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  • Gli insegnamenti di Gesù ci aiutano a essere felici
    La Torre di Guardia 2009 | 15 febbraio
    • Gli insegnamenti di Gesù ci aiutano a essere felici

      “[Gesù] salì sul monte; e . . . i suoi discepoli vennero da lui; ed egli . . . cominciò a insegnare loro”. — MATT. 5:1, 2.

      1, 2. (a) In quali circostanze Gesù pronunciò il Sermone del Monte? (b) Come iniziò Gesù il suo discorso?

      È L’ANNO 31 E.V. Gesù interrompe per breve tempo il suo giro di predicazione in Galilea per celebrare la Pasqua a Gerusalemme. (Giov. 5:1) Tornato in Galilea, trascorre un’intera notte in preghiera per avere la guida di Dio nella scelta dei dodici apostoli. L’indomani una folla si raduna mentre Gesù guarisce i malati. Alla presenza dei discepoli e di altri, Gesù si siede lungo le pendici di un monte e comincia a insegnare. — Matt. 4:23–5:2; Luca 6:12-19.

      2 Inizia il suo discorso, il Sermone del Monte, spiegando che la felicità dipende dall’avere una buona relazione con Dio. (Leggi Matteo 5:1-12). La felicità è uno stato di benessere che va dall’appagamento all’intensa gioia. Le nove felicità enunciate da Gesù fanno capire perché i cristiani sono felici. Questi insegnamenti sono utili oggi come lo erano 2.000 anni fa. Esaminiamoli uno per uno.

      “Quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale”

      3. Cosa significa ‘rendersi conto del proprio bisogno spirituale’?

      3 “Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale, poiché a loro appartiene il regno dei cieli”. (Matt. 5:3) “Quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale” riconoscono di essere indigenti in senso spirituale e di avere bisogno della misericordia di Dio.

      4, 5. (a) Perché quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale sono felici? (b) Come possiamo soddisfare il nostro bisogno spirituale?

      4 Quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale sono felici “poiché a loro appartiene il regno dei cieli”. Accettando Gesù come Messia i primi discepoli ebbero la prospettiva di governare con lui nel celeste Regno di Dio. (Luca 22:28-30) Che la nostra speranza sia quella di essere coeredi di Cristo in cielo o quella di ricevere la vita eterna su una terra paradisiaca sotto il dominio del Regno, possiamo essere felici se ci rendiamo effettivamente conto del nostro bisogno spirituale e siamo pienamente consapevoli che dipendiamo da Dio.

      5 Non tutti si rendono conto del loro bisogno spirituale, infatti molti non hanno fede e non apprezzano le cose sacre. (2 Tess. 3:1, 2; Ebr. 12:16) Fra i modi per soddisfare il nostro bisogno spirituale ci sono lo studio diligente della Bibbia, la zelante partecipazione all’opera di fare discepoli e la presenza regolare alle adunanze cristiane. — Matt. 28:19, 20; Ebr. 10:23-25.

      Fanno cordoglio ma sono “felici”

      6. Chi sono “quelli che fanno cordoglio”, e perché sono “felici”?

      6 “Felici quelli che fanno cordoglio, poiché saranno confortati”. (Matt. 5:4) “Quelli che fanno cordoglio” e “quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale” sono lo stesso tipo di persone. Non fanno cordoglio nel senso che si lamentano delle loro circostanze. Il loro cordoglio è in realtà tristezza per la loro condizione peccaminosa e per la situazione esistente a causa dell’imperfezione umana. Allora perché sono “felici”? Perché esercitano fede in Dio e in Cristo e traggono conforto dall’avere una buona relazione con Geova. — Giov. 3:36.

      7. Come dovremmo considerare il mondo di Satana?

      7 Che dire di ognuno di noi? Facciamo cordoglio a motivo dell’ingiustizia così diffusa nel mondo di Satana? Come consideriamo veramente ciò che questo mondo ha da offrire? L’apostolo Giovanni scrisse: “Tutto ciò che è nel mondo — il desiderio della carne e il desiderio degli occhi e la vistosa ostentazione dei propri mezzi di sostentamento — non ha origine dal Padre”. (1 Giov. 2:16) Ma che fare se ci accorgiamo che la nostra spiritualità sta risentendo dello “spirito del mondo”, cioè la forza impellente che domina la società umana lontana da Dio? Dovremmo pregare fervidamente, studiare la Parola di Dio e chiedere aiuto agli anziani. Avvicinandoci a Geova ‘troveremo conforto’ a prescindere dalla causa delle nostre sofferenze. — 1 Cor. 2:12; Sal. 119:52; Giac. 5:14, 15.

      Felici quelli “d’indole mite”!

      8, 9. Cosa significa essere d’indole mite, e perché le persone miti sono felici?

      8 “Felici quelli che sono d’indole mite, poiché erediteranno la terra”. (Matt. 5:5) La “mitezza di temperamento”, o mansuetudine, non è debolezza o gentilezza ipocrita. (1 Tim. 6:11) Se siamo d’indole mite, lo dimostreremo facendo la volontà di Geova e accettando la sua guida. La mitezza sarà anche evidente da come trattiamo i compagni di fede e gli altri. Questa mansuetudine è in armonia con i consigli che diede l’apostolo Paolo. — Leggi Romani 12:17-19.

      9 Perché quelli che sono d’indole mite sono felici? Perché “erediteranno la terra”, disse Gesù, lui stesso d’indole mite. Egli è il principale Erede della terra. (Sal. 2:8; Matt. 11:29; Ebr. 2:8, 9) I “coeredi di Cristo”, anch’essi d’indole mite, ereditano la terra insieme a lui. (Rom. 8:16, 17) Molte altre persone mansuete riceveranno la vita eterna nel reame terrestre del Regno di Gesù. — Sal. 37:10, 11.

