BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • Come il mondo diventò schiavo del vizio
    Svegliatevi! 1986 | 8 aprile
    • Come il mondo diventò schiavo del vizio

      IL SENATORE americano fuma due pacchetti di sigarette al giorno. “So che mi accorcerà la vita . . . Probabilmente mi ucciderà”, ha detto ai suoi colleghi in un dibattito sui sussidi governativi ai coltivatori di tabacco. “Maledetto il giorno in cui mi sono messo in questo orribile pasticcio”.

      Il senatore non è il solo a rammaricarsi. Secondo alcune stime, il 90 per cento dei fumatori del suo paese hanno cercato di smettere o vogliono smettere. E solo nel 1983 due milioni di fumatori giapponesi ci riuscirono. Un esperto dice: “Quasi tutti i fumatori abituali sembrano dispiacersi di aver preso il vizio del fumo, e avvertono i figli di non seguire il loro esempio”.

      Ma tutti i fumatori che si rammaricano di avere questo vizio come hanno fatto a diventarne schiavi a tal punto? In qualche modo, come dice il ricercatore Robert Sobel riguardo a questo mondo, “qualunque sia il bene o il male che può portare, siamo legati come civiltà a quei cilindretti di carta contenenti piccole quantità di erba trinciata”. Uno dei sei giganti dell’industria delle sigarette ha un quarto di milione di dipendenti. Ogni anno le sue vendite in 78 paesi di sei continenti fruttano complessivamente 10 miliardi di dollari. Come ha potuto un vizio tanto indesiderato creare la domanda che richiede l’industria colossale che alimenta quel vizio?

      In effetti la storia delle sigarette potrebbe essere uno degli avvenimenti più sorprendenti degli ultimi cento anni. Furono due guerre del XIX secolo a stimolare la fenomenale domanda sorta in questo cosiddetto secolo della sigaretta. Una nuova industria, quella della pubblicità, attizzò il fuoco, e un tipo di tabacco nuovo e sorprendente — biondo, più dolce e chimicamente diverso — incoraggiò i fumatori ad aspirarne il fumo. Questo straordinario cambiamento nel vizio del fumo, quello di aspirarlo con la bocca, fece sì che la maggioranza dei fumatori ne divenisse schiava per tutta la vita.

      Le guerre che alimentarono la domanda

      Quello del tabacco continuò a essere un lusso dispendioso fino al 1856, quando le sigarette trovarono il loro primo grande mercato. Fu quando i soldati inglesi e francesi tornarono dalla guerra di Crimea con “sigari di carta” e un vizio che avevano preso lì. La moda passeggera della sigaretta si diffuse in tutta l’Europa, creando una domanda inaspettata di sigarette turche o delle loro imitazioni inglesi.

      Fu in seguito a ciò che la sigaretta venne adottata come sostituto economico della pipa o del sigaro in tempo di guerra. Ma quella moda passeggera svanì. Inoltre, come fa notare Robert Sobel, “subito dopo il 1860 sembrava non esserci alcun modo in cui gli uomini americani del ceto medio — il miglior mercato per le sigarette — avrebbero potuto prendere il vizio”. Il fumo di quelle prime sigarette non era così gradevole come quello delle sigarette d’oggi. Come il fumo dei sigari, era leggermente alcalino e i fumatori lo trattenevano in bocca. Non era gradevole aspirare il fumo come fanno di solito oggi i fumatori. I tempi erano maturi per la sorpresa successiva.

      La guerra civile americana (1861-65) introdusse un tipo di fumo che dava luogo a maggiore assuefazione, con quella che l’esperto in materia di tabacco Jerome E. Brooks definisce “forza esplosiva”. Ancora una volta la guerra mise l’economica sigaretta nelle mani dei soldati, prima dei confederati, poi di quelli dell’Unione. Ma questa volta non si trattò di una moda passeggera.

