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  • L’aborto quali diritti lede?
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Svegliatevi! 1986
g86 8/11 p. 9

L’aborto quali diritti lede?

DUE medici di Halifax (Nuova Scozia, Canada), P. M. A. Nicholls e Carlos del Campo, hanno scritto una lettera significativa a una rivista medica (Canadian Medical Association Journal) chiedendo quali diritti siano lesi dall’aborto. Prima di tutto riferivano che secondo altri “la decisione di abortire spetta primariamente alla donna”, e “molte donne che vogliono abortire e quasi tutti i gruppi favorevoli all’aborto ritengono che la donna abbia il diritto di decidere il destino del proprio ‘corpo’ e che per questa ragione si debba ammettere l’aborto”. Tuttavia le successive osservazioni di questi medici inducono a soffermarsi e ponderare la cosa.

“Anche se dovrebbe essere ovvio a tutti i medici, quanto segue di solito non viene preso in considerazione e andrebbe invece sottolineato. Dopo la fecondazione le cellule aploidi si uniscono in una cellula diploide. Da questo momento in poi il feto esiste come entità geneticamente distinta dalla madre; vale a dire, contiene informazioni cromosomiche organizzate, particolari. Prova irrefutabile di ciò sta nel fatto che se non fosse per la protezione costituita dalla placenta si verificherebbero gravi fenomeni di rigetto.

“Come mai dunque consideriamo l’aborto come l’asportazione dell’appendice, della cistifelia o di qualche altro organo? (Naturalmente siamo consapevoli delle maggiori conseguenze psicologiche dell’aborto). Ironicamente, è molto più facile trovare un ostetrico disposto a eliminare un feto vitale che un chirurgo disposto ad asportare una cistifelia sana. Eppure, a differenza del feto, quest’organo fa senza dubbio parte del paziente. Possiamo accettare la comune idea dei fautori dell’aborto secondo cui ‘il corpo è mio’ e convenire che la decisione di porre fine alla vita del feto spetta unicamente alla donna e al suo medico? Ancora una volta, se esaminiamo la cosa in modo logico non è in questione il corpo della donna, ma una vita innegabilmente separata con un codice genetico indipendente”.

Per concludere questi medici hanno avvertito: “Di fronte al problema è più facile trascurare per convenienza o ‘compassione’ ciò che sappiamo essere vero. Nondimeno ogni medico ha il dovere di non cedere o nascondersi dietro l’opinione e le convinzioni di una società sempre più permissiva”.

[Fonte dell’immagine a pagina 9]

S. J. Allen/Int’l Stock Photo Ltd.

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