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  • Testimoni fino alla più distante parte della terra

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  • Testimoni fino alla più distante parte della terra
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1996
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  • ‘Quando possiamo andare a Thule?’
  • Diretti a Thule
  • La sfida cruciale
  • Riceviamo il benvenuto
  • Fine del viaggio
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1996
w96 15/6 pp. 23-28

Testimoni fino alla più distante parte della terra

ETAH

THULE

GODHAVN

GODTHÅB

JULIANEHÅB

ANGMAGSSALIK

THULE è un nome usato fin dall’antichità per indicare un limite estremo, geografico o d’altro genere. Oggi Thule è il nome di un insediamento nell’estremo nord della Groenlandia, la più grande isola del mondo. L’insediamento fu chiamato così nel 1919, quando l’esploratore danese Knud Rasmussen ne fece la base di partenza delle spedizioni polari. Ancora oggi andare a Thule assomiglia più a una spedizione che a un viaggio di piacere.

Ciò nonostante c’è urgente bisogno di organizzare spedizioni a Thule. In risposta al comando di Gesù di ‘essergli testimoni fino alla più distante parte della terra’, i testimoni di Geova sono ansiosi di portare la buona notizia del Regno di Dio a Thule, uno degli insediamenti umani più settentrionali di tutta la terra. — Atti 1:8; Matteo 24:14.

‘Quando possiamo andare a Thule?’

Nel 1955 due Testimoni danesi che desideravano predicare “fino alla più distante parte della terra” arrivarono in Groenlandia. Altri giunsero in seguito e gradualmente la loro opera di predicazione si estese alla costa meridionale, a quella occidentale fino alla baia di Melville e, in parte, su per la costa orientale. Ma località più distanti, come Thule, venivano raggiunte quasi esclusivamente per corrispondenza o per telefono.

Un giorno del 1991 Bo e sua moglie Helen, due ministri a tempo pieno, si trovavano su una roccia prospiciente la baia di Melville. Guardando a nord si chiesero: ‘Quando riusciremo ad arrivare fino a Thule per portare la buona notizia del Regno alla gente del luogo?’

Nel 1993 Werner, un altro ministro a tempo pieno, si avventurò attraverso la baia di Melville con la sua lancia a motore di 5 metri e mezzo, la Qaamaneq (Luce). Aveva già percorso 1.200 chilometri da Godthåb fino alla zona di Upernavik. Ma attraversare la baia di Melville — 400 chilometri di mare artico aperto — è tutta un’altra cosa. Per gran parte dell’anno la baia è bloccata dai ghiacci. Werner riuscì ad attraversarla, anche se perse uno dei motori a causa del ghiaccio. E poté dare un po’ di testimonianza prima di tornare indietro.

Diretti a Thule

Dopo quel viaggio, Werner cominciò a fare nuovi progetti. Parlò con Arne e Karin — i quali pure avevano una barca, lunga 7 metri e con quattro posti, e, soprattutto, dotata di moderni strumenti di navigazione — della possibilità di fare un viaggio insieme fino a Thule. Avrebbero alloggiato sulle barche e inoltre attraversare la baia di Melville con due imbarcazioni sarebbe stato meno rischioso. Per dare testimonianza nel villaggio principale, di 600 abitanti, e nei sei insediamenti della zona, avevano bisogno di aiuto. Così invitarono Bo ed Helen e Jørgen ed Inge — tutti ministri capaci e con esperienza di viaggi in questo paese — ad andare con loro. Cinque del gruppo parlavano anche il groenlandese.

Spedirono in anticipo una certa quantità di pubblicazioni bibliche. Anche sulle imbarcazioni caricarono letteratura, come pure le necessarie provviste di cibo, acqua e carburante, un motore di riserva e un gommone. Poi, il 5 agosto 1994, dopo mesi di preparativi, il gruppo si incontrò: le barche erano cariche e pronte a salpare dal porto di Ilulissat. Il viaggio verso nord era iniziato. Werner, Bo ed Helen erano a bordo della barca più piccola. “Tutto quello che potevamo fare era stare seduti o sdraiati nella cuccetta e aggrapparci a qualcosa”, scrive Bo. Ripercorriamo il viaggio attraverso il giornale di bordo.

