I misericordiosi sono felici perché viene loro “mostrata misericordia”. Se trattiamo misericordiosamente gli altri, in genere anche loro ci trattano così. (Luca 6:38) Inoltre Gesù disse: “Se voi perdonate agli uomini i loro falli, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi”. (Matt. 6:14) Solo chi è misericordioso conosce la felicità che si prova quando i propri peccati sono perdonati e si è approvati da Dio.
Perché “i pacifici” sono felici?
9. Come ci comportiamo se siamo pacifici?
9 Indicando un ulteriore motivo per essere felici, Gesù disse: “Felici i pacifici, poiché saranno chiamati ‘figli di Dio’”. (Matt. 5:9) La parola greca qui resa “pacifici” significa letteralmente “pacificatori”. Se siamo pacificatori non condoniamo nulla che possa ‘separare quelli che sono familiari l’uno con l’altro’, come la calunnia, né tanto meno vi partecipiamo. (Prov. 16:28) Con le parole e con le azioni, perseguiamo la pace sia nella congregazione che fuori. (Ebr. 12:14) In particolare facciamo del nostro meglio per essere in pace con Geova Dio. — Leggi 1 Pietro 3:10-12.
10. Perché “i pacifici” sono felici?
10 Gesù disse che “i pacifici” sono felici “poiché saranno chiamati ‘figli di Dio’”. Esercitando fede in Gesù quale Messia, i cristiani unti ricevono “l’autorità di divenire figli di Dio”. (Giov. 1:12; 1 Piet. 2:24) Che dire delle pacifiche “altre pecore” di Gesù? Egli sarà il loro “Padre eterno” quando regnerà in cielo per mille anni con i suoi coeredi. (Giov. 10:14, 16; Isa. 9:6; Riv. 20:6) Al termine del suo dominio millenario, tali pacificatori diverranno, nel senso più pieno, figli terreni di Dio. — 1 Cor. 15:27, 28.
11. Come tratteremo gli altri se ci faremo guidare dalla “sapienza dall’alto”?
11 Per avere un’intima relazione con Geova, “l’Iddio della pace”, dobbiamo imitare le sue qualità, amando anche noi la pace. (Filip. 4:9) Se ci lasceremo guidare dalla “sapienza dall’alto” avremo rapporti pacifici con gli altri. (Giac. 3:17) Saremo pacificatori, e saremo felici.
“Risplenda la vostra luce”
12. (a) Cosa disse Gesù della luce spirituale? (b) Come facciamo risplendere la nostra luce?
12 Trattiamo le persone nel miglior modo possibile trasmettendo loro la luce spirituale emanata da Dio. (Sal. 43:3) Gesù disse ai discepoli che erano “la luce del mondo”, e li esortò a far risplendere la loro luce affinché le persone vedessero le loro “eccellenti opere”, le buone azioni che compivano per il prossimo. In questo modo la luce spirituale avrebbe brillato “davanti agli uomini”, ovvero a beneficio dell’umanità. (Leggi Matteo 5:14-16). Oggi facciamo risplendere la nostra luce compiendo opere buone a favore dei nostri simili e predicando la buona notizia “in tutto il mondo”, cioè “in tutte le nazioni”. (Matt. 26:13; Mar. 13:10) È davvero un grande onore!
13. Perché le persone ci notano?
13 “Una città non può essere nascosta quando è situata sopra un monte”, disse Gesù. Se una città sorge su un monte è facile vederla. Anche noi siamo ben visibili per le opere eccellenti che compiamo come proclamatori del Regno e per qualità come moderatezza e castità. — Tito 2:1-14.
14. (a) Com’erano fatte le lampade nel I secolo? (b) Come possiamo evitare di nascondere la luce spirituale sotto un “moggio”?
14 Gesù parlò di una lampada che si accende non per metterla sotto un “moggio” — un grosso cesto della capacità di circa nove litri — ma su un candelabro, perché risplenda su tutti quelli che sono nella casa. Nel I secolo le lampade erano generalmente recipienti di terracotta con uno stoppino che per attrazione capillare si impregnava di liquido (di solito olio d’oliva) alimentando la fiamma. Spesso la lampada era posta su un piedistallo di legno o di metallo e ‘risplendeva su tutti quelli che erano nella casa’. Nessuno avrebbe acceso una lampada per metterla sotto un cesto. Gesù non voleva che i discepoli nascondessero la loro luce spirituale sotto un moggio simbolico. Perciò dobbiamo far risplendere la nostra luce, non permettendo mai che opposizione e persecuzione ci inducano a nascondere o tenere per noi la verità scritturale.