      10. In che modo la mancanza di mitezza può ripercuotersi sui nostri privilegi di servizio e sui nostri rapporti con gli altri?

      10 Anche noi, come Gesù, dobbiamo essere d’indole mite. Ma cosa potrebbe succedere se fossimo conosciuti per il nostro spirito bellicoso? Un atteggiamento aggressivo e ostile potrebbe spingere gli altri a evitarci. Se siamo fratelli che desiderano avere responsabilità nella congregazione, questa caratteristica non ci renderebbe idonei. (1 Tim. 3:1, 3) Paolo disse a Tito di continuare a ricordare ai cristiani di Creta di “non essere bellicosi, di essere ragionevoli, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini”. (Tito 3:1, 2) La mitezza è davvero una benedizione per il prossimo!

      Hanno fame di “giustizia”

      11-13. (a) Cosa significa avere fame e sete di giustizia? (b) In che modo quelli che hanno fame e sete di giustizia saranno “saziati”?

      11 “Felici quelli che hanno fame e sete di giustizia, poiché saranno saziati”. (Matt. 5:6) La “giustizia” che aveva in mente Gesù è la qualità per cui si fa ciò che è giusto conformandosi alla volontà e ai comandamenti di Dio. Il salmista disse che ‘era affranto dalla brama’ per le giuste decisioni giudiziarie di Dio. (Sal. 119:20) Amiamo la giustizia al punto da averne fame e sete?

      12 Gesù disse che quelli che hanno fame e sete di giustizia sarebbero stati felici perché sarebbero stati “saziati”. Questo divenne possibile dopo la Pentecoste del 33 E.V., poiché allora lo spirito santo di Geova cominciò a ‘dare al mondo convincente prova riguardo alla giustizia’. (Giov. 16:8) Tramite il suo spirito santo Dio ispirò degli uomini a redigere le Scritture Greche Cristiane, che sono utili “per disciplinare nella giustizia”. (2 Tim. 3:16) Lo spirito di Dio ci permette anche di “rivestire la nuova personalità che fu creata secondo la volontà di Dio in vera giustizia”. (Efes. 4:24) Non è confortante sapere che quelli che si pentono dei loro peccati e chiedono perdono a Dio in base al sacrificio di riscatto di Gesù possono ottenere una condizione giusta dinanzi a Lui? — Leggi Romani 3:23, 24.

      13 Se abbiamo la speranza terrena, la nostra fame e la nostra sete di giustizia saranno pienamente soddisfatte quando riceveremo la vita eterna in condizioni giuste sulla terra. Nel frattempo siamo decisi a vivere secondo le norme di Geova. Gesù disse: “Continuate . . . a cercare prima il regno e la . . . giustizia [di Dio]”. (Matt. 6:33) Facendo questo avremo molto da fare nell’opera del Signore e saremo davvero felici. — 1 Cor. 15:58.

      Perché “i misericordiosi” sono felici?

      14, 15. Come possiamo mostrare misericordia, e perché “i misericordiosi” sono felici?

      14 “Felici i misericordiosi, poiché sarà loro mostrata misericordia”. (Matt. 5:7) “I misericordiosi” sono spinti dalla compassione per il prossimo. Gesù alleviò miracolosamente le sofferenze di molti perché provava pietà per loro. (Matt. 14:14) In senso giudiziario la misericordia si manifesta quando qualcuno perdona chi gli fa un torto, proprio come Geova perdona misericordiosamente coloro che si pentono. (Eso. 34:6, 7; Sal. 103:10) Possiamo mostrare misericordia in questo modo nonché con parole e azioni benevole che recano sollievo a chi si trova in una condizione svantaggiata. Un ottimo modo per mostrare misericordia è quello di parlare delle verità bibliche ad altri. Vedendo una folla di persone, Gesù fu mosso a pietà e “cominciò a insegnare loro molte cose”. — Mar. 6:34.

      15 Abbiamo buoni motivi per essere d’accordo con la dichiarazione di Gesù: “Felici i misericordiosi, poiché sarà loro mostrata misericordia”. Se trattiamo gli altri con misericordia probabilmente anche loro ci tratteranno così. Inoltre, quando Dio ci chiamerà in giudizio probabilmente riscontreremo che la misericordia che avremo mostrato ad altri ‘trionferà’ su qualsiasi giudizio avverso che altrimenti potrebbe essere pronunciato nei nostri confronti. (Giac. 2:13) Solo i misericordiosi riceveranno il perdono dei peccati e la vita eterna. — Matt. 6:15.

      Perché “i puri di cuore” sono felici?

      16. Cosa significa essere “puri di cuore”, e in che senso quelli che lo sono ‘vedono Dio’?

      16 “Felici i puri di cuore, poiché vedranno Dio”. (Matt. 5:8) Se siamo “puri di cuore”, la purezza sarà evidente dai nostri affetti, desideri e motivi. Manifesteremo “amore da un cuore puro”. (1 Tim. 1:5) Essendo interiormente puri, ‘vedremo Dio’. Questo non significa necessariamente vedere Geova in senso letterale, in quanto ‘nessun uomo può vedere Dio e vivere’. (Eso. 33:20) Tuttavia, dal momento che rispecchiò alla perfezione la personalità di Dio, Gesù poté dire: “Chi ha visto me ha visto anche il Padre”. (Giov. 14:7-9) In qualità di adoratori di Geova sulla terra, possiamo ‘vedere Dio’ osservando come agisce a nostro favore. (Giob. 42:5) Per i cristiani unti il vedere Dio culmina con la risurrezione alla vita spirituale quando vedono effettivamente il loro Padre celeste. — 1 Giov. 3:2.

      17. Che effetto avrà su di noi l’essere puri di cuore?

      17 Un cuore puro è integro sia in senso morale che spirituale, per cui non si sofferma su cose che sono impure agli occhi di Geova. (1 Cron. 28:9; Isa. 52:11) Se siamo puri di cuore, le nostre parole e le nostre azioni saranno caratterizzate dalla purezza, e nel servizio che rendiamo a Geova non ci sarà traccia di ipocrisia.

