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“Il mio Regno non fa parte di questo mondo”La Torre di Guardia (per lo studio) 2018 | Giugno
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“Il mio Regno non fa parte di questo mondo”
“Per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza riguardo alla verità” (GIOV. 18:37)
1, 2. (a) Perché possiamo dire che il mondo è sempre più diviso? (b) A quali domande risponderemo in questo articolo?
“SIN da piccola avevo visto solo ingiustizie”, racconta una sorella dell’Europa meridionale. “Perciò mi opposi al sistema politico del mio paese e iniziai ad appoggiare idee che molti consideravano radicali. Per tanti anni sono anche stata fidanzata con un terrorista”. Un fratello nell’Africa meridionale spiega così perché era una persona violenta: “Pensavo che la mia tribù fosse superiore a tutte le altre, e mi unii a un partito politico. Ci insegnarono a usare le lance per uccidere gli avversari, anche quelli della nostra tribù che sostenevano altri partiti”. Una sorella che vive nell’Europa centrale ammette: “Ero prevenuta e odiavo chiunque fosse diverso da me per nazionalità o religione”.
2 Oggi sempre più persone hanno un atteggiamento simile a quello che avevano queste tre persone. Stanno prendendo piede movimenti indipendentisti che ricorrono alla violenza; le divisioni politiche sono diventate più radicali e in molti paesi l’odio verso gli stranieri non fa che crescere. Come aveva predetto la Bibbia, in questi ultimi giorni le persone non sono ‘disposte a nessun accordo’ (2 Tim. 3:1, 3). Mentre il mondo è sempre più diviso, come possiamo noi cristiani salvaguardare la nostra unità? Abbiamo molto da imparare dall’esempio di Gesù, che visse in un paese lacerato da disordini politici. In questo articolo risponderemo a tre domande: Perché Gesù rifiutò di farsi coinvolgere nei movimenti separatisti? In che modo dimostrò che i servitori di Dio non devono schierarsi nelle questioni politiche? E in che modo ci insegnò che la violenza non è mai giustificata?
L’ATTEGGIAMENTO DI GESÙ VERSO I MOVIMENTI INDIPENDENTISTI
3, 4. (a) Quali aspettative avevano gli ebrei ai tempi di Gesù? (b) In che modo queste aspettative influirono sui discepoli di Gesù?
3 Molti ebrei a cui Gesù predicava volevano l’indipendenza da Roma. Gli zeloti, un gruppo di nazionalisti ebrei, avevano alimentato questo desiderio nel popolo. Molti di loro seguivano le idee di Giuda il galileo, un falso messia del I secolo che sviò tanti. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio dice che questo Giuda “spinse gli abitanti alla ribellione, colmandoli di ingiurie se avessero continuato a pagare il tributo ai romani”.a Giuda finì per essere messo a morte proprio dai romani (Atti 5:37). Alcuni zeloti fecero addirittura ricorso alla violenza per raggiungere i loro obiettivi.
4 A parte questi estremisti, gli ebrei comuni aspettavano con impazienza l’arrivo di un Messia attivo in campo politico. Si aspettavano infatti che il Messia li liberasse dai romani e rendesse di nuovo Israele una grande nazione (Luca 2:38; 3:15). Molti credevano che il Messia avrebbe stabilito un regno sulla terra, in Israele. A quel punto i milioni di ebrei dispersi all’estero sarebbero potuti tornare in patria. Una volta, perfino Giovanni Battista chiese a Gesù: “Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?” (Matt. 11:2, 3). Forse Giovanni voleva sapere se sarebbe stato qualcun altro a realizzare tutte le speranze degli ebrei. Dopo la risurrezione di Gesù, due discepoli lo incontrarono lungo la strada per Emmaus. Anche loro dissero di aver sperato che Gesù fosse colui che avrebbe liberato Israele. (Leggi Luca 24:21.) Poco tempo dopo, gli apostoli chiesero a Gesù: “Signore, è questo il tempo in cui ristabilirai il regno per Israele?” (Atti 1:6).
5. (a) Perché gli abitanti della Galilea volevano che Gesù diventasse il loro re? (b) In che modo Gesù corresse il loro modo di pensare?
