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  • Resa dei conti circa l’uso degli averi di Cristo
    Sicurezza mondiale sotto il “Principe della pace”
    • Capitolo 7

      Resa dei conti circa l’uso degli averi di Cristo

      1. Quale governo è esente da problemi economici, e chi deve ora fare i conti con questo governo?

      CON una sola eccezione, non esiste un governo che non abbia problemi economici. La maggioranza dei governi sono oberati dai debiti. L’unico governo che fa eccezione è il “regno dei cieli” attualmente proclamato in lungo e in largo. (Matteo 25:1) Sulla terra ci sono ancora futuri membri di quel Regno celeste al servizio di tale governo. Durante questo che è il periodo più critico della storia umana, questi servitori del “regno dei cieli” sono chiamati a render conto. Devono giustificare al loro governo l’uso che hanno fatto dei beni affidati loro.

      2. Perché una certa parabola pronunciata dal “Principe della pace” dovrebbe interessarci particolarmente?

      2 Per illustrare questo aspetto, il principale rappresentante del “regno dei cieli” narrò molto tempo fa una parabola, un’illustrazione. Essa dovrebbe interessarci, perché il “Principe della pace” la incluse nella sua lungimirante profezia circa il “segno” che avrebbe contrassegnato la sua “presenza” nel Regno con la piena autorità di dominare. (Matteo 24:3) Oggi gli effetti dell’adempimento di questa parabola profetica ci toccano inevitabilmente, essendovi implicata la nostra possibilità di continuare a esistere, la nostra stessa vita. Ecco dunque la parabola che il “Principe della pace” narrò ai suoi apostoli pochi giorni prima della sua morte di sacrificio sul Calvario.

      La parabola dei talenti

      3. Gli schiavi che ricevettero i talenti dal Signore prima della sua partenza che uso ne fecero durante la sua assenza?

      3 “Siate vigilanti dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora. Poiché è come quando un uomo, stando per fare un viaggio all’estero, chiamò i suoi schiavi e affidò loro i suoi averi. E ad uno diede cinque talenti,a a un altro due, a un altro ancora uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e andò all’estero. Immediatamente quello che aveva ricevuto cinque talenti se ne andò e vi negoziò e ne guadagnò altri cinque. Nello stesso modo quello che ne aveva ricevuti due ne guadagnò altri due. Ma quello che ne aveva ricevuto solo uno se ne andò, e scavato in terra nascose il denaro d’argento del suo signore.

      4. Cosa disse il Signore agli schiavi che avevano aumentato il numero dei talenti?

      4 “Dopo lungo tempo il signore di quegli schiavi venne e fece i conti con loro. E quello che aveva ricevuto cinque talenti si presentò e portò altri cinque talenti, dicendo: ‘Signore, mi affidasti cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque’. Il suo signore gli disse: ‘Ben fatto, schiavo buono e fedele! Sei stato fedele su poche cose. Io ti costituirò su molte cose. Entra nella gioia del tuo signore’. Si presentò poi quello che aveva ricevuto due talenti e disse: ‘Signore, mi affidasti due talenti; ecco, ho guadagnato altri due talenti’. Il suo signore gli disse: ‘Ben fatto, schiavo buono e fedele! Sei stato fedele su poche cose. Io ti costituisco su molte cose. Entra nella gioia del tuo signore’.

      5, 6. Che scusa accampò il terzo schiavo per aver nascosto il talento, e cosa gli fece il Signore?

      5 “Infine si presentò quello che aveva ricevuto un solo talento, dicendo: ‘Signore, sapevo che sei un uomo esigente, che mieti dove non hai seminato e che raccogli dove non hai sparso. Perciò ebbi timore e andatomene nascosi il tuo talento nella terra. Ecco, hai ciò che è tuo’. Rispondendo, il suo signore gli disse: ‘Schiavo malvagio e pigro, tu sapevi che io mietevo dove non avevo seminato e che raccoglievo dove non avevo sparso? E avresti dovuto dunque depositare il mio denaro d’argento presso i banchieri, e al mio arrivo avrei ricevuto ciò che è mio con l’interesse.

      6 “‘Perciò toglietegli il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. Poiché a chiunque ha, sarà dato dell’altro e avrà abbondanza; ma quanto a colui che non ha, gli sarà tolto anche ciò che ha. E gettate lo schiavo buono a nulla nelle tenebre di fuori. Quivi saranno il suo pianto e lo stridor dei suoi denti’”. — Matteo 25:13-30.