      “I pacifici” diventano figli di Dio

      18, 19. Come si comportano “i pacifici”?

      18 “Felici i pacifici, poiché saranno chiamati ‘figli di Dio’”. (Matt. 5:9) “I pacifici” si riconoscono sia da ciò che fanno sia da ciò che non fanno. Se siamo il genere di persone che aveva in mente Gesù, siamo pacifici e ‘non rendiamo male per male a nessuno’. Al contrario, ‘perseguiamo sempre ciò che è buono verso gli altri’. — 1 Tess. 5:15.

      19 Il termine greco reso “pacifici” in Matteo 5:9 significa letteralmente “pacificatori”. Per essere annoverati fra i pacifici dobbiamo promuovere attivamente la pace. In nessun modo i pacificatori ‘separano quelli che sono familiari l’uno con l’altro’. (Prov. 16:28) Essendo pacifici compiamo azioni concrete per ‘perseguire la pace con tutti’. — Ebr. 12:14.

      20. Chi sono oggi i “figli di Dio”, e chi altri infine lo diventerà?

      20 I pacifici sono felici perché “saranno chiamati ‘figli di Dio’”. I fedeli cristiani unti sono stati adottati da Geova e sono “figli di Dio”. Hanno già un’intima relazione con Geova in qualità di suoi figli perché esercitano fede in Cristo e adorano con tutto il cuore “l’Iddio dell’amore e della pace”. (2 Cor. 13:11; Giov. 1:12) Che dire delle pacifiche “altre pecore” di Gesù? Gesù sarà il loro “Padre eterno” durante il Regno millenario, ma alla fine del Millennio egli stesso si sottometterà a Geova, e coloro che fanno parte delle altre pecore diventeranno figli di Dio a tutti gli effetti. — Giov. 10:16; Isa. 9:6; Rom. 8:21; 1 Cor. 15:27, 28.

      21. Come agiremo se “viviamo secondo lo spirito”?

      21 Se “viviamo secondo lo spirito”, gli altri non avranno difficoltà a notare che l’essere pacifici è una delle nostre qualità. Non ‘susciteremo competizione gli uni con gli altri’ o, come dice un’altra versione, non vorremo “provocarci a vicenda”. (Gal. 5:22-26; Parola del Signore) Cerchiamo invece di essere “pacifici con tutti gli uomini”. — Rom. 12:18.

      Felici anche se perseguitati

      22-24. (a) Quali ragioni hanno per essere felici quelli che sono perseguitati a causa della giustizia? (b) Cosa prenderemo in esame nei due articoli di studio che seguono?

      22 “Felici quelli che sono stati perseguitati a causa della giustizia, poiché a loro appartiene il regno dei cieli”. (Matt. 5:10) Chiarendo ulteriormente questo concetto, Gesù aggiunse: “Felici voi, quando vi biasimeranno e vi perseguiteranno e mentendo diranno contro di voi ogni sorta di cose malvage per causa mia. Rallegratevi e saltate per la gioia, perché la vostra ricompensa è grande nei cieli; poiché in questo modo perseguitarono i profeti prima di voi”. — Matt. 5:11, 12.

      23 Come i profeti di Dio dell’antichità, i cristiani si aspettano di essere biasimati, perseguitati e diffamati, tutto “a causa della giustizia”. Comunque, sopportando fedelmente queste prove abbiamo la soddisfazione di piacere a Geova e di onorarlo. (1 Piet. 2:19-21) Le sofferenze non fanno diminuire la profonda gioia che proviamo nel servire Geova né ora né in futuro. Non fanno affievolire neppure la felicità di governare con Cristo nel Regno celeste o la gioia di ricevere la vita eterna quali sudditi terreni di quel governo. Queste benedizioni sono una prova del favore, della benevolenza e della generosità di Dio.

      24 Possiamo imparare ancora molto dal Sermone del Monte. I due articoli di studio che seguono trattano altri insegnamenti di Gesù Cristo. Vediamo come possiamo metterli in pratica.

  • Gli insegnamenti di Gesù influiscono sul vostro atteggiamento?
    La Torre di Guardia 2009 | 15 febbraio
    • Gli insegnamenti di Gesù influiscono sul vostro atteggiamento?

      “Colui che Dio ha mandato dice le parole di Dio”. — GIOV. 3:34.

      1, 2. A cosa si potrebbero paragonare le parole di Gesù nel Sermone del Monte, e perché si può dire che questo discorso si basava sulle “parole di Dio”?

      LA STELLA dell’Africa, con i suoi 530 carati, è uno dei più grandi diamanti tagliati che esistano. È veramente una gemma preziosa! Ma le gemme spirituali che si trovano nel Sermone del Monte pronunciato da Gesù sono ancora più preziose. Questo non è strano poiché la Fonte degli insegnamenti di Cristo è Geova. A proposito di Gesù Cristo, la Bibbia dice: “Colui che Dio ha mandato dice le parole di Dio”. — Giov. 3:34-36.

      2 Anche se forse per pronunciarlo ci volle meno di mezz’ora, il Sermone del Monte conteneva 21 citazioni da otto libri delle Scritture Ebraiche. Perciò si basava solidamente sulle “parole di Dio”. Vediamo ora come possiamo applicare alcuni dei molti insegnamenti inestimabili che si trovano in questo discorso magistrale del diletto Figlio di Dio.

      “Prima fa pace col tuo fratello”

      3. Dopo averli avvertiti delle conseguenze dell’ira, quale consiglio diede Gesù ai discepoli?

      3 Noi cristiani siamo felici e pacifici perché abbiamo lo spirito santo di Dio, il cui frutto include la gioia e la pace. (Gal. 5:22, 23) Gesù non voleva che i suoi discepoli perdessero la pace e la felicità, per questo li avvertì delle conseguenze mortifere dell’ira protratta nel tempo. (Leggi Matteo 5:21, 22). Poi dichiarò: “Se, dunque, porti il tuo dono all’altare e lì ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, e va via; prima fa pace col tuo fratello, e poi, una volta tornato, offri il tuo dono”. — Matt. 5:23, 24.

