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“Non rendete a nessuno male per male”La Torre di Guardia 2007 | 1° luglio
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“Non rendete a nessuno male per male”
“Non rendete a nessuno male per male. Provvedete cose eccellenti davanti a tutti gli uomini”. — ROMANI 12:17.
1. Quale tipo di comportamento non è insolito?
SE UN bambino riceve uno spintone da un fratellino, di solito la sua prima reazione è restituirlo. Purtroppo non sono solo i bambini a comportarsi così. Molti adulti fanno lo stesso. Se vengono offesi, vogliono vendicarsi. È vero, la maggior parte degli adulti non darà uno spintone letterale, ma molti lo faranno in modi più sottili: forse diffonderanno pettegolezzi ai danni dell’offensore o cercheranno di mettergli i bastoni tra le ruote. In ogni caso l’intento è lo stesso: contraccambiare l’offesa.
2. (a) Perché i veri cristiani resistono all’impulso di vendicarsi? (b) Quali domande e quale capitolo della Bibbia prenderemo in esame?
2 L’impulso di vendicarsi è forte, ma i cristiani non cedono. Anzi cercano di seguire il consiglio dell’apostolo Paolo: “Non rendete a nessuno male per male”. (Romani 12:17) Cosa ci spingerà a seguire questa norma elevata nella nostra vita? A chi in particolare non dobbiamo rendere male per male? Quali vantaggi si avranno evitando di vendicarsi? Per rispondere a queste domande, prendiamo in esame le parole di Paolo nel loro contesto e vediamo in che modo Romani capitolo 12 indica che evitare di vendicarsi è la cosa giusta, amorevole e modesta da fare. Considereremo ciascuno di questi tre aspetti.
“Quindi vi supplico”
3, 4. (a) Di cosa parla Paolo a cominciare dal capitolo 12 di Romani, e in quale senso usa il termine “quindi”? (b) Che effetto avrebbe dovuto avere la compassione di Dio sui cristiani di Roma?
3 A cominciare dal capitolo 12 Paolo prende in esame quattro aspetti che influiscono sulla vita del cristiano. Descrive come dobbiamo comportarci in relazione a Geova, ai compagni di fede, ai non credenti e alle autorità governative. Paolo indica la ragione fondamentale per cui dobbiamo resistere alle tendenze sbagliate, incluso l’impulso di vendicarci, dicendo: “Quindi vi supplico per le compassioni di Dio, fratelli”. (Romani 12:1) Il termine “quindi” qui richiama quanto è stato appena detto. Paolo in effetti sta dicendo: ‘Alla luce di quanto vi ho appena spiegato, vi supplico di fare quello che sto per dirvi’. Cosa aveva spiegato ai cristiani di Roma?
4 Nei precedenti 11 capitoli della sua lettera, Paolo aveva parlato della straordinaria speranza offerta sia agli ebrei che ai gentili di governare con Cristo nel Regno di Dio, opportunità che l’Israele naturale non aveva accettato. (Romani 11:13-36) Quel meraviglioso privilegio era stato reso possibile solo “per le compassioni di Dio”. Quale dovrebbe essere la reazione dei cristiani di fronte a questa grande immeritata benignità da parte di Dio? Dovrebbero avere il cuore così colmo di gratitudine da sentirsi spinti a fare quanto Paolo dice poi, cioè “presentare i [loro] corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, sacro servizio con la [loro] facoltà di ragionare”. (Romani 12:1) Ma come potevano quei cristiani offrire effettivamente se stessi “in sacrificio” a Dio?
5. (a) In che modo una persona può offrirsi “in sacrificio” a Dio? (b) Quale principio dovrebbe determinare il comportamento del cristiano?
5 Paolo prosegue spiegando: “Cessate di conformarvi a questo sistema di cose, ma siate trasformati rinnovando la vostra mente, per provare a voi stessi la buona e accettevole e perfetta volontà di Dio”. (Romani 12:2) Anziché lasciare che lo spirito del mondo modellasse il loro pensiero, dovevano rinnovare la loro mente secondo il pensiero di Cristo. (1 Corinti 2:16; Filippesi 2:5) Questo principio dovrebbe determinare ogni giorno il comportamento di tutti i veri cristiani, inclusi noi oggi.