“C’erano lunghi bracci di mare calmo. Ai nostri occhi si presentava uno spettacolo stupendo: il mare luccicante, densi strati di nebbia, il sole luminoso e il cielo azzurro, iceberg dalle forme più affascinanti e varie sfumature di colori, un tricheco marrone che prendeva il sole su una lastra di ghiaccio galleggiante, la linea costiera con gli scuri pendii montuosi e le piccole pianure. Il paesaggio cambiava in continuazione.

“La parte più interessante, naturalmente, sono state le visite ai villaggi lungo il tragitto. C’erano sempre persone, di solito bambini, giù al molo per vedere chi arrivava e dare il benvenuto. Abbiamo distribuito letteratura biblica e prestato una videocassetta sulla nostra organizzazione. Molti l’hanno vista prima della nostra partenza. A Søndre Upernavik ci sono venuti incontro tanti con le loro barche prima ancora che sbarcassimo. Così per tutta la sera abbiamo avuto ospiti a bordo e abbiamo risposto a molte domande bibliche”.

Ora, dopo i primi 700 chilometri di viaggio, le due imbarcazioni erano pronte per attraversare la baia di Melville.

La sfida cruciale

“Questa era considerata da tutti la parte più critica del viaggio. E dovevamo fare la traversata senza soste perché l’insediamento di Savissivik (dove inizia il territorio e dove altrimenti ci saremmo fermati per rifocillarci) era ancora bloccato dai ghiacci.

“Così abbiamo iniziato la traversata. Essendoci molto ghiaccio, ci siamo spinti al largo in mare aperto. Fortunatamente le acque erano calme. Le prime ore sono trascorse senza avvenimenti di rilievo, un miglio dopo l’altro. A sera abbiamo avvistato Capo York e virato lentamente verso nord, più vicino a terra. C’era di nuovo il ghiaccio: vecchi lastroni spessi in via di dissoluzione, a perdita d’occhio. Abbiamo costeggiato il ghiaccio per un bel po’, a volte manovrando attraverso stretti passaggi. Poi c’era la nebbia, una specie di zuppa grigiastra, molto bella alla luce del sole calante. E le onde! Nebbia, onde e ghiaccio, tutti insieme: di solito una sola di queste cose costituisce già una sfida”.

Riceviamo il benvenuto

“Avvicinandoci a Pituffik siamo entrati in acque più calme. Il creato ci ha dato uno straordinario benvenuto: il sole alto nel cielo azzurro intenso; di fronte a noi l’ampio e luccicante fiordo, costeggiato da montagne di ghiaccio galleggiante; e, molto più avanti, la caratteristica silhouette della roccia a Dundas: la vecchia Thule!” Circa 100 chilometri più a nord i viaggiatori raggiunsero la destinazione finale.

Ora erano ansiosi di cominciare a predicare di casa in casa. Due di loro ebbero una brusca accoglienza alla prima porta. “Ci hanno respinto proprio come se fossimo stati in Danimarca”, hanno detto. “Ma la maggioranza ci ha accolto volentieri. La gente era riflessiva e ben informata. Alcuni hanno detto che avevano sentito parlare di noi e che erano lieti che finalmente fossimo arrivati. Abbiamo incontrato persone meravigliose, come alcuni cacciatori di foche di ritorno da spedizioni al Polo Nord, e i nativi, contenti e frugali e alquanto scettici sulla civiltà moderna”.

Nei giorni successivi tutti ebbero belle esperienze. La letteratura biblica fu accolta con apprezzamento ovunque. In diverse case i Testimoni iniziarono subito studi biblici. Descrivendo un’abitazione in cui trovò un interessato, Inge narra: “Era un monolocale pulito e comodo. Per tre giorni di fila abbiamo fatto visita a un uomo mite che viveva lì e ci siamo affezionati molto a lui. Era un vero cacciatore di foche, col suo kayak fuori della casa. Aveva preso molti orsi polari, trichechi e, naturalmente, foche. Durante la nostra ultima visita abbiamo fatto una preghiera con lui e gli occhi gli si sono riempiti di lacrime. Ora dobbiamo lasciare ogni cosa nelle mani di Geova e sperare di avere il tempo e l’opportunità di tornare”.