      4, 5. (a) Cos’era il “dono” a cui si riferiva Gesù, come si legge in Matteo 5:23, 24? (b) Quanto è importante far pace con un fratello offeso?

      4 Il “dono” a cui Gesù si riferiva era qualsiasi tipo di offerta presentata nel tempio di Gerusalemme. I sacrifici animali, per esempio, erano importanti perché a quel tempo facevano parte dell’adorazione resa a Geova dal suo popolo. Tuttavia, Gesù evidenziò qualcosa di ancor più importante: prima di offrire un dono a Dio occorre far pace con un fratello offeso.

      5 ‘Far pace’ significa riconciliarsi. Cosa impariamo dunque da questo insegnamento di Gesù? Il modo in cui trattiamo gli altri influisce direttamente sulla nostra relazione con Geova. (1 Giov. 4:20) In effetti, le offerte fatte a Dio nell’antichità erano prive di valore se chi le offriva non trattava bene il prossimo. — Leggi Michea 6:6-8.

      L’importanza dell’umiltà

      6, 7. Perché l’umiltà è essenziale quando si cerca di ristabilire rapporti pacifici con un fratello che abbiamo offeso?

      6 Probabilmente far pace con un fratello offeso mette alla prova la nostra umiltà. Chi è umile non si mette a discutere con i compagni di fede nel tentativo di affermare presunti diritti. Questo creerebbe una situazione incresciosa, simile a quella che esisteva tra i cristiani dell’antica Corinto. Al riguardo l’apostolo Paolo fece questa interessante osservazione: “Significa una completa sconfitta per voi che abbiate processi gli uni con gli altri. Perché non vi lasciate piuttosto fare un torto? Perché non vi lasciate piuttosto defraudare?” — 1 Cor. 6:7.

      7 Gesù non disse che dovremmo andare dal nostro fratello per convincerlo che noi abbiamo ragione e lui ha torto. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di ristabilire rapporti pacifici. Per far pace dobbiamo esprimere onestamente i nostri sentimenti. Dobbiamo anche riconoscere che i sentimenti dell’altra persona sono stati feriti. E se siamo nel torto vorremo senz’altro chiedere scusa con umiltà.

      ‘Se il tuo occhio destro ti fa inciampare’

      8. Parafrasate le parole di Gesù riportate in Matteo 5:29, 30.

      8 Nel Sermone del Monte Gesù diede ottimi consigli sulla moralità. Sapeva che le membra del nostro corpo imperfetto possono avere su di noi un’influenza deleteria. Perciò disse: “Se ora il tuo occhio destro ti fa inciampare, cavalo e gettalo via da te. Poiché è più utile per te perdere uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo sia lanciato nella Geenna. E se la tua mano destra ti fa inciampare, tagliala e gettala via da te. Poiché è più utile per te perdere uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna”. — Matt. 5:29, 30.

      9. In che modo l’“occhio” o la “mano” possono farci “inciampare”?

      9 Con il termine “occhio” Gesù intendeva la facoltà o capacità di concentrare la propria attenzione su una determinata cosa. Il termine “mano” si riferisce invece alle azioni. Se non stiamo attenti, queste parti del corpo potrebbero farci “inciampare” e smettere di ‘camminare con Dio’. (Gen. 5:22; 6:9) Pertanto quando siamo tentati di disubbidire a Geova, dobbiamo adottare misure drastiche: in senso metaforico dobbiamo cavare l’occhio o tagliare la mano.

      10, 11. Cosa può aiutarci a evitare l’immoralità sessuale?

      10 Cosa possiamo fare per evitare che i nostri occhi si soffermino su cose immorali? “Ho concluso un patto con i miei occhi”, disse Giobbe, un uomo timorato di Dio. “Come potrei dunque mostrarmi attento a una vergine?” (Giob. 31:1) Giobbe era un uomo sposato deciso a non violare le leggi morali di Dio. Questo dovrebbe essere il nostro atteggiamento sia che siamo sposati o no. Per evitare l’immoralità sessuale dobbiamo lasciarci guidare dallo spirito santo di Dio, che produce padronanza di sé in coloro che amano Dio. — Gal. 5:22-25.

      11 Per evitare l’immoralità sessuale faremmo bene a chiederci: ‘Permetto ai miei occhi di suscitare in me il desiderio di leggere o guardare materiale immorale così comune in libri, TV o siti Internet?’ Ricordiamo inoltre queste parole del discepolo Giacomo: “Ciascuno è provato essendo attirato e adescato dal proprio desiderio. Quindi il desiderio, quando è divenuto fertile, partorisce il peccato; a sua volta il peccato, quando è stato compiuto, produce la morte”. (Giac. 1:14, 15) Così, se una persona dedicata a Dio “continua a guardare” qualcuno dell’altro sesso avendo motivi immorali, deve fare cambiamenti drastici paragonabili al cavare il proprio occhio e gettarlo via. — Leggi Matteo 5:27, 28.

      12. Quale consiglio di Paolo può aiutarci a combattere i desideri immorali?

      12 Poiché l’uso improprio delle mani può portarci a violare in modo grave le norme morali di Geova, dobbiamo essere fermamente decisi a rimanere moralmente puri. Perciò, dobbiamo seguire il consiglio di Paolo: “Fate morire . . . le membra del vostro corpo che sono sulla terra rispetto a fornicazione, impurità, appetito sessuale, desideri dannosi e concupiscenza, che è idolatria”. (Col. 3:5) L’espressione “fate morire” sottolinea che dobbiamo prendere misure drastiche per combattere i desideri carnali immorali.