      Queste sigarette erano fatte di tabacco americano e avevano qualcosa di diverso. I coltivatori americani avevano adottato nuove varietà di tabacco che crescevano bene nel loro terreno povero di azoto. Avevano pure scoperto, per puro caso in una fattoria della North Carolina, un procedimento di cura che rendeva le foglie del loro tabacco di color giallo chiaro e dolci. Nel 1860 l’ente americano del censimento lo definì “uno degli sviluppi più anormali nell’agricoltura che il mondo abbia mai visto”. Dopo aver provato qualche sigaretta fatta con questo insolito tabacco, i nuovi fumatori sentivano l’impellente necessità di fumare di nuovo.

      Schiavi del vizio!

      A quell’epoca non ci si rendeva conto che questa esigua schiera di fumatori andava aumentando in maniera costante, divenendo fisicamente dipendente, schiava di una sostanza che dava luogo a forte assuefazione. “Il fumare occasionalmente più di due o tre sigarette durante l’adolescenza” porta quasi di sicuro alla “regolare dipendenza dal fumo”, dice il dott. Michael A. H. Russell. “A differenza dell’adolescente che dapprima si inietta eroina una o due volte la settimana, il fumatore adolescente, quando finisce il suo primo pacchetto di sigarette, ha preso circa duecento ‘dosi’ consecutive di nicotina”.

      Sì, il segreto consisteva nell’aspirare il fumo. Sembra che la nicotina penetri nelle membrane mucose e le irriti solo se esistono condizioni alcaline. Dato che il fumo delle sigarette è leggermente acido, è il solo fumo di tabacco abbastanza dolce in bocca e in gola da poter essere aspirato abitualmente. Ma nei polmoni l’acido viene neutralizzato, e la nicotina passa liberamente nel torrente sanguigno. In appena sette secondi il sangue ricco di nicotina arriva al cervello, così che ciascuna boccata procura soddisfazione quasi istantaneamente. I giovani che fumano più di una sigaretta, afferma uno studio condotto per conto del governo inglese, hanno solo il 15 per cento delle probabilità di non diventare fumatori.

      Pertanto, nello stesso decennio della guerra di Crimea, l’industria delle sigarette aveva generato un nuovo e potente vizio. Entro una ventina d’anni i commercianti di tabacco ebbero l’idea di servirsi di costosi annunci pubblicitari per attirare nuovi clienti. Una macchina brevettata nel 1880 produsse sigarette in serie e contribuì a tenere bassi i prezzi, mentre foto di divi dello sport e di ragazze sorridenti resero popolare tra il pubblico maschile l’immagine della sigaretta. Ma cosa faceva sì che volessero provarla di nuovo? La dipendenza dalla nicotina! Il dott. William Bennet, che scrive articoli in materia sanitaria, afferma: “La meccanizzazione e una pubblicità e tecniche di marketing intelligenti fecero la loro parte, ma [senza nicotina] non avrebbero mai venduto molte foglie di tabacco”.

      Nel 1900 la sigaretta moderna, che aveva già acquistato fama internazionale, era pronta a rafforzare la sua presa sulla società mondiale.

      [Testo in evidenza a pagina 5]

      Chi incomincia a fumare prende 200 “dosi” di nicotina dal suo primo pacchetto di sigarette

  • La foglia sacra che divenne popolare
    Svegliatevi! 1986 | 8 aprile
    • La foglia sacra che divenne popolare

      Per tre secoli il tabacco venne usato come medicinale dagli europei. I medici prescrivevano quest’erba per vari disturbi, dall’alitosi ai calli. Tutto cominciò nel 1492 quando Cristoforo Colombo e il suo equipaggio, i primi europei a vedere il tabacco, notarono che gli abitanti delle Indie Occidentali fumavano grossolani sigari nelle cerimonie tribali.