A Thule si recano spesso gli eschimesi del Canada. Inge riferisce: “Helen ed io abbiamo incontrato diversi eschimesi del Canada. È interessante il fatto che si capiscono con quelli della Groenlandia; sembra che gli abitanti delle terre artiche parlino lingue affini. Sebbene gli eschimesi del Canada abbiano la propria lingua scritta, erano in grado di leggere la nostra letteratura in groenlandese. Questo può offrire loro opportunità molto interessanti”.

Anche gli insediamenti distanti 50-60 chilometri di navigazione furono visitati. “Mentre ci dirigevamo verso il villaggio di Qeqertat, abbiamo seguito da vicino la costa, nella speranza di incontrare qualche cacciatore di narvali. E infatti, su uno spuntone di roccia, abbiamo trovato un accampamento di tre o quattro famiglie, con abiti di pelliccia, tende e kayak. Impugnando la fiocina, gli uomini sedevano a turno sulla roccia pronti a scorgere gli ambìti narvali. Avendo già atteso invano per diversi giorni, non sono stati molto contenti di vederci, perché temevano che facessimo fuggire i cetacei! Sembrava che vivessero in un mondo a parte. Le donne hanno accettato alcune pubblicazioni, ma non era il momento adatto per proseguire la conversazione. Siamo arrivati a Qeqertat alle 23 e abbiamo finito l’ultima visita nel villaggio verso le 2 del mattino!”

“Finalmente abbiamo raggiunto Siorapaluk, l’insediamento più settentrionale della Groenlandia. È situato su una spiaggia sabbiosa ai piedi di alcune rocce ricoperte di erba in un ambiente altrimenti brullo”. Nella loro opera di predicazione i Testimoni hanno letteralmente raggiunto le più distanti parti della terra, almeno in direzione nord.

Fine del viaggio

I Testimoni hanno portato a termine la missione. Hanno predicato di casa in casa e di tenda in tenda, distribuito pubblicazioni, ottenuto abbonamenti, mostrato videocassette, parlato con molti groenlandesi e tenuto studi biblici. Ora è tempo di tornare a casa. “Quando siamo risaliti sul gommone per uscire a forza di remi dal villaggio di Moriusaq, erano in tanti sulla spiaggia a salutarci, agitando le mani in cui stringevano i libri o gli opuscoli che avevano preso”.

In seguito, in un punto deserto della costa, i Testimoni sono rimasti sorpresi vedendo un uomo che, come spuntato dal nulla, gesticolava in cima a una roccia! “Naturalmente siamo sbarcati per parlargli. Era un giovane di Berlino, che stava risalendo la costa col suo kayak ed era in viaggio da un mese. In Germania veniva regolarmente visitato dai testimoni di Geova e aveva diversi loro libri. Siamo stati un paio d’ore con lui ed è rimasto davvero colpito di aver incontrato i Testimoni in un luogo così sperduto”.

Nel villaggio di Savissivik, che all’andata era stato saltato, i ministri viaggianti hanno ricevuto una straordinaria accoglienza. Alcuni abitanti avevano avuto e letto la letteratura l’anno prima ed erano ansiosi di ricevere altro cibo spirituale.

La traversata di ritorno della baia di Melville richiese 14 ore. “Abbiamo assistito a un tramonto, che qui dura molte ore, con continui cambiamenti di colore, uno spettacolo fantasmagorico. Anche l’alba, che segue immediatamente il tramonto, dura molte ore. Mentre il tramonto dipingeva ancora di rosso e cremisi il cielo nord-orientale, un po’ più a sud sorgeva il sole. È una scena impossibile da descrivere, e anche difficile da fotografare”. L’equipaggio rimase alzato tutta la notte.

“Quando siamo giunti a Kullorsuaq, eravamo sfiniti. Ma ci sentivamo felici e soddisfatti. Eravamo riusciti a portare a termine la traversata! Nel resto del viaggio abbiamo trovato molto interesse in villaggi e località lungo la costa. La domanda che spesso sentivamo ripetere era: ‘Perché qualcuno di voi non rimane qui con noi? Ci dispiace che ripartiate così presto!’”