      13, 14. Perché è essenziale evitare pensieri e azioni immorali?

      13 È possibile che, pur di rimanere in vita, una persona sia disposta a farsi amputare un arto. ‘Gettare via’ in senso metaforico l’occhio e la mano è essenziale per evitare pensieri e azioni immorali che possono costarci la vita sotto il profilo spirituale. Rimanere mentalmente, moralmente e spiritualmente puri è l’unico modo per non subire la distruzione eterna, simboleggiata dalla Geenna.

      14 A causa del peccato e dell’imperfezione ereditati, rimanere moralmente puri richiede sforzo. “Tratto con durezza il mio corpo e lo conduco come uno schiavo”, disse Paolo, “affinché, dopo aver predicato agli altri, io stesso non divenga in qualche modo disapprovato”. (1 Cor. 9:27) Perciò dobbiamo essere decisi a seguire i consigli che diede Gesù sulla moralità, non comportandoci mai in modi che dimostrino mancanza di gratitudine per il suo sacrificio di riscatto. — Matt. 20:28; Ebr. 6:4-6.

      “Praticate il dare”

      15, 16. (a) In che modo Gesù diede l’esempio in quanto al dare? (b) Cosa significano le parole di Gesù riportate in Luca 6:38?

      15 Gli insegnamenti e l’esempio superlativo di Gesù promuovono uno spirito generoso. Egli dimostrò grande generosità venendo sulla terra per il bene dell’umanità imperfetta. (Leggi 2 Corinti 8:9). Fu pronto a rinunciare alla gloria celeste per diventare un uomo e dare la sua vita per gli esseri umani peccatori, alcuni dei quali avrebbero ottenuto ricchezze in cielo divenendo coeredi del Regno. (Rom. 8:16, 17) E Gesù certamente incoraggiò la generosità quando disse:

      16 “Praticate il dare, e vi sarà dato. Vi sarà versata in grembo una misura eccellente, pigiata, scossa e traboccante. Poiché con la misura con la quale misurate, sarà rimisurato a voi”. (Luca 6:38) L’espressione ‘versare in grembo’ si riferisce all’usanza di alcuni venditori di versare i loro prodotti in una sorta di sacca che il compratore formava ripiegando l’ampia sopravveste, che era tenuta ferma da una cintura. Dando generosamente e in maniera spontanea potremmo ricevere in cambio “una misura eccellente”, forse nel momento del bisogno. — Eccl. 11:2.

      17. In che modo Geova ci ha dato il massimo esempio in quanto al dare, e cosa dobbiamo dare noi per provare gioia?

      17 Geova ama i donatori allegri e li ricompensa. Egli stesso ci ha dato il massimo esempio, dando il suo unigenito Figlio “affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. (Giov. 3:16) Paolo scrisse: “Chi semina scarsamente mieterà pure scarsamente; e chi semina generosamente mieterà pure generosamente. Ciascuno faccia come ha deciso nel suo cuore, non di malavoglia o per forza, poiché Dio ama il donatore allegro”. (2 Cor. 9:6, 7) Se diamo tempo, energie e risorse materiali per promuovere la vera adorazione proveremo senz’altro gioia e riceveremo ricche ricompense. — Leggi Proverbi 19:17; Luca 16:9.

      “Non suonare la tromba davanti a te”

      18. In quale caso non avremo “nessuna ricompensa” dal nostro Padre celeste?

      18 “Badate bene di non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere osservati da loro; altrimenti non avrete nessuna ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli”. (Matt. 6:1) Con il termine “giustizia” Gesù intendeva un comportamento che si conforma alla volontà divina. Non voleva dire che non bisogna mai compiere azioni buone in pubblico, dato che aveva esortato i discepoli a far ‘risplendere la loro luce davanti agli uomini’. (Matt. 5:14-16) Ma non ‘avremo nessuna ricompensa’ dal nostro Padre celeste se facciamo le cose “per essere osservati” e ammirati, come attori che recitano su un palcoscenico. Se abbiamo motivi del genere, non avremo né un’intima relazione con Dio né riceveremo le benedizioni eterne del Regno.

      19, 20. (a) Cosa voleva dire Gesù quando avvertì di non “suonare la tromba” nel fare “doni di misericordia”? (b) In che senso non facciamo sapere alla mano sinistra quello che fa la destra?

      19 Se abbiamo il giusto atteggiamento, seguiremo l’esortazione di Gesù: “Quando dunque fai doni di misericordia, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle vie, per essere glorificati dagli uomini. Veramente vi dico: Essi hanno appieno la loro ricompensa”. (Matt. 6:2) I “doni di misericordia” erano offerte a favore dei bisognosi. (Leggi Isaia 58:6, 7). Gesù e gli apostoli avevano un fondo comune da usare per aiutare i poveri. (Giov. 12:5-8; 13:29) Dato che prima di fare l’elemosina non si suonava letteralmente la tromba, Gesù evidentemente usò un’iperbole quando disse che non dobbiamo “suonare la tromba” davanti a noi quando facciamo “doni di misericordia”. Non dobbiamo sbandierare la nostra generosità, come facevano i farisei. Gesù li chiamò ipocriti perché rendevano note le loro offerte “nelle sinagoghe e nelle vie”. Quegli ipocriti ‘avevano appieno la loro ricompensa’. Avrebbero ricevuto soltanto il plauso degli uomini e forse uno dei primi posti nella sinagoga accanto a rabbini illustri, in quanto Geova non avrebbe dato loro nulla. (Matt. 23:6) Come dovevano agire invece i discepoli? Gesù Cristo disse loro, e quindi anche a noi:

      20 “Ma tu, quando fai doni di misericordia, non far sapere alla tua mano sinistra quello che fa la tua destra, affinché i tuoi doni di misericordia siano fatti in segreto; allora il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà”. (Matt. 6:3, 4) Le mani in genere operano in sintonia. Quindi, non far sapere alla mano sinistra quello che fa la destra significa non ostentare le nostre azioni caritatevoli, nemmeno di fronte alle persone che ci sono così vicine come la mano sinistra è vicina alla mano destra.