      Molto tempo prima di Cristoforo Colombo, quasi tutte le popolazioni primitive delle Americhe consideravano sacro il tabacco. In origine il fumo era prerogativa e funzione di stregoni e sacerdoti. Si servivano del suo effetto narcotico per provocare visioni durante solenni riti tribali. “Il tabacco era intimamente connesso con i loro dèi”, scrive lo storico W. F. Axton, “non solo per le celebrazioni religiose ma anche per scopi curativi o terapeutici, e tutto questo era collegato in un modo o nell’altro con la loro religione”. Ma se l’uso medicinale del tabacco fu ciò che per prima cosa attirò l’attenzione degli esploratori spagnoli e portoghesi, il suo uso per scopi voluttuari seguì subito dopo.

      “Fumerò un’altra sigaretta e maledirò sir Walter Raleigh”, cantavano John Lennon e Paul McCartney dei Beatles. Sir Walter, definito “il più noto propagandista inglese della pipa per uso voluttuario”, coltivò tabacco nella sua tenuta in Irlanda e fece del suo meglio per rendere popolare il vizio nel bel mondo. In anticipo rispetto al suo tempo, fa venire in mente l’industriale del tabacco e il pubblicitario del ‘secolo della sigaretta’.

      Fu però la guerra dei trent’anni in Europa, non l’influenza di sir Walter, a fare del XVII secolo la “grande èra della pipa”, dice Jerome E. Brooks. “Il fumo si diffuse in tutto il Continente” e in Asia e in Africa, egli sostiene, “soprattutto a causa della guerra”. Qualcosa di simile avrebbe dato il via all’èra della sigaretta.

  • Il vizio soffoca l’opposizione
    Svegliatevi! 1986 | 8 aprile
    • Il vizio soffoca l’opposizione

      COME succede a un fumatore riluttante che però non smette, a volte il consumo di sigarette è calato per il timore che il fumo fosse nocivo e desse luogo ad assuefazione, solo per risalire a livelli più alti che mai. Quali meccanismi sopprimono tali timori? La pubblicità e la guerra! “Questi sono stati i due metodi più importanti per diffondere il consumo di sigarette”, secondo lo storico Robert Sobel.

      Il consumo di sigarette aumentò vertiginosamente con il sorgere di “nazione contro nazione” nella prima guerra mondiale. (Matteo 24:7) Cosa fece salire la produzione americana da 18 miliardi di sigarette nel 1914 a 47 miliardi nel 1918? Una crociata per passare le sigarette gratis ai soldati! Il loro effetto narcotico era considerato utile per combattere la solitudine al fronte.

      “Chiudi i tuoi problemi nello zaino/Mentre hai un fiammifero per accendere la sigaretta”, suggeriva una canzone inglese del tempo di guerra. Mentre enti governativi e gruppi patriottici privati fornivano sigarette gratis ai combattenti, neppure coloro che protestavano contro le sigarette osavano criticare.

      Rafforzata la presa

      Coloro che si erano convertiti da poco al fumo divennero buoni clienti dopo la guerra. Solo nel 1925 gli americani consumarono una media di quasi 700 sigarette a persona. Nella Grecia del dopoguerra ne furono consumate il 50 per cento in più pro capite rispetto agli Stati Uniti. Le sigarette americane divennero popolari in molti paesi, ma India, Cina, Giappone, Italia e Polonia facevano assegnamento sul tabacco coltivato localmente per soddisfare la domanda nazionale.

      Per rafforzare la presa sul mercato americano, i pubblicitari mirarono alle donne. “Alla fine degli anni ’20 si disse che la pubblicità del tabacco era ‘impazzita’”, scrive Jerome E. Brooks. Ma la pubblicità fece sì che gli americani continuassero a comprare sigarette durante e dopo la depressione economica del 1929. Furono stanziate somme colossali (circa 75.000.000 di dollari nel 1931) per la promozione della sigaretta come un aiuto per mantenersi snelli, un’alternativa ai dolciumi. Film che esaltavano dive fumatrici, come Marlene Dietrich, contribuirono a creare un’immagine sofisticata. Così nel 1939, alla vigilia di un’altra guerra mondiale, le donne americane si unirono agli uomini nel consumare 180 miliardi di sigarette.

