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  • g90 22/5 pp. 8-9
  • Armi: Un modo per morire

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  • Armi: Un modo per morire
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Svegliatevi! 1990
g90 22/5 pp. 8-9

Armi: Un modo per morire

“SI ILLUDONO”, ha detto un importante funzionario di polizia, “di poter puntare l’arma contro qualcuno e d’essere padroni della situazione, e quando le cose non vanno secondo il previsto esitano, proprio come molti poliziotti esitano una frazione di secondo, e pagano con la vita”. C’è anche questo commento di un noto commissario di pubblica sicurezza degli Stati Uniti: “Molti non si rendono conto del fatto che possedere una pistola significa essere preparati a vivere con il rimorso di avere ucciso un’altra creatura umana. Se non sparate veramente e il criminale spara su di voi, è più pericoloso possedere un’arma che non averla affatto”.

Infine c’è questo: “Dovrebbe bastare un po’ d’immaginazione per capire che tutte queste armi firmate causeranno più guai, non meno”, ha scritto una giornalista che ha un poliziotto in famiglia ed è essa stessa un’esperta tiratrice. “Le donne che comprano pistole ‘graziose’ hanno mai visto saltare in aria un cervello? Non è un bello spettacolo. Hanno mai visto un uomo con la faccia spappolata?” Oppure, chiede, “sapreste mirare al cuore?”

Con quanta rapidità sapreste tirar fuori la pistola nascosta se foste improvvisamente assalite? Considerate la sua esperienza: “Quando fui aggredita — da un drogato pazzo con un coltello da macellaio — mi trovai con l’acciaio alla gola prima ancora di vedere o di sentire l’aggressore. Se avessi allungato la mano per prendere la pistola, chi avrebbe colpito per primo?” Poi aggiunge: “Non mi sognerei mai di tenere una pistola per difesa personale. Non è una questione di moralità; è una questione di praticità”.

Considerate ora alcuni fatti incontrovertibili. Negli “scontri a fuoco relativamente rari che si verificano effettivamente tra padroni di casa e ladri, è facile che sia il ladro a dimostrarsi più abile nell’uso della pistola e che sia il padrone di casa a finire all’obitorio”, riferiva la rivista Time del 6 febbraio 1989. Anche se un’arma può scoraggiare un malvivente, ci sono altri fattori sconvolgenti che fanno pendere la bilancia dall’altra parte. Si prendano ad esempio i suicidi. Solo negli Stati Uniti, in un periodo di 12 mesi, oltre 18.000 persone si sono uccise con armi da fuoco.

Non è possibile stabilire quanti di questi gesti compiuti sotto l’impulso del momento non sarebbero stati compiuti se non ci fosse stata una pistola in una borsetta o in un cassetto. Ma una cosa è certa: l’averla a portata di mano ha impedito ad alcune vittime d’avere il tempo sufficiente per pensare razionalmente e forse salvarsi la vita. Se si aggiungesse il numero dei suicidi commessi con armi da fuoco negli Stati Uniti a quelli commessi nel resto del mondo, il totale sarebbe senz’altro sconvolgente.

La rivista Time del 17 luglio 1989 riferiva che nella prima settimana del maggio 1989, solo negli Stati Uniti 464 persone erano state uccise con armi da fuoco. “Quest’anno più di 30.000 altre faranno la stessa fine”, diceva la rivista. Essa riferiva che “muoiono più americani ogni due anni per ferite d’arma da fuoco di quanti ne sono morti finora di AIDS. Analogamente, le armi da fuoco uccidono più americani in due anni di quanti ne perirono nell’intera guerra del Vietnam”.

I genitori che possiedono armi devono addossarsene la responsabilità se i loro figli le usano per uccidere se stessi o altri. “L’aumento dei suicidi fra i giovani nel 1988”, ha scritto un giornale, “può in parte essere attribuito al fatto che è più facile mettere le mani sulle armi poiché più persone se ne riempiono la casa a scopo di difesa, ha detto la polizia. . . . Se avete un’arma in casa, c’è la probabilità che un giorno o l’altro un bambino la prenda”. L’anno scorso [1988] oltre 3 milioni di minori hanno sparato ad altri minori”, riferì un telegiornale americano nel giugno del 1989.