6. In base al ragionamento che Paolo fa in Romani 12:1, 2, cosa ci spinge a non vendicarci?
6 In che modo ci aiuta il ragionamento che Paolo fa in Romani 12:1, 2? Come quei cristiani di Roma unti con lo spirito, siamo profondamente grati per le continue e molteplici dimostrazioni di compassione che Dio ci ha dato e continua a darci ogni giorno della nostra vita. Quindi, un cuore colmo di gratitudine ci spinge a servire Dio con tutte le nostre forze, risorse e capacità. Questo sincero desiderio ci spinge inoltre a fare del nostro meglio per non pensare come il mondo, ma come Cristo. E avere la mente di Cristo influisce sul modo in cui trattiamo gli altri, sia i compagni di fede che i non credenti. (Galati 5:25) Ad esempio, se pensiamo come Cristo, ci sentiamo tenuti a resistere all’impulso di vendicarci. — 1 Pietro 2:21-23.
“Il vostro amore sia senza ipocrisia”
7. Di quale tipo di amore si parla in Romani capitolo 12?
7 Evitiamo di rendere male per male non solo perché è giusto, ma anche perché è amorevole farlo. Notate come l’apostolo Paolo spiega poi da cosa è motivato l’amore. Nella lettera ai Romani, Paolo usa diverse volte il termine “amore” (agàpe in greco) in riferimento all’amore di Dio e di Cristo. (Romani 5:5, 8; 8:35, 39) Tuttavia, nel capitolo 12, usa il termine agàpe in modo diverso, parlando dell’amore mostrato ai nostri simili. Dopo aver spiegato che i doni spirituali variano e si trovano in alcuni credenti, Paolo menziona una qualità che deve essere coltivata da tutti i cristiani. Dice: “Il vostro amore sia senza ipocrisia”. (Romani 12:4-9) Mostrare amore ad altri è il segno che distingue i veri cristiani. (Marco 12:28-31) Paolo ci esorta ad assicurarci che l’amore che mostriamo quali cristiani sia sincero.
8. Come possiamo mostrare amore senza ipocrisia?
8 Inoltre Paolo, spiegando come si mostra l’amore senza ipocrisia, dice: “Aborrite ciò che è malvagio, aderite a ciò che è buono”. (Romani 12:9) ‘Aborrire’ e ‘aderire’ sono parole chiare. ‘Aborrire’ si può tradurre ‘odiare intensamente’. Dobbiamo odiare non semplicemente le conseguenze del male ma anche il male stesso. (Salmo 97:10) Il verbo greco qui tradotto ‘aderire’ significa letteralmente ‘incollare’. Il cristiano che ha un amore sincero è così saldamente attaccato, come dire incollato, alla bontà che questa diventa una parte inscindibile della sua personalità.
9. Quale consiglio Paolo dà più volte?
9 Paolo menziona più volte una particolare manifestazione di amore, dicendo: “Continuate a benedire quelli che vi perseguitano; benedite e non maledite”. “Non rendete a nessuno male per male”. “Non vi vendicate, diletti”. “Non farti vincere dal male, ma continua a vincere il male col bene”. (Romani 12:14, 17-19, 21) Le parole di Paolo non lasciano dubbi su come dovremmo trattare i non credenti e persino gli oppositori.
“Continuate a benedire quelli che vi perseguitano”
10. In che modo possiamo benedire i nostri persecutori?
10 Come possiamo seguire l’esortazione di Paolo a ‘continuare a benedire quelli che ci perseguitano’? (Romani 12:14) Ai suoi seguaci Gesù disse: “Continuate ad amare i vostri nemici e a pregare per quelli che vi perseguitano”. (Matteo 5:44; Luca 6:27, 28) Quindi un modo in cui benediciamo i persecutori è pregando per loro, chiedendo che se alcuni si oppongono per ignoranza Geova conceda loro di capire la verità. (2 Corinti 4:4) Potrebbe davvero sembrare strano chiedere a Dio di benedire un persecutore. Comunque, più la nostra mentalità assomiglia a quella di Cristo, più riusciremo a mostrare amore ai nostri nemici. (Luca 23:34) Quale può essere il risultato di un simile amore?