      Un’altra guerra! Di nuovo i soldati ebbero le sigarette gratis, perfino insieme alle razioni viveri. La pubblicità stessa fece leva sul sentimento patriottico dell’epoca. Se si considera che alla fine della seconda guerra mondiale il consumo annuo di sigarette negli Stati Uniti era stimato intorno ai 400 miliardi, chi poteva mettere in dubbio il posto del tabacco nel mondo?

      Sì, chi poteva mettere in dubbio l’importanza delle sigarette nell’Europa postbellica, dove a un certo punto le stecche di sigarette sostituirono la valuta sul mercato nero? I soldati americani di stanza in Europa compravano le sigarette, prodotte con sovvenzioni governative, per soli cinque cent al pacchetto e con esse pagavano tutto: dalle scarpe nuove alle ragazze. Le sigarette esenti da imposte vendute ai militari balzarono da 5.400 pro capite nel 1945 a 21.250 in appena due anni.

      Per decenni gli aspetti discutibili del tabacco furono tenuti con successo lontano dall’attenzione del pubblico: non vennero smentiti ma semplicemente adombrati dall’inesorabile diffusione di un vizio popolare. In privato però sussistevano delle domande: Il fumo è nocivo? È puro o contamina?

      Nel 1952 venne improvvisamente a galla il problema sanitario che fino a quel momento era rimasto a covare sotto la cenere. I medici inglesi pubblicarono un nuovo studio indicante che le vittime di tumori erano in prevalenza forti fumatori. Il Reader’s Digest si occupò della cosa e ne seguì un’estesa pubblicità. Nel 1953 una campagna antifumo sembrò avviata al successo. Il mondo si sarebbe tolto il vizio?

      La fenomenale industria delle sigarette

      L’industria delle sigarette insisté pubblicamente che le prove contro le sigarette erano infondate e che si trattava di semplici statistiche. Ma all’improvviso — e per colmo dell’ironia — essa rivelò la sua arma segreta: la sigaretta a basso contenuto di catrame. Il nuovo prodotto presentò un’immagine di innocuità e di salute ai fumatori spaventati che non volevano smettere, mentre la pubblicità dimostrò ancora una volta la sua abilità nel vendere un’immagine.

      In effetti le marche a basso contenuto di catrame servivano più che altro a tranquillizzare la coscienza del fumatore. Gli scienziati avrebbero scoperto in seguito che molti fumatori aspiravano più profondamente il fumo e lo trattenevano più a lungo nei polmoni finché ricavavano la stessa quantità di nicotina di sempre. Ma sarebbe passato un altro quarto di secolo prima che i ricercatori potessero dimostrarlo. Nel frattempo quella delle sigarette divenne una delle industrie più redditizie del mondo, con un fatturato annuo superiore a 40 miliardi di dollari.

      Sul piano economico questa industria è oggi più prospera che mai. I consumatori continuano a comprare. Il consumo annuo aumenta dell’uno per cento all’anno nei paesi industrializzati e di oltre il 3 per cento nei paesi in via di sviluppo del Terzo Mondo. In Pakistan e in Brasile lo sviluppo è rispettivamente sei e otto volte più rapido che nella maggioranza dei paesi occidentali. In Thailandia un quinto del reddito individuale viene speso per comprare sigarette.

      Eppure per molte persone riflessive la passione per la sigaretta che da cent’anni tiene incatenato il mondo ha altre motivazioni. Questo fenomenale aumento nel consumo di tabacco, specialmente dal 1914, e il fatto che è quasi ciecamente accettato da tanta gente, potrebbero avere una spiegazione oltre quello che si vede? Che dire delle domande affrontate di rado, come quelle che riguardano gli aspetti morali di questo vizio? Il fumo è moralmente accettabile o è riprovevole? Il nostro prossimo articolo ci permette di vedere a fondo nella cosa.

