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      IMITIAMO LA LORO FEDE | GIONATAN

      “Niente può impedire a Geova di salvare”

      Un avamposto militare si erge isolato su un paesaggio arido e aspro. A un certo punto qualcosa attira l’attenzione dei soldati filistei che sono di guardia: due israeliti ben visibili dall’altra parte della gola. I soldati trovano quella scena divertente e non si sentono in alcun modo minacciati. I filistei dominano da lungo tempo gli israeliti, i quali non possono nemmeno affilare i loro attrezzi agricoli di metallo senza rivolgersi a loro. Di conseguenza, i soldati israeliti hanno poche armi a disposizione. Per di più quelli che stanno arrivando sono solo in due! Anche se fossero ben equipaggiati, cosa potrebbero mai fare? I filistei quindi gridano in tono sarcastico: “Salite da noi, e vi daremo una lezione!” (1 Samuele 13:19-23; 14:11, 12).

      Di certo a qualcuno verrà data una lezione, ma non agli israeliti. I due corrono giù nella gola, la attraversano, e cominciano a risalire dall’altro lato. La parete è così ripida che devono usare mani e piedi, ma continuano ad avanzare inerpicandosi tra le rocce e dirigendosi dritti verso l’avamposto nemico! (1 Samuele 14:13). Adesso i filistei possono vedere che l’uomo al comando è armato, seguito dal suo scudiero. Ma quell’uomo pensa davvero di attaccare un’intera guarnigione solo con il suo scudiero? È forse pazzo?

      No, non è pazzo: è un uomo di grande fede. Il suo nome è Gionatan, e dalla sua storia i veri cristiani possono ancora trarre importanti lezioni. Anche se non siamo impegnati in una guerra letterale, possiamo imparare molto da Gionatan riguardo al coraggio, alla lealtà e all’altruismo di cui abbiamo bisogno per sviluppare vera fede (Isaia 2:4; Matteo 26:51, 52).

      Figlio leale e soldato valoroso

      Per capire come mai Gionatan attaccò quell’avamposto dobbiamo ripensare alla sua vita. Era il figlio maggiore di Saul, primo re d’Israele. Quando Saul era stato unto re, Gionatan era già un uomo adulto, forse aveva 20 anni o più. Sembra che avesse un forte legame con suo padre, il quale spesso dimostrava di fidarsi di lui. A quel tempo Gionatan conosceva suo padre non solo come un uomo alto, bello e coraggioso ma soprattutto, cosa ben più importante, come un uomo fedele a Dio e umile. Sicuramente Gionatan comprendeva il motivo per cui Geova aveva scelto Saul come re. Anche il profeta Samuele aveva detto che in tutto il paese non c’era nessuno come Saul (1 Samuele 9:1, 2, 21; 10:20-24; 20:2).

      Per Gionatan sarà stato un onore combattere contro i nemici del popolo di Geova sotto il comando di suo padre. Non si trattava di conflitti nazionalistici come quelli che si combattono oggi. La nazione d’Israele era stata scelta da Geova perché lo rappresentasse, e veniva attaccata di continuo da nazioni che adoravano false divinità. I filistei, corrotti dal culto di falsi dèi come Dagon, avevano ripetutamente cercato di sottomettere e perfino eliminare il popolo scelto da Geova.

      Quindi per uomini come Gionatan combattere significava servire Geova con lealtà. E Geova benedisse l’impegno di quell’uomo. Subito dopo essere diventato re, Saul lo aveva messo al comando di 1.000 soldati, e Gionatan li aveva condotti nell’attacco contro una guarnigione filistea a Gheba. Anche se i suoi uomini non erano ben armati, con l’aiuto di Geova Gionatan aveva vinto quella battaglia. In seguito a quella sconfitta i filistei avevano radunato un esercito enorme, e molti soldati di Saul si erano lasciati prendere dal terrore: alcuni erano scappati e si erano nascosti, e qualcuno era addirittura passato dalla parte dei filistei! Gionatan invece dimostrò sempre coraggio (1 Samuele 13:2-7; 14:21).

