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  • Extraterrestri: Un vecchio sogno
    Svegliatevi! 1990 | 8 aprile
    • Ma a partire dal 1700 circa fino alla prima parte del nostro secolo, quasi tutti gli eruditi, tra cui alcuni dei più grandi scienziati della storia, hanno fermamente creduto che esista la vita su altri mondi. Infatti, un educatore vissuto verso la metà del 1800 fu oggetto di estese critiche quando osò scrivere un articolo in cui negava questa dottrina.

      La gente sembrava ansiosa di credere negli extraterrestri, anche sulla base delle prove più inconsistenti. Nel 1835 un giornalista scrisse che gli astronomi avevano scoperto la vita sulla luna. Scrisse che si erano visti al telescopio strani animali, piante esotiche e perfino omini con le ali, sospesi in aria e chiaramente gesticolanti! La tiratura del suo giornale aumentò vertiginosamente. Molti continuarono a crederci anche dopo che era stato dimostrato trattarsi di una frode.

      Anche gli scienziati erano ottimisti. Alla fine del 1800 l’astronomo Percival Lowell era convinto di essere riuscito a vedere un complesso sistema di canali sulla superficie del pianeta Marte. Ne disegnò una mappa particolareggiata e scrisse libri sulla civiltà che li aveva costruiti. L’Accademia delle Scienze in Francia era così sicura che ci fosse la vita su Marte da offrire una ricompensa alla prima persona che si fosse messa in contatto con extraterrestri che non fossero marziani.

      Alcuni proposero progetti bizzarri per comunicare con esseri su mondi vicini: dall’accendere enormi falò nel deserto del Sahara al piantare foreste di forma geometrica attraverso la Siberia. Nel 1899 un inventore americano eresse un’antenna sormontata da una palla di rame e con essa inviò potenti impulsi elettrici per fare segnali ai marziani. Alla gente si rizzarono i capelli e le luci brillarono in un raggio di 50 chilometri, ma da Marte non giunse nessuna risposta.

      Pieni di speranza

      Anche se la tecnologia con cui oggi si cerca la vita su altri mondi è nuova, una cosa resta immutata: Gli scienziati hanno ancora fiducia che l’umanità non sia sola nel cosmo. Infatti l’astronomo Otto Wöhrbach ha scritto sul giornale tedesco Nürnberger Nachrichten: “Non c’è quasi studioso di scienze naturali che non risponderebbe di sì alla domanda se esiste la vita extraterrestre”. Gene Bylinsky, autore di Life in Darwin’s Universe (La vita nell’universo di Darwin), si è così espresso: “Se si deve credere ai radioastronomi, non passa giorno senza che un segnale proveniente dalle stelle attraversi l’inimmaginabile abisso dello spazio per porre fine alla nostra solitudine cosmica”.

      Perché gli scienziati sono così sicuri che esista la vita su altri mondi? Il loro ottimismo ha inizio dalle stelle. Ce ne sono tante: migliaia di milioni nella nostra galassia. Poi cominciano le supposizioni. Di certo anche molte di queste stelle devono avere pianeti che ruotano attorno ad esse, e su alcuni di quei mondi deve pur essersi sviluppata la vita. Sulla base di questo ragionamento gli astronomi hanno ipotizzato che proprio qui nella nostra galassia ci siano da migliaia a milioni di civiltà!

      Ha importanza?

      Che differenza fa se esiste la vita al di fuori della terra oppure no? Ebbene, gli scienziati ritengono che l’una o l’altra risposta avrebbe un enorme effetto sulla famiglia umana. Secondo loro l’umanità, sapendo che siamo soli nell’universo, imparerebbe ad apprezzare la vita sulla terra a motivo della sua unicità. Un eminente scienziato, d’altra parte, ragiona che le civiltà aliene sarebbero probabilmente molti milioni di anni più avanti di noi e potrebbero renderci partecipi della loro immensa sapienza. Potrebbero insegnarci a curare le nostre malattie, a porre fine all’inquinamento, alle guerre e alla fame. Potrebbero perfino mostrarci come debellare la morte stessa!