      7. Cosa rappresentano i talenti?

      7 In questa parabola, cosa rappresentano i talenti? Qualcosa di molto prezioso, non dal punto di vista finanziario, ma in senso spirituale. I talenti rappresentano l’incarico di fare discepoli di Cristo. A questo incarico è abbinato l’alto privilegio di agire quali ambasciatori di Cristo, il Re, per rappresentarne il Regno presso tutte le nazioni del mondo. — Efesini 6:19, 20; II Corinti 5:20.

      8. (a) In quali tenebre è stata gettata la classe di questo schiavo “pigro” durante il “termine del sistema di cose”? (b) Perché il mondo del genere umano non gode della luce del favore e della benedizione di Dio?

      8 Al di là di ogni dubbio, siamo giunti al culmine dell’adempimento di questa parabola profetica! Su questa generazione è sceso il periodo più tenebroso di tutta la storia umana! Fuori della parte visibile dell’organizzazione di Geova ci sono davvero meritate tenebre in cui la classe dello schiavo “pigro” e “buono a nulla” può essere gettata per ordine del Signore. Tali “tenebre di fuori” rappresentano la tenebrosa condizione dell’umanità, specialmente in senso religioso. Il mondo del genere umano non gode della luce del favore e della benedizione di Dio. Non vive alla luce della conoscenza del Regno di Dio. Sta sotto l’“iddio di questo sistema di cose”, che “ha accecato le menti degli increduli, affinché la luce della gloriosa buona notizia intorno al Cristo, che è l’immagine di Dio, non risplenda loro”. — II Corinti 4:4.

      9. (a) Nell’adempimento della parabola, chi rappresenta l’“uomo”, e fin dove viaggiò? (b) Che prove abbiamo del suo ritorno?

      9 Oggi ci sono sovrabbondanti prove che colui che fu rappresentato dall’“uomo” che possedeva almeno otto talenti d’argento è tornato dal suo viaggio all’estero. Quell’“uomo” è Cristo Gesù. Il suo viaggio all’estero lo portò alla presenza del Creatore del sole, della luna e delle stelle del nostro universo. A conferma del suo ritorno, due guerre di proporzioni mondiali, cui si aggiungono ora molte altre guerre di proporzioni minori, hanno insanguinato la terra. Come predetto, queste sono state accompagnate da carestie, pestilenze, terremoti, dall’aumento dell’illegalità e dalla predicazione di “questa buona notizia del regno” in tutta la terra abitata. Questo ha adempiuto nei particolari ciò che Gesù disse sarebbe stato “il segno della [sua] presenza e del termine del sistema di cose”. — Matteo 24:3-15.

      10. (a) Perché quest’uomo fece un viaggio all’estero? (b) Perché il mondo del genere umano non ne ha visto letteralmente il ritorno?

      10 Pur non essendo specificato nella parabola di Gesù, l’uomo che fece un viaggio all’estero e che rimase assente per un lungo periodo di tempo fece in realtà il suo viaggio per ottenere il “regno dei cieli” menzionato all’inizio in Matteo 25:1. Nonostante lo scoppio della prima guerra mondiale, Geova Dio, il cui Regno sopra Israele fu rovesciato nel 607 a.E.V., intronizzò il legittimo Erede del Regno nel 1914 E.V., al tempo stabilito per porre fine al calpestamento. No, le nazioni gentili non videro con gli occhi fisici l’intronizzazione di Colui che il re Davide chiamò “mio Signore”. (Salmo 110:1) Non potevano vederlo perché l’uomo della parabola, Gesù Cristo, aveva detto ai suoi discepoli prima di recarsi all’estero: “Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più”. — Giovanni 14:19.

      11. (a) Quale sarebbe stato un aspetto del segno del suo ritorno e della sua presenza? (b) Quando doveva aver luogo questo?

      11 Essendo la sua venuta al potere del Regno celeste invisibile agli occhi umani, Cristo doveva rendere evidente la sua presenza nel Regno celeste mediante il segno richiestogli dagli apostoli tre giorni prima del suo martirio. Parte di quel convincente segno sarebbe stato il ritorno di quell’uomo dall’estero per effettuare una resa dei conti con gli schiavi a cui aveva affidato i preziosi talenti. Stando così le cose, quella resa dei conti con coloro che avevano il privilegio di usare i talenti doveva aver luogo dopo il 1914.