      Adesso torniamo all’episodio descritto all’inizio. Gionatan aveva deciso di allontanarsi dall’accampamento senza farsi notare, seguito solo dal suo scudiero. Mentre si avvicinavano all’avamposto filisteo che si trovava a Micmas, Gionatan gli rivelò il suo piano. Si sarebbero fatti vedere di proposito dai filistei e, se quei soldati li avessero sfidati a salire contro di loro, quello sarebbe stato il segno: Geova li avrebbe aiutati. Lo scudiero fu subito d’accordo, forse incoraggiato dalle vigorose parole di Gionatan: “Niente può impedire a Geova di salvare, con molti o con pochi” (1 Samuele 14:6-10). Cosa intendeva dire con queste parole?

      Gionatan conosceva bene il suo Dio. Sicuramente sapeva che in passato Geova aveva aiutato i suoi servitori a sconfiggere i nemici nonostante questi fossero in schiacciante superiorità numerica. A volte aveva concesso la vittoria servendosi perfino di una sola persona (Giudici 3:31; 4:1-23; 16:23-30). Gionatan sapeva che non contava quanto fossero numerosi, forti o armati i servitori di Dio. Quello che faceva la differenza era la loro fede. E, dimostrando di avere fede, Gionatan lasciò che fosse Geova a decidere se lui e il suo scudiero dovevano attaccare quell’avamposto: scelse un segno con cui Geova avrebbe potuto manifestare la sua approvazione. Poi, una volta avuto quel segno, Gionatan passò all’azione senza indugio.

      Ora soffermiamoci su due sfaccettature della fede di Gionatan. Primo, quell’uomo aveva una profonda riverenza verso il suo Dio, Geova. Sapeva che l’Onnipotente Dio non ha bisogno della forza umana per realizzare il suo proposito, ma sapeva anche che è felice di benedire gli esseri umani fedeli che lo servono (2 Cronache 16:9). Secondo, Gionatan cercò una conferma dell’approvazione di Geova prima di agire. Noi oggi non andiamo alla ricerca di segni soprannaturali per capire se Dio approva o meno quello che facciamo. Ma, avendo a disposizione l’ispirata Parola di Dio per intero, possiamo capire chiaramente qual è la sua volontà (2 Timoteo 3:16, 17). Prima di prendere decisioni importanti, esaminiamo con attenzione quello che dice la Bibbia? Se lo facciamo, dimostriamo di considerare la volontà di Dio più importante di quello che vogliamo noi, proprio come Gionatan.

      I due israeliti cominciarono a risalire il ripido pendio verso l’avamposto dei filistei. Questi capirono che si trattava di un attacco vero e proprio e mandarono degli uomini a combattere contro i due invasori. I filistei in teoria avrebbero potuto eliminarli facilmente, dato che oltre a essere in superiorità numerica avevano anche il vantaggio di trovarsi in una posizione più elevata. Ma Gionatan colpì un soldato dopo l’altro e, dietro di lui, lo scudiero li finì. In un’area non molto estesa i due uccisero una ventina di soldati nemici. E Geova fece qualcosa di più straordinario. Nel racconto si legge: “Quindi nell’accampamento e fra tutti quelli nell’avamposto si diffuse il panico; persino le truppe dei saccheggiatori avevano paura. La terra cominciò a tremare e furono tutti presi da un terrore che veniva da Dio” (1 Samuele 14:15).

      Gionatan e il suo scudiero cominciano a risalire il ripido pendio che li porterà a un avamposto di nemici armati

      Gionatan attaccò un’intera guarnigione di nemici armati solo con il suo scudiero

      Nel frattempo Saul e i suoi uomini osservavano da lontano i filistei che, in confusione e presi dal panico, avevano addirittura cominciato a combattere l’uno contro l’altro (1 Samuele 14:16, 20). A quel punto gli israeliti si fecero coraggio e passarono all’attacco, forse utilizzando anche le armi dei filistei caduti. Quel giorno Geova concesse una grande vittoria al suo popolo. Fu un momento emozionante! Geova non è cambiato da allora. Se scegliamo di avere fede in lui come fecero Gionatan e il suo scudiero di cui non conosciamo il nome, non avremo mai motivo di pentirci di questa scelta (Malachia 3:6; Romani 10:11).

      “Lui ha operato con Dio”

      Per Saul quella vittoria non andò a finire così bene come per Gionatan. Saul infatti aveva commesso dei gravi errori. Aveva disubbidito a Samuele, profeta levita nominato da Geova, offrendo un sacrificio al posto suo. Dopo aver raggiunto Saul, Samuele gli aveva detto che a causa della sua disubbidienza il suo regno non sarebbe durato. Inoltre, prima della battaglia, Saul aveva vincolato i suoi uomini con un giuramento sconsiderato. Infatti aveva detto: “Maledetto l’uomo che tocca cibo prima di sera e prima che io mi sia vendicato dei miei nemici!” (1 Samuele 13:10-14; 14:24).