5 Con tutta probabilità queste aspettative nei confronti del Messia portarono gli abitanti della Galilea a volere che Gesù diventasse il loro re. Ai loro occhi Gesù sarà sembrato il leader ideale: sapeva parlare bene in pubblico, era in grado di guarire i malati e poteva anche dare da mangiare a chi non ne aveva. Dopo aver sfamato circa 5.000 uomini, Gesù percepì le intenzioni del popolo. “Allora, sapendo che stavano venendo a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte da solo” (Giov. 6:10-15). Il giorno dopo, sull’altra riva del Mar di Galilea, probabilmente l’entusiasmo si era un po’ smorzato. Quindi Gesù spiegò alla folla che era venuto ad aiutare la nazione non in senso materiale, ma spirituale. “Datevi da fare non per il cibo che si deteriora”, disse, “ma per il cibo che dura e porta alla vita eterna” (Giov. 6:25-27).
6. In che modo Gesù fece capire bene che non cercava il potere politico sulla terra? (Vedi l’immagine iniziale.)
6 Poco prima di morire, Gesù capì che alcuni dei suoi seguaci si aspettavano che stabilisse un regno sulla terra con capitale Gerusalemme. Corresse quell’idea narrando la parabola delle mine. In base a questa parabola Gesù, l’“uomo di famiglia nobile”, sarebbe dovuto andare via per un lungo periodo (Luca 19:11-13, 15). Anche davanti alle autorità romane Gesù sottolineò la sua posizione neutrale. Ponzio Pilato gli chiese: “Sei tu il re dei giudei?” (Giov. 18:33). Per tutta la durata della sua carica Pilato si preoccupò di evitare disordini politici. Quindi, forse fece quella domanda perché aveva paura che Gesù potesse fomentare una rivolta. Ma Gesù gli rispose: “Il mio Regno non fa parte di questo mondo” (Giov. 18:36). Non si sarebbe fatto coinvolgere nella politica, perché il suo Regno doveva essere in cielo. Disse a Pilato che sulla terra la sua opera era “rendere testimonianza riguardo alla verità”. (Leggi Giovanni 18:37.)
Siete concentrati sui problemi di questo mondo o sul Regno di Dio? (Vedi il paragrafo 7)
7. Perché può essere difficile non simpatizzare, anche solo dentro di noi, per un movimento indipendentista?
7 Se, come Gesù, capiamo chiaramente qual è l’opera che ci è stata affidata, eviteremo di simpatizzare, anche solo dentro di noi, per un certo movimento indipendentista. A volte può essere difficile. “La gente nella nostra zona è sempre più radicale”, osserva un sorvegliante viaggiante. “Predomina uno spirito nazionalistico, e molti sono sicuri che l’indipendenza politica migliorerà la loro vita. Fortunatamente, i fratelli hanno salvaguardato la loro unità cristiana concentrandosi sulla predicazione della buona notizia del Regno. Hanno fiducia che Dio eliminerà l’ingiustizia e gli altri problemi che affrontiamo”.
IN CHE MODO GESÙ RIMASE NEUTRALE NELLE QUESTIONI POLITICHE?
8. Quale ingiustizia opprimeva molti ebrei dei tempi di Gesù?
8 Le ingiustizie spesso accendono l’interesse per la politica. Ai tempi di Gesù le tasse erano una questione politica scottante. Infatti, la ribellione di Giuda il galileo, menzionato prima, scoppiò quando i romani fecero un censimento del popolo per assicurarsi che tutti pagassero le tasse. I sudditi romani, tra cui le persone a cui Gesù parlava, dovevano pagare molte tasse, per esempio su beni, terreni e case. E la corruzione degli esattori di tasse aumentava il senso di oppressione. A volte gli esattori compravano a un’asta pubblica una posizione di particolare autorità, che permetteva loro di trarre profitto dalle imposte riscosse. Zaccheo, il capo degli esattori di tasse di Gerico, era diventato ricco estorcendo soldi alla gente (Luca 19:2, 8). Probabilmente questo modo di fare era molto comune in quel periodo.
9, 10. (a) In che modo i nemici di Gesù cercarono di coinvolgerlo in una questione politica? (b) Cosa impariamo dal modo in cui reagì Gesù? (Vedi l’immagine iniziale.)