      Non più malattie, guerre, morte: una speranza simile può significare molto per le persone in tempi turbolenti come i nostri. Senza dubbio significa molto anche per voi. Ma probabilmente converrete che è meglio non avere nessuna speranza piuttosto che appoggiarsi a una speranza falsa. È quindi importante per noi appurare se gli scienziati hanno solide basi per affermare che l’universo è pieno di mondi popolati.

  • Extraterrestri: Dove sono?
    Svegliatevi! 1990 | 8 aprile
    • Extraterrestri: Dove sono?

      SECONDO il divulgatore scientifico Isaac Asimov, questa domanda “in un certo senso rovina tutto” per chi crede ci sia la vita su altri pianeti.a Posta per la prima volta nel 1950 dal fisico nucleare Enrico Fermi, la domanda concluse un argomento più o meno di questo genere: Se la vita intelligente si è sviluppata su altri pianeti della nostra galassia, dovrebbero esistere ora molte civiltà che sono milioni di anni più avanti della nostra. Dovrebbero aver cominciato a effettuare viaggi interstellari molto tempo fa e dovrebbero essersi sparse in lungo e in largo nella galassia, colonizzandola ed esplorandola a loro piacimento. Quindi dove sono?

      Sebbene alcuni scienziati del SETI ammettano d’essere turbati da questo “paradosso di Fermi”, spesso rispondono facendo notare quanto sarebbero difficili i viaggi interstellari. Anche alla velocità della luce, per quanto enorme essa sia, una nave spaziale impiegherebbe centomila anni per attraversare anche solo la nostra galassia. Si ritiene sia impossibile superare questa velocità.

      I romanzi di fantascienza, dove le navi si spostano da una stella all’altra nel giro di qualche giorno o di qualche ora, si basano sulla fantasia, non sulla scienza. Le distanze fra le stelle sono tali da essere quasi incomprensibili per noi. Infatti, se potessimo costruire un modello della nostra galassia così piccolo da ridurre il sole (che è così grande da poter inghiottire un milione di terre) alle dimensioni di un’arancia, la distanza media fra le stelle di questo modello sarebbe ancora di circa 1.500 chilometri!

      Per tale motivo gli scienziati del SETI fanno tanto assegnamento sui radiotelescopi; suppongono che, siccome le civiltà avanzate potrebbero non fare viaggi interstellari, cercherebbero ugualmente altre forme di vita con le radioonde, un mezzo relativamente semplice e poco costoso. Ma continuano ad essere perseguitati dal paradosso di Fermi.

      Il fisico americano Freeman J. Dyson è pervenuto alla conclusione che se nella nostra galassia esistono civiltà avanzate, trovarne le prove dovrebbe essere così facile come trovare le tracce della civiltà tecnologica sull’isola di Manhattan a New York. La galassia dovrebbe essere piena di segnali degli alieni e dei loro immensi progetti di ingegneria. Ma non se n’è trovato nessuno. Infatti un articolo sul soggetto faceva notare che l’espressione “cercato, non trovato nulla” è diventata come un cantico liturgico per gli astronomi del SETI.

      Cominciano i dubbi

      Alcuni scienziati cominciano a rendersi conto che nell’affrontare questo problema i loro colleghi hanno fatto sin troppe supposizioni ottimistiche. Il numero delle civiltà avanzate della nostra galassia stimato da questi scienziati è di gran lunga inferiore. Alcuni dicono che ce n’è una sola: la nostra. Altri dicono che, matematicamente parlando, dovrebbe essercene meno di una: non dovremmo esserci neppure noi!

      Non è difficile capire dove nasce il loro scetticismo. Si potrebbe riassumere con due domande: Se questi extraterrestri esistessero, dove vivrebbero? E come ci sarebbero arrivati?