      Dalle parole di Saul si percepiva che in lui purtroppo stava cambiando qualcosa. Quell’uomo umile e spirituale stava diventando un ambizioso egoista? Dopotutto, Geova non aveva mai voluto che a quei valorosi e instancabili soldati venisse dato un comando così irragionevole. Ma riflettiamo anche su un altro aspetto. Saul disse: “Prima che io mi sia vendicato dei miei nemici”. Pensava forse che quella guerra riguardasse solo lui? Stava dimenticando che la cosa più importante era la giustizia di Geova, e non la sua sete di vendetta, gloria o conquista?

      Gionatan non sapeva nulla del giuramento di suo padre. Sfinito da quella dura battaglia, intinse la punta del suo bastone in un favo di miele e ne assaggiò un po’. Riacquistò subito le forze! Poi uno dei suoi uomini gli disse che suo padre aveva vietato di mangiare qualunque cosa. Gionatan però gli rispose: “Mio padre ha danneggiato tutti. Non avete visto come hanno brillato i miei occhi dopo che ho assaggiato questo po’ di miele? E figuratevi se oggi i soldati avessero potuto saziarsi con il bottino strappato ai nemici! Allora la strage dei filistei sarebbe stata ancora più grande” (1 Samuele 14:25-30). Aveva proprio ragione! Gionatan era un figlio leale, ma la sua non era una lealtà cieca. Non accettava senza riflettere tutto quello che il padre diceva o faceva, e grazie a questa visione equilibrata delle cose si guadagnò il rispetto degli altri.

      Anche quando venne a sapere che Gionatan non aveva rispettato il giuramento, Saul non volle riconoscere che si era trattato di un comando folle. Pensava piuttosto che suo figlio dovesse essere messo a morte. Ma Gionatan non si mise né a discutere né a implorare misericordia. Con altruismo diede una risposta eccezionale: “Eccomi! Sono pronto a morire”. Gli israeliti comunque replicarono: “Perché Gionatan dovrebbe morire, lui che ha dato questa grande vittoria a Israele? È inconcepibile! Com’è vero che Geova vive, non cadrà a terra nemmeno un capello della sua testa, perché oggi lui ha operato con Dio”. A quel punto Saul cambiò idea. Nel racconto infatti si legge: “Così salvarono Gionatan, e lui non morì” (1 Samuele 14:43-45).

      Gionatan dice a suo padre, il re Saul, di essere pronto a morire

      “Eccomi! Sono pronto a morire”

      Grazie al coraggio, all’impegno e allo spirito di sacrificio che aveva dimostrato, Gionatan si era fatto una buona reputazione. In un momento in cui la sua vita era in pericolo, quella reputazione gli venne in aiuto. Comprendiamo quindi che dobbiamo riflettere sul nome, o reputazione, che ci stiamo facendo giorno dopo giorno. La Bibbia dice infatti che un buon nome è molto prezioso (Ecclesiaste 7:1). Se, come Gionatan, ci impegneremo per farci un buon nome agli occhi di Geova, la nostra reputazione sarà di grande valore.

      Di male in peggio

      Saul commise degli errori, ma nonostante questo Gionatan continuò a combattere lealmente al suo fianco nel corso degli anni. Possiamo solo immaginare quanto avrà sofferto vedendo che il padre stava diventando sempre più disubbidiente e orgoglioso. Saul stava andando di male in peggio, e Gionatan non poteva farci nulla.

      Questa situazione raggiunse il culmine quando Geova affidò a Saul il compito di far guerra agli amalechiti, un popolo talmente cattivo che, al tempo di Mosè, Geova aveva predetto che sarebbe stato completamente distrutto (Esodo 17:14). A Saul fu detto di distruggere tutto il loro bestiame e di giustiziare il loro re, Agag. Saul vinse la battaglia, e senza dubbio Gionatan combatté con coraggio sotto il comando di suo padre. Saul però disubbidì palesemente a Geova risparmiando Agag e il bestiame migliore. Fu allora che il profeta Samuele pronunciò il giudizio finale di Geova contro di lui: “Dal momento che hai rigettato gli ordini di Geova, lui ha rigettato te come re” (1 Samuele 15:2, 3, 9, 10, 23).