9 I nemici di Gesù cercarono di coinvolgerlo nella questione delle tasse. In particolare volevano che si esprimesse riguardo al “tributo”, la tassa di un denaro che tutti i sudditi dell’impero romano erano tenuti a pagare. (Leggi Matteo 22:16-18.) Agli ebrei faceva rabbia dover pagare questa tassa, perché ricordava loro che erano sotto il controllo di Roma. I “sostenitori di Erode” avevano sollevato l’argomento sperando che Gesù dicesse di non pagarla; così avrebbero potuto accusarlo di sedizione. Se invece avesse detto di pagarla, Gesù avrebbe potuto perdere il sostegno dei suoi seguaci.
10 Gesù restò neutrale sulla questione delle tasse. Infatti disse: “Rendete [...] a Cesare ciò che è di Cesare, ma a Dio ciò che è di Dio” (Matt. 22:21). Ovviamente Gesù sapeva che c’era molta corruzione tra gli esattori di tasse, ma non si soffermò su questo. Non voleva farsi distrarre dall’unica vera soluzione ai problemi: il Regno di Dio. In questo modo ha dato l’esempio a tutti i suoi seguaci. I cristiani non devono lasciarsi coinvolgere in questioni politiche, neanche quando sembra si tratti di una giusta causa. Piuttosto che soffermarsi sulle ingiustizie e crearsi forti opinioni o esprimere la propria contrarietà, cercano “il Regno e la giustizia di Dio” (Matt. 6:33).
11. Come possiamo usare in modo positivo il nostro desiderio di giustizia?
11 Molti testimoni di Geova si sono liberati dalle forti idee politiche che avevano un tempo. “Dopo aver studiato sociologia all’università ho sviluppato idee radicali”, dice una sorella della Gran Bretagna. “Volevo difendere i diritti dei neri, perché avevamo subìto troppe ingiustizie. Anche se riuscivo sempre ad avere la meglio nei dibattiti, alla fine mi sentivo comunque frustrata. Non mi rendevo conto che le cause delle ingiustizie razziali dovevano essere sradicate dal cuore delle persone. Quando iniziai a studiare la Bibbia, però, mi resi conto che era dal mio che dovevo iniziare. E fu proprio una sorella bianca che con pazienza mi aiutò a farlo. Ora servo come pioniera regolare in una congregazione di lingua dei segni e sto imparando a contattare qualsiasi tipo di persona”.
“RIMETTI LA SPADA AL SUO POSTO”
12. Quale tipo di “lievito” Gesù disse ai discepoli di evitare?
12 Ai giorni di Gesù la religione spesso era immischiata nella politica. Il libro La vita quotidiana in Palestina al tempo di Gesù osserva: “Si può ritenere [...] che le sette religiose tra le quali si suddividevano gli ebrei corrispondessero grosso modo a quelli che noi chiamiamo partiti politici”.b Per questo Gesù avvertì i suoi discepoli: “Tenete gli occhi aperti; guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode” (Mar. 8:15). Quando menzionò Erode, Gesù molto probabilmente si riferiva ai sostenitori di Erode. L’altro gruppo, quello dei farisei, voleva l’indipendenza degli ebrei da Roma. In base al racconto di Matteo, Gesù in questa occasione menzionò anche i sadducei, che invece volevano che le cose rimanessero com’erano. Molti di loro infatti ricoprivano cariche politiche sotto l’amministrazione romana. Gesù avvertì senza mezzi termini i suoi discepoli di stare alla larga “dal lievito”, o dall’insegnamento, promosso da questi tre gruppi (Matt. 16:6, 12). È interessante notare che Gesù diede questo avvertimento poco dopo l’occasione in cui il popolo aveva tentato di farlo re.
13, 14. (a) In che modo questioni politiche e religiose causarono violenza e ingiustizia? (b) Perché l’ingiustizia non giustifica mai la violenza? (Vedi l’immagine iniziale.)
13 Quando la religione si immischia nella politica, è facile che si scatenino atti di violenza. Gesù insegnò ai suoi discepoli a rimanere completamente neutrali. Questo è uno dei motivi per cui i capi sacerdoti e i farisei volevano ucciderlo. Consideravano Gesù un rivale politico e religioso che poteva indebolire la loro posizione. “Se lo lasciamo fare, riporranno tutti fede in lui, e i romani verranno e ci toglieranno sia il nostro luogo che la nostra nazione”, dissero (Giov. 11:48). Di conseguenza il sommo sacerdote Caiafa organizzò un complotto per far uccidere Gesù (Giov. 11:49-53; 18:14).