15. Che effetto hanno su alcuni le nostre “eccellenti opere”?
15 Dopo aver parlato della lampada che risplende, Gesù disse ai discepoli: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre eccellenti opere e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. A motivo delle nostre “eccellenti opere”, alcuni ‘danno gloria’ a Dio scegliendo di servirlo. Questo ci motiva a continuare a ‘risplendere come illuminatori nel mondo’. — Filip. 2:15.
16. Cosa dobbiamo fare per essere “la luce del mondo”?
16 Per essere “la luce del mondo” dobbiamo partecipare all’opera di predicare il Regno e fare discepoli. Ma non solo. “Continuate a camminare come figli della luce”, scrisse l’apostolo Paolo, “poiché il frutto della luce consiste in ogni sorta di bontà e giustizia e verità”. (Efes. 5:8, 9) In quanto a condotta cristiana, dobbiamo essere fulgidi esempi. È indispensabile seguire il consiglio dell’apostolo Pietro: “Mantenete la vostra condotta eccellente fra le nazioni, affinché, in ciò di cui parlano contro di voi come malfattori, in seguito alle vostre opere eccellenti delle quali sono testimoni oculari glorifichino Dio nel giorno della sua ispezione”. (1 Piet. 2:12) Ma cosa si deve fare se sorgono tensioni tra compagni di fede?
“Fa pace col tuo fratello”
17-19. (a) Cos’era il “dono” menzionato in Matteo 5:23, 24? (b) Quanto è importante ristabilire buoni rapporti con un fratello, e come lo mostrò Gesù?
17 Nel Sermone del Monte Gesù avvertì i discepoli di non rimanere in collera con un fratello e di non disprezzarlo. Dovevano piuttosto cercare subito di fare pace con il fratello offeso. (Leggi Matteo 5:21-25). Riflettete attentamente sul consiglio di Gesù. Se portando il vostro dono all’altare aveste ricordato che il vostro fratello aveva qualcosa contro di voi, cosa avreste dovuto fare? Lasciare il dono davanti all’altare e andare a fare pace con lui. Dopodiché sareste potuti tornare per offrire il dono.
18 Spesso il “dono” era un’offerta che la persona presentava in sacrificio nel tempio di Geova. I sacrifici animali erano molto importanti perché, sotto la Legge mosaica, erano richiesti da Dio e facevano parte dell’adorazione. Ma se uno si ricordava che un fratello aveva qualcosa contro di lui, risolvere la questione era più urgente che offrire il dono. “Lascia lì il tuo dono davanti all’altare, e va via”, disse Gesù. “Prima fa pace col tuo fratello, e poi, una volta tornato, offri il tuo dono”. Prima di adempiere a un obbligo fissato dalla Legge bisognava ristabilire buoni rapporti con il fratello.
19 Gesù non si riferiva a una particolare offerta, né a una specifica trasgressione. Perciò se la persona ricordava che il suo fratello aveva qualcosa contro di lei, qualsiasi offerta andava rimandata. Nel caso in cui si doveva offrire un animale vivo, lo si doveva lasciare “davanti all’altare” degli olocausti nel cortile dei sacerdoti, nel tempio. Risolto il problema, la persona vi ritornava e presentava l’offerta.
20. Se siamo arrabbiati con un fratello, perché dobbiamo risolvere subito la questione?
20 Dal punto di vista di Dio, le relazioni che abbiamo con i fratelli sono un aspetto importante della vera adorazione. Agli occhi di Geova i sacrifici animali non avevano alcun valore se chi li offriva non trattava degnamente i suoi simili. (Mic. 6:6-8) Per questo Gesù esortò i discepoli a ‘risolvere subito le questioni’. (Matt. 5:25) Similmente Paolo scrisse: “Siate adirati, eppure non peccate; il sole non tramonti sul vostro stato d’irritazione, né date luogo al Diavolo”. (Efes. 4:26, 27) Anche se ci siamo arrabbiati per un motivo valido, dobbiamo risolvere subito la questione per non rimanere in uno stato di irritazione e offrire così il fianco al Diavolo. — Luca 17:3, 4.