      Non molto tempo dopo quell’episodio Geova ritirò il suo spirito santo da Saul. Senza l’amorevole aiuto di Geova, Saul cominciò ad avere improvvisi sbalzi d’umore e scatti d’ira e a sentirsi sopraffatto dal terrore: era come se uno spirito cattivo da parte di Geova avesse preso il posto dello spirito di Dio (1 Samuele 16:14; 18:10-12). Quanto sarà stato difficile per Gionatan assistere a un cambiamento così terribile in suo padre, che una volta aveva tante belle qualità. Eppure Gionatan non smise mai di servire Geova lealmente. Fece tutto il possibile per dare sostegno a suo padre, talvolta parlandogli anche in modo schietto, ma rimase sempre concentrato sul suo Dio e Padre che non cambia mai, Geova (1 Samuele 19:4, 5).

      Ti è mai capitato di vedere qualcuno che ami, forse un tuo parente stretto, cambiare drasticamente in peggio? Questo può far soffrire molto. L’esempio di Gionatan ci ricorda le parole dello scrittore di un salmo: “Anche se mio padre e mia madre mi abbandonassero, Geova stesso mi accoglierebbe” (Salmo 27:10). Geova è leale. Lui accoglierà anche te e sarà il Padre migliore che si possa immaginare, indipendentemente da quanto esseri umani imperfetti possano deluderti o tradire la tua fiducia.

      Probabilmente Gionatan venne a sapere che Geova voleva togliere il potere regale a Saul. Come reagì? Pensò al tipo di re che lui sarebbe potuto essere? Accarezzò forse l’idea di rimediare agli errori di suo padre dando il buon esempio come re leale e ubbidiente? Non lo sappiamo. In ogni caso, simili speranze non si realizzarono mai. Questo però non significa affatto che Geova avesse abbandonato quell’uomo fedele. Anzi, fece in modo che Gionatan fosse ricordato nella Bibbia come uno dei più grandi esempi di amicizia leale. Ma di questa amicizia parleremo nel prossimo articolo su Gionatan.

  • “Una profonda amicizia”
    Imitiamo la loro fede
    • Gionatan

      IMITIAMO LA LORO FEDE | GIONATAN

      “Una profonda amicizia”

      La battaglia è finita, e nella Valle di Ela è scesa la quiete. Nella brezza pomeridiana si sente il fruscio delle tende dell’accampamento militare. Il re Saul si trova con alcuni dei suoi uomini; tra loro ci sono anche il suo primogenito, Gionatan, e un giovane pastore che racconta con entusiasmo quello che è successo. Questo ragazzo è Davide. Saul è rapito dal suo racconto, non si perde neanche una parola. Ma Gionatan cosa sta provando? Durante la sua carriera nell’esercito di Geova ha vinto molte battaglie; oggi però la vittoria non è sua, è di questo ragazzo. Davide ha ucciso il gigante Golia e adesso viene ricoperto di gloria! Gionatan è forse geloso?

      La sua reazione potrebbe sorprenderci. Nel racconto si legge: “Non appena Davide ebbe finito di parlare con Saul, Gionatan si sentì legato a lui da una profonda amicizia, e cominciò ad amarlo come sé stesso”. Gionatan dona a Davide le sue vesti militari e persino il suo arco, un gesto particolarmente significativo se si pensa che Gionatan è un esperto arciere. Ma soprattutto, Gionatan e Davide fanno un patto, un accordo solenne, con il quale suggellano la loro amicizia e si impegnano a sostenersi a vicenda (1 Samuele 18:1-5).

      Inizia così una delle amicizie più profonde di cui si parla nella Bibbia. L’amicizia è molto importante per chi ha fede. In questi tempi in cui l’amore è una qualità sempre più rara, se scegliamo saggiamente i nostri amici e diventiamo anche noi amici leali e pronti a dare sostegno, rafforzeremo la nostra fede (Proverbi 27:17). Vediamo quindi cosa ha da insegnarci Gionatan sull’amicizia.