11. (a) Cosa possiamo imparare dall’esempio di Stefano? (b) Come nel caso di Paolo, che cambiamento può avvenire in alcuni persecutori?
11 Uno che pregò per i suoi persecutori fu Stefano, e non pregò invano. Non molto dopo la Pentecoste del 33 E.V. Stefano venne arrestato dai nemici della congregazione cristiana, trascinato fuori di Gerusalemme e lapidato. Prima di morire, gridò: “Geova, non imputare loro questo peccato”. (Atti 7:58–8:1) Uno degli uomini per cui Stefano pregò quel giorno era Saulo, che assisté al suo assassinio e lo approvò. In seguito Gesù risuscitato apparve a Saulo. Quel persecutore diventò un seguace di Cristo e successivamente diventò l’apostolo Paolo, lo scrittore della lettera ai Romani. (Atti 26:12-18) In armonia con la preghiera di Stefano, Geova evidentemente perdonò Paolo per essere stato un persecutore. (1 Timoteo 1:12-16) Non sorprende che Paolo esortasse i cristiani: “Continuate a benedire quelli che vi perseguitano”! Sapeva per esperienza che alcuni persecutori potrebbero infine diventare servitori di Dio. Anche nei nostri giorni dei persecutori sono diventati credenti grazie al comportamento pacifico dei servitori di Geova.
“Siate pacifici con tutti gli uomini”
12. Che relazione hanno tra loro i consigli che troviamo in Romani 12:9, 17?
12 Il successivo consiglio di Paolo su come trattare credenti e non credenti è: “Non rendete a nessuno male per male”. Questa dichiarazione è una conseguenza logica di quanto aveva detto in precedenza: “Aborrite ciò che è malvagio”. Dopo tutto, come si potrebbe dire di aborrire veramente ciò che è malvagio, o il male, se si ricorresse al male per rivalersi su altri? Questo sarebbe l’opposto di un amore “senza ipocrisia”. Quindi Paolo dice: “Provvedete cose eccellenti davanti a tutti gli uomini”. (Romani 12:9, 17) Come possiamo mettere in pratica queste parole?
13. Come ci comportiamo “davanti a tutti gli uomini”?
13 In precedenza, nella sua lettera ai Corinti, Paolo aveva scritto in merito alla persecuzione affrontata dagli apostoli: “Siamo divenuti uno spettacolo teatrale per il mondo, sia per gli angeli che per gli uomini. . . . Quando siamo oltraggiati, benediciamo; quando siamo perseguitati, sopportiamo; quando siamo diffamati, supplichiamo”. (1 Corinti 4:9-13) Similmente oggi i veri cristiani vengono osservati dalle persone di questo mondo. Se chi ci sta intorno nota le cose eccellenti che facciamo anche quando veniamo trattati ingiustamente, potrebbe essere più bendisposto verso il nostro messaggio cristiano. — 1 Pietro 2:12.
14. Fino a che punto dovremmo favorire la pace?
14 Fino a che punto, però, dovremmo favorire la pace? Il più possibile. Paolo dice ai suoi fratelli cristiani: “Se possibile, per quanto dipende da voi, siate pacifici con tutti gli uomini”. (Romani 12:18) Le espressioni “se possibile” e “per quanto dipende da voi” indicano che questo non sempre potrebbe essere possibile. Per esempio, non disubbidiremo a un comando di Dio solo per restare in pace con l’uomo. (Matteo 10:34-36; Ebrei 12:14) Tuttavia facciamo tutto quello che è ragionevolmente possibile, senza transigere sui giusti princìpi, per stare in pace “con tutti gli uomini”.