      ‘Be’, vivrebbero sui pianeti’, potrebbe rispondere qualcuno alla prima domanda. Ma nel nostro sistema solare c’è un solo pianeta che non è assolutamente ostile alla vita, quello su cui siamo noi. Ma che dire dei pianeti che ruotano attorno alle migliaia di milioni di altre stelle della nostra galassia? Non potrebbero alcuni di essi ospitare la vita? Il fatto è che finora gli scienziati non hanno dimostrato in modo definitivo l’esistenza di un solo pianeta al di fuori del nostro sistema solare. Perché no?

      Perché è estremamente difficile scorgerli. Dal momento che le stelle sono così distanti e i pianeti non emettono luce propria, scorgere un pianeta anche gigante come quello di Giove è come cercare di individuare un granello di polvere intorno a una potente lampadina distante migliaia di chilometri.

      Anche se tali pianeti esistono — e si sono accumulate varie prove indirette che ne indicano l’esistenza — questo non significa che ruotino proprio attorno alla stella giusta nell’ambiente galattico giusto, proprio alla giusta distanza dalla stella, e che essi stessi siano proprio della grandezza e della composizione giusta per consentire la vita.

      Un fondamento che si sgretola

      Tuttavia, anche se esistono molti pianeti che soddisfano le condizioni strettamente necessarie per consentire la vita come la conosciamo noi, resta la domanda: Come sarebbe sorta la vita su quei mondi? Viene così introdotto il soggetto dell’evoluzione, la base del credo che ci siano esseri su altri mondi.

      A molti scienziati pare logico credere che se la vita poté evolversi da materia non vivente su questo pianeta, poté accadere anche su altri. Uno scrittore ha detto al riguardo: “Il pensiero generale fra i biologi è che la vita inizierà ogniqualvolta le sia dato un ambiente in cui può iniziare”. Ma è qui che l’evoluzione si trova davanti a un’obiezione insormontabile. Gli evoluzionisti non sono neppure in grado di spiegare come ebbe inizio la vita su questo pianeta.

      Gli scienziati Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe calcolano che le probabilità che gli enzimi essenziali alla vita si siano formati per caso siano una su 1040.000 (1 seguito da 40.000 zeri). Gli scienziati Feinberg e Shapiro vanno oltre. Nel loro libro La vita nel cosmo. Guida alle possibilità di vita al di fuori del nostro pianeta calcolano che le probabilità che la materia in un brodo organico facesse mai il primo passo rudimentale verso la vita siano una su 101.000.000. Se dovessimo scrivere questo numero per esteso, riempiremmo oltre 300 pagine del formato di questa rivista!

      Vi è difficile capire queste cifre da capogiro? La parola “impossibile” è più facile da ricordare, ed è altrettanto accurata.b

      Tuttavia gli astronomi del SETI danno per scontato che la vita abbia avuto origine per caso in tutto l’universo. Gene Bylinsky, nel suo libro Life in Darwin’s Universe, fa congetture sulle varie strade che l’evoluzione potrebbe aver seguito sui mondi alieni. Secondo lui, polpi intelligenti, uomini col marsupio e uomini-pipistrello che fanno strumenti musicali non sono poi così fantastici. Scienziati di fama hanno elogiato il suo libro. Tuttavia, altri scienziati, come ad esempio Feinberg e Shapiro, vedono un errore madornale in questo ragionamento. Nel loro libro già menzionato sopra La vita nel cosmo (Mursia, 1985, trad. di G. Lippi, p. 97) denunciano “le debolezze del tessuto sperimentale di base” delle teorie degli scienziati su come ebbe inizio la vita sulla terra. Fanno notare, però, che ciò nonostante qualche scienziato “su queste basi ha eretto torri che s’innalzano fino alle frontiere dell’universo”.