      12. (a) Chi ha il dovere di prendere la direttiva nell’opera di rendere testimonianza al Regno? (b) Da cosa dipende la loro salvezza finale?

      12 Ciò avrebbe significato fare una resa dei conti con coloro che erano eredi del “regno dei cieli”. Avrebbe significato fare i conti col rimanente di quel gruppo di cristiani che erano stati generati dallo spirito di Dio dal giorno di Pentecoste dell’anno 33 E.V. (Atti, capitolo 2) Al “termine del sistema di cose”, dal 1914 in poi, doveva esserci sulla terra un rimanente di questi. Sarebbero stati coloro che avrebbero avuto il dovere di prendere la direttiva nell’adempiere la profezia di Gesù relativa a questo tempo: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine”. (Matteo 24:14; Marco 13:10) Essi hanno la responsabilità di rimanere fedeli sino alla fine, per poter essere salvati e introdotti nel Regno dei cieli. (Matteo 24:13) In vista della loro salvezza finale, l’Iddio Onnipotente li ha rafforzati in modo da farli perseverare fino ad ora nonostante la persecuzione a livello mondiale. Questa è una conferma che egli li approva!

      Falsi pretendenti circa i talenti

      13. (a) Chi asserisce di aver ricevuto i talenti? (b) A quale giudizio nei suoi confronti si perviene?

      13 La cristianità asserisce di essere legittima depositaria dei talenti del ricco della parabola di Gesù. Ma quando se ne considera la condotta dal 1914 in poi, a quale giudizio si perviene? A questo: Il modo di vivere d’essa non ha corrisposto alle sue pretese. Mostrandosi infedele all’uomo della parabola, si è alleata con i regni di questo mondo; i politicanti dei governi mondani sono i suoi amanti. Continua a sostenere le Nazioni Unite, che hanno preso il posto dell’ormai defunta Lega delle Nazioni.

      14. Dove si trova oggi la cristianità?

      14 Essa non corrisponde nemmeno allo schiavo al quale fu affidato un talento e che si mostrò pigro, non incrementando gli averi del suo signore. Perciò in questo periodo, a partire dal culmine della prima guerra mondiale nel 1918, la cristianità è stata chiaramente smascherata come qualcuno che è sempre stato nelle tenebre, fuori della ben illuminata casa del Signore. Lì fuori, nel cuore della notte del mondo, sono già iniziati, simbolicamente parlando, il suo pianto e lo stridor dei suoi denti. Questo si intensificherà allorché i suoi amanti politici le si rivolteranno contro e la denuderanno come la parte più riprensibile dell’intera Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione.

      Gettata fuori la classe dello “schiavo malvagio”

      15. Chi sono quelli che corrispondono alla descrizione dello schiavo pigro, e dove si trovano ora costoro?

      15 Quelli che hanno fatto realmente parte del rimanente unto dallo spirito e ai quali erano stati affidati gli averi del Regno, ma che hanno smesso di sforzarsi di accrescere gli interessi del Signore ora tornato, sono stati espulsi dal regale servizio del Signore. (Matteo 24:48-51) Non troviamo questa pigra classe dello “schiavo malvagio” impegnata a predicare “questa buona notizia del regno”. Si concentrano sulla loro salvezza personale invece che sugli interessi del Regno di Dio. Ora si trovano nelle “tenebre di fuori”, insieme al mondo del genere umano. Il loro simbolico talento è stato tolto loro e dato alla classe che ha dimostrato di avere la volontà di usare quel talento nella restante parte di questo “termine del sistema di cose”.

      16. (a) Per quale impiego dei talenti simbolici questo è il tempo più favorevole? (b) Che responsabilità ha oggi la “grande folla” di “altre pecore”?

      16 Non c’è mai stato un tempo così favorevole per proclamare la “buona notizia del regno” impiegando il “talento”, cioè l’insolito privilegio, l’opportunità, di agire quali “ambasciatori in sostituzione di Cristo”, il Re regnante, e fare discepoli di lui. (II Corinti 5:20) E mentre la fine si avvicina a grandi passi, è giusto che la “grande folla” di “altre pecore” assista i rimanenti ambasciatori generati dallo spirito che zelantemente fanno pieno uso del prezioso “talento” affidato loro.

      [Nota in calce]

      a Un talento greco d’argento pesava kg 20,4.