“Non vi vendicate”
15. Quale ragione per rinunciare a vendicarsi è indicata in Romani 12:19?
15 Paolo indica un’altra ragione impellente per cui non dovremmo vendicarci: perché così mostriamo modestia. Dice: “Non vi vendicate, diletti, ma fate posto all’ira; poiché è scritto: ‘La vendetta è mia; io ricompenserò, dice Geova’”. (Romani 12:19) Il cristiano che cerca di vendicarsi è presuntuoso. Si arroga un ruolo che spetta a Dio. (Matteo 7:1) Inoltre facendosi giustizia da sé mostra mancanza di fede nella promessa di Geova: “Io ricompenserò”. Viceversa i veri cristiani sono fiduciosi che Geova ‘farà giustizia ai suoi eletti’. (Luca 18:7, 8; 2 Tessalonicesi 1:6-8) Chi è modesto lascia le cose nelle mani di Dio. — Geremia 30:23, 24; Romani 1:18.
16, 17. (a) Cosa significa ‘accumulare carboni ardenti sulla testa’ di qualcuno? (b) Avete notato personalmente come la benignità ha intenerito il cuore di un non credente? In tal caso fate un esempio.
16 La vendetta probabilmente inasprirebbe un nemico, mentre la gentilezza potrebbe toccargli il cuore. Perché? Notate cosa disse Paolo ai cristiani di Roma: “Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli qualcosa da bere; poiché facendo questo accumulerai carboni ardenti sulla sua testa”. (Romani 12:20; Proverbi 25:21, 22) Cosa significa questo?
17 ‘Accumulare carboni ardenti sulla testa’ è un’espressione figurata tratta dal metodo di fusione dei metalli comune nei tempi biblici. Il minerale veniva introdotto in un forno fusorio con uno strato di carbone non solo sotto, ma anche sopra. I carboni ardenti accumulati sopra aumentavano il calore di modo che il minerale si fondeva separando il metallo dalle scorie. Similmente compiendo azioni gentili nei confronti di un oppositore potremmo intenerirlo e far venir fuori le sue qualità migliori. (2 Re 6:14-23) Infatti molti che ora fanno parte della congregazione cristiana si sono avvicinati alla vera adorazione grazie ad azioni gentili compiute verso di loro dai servitori di Geova.
Perché non ci vendichiamo
18. Perché non vendicarsi è la cosa giusta, amorevole e modesta da fare?
18 In questo breve esame del capitolo 12 di Romani abbiamo visto diversi motivi importanti per cui ‘non rendiamo male per male a nessuno’. Primo, evitare di vendicarsi è giusto. Dato che Geova Dio ci ha mostrato compassione, è giusto e ragionevole che ci dedichiamo a lui e ubbidiamo di buon grado ai suoi comandamenti, incluso quello di amare i nostri nemici. Secondo, rifiutare di rendere male per male è amorevole. Rinunciando a vendicarci e promuovendo la pace, speriamo amorevolmente di aiutare anche degli oppositori feroci a diventare adoratori di Geova. Terzo, astenersi dal contraccambiare il male denota modestia. Vendicarsi sarebbe presuntuoso, perché Geova dice: “La vendetta è mia”. E la Parola di Dio avverte: “È venuta la presunzione? Quindi verrà il disonore; ma la sapienza è con i modesti”. (Proverbi 11:2) Lasciare saggiamente la vendetta nelle mani di Dio dimostra modestia da parte nostra.
19. Cosa tratteremo nell’articolo che segue?
19 Paolo conclude il ragionamento su come dovremmo trattare gli altri esortando ogni cristiano: “Non farti vincere dal male, ma continua a vincere il male col bene”. (Romani 12:21) Oggi quali forze malvage fronteggiamo? Come possiamo vincerle? Nell’articolo che segue troveremo la risposta a queste e ad altre domande attinenti.
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“Continua a vincere il male col bene”La Torre di Guardia 2007 | 1° luglio
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“Continua a vincere il male col bene”
“Non farti vincere dal male, ma continua a vincere il male col bene”. — ROMANI 12:21.
