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  • Cos’è il riposo di Dio?
    La Torre di Guardia 2011 | 15 luglio
    • ‘Non cadete nello stesso modello di disubbidienza’

      6. Quali esempi ci sono di monito, e cosa possiamo imparare da essi?

      6 Il proposito di Dio fu spiegato chiaramente ad Adamo ed Eva, ma essi non cooperarono per la sua realizzazione. Ovviamente Adamo ed Eva furono solo i primi esseri umani a intraprendere una condotta disubbidiente. Da allora milioni di persone hanno tenuto una condotta simile. Perfino il popolo eletto di Dio, la nazione d’Israele, disubbidì sistematicamente a Dio. E, fatto significativo, Paolo avvertì i cristiani del I secolo che anche alcuni di loro potevano cadere nella stessa trappola in cui erano caduti gli antichi israeliti. Egli scrisse: “Facciamo perciò tutto il possibile per entrare in quel riposo, affinché nessuno cada nello stesso modello di disubbidienza”. (Ebr. 4:11) Le parole di Paolo mostrano che le persone disubbidienti non possono entrare nel riposo di Dio. Cosa significa questo per noi? Se sotto qualche aspetto ci ribellassimo contro il proposito di Dio, rischieremmo anche noi di non entrare nel suo riposo? La risposta a questa domanda è di grande importanza per noi, e la considereremo più avanti. Prima però esaminiamo il cattivo esempio degli israeliti e vediamo perché non entrarono nel riposo di Dio.

      “Non entreranno nel mio riposo”

      7. Cosa aveva in mente Geova quando liberò gli israeliti dalla schiavitù in Egitto, e cosa si aspettava da loro?

      7 Nel 1513 a.E.V. Geova rivelò al suo servitore Mosè il suo proposito riguardo al popolo d’Israele. Dio disse: “Mi accingo a scendere per liberarlo dalla mano degli egiziani e per farlo salire da quel paese [l’Egitto] a un paese buono e spazioso, a un paese dove scorre latte e miele”. (Eso. 3:8) In armonia con la promessa fatta al loro antenato Abraamo, il proposito di Geova nel liberare gli israeliti “dalla mano degli egiziani” era quello di farne il suo popolo. (Gen. 22:17) Dio diede agli israeliti un codice di leggi che avrebbe permesso loro di avere una pacifica relazione con lui. (Isa. 48:17, 18) Disse loro: “Se ubbidirete strettamente alla mia voce e osserverete in realtà il mio patto [contenuto nel codice della Legge], allora certamente diverrete di fra tutti gli altri popoli la mia speciale proprietà, perché l’intera terra appartiene a me”. (Eso. 19:5, 6) Di conseguenza, la relazione privilegiata con Dio di cui godevano gli israeliti dipendeva dall’ubbidire alla sua voce.

      8. Come sarebbe stata la vita degli israeliti se avessero ubbidito a Dio?

      8 Pensate a come sarebbe stata la vita degli israeliti se solo avessero ubbidito alla voce di Dio! Geova avrebbe benedetto i loro campi, le loro vigne, i loro greggi e le loro mandrie. Li avrebbe anche protetti dai nemici. (Leggi 1 Re 10:23-27). Alla sua venuta, il Messia avrebbe probabilmente trovato una nazione di Israele prospera e indipendente, non asservita ai romani. Israele sarebbe stato un regno modello per i popoli vicini, una prova concreta del fatto che l’ubbidienza al vero Dio reca benedizioni spirituali e materiali.

      9, 10. (a) Perché era grave che Israele volesse tornare in Egitto? (b) Per quanto riguarda l’adorazione, come avrebbe influito sugli israeliti il ritorno in Egitto?