14 Caiafa mandò dei soldati ad arrestare Gesù di notte. Gesù era a conoscenza di questo piano; così durante la sua ultima cena con gli apostoli disse loro di prendere delle spade. Gliene sarebbero bastate due per insegnare una lezione molto importante (Luca 22:36-38). Più tardi una folla venne ad arrestare Gesù. Pietro, preso dalla rabbia per quell’ingiustizia, attaccò uno degli uomini con una spada (Giov. 18:10). Ma Gesù gli disse: “Rimetti la spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada moriranno di spada” (Matt. 26:52, 53). Così Gesù insegnò in modo indelebile ai suoi discepoli che non dovevano fare parte del mondo, cosa per cui aveva pregato poco prima. (Leggi Giovanni 17:16.) Solo Dio ha il diritto di combattere le ingiustizie.
15, 16. (a) In che modo la Parola di Dio ha aiutato alcuni cristiani a evitare i conflitti? (b) Quale contrasto nota Geova osservando il mondo di oggi?
15 La sorella dell’Europa meridionale menzionata prima ha fatto suoi questi princìpi. “Ho capito che con la violenza non si ottiene giustizia”, racconta. “Ho visto che chi ricorre alla violenza spesso finisce per essere ammazzato. E di solito ne risulta comunque amarezza. Sono davvero contenta di aver imparato dalla Bibbia che solo Dio può portare vera giustizia sulla terra. È questo il messaggio che predico da 25 anni”. Il fratello dell’Africa meridionale ha rimpiazzato la sua lancia con “la spada dello spirito, cioè la parola di Dio”, e predica un messaggio di pace a persone di tutte le tribù (Efes. 6:17). Dopo essere diventata testimone di Geova, la sorella dell’Europa centrale ha sposato un Testimone appartenente a un gruppo etnico che prima odiava. Tutti e tre hanno fatto questi cambiamenti perché volevano assomigliare a Cristo.
16 È davvero importante fare simili cambiamenti! La Bibbia paragona l’umanità a un mare agitato, un mare che non conosce pace (Isa. 17:12; 57:20, 21; Riv. 13:1). Mentre le questioni politiche creano agitazioni, divisioni e insensati atti di violenza, noi restiamo pacifici e uniti. Quando Geova osserva questo mondo diviso deve essere davvero felice di vedere l’unità che esiste nel suo popolo! (Leggi Sofonia 3:17.)
17. (a) Quali sono tre modi in cui possiamo promuovere l’unità? (b) Cosa vedremo nel prossimo articolo?
17 Abbiamo visto che possiamo promuovere l’unità cristiana se (1) siamo convinti che il Regno di Dio correggerà tutte le ingiustizie, (2) ci rifiutiamo di schierarci nelle questioni politiche e (3) respingiamo la violenza. A volte però la nostra unità viene minacciata dal pregiudizio. Nel prossimo articolo vedremo dall’esempio dei cristiani del I secolo come possiamo superare questo ostacolo.
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Uniti come lo sono Geova e GesùLa Torre di Guardia (per lo studio) 2018 | Giugno
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Uniti come lo sono Geova e Gesù
Prego affinché siano tutti uno, come tu, Padre, sei unito a me (GIOV. 17:20, 21)
1, 2. (a) Cosa chiese Gesù nella sua ultima preghiera con gli apostoli? (b) Cosa potrebbe aver spinto Gesù a sottolineare l’importanza di essere uniti?
PER Gesù l’unità era importante. Durante la sua ultima cena con gli apostoli, infatti, espresse in preghiera il desiderio che tutti i suoi discepoli fossero uniti, proprio come lui e suo Padre sono uniti. (Leggi Giovanni 17:20, 21.) La loro unità avrebbe dimostrato chiaramente che Geova aveva mandato Gesù sulla terra per fare la Sua volontà. L’amore sarebbe stata una caratteristica dei veri discepoli di Cristo e avrebbe contribuito alla loro unità (Giov. 13:34, 35).
2 Il fatto che Gesù abbia sottolineato l’importanza di essere uniti è comprensibile. Aveva notato una certa mancanza di unità o armonia tra gli apostoli. Per esempio, come era già successo, durante la sua ultima cena con loro nacque una discussione “su chi fra loro dovesse essere considerato il più grande” (Luca 22:24-27; Mar. 9:33, 34). In un’altra occasione Giacomo e Giovanni chiesero a Gesù di poter avere nel suo Regno dei posti importanti, proprio accanto a lui (Mar. 10:35-40).