      21. In che modo Colui che “vede nel segreto” ci ricompensa?

      21 Se non ci vantiamo delle nostre azioni caritatevoli, i nostri “doni di misericordia” saranno fatti in segreto. Allora il Padre nostro “che vede nel segreto” ci ricompenserà. Poiché risiede nei cieli ed è invisibile agli occhi umani, il nostro Padre celeste è “nel segreto” dal punto di vista umano. (Giov. 1:18) Colui che “vede nel segreto” ci ricompensa permettendoci di stringere un’intima relazione con lui, perdonando i nostri peccati e concedendoci la vita eterna. (Prov. 3:32; Giov. 17:3; Efes. 1:7) Questo è decisamente meglio che ricevere il plauso degli uomini.

      Insegnamenti preziosi da tenere in alta considerazione

      22, 23. Perché dobbiamo tenere in alta considerazione gli insegnamenti di Gesù?

      22 Il Sermone del Monte è davvero pieno di gemme spirituali dalle molte affascinanti sfaccettature. Contiene senza dubbio parole di inestimabile valore che possono recarci gioia persino in questo mondo pieno di problemi. Saremo felici se terremo in alta considerazione gli insegnamenti di Gesù e permetteremo che questi influiscano sul nostro atteggiamento e sulla nostra vita.

      23 Chiunque “ode” e “mette in pratica” ciò che Gesù insegnò sarà benedetto. (Leggi Matteo 7:24, 25). Vogliamo dunque essere decisi a mettere in pratica i consigli di Gesù. L’ultimo articolo di questa serie prenderà in esame altri insegnamenti di Gesù contenuti nel Sermone del Monte.

  • Gli insegnamenti di Gesù influiscono sulle vostre preghiere?
    La Torre di Guardia 2009 | 15 febbraio
    • Gli insegnamenti di Gesù influiscono sulle vostre preghiere?

      “Quando Gesù ebbe terminato queste parole, le folle erano stupite del suo modo d’insegnare”. — MATT. 7:28.

      1, 2. Perché le folle erano stupite del modo d’insegnare di Gesù?

      TUTTI noi dovremmo accettare gli insegnamenti dell’unigenito Figlio di Dio, Gesù Cristo, e metterli in pratica nella nostra vita. Fu certamente un insegnante insuperabile, tant’è vero che quando pronunciò il Sermone del Monte la gente rimase stupita del suo modo di insegnare. — Leggi Matteo 7:28, 29.

      2 Il Figlio di Geova non insegnava come gli scribi, che basavano i loro discorsi prolissi su insegnamenti di uomini imperfetti. Cristo insegnava “come una persona che ha autorità” perché ciò che diceva veniva da Dio. (Giov. 12:50) Consideriamo ora come altri insegnamenti di Gesù contenuti nel Sermone del Monte possono e devono influire sulle nostre preghiere.

      Non pregate mai come fanno gli ipocriti

      3. Riassumete le parole di Gesù riportate in Matteo 6:5.

      3 La preghiera è un aspetto essenziale della vera adorazione, e dovremmo pregare Geova regolarmente. Ma nelle nostre preghiere dobbiamo tener conto di ciò che Gesù insegnò nel Sermone del Monte. Egli disse: “Quando pregate, non dovete essere come gli ipocriti; perché a loro piace pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle ampie vie per essere visti dagli uomini. Veramente vi dico: Essi hanno appieno la loro ricompensa”. — Matt. 6:5.

      4-6. (a) Perché ai farisei piaceva pregare “stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle ampie vie”? (b) In che modo quegli ipocriti ‘avevano appieno la loro ricompensa’?

      4 Quando pregavano i discepoli di Gesù non dovevano imitare gli “ipocriti”, come ad esempio i farisei. Questi si consideravano giusti, ma la loro manifestazione pubblica di devozione era solo una facciata. (Matt. 23:13-32) A quegli ipocriti piaceva pregare “stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle ampie vie”. Perché? “Per essere visti dagli uomini”. Nel I secolo gli ebrei avevano l’usanza di raccogliersi in preghiera quando nel tempio venivano offerti gli olocausti (all’incirca alle nove del mattino e alle tre del pomeriggio). Molti abitanti di Gerusalemme pregavano insieme alla folla di adoratori radunati nei cortili del tempio. Fuori della città gli ebrei devoti spesso pregavano due volte al giorno “stando in piedi nelle sinagoghe”. — Confronta Luca 18:11, 13.

      5 Dato che i più non si trovavano vicino al tempio o a una sinagoga all’ora delle summenzionate preghiere, potevano raccogliersi in preghiera ovunque si fossero trovati. Ad alcuni piaceva farsi trovare “agli angoli delle ampie vie” quando arrivava l’ora della preghiera. Volevano essere “visti dagli uomini” che passavano lungo quelle vie. Ostentando devozione, quegli ipocriti ‘per pretesto facevano lunghe preghiere’ per essere elogiati dagli astanti. (Luca 20:47) Questo non è certo l’atteggiamento che dovremmo avere.

      6 Gesù dichiarò che quegli ipocriti ‘avevano appieno la loro ricompensa’. Bramavano il plauso e la lode degli uomini, e questo è tutto ciò che avrebbero ottenuto. Sarebbe stata la loro piena ricompensa, poiché Geova Dio non avrebbe risposto alle loro preghiere ipocrite. D’altra parte, Dio avrebbe esaudito le preghiere dei veri seguaci di Cristo, come dimostrano le successive parole di Gesù su questo argomento.