Trattate sempre gli altri con rispetto
21, 22. (a) Come possiamo applicare i consigli di Gesù che abbiamo appena analizzato? (b) Cosa esamineremo nell’articolo che segue?
21 La carrellata che abbiamo fatto su alcune espressioni di Gesù contenute nel Sermone del Monte dovrebbe aiutarci a trattare gli altri con gentilezza e rispetto. Anche se siamo imperfetti, siamo tutti in grado di applicare i consigli di Gesù perché né lui né il nostro Padre celeste si aspettano da noi più di quanto possiamo fare. Grazie alla preghiera, all’impegno sincero e alla benedizione di Geova Dio possiamo essere d’indole mite, misericordiosi e pacifici. Possiamo riflettere la luce spirituale che risplende alla gloria di Geova. Inoltre, quando è necessario, siamo in grado di fare pace con i nostri fratelli.
22 Se tratteremo degnamente il nostro prossimo, la nostra adorazione sarà gradita a Geova. (Mar. 12:31) Nell’articolo che segue esamineremo altre espressioni prese dal Sermone del Monte che dovrebbero aiutarci a continuare a fare del bene agli altri. Ma dopo avere riflettuto su alcuni punti dello straordinario discorso di Gesù, chiediamoci: ‘Tratto bene gli altri?’
[Nota in calce]
a Troverete molto utile leggere personalmente questi brani prima di studiare questo articolo e il successivo.
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Continuate a fare il beneLa Torre di Guardia 2008 | 15 maggio
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Continuate a fare il bene
“Continuate . . . a fare il bene”. — LUCA 6:35.
1, 2. Perché fare del bene agli altri spesso è difficile?
FARE del bene agli altri può essere difficile. Quelli a cui mostriamo amore forse non ci contraccambiano. Anche se ci preoccupiamo del benessere spirituale dei nostri simili e quindi cerchiamo di parlare loro della “gloriosa buona notizia del felice Dio” e di suo Figlio, può darsi che siano apatici o ingrati. (1 Tim. 1:11) Altri esprimono il loro odio comportandosi come “nemici del palo di tortura del Cristo”. (Filip. 3:18) Dato che siamo cristiani, come dovremmo trattarli?
2 Gesù Cristo disse ai discepoli: “Continuate ad amare i vostri nemici e a fare il bene”. (Luca 6:35) Esaminiamo questa esortazione nei dettagli, insieme ad altri particolari menzionati da Gesù che mostrano come fare del bene agli altri.
‘Amate i vostri nemici’
3. (a) Riassumete con parole vostre la dichiarazione di Gesù riportata in Matteo 5:43-45. (b) Quale idea si era diffusa tra i capi religiosi ebrei del I secolo riguardo a ebrei e non ebrei?
3 Nel celebre Sermone del Monte, Gesù disse agli ascoltatori di amare i loro nemici e di pregare per quelli che li perseguitavano. (Leggi Matteo 5:43-45). Quegli ascoltatori erano ebrei e conoscevano bene il comando divino: “Non devi far vendetta né nutrire rancore contro i figli del tuo popolo; e devi amare il tuo prossimo come te stesso”. (Lev. 19:18) I capi religiosi ebrei del I secolo sostenevano che le espressioni “i figli del tuo popolo” e “il tuo prossimo” si riferivano solo agli ebrei. La Legge mosaica stabiliva che gli israeliti rimanessero separati dalle altre nazioni; però si era diffusa l’idea che tutti i non ebrei erano nemici e si dovevano odiare.
