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  • Il nome di Dio e i traduttori della Bibbia

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  • Il nome di Dio e i traduttori della Bibbia
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1988
  • Vedi anche
  • Il nome di Dio nel “Nuovo Testamento”
    Il nome divino che durerà per sempre
  • Perché il nome di Dio dovrebbe comparire in tutta la Bibbia
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
  • Il nome di Dio nelle Scritture Cristiane
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1984
  • Il nome divino
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1988
w88 1/8 p. 30

Il nome di Dio e i traduttori della Bibbia

NEL 1952 The Bible Translator pubblicò una serie di articoli sul “problema” di come rappresentare il nome di Dio nelle traduzioni bibliche da usare nei campi missionari della cristianità. Gli autori degli articoli riconoscevano che tale nome ha un posto importante nella Bibbia, dato che ricorre quasi 7.000 volte nelle Scritture Ebraiche. Ma non erano d’accordo su come dovesse essere reso in lingua moderna. Alcuni propendevano per un termine come “L’Eterno”. Altri optavano per il titolo “Signore”. Nessuno raccomandò le forme “Geova” o “Jahveh”. Perché no?

L’autore H. Rosin menzionò due motivi. In primo luogo egli credeva che quando la Bibbia ebraica fu tradotta originariamente in greco (la versione precristiana dei Settanta) i traduttori rendessero il nome di Dio con la parola greca che significava “Signore”. In secondo luogo, temeva che introdurre il nome Geova nelle traduzioni “potesse anche creare divisione nella chiesa”. Infatti, aggiunse, “non è forse vero che i ‘testimoni di Geova’ sono antitrinitari?”

Per quanto riguarda il primo punto menzionato da Rosin, le scoperte archeologiche hanno dimostrato che egli era in errore. Infatti, i traduttori della Settanta non rappresentarono il nome divino con la parola greca per “Signore”. Piuttosto, essi lo inclusero nel testo greco con i suoi caratteri originali ebraici, così che le copie della traduzione della Settanta usate dai primi cristiani contenevano il nome divino.

È degno di nota che, quando i primi cristiani citarono dalla Settanta, è estremamente improbabile che omettessero il nome dalla citazione. Pertanto, i manoscritti originali delle Scritture Greche Cristiane, (il “Nuovo Testamento”) contenevano con tutta probabilità il nome di Dio. Il prof. George Howard, in un articolo che apparve nel Biblical Archaeology Review del marzo 1978, presentò valide argomentazioni a sostegno di questa conclusione. Ad esempio, egli menziona “un famoso passaggio rabbinico (Talmud Shabbath 13.5)” che “discute il problema di distruggere i testi eretici (tra cui molto probabilmente c’erano libri dei cristiani ebrei)”. Qual era il problema? “I testi eretici contengono il nome divino, e distruggendoli in massa si distruggerebbe anche il nome divino”.

Ma che dire della seconda obiezione di Rosin? Usare il nome di Dio creerebbe problemi alla cristianità? Ebbene, considerate ciò che accadde quando il nome venne tolto. Dopo il I secolo copisti “cristiani” sostituirono il nome di Dio con parole come “Dio” e “Signore” sia nella Settanta che nelle Scritture Greche Cristiane. Secondo il prof. Howard questo contribuì probabilmente alla confusione che la cristianità provò negli anni seguenti: “Può darsi che l’eliminazione del Tetragramma [il nome di Dio in ebraico] abbia contribuito in maniera significativa ai dibattiti cristologici e trinitari posteriori, che piagarono la chiesa dei primi secoli cristiani”.

Di certo, rimuovere il nome di Dio dalla Bibbia rese molto più facile alla cristianità adottare la dottrina della Trinità. Per cui, se la cristianità dovesse ripristinare il nome in tutta la Bibbia e nell’adorazione questo sarebbe fonte di difficoltà. Geova, come viene rivelato nelle Scritture Ebraiche e Greche Cristiane, è chiaramente separato da Gesù Cristo e non fa parte di una Trinità.

Il prof. Howard aggiunse: “L’eliminazione del Tetragramma creò probabilmente un clima teologico diverso da quello che esistette nel periodo neotestamentario del I secolo. Il Dio giudaico che era stato sempre distinto con attenzione da tutti gli altri con l’uso del suo nome ebraico perse un po’ della sua peculiarità con l’abbandono del Tetragramma”. I testimoni di Geova hanno ripristinato il nome di Dio non solo in tutta la Bibbia, ma anche nella loro adorazione quotidiana. Pertanto, essi osservano un’‘attenta distinzione’ tra il vero Dio e i falsi dèi di questo mondo. Così sono stati in grado di ristabilire il “clima teologico” che esistette nella chiesa cristiana del I secolo.

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