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  • Tempi e stagioni nelle mani di Geova
    La Torre di Guardia 1998 | 15 settembre
    • Tempi e stagioni nelle mani di Geova

      “Non sta a voi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”. — ATTI 1:7.

      1. Come rispose Gesù alle domande di carattere cronologico rivoltegli dagli apostoli?

      PER coloro che “sospirano e gemono per tutte le cose detestabili che si fanno” nella cristianità e in tutta la terra, è più che naturale chiedersi quando questo sistema malvagio finirà e sarà sostituito dal giusto nuovo mondo di Dio. (Ezechiele 9:4; 2 Pietro 3:13) Gli apostoli rivolsero a Gesù domande di carattere cronologico poco prima della sua morte e dopo la sua risurrezione. (Matteo 24:3; Atti 1:6) Rispondendo, però, Gesù non fornì la chiave per calcolare delle date. In un caso diede loro un segno composito e nell’altro disse che ‘non stava a loro acquistare conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre aveva posto nella propria autorità’. — Atti 1:7.

      2. Perché si può dire che Gesù non ha sempre saputo il tempo stabilito dal Padre in cui si sarebbero verificati gli avvenimenti del tempo della fine?

      2 Gesù stesso, pur essendo l’unigenito Figlio di Geova, non sempre conosceva il tempo stabilito dal Padre per certi avvenimenti. Nella sua profezia sugli ultimi giorni Gesù riconobbe umilmente: “In quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno sa, né gli angeli dei cieli né il Figlio, ma solo il Padre”. (Matteo 24:36) Gesù era disposto ad aspettare pazientemente che il Padre gli rivelasse il tempo esatto in cui intraprendere un’azione distruttiva nei confronti di questo sistema di cose malvagio.a

      3. Cosa apprendiamo dalle risposte che Gesù diede alle domande inerenti al proposito di Dio?

      3 Dal modo in cui Gesù rispose alle domande su quando sarebbero avvenute certe cose in adempimento del proposito di Dio si possono desumere due cose. Prima, che Geova ha una sua tabella di marcia, e, seconda, che è solo lui a stabilirla, e i suoi servitori non possono aspettarsi di ricevere in anticipo informazioni precise sui suoi tempi o sulle sue stagioni.

      I tempi e le stagioni di Geova

      4. Qual è il significato dei termini greci tradotti “tempi” e “stagioni” in Atti 1:7?

      4 Cosa si intende per “tempi” e “stagioni”? La dichiarazione di Gesù riportata in Atti 1:7 accenna a due fattori temporali. Il termine greco reso “tempi” significa “tempo nel senso della durata”, uno spazio di tempo (lungo o corto). “Stagioni” traduce una parola che indica un tempo fissato, una particolare stagione, o periodo, contrassegnata da certe caratteristiche. A proposito di questi due termini originali, William E. Vine spiega: “In Atti 1:7, ‘il Padre ha posto nella propria autorità’ sia i tempi (chronos), la lunghezza dei periodi, che le stagioni (kairos), epoche caratterizzate da certi avvenimenti”.

      5. Quand’è che Geova comunicò a Noè la Sua intenzione di distruggere il mondo corrotto, e quale duplice missione gli affidò?

      5 Prima del Diluvio, Dio stabilì un limite di tempo di 120 anni per il mondo corrotto che gli esseri umani e angeli ribelli materializzati avevano prodotto. (Genesi 6:1-3) Il devoto Noè all’epoca aveva 480 anni. (Genesi 7:6) Era senza figli e rimase tale per altri 20 anni. (Genesi 5:32) Molto tempo dopo, quando ormai i figli di Noè erano diventati adulti e si erano sposati, Dio comunicò a Noè la Sua intenzione di eliminare la malvagità dalla terra. (Genesi 6:9-13, 18) Anche allora, benché gli affidasse il duplice incarico di costruire l’arca e di predicare ai suoi contemporanei, Geova non rivelò a Noè la propria tabella di marcia. — Genesi 6:14; 2 Pietro 2:5.

      6. (a) Come dimostrò Noè di aver lasciato i fattori cronologici nelle mani di Geova? (b) Come possiamo seguire l’esempio di Noè?