4. Come dovevano comportarsi i discepoli di Gesù con i nemici?
4 Da parte sua Gesù dichiarò: “Continuate ad amare i vostri nemici e a pregare per quelli che vi perseguitano”. (Matt. 5:44) I suoi discepoli dovevano essere amorevoli con tutti quelli che erano loro ostili. Secondo l’evangelista Luca, Gesù disse: “A voi che ascoltate, dico: Continuate ad amare i vostri nemici, a fare il bene a quelli che vi odiano, a benedire quelli che vi maledicono, a pregare per quelli che vi insultano”. (Luca 6:27, 28) Come quelle persone del I secolo che seguirono i consigli di Gesù, noi ‘facciamo il bene a quelli che ci odiano’ rispondendo alla loro ostilità con la cortesia. ‘Benediciamo quelli che ci maledicono’ parlando loro gentilmente. E ‘preghiamo per quelli che ci perseguitano’, i quali ricorrono alla violenza o ci “insultano” in altri modi. Con tali preghiere chiediamo amorevolmente che i persecutori cambino e agiscano in maniera tale da ottenere l’approvazione di Geova.
5, 6. Perché dobbiamo amare i nemici?
5 Perché amare i nemici? “Per mostrare d’esser figli del Padre vostro che è nei cieli”, disse Gesù. (Matt. 5:45) Se diamo ascolto a questo consiglio, diveniamo “figli” di Dio nel senso che imitiamo Geova, il quale “fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Per dirla con le parole di Luca, Dio “è benigno verso gli ingrati e i malvagi”. — Luca 6:35.
6 A sottolineare quanto fosse importante che i suoi discepoli ‘continuassero ad amare i loro nemici’, Gesù disse: “Se amate quelli che vi amano, che ricompensa ne avete? Non fanno la stessa cosa anche gli esattori di tasse? E se salutate solo i vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno la stessa cosa anche le persone delle nazioni?” (Matt. 5:46, 47) Se mostrassimo amore solo a quelli che ci contraccambiano certo non meriteremmo di essere ‘ricompensati’, o approvati, da Dio. Perfino gli esattori di tasse, che di solito erano disprezzati, mostravano amore a chi li amava. — Luca 5:30; 7:34.
7. Perché non faremmo “nulla di straordinario” se salutassimo solo i “fratelli”?
7 Il normale saluto ebraico conteneva la parola “pace”. (Giud. 19:20; Giov. 20:19) Era un augurio implicito di salute, benessere e prosperità. Non faremmo “nulla di straordinario” se salutassimo solo quelli che consideriamo “fratelli”. Come fece notare Gesù, “le persone delle nazioni” facevano la stessa cosa.
8. Quando Gesù disse ai suoi ascoltatori che ‘dovevano essere perfetti’, cosa li stava incoraggiando a fare?
8 A causa del peccato ereditato era impossibile per i discepoli di Cristo essere perfetti, senza alcun difetto. (Rom. 5:12) Eppure Gesù concluse questa parte del suo discorso dicendo: “Voi dovete dunque essere perfetti, come è perfetto il vostro Padre celeste”. (Matt. 5:48) Con queste parole stava incoraggiando i suoi ascoltatori a imitare il loro “Padre celeste”, Geova: dovevano perfezionare il loro amore, renderlo completo amando anche i nemici. Ci si aspetta la stessa cosa da noi.
Perché perdonare?
9. Cosa significano le parole: “Perdonaci i nostri debiti”?
9 Quando perdoniamo misericordiosamente chi pecca contro di noi, in effetti continuiamo a fare il bene. La preghiera modello di Gesù dice fra l’altro: “Perdonaci i nostri debiti, come anche noi li abbiamo perdonati ai nostri debitori”. (Matt. 6:12) È ovvio che Gesù non parlava di debiti letterali, ma di peccati. Il Vangelo di Luca infatti dice: “Perdonaci i nostri peccati, poiché anche noi perdoniamo a chiunque sia in debito verso di noi”. — Luca 11:4.
10. Per quanto riguarda il perdono, come possiamo imitare Dio?
10 Dobbiamo imitare Dio, che perdona liberalmente i peccatori pentiti. L’apostolo Paolo scrisse: “Divenite benigni gli uni verso gli altri, teneramente compassionevoli, perdonandovi liberalmente gli uni gli altri, come anche Dio vi ha liberalmente perdonati mediante Cristo”. (Efes. 4:32) Il salmista Davide cantò: “Geova è misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità. . . . Non ci ha fatto nemmeno secondo i nostri peccati; né secondo i nostri errori ha recato su di noi ciò che meritiamo. . . . Quanto il levante è lontano dal ponente, tanto lontano da noi egli ha posto le nostre trasgressioni. Come un padre mostra misericordia ai suoi figli, Geova ha mostrato misericordia a quelli che lo temono. Poiché egli stesso conosce bene come siamo formati, ricordando che siamo polvere”. — Sal. 103:8-14.