      9 Israele aveva davvero un enorme privilegio: cooperare alla realizzazione del proposito di Geova, con conseguenti benedizioni non solo per sé ma, infine, per tutte le famiglie della terra. (Gen. 22:18) Tuttavia, nel suo insieme quella generazione ribelle non si mostrò interessata a stabilire un regno che fosse un modello di governo teocratico. Gli israeliti chiesero addirittura di tornare in Egitto! (Leggi Numeri 14:2-4). Se fossero tornati in Egitto, avrebbero mai potuto operare per la realizzazione del proposito di Dio di fare di Israele un regno modello? No di certo. Per di più, se fossero tornati sotto il giogo dei dominatori pagani non avrebbero mai potuto osservare la Legge mosaica e beneficiare della disposizione di Geova per il perdono dei loro peccati. Che mentalità carnale e miope! Non sorprende che Geova si esprimesse così riguardo a quei ribelli: “Mi disgustai di quella generazione e dissi: ‘Sempre si sviano nel loro cuore, ed essi stessi non hanno conosciuto le mie vie’. E giurai nella mia ira: ‘Non entreranno nel mio riposo’”. — Ebr. 3:10, 11; Sal. 95:10, 11.

      10 Con la richiesta di tornare in Egitto, quella nazione ostinata mostrò di considerare di poco valore le benedizioni spirituali che aveva ricevuto e di preferire i porri, le cipolle e l’aglio dell’Egitto. (Num. 11:5) Come l’ingrato Esaù, i ribelli erano pronti a rinunciare a una preziosa eredità spirituale in cambio di un pasto appetitoso. — Gen. 25:30-32; Ebr. 12:16.

      11. L’infedeltà degli israeliti del tempo di Mosè influì sul proposito di Dio?

      11 Nonostante l’infedeltà della generazione di israeliti che lasciarono l’Egitto, Geova ‘continuò a operare’ pazientemente per l’adempimento del suo proposito e concentrò quindi la sua attenzione sulla generazione successiva. I componenti di quella nuova generazione erano più ubbidienti dei loro padri. In armonia con il comando di Geova, entrarono nella Terra Promessa e ne intrapresero la conquista. In Giosuè 24:31 leggiamo: “Israele continuò a servire Geova per tutti i giorni di Giosuè e per tutti i giorni degli anziani che prolungarono i loro giorni dopo Giosuè e che avevano conosciuto tutta l’opera di Geova che egli aveva fatto per Israele”.

      12. Come facciamo a sapere che oggi è possibile entrare nel riposo di Dio?

      12 Tuttavia, quella generazione ubbidiente gradualmente scomparve e fu sostituita da una generazione che “non conosceva Geova né l’opera che egli aveva fatto per Israele”. Di conseguenza, “i figli d’Israele si misero a fare ciò che era male agli occhi di Geova e a servire i Baal”. (Giud. 2:10, 11) La Terra Promessa non si rivelò per loro un vero “luogo di riposo”. A causa della loro disubbidienza non godettero di una pace duratura con Dio. Riguardo a questi israeliti Paolo scrisse: “Se Giosuè li avesse condotti in un luogo di riposo, Dio non avrebbe parlato in seguito di un altro giorno”. Poi aggiunse: “Rimane dunque un riposo di sabato per il popolo di Dio”. (Ebr. 4:8, 9) Il “popolo di Dio” a cui si riferiva Paolo erano i cristiani. Significa questo che i cristiani potevano entrare nel riposo di Dio? Certo, e ciò valeva sia per i cristiani ebrei che per i cristiani non ebrei.

      Alcuni non entrarono nel riposo di Dio

      13, 14. (a) Ai giorni di Mosè, cosa dovevano fare gli israeliti per entrare nel riposo di Dio? (b) Ai giorni di Paolo, i cristiani dovevano osservare la Legge mosaica per entrare nel riposo di Dio?

