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  • Campionati mondiali di calcio: Sport o guerra?
    Svegliatevi! 1991 | 8 maggio
    • Sport o guerra?

      Consideriamo solo un aspetto tipico di tante manifestazioni sportive d’oggi: la violenza. Nel calcio è un fenomeno comune, dal prato agli spalti e fuori dello stadio. Psicologi, sociologi e giornalisti sono d’accordo nel sostenere che in un mondo così intensamente violento, lo sport non fa eccezione. Il sovvertimento dei valori morali è ormai inarrestabile. Tentare di nascondere le violente realtà dello sport attuale con etichette come “lo sport è confronto leale”, “spirito d’amicizia” o “fratellanza” non serve.

      I mondiali non hanno fatto eccezione. Già molto prima del loro inizio si udivano messaggi allarmanti. “Il tifo violento fa paura e i turisti disertano l’Italia”, titolava La Repubblica (20/21 maggio 1990) 18 giorni prima della partita d’esordio. I più temuti erano i famigerati hooligans, una frangia di tifosi di calcio inglesi noti in tutta l’Europa per i loro atti di teppismo prima, durante e dopo ogni partita.a

      Il 1º giugno 1990 La Stampa di Torino analizzava i motivi della violenza negli stadi e del comportamento trasgressivo degli hooligans: “Nella tribù del calcio ormai non esistono i toni sfumati. Gli avversari non sono più avversari, ma ‘nemici’; lo scontro non è eccezione, ma regola e dev’essere duro, il più duro possibile”. Perché tutto questo? “‘Perché ci odiamo’, hanno risposto alcuni hooligans bolognesi”. Tentando una spiegazione della logica di tale odio, il giornale afferma che ‘i ragazzi di stadio soffrono per . . . la sindrome del beduino’, e secondo il sociologo Antonio Roversi, “chi è afflitto da questa sindrome vede nel nemico di un amico un nemico, nell’amico di un nemico un nemico e, all’opposto, nell’amico di un amico un amico e nel nemico di un nemico un amico”.

      Odio, violenza, rivalità, teppismo, “sindrome del beduino”: i mondiali dovevano ancora iniziare e già c’era un clima come quello che precede una dichiarazione di guerra. Nondimeno l’Italia si preparava a vivere l’evento con aria di festa.

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    Svegliatevi! 1991 | 8 maggio
    • Hooligans nello sport

      A causa degli hooligans, città come Cagliari e Torino hanno vissuto in stato di assedio per tutta la prima fase della competizione. Ecco alcuni titoli di giornali: “Rimini sconvolta dalla guerriglia”; “Cagliari, scoppia la guerriglia”; “Violenza a Torino: tedesco e inglese accoltellati”; “Una giornata di risse tra i tifosi inglesi, tedeschi e italiani”; “Il sindaco di Torino lancia un appello: ‘Liberateci dai tifosi inglesi’”; “Notte di scontri fra ultras. Il sindaco: ‘Torinesi i veri hooligans’”. Ecco un altro esempio agghiacciante: “‘Come accoltellare il tifoso avversario’. Pubblicato in Inghilterra il manuale del perfetto teppista”. Bastano questi titoli a fare il bilancio della situazione. Ma queste cose non sono che il naturale prodotto di una società che si nutre di violenza.

      Così il grande evento sportivo ha chiuso i battenti con l’amaro in bocca. I fischi dei tifosi italiani contro la Nazionale argentina e il suo campione Maradona per avere eliminato la squadra italiana hanno appannato la gioia dell’ultimo appuntamento, rovinando la festa di addio. Quella sera di luglio lo Stadio Olimpico non conteneva “una grande fratellanza sportiva”; il “tempio” dei mondiali veniva profanato. Il Tempo del 10 luglio 1990 commentava laconicamente: “Sul campo hanno offeso il gioco, sugli spalti hanno sporcato lo sport”.

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