  • Come partecipare alla “gioia” del “Principe della pace”
    Sicurezza mondiale sotto il “Principe della pace”
    • Capitolo 8

      Come partecipare alla “gioia” del “Principe della pace”

      1. (a) Per quale motivo un certo uomo fece un viaggio all’estero? (b) Cosa richiese questo, come sottintende la parabola di Gesù?

      NELLA parabola di Gesù circa i talenti, l’uomo che possedeva gli otto talenti d’argento non andò all’estero per fare un viaggio di piacere o un giro turistico. Aveva un motivo serio per recarsi all’estero: desiderava assicurarsi qualcosa di prezioso. Andò all’estero, come dice la parabola, per ottenere una certa “gioia”, insieme a “molte cose”. (Matteo 25:21) Dovette quindi recarsi molto lontano, cosa che richiese un lungo periodo di tempo, per rivolgersi a colui che poteva dargli quella particolare gioia.

      2. (a) Nel caso di Gesù, cosa rappresentava il fatto che l’uomo ricco si recò all’estero, e da chi andò? (b) Con che cosa tornò il Signore?

      2 Dato che l’uomo ricco della parabola rappresenta Gesù Cristo, il suo lungo viaggio all’estero rappresenta il fatto che Gesù andò dall’unica Fonte di quella speciale gioia che egli aveva in mente. Da chi andò? Ebrei 12:2 ci dice: “Guardiamo attentamente il principale Agente e Perfezionatore della nostra fede, Gesù. Per la gioia che gli fu posta dinanzi egli sopportò il palo di tortura, disprezzando la vergogna, e si è messo a sedere alla destra del trono di Dio”. Sì, la Fonte di quella gioia era proprio Geova Dio. Fu da lui che Gesù si recò, lasciando i suoi fedeli discepoli qui sulla terra dopo aver affidato loro i suoi “talenti”. Il Signore tornò con “molte cose” che non aveva quando aveva affidato gli otto talenti d’argento ai suoi tre schiavi. Una precedente parabola di Gesù, quella delle “dieci mine”, specifica che ciò con cui egli tornò era il “potere reale”. — Luca 19:12-15.

      3. L’inizio dell’adempimento di Zaccaria 9:9 nel I secolo E.V. fu motivo di che cosa?

      3 Appena insediato, un re ha motivo di essere gioioso, e altrettanto può dirsi dei suoi sudditi leali. Ricordiamo quando il Figlio di Dio entrò cavalcando a Gerusalemme per adempiere la profezia di Zaccaria 9:9. In merito all’adempimento di quella profezia è scritto: “La maggior parte della folla stese i mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. In quanto alle folle, quelli che gli andavano davanti e quelli che seguivano gridavano: ‘Salva, preghiamo, il Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome di Geova! Salvalo, noi preghiamo, nei luoghi altissimi!’ Or quando fu entrato a Gerusalemme, l’intera città si commosse, dicendo: ‘Chi è costui?’” — Matteo 21:4-10; vedi anche Luca 19:36-38.

      4. Dopo essere stato intronizzato come Re, perché Gesù Cristo ebbe un motivo speciale per invitare i suoi “schiavi” fedeli a entrare in una condizione gioiosa?

      4 Se fu un’occasione gioiosa quando egli semplicemente si presentò agli abitanti di Gerusalemme come colui che era stato unto dallo spirito di Geova per ricevere il Regno, quanto più dovette esserlo quando fu effettivamente intronizzato come Re allo scadere dei tempi dei Gentili nel 1914! Fu per lui un’occasione più che gioiosa. Allora in realtà entrò in una gioia mai provata prima. Nel fare la resa dei conti, poteva quindi dire ai discepoli che aveva giudicato ‘buoni e fedeli’: ‘Siete stati fedeli su poche cose. Io vi costituirò su molte cose. Entrate nella gioia del vostro signore’. (Matteo 25:21) C’era ora una nuova gioia cui i suoi “schiavi” approvati potevano partecipare. Che ricompensa!

      5. (a) L’apostolo Paolo fu un ‘ambasciatore’ di Cristo quando questi era ancora che cosa? (b) Oggi invece i membri dell’unto rimanente sono “ambasciatori” di Cristo dopo quali sviluppi?