      13 Quando scrisse ai cristiani ebrei, Paolo era preoccupato perché alcuni di loro non stavano al passo con gli sviluppi del proposito di Dio. (Leggi Ebrei 4:1). In che senso? Paradossalmente, il problema era l’osservanza della Legge mosaica. Per circa 1.500 anni qualsiasi israelita desideroso di vivere in armonia con il proposito di Dio aveva dovuto osservare la Legge. Ma con la morte di Gesù la Legge fu abrogata. Alcuni cristiani non riconobbero questo fatto e insisterono perché si continuassero a osservare certi aspetti della Legge.b

      14 Ai cristiani che insistevano sulla necessità di osservare la Legge, Paolo spiegò che il sommo sacerdozio di Gesù, il nuovo patto e il tempio spirituale erano tutti superiori ai loro equivalenti precristiani. (Ebr. 7:26-28; 8:7-10; 9:11, 12) Perciò, pensando probabilmente all’osservanza del sabato settimanale sotto la Legge, Paolo scrisse in merito al privilegio di entrare nel giorno di riposo di Geova: “Rimane dunque un riposo di sabato per il popolo di Dio. Poiché chi è entrato nel riposo di Dio si è riposato lui pure dalle sue opere, come Dio si riposò dalle proprie”. (Ebr. 4:8-10) Quei cristiani ebrei dovevano smettere di pensare che potevano guadagnare l’approvazione di Geova compiendo opere basate sulla Legge mosaica. A partire dalla Pentecoste del 33 E.V. Dio aveva benevolmente concesso il suo favore a coloro che esercitavano fede in Gesù Cristo.

      15. Se vogliamo entrare nel riposo di Dio, perché l’ubbidienza è essenziale?

      15 Cosa aveva impedito agli israeliti dei giorni di Mosè di entrare nella Terra Promessa? La disubbidienza. Cosa impediva ad alcuni cristiani dei giorni di Paolo di entrare nel riposo di Dio? Sempre la disubbidienza. Essi non riconoscevano che la Legge aveva adempiuto il suo scopo, e che ora Geova stava guidando il suo popolo in una direzione diversa.

      Entrare nel riposo di Dio oggi

      16, 17. (a) Cosa significa entrare nel riposo di Dio oggi? (b) Cosa prenderà in esame il prossimo articolo?

      16 Oggi pochi cristiani insisterebbero sulla necessità di osservare qualche aspetto della Legge mosaica per ottenere la salvezza. Le ispirate parole di Paolo agli efesini sono chiarissime: “Per questa immeritata benignità, infatti, siete stati salvati mediante la fede; e questo non viene da voi, è il dono di Dio. No, non è dovuto alle opere, affinché nessuno abbia motivo di vantarsi”. (Efes. 2:8, 9) Cosa significa quindi per i cristiani entrare nel riposo di Dio? Geova dispose che il settimo giorno, il suo giorno di riposo, servisse per portare a un glorioso adempimento il suo proposito riguardo alla terra. Possiamo entrare nel riposo di Geova, o unirci a lui nel suo riposo, operando ubbidientemente in armonia con il progressivo adempimento del suo proposito così come ci viene rivelato mediante la sua organizzazione.

      17 D’altra parte, se sminuissimo l’importanza dei consigli biblici che riceviamo mediante la classe dello schiavo fedele e discreto e scegliessimo di intraprendere una condotta indipendente, agiremmo in senso contrario al proposito di Dio. Questo metterebbe a repentaglio la nostra pacifica relazione con Geova. Nel prossimo articolo prenderemo in esame alcune situazioni che possono presentarsi ai servitori di Dio e che mettono alla prova la loro ubbidienza. Vedremo come le decisioni che prendiamo possono indicare se siamo davvero entrati nel riposo di Dio.

  • Siete entrati nel riposo di Dio?
    La Torre di Guardia 2011 | 15 luglio
    • Siete entrati nel riposo di Dio?

      “La parola di Dio è vivente ed esercita potenza”. — EBR. 4:12.