      Un’amicizia fondata su solide basi

      Com’era potuto nascere in così poco tempo un legame così forte? Per rispondere bisogna capire su cosa si fondava quell’amicizia. Consideriamo alcuni fattori. Gionatan stava passando un momento difficile. Negli anni suo padre, il re Saul, era cambiato molto, e non in meglio. Quell’uomo, un tempo fedele, umile e ubbidiente, era diventato un re arrogante e disubbidiente (1 Samuele 15:17-19, 26).

      I cambiamenti di Saul devono aver turbato profondamente Gionatan, dato che era molto legato a suo padre (1 Samuele 20:2). Gionatan avrà pensato ai problemi che Saul avrebbe causato alla nazione scelta da Geova. La disubbidienza del re avrebbe sviato i sudditi portandoli a perdere il favore di Geova? Sarà stato di sicuro un periodo molto difficile per un uomo di fede come Gionatan.

      Questo contesto ci aiuta a capire cosa spinse Gionatan ad avvicinarsi a Davide. Gionatan aveva notato la grande fede di Davide. Diversamente dai soldati dell’esercito di Saul, Davide non si era fermato davanti alla straordinaria altezza di Golia: aveva capito che andare in battaglia nel nome di Geova lo avrebbe reso più potente di Golia e di tutte le sue armi (1 Samuele 17:45-47).

      Anni prima Gionatan aveva fatto un ragionamento simile. Non aveva avuto dubbi che in due, lui e il suo scudiero, avrebbero potuto attaccare e sconfiggere un’intera guarnigione di soldati armati. Perché? Gionatan aveva detto: “Niente può impedire a Geova di salvare” (1 Samuele 14:6). Quindi Gionatan e Davide avevano molto in comune: una forte fede in Geova e un profondo amore per lui. Questi erano i presupposti migliori per la loro amicizia. Gionatan era un principe potente e aveva quasi 50 anni, Davide invece era un umile pastore che probabilmente non aveva ancora compiuto 20 anni, ma queste differenze non avevano nessuna importanza.a

      Il patto che avevano fatto servì a proteggere la loro amicizia. Davide sapeva quello che Geova aveva in mente per lui: sarebbe diventato il successivo re d’Israele. Davide decise forse di non dirlo a Gionatan? No. Un’amicizia forte come la loro fiorisce sul terreno della comunicazione aperta, non su quello dei segreti e delle bugie. Come avrà influito su Gionatan quella notizia? Aveva forse sperato di diventare re un giorno per rimediare agli errori del padre? La Bibbia non dice nulla dei suoi eventuali conflitti interiori, ma dice ciò che conta davvero: Gionatan fu leale e fedele. Per lui era chiaro che Davide aveva lo spirito di Geova (1 Samuele 16:1, 11-13). Per questo tenne fede al suo giuramento e continuò a considerare Davide un amico, e non un rivale. Voleva che la volontà di Geova si realizzasse.

      Sia Gionatan che Davide avevano una forte fede in Geova Dio e lo amavano profondamente

      Quell’amicizia si rivelò una grande benedizione. Cosa possiamo imparare dalla fede di Gionatan? Tutti i servitori di Dio dovrebbero apprezzare il valore dell’amicizia. Non è importante che i nostri amici abbiano la nostra stessa età o provengano dal nostro stesso ambiente; è più importante che abbiano una fede autentica, perché in questo modo eserciteranno un forte impatto su di noi. Gionatan e Davide si rafforzarono e incoraggiarono a vicenda tante volte. Entrambi avevano bisogno di questo tipo di aiuto, dato che presto la loro amicizia sarebbe stata messa a dura prova.

      Una questione di lealtà

      All’inizio Saul voleva molto bene a Davide e lo mise a capo del suo esercito. Poco dopo, però, fu sconfitto proprio da quel nemico che non era riuscito ad avere la meglio su Gionatan: la gelosia. Davide vinse una battaglia dopo l’altra contro i nemici del popolo d’Israele, i filistei, guadagnandosi fama e ammirazione. Alcune donne israelite addirittura intonarono questo canto: “Saul ha ucciso le sue migliaia, e Davide le sue decine di migliaia!” Ma a Saul la cosa non piacque per niente. Infatti il racconto dice che “da quel giorno Saul guardò Davide con sospetto” (1 Samuele 18:7, 9). Saul temeva che Davide avrebbe cercato di usurpargli il trono, ma questa era una cosa assurda. È vero che Davide sapeva di essere il successore al trono, ma non pensò mai di prendere il posto del re unto da Geova mentre Saul regnava ancora.