      [Immagine a pagina 7]

      Pubblicità e guerra: i due metodi più importanti per diffondere il consumo di sigarette

  • La realtà: Il tabacco oggi
    Svegliatevi! 1986 | 8 aprile
    • La realtà: Il tabacco oggi

      MERAVIGLIATO per il fatto che sia anche solo sorta la domanda di sigarette, il condirettore di una pubblicazione della Facoltà di Medicina della Harvard University chiede: “Perché un vizio in declino, visto [nel decennio 1870-80] di malocchio per il rigorismo morale dell’epoca vittoriana, riprese quota all’improvviso?” È proprio come afferma con vanto una recente pubblicità rivolta alle fumatrici: “Hai fatto molta strada, bambina”. Per gli storici sono state l’assuefazione, la pubblicità e le guerre che hanno persuaso il pubblico ad accettare il tabacco. “Dopo l’assuefazione, la pubblicità è la più potente alleata dell’industria nella sua battaglia per conquistare i cuori e le menti dei fumatori”, afferma una recente indagine. È vero, ma c’è dell’altro?

      La vera ragione

      Per gli studiosi della Bibbia il significato dell’èra della sigaretta è qualcosa che non si può ignorare. Perché no? Perché questa èra — specie dal 1914 — ha adempiuto la profezia. Prima, nel 1914 ‘sorse nazione contro nazione’ nella guerra mondiale. Poi, come aveva predetto ulteriormente Gesù Cristo, la società umana fu sconvolta da ‘crescente illegalità’. Mentre la guerra disilludeva le persone e ne infrangeva i valori vittoriani, si preparava la strada alla sigaretta perché venisse accettata in misura senza precedenti. — Matteo 24:7, 12.

      Nel 1914 il mondo entrò in un’èra di ansia, e l’industria della sigaretta prosperò. Molti fumatori si diedero a questo vizio per combattere le tensioni causate da ciò che la Bibbia chiama “tempi difficili”. Gli allettamenti della pubblicità e l’assuefazione alla nicotina contribuirono a orientare la società verso l’intemperanza. Accuratamente la Bibbia prediceva che negli ultimi giorni gli uomini sarebbero stati “amanti dei piaceri anziché amanti di Dio”. — II Timoteo 3:1-5.

      Tutto questo dovrebbe aiutarci a capire l’urgenza dei nostri tempi. Anziché ‘non avvederci di niente’, come Gesù disse che fecero alcuni in un tempo critico, possiamo imparare una lezione dalla storia. La Bibbia ci incoraggia a sperare nel Regno di Dio, non in futili campagne per riformare il mondo, né nel vano sogno che le nazioni riescano a togliersi un giorno i loro brutti vizi. — Matteo 24:14, 39.

      Il mondo può togliersi il vizio?

      Non ci sono molte speranze che il mondo riesca a togliersi il vizio del tabacco. Nel 1962 il Real Collegio Inglese dei Medici diede il primo avvertimento contro il fumo, ma nel 1981 gli inglesi comprarono 110 miliardi di sigarette. Nel 1964 il direttore generale americano della Sanità mise in guardia per la prima volta contro i pericoli del fumo per la salute, ma l’anno successivo le vendite raggiunsero cifre da primato. Nel 1980 gli americani acquistavano annualmente 135 miliardi di sigarette in più rispetto al 1964, nonostante che su ogni pacchetto compaia l’avvertimento che il fumo mette a repentaglio la salute! Il fatto è che ora nel mondo si vendono quattromila miliardi di sigarette all’anno.