Genitori, sapete dove sono le vostre armi? Un padre lo sapeva, ma lo sapeva anche il figlio di dieci anni. “Ha caricato il potente fucile da caccia del padre”, ha scritto il New York Times del 26 agosto 1989, “e ha colpito mortalmente una bambina che si era vantata d’essere più brava di lui nei videogiochi”. Sapete cos’ha il vostro bambino nel cestino della merenda oltre ai panini e ai biscotti quando lo mandate a scuola? Ci credereste se vi dicessero che ha la vostra pistola? Cosa dovettero pensare i genitori di un bambino di cinque anni quando le autorità scolastiche li informarono di aver tolto di mano al loro figlio una pistola calibro 25 carica mentre era in una mensa affollata, dove centinaia di studenti consumavano panini, latte e biscotti?

Qualche tempo dopo, sempre nel 1989, un bambino di sei anni della prima elementare fu sorpreso mentre mostrava una pistola carica. Lo stesso mese un dodicenne fu arrestato per aver portato a scuola una pistola carica. Tutto questo nello stesso distretto scolastico (USA). In Florida una studentessa perse la vita perché una bambina aveva una pistola carica in mano. Fu colpita alla schiena quando una undicenne fece partire accidentalmente un colpo dalla rivoltella che aveva portato a scuola per farla vedere agli amici.

“I nostri bambini di sei anni vanno a casa e quasi tutti sanno che c’è un’arma in casa loro”, ha detto il direttore di una scuola. “Molti di essi hanno visto cosa succede con un’arma”, ha detto un maestro di terza elementare. “Forse un padre, uno zio o un fratello non c’è più proprio a causa di un’arma”, ha detto. Alcune scuole hanno perfino ritenuto necessario fare installare metaldetector per individuare armi portate a scuola dagli studenti più piccoli, per non parlare poi di quelli più grandi! I genitori non sono forse responsabili delle azioni dei figli, specie quando ritengono opportuno avere armi in casa dove i figli possono trovarle?

I genitori si consoleranno pensando che le loro armi sono nascoste dove i figli o altri non possono trovarle. Purtroppo, però, i bambini che sono morti hanno dimostrato che i loro genitori si sbagliavano. Considerate anche ciò che è ovvio. “C’è poco da scegliere”, ha detto un capo della polizia. “Se custodite veramente bene la vostra arma così che nessuno in casa vostra, i bambini, i visitatori o altri, si faccia male con essa, allora non potrete prendere quell’arma per il tipo di emergenza per cui l’avete anzitutto comprata”.

La polizia calcola che se un’arma tenuta in casa viene usata, “è sei volte più probabile che venga impiegata contro un familiare o un amico che contro un estraneo introdottosi in casa”, riferiva la rivista Time. “Una moglie o una madre pensa di aver sentito un ladro e finisce per sparare al marito o al figlio che rincasa tardi”, ha detto un commissario di pubblica sicurezza. ‘Cosa si dovrebbe dunque fare per difendere la propria abitazione?’, gli è stato chiesto. “Forse il modo migliore per difendersi è quello di rischiare i beni anziché la vita. La maggioranza dei rapinatori e degli scassinatori vogliono rubare, non uccidere. La maggior parte delle persone uccise nelle case con armi da fuoco viene colpita con l’arma del padrone di casa. Ad ogni modo, chi abita nelle città dovrebbe cercare di difendersi meglio creando gruppi di ‘vigilanza’ anticrimine”. E, infine, i possessori di armi dovrebbero chiedersi se sono disposti a togliere la vita a un’altra persona per difendere il contenuto di una borsetta o di un portafoglio o pochi oggetti di valore in casa.

Se siete saggi, non farete resistenza a chi minaccia la vostra vita per avere le vostre cose di valore. La vostra vita vale di più.

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