      Saul architettò un piano per far uccidere Davide in battaglia, ma le cose non andarono come aveva immaginato. Davide continuò a vincere sul campo di battaglia e a guadagnarsi la stima del popolo. A quel punto Saul cercò di trascinare la sua casa, tutti i servitori e il figlio maggiore, in un complotto per uccidere Davide. Quanta tristezza avrà provato Gionatan nel vedere suo padre agire in quel modo! (1 Samuele 18:25-30; 19:1). Gionatan era un figlio leale, ma era anche un amico leale. Che decisione avrebbe preso? A chi avrebbe dimostrato la sua lealtà?

      Gionatan disse: “O re, non peccare contro il tuo servitore Davide. Lui non ha peccato contro di te; anzi, quello che ha fatto per te ti è tornato utile. Ha rischiato la vita per abbattere il filisteo, e così Geova ha dato una grande vittoria a tutto Israele. Tu l’hai visto e te ne sei rallegrato moltissimo! Allora perché devi peccare contro sangue innocente facendo uccidere Davide senza motivo?” Stranamente in quel momento Saul si mostrò ragionevole e ascoltò Gionatan, giurando persino che non avrebbe fatto del male a Davide. Saul però non era un uomo di parola. Dopo altre vittorie conseguite da Davide, si ingelosì talmente tanto che gli scagliò contro una lancia (1 Samuele 19:4-6, 9, 10). Ma Davide fuggì e lasciò la corte di Saul.

      Ti è mai capitato di dover scegliere a chi essere leale? Può essere una scelta molto dolorosa. In questi casi alcuni direbbero che la famiglia viene sempre prima di tutto. Ma Gionatan non era di questo avviso. Come avrebbe potuto mettersi dalla parte di suo padre sapendo che Davide era un leale e ubbidiente servitore di Geova? Nel prendere la sua decisione Gionatan si fece guidare dalla sua lealtà a Geova, e quindi prese le parti di Davide. In ogni caso, pur essendo prima di tutto leale a Dio, Gionatan si dimostrò leale anche a suo padre dandogli dei consigli schietti invece di dirgli quello che lui avrebbe voluto sentirsi dire. Seguire l’esempio di lealtà di Gionatan può essere di grande beneficio per tutti noi.

      Il prezzo della lealtà

      Gionatan cercò di nuovo di far riconciliare Saul con Davide, ma questa volta suo padre nemmeno lo ascoltò. Davide andò da Gionatan di nascosto e gli confidò che temeva che la propria vita fosse in pericolo. Al suo amico disse: “Sono a un passo dalla morte!” Gionatan acconsentì a scoprire quali fossero le intenzioni di suo padre per poi riferirglielo. Davide si sarebbe nascosto e Gionatan gli avrebbe fatto arrivare un messaggio servendosi di un arco e di alcune frecce. Gionatan chiese a Davide solo di mantenere una promessa: “Non smettere mai di trattare la mia casa con amore leale, neppure quando Geova avrà spazzato via dalla faccia della terra tutti i tuoi nemici”. Davide promise che si sarebbe sempre preso cura di chi apparteneva alla casa di Gionatan (1 Samuele 20:3, 13-27).

      Gionatan provò a parlare bene di Davide a Saul, ma lui si infuriò. Definì Gionatan “figlio di una donna ribelle” e disse che la sua lealtà verso Davide era una vergogna per la famiglia. Cercò di spingere Gionatan a pensare al proprio tornaconto dicendogli: “Finché il figlio di Iesse sarà vivo su questa terra, tu e il tuo regno non sarete al sicuro”. Irremovibile, Gionatan supplicò di nuovo il padre: “Perché dev’essere messo a morte? Cosa ha fatto?” Saul si infuriò. Anche se aveva ormai una certa età, era ancora un potente guerriero. Scagliò una lancia contro suo figlio ma, per quanto esperto, lo mancò. Profondamente ferito e umiliato, Gionatan se ne andò furibondo (1 Samuele 20:24-34).