      1. Come possiamo entrare oggi nel riposo di Dio? Perché non è sempre facile ubbidire?

      NELL’ARTICOLO precedente abbiamo visto che possiamo entrare nel riposo di Dio operando ubbidientemente in armonia con i suoi propositi. Certo, non sempre è facile ubbidire. Per esempio, quando ci rendiamo conto che Geova disapprova qualcosa che a noi piace, la nostra reazione iniziale potrebbe essere quella di ribellarci. Questo indicherebbe che dobbiamo migliorare per quanto concerne l’essere ‘pronti a ubbidire’. (Giac. 3:17) In questo articolo prenderemo in esame alcuni campi in cui il nostro desiderio di conformarci al proposito di Dio, cioè di essere ubbidienti di cuore, potrebbe essere messo alla prova.

      2, 3. Quali sforzi dobbiamo continuare a compiere per rimanere desiderabili agli occhi di Geova?

      2 Quando apprendete dalla Bibbia che dovreste fare qualche cambiamento nella vostra vita, siete pronti a ubbidire? Le Scritture ci dicono che Dio vuole radunare “le cose desiderabili di tutte le nazioni”. (Agg. 2:7) Questo significa che Dio sceglie persone che sono preziose ai suoi occhi perché amano ciò che è giusto. È vero che prima di conoscere la verità molti di noi facevano cose sbagliate. Tuttavia, l’amore verso Dio e il suo caro Figlio ci ha spinti a fare cambiamenti significativi nel nostro modo di pensare e di agire, così da piacere pienamente a Dio. Alla fine, dopo molte preghiere e sforzi da parte nostra, è arrivato il giorno tanto atteso in cui ci siamo battezzati. — Leggi Colossesi 1:9, 10.

      3 Comunque, la lotta contro l’imperfezione non è cessata con il battesimo. È andata avanti e continuerà finché saremo imperfetti. Nondimeno ci viene assicurato che, se continuiamo a combattere e siamo determinati a diventare sempre più desiderabili ai suoi occhi, Geova benedirà i nostri sforzi.

      Quando c’è bisogno di consigli

      4. Quali sono tre modi in cui potremmo ricevere consigli scritturali?

      4 Prima di poter correggere i nostri difetti, dobbiamo identificarli. Un discorso pronunciato nella Sala del Regno o un articolo delle nostre pubblicazioni potrebbe evidenziare una nostra seria lacuna. E se il punto che ci riguarda dovesse sfuggirci quando viene trattato nel discorso, o se mancassimo di applicare a noi stessi il consiglio contenuto nell’articolo, Geova potrebbe servirsi di un nostro compagno di fede per farci notare la nostra lacuna. — Leggi Galati 6:1.

      5. Menzionate alcuni modi errati in cui potremmo reagire ai consigli e spiegate perché i pastori cristiani devono persistere nei loro sforzi di aiutarci.

      5 Non è facile accettare consigli da un essere umano imperfetto, per quanto possa darceli amorevolmente e con tatto. Ciò nonostante, come indica Galati 6:1, Geova comanda a coloro che sono spiritualmente qualificati di ‘cercare’ di ristabilirci, e di farlo “con uno spirito di mitezza”. Se reagiamo positivamente, diverremo ancora più desiderabili agli occhi di Dio. Fatto curioso, quando preghiamo non abbiamo difficoltà a riconoscere che siamo imperfetti, ma se qualcuno ci fa notare una nostra specifica mancanza tendiamo a giustificarci, a minimizzare il problema, a mettere in dubbio i motivi di chi ci ha dato il consiglio o a trovare da ridire sul modo in cui ce lo ha dato. (2 Re 5:11) E se la persona che ci dà il consiglio tocca un tasto particolarmente sensibile — il comportamento di un nostro familiare, il nostro abbigliamento, il nostro aspetto, la nostra igiene personale o qualche tipo di svago che a noi piace, ma che Geova odia — potremmo reagire in maniera piuttosto negativa, con nostra stessa sorpresa e con dispiacere della persona che ci ha dato il consiglio. Di solito, però, quando ci calmiamo, riconosciamo che il consiglio era appropriato.