      6 Per decenni — forse per mezzo secolo — ‘Noè continuò a fare secondo tutto ciò che Dio gli aveva comandato’. Lo fece “per fede”, senza conoscere una data precisa. (Genesi 6:22; Ebrei 11:7) Geova non gli comunicò il tempo esatto in cui avrebbe mandato il Diluvio se non una settimana prima del suo inizio. (Genesi 7:1-5) La fede di Noè, la sua assoluta fiducia in Geova, gli permise di lasciare i fattori cronologici nelle mani di Dio. E come dovette essere grato Noè quando sentì la protezione di Geova durante il Diluvio e quando, uscito dall’arca, mise piede su una terra purificata! Con un’analoga speranza di liberazione davanti a noi, non dovremmo avere la stessa fede in Dio?

      7, 8. (a) Come vennero all’esistenza le nazioni e le potenze mondiali? (b) In che senso Geova “ha decretato i tempi fissati e i limiti stabiliti della dimora degli uomini”?

      7 Dopo il Diluvio la maggioranza dei discendenti di Noè abbandonarono la vera adorazione di Geova. Allo scopo di rimanere concentrati in un’unica località, si misero a costruire una città e una torre per la falsa adorazione. Geova decise che era tempo di intervenire. Confuse la loro lingua e “li disperse di là [Babele] per tutta la superficie della terra”. (Genesi 11:4, 8, 9) In seguito i gruppi linguistici divennero nazioni, alcune delle quali ne assorbirono altre e divennero potenze regionali o addirittura mondiali. — Genesi 10:32.

      8 In armonia con lo svolgimento del suo proposito, in alcuni casi Dio stabilì determinati confini nazionali e il tempo in cui una certa nazione avrebbe esercitato il dominio a livello locale o mondiale. (Genesi 15:13, 14, 18-21; Esodo 23:31; Deuteronomio 2:17-22; Daniele 8:5-7, 20, 21) L’apostolo Paolo accennò a questo aspetto dei tempi e delle stagioni di Geova quando disse ad alcuni intellettuali greci ad Atene: “L’Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso . . . ha fatto da un solo uomo ogni nazione degli uomini, perché dimorino sull’intera superficie della terra, e ha decretato i tempi fissati e i limiti stabiliti della dimora degli uomini”. — Atti 17:24, 26.

      9. In che modo Geova “cambia i tempi e le stagioni” per quanto riguarda i re?

      9 Questo non significa che Geova sia responsabile di tutte le conquiste e i cambiamenti politici fra le nazioni. Nondimeno, quando lo ritiene opportuno per adempiere il suo proposito, può intervenire. Così il profeta Daniele, che sarebbe stato testimone della caduta della potenza mondiale babilonese e dell’ascesa di quella medo-persiana, disse di Geova: “Egli cambia i tempi e le stagioni, rimuove i re e stabilisce i re, dà sapienza ai saggi e conoscenza a quelli che conoscono il discernimento”. — Daniele 2:21; Isaia 44:24–45:7.

      “Si avvicinava il tempo”

      10, 11. (a) Quanti secoli prima Geova fissò il tempo in cui avrebbe liberato i discendenti di Abraamo dalla schiavitù? (b) Cosa ci fa ritenere che gli israeliti non conoscessero il tempo esatto in cui sarebbero stati liberati?

      10 Con oltre quattro secoli di anticipo Geova stabilì l’anno esatto in cui avrebbe umiliato il re della potenza mondiale egiziana e liberato i discendenti di Abraamo dalla schiavitù. Rivelando il suo proposito ad Abraamo, Dio promise: “Di sicuro sappi che il tuo seme diverrà residente forestiero in un paese non loro, e dovranno servirli, e questi certamente li affliggeranno per quattrocento anni. Ma la nazione che serviranno io la giudicherò, e dopo ciò ne usciranno con molti beni”. (Genesi 15:13, 14) Passando in rassegna la storia di Israele davanti al Sinedrio, Stefano fece riferimento a quel periodo di 400 anni e disse: “Mentre si avvicinava il tempo dell’adempimento della promessa che Dio aveva dichiarato apertamente ad Abraamo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto, finché sorse sull’Egitto un re diverso, che non conosceva Giuseppe”. — Atti 7:6, 17, 18.

      11 Questo nuovo faraone ridusse gli israeliti in schiavitù. Mosè non aveva ancora scritto il libro di Genesi, anche se è probabile che le promesse fatte da Geova ad Abraamo fossero state tramandate in forma orale o scritta. Ciò nonostante sembra che le informazioni in possesso degli israeliti non fossero tali da permettere loro di calcolare la data precisa della loro liberazione dall’oppressione. Dio sapeva quando li avrebbe liberati, ma a quanto pare gli israeliti oppressi non ne erano a conoscenza. Leggiamo: “Avvenne durante quei molti giorni che il re d’Egitto infine morì, ma i figli d’Israele continuarono a sospirare a causa della schiavitù e a gridare lamentandosi, e la loro invocazione di aiuto saliva al vero Dio a causa della schiavitù. A suo tempo Dio udì i loro gemiti e Dio si ricordò del suo patto con Abraamo, Isacco e Giacobbe. Dio guardò dunque i figli d’Israele e Dio osservò”. — Esodo 2:23-25.