      Che voi personalmente fumiate o no, il fatto che di questi tempi l’industria del tabacco abbia in gioco simili interessi economici dovrebbe farvi capire che è improbabile che governi e politici facciano cessare il commercio del tabacco. Negli Stati Uniti, ad esempio, sebbene muoiano ogni anno 350.000 persone per il fumo delle sigarette, dal tabacco provengono 21 miliardi di dollari sotto forma di tasse. Esso offre anche lavoro, direttamente o indirettamente, a due milioni di persone. E le società produttrici di tabacco non badano a spese. In tutto il mondo spendono 2 miliardi di dollari all’anno in pubblicità, facendo apparire insignificanti i 7 milioni di dollari spesi complessivamente dalla Società Americana dei Tumori e dall’Associazione Americana delle Affezioni Polmonari nella campagna di educazione antifumo.

      Considerate anche due organismi delle Nazioni Unite e la loro imbarazzante divergenza circa l’atteggiamento da assumere nei confronti del tabacco: L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha annunciato recentemente che arrestare l’“epidemia del fumo” nelle nazioni del Terzo Mondo “potrebbe servire più a migliorare la salute e prolungare la vita . . . di qualsiasi altra azione singola nell’intero campo della medicina preventiva”. Ma la FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura) afferma che “la coltivazione del tabacco offre molti posti di lavoro nelle campagne del Terzo Mondo. Inoltre definisce il tabacco “una fonte importantissima di introiti fiscali facilmente esigibili”, che fornisce ai coltivatori “forti incentivi” a “produrre tabacco” e ai governi “a incoraggiarne la coltivazione e la lavorazione”.

      La realtà

      Il fenomeno della sigaretta, specie dal 1914, induce ad affrontare alcune crude realtà. Alcuni dicono: ‘Se ti piace, fuma’. Ma i fatti che mettono il fumo in relazione con le malattie polmonari e cardiache ci fanno respingere un modo di pensare così poco lungimirante. In Inghilterra si dice che il fumo di sigarette uccida otto volte più persone di quante non ne muoiano in incidenti stradali. In tutto il mondo il vizio “ha stroncato più vite che non tutte le guerre di questo secolo”, dice un articolo del Manchester Guardian Weekly.

      Che dire dell’assuefazione? La cruda realtà è che la nicotina crea uno stato di tossicodipendenza, e molte persone riflessive ritengono di non poter ignorare il danno morale e spirituale che ne deriva.

      Obiezioni di natura morale

      Per i cristiani, le obiezioni di natura morale e scritturale all’uso del tabacco hanno ancora più peso delle avvertenze di carattere medico sanitario. L’uso del tabacco ebbe origine in relazione ad animismo, spiritismo e adorazione di dèi creati dall’uomo, tutte cose che la Bibbia condanna come pratiche degradanti che allontanano dal Creatore. (Vedi “La foglia sacra che divenne popolare”, a pagina 4). (Romani 1:23-25) Il fumo è una pratica impura, pericolosa e contraria alle norme cristiane. (II Corinti 7:1) Soprattutto, l’assuefazione fa rientrare questo vizio nell’“uso di droghe”, espressione di condanna usata nella Bibbia in relazione alle pratiche spiritualmente dannose e superstiziose. — Vedi la nota in calce su Rivelazione 21:8 e 22:15 nella versione inglese con riferimenti della Traduzione del Nuovo Mondo.

      Pertanto, un vizio che appaga i sensi a discapito della salute, che inquina l’aria che gli altri devono respirare e che spinge giovani impressionabili a fare altrettanto ha delle serie implicazioni morali. Dopo qualche riflessione e forse qualche penosa rivalutazione, molti fumatori decidono di smettere: per il loro bene e per il bene dei loro cari.