      7. Qual è il senso dell’esortazione a pregare nella nostra “stanza privata”?

      7 “Ma tu, quando preghi, entra nella tua stanza privata e, chiusa la porta, prega il Padre tuo che è nel segreto; allora il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà”. (Matt. 6:6) L’esortazione di Gesù a pregare in una stanza privata dopo aver chiuso la porta non significava che qualcuno non potesse rappresentare un gruppo in preghiera. Con queste parole Gesù voleva scoraggiare le preghiere pubbliche pronunciate per richiamare l’attenzione e per ottenere il plauso degli altri. Dobbiamo ricordare questo fatto se abbiamo il privilegio di rappresentare i servitori di Dio nelle preghiere pubbliche. Inoltre dobbiamo seguire la successiva esortazione di Gesù sulla preghiera.

      8. In base a Matteo 6:7, cosa dobbiamo evitare di fare quando preghiamo?

      8 “Nel pregare, non dite ripetutamente le stesse cose, come fanno le persone delle nazioni, poiché esse immaginano di essere ascoltate per il loro uso di molte parole”. (Matt. 6:7) Gesù qui menzionò un altro modo di pregare inappropriato: la ripetizione. Non intendeva dire che nelle nostre preghiere non dovremmo mai ripetere espressioni di lode e suppliche sentite. Nel giardino di Getsemani, la sera prima di morire, Gesù pregò usando ripetutamente “la stessa parola”. — Mar. 14:32-39.

      9, 10. In che senso non dovremmo pronunciare preghiere ripetitive?

      9 Sarebbe sbagliato imitare le preghiere ripetitive delle “persone delle nazioni”. Esse recitano “ripetutamente” frasi imparate a memoria che includono molte parole inutili. Agli adoratori di Baal non servì a nulla invocare il nome di quel falso dio “dalla mattina fino a mezzogiorno, dicendo: ‘O Baal, rispondici!’” (1 Re 18:26) Oggi milioni di persone recitano preghiere prolisse e ripetitive, pensando erroneamente “di essere ascoltate”. Ma Gesù ci aiuta a capire che l’“uso di molte parole” in preghiere lunghe e ripetitive non è di nessun valore dal punto di vista di Geova. Gesù proseguì dicendo:

      10 “Non vi rendete dunque simili a loro, poiché Dio, il Padre vostro, sa quali cose vi occorrono prima che gliele chiediate”. (Matt. 6:8) Con le loro preghiere verbose molti capi religiosi ebrei ‘si rendevano simili’ ai gentili. Le preghiere fervide che includono lode, rendimento di grazie e richieste sono una parte importante della vera adorazione. (Filip. 4:6) Sarebbe però sbagliato dire sempre le stesse cose pensando che la ripetizione sia necessaria per chiedere a Dio ciò di cui abbiamo bisogno. Quando preghiamo dobbiamo ricordare che ci rivolgiamo a Colui che ‘sa quali cose ci occorrono prima che gliele chiediamo’.

      11. Cosa dovremmo ricordare se abbiamo il privilegio di pronunciare preghiere pubbliche?

      11 Gli insegnamenti di Gesù sulle preghiere che Dio non gradisce dovrebbero ricordarci che un linguaggio altisonante e parole superflue non impressionano Dio. Dovremmo inoltre riconoscere che le preghiere pubbliche non sono un’occasione per cercare di far colpo sugli ascoltatori o per indurli a chiedersi quanto ancora ci vorrà prima dell’“Amen”. Inoltre, usare la preghiera per fare annunci o per dare consigli all’uditorio sarebbe contrario allo spirito degli insegnamenti di Gesù espressi nel Sermone del Monte.

      Gesù ci insegna a pregare

      12. Cosa significa la richiesta “sia santificato il tuo nome”?

      12 Non solo Gesù avvertì di non usare in modo improprio il meraviglioso dono della preghiera, ma insegnò anche ai discepoli a pregare. (Leggi Matteo 6:9-13). La preghiera del “Padrenostro” non deve essere imparata a memoria e recitata in continuazione. Costituisce invece un modello per le nostre preghiere. Per esempio, nelle parole iniziali Gesù mise Dio al primo posto: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome”. (Matt. 6:9) Ci rivolgiamo appropriatamente a Geova chiamandolo “Padre nostro” perché è il Creatore che dimora “nei cieli”, molto al di sopra della terra. (Deut. 32:6; 2 Cron. 6:21; Atti 17:24, 28) L’aggettivo “nostro” dovrebbe ricordarci che anche i nostri compagni di fede hanno un’intima relazione con Dio. Con l’espressione “sia santificato il tuo nome” chiediamo a Geova di santificarsi togliendo tutto il biasimo che è stato arrecato al suo nome a partire dalla ribellione in Eden. In risposta a questa preghiera Geova eliminerà la malvagità dalla terra e così facendo si santificherà. — Ezec. 36:23.

      13. (a) Come sarà esaudita la richiesta “venga il tuo regno”? (b) Cosa significa l’espressione ‘si compia la tua volontà sulla terra’?

      13 “Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:10) In relazione a questa richiesta della preghiera modello, dovremmo ricordare che il “regno” è il celeste governo messianico retto da Cristo e dai “santi” risuscitati uniti a lui. (Dan. 7:13, 14, 18; Isa. 9:6, 7) Pregare “venga il tuo regno” significa chiedere che il Regno di Dio agisca contro tutti gli oppositori terreni del dominio divino. Questo si verificherà presto, dando inizio a un paradiso mondiale di giustizia, pace e prosperità. (Sal. 72:1-15; Dan. 2:44; 2 Piet. 3:13) La volontà di Geova viene già fatta in cielo, e chiedere che si compia sulla terra significa supplicare che Dio adempia i suoi propositi per il nostro pianeta; questo include che egli elimini i suoi oppositori odierni, proprio come eliminò i suoi oppositori nell’antichità. — Leggi Salmo 83:1, 2, 13-18.