      12. Come indicò Stefano che Mosè agì in anticipo rispetto al tempo stabilito da Geova?

      12 Il fatto che gli israeliti non conoscessero il tempo esatto in cui sarebbero stati liberati si può anche dedurre dalla rassegna che Stefano fece della storia di Israele. Parlando di Mosè disse: “Quando si compiva il tempo del suo quarantesimo anno, gli venne in cuore di ispezionare i suoi fratelli, i figli d’Israele. E scortone uno che era trattato ingiustamente, lo difese e fece vendetta di colui che era maltrattato, abbattendo l’egiziano. Egli supponeva che i suoi fratelli comprendessero che Dio dava loro salvezza per mano sua, ma essi non lo compresero”. (Atti 7:23-25) Mosè agì quindi con 40 anni di anticipo rispetto al tempo stabilito da Dio. Stefano indicò che Mosè dovette attendere altri 40 anni prima che Dio ‘desse agli israeliti la salvezza per mano sua’. — Atti 7:30-36.

      13. Che analogia c’è fra la nostra situazione e quella degli israeliti prima della liberazione dall’Egitto?

      13 Anche se “si avvicinava il tempo dell’adempimento della promessa” e Dio aveva fissato l’anno preciso, Mosè e tutto Israele dovettero esercitare fede. Dovettero attendere il tempo stabilito da Geova, evidentemente senza che fossero in grado di calcolarlo in anticipo. Anche noi siamo convinti che la nostra liberazione dall’attuale sistema di cose malvagio si avvicina. Sappiamo che viviamo negli “ultimi giorni”. (2 Timoteo 3:1-5) Non dovremmo dunque manifestare fede e aspettare il tempo stabilito da Geova per il suo grande giorno? (2 Pietro 3:11-13) Allora, come Mosè e gli israeliti, anche noi potremo elevare un grandioso cantico di liberazione, alla lode di Geova. — Esodo 15:1-19.

      ‘Quando arrivò il tempo’

      14, 15. Come sappiamo che Dio aveva stabilito il tempo in cui suo Figlio sarebbe dovuto venire sulla terra, e per che cosa i profeti e perfino gli angeli rimasero in vigile attesa?

      14 Geova aveva stabilito il tempo preciso in cui il suo unigenito Figlio sarebbe dovuto venire sulla terra quale Messia. Paolo scrisse: “Quando arrivò il pieno limite del tempo, Dio mandò il suo Figlio, che nacque da una donna e che nacque sotto la legge”. (Galati 4:4) Ciò ebbe luogo in adempimento della promessa di Dio di mandare un Seme, ‘Silo, colui al quale appartiene l’ubbidienza dei popoli’. — Genesi 3:15; 49:10.

      15 I profeti di Dio — perfino gli angeli — rimasero in vigile attesa della “stagione” in cui il Messia sarebbe comparso sulla terra e al genere umano peccatore sarebbe stata offerta la salvezza. “Circa questa salvezza”, disse Pietro, “una diligente investigazione e un’attenta ricerca furono fatte dai profeti che profetizzarono intorno all’immeritata benignità a voi riservata. Essi continuarono a investigare quale particolare periodo di tempo o quale sorta di periodo di tempo lo spirito che era in loro indicasse circa Cristo, quando rendeva anticipatamente testimonianza delle sofferenze per Cristo e delle glorie che le avrebbero seguite. . . . In queste cose gli angeli desiderano penetrare con lo sguardo”. — 1 Pietro 1:1-5, 10-12.

      16, 17. (a) Mediante quale profezia Geova aiutò gli ebrei del I secolo a essere in aspettazione del Messia? (b) Che effetto ebbe la profezia di Daniele sulle attese messianiche degli ebrei?