      5 Nel 1919 gli unti discepoli del regnante Gesù Cristo entrarono effettivamente in una condizione approvata, che accolsero con immensa gioia. Diciannove secoli prima, l’apostolo Paolo aveva scritto ai suoi conservi in merito al loro nobile incarico: “Noi siamo perciò ambasciatori in sostituzione di Cristo”. (II Corinti 5:20) Ciò fu scritto quando Gesù era ancora soltanto il legittimo erede al “regno dei cieli”, con la prospettiva di riceverlo. (Matteo 25:1) Doveva quindi sedersi alla destra di Dio e attendere lì il giorno dell’insediamento. Ma ora, a partire dal 1919, gli approvati membri del rimanente sono stati “ambasciatori” mandati da Uno che regna effettivamente come Re. (Ebrei 10:12, 13) Questo fatto fu particolarmente portato all’attenzione degli Studenti Biblici Internazionali all’assemblea di Cedar Point (Ohio) nel 1922.

      6. A che genere di opera furono dapprima rivolti gli sforzi postbellici di coloro che avevano ricevuto i “talenti”?

      6 Nel 1919 era già stato affidato loro l’equivalente dei “talenti” del Re regnante, Gesù Cristo. Questo aveva ulteriormente ampliato la loro responsabilità nei suoi confronti. Fin dall’inizio, i loro sforzi postbellici furono rivolti a un’opera di “mietitura”, il radunamento della classe del “grano”. (Matteo 13:24-30) Dato che, come disse Gesù, la mietitura è “il termine di un sistema di cose”, l’anno postbellico del 1919 era il tempo adatto per iniziare questa mietitura dei “figli del regno” simili al grano, il fedele unto rimanente. — Matteo 13:37-39.

      7. (a) In che specie di tempo entrarono i mietitori col loro Signore? (b) A quale condizione Geova ha portato i mietitori, e quale dichiarazione profetica fanno propria?

      7 La mietitura è un tempo gioioso per i mietitori, e il Signore della mietitura partecipa con loro alla gioia dell’occasione. (Salmo 126:6) Questo tempo di mietitura è stato grandemente arricchito dalle crescenti prove che il Regno di Dio retto da Gesù Cristo è stato istituito nei cieli nel 1914 e che Geova ha riportato a una condizione giusta il suo popolo dedicato sulla terra. Come classe, fanno proprie le parole di Isaia 61:10: “Senza fallo esulterò in Geova. La mia anima gioirà nel mio Dio. Poiché m’ha vestito con abiti di salvezza; mi ha avvolto col manto senza maniche della giustizia”.

      Radunamento di una “grande folla” di partecipanti alla “gioia”

      8. Quale gioia imprevista avrebbe provato l’unto rimanente alla fine del radunamento degli eredi del Regno?

      8 L’unto rimanente che entrò nella “gioia” del suo Signore non si rendeva conto che verso la fine del radunamento degli eredi del Regno celeste ci sarebbe stata un’altra gioia, una gioia imprevista. Si trattava del radunamento di una classe terrena che sarebbe vissuta sulla terra paradisiaca sotto il Regno millenario di Gesù Cristo. Chi se non persone appartenenti a questa classe terrena era logico invitare a quella che sarebbe stata la prima rivelazione di informazioni a loro riguardo?

      9. Chi fu specialmente invitato ad assistere al congresso tenuto a Washington nel 1935, e quali opportune informazioni furono rivelate loro?

      9 Fu così che, in risposta all’invito pubblicato nella Torre di Guardia,a centinaia di persone che cercavano di stringere una relazione con Geova insieme al popolo che portava il suo nome assisterono al congresso generale dei testimoni di Geova tenuto a Washington dal 30 maggio al 2 giugno 1935. A quel congresso furono stimolate nel profondo del cuore apprendendo che la “grande folla” prevista in Rivelazione 7:9-17 doveva essere una classe terrena.

      10, 11. Per chi in cielo quello dovette essere un tempo di particolare gioia?

      10 Che gioia dovette provare l’Iddio Altissimo, Geova, per quel congresso di Washington! Che grande gioia dovette provare anche suo Figlio quale Pastore eccellente visto che ora avrebbe cominciato a radunare queste “altre pecore” nel “solo gregge”! — Giovanni 10:16.

      11 Mentre, simbolicamente parlando, vengono condotti e pasciuti, i membri del rimanente e la sempre più numerosa “folla” di “altre pecore” si mescolano pacificamente e amorevolmente insieme. Il cuore del loro “solo pastore” deve ora traboccare di gioia alla vista di un “gregge” così numeroso verso la fine di questo “termine del sistema di cose”.