1. Perché possiamo essere sicuri che è possibile vincere il male?
È POSSIBILE non cedere di fronte a feroci oppositori della vera adorazione? È possibile sconfiggere le forze che cercano di trascinarci nuovamente nel mondo empio? La risposta a entrambe le domande è sì. Perché diciamo questo? Perché è quanto scrive l’apostolo Paolo nella sua lettera ai Romani: “Non farti vincere dal male, ma continua a vincere il male col bene”. (Romani 12:21) Se confidiamo in Geova e siamo determinati a non lasciarci vincere dal mondo, non saremo sopraffatti dal male. Inoltre l’espressione “continua a vincere il male” indica che possiamo vincere il male se non smettiamo di combatterlo. Solo chi abbassa la guardia e smette di lottare sarà sopraffatto da questo mondo malvagio e dal suo empio governante, Satana il Diavolo. — 1 Giovanni 5:19.
2. Perché passeremo in rassegna alcuni avvenimenti accaduti durante la vita di Neemia?
2 Un servitore di Dio che visse a Gerusalemme circa cinque secoli prima che fossero messe per iscritto le succitate parole di Paolo ne dimostrò la veracità. Quell’uomo di Dio, Neemia, non solo resisté all’opposizione di uomini empi ma anche vinse il male col bene. Quali difficoltà incontrò? Cosa gli permise di superarle? Come possiamo seguire il suo esempio? Per rispondere a queste domande, passiamo in rassegna alcuni avvenimenti accaduti durante la vita di Neemia.a
3. In che ambiente visse Neemia, e che impresa portò a termine?
3 Neemia serviva alla corte di Artaserse, re di Persia. Pur vivendo in mezzo a non credenti, non ‘si conformò’ al “sistema di cose” di quei giorni. (Romani 12:2) Quando in Giuda sorsero difficoltà, egli sacrificò una vita agiata, intraprese il rischioso viaggio fino a Gerusalemme e si assunse l’enorme impegno di ricostruire le mura della città. (Romani 12:1) Benché fosse il governatore di Gerusalemme, Neemia lavorò duramente accanto ai suoi connazionali israeliti tutti i giorni “dall’ascendere dell’aurora fino a che apparivano le stelle”. Di conseguenza in soli due mesi il lavoro venne ultimato. (Neemia 4:21; 6:15) Fu un’impresa straordinaria, perché durante i lavori di costruzione gli israeliti affrontarono varie forme di opposizione. Chi erano gli oppositori di Neemia, e qual era il loro obiettivo?
4. Qual era l’intenzione degli oppositori di Neemia?
4 I principali oppositori erano Sanballat, Tobia e Ghesem, uomini influenti che vivevano vicino al paese di Giuda. Poiché erano nemici del popolo di Dio “sembrò loro una cosa pessima che [Neemia] fosse venuto a cercare qualcosa di buono per i figli d’Israele”. (Neemia 2:10, 19) L’intento dei nemici di Neemia era bloccare i suoi progetti di costruzione, anche ricorrendo a manovre disoneste. Neemia si sarebbe ‘fatto vincere dal male’?
“Si adirò e si offese grandemente”
5, 6. (a) Quale fu la reazione dei nemici di Neemia ai lavori di costruzione? (b) Perché Neemia non si lasciò intimidire dagli oppositori?
5 Con coraggio Neemia esortò gli israeliti: “Riedifichiamo le mura di Gerusalemme”. Essi risposero: “Dobbiamo edificare”. Neemia scrive: “Rafforzarono dunque le loro mani per la buona opera”, ma gli oppositori “ci deridevano e ci guardavano con disprezzo e dicevano: ‘Che cos’è questa cosa che fate? Vi ribellate contro il re?’” Neemia non si lasciò intimidire dagli scherni e dalle false accuse, e disse agli oppositori: “L’Iddio dei cieli è Colui che ci concederà successo, e noi stessi, suoi servitori, ci leveremo, e dobbiamo edificare”. (Neemia 2:17-20) Era determinato a mandare avanti “la buona opera”.
6 Uno degli oppositori, Sanballat, “si adirò e si offese grandemente” e intensificò il fuoco di fila di ingiurie. “Che cosa fanno i deboli giudei?”, disse con scherno. “Faranno rivivere le pietre dai mucchi di rifiuti polverosi?” Tobia si unì dicendo con sarcasmo: “Se una volpe salisse contro di esso, certamente demolirebbe il loro muro di pietre”. (Neemia 4:1-3) Quale fu la reazione di Neemia?