      16 Mediante il profeta Daniele, uomo di incrollabile fede, Geova aveva pronunciato una profezia che parlava di “settanta settimane”. Quella profezia avrebbe permesso agli ebrei del I secolo di sapere che la comparsa del Messia promesso era vicina. La profezia in parte diceva: “Dall’emanazione della parola di restaurare e riedificare Gerusalemme fino a Messia il Condottiero, ci saranno sette settimane, anche sessantadue settimane”. (Daniele 9:24, 25) In genere gli studiosi ebrei, cattolici e protestanti convengono che le “settimane” qui menzionate sono settimane di anni. Le 69 “settimane” (483 anni) di Daniele 9:25 iniziarono nel 455 a.E.V., quando il re persiano Artaserse autorizzò Neemia a “restaurare e riedificare Gerusalemme”. (Neemia 2:1-8) Esse terminarono 483 anni dopo, nel 29 E.V., quando Gesù fu battezzato e unto con spirito santo, divenendo così il Messia, o Cristo. — Matteo 3:13-17.

      17 Non si sa se gli ebrei del I secolo sapessero esattamente quando erano iniziati i 483 anni. Ma quando Giovanni il Battezzatore cominciò il suo ministero, “il popolo era in aspettazione e tutti ragionavano in cuor loro di Giovanni: ‘Che sia lui il Cristo?’” (Luca 3:15) Alcuni biblisti collegano questo clima di attesa alla profezia di Daniele. Commentando questo versetto, Matthew Henry scrive: “Qui ci viene detto . . . che il popolo trasse spunto dal ministero e dal battesimo di Giovanni per pensare al Messia e per credere che fosse alle porte . . . Le settanta settimane di Daniele stavano per scadere”. Il manuale biblico francese di Vigouroux, Bacuez e Brassac, afferma: “Si sapeva che le settanta settimane d’anni fissate da Daniele stavano per scadere; nessuno si sorprese udendo Giovanni Battista annunciare che il regno di Dio si era avvicinato”. (Manuel Biblique) L’erudito ebreo Abba Hillel Silver scrisse che, secondo la “cronologia popolare” dell’epoca, “il Messia era atteso per il secondo quarto del primo secolo E.V.”.

      Avvenimenti, non calcoli cronologici

      18. Anche se la profezia di Daniele aiutò gli ebrei a riconoscere il tempo in cui potevano aspettarsi la comparsa del Messia, quali furono le prove più convincenti che Gesù era il Messia?

      18 Sebbene a quanto pare la cronologia aiutasse il popolo ebraico a riconoscere in linea di massima il periodo in cui sarebbe comparso il Messia, gli avvenimenti successivi rivelano che essa non servì a convincere la maggioranza degli ebrei che Gesù era il Messia. Meno di un anno prima della sua morte, Gesù chiese ai discepoli: “Chi dicono le folle che io sia?” Risposero: “Giovanni il Battista; ma altri, Elia, ed altri ancora, che sia sorto uno degli antichi profeti”. (Luca 9:18, 19) Non abbiamo nessuna prova che Gesù abbia mai citato la profezia delle simboliche settimane per dimostrare che era il Messia. Ma una volta disse: “Ho la testimonianza maggiore di quella di Giovanni, poiché le opere stesse che il Padre mio mi ha incaricato di compiere, le opere stesse che io faccio, rendono testimonianza di me che il Padre mi ha inviato”. (Giovanni 5:36) Più che qualsiasi cronologia rivelata, furono la predicazione di Gesù, i suoi miracoli e gli avvenimenti relativi alla sua morte (le tenebre soprannaturali, la lacerazione della cortina del tempio e il terremoto) ad attestare che era il Messia mandato da Dio. — Matteo 27:45, 51, 54; Giovanni 7:31; Atti 2:22.

      19. (a) Come avrebbero potuto capire i cristiani che la distruzione di Gerusalemme era vicina? (b) Perché i cristiani che fuggirono da Gerusalemme avevano ancora bisogno di molta fede?

      19 Similmente, dopo la morte di Gesù, ai primi cristiani non fu dato nessun elemento per calcolare quando sarebbe giunta la fine del sistema di cose giudaico. È vero che la profezia di Daniele delle simboliche settimane menzionava la distruzione di quel sistema. (Daniele 9:26b, 27b) Ma essa sarebbe avvenuta dopo la fine delle “settanta settimane” (455 a.E.V.–36 E.V.). In altre parole, dopo che nel 36 E.V. i primi gentili divennero seguaci di Gesù, i cristiani si trovarono al di là dei punti di riferimento cronologico del capitolo 9 di Daniele. Sarebbero stati gli avvenimenti, non la cronologia, a segnalare loro l’imminenza della fine del sistema giudaico. Quegli avvenimenti, predetti da Gesù, imboccarono una svolta decisiva nel 66 E.V., quando le legioni romane attaccarono Gerusalemme e poi si ritirarono. Questo diede ai fedeli e vigili cristiani di Gerusalemme e della Giudea l’opportunità di ‘fuggire ai monti’. (Luca 21:20-22) Non avendo alcun punto di riferimento cronologico, quei primi cristiani non sapevano quando sarebbe avvenuta la distruzione di Gerusalemme. Che fede ci volle per lasciare case, campi e botteghe e rimanere fuori di Gerusalemme per circa quattro anni finché l’esercito romano non tornò nel 70 E.V. e annientò il sistema giudaico! — Luca 19:41-44.