      6. In che modo la parola di Dio rivela “i pensieri e le intenzioni del cuore”?

      6 La scrittura base di questo articolo ci ricorda che la parola di Dio “esercita potenza”. Sì, la parola di Dio esercita potenza aiutando le persone a fare cambiamenti nella loro vita. Proprio come è efficace nell’aiutarci a fare i cambiamenti necessari prima del battesimo, così lo è anche dopo. Nella sua lettera agli Ebrei Paolo scrive pure che la parola di Dio “penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, e delle giunture e del loro midollo, e può discernere i pensieri e le intenzioni del cuore”. (Ebr. 4:12) In altri termini, quando comprendiamo chiaramente il proposito di Dio per noi, il modo in cui reagiamo ad esso rivela ciò che siamo interiormente. È possibile che a volte ci sia una differenza fra ciò che sembriamo (l’“anima”) e ciò che siamo veramente (lo “spirito”)? (Leggi Matteo 23:27, 28). Pensate a come reagireste voi nelle seguenti situazioni.

      Stare al passo con l’organizzazione di Geova

      7, 8. (a) Quale poteva essere un motivo per cui alcuni cristiani ebrei continuavano a seguire certe pratiche della Legge mosaica? (b) I loro sforzi erano in armonia con il proposito di Geova?

      7 Molti di noi sono in grado di citare a memoria Proverbi 4:18: “Il sentiero dei giusti è come la fulgida luce che risplende sempre più finché il giorno è fermamente stabilito”. Questo significa che col passar del tempo la nostra condotta e il nostro intendimento dei propositi di Dio migliorano.

      8 Come abbiamo visto nell’articolo precedente, dopo la morte di Gesù molti cristiani ebrei volevano continuare a seguire la Legge mosaica. (Atti 21:20) Benché Paolo dimostrasse chiaramente che i cristiani non erano più sotto la Legge, alcuni respingevano i suoi ragionamenti ispirati. (Col. 2:13-15) Forse pensavano che, se avessero continuato a osservare almeno alcune parti della Legge, avrebbero evitato la persecuzione. In ogni caso, scrivendo ai cristiani ebrei, Paolo disse chiaramente che non potevano entrare nel riposo di Dio finché rifiutavano di operare in armonia con il progressivo adempimento del Suo proposito.a (Ebr. 4:1, 2, 6; leggi Ebrei 4:11). Per poter essere approvati da Geova dovevano accettare il fatto che egli stava ora guidando il suo popolo in una direzione diversa.

      9. Come dovremmo accogliere i raffinamenti del nostro intendimento di certe verità scritturali?

      9 In epoca moderna ci sono stati dei raffinamenti nel nostro intendimento di certi insegnamenti biblici. La cosa non dovrebbe turbarci, ma anzi dovrebbe rafforzare la nostra fiducia nella classe dello schiavo fedele e discreto. Quando il Corpo Direttivo, che rappresenta tale classe, si rende conto che il nostro punto di vista su qualche aspetto della verità ha bisogno di essere chiarito o corretto, non si trattiene dal modificarlo. La classe dello schiavo è più interessata a cooperare con il progressivo svolgimento del proposito di Dio che non a evitare le critiche che potrebbero esserle rivolte per aver corretto un certo intendimento. E voi come reagite quando viene presentato un cambiamento nel nostro intendimento delle Scritture? — Leggi Luca 5:39.

      10, 11. Quali lezioni possiamo trarre dal modo in cui reagirono alcuni quando vennero introdotti nuovi metodi di predicare la buona notizia?