      Gionatan fu leale e altruista

      Il mattino dopo, Gionatan uscì nella campagna e si avvicinò al luogo in cui Davide si era nascosto. Come d’accordo, lanciò una freccia che fece capire a Davide che Saul voleva ancora ucciderlo. Dopodiché disse al suo servitore di tornare in città. Gionatan e Davide rimasero soli ed ebbero la possibilità di parlare, anche se per poco tempo. Entrambi piansero. Poi Gionatan dovette salutare il suo giovane amico Davide, che stava per cominciare una nuova vita da fuggiasco (1 Samuele 20:35-42).

      Gionatan non cadde nella trappola dell’ambizione: fu leale e altruista. Satana sarebbe sicuramente stato molto contento se Gionatan avesse seguito le orme di Saul e avesse messo la propria sete di gloria e potere prima di ogni altra cosa. Satana è nemico di tutti i fedeli servitori di Dio, e da sempre prova piacere nel far leva sulle tendenze egoistiche degli esseri umani. Nel caso dei nostri primogenitori, Adamo ed Eva, riuscì nel suo intento (Genesi 3:1-6). Con Gionatan invece no. Per Satana sarà stato molto frustrante. Dato che oggi l’egoismo è davvero una piaga, ognuno di noi dovrebbe chiedersi se riuscirà a resistere davanti a tentazioni di questo tipo (2 Timoteo 3:1-5). Dovremmo sempre impegnarci per seguire l’esempio di altruismo e lealtà di Gionatan.

      Gionatan si prepara a tirare una freccia per dare un segnale a Davide

      Essendo un amico leale, Gionatan fece capire al suo amico Davide che doveva mettersi in salvo

      “Quanto mi eri caro!”

      L’odio che Saul provava per Davide si trasformò in ossessione. Gionatan poté solo stare a guardare mentre suo padre agiva in modo sempre più folle. Saul infatti continuava a radunare i suoi soldati e a mandarli in giro per tutto il paese al solo scopo di uccidere un uomo innocente (1 Samuele 24:1, 2, 12-15; 26:20). È significativo che nella Bibbia, quando si parla di queste folli spedizioni, Gionatan non venga mai menzionato. Per Gionatan era impensabile parteciparvi perché era leale a Geova, a Davide e al giuramento che lo legava a lui.

      Quello che provava per il suo giovane amico non cambiò mai. Infatti più avanti trovò il modo per incontrarlo di nuovo. I due si videro a Ores, che significa “luogo boscoso”. Si trattava di una località in una selvaggia regione montuosa probabilmente a pochi chilometri a sud-est di Ebron. Ma perché Gionatan fu disposto a correre dei rischi pur di incontrare Davide? La Bibbia spiega che voleva aiutarlo a “trovare forza in Geova” (1 Samuele 23:16). Vediamo come ci riuscì.

      Gionatan disse al suo giovane amico: “Non temere, perché mio padre Saul non ti troverà”. Come faceva a esserne così sicuro? Gionatan aveva una forte fede nel fatto che Geova avrebbe mantenuto le sue promesse. Poi aggiunse: “Tu sarai re su Israele”. Geova lo aveva fatto sapere anni prima tramite il profeta Samuele, e in quel momento Gionatan ricordò a Davide che Dio mantiene sempre la parola. Ma cosa pensava Gionatan del proprio futuro? Disse a Davide: “Io ti sarò secondo”. Che dimostrazione di umiltà! Gionatan sarebbe stato felice di servire al comando di un uomo più giovane di lui di 30 anni e di essere il suo braccio destro. Poi concluse: “Questo lo sa anche mio padre Saul” (1 Samuele 23:17, 18). Dentro di sé Saul sapeva bene che non aveva nessuna speranza di vincere contro l’uomo che Geova aveva scelto come successivo re d’Israele.

      Gionatan parla con Davide

      Davide fu incoraggiato da Gionatan quando ne ebbe bisogno

      Negli anni che seguirono, Davide avrà spesso ripensato con affetto a quell’incontro. Fu l’ultima volta che si videro. Purtroppo il desiderio di Gionatan di diventare il braccio destro di Davide non si realizzò mai.

      Gionatan andò in battaglia al fianco di suo padre contro i filistei, che si erano apertamente dichiarati nemici di Israele. Poté farlo con la coscienza tranquilla perché non aveva permesso che gli errori del padre interferissero con il servizio che lui rendeva a Geova. Combatté con coraggio e lealtà, come aveva sempre fatto. L’esito di quella battaglia però fu negativo per Israele. Saul era diventato così cattivo che era arrivato al punto di praticare lo spiritismo, un reato per cui la legge di Dio prevedeva la pena capitale. Geova quindi aveva smesso di benedirlo. Tre dei figli di Saul, compreso Gionatan, furono uccisi in battaglia. Lo stesso Saul fu ferito e poi si tolse la vita (1 Samuele 28:6-14; 31:2-6).