      20. (a) Cosa possiamo imparare dagli esempi di Noè, di Mosè e dei cristiani del I secolo che vivevano nella Giudea? (b) Cosa verrà trattato nel prossimo articolo?

      20 Come Noè, Mosè e i cristiani del I secolo che vivevano nella Giudea, anche noi oggi possiamo lasciare fiduciosamente i tempi e le stagioni nelle mani di Geova. La nostra convinzione che viviamo nel tempo della fine e che la nostra liberazione si avvicina non dipende semplicemente da calcoli cronologici, ma da avvenimenti della vita reale che adempiono le profezie bibliche. Inoltre il fatto di vivere durante la presenza di Cristo non ci esime dalla necessità di esercitare fede ed essere vigilanti. Dobbiamo continuare a vivere in ansiosa aspettazione degli elettrizzanti avvenimenti predetti nelle Scritture. Questo aspetto verrà trattato nel prossimo articolo.

  • Rimaniamo in “ansiosa aspettazione”
    La Torre di Guardia 1998 | 15 settembre
    • Rimaniamo in “ansiosa aspettazione”

      “L’ansiosa aspettazione della creazione attende la rivelazione dei figli di Dio”. — ROMANI 8:19.

      1. Che somiglianza c’è fra la situazione dei cristiani odierni e quella dei cristiani del I secolo?

      OGGI la situazione dei veri cristiani assomiglia a quella dei cristiani del I secolo. Allora una profezia aiutò i servitori di Geova a riconoscere il tempo in cui doveva comparire il Messia. (Daniele 9:24-26) La stessa profezia prediceva la distruzione di Gerusalemme, ma non forniva elementi che potessero consentire ai cristiani di calcolare in anticipo quando sarebbe stata distrutta quella città. (Daniele 9:26b, 27) In modo analogo nel XIX secolo una provvidenziale profezia suscitò aspettativa in alcuni sinceri studiosi della Bibbia. Mettendo in relazione i “sette tempi” di Daniele 4:25 con “i tempi dei Gentili”, previdero che Cristo avrebbe ricevuto il potere del Regno nel 1914. (Luca 21:24, “Bibbia del re Giacomo”; Ezechiele 21:25-27) Benché il libro di Daniele contenga numerose profezie, nessuna di esse consente oggi a coloro che studiano la Bibbia di calcolare esattamente quando sarà distrutto l’intero sistema di cose di Satana. (Daniele 2:31-44; 8:23-25; 11:36, 44, 45) Ciò comunque avverrà presto, perché viviamo nel “tempo della fine”. — Daniele 12:4.a

      Vigilanti durante la presenza di Cristo

      2, 3. (a) Qual è la prova principale che viviamo durante la presenza di Cristo nel potere regale? (b) Da cosa si capisce che i cristiani dovevano continuare a stare in guardia durante la presenza di Cristo?

      2 È vero che una profezia suscitò aspettativa fra i cristiani prima che Cristo ricevesse il potere del Regno nel 1914. Ma il “segno” che Cristo diede della sua presenza e del termine del sistema di cose riguardava determinati avvenimenti. E la maggioranza di questi si sarebbe vista dopo l’inizio della sua presenza. Tali avvenimenti — guerre, penuria di viveri, terremoti, pestilenze, aumento dell’illegalità, persecuzione dei cristiani e la predicazione mondiale della buona notizia del Regno — costituiscono la prova principale che stiamo vivendo durante la presenza di Cristo nel potere regale. — Matteo 24:3-14; Luca 21:10, 11.

      3 Nondimeno il tenore generale delle ultime esortazioni che Gesù diede ai discepoli fu: “Continuate a stare in guardia, siate svegli, . . . siate vigilanti”. (Marco 13:33, 37; Luca 21:36) Un’attenta lettura del contesto di queste esortazioni a essere vigilanti indica che Cristo non si riferiva principalmente allo stare in guardia per riconoscere il segno dell’inizio della sua presenza. Stava comandando ai suoi veri discepoli di rimanere vigilanti durante la sua presenza. In relazione a che cosa i veri cristiani dovevano continuare a stare in guardia?