      La religione sbagliata

      Ma forse vi chiedete: ‘Perché tanti scienziati prendono per scontato l’impossibile?’ La risposta è semplice e demoralizzante. La gente tende a credere quello che vuole credere. Gli scienziati, nonostante tutte le loro pretese di obiettività, non sono immuni da questa debolezza umana.

      Hoyle e Wickramasinghe osservano in un loro libro che “la teoria secondo la quale la vita è stata costruita da un’intelligenza” ha una probabilità “molto superiore” a quella della generazione spontanea. “In effetti”, essi aggiungono, “una tale teoria è così ovvia che ci si chiede perché non sia accettata da tutti come evidente. Le ragioni sono psicologiche più che scientifiche”. Sì, molti scienziati rifuggono dall’idea di un Creatore, anche se le prove additano una tale conclusione. Così facendo, si sono creati una religione propria. A detta dei succitati autori, il darwinismo non fa altro che sostituire la parola “Natura” alla parola “Dio”. — Evoluzione dallo spazio, Etas Libri, 1984, trad. di L. Sosio, pp. 141, 142, 144.

      Quindi, in risposta alla domanda “C’è qualcuno lassù?”, è chiaro che la scienza non fornisce nessun elemento concreto per credere che ci sia la vita su altri pianeti. Infatti, man mano che gli anni passano e le stelle continuano a tacere, il SETI costituisce un crescente motivo di imbarazzo per gli scienziati che credono nell’evoluzione. Se vari tipi di vita si evolvono prontamente dall’assenza di vita, perché allora non si fanno sentire in questo vasto universo? Dove sono?

      Se la domanda riguarda invece la religione, come troviamo la risposta? Dio ha creato la vita su altri mondi?

      [Note in calce]

      a Da Civiltà extraterrestri, di Isaac Asimov, Mondadori, 1986, trad. di P. Cusumano e M. Parizzi, p. 182.

      b Il resto della teoria evoluzionistica è ugualmente problematico. Vedi il libro Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione?, pubblicato in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.

      [Riquadro a pagina 8]

      Vengono a visitarci da altri mondi?

      Molti credono che l’uomo sia visitato al presente, o lo sia stato in passato, da extraterrestri. Generalmente gli scienziati respingono queste affermazioni; citano in ogni caso la mancanza di prove verificabili e sostengono che la maggioranza degli avvistamenti di UFO (oggetti volanti non identificati) si possa attribuire a fenomeni naturali. Sono inclini a spiegare le pretese di rapimento attribuendole a oscuri meccanismi della mente umana contorta o a bisogni psicologici e religiosi.

      Uno scrittore di fantascienza ha osservato: “Il bisogno di investigare e di credere in questa roba è quasi religioso. Un tempo avevamo gli dèi. Ora vogliamo sentire che non siamo soli, che forze protettive vigilano su di noi”. Inoltre, alcune esperienze di UFO sanno più di occultismo che di scienza.

      Molti scienziati, però, hanno un loro modo di credere a questi “extraterrestri”. Comprendendo che la vita non può avere avuto origine per caso qui sulla terra, affermano che essa sia venuta dallo spazio. Alcuni dicono che gli alieni abbiano seminato la vita sul nostro pianeta, inviando razzi carichi di batteri primitivi. Uno ha perfino avanzato l’ipotesi che gli alieni visitassero il nostro pianeta innumerevoli secoli fa e che la vita avesse origine per caso dai rifiuti che lasciarono! Alcuni scienziati traggono conclusioni dal fatto che molecole organiche semplici sono abbastanza comuni nello spazio. Ma questa è veramente una prova che la vita si sia formata per caso? L’esistenza di un negozio di ferramenta è forse la prova che un’automobile deve costruirsi lì accidentalmente?

      [Immagine a pagina 7]

      Anche se esistono altri pianeti abitabili, c’è qualche prova che la vita abbia potuto avere origine su di essi per caso?

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