11. A chi concede Dio il perdono?
11 Può ricevere il perdono divino solo chi ha già perdonato quelli che hanno peccato contro di lui. (Mar. 11:25) Sottolineando questo punto, Gesù aggiunse: “Poiché se voi perdonate agli uomini i loro falli, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; mentre se voi non perdonate agli uomini i loro falli, neppure il Padre vostro perdonerà i vostri falli”. (Matt. 6:14, 15) Dio concede il perdono solo a quelli che perdonano liberalmente. E un modo per continuare a fare il bene è quello di seguire il consiglio di Paolo: “Come Geova vi perdonò liberalmente, così fate anche voi”. — Col. 3:13.
“Smettete di giudicare”
12. Cosa consigliò Gesù riguardo al giudicare gli altri?
12 Nel Sermone del Monte Gesù indicò un altro modo di fare il bene: disse agli ascoltatori di smettere di giudicare e poi mise in risalto questo aspetto con un’efficace illustrazione. (Leggi Matteo 7:1-5). Vediamo cosa intendeva Gesù quando disse: “Smettete di giudicare”.
13. In che modo gli ascoltatori di Gesù potevano ‘continuare ad assolvere’?
13 Il Vangelo di Matteo riporta le parole di Gesù in questo modo: “Smettete di giudicare affinché non siate giudicati”. (Matt. 7:1) Secondo Luca, Gesù si espresse così: “Smettete di giudicare, e non sarete affatto giudicati; e smettete di condannare, e non sarete affatto condannati. Continuate ad assolvere, e sarete assolti”. (Luca 6:37) I farisei del I secolo giudicavano gli altri severamente, seguendo tradizioni non scritturali. Se tra quelli che stavano ascoltando Gesù c’erano alcuni che lo facevano, dovevano ‘smettere di giudicare’. Dovevano ‘continuare ad assolvere’, cioè perdonare le mancanze altrui. E, come abbiamo visto, i consigli che diede l’apostolo Paolo riguardo al perdono sono simili.
14. Se i discepoli di Gesù avessero perdonato gli altri, cosa li avrebbero indotti a fare?
14 Se i discepoli di Gesù avessero perdonato gli altri, li avrebbero indotti a loro volta a perdonare. “Col giudizio col quale giudicate, sarete giudicati”, disse Gesù, “e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi”. (Matt. 7:2) Nei nostri rapporti con gli altri, mietiamo quello che seminiamo. — Gal. 6:7.
15. Come mostrò Gesù che criticare è sbagliato?
15 Ricordiamo la domanda che Gesù fece per indicare che criticare è sbagliato: “Perché, dunque, guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, ma non consideri la trave che è nel tuo occhio? O come puoi dire al tuo fratello: ‘Permettimi di estrarre dal tuo occhio la pagliuzza’; quando, ecco, nel tuo occhio c’è una trave?” (Matt. 7:3, 4) La persona che tende a criticare gli altri si sofferma su un piccolo difetto nell’“occhio” di suo fratello. Con la critica sottintende che suo fratello è limitato e ha poco giudizio. Anche se il difetto è piccolo, come un frammento di paglia, la persona che critica si fa avanti per ‘estrarre la pagliuzza’. Si offre ipocritamente di aiutare il fratello a vederci meglio.
16. Perché si può dire che i farisei avevano una “trave” nell’occhio?
16 Quelli che più di tutti criticavano severamente gli altri erano i capi religiosi ebrei. Facciamo un esempio. Quando un cieco guarito da Gesù Cristo dichiarò che questi era stato senza dubbio inviato da Dio, i farisei ribatterono: “Tu sei nato completamente nei peccati e insegni a noi?” (Giov. 9:30-34) Per quel che riguarda la chiara visione spirituale e la capacità di giudicare nel modo giusto, i farisei avevano una “trave” nell’occhio ed erano completamente ciechi. Perciò Gesù esclamò: “Ipocrita! Prima estrai la trave dal tuo occhio, e poi vedrai chiaramente come estrarre la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. (Matt. 7:5; Luca 6:42) Se siamo decisi a fare il bene e a trattare bene gli altri, non saremo dei criticoni, sempre alla ricerca di una simbolica pagliuzza nell’occhio di qualche fratello. Riconosceremo piuttosto che siamo imperfetti e che quindi dobbiamo evitare di giudicare e di criticare i compagni di fede.