7. In quali modi Neemia reagì alle accuse degli oppositori?
7 Neemia semplicemente ignorò gli scherni. Seguì il comando di Dio e non cercò di vendicarsi. (Levitico 19:18) Piuttosto lasciò la cosa nelle mani di Geova e pregò: “Odi, o Dio nostro, poiché siamo divenuti oggetto di disprezzo; e fa ricadere il loro biasimo sulla loro propria testa”. (Neemia 4:4) Neemia confidò nelle rassicuranti parole di Geova: “La vendetta e la retribuzione sono mie”. (Deuteronomio 32:35) Neemia e il popolo ‘edificavano dunque le mura’. Non si lasciarono distrarre. Infatti “tutte le mura furono congiunte fino a metà della loro altezza, e il popolo continuò ad avere a cuore il lavoro”. (Neemia 4:6) I nemici della vera adorazione non riuscirono a fermare i lavori di costruzione. Come possiamo imitare Neemia?
8. (a) Come potremmo imitare Neemia quando gli oppositori ci accusano falsamente? (b) Riferite un’esperienza vostra o di qualcun altro che dimostri la saggezza di non vendicarsi.
8 Oggi a scuola, sul lavoro o persino in famiglia gli oppositori potrebbero lanciare accuse e scherni. Comunque di fronte a simili false accuse spesso è meglio seguire il principio scritturale: “C’è . . . un tempo per tacere”. (Ecclesiaste 3:1, 7) Perciò, come Neemia, non rispondiamo con parole taglienti. (Romani 12:17) Ci rivolgiamo a Dio in preghiera, confidando in colui che ci assicura: “Io ricompenserò”. (Romani 12:19; 1 Pietro 2:19, 20) In tal modo non lasciamo che gli oppositori ci distraggano dall’opera che si deve svolgere oggi: predicare la buona notizia del Regno di Dio e fare discepoli. (Matteo 24:14; 28:19, 20) Ogni volta che partecipiamo all’opera di predicazione e non ci facciamo scoraggiare dall’opposizione, manifestiamo la stessa fedeltà di Neemia.
‘Certamente vi uccideremo’
9. Che forma di opposizione scatenarono i nemici, e come rispose Neemia?
9 Quando ai giorni di Neemia coloro che si opponevano alla vera adorazione udirono che “la riparazione delle mura di Gerusalemme aveva fatto progresso”, impugnarono le spade per “combattere contro Gerusalemme”. Per gli ebrei la situazione sembrava disperata. A nord c’erano i samaritani, a est gli ammoniti, a sud gli arabi e a ovest gli asdoditi. Gerusalemme era circondata; coloro che lavoravano alla costruzione erano in trappola. Che fare? “Pregammo il nostro Dio”, scrive Neemia. I nemici minacciarono: “Certamente li uccideremo e porremo fine al lavoro”. Neemia rispose affidando ai lavoratori il compito di difendere la città “con le loro spade, con le loro lance e con i loro archi”. Umanamente parlando, quel manipolo di ebrei non aveva via di uscita contro le preponderanti forze nemiche, ma Neemia li incitò: “Non abbiate timore . . . Ricordatevi di Geova grande e tremendo”. — Neemia 4:7-9, 11, 13, 14.
10. (a) Cosa causò una svolta improvvisa fra i nemici di Neemia? (b) Quali misure prese Neemia?
10 A questo punto ci fu una svolta improvvisa. I nemici sospesero l’attacco. Perché? “Il vero Dio aveva frustrato il loro consiglio”, riferisce Neemia. Tuttavia egli si rendeva conto che i nemici continuavano a rappresentare una minaccia. Perciò prudentemente modificò il metodo seguito nel lavoro di costruzione. Da allora in poi “ciascuno era attivo nel lavoro con una mano mentre l’altra mano teneva il dardo”. Inoltre Neemia incaricò un uomo che nel caso di un attacco nemico doveva ‘suonare il corno’ per avvertire quelli che erano intenti alla costruzione. Soprattutto rassicurò il popolo: “Il nostro Dio stesso combatterà per noi”. (Neemia 4:15-20) Incoraggiati e preparati ad affrontare l’aggressione, gli israeliti continuarono la costruzione. Quale lezione possiamo trarre?