      10 Consideriamo un altro esempio. Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX, certi Studenti Biblici che erano eccellenti oratori pubblici pensavano che il modo migliore in cui potevano adempiere l’incarico di predicare fosse quello di pronunciare bei discorsi a uditori ben disposti. Amavano parlare davanti a un uditorio, e ad alcuni di loro piaceva molto essere circondati dall’adulazione dei loro ascoltatori. In seguito però divenne evidente che Geova desidera che i suoi servitori si impegnino attivamente in varie forme di predicazione, compresa l’opera di casa in casa. Alcuni di questi oratori capaci rifiutarono categoricamente di provare qualsiasi nuovo metodo di predicazione. In apparenza erano uomini spirituali, pieni di devozione per il Signore. Tuttavia, di fronte alla chiara evidenza di quello che era il proposito di Dio in relazione all’opera di predicazione, manifestarono i loro veri pensieri, intenti e motivi. Cosa pensò Geova di loro? Non li benedisse, ed essi abbandonarono l’organizzazione. — Matt. 10:1-6; Atti 5:42; 20:20.

      11 Questo non significa che per tutti quelli che rimasero leali all’organizzazione predicare pubblicamente fosse facile. Molti lo trovavano difficile, soprattutto all’inizio. Ma ubbidirono. Col tempo vinsero i loro timori, e Geova li benedisse riccamente. Come reagite voi quando venite invitati a partecipare a qualche forma di predicazione che al momento non vi è congeniale? Siete disposti a provare qualcosa di nuovo?

      Quando qualcuno che amiamo abbandona Geova

      12, 13. (a) Qual è il motivo per cui Geova ha stabilito che i trasgressori impenitenti siano disassociati? (b) Quale prova devono affrontare alcuni genitori cristiani, e cosa la rende così difficile?

      12 Senza dubbio siamo tutti d’accordo sul fatto che per piacere a Dio dobbiamo essere fisicamente, moralmente e spiritualmente puri. (Leggi Tito 2:14). A volte però possono sorgere situazioni in cui, sotto questo aspetto, la nostra lealtà al proposito di Dio viene dolorosamente messa alla prova. Supponiamo ad esempio che l’unico figlio di una coppia cristiana esemplare lasci la verità. Avendo preferito “il temporaneo godimento del peccato” a una buona relazione con Geova e con i propri genitori cristiani, il giovane viene disassociato. — Ebr. 11:25.

      13 I genitori sono affranti. In quanto alla disassociazione, sanno che la Bibbia dice di ‘cessar di mischiarsi in compagnia di qualcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo’. (1 Cor. 5:11, 13) Comprendono anche che il “qualcuno” menzionato in questa scrittura include i familiari che non vivono sotto lo stesso tetto. Ma essi amano moltissimo il loro figlio! Sopraffatti dalle emozioni, potrebbero ragionare: ‘Come possiamo aiutare nostro figlio a tornare a Geova se limitiamo drasticamente la nostra associazione con lui? Non sarebbe più utile mantenere contatti regolari?’b

      14, 15. Qual è in effetti la decisione che si presenta a chi ha un figlio disassociato?

      14 Ci sentiamo vicini a quei genitori. Dopo tutto il loro figlio ha fatto la sua scelta, decidendo di seguire uno stile di vita non cristiano anziché continuare a godere della compagnia dei suoi genitori e degli altri compagni di fede. I genitori, invece, non hanno potuto fare altro che prendere atto della sua decisione. Non sorprende che si sentano impotenti.

      15 Cosa faranno adesso questi cari genitori? Ubbidiranno alle chiare istruzioni di Geova? O si sentiranno giustificati a frequentare regolarmente il loro figlio disassociato sostenendo che si tratta sempre di “necessarie questioni familiari”? Nel prendere la propria decisione, i genitori non devono trascurare di chiedersi cosa pensa Geova di quello che stanno facendo. Lo scopo di Geova è quello di mantenere pura l’organizzazione e, se possibile, di indurre i trasgressori a tornare in sé. In che modo i genitori cristiani possono agire in armonia con questo scopo?

      16, 17. Cosa possiamo imparare riflettendo sull’esempio di Aaronne?