A Qaarsut una famiglia amichevole invitò cinque visitatori a cena. “La famiglia voleva che passassimo la notte lì. Ma dato che c’erano ancoraggi migliori una quarantina di chilometri più avanti, abbiamo declinato l’invito e siamo ripartiti. In seguito abbiamo appreso che il giorno successivo, la mattina presto, un grosso iceberg si è spezzato e un’ondata ha travolto 14 piccole imbarcazioni proprio là dove eravamo stati noi!”

Alla fine il gruppo tornò a Ilulissat, avendo portato a termine la spedizione a Thule. Più o meno nello stesso tempo altri due proclamatori avevano raggiunto località isolate della costa orientale della Groenlandia. In questi due viaggi i proclamatori hanno distribuito in totale 1.200 libri, 2.199 opuscoli e 4.224 riviste, e hanno ottenuto 152 abbonamenti. Ora i contatti con i molti nuovi interessati vengono tenuti per telefono o per corrispondenza.

Nonostante il tempo, le energie e le spese che comporta, i testimoni di Geova provano molta gioia nell’ubbidire al comando del Signore di ‘essergli testimoni fino alla più distante parte della terra’. — Atti 1:8.

[Riquadro a pagina 28]

Lungo la costa orientale della Groenlandia

PIÙ o meno nello stesso tempo in cui il gruppo dei proclamatori è arrivato a Thule, una coppia di Testimoni, Viggo e Sonja, ha raggiunto un altro territorio vergine, Ittoqqortoormiit (Scoresbysund), sulla costa orientale della Groenlandia. Per arrivarci hanno dovuto recarsi prima in Islanda, prendere un aereo fino a Constable Point sulla costa groenlandese e poi servirsi di un elicottero.

“Era la prima volta che i testimoni di Geova raggiungevano questo luogo”, spiegano i due pionieri, di lingua madre groenlandese. “Nonostante l’isolamento, la popolazione era sorprendentemente ben informata. Ma era pure contenta di imparare cose nuove. Come abili narratori di storie, ci hanno raccontato per filo e per segno le battute di caccia alla foca e altre esperienze avute a contatto con la natura”. Come hanno accolto la predicazione?

“Andando di casa in casa abbiamo incontrato J——, un catechista. ‘Grazie per avermi incluso nelle vostre visite’, ha detto. Gli abbiamo mostrato le nostre pubblicazioni e come si usano. Il giorno seguente è venuto a cercarci e ha chiesto spiegazioni sul nome Geova. Gli abbiamo mostrato la spiegazione contenuta in una nota in calce della sua stessa Bibbia groenlandese. Dopo la nostra partenza ha telefonato ai nostri amici a Nuuk per ringraziare della visita. Dobbiamo continuare a cercare di aiutare quest’uomo.

“Abbiamo incontrato anche O——, un insegnante che conosce i testimoni di Geova. Ci ha concesso due ore per parlare alla sua classe di ragazzi, d’età compresa fra i 14 e i 16 anni. Così abbiamo fatto vedere loro la nostra videocassetta e risposto alle loro domande. Il libro I giovani chiedono... Risposte pratiche alle loro domandea e altri libri sono andati via che è una meraviglia. Successivamente abbiamo incontrato tre ragazze della classe. Avevano un sacco di domande da fare e una di loro era particolarmente interessata. Ha chiesto: ‘Come si diventa Testimoni? Sicuramente dev’essere bello essere come voi. Anche mio padre è della vostra idea’. Le abbiamo promesso che le avremmo scritto.

“In un villaggio abbiamo conosciuto un altro catechista, M——, con cui abbiamo fatto un’interessante conversazione. Si è offerto di far avere le nostre pubblicazioni agli uomini che erano a caccia non appena fossero tornati. Così ora egli è il nostro ‘proclamatore’ in quel luogo sperduto”.

Pur avendo fatto un viaggio lungo ed estenuante, i due pionieri ritengono che i loro sforzi siano stati riccamente ricompensati.

[Nota in calce]

a Edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.

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