      Gionatan disse: “Tu sarai re su Israele e io ti sarò secondo” (1 Samuele 23:17)

      Davide soffrì tantissimo. Era così buono che soffrì anche per la morte di Saul, l’uomo che gli aveva causato così tanti problemi. Scrisse un canto funebre per lui e Gionatan. Riservò quelle che forse sono le parole più toccanti al suo mentore e amico: “Quanto dolore in me, fratello mio Gionatan! Quanto mi eri caro! Il tuo amore era per me più prezioso di quello delle donne” (2 Samuele 1:26).

      Davide non dimenticò mai il giuramento che aveva fatto a Gionatan. Anni dopo, infatti, andò a cercare Mefiboset, il figlio disabile di Gionatan, e se ne prese cura (2 Samuele 9:1-13). È evidente che Davide aveva imparato molto dalla lealtà di Gionatan, un amico leale disposto a rimanere al suo fianco anche quando questo gli era costato molto. Anche noi abbiamo molto da imparare. Sceglieremo amici come Gionatan? E cercheremo, come lui, di essere amici leali? Se aiuteremo i nostri amici a rafforzare la loro fede e se saremo prima di tutto leali a Geova, anche nel caso in cui questo significhi mettere da parte i nostri interessi personali, allora saremo come Gionatan. Così imiteremo la sua fede.

      Si trattava di una relazione di tipo sessuale?

      Alcuni studiosi hanno affermato che tra Gionatan e Davide ci fosse una relazione omosessuale. Ma questo è confermato dalla Bibbia? Consideriamo i seguenti aspetti.

      • I passi biblici usati per motivare questa affermazione in realtà non indicano che tra i due ci fosse una relazione di tipo sessuale. Spesso si fa riferimento a queste parole che Davide dedicò a Gionatan: “Il tuo amore era per me più prezioso di quello delle donne” (2 Samuele 1:26). Alcuni usano anche il passo biblico in cui si legge che i due uomini si baciarono (1 Samuele 20:41). Comunque parole e manifestazioni di affetto di questo tipo tra due uomini erano piuttosto comuni nei tempi biblici e nella cultura dell’antico Medio Oriente, senza che ci fossero implicazioni di tipo sessuale (1 Samuele 10:1; 2 Samuele 19:39).

      • Entrambi erano sposati e avevano generato figli. Davide aveva molte mogli e molti figli (2 Samuele 5:13-16). Della moglie di Gionatan non conosciamo il nome, ma sappiamo che lui ebbe un figlio, Mefiboset, chiamato anche Merib-Baal (2 Samuele 4:4; 1 Cronache 8:34).

      • Entrambi erano uomini fedeli alla legge di Dio. Sia Gionatan che Davide avevano fede in Geova Dio e lo amavano. Inoltre la loro amicizia si basava su un giuramento fatto “nel nome di Geova” (1 Samuele 20:41, 42). Quindi per tutti e due ubbidire a Geova era la cosa più importante. E la legge di Dio condannava in modo chiaro l’immoralità sessuale in tutte le sue forme, compresi gli atti omosessuali (Levitico 18:22; 20:13). Insinuare che Davide e Gionatan avessero una relazione omosessuale significherebbe negare il fondamento stesso della loro amicizia.

      Nella Bibbia non c’è niente che faccia pensare che uno dei due avesse delle tendenze omosessuali, o che nella loro amicizia ci fosse qualche implicazione di tipo sessuale. Affermare il contrario significa leggere nel racconto qualcosa che semplicemente non c’è.

      a Gionatan viene menzionato per la prima volta nel racconto biblico quando si parla dell’inizio del regno di Saul. All’epoca Gionatan era un comandante militare, quindi avrà avuto almeno 20 anni (Numeri 1:3; 1 Samuele 13:2). Saul regnò per 40 anni. Perciò quando Saul morì Gionatan aveva circa 60 anni. E a quel tempo Davide ne aveva 30 (1 Samuele 31:2; 2 Samuele 5:4). Quindi Gionatan deve aver avuto circa 30 anni più di Davide.

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