      Inviati del “Principe della pace”

      12, 13. (a) Chi è stato invitato a partecipare con l’unto rimanente alla gioia del Signore tornato, e per quale motivo? (b) La “grande folla” di “altre pecore” serve gli interessi del “Principe della pace” in quale ruolo?

      12 Questi componenti della “grande folla” simili a pecore partecipano ora in maniera considerevole alla gioia del Signore Gesù Cristo. Questo è in gran parte dovuto alla loro attiva partecipazione al radunamento di coloro che devono completare la “grande folla”, per la quale in Rivelazione 7:9 non è indicato nessun numero specifico.

      13 L’opera di radunamento cui partecipano le “altre pecore” ha assunto proporzioni mondiali, che superano di gran lunga le possibilità del decrescente numero dei membri dell’unto rimanente. Di conseguenza è divenuto sempre più necessario che il crescente numero di “altre pecore” partecipi in misura ancor più piena al radunamento di ulteriori componenti delle “altre pecore” con una speranza terrena. Pertanto le “altre pecore” prestano servizio quali fedeli inviati del “Principe della pace”. Proverbi 25:13 dice: “Proprio come il fresco della neve nel giorno della mietitura è l’inviato fedele a quelli che lo mandano, poiché ristora la medesima anima dei suoi padroni”.

      14. (a) Cosa ereditano le simboliche pecore della parabola di Gesù riportata in Matteo 25:31-46? (b) In che modo il Regno è stato preparato per loro “dalla fondazione del mondo”?

      14 Nella parabola delle pecore e dei capri, le simboliche pecore sono coloro ai quali il Re Gesù Cristo dice: “Venite, voi che avete la benedizione del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo”. (Matteo 25:31-46) Esse ereditano il reame terrestre sul quale il Regno dei cieli governerà durante il dominio millenario di Cristo. Fin dal tempo del fedele Abele, Geova è andato preparando questo reame per il mondo del genere umano redimibile. — Luca 11:50, 51.

      15, 16. (a) Quale “ornamento” reale menzionato da Salomone ha oggi il Signore nonostante domini in mezzo ai suoi nemici? (b) Da chi è costituito oggi questo “ornamento” del Re al potere? (c) Cosa hanno fatto i componenti di questo “ornamento”?

      15 Il saggio Salomone, re dell’antico Israele, scrisse: “Nella moltitudine del popolo è l’ornamento del re”. (Proverbi 14:28) L’attuale Signore, il Re Cristo Gesù, autorità assai più alta del terreno re Salomone, ha questo “ornamento” relativo alla “moltitudine del popolo”. Questo può dirsi già da ora, prima dell’inizio del suo Regno millenario, sì, mentre regna in mezzo ai suoi nemici terreni, dei quali Satana il Diavolo è l’invisibile re sovrumano. — Matteo 4:8, 9; Luca 4:5, 6.

      16 L’attuale “ornamento”, consono a un’alta autorità di rango reale, consiste nel crescente numero delle sue “altre pecore” di cui è composta la “grande folla”. Con giubilo questi gridano all’unisono: “La salvezza la dobbiamo al nostro Dio, che siede sul trono, e all’Agnello”. (Rivelazione 7:9, 10) Ottengono già la salvezza da questo condannato sistema di cose, del quale Satana il Diavolo è l’“iddio”. (II Corinti 4:4) Simbolicamente parlando, hanno già “lavato le loro lunghe vesti . . . nel sangue dell’Agnello” e le hanno rese bianche così da apparire immacolati agli occhi di Geova Dio, il Giudice. — Rivelazione 7:14.

      17. (a) Quale salvezza attendono ancora i componenti della “grande folla”? (b) Quale privilegio avranno durante il Regno millenario del “Principe della pace”?

      17 Nondimeno, attendono la salvezza divina che riceveranno alla finale vittoria di Geova nella “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Armaghedon. Tale splendida vittoria avrà come risultato la rivendicazione della sua sovranità universale, della quale essi saranno testimoni oculari terreni in quanto saranno stati conservati in vita durante la terribile fine di questo mondo malvagio. (Rivelazione 16:14; II Pietro 3:12) Che prezioso privilegio! Che gioia il “Principe della pace” proverà allora insieme con la sopravvissuta “grande folla” di sue leali “altre pecore”!

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