      4. A cosa sarebbe servito il segno dato da Gesù?

      4 Gesù pronunciò la sua grande profezia in risposta alla domanda: “Quando avverranno queste cose [gli avvenimenti che avrebbero portato alla distruzione del sistema di cose giudaico], e quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?” (Matteo 24:3) Il segno predetto doveva servire a riconoscere non solo la presenza di Cristo, ma anche gli avvenimenti che avrebbero portato alla fine dell’attuale sistema di cose malvagio.

      5. Come indicò Gesù che la sua ‘venuta’ sarebbe stata futura rispetto all’inizio della sua presenza spirituale?

      5 Gesù spiegò che durante la sua “presenza” (greco: parousìa) sarebbe venuto con potenza e gran gloria. A proposito di tale ‘venuta’ (indicata da forme del verbo greco èrchomai), dichiarò: “Allora il segno del Figlio dell’uomo apparirà nel cielo, e allora tutte le tribù della terra si percuoteranno con lamenti, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con potenza e gran gloria. . . . Ora imparate dall’illustrazione del fico questo punto: Appena il suo ramoscello si fa tenero e mette le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli [Cristo] è vicino, alle porte. . . . Siate vigilanti, dunque, perché non sapete in quale giorno verrà il vostro Signore. . . . Siate pronti, perché in un’ora che non pensate viene il Figlio dell’uomo”. — Matteo 24:30, 32, 33, 42, 44.

      Perché viene Gesù Cristo?

      6. Come avverrà la distruzione di “Babilonia la Grande”?

      6 Benché sia presente come Re dal 1914, Gesù Cristo deve ancora giudicare sistemi e individui prima di eseguire il giudizio su coloro che risulteranno malvagi. (Confronta 2 Corinti 5:10). Presto Geova metterà nella mente di governanti politici il pensiero di distruggere “Babilonia la Grande”, l’impero mondiale della falsa religione. (Rivelazione [Apocalisse] 17:4, 5, 16, 17) L’apostolo Paolo dichiarò specificamente che Gesù Cristo distruggerà “l’uomo dell’illegalità”, l’apostata clero della cristianità, una delle componenti principali di “Babilonia la Grande”. Paolo scrisse: “Sarà rivelato l’illegale, che il Signore Gesù sopprimerà con lo spirito della sua bocca e ridurrà a nulla mediante la manifestazione della sua presenza”. — 2 Tessalonicesi 2:3, 8.

      7. Quando il Figlio dell’uomo arriverà nella sua gloria, che giudizio ci sarà?

      7 Nel prossimo futuro Cristo giudicherà le persone delle nazioni in base a come avranno agito verso i suoi fratelli ancora sulla terra. Si legge: “Quando il Figlio dell’uomo sarà arrivato nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, sederà quindi sul suo glorioso trono. E tutte le nazioni saranno radunate dinanzi a lui, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra, ma i capri alla sua sinistra. . . . Il re dirà [alle pecore]: ‘Veramente vi dico: In quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me’. . . . E [i capri] andranno allo stroncamento eterno, ma i giusti alla vita eterna”. — Matteo 25:31-46.

      8. Come descrive Paolo la venuta di Cristo per eseguire il giudizio sugli empi?

      8 Come indica la parabola delle pecore e dei capri, Gesù eseguirà il giudizio definitivo su tutti gli empi. Paolo assicurò ai compagni di fede sofferenti “sollievo con noi alla rivelazione del Signore Gesù dal cielo con i suoi potenti angeli in un fuoco fiammeggiante, allorché recherà vendetta su quelli che non conoscono Dio e su quelli che non ubbidiscono alla buona notizia intorno al nostro Signore Gesù. Questi stessi subiranno la punizione giudiziaria della distruzione eterna dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua forza, al tempo in cui verrà per essere glorificato riguardo ai suoi santi”. (2 Tessalonicesi 1:7-10) Con tutti questi avvenimenti elettrizzanti davanti a noi, non dovremmo esercitare fede e attendere con ansiosa aspettazione la venuta di Cristo?

      Aspettiamo con ansia la rivelazione di Cristo

      9, 10. Perché gli unti ancora sulla terra aspettano ansiosamente la rivelazione di Gesù Cristo?