      Invertito il processo

      Per disassuefarvi dovete lottare con il vostro corpo e con l’ambiente che vi circonda. Come fumatori, il vostro corpo dipende dalla nicotina. Provate lo stesso forte desiderio che hanno provato i fumatori da quando un secolo fa si cominciò a inalare il fumo delle sigarette. Manifesti e riviste vi presentano il vizio in modo attraente, mettendolo sempre in relazione con piacere, libertà, avventura, bellezza, lusso. Gli altri fumatori sono portati a considerare il fumo come una cosa normale, innocua, innocente, piacevole, alla moda, sofisticata. L’idea del fumo è diventata una cosa normale per voi.

      In breve, per potervi togliere il vizio dovete personalmente invertire il processo che ha reso schiavo il mondo. Suggerimenti pratici come quelli che si trovano in questa pagina possono aiutarvi a resistere alla tendenza del mondo, ma il primo passo è determinante: Sappiate perché volete smettere. “È una decisione che dev’essere presa nel profondo intimo”, dice il dott. C. F. Tate in American Medical News. “Una volta presa questa decisione, la battaglia è quasi vinta”.

      E che dire del mondo che sembra incapace e restio a fare i cambiamenti che voi personalmente potete fare? È improbabile che la società umana ponga fine con i suoi propri sforzi a pratiche deleterie come la passione per la sigaretta. Ma Dio promette “di ridurre in rovina quelli che rovinano la terra”. (Rivelazione 11:18) E il mezzo che Dio impiegherà per farlo — il governo del suo Regno celeste — è ciò in cui potete sperare sicuramente per vedere ristabilita un giorno la salute spirituale, morale e fisica in ogni parte della terra. — Isaia 33:24.

      [Grafico/Immagine a pagina 9]

      (Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

      I 2 miliardi di dollari stanziati annualmente per la pubblicità delle sigarette fanno apparire insignificanti i 7 milioni di dollari stanziati per l’educazione antifumo

      Educazione antifumo

      7 milioni

      Pubblicità delle sigarette

      2 miliardi

      (ciascun quadratino corrisponde a un milione di dollari)

  • Come togliersi il vizio
    Svegliatevi! 1986 | 8 aprile
    • Come togliersi il vizio

      NON tentate di smettere a poco a poco: Si prolunga la crisi di astinenza.

      NON sprecate soldi in costosi rimedi per smettere di fumare: “Senza eccezione, i rimedi attualmente sul mercato sono in effetti di ben poco aiuto per il fumatore”, scrive New Scientist. E World Health dice: “Il fattore principale per riuscirci . . . sarà sempre la forza di volontà del fumatore. Il resto è privo di importanza”.

      ASSUMETE la vostra responsabilità, ma accettate anche l’aiuto: L’appoggio morale di amici che hanno smesso di fumare è di inestimabile valore. Pregate. Il sincero desiderio di piacere a Dio e di fare la sua volontà fa meraviglie. — Filippesi 2:4; 4:6, 13.

      RICONOSCETE i vantaggi di non fumare: si riducono i rischi di morire (per malattie cardiache, colpi apoplettici, bronchite, enfisema o cancro); si dà il buon esempio; si risparmia denaro; ci si libera dai guai, dal cattivo odore, dai disagi e dalla schiavitù provocati dal vizio.

      RENDETEVI conto delle pene dell’astinenza: A 12 ore dall’ultima sigaretta, il cuore e i polmoni cominciano a ripararsi. I livelli di ossido di carbonio e di nicotina scendono rapidamente. Ma mentre guarisce, il vostro organismo soffre. Potete diventare irritabili e pronti a scattare, ma non avete bisogno di una sigaretta per calmarvi i nervi. Questo temporaneo disagio è l’inizio di una vita più sana.

      COMPRENDETE che è una sfida: Prevedete i problemi. Evitate di commiserarvi e di scendere a patti. Ma non dubitate, potete togliervi il vizio.

Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
Disconnetti
Accedi
  • Italiano
  • Condividi
  • Impostazioni
  • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
  • Condizioni d’uso
  • Informativa sulla privacy
  • Impostazioni privacy
  • JW.ORG
  • Accedi
Condividi