Come trattare gli altri
17. Secondo Matteo 7:12, come dobbiamo trattare gli altri?
17 Nel Sermone del Monte Gesù mostrò che Dio si comporta come un padre nei confronti dei suoi servitori in quanto esaudisce le loro preghiere. (Leggi Matteo 7:7-12). È degno di nota che Gesù stabilì la seguente regola di condotta: “Tutte le cose dunque che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro”. (Matt. 7:12) Dimostriamo di essere veri seguaci di Gesù Cristo solo se trattiamo i nostri simili in questo modo.
18. In che modo “la Legge” mostrava che dobbiamo trattare gli altri come vogliamo essere trattati noi?
18 Dopo aver detto che dobbiamo trattare gli altri come vogliamo essere trattati noi, Gesù aggiunse: “Questo è infatti ciò che significano la Legge e i Profeti”. Quando trattiamo gli altri nel modo indicato da Gesù, agiamo secondo lo spirito della “Legge”, gli scritti che formano i libri biblici da Genesi a Deuteronomio. Oltre a rivelare il proposito di Geova di produrre un seme che avrebbe eliminato il male, questi libri contengono la Legge che Dio diede alla nazione di Israele per mezzo di Mosè nel 1513 a.E.V. (Gen. 3:15) Fra le altre cose, la Legge diceva chiaramente che gli israeliti dovevano essere giusti, non dovevano essere parziali e dovevano fare del bene agli afflitti e a coloro che risiedevano temporaneamente nel paese. — Lev. 19:9, 10, 15, 34.
19. Come mostrano “i Profeti” che dobbiamo fare il bene?
19 Menzionando “i Profeti”, Gesù si riferiva ai libri profetici delle Scritture Ebraiche, i quali contengono le profezie messianiche adempiute in Cristo. Tali scritti mostrano pure che Dio benedice i suoi servitori quando fanno ciò che è giusto ai suoi occhi e trattano gli altri nel modo dovuto. Nella profezia di Isaia, per esempio, troviamo questo consiglio rivolto agli israeliti: “Geova ha detto questo: ‘Osservate il diritto, e fate ciò che è giusto. . . . Felice è l’uomo mortale che fa questo, e il figlio del genere umano che vi si attiene, . . . osservando la sua mano per non fare nessun genere di male’”. (Isa. 56:1, 2) Dio si aspetta che i suoi servitori continuino a fare il bene.
Fate sempre il bene
20, 21. Come reagirono le folle che udirono il Sermone del Monte, e perché dobbiamo meditare su di esso?
20 Anche se abbiamo considerato solo alcuni dei numerosi aspetti importanti menzionati da Gesù nel Sermone del Monte, la reazione di coloro che udirono quel magistrale discorso non ci meraviglia. La Bibbia dice: “Or avvenne che, quando Gesù ebbe terminato queste parole, le folle erano stupite del suo modo d’insegnare; poiché insegnava loro come una persona che ha autorità, e non come i loro scribi”. — Matt. 7:28, 29.
21 Gesù Cristo dimostrò in modo incontestabile di essere il “Consigliere meraviglioso” di cui parlava la profezia. (Isa. 9:6) Il Sermone del Monte costituisce una chiara dimostrazione di quanto Gesù conoscesse il modo di pensare del suo Padre celeste. Oltre a quelli esaminati, il discorso approfondisce anche soggetti quali la vera felicità, come evitare l’immoralità, come praticare la giustizia, cosa fare per avere un futuro sicuro e felice, e molti altri. Vi invitiamo a leggere di nuovo i capitoli da 5 a 7 di Matteo considerandoli attentamente e in preghiera. Meditate sui meravigliosi consigli di Gesù. Mettete in pratica nella vostra vita ciò che disse nel Sermone del Monte. Tutto questo vi aiuterà a piacere a Geova, a trattare gli altri nel modo dovuto e a continuare a fare il bene.
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