11. Cosa permette ai veri cristiani di resistere al male nei paesi in cui l’opera del Regno è vietata, e come vincono il male col bene?
11 A volte i veri cristiani affrontano un’opposizione violenta. In alcuni paesi gli accaniti oppositori della vera adorazione costituiscono un avversario preponderante. Umanamente parlando, in quei paesi i nostri compagni di fede non hanno via d’uscita. Ciò nonostante quei Testimoni confidano che ‘Dio combatterà per loro’. In effetti coloro che sono perseguitati per la loro fede hanno constatato molte volte che Geova esaudisce le loro preghiere e ‘frustra il consiglio’ di nemici potenti. Anche in paesi in cui l’opera del Regno è vietata, i cristiani trovano i modi per continuare a predicare la buona notizia. Proprio come coloro che costruivano le mura di Gerusalemme modificarono il loro metodo di lavoro, così oggi i testimoni di Geova, quando vengono attaccati, modificano prudentemente i loro metodi di predicazione. Naturalmente non ricorrono ad armi letterali. (2 Corinti 10:4) Neanche la minaccia di violenza fisica ferma la loro attività di predicazione. (1 Pietro 4:16) Al contrario questi coraggiosi fratelli e sorelle continuano “a vincere il male col bene”.
“Vieni, sì, e diamoci convegno”
12, 13. (a) A quali stratagemmi ricorsero gli oppositori di Neemia? (b) Perché Neemia non accettò l’invito a incontrarsi con gli oppositori?
12 Quando si accorsero che i loro attacchi diretti erano falliti, i nemici di Neemia ricorsero a forme di opposizione più sottili. Infatti inventarono tre stratagemmi. Quali?
13 Primo, i nemici di Neemia cercarono di ingannarlo, dicendogli: “Vieni, sì, e diamoci convegno nei villaggi della pianura della valle di Ono”. La valle di Ono si trovava fra Gerusalemme e Samaria. Quindi i nemici proposero a Neemia di incontrarsi a metà strada per trovare un accordo. Neemia avrebbe potuto pensare: ‘Questo sembra ragionevole. È meglio parlare che combattere’. Ma rifiutò, spiegando perché: “Essi tramavano di farmi danno”. Intuendo cosa tramavano non fu ingannato. Quattro volte disse agli oppositori: “Non posso scendere. Perché dovrebbe cessare il lavoro mentre me ne allontanerei per scendere a voi?” I tentativi dei nemici di farlo venire a compromessi erano falliti. Neemia continuò a concentrarsi sul lavoro di costruzione. — Neemia 6:1-4.
14. Come rispose Neemia ai falsi accusatori?
14 Secondo, i nemici diffusero notizie false, accusando Neemia di ‘tramare di ribellarsi’ contro il re Artaserse. Una volta ancora gli dissero: “Consultiamoci insieme”. Di nuovo Neemia rifiutò, perché intuì le loro intenzioni: “Cercavano tutti di incuterci timore, dicendo: ‘Cascheranno loro le mani dal lavoro così che non sarà fatto’”. Questa volta però Neemia respinse le accuse dei suoi nemici dicendo a uno di loro: “Cose come quelle che tu dici non sono state compiute, ma le inventi dal tuo proprio cuore”. Inoltre chiese aiuto a Geova, pregando: “Rafforza le mie mani”. Era fiducioso che con l’aiuto di Geova sarebbe riuscito a sventare quella malvagia cospirazione e a mandare avanti la costruzione. — Neemia 6:5-9.