      14. Perché è appropriato chiedere il “pane per questo giorno”?

      14 “Dacci oggi il nostro pane per questo giorno”. (Matt. 6:11; Luca 11:3) Con tale richiesta preghiamo Dio di provvederci il cibo necessario “per questo giorno”. Questo indica che abbiamo fede nella capacità di Geova di prendersi cura delle nostre necessità giorno per giorno. Non è una preghiera fatta per avere più del necessario, e forse richiama alla nostra mente il comando che Dio diede agli israeliti di raccogliere la manna “giorno per giorno ciascuno la sua quantità”. — Eso. 16:4.

      15. Spiegate cosa significa la richiesta “perdonaci i nostri debiti, come anche noi li abbiamo perdonati ai nostri debitori”.

      15 La successiva richiesta della preghiera modello richiama la nostra attenzione su qualcosa che dobbiamo fare. Gesù disse: “Perdonaci i nostri debiti, come anche noi li abbiamo perdonati ai nostri debitori”. (Matt. 6:12) Il Vangelo di Luca mostra che questi “debiti” sono i “peccati”. (Luca 11:4) Solo se abbiamo già perdonato quelli che hanno peccato contro di noi possiamo aspettarci il perdono di Geova. (Leggi Matteo 6:14, 15). Dobbiamo perdonare liberalmente gli altri. — Efes. 4:32; Col. 3:13.

      16. Come dobbiamo intendere le richieste in merito alla tentazione e all’essere liberati dal malvagio?

      16 “Non ci condurre in tentazione, ma liberaci dal malvagio”. (Matt. 6:13) Come dobbiamo intendere queste due richieste, fra loro collegate, della preghiera modello di Gesù? Una cosa è certa: Geova non ci tenta per indurci a peccare. (Leggi Giacomo 1:13). Il vero “Tentatore” è Satana, il “malvagio”. (Matt. 4:3) La Bibbia comunque dice che Dio fa o causa delle cose nel senso che le permette. (Rut 1:20, 21; Eccl. 11:5) Perciò con le parole “non ci condurre in tentazione” chiediamo a Geova di non permettere che soccombiamo quando siamo tentati di disubbidirgli. Infine, con la supplica “liberaci dal malvagio” chiediamo a Geova di non permettere a Satana di sopraffarci. E possiamo avere fiducia che ‘Dio non lascerà che siamo tentati oltre ciò che possiamo sopportare’. — Leggi 1 Corinti 10:13.

      ‘Continuate a chiedere, a cercare, a bussare’

      17, 18. Cosa significa ‘continuare a chiedere, a cercare e a bussare’?

      17 L’apostolo Paolo raccomandò ai compagni di fede: “Siate costanti nella preghiera”. (Rom. 12:12) Sullo stesso tono Gesù esortò vigorosamente: “Continuate a chiedere, e vi sarà dato; continuate a cercare, e troverete; continuate a bussare, e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. (Matt. 7:7, 8) È appropriato ‘continuare a chiedere’ qualsiasi cosa che sia in armonia con la volontà di Dio. In sintonia con queste parole di Gesù, l’apostolo Giovanni scrisse: “Questa è la fiducia che abbiamo verso di lui [verso Dio], che qualunque cosa chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta”. — 1 Giov. 5:14.

      18 Il consiglio di Gesù di ‘continuare a chiedere e a cercare’ significa che dobbiamo pregare con fervore senza darci per vinti. È anche necessario ‘continuare a bussare’ per entrare nel Regno e godere delle sue benedizioni e delle sue ricompense. Ma possiamo essere sicuri che Geova Dio esaudirà le nostre preghiere? Possiamo esserlo se gli siamo fedeli, in quanto Cristo disse: “Chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. Molte esperienze avute dai servitori di Geova dimostrano che egli è veramente l’“Uditore di preghiera”. — Sal. 65:2.

      19, 20. In base alle parole di Gesù riportate in Matteo 7:9-11, in che senso Geova è un padre amorevole?

      19 Gesù paragonò Dio a un padre amorevole che provvede cose buone ai suoi figli. Immaginate di essere stati presenti quando Gesù pronunciò il Sermone del Monte e di avere udito queste sue parole: “Se a un uomo fra voi il figlio chiede del pane, non gli darà una pietra, vero? O, se chiede un pesce, non gli darà un serpente, vero? Se dunque voi, benché siate malvagi, sapete dare doni buoni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!” — Matt. 7:9-11.

      20 Un padre umano, per quanto relativamente ‘malvagio’ a causa del peccato ereditato, prova un naturale attaccamento per i figli. Non li ingannerebbe ma cercherebbe di dare loro “doni buoni”. Trattandoci in modo paterno, il nostro amorevole Padre celeste provvede “cose buone”, come il suo spirito santo. (Luca 11:13) Lo spirito santo può rafforzarci per rendere un servizio gradito a Geova, il Provveditore di “ogni dono buono e ogni regalo perfetto”. — Giac. 1:17.

      Continuiamo a trarre beneficio dagli insegnamenti di Gesù

      21, 22. Perché il Sermone del Monte è davvero straordinario, e cosa pensate di questi insegnamenti di Gesù?

      21 Il Sermone del Monte è indubbiamente il più straordinario discorso che sia mai stato pronunciato sulla terra. Si distingue per i suoi insegnamenti spirituali e per la sua chiarezza. Come mostrano i punti presi in esame in questa serie di articoli, possiamo trarre grande beneficio da questo sermone se ne applichiamo i consigli. Questi insegnamenti di Gesù possono migliorare la nostra vita ora e darci la speranza di un futuro felice.

      22 In questi articoli abbiamo esaminato solo alcune gemme spirituali contenute nel Sermone del Monte pronunciato da Gesù. Non sorprende che le persone che udirono quel discorso rimasero “stupite del suo modo d’insegnare”. (Matt. 7:28) Questa sarà senz’altro anche la nostra reazione se riempiremo la mente e il cuore di questi e altri inestimabili insegnamenti del grande Insegnante, Gesù Cristo.

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