      9 “La rivelazione del Signore Gesù dal cielo” non servirà soltanto a distruggere i malvagi, ma anche a ricompensare i giusti. Gli unti fratelli di Cristo che rimangono sulla terra possono ancora dover soffrire prima della rivelazione di Cristo, ma si rallegrano della loro gloriosa speranza celeste. Ai cristiani unti l’apostolo Pietro scrisse: “Continuate a rallegrarvi, visto che siete partecipi delle sofferenze del Cristo, affinché vi rallegriate ed esultiate anche durante la rivelazione della sua gloria”. — 1 Pietro 4:13.

      10 Gli unti sono decisi a rimanere fedeli finché Cristo non ‘li raduni presso di lui’, affinché “la provata qualità” della loro fede “sia trovata causa di lode e gloria e onore alla rivelazione di Gesù Cristo”. (2 Tessalonicesi 2:1; 1 Pietro 1:7) Di questi cristiani fedeli, unti con lo spirito, si può dire: “La testimonianza circa il Cristo è stata resa ferma fra voi, così che non vi manca nessun dono, mentre aspettate ansiosamente la rivelazione del nostro Signore Gesù Cristo”. — 1 Corinti 1:6, 7.

      11. Mentre aspettano la rivelazione di Gesù Cristo, cosa fanno i cristiani unti?

      11 L’unto rimanente condivide i sentimenti di Paolo, che scrisse: “Ritengo che le sofferenze del tempo presente non sono di alcuna importanza in paragone con la gloria che sarà rivelata in noi”. (Romani 8:18) La fede degli unti non ha bisogno di essere sorretta da calcoli cronologici. Si mantengono impegnati nel servizio di Geova, dando un eccellente esempio ai loro compagni, le “altre pecore”. (Giovanni 10:16) Questi unti sanno che la fine dell’attuale sistema malvagio è vicina e danno ascolto all’esortazione di Pietro: “Cingete dunque la vostra mente per l’attività, siate completamente assennati; riponete la vostra speranza nell’immeritata benignità che vi sarà recata alla rivelazione di Gesù Cristo”. — 1 Pietro 1:13.

      “L’ansiosa aspettazione della creazione”

      12, 13. In che senso la creazione umana fu “sottoposta alla futilità”, e a cosa anelano le altre pecore?

      12 Si può dire che anche le altre pecore vivano in ansiosa aspettazione di qualcosa? Certamente. Dopo aver parlato della gloriosa speranza di quelli adottati da Geova come “figli” generati dallo spirito e “coeredi di Cristo” nel Regno celeste, Paolo disse: “L’ansiosa aspettazione della creazione attende la rivelazione dei figli di Dio. Poiché la creazione fu sottoposta alla futilità, non di propria volontà, ma per mezzo di colui che la sottopose, in base alla speranza che la creazione stessa sarà pure resa libera dalla schiavitù della corruzione e avrà la gloriosa libertà dei figli di Dio”. — Romani 8:14-21; 2 Timoteo 2:10-12.

      13 A causa del peccato di Adamo tutti i suoi discendenti furono ‘sottoposti alla futilità’, nascendo schiavi del peccato e della morte. Non avevano nessuna possibilità di liberarsi da soli da tale schiavitù. (Salmo 49:7; Romani 5:12, 21) Le altre pecore anelano ad essere ‘rese libere dalla schiavitù della corruzione’. Ma prima di ciò devono aver luogo certi avvenimenti secondo i tempi e le stagioni di Geova.

      14. Cosa implica “la rivelazione dei figli di Dio” e in che modo questo aiuterà l’umanità a essere “resa libera dalla schiavitù della corruzione”?

      14 Prima dev’essere ‘rivelato’ il rimanente degli unti “figli di Dio”. Cosa implicherà questo? Al tempo stabilito da Dio, le altre pecore avranno la prova evidente che gli unti sono stati definitivamente “suggellati” e glorificati per regnare con Cristo. (Rivelazione 7:2-4) I risuscitati “figli di Dio” saranno pure ‘rivelati’ quando parteciperanno con Cristo alla distruzione del malvagio sistema di cose di Satana. (Rivelazione 2:26, 27; 19:14, 15) Poi, durante il Regno millenario di Cristo, saranno ulteriormente ‘rivelati’ come canali sacerdotali per dispensare i benefìci del sacrificio di riscatto di Gesù alla “creazione” umana. Grazie a questo l’umanità sarà “resa libera dalla schiavitù della corruzione” e riceverà infine “la gloriosa libertà dei figli di Dio”. (Romani 8:21; Rivelazione 20:5; 22:1, 2) Con queste grandiose prospettive, c’è forse da meravigliarsi se le altre pecore ‘attendono la rivelazione dei figli di Dio’ con “ansiosa aspettazione”? — Romani 8:19.