15. Quale consiglio gli diede un falso profeta, e perché Neemia non lo accettò?
15 Terzo, i nemici si servirono di un traditore, l’israelita Semaia, per cercare di indurre Neemia a infrangere la Legge di Dio. Semaia disse a Neemia: “Diamoci convegno nella casa del vero Dio, dentro il tempio, e chiudiamo le porte del tempio; poiché verranno per ucciderti”. Semaia affermò che Neemia stava per essere assassinato, ma che poteva salvarsi la vita nascondendosi nel tempio. Neemia però non era un sacerdote. Avrebbe commesso un peccato nascondendosi nella casa di Dio. Avrebbe infranto la Legge nel tentativo di salvarsi la vita? Neemia rispose: “Chi è come me che potrebbe entrare nel tempio e vivere? Non entrerò!” Perché non cadde nella trappola che gli era stata tesa? Perché sapeva che per quanto Semaia fosse un israelita “non l’aveva mandato Dio”. Infatti un vero profeta non gli avrebbe mai consigliato di infrangere la Legge di Dio. Ancora una volta Neemia non si lasciò vincere dal male tramato dagli oppositori. Poco dopo poté riferire: “Alla fine le mura furono completate il venticinquesimo giorno di elul, in cinquantadue giorni”. — Neemia 6:10-15; Numeri 1:51; 18:7.
16. (a) Come dovremmo comportarci con i falsi amici, i falsi accusatori e i falsi fratelli? (b) In che modo a casa, a scuola o sul lavoro dimostriamo di non scendere a compromessi riguardo alla nostra fede?
16 Come Neemia, anche noi potremmo trovarci di fronte a oppositori: falsi amici, falsi accusatori e falsi fratelli. Alcuni potrebbero invitarci a incontrarli a metà strada, per così dire. Potrebbero cercare di convincerci che servendo Geova con meno zelo potremmo al tempo stesso perseguire mete mondane. Tuttavia, dato che il Regno di Dio ha il primo posto nella nostra vita, rifiutiamo di scendere a compromessi. (Matteo 6:33; Luca 9:57-62) Inoltre gli oppositori diffondono false accuse sul nostro conto. In alcuni paesi siamo accusati di costituire una minaccia per lo Stato, proprio come Neemia fu accusato di ribellione contro il re. Alcune accuse sono state confutate con successo nei tribunali. Ma qualunque sia l’esito di ciascuna situazione, preghiamo fiduciosi che Geova guiderà le cose secondo la sua volontà. (Filippesi 1:7) L’opposizione potrebbe venire anche da chi dice di servire Geova. Fu un connazionale che cercò di persuadere Neemia a infrangere la Legge di Dio per salvarsi la vita; così ex Testimoni divenuti apostati potrebbero cercare di indurci a scendere a compromessi in un modo o nell’altro. Ma noi respingiamo gli apostati perché sappiamo che avremo salva la vita non infrangendo le leggi di Dio, ma osservandole. (1 Giovanni 4:1) Certo con l’aiuto di Geova potremo vincere qualsiasi forma di male.
Proclamiamo la buona notizia nonostante l’opposizione
17, 18. (a) Qual è l’obiettivo di Satana e dei suoi rappresentanti? (b) Cosa siamo decisi a fare, e perché?
17 Riguardo agli unti fratelli di Cristo, la Parola di Dio dice che “vinsero [Satana] a motivo . . . della parola della loro testimonianza”. (Rivelazione [Apocalisse] 12:11) Quindi c’è una stretta relazione tra vincere Satana, la fonte del male, e predicare il messaggio del Regno. Non stupisce che Satana attacchi senza posa sia l’unto rimanente sia la “grande folla” fomentando l’opposizione. — Rivelazione 7:9; 12:17.
18 Come abbiamo visto, l’opposizione può presentarsi sotto forma di attacchi verbali, minacce di violenza fisica o in modi più sottili. In ogni caso l’obiettivo di Satana è sempre lo stesso: fermare l’opera di predicazione. Comunque fallirà miseramente perché, a imitazione di Neemia nell’antichità, i servitori di Dio sono decisi a ‘continuare a vincere il male col bene’. Continueranno a predicare la buona notizia finché Geova dirà che l’opera è compiuta! — Marco 13:10; Romani 8:31; Filippesi 1:27, 28.
[Nota in calce]
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