      16 Aaronne, fratello di Mosè, si trovò davanti a una situazione difficile in relazione a due suoi figli. Pensate come dev’essersi sentito quando i figli Nadab e Abiu offrirono fuoco illegittimo a Geova e questi li fece morire all’istante. Naturalmente ciò pose fine a qualsiasi associazione i due potessero avere con i loro genitori. Ma non è tutto. Geova comandò ad Aaronne e ai suoi figli fedeli: “Non andate con le teste scompigliate, e non dovete strappare le vostre vesti [in segno di lutto], affinché non moriate e affinché [Geova] non si indigni contro tutta l’assemblea”. (Lev. 10:1-6) Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.

      17 Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi. Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?

      18, 19. Quali benedizioni possono ricevere i familiari che si attengono alle istruzioni di Geova riguardo ai disassociati?

      18 Molti che un tempo erano disassociati ora riconoscono apertamente che la ferma posizione assunta dai loro amici e familiari li ha aiutati a tornare in sé. Nel raccomandare la riassociazione di una ragazza, gli anziani hanno scritto che aveva purificato la sua vita “in parte a motivo del rispetto di suo fratello carnale per la disposizione della disassociazione”. Parlando del fratello, la ragazza aveva detto che “la sua fedele adesione alle norme scritturali aveva contribuito a suscitare in lei il desiderio di tornare”.

      19 Quale conclusione dovremmo trarne? Che dobbiamo lottare contro la tendenza del nostro cuore imperfetto a ribellarsi ai consigli scritturali. Dobbiamo essere assolutamente convinti che il modo di affrontare i problemi stabilito da Dio è sempre il migliore.

      “La parola di Dio è vivente”

      20. In quali due modi si può applicare Ebrei 4:12? (Vedi la nota in calce).

      20 Quando Paolo scrisse che “la parola di Dio è vivente”, non si stava riferendo specificamente alla scritta Parola di Dio, la Bibbia.c Il contesto mostra che si riferiva alle promesse di Dio. Paolo stava dicendo che Dio non fa una promessa per poi dimenticarsene. Geova aveva espresso questo pensiero tramite il profeta Isaia: “La mia parola . . . non tornerà a me senza risultati, ma . . . avrà sicuro successo in ciò per cui l’ho mandata”. (Isa. 55:11) Non abbiamo quindi alcun motivo di diventare impazienti quando le cose non procedono con la rapidità che vorremmo. Geova ‘continua a operare’ per portare a compimento il suo proposito. — Giov. 5:17.

      21. Sotto che aspetto Ebrei 4:12 può essere di incoraggiamento ai fedeli componenti della “grande folla” che sono avanti negli anni?

      21 Molti componenti della “grande folla” servono fedelmente Geova ormai da decenni. (Riv. 7:9) Diversi di loro non si aspettavano di invecchiare in questo sistema di cose. Ciò nonostante, non hanno ceduto allo scoraggiamento. (Sal. 92:14) Comprendono che le promesse di Dio non sono lettera morta: la sua parola è vivente, ed egli opera per farla adempiere. Dato che Geova ha a cuore il suo proposito, è felice quando vede che anche noi attribuiamo ad esso la massima importanza. Nel corso di questo settimo giorno Geova si è andato riposando, nell’assoluta certezza che il suo proposito si adempirà e che, come gruppo, i suoi servitori coopereranno con esso. Che dire di voi? Siete entrati nel riposo di Dio?

      [Note in calce]

      a Molti capi religiosi ebrei osservavano scrupolosamente la Legge mosaica, ma quando il Messia arrivò non lo riconobbero. Non stettero al passo con il progressivo proposito di Dio.

      b Vedi “Mantenetevi nell’amore di Dio”, pp. 207-209.

      c Oggi Dio ci parla attraverso la sua Parola scritta, che ha il potere di influire sulla nostra vita. Perciò, per estensione, le parole di Paolo in Ebrei 4:12 si possono correttamente applicare anche alla Bibbia.

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