      La pazienza di Geova significa salvezza

      15. Cosa non dovremmo mai dimenticare per quanto riguarda i tempi stabiliti da Geova?

      15 Geova è colui che stabilisce i tempi. Il tempo da lui stabilito per ciascun evento risulterà perfetto. Non sempre le cose avvengono nel modo che ci aspettavamo personalmente. Possiamo però avere piena fiducia che tutte le promesse di Dio si adempiranno. (Giosuè 23:14) Forse egli lascia che le cose si protraggano più di quanto molti si aspettavano. Ma cerchiamo di capire le sue vie e ammiriamo la sua sapienza. Paolo scrisse: “O profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio! Come sono imperscrutabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie! Poiché ‘chi ha conosciuto la mente di Geova, o chi è divenuto suo consigliere?’” — Romani 11:33, 34.

      16. Chi trae beneficio dalla pazienza di Geova?

      16 Pietro scrisse: “Diletti, giacché aspettate queste cose [la distruzione dei vecchi “cieli” e della vecchia “terra” e la loro sostituzione con i “nuovi cieli” e la “nuova terra” promessi da Dio], fate tutto il possibile per essere infine trovati da lui immacolati e senza difetto e in pace. Inoltre, considerate la pazienza del nostro Signore come salvezza”. Grazie alla pazienza di Geova, altri milioni di persone stanno ricevendo l’opportunità di essere salvate nel “giorno di Geova”, che verrà all’improvviso, “come un ladro”. (2 Pietro 3:9-15) La sua pazienza permette anche a ognuno di noi di ‘continuare a operare la propria salvezza con timore e tremore’. (Filippesi 2:12) Gesù disse che dobbiamo ‘prestare attenzione a noi stessi’ e ‘stare svegli’ se vogliamo essere approvati e riuscire a “stare in piedi dinanzi al Figlio dell’uomo” quando verrà per eseguire il giudizio. — Luca 21:34-36; Matteo 25:31-33.

      Continuate ad aspettare con perseveranza

      17. Quali parole dell’apostolo Paolo dovremmo prendere a cuore?

      17 Paolo esortò i suoi fratelli spirituali a rivolgere lo sguardo “non alle cose che si vedono, ma alle cose che non si vedono”. (2 Corinti 4:16-18) Non voleva che nulla oscurasse la loro visione della ricompensa celeste che li attendeva. Sia che siamo cristiani unti o che siamo delle altre pecore, teniamo presente la meravigliosa speranza che ci è posta dinanzi e non veniamo meno. ‘Continuiamo ad aspettare con perseveranza’, dimostrando che “non siamo di quelli che tornano indietro alla distruzione, ma di quelli che hanno fede per conservare in vita l’anima”. — Romani 8:25; Ebrei 10:39.

      18. Perché possiamo lasciare con fiducia i tempi e le stagioni nelle mani di Geova?

      18 Possiamo lasciare con fiducia i tempi e le stagioni nelle mani di Geova. L’adempimento delle sue promesse “non tarderà” rispetto alla sua tabella di marcia. (Abacuc 2:3) Nel frattempo l’esortazione che Paolo diede a Timoteo assume per noi un significato più profondo: “Ti ordino solennemente dinanzi a Dio e a Cristo Gesù, che è destinato a giudicare i vivi e i morti, e per la sua manifestazione e per il suo regno: predica la parola, datti ad essa con urgenza in tempo favorevole, in tempo difficoltoso . . . Fa l’opera di evangelizzatore, compi pienamente il tuo ministero”. — 2 Timoteo 4:1-5.

      19. Per il popolo di Geova, cos’è ancora tempo di fare, e perché?

      19 Sono in gioco delle vite: la nostra e quella del nostro prossimo. Paolo scrisse: “Presta costante attenzione a te stesso e al tuo insegnamento. Attieniti a queste cose, poiché facendo questo salverai te stesso e quelli che ti ascoltano”. (1 Timoteo 4:16) Il tempo a disposizione di questo malvagio sistema di cose è molto limitato. Mentre rimaniamo in ansiosa aspettazione degli entusiasmanti avvenimenti che ci stanno dinanzi, ricordiamo che è ancora il tempo e la stagione di Geova perché il suo popolo predichi la buona notizia del Regno. Quest’opera dev’essere compiuta nella misura che egli riterrà soddisfacente. “Allora”, come disse Gesù, “verrà la fine”. — Matteo 24:14.

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