3. Quali potevano essere le cause di divisione tra i discepoli di Cristo, e a quali domande risponderemo?
3 Il desiderio di preminenza, comunque, non era l’unica possibile causa di divisione tra i discepoli di Cristo. Le persone a quei tempi erano divise da odio e pregiudizio. I discepoli di Gesù dovevano liberarsi da quei sentimenti. In questo articolo risponderemo alle seguenti domande: Come si comportò Gesù in quella società piena di pregiudizi? In che modo insegnò ai suoi seguaci a trattare gli altri con imparzialità e a essere veramente uniti? E in che modo i suoi insegnamenti ci aiutano a mantenere l’unità?
PREGIUDIZI VERSO GESÙ E I SUOI SEGUACI
4. Fate esempi di pregiudizi verso Gesù.
4 Gesù stesso fu vittima di pregiudizi. Quando Filippo disse a Natanaele di aver trovato il Messia, Natanaele rispose: “Può venire qualcosa di buono da Nazaret?” (Giov. 1:46). Pare che Natanaele conoscesse la profezia di Michea 5:2. Avrà quindi pensato che il Messia non potesse venire da un luogo così insignificante come Nazaret. Anche alcuni giudei in vista disprezzarono Gesù perché era galileo (Giov. 7:52). Molti abitanti della Giudea, infatti, consideravano inferiori quelli che venivano dalla Galilea. Altri giudei cercarono di offendere Gesù dicendo che era un samaritano (Giov. 8:48). Dal punto di vista etnico e religioso i samaritani erano diversi dagli ebrei, e sia in Giudea che in Galilea le persone non avevano un grande rispetto per i samaritani e li evitavano (Giov. 4:9).
5. Di quali pregiudizi furono vittima i seguaci di Gesù?
5 I capi ebrei disprezzavano anche i seguaci di Gesù. I farisei, per esempio, li consideravano “gente maledetta” (Giov. 7:47-49). Per loro quelli che non avevano studiato nelle scuole rabbiniche o non seguivano le loro tradizioni erano persone spregevoli, comuni (Atti 4:13, nt.). I pregiudizi di cui furono vittima Gesù e i suoi discepoli nascevano da divisioni religiose, sociali ed etniche. Quei pregiudizi avevano contagiato anche i discepoli. Per essere uniti, quindi, avrebbero dovuto cambiare il loro modo di pensare.
6. In che modo i pregiudizi ci possono condizionare? Fate esempi.
6 Oggi viviamo in un mondo pieno di pregiudizi. Ne possiamo essere vittima, oppure possiamo essere proprio noi ad averne. “Quando mi soffermavo sulle ingiustizie che gli aborigeni avevano subìto e continuavano a subire, il mio odio per i bianchi cresceva”, spiega una sorella dell’Australia che ora è pioniera. “Questo odio era alimentato anche dai maltrattamenti che io stessa avevo subìto”. Un fratello del Canada, invece, un tempo aveva pregiudizi linguistici. “Pensavo che quelli che parlavano francese fossero superiori”, ammette. “E così iniziai a non sopportare quelli che parlavano inglese”.
7. Come si comportò Gesù in una società piena di pregiudizi?
7 Oggi i pregiudizi possono essere profondamente radicati come lo erano ai giorni di Gesù. Lui come si comportò? Innanzitutto non si lasciò mai condizionare dai pregiudizi; fu completamente imparziale. Predicò a poveri e ricchi, samaritani e farisei, addirittura a esattori di tasse e peccatori. Inoltre, con i suoi insegnamenti e con l’esempio, dimostrò ai discepoli che non dovevano essere sospettosi o intolleranti.
LIBERARSI DAI PREGIUDIZI CON L’AMORE E L’UMILTÀ
8. Quale principio fondamentale sta alla base dell’unità cristiana? Spiegate.
8 Gesù insegnò un principio fondamentale che sta alla base della nostra unità. Ai suoi discepoli disse: “Voi siete tutti fratelli”. (Leggi Matteo 23:8, 9.) Ovviamente siamo “fratelli” perché discendiamo tutti da Adamo (Atti 17:26). Ma questa non è l’unica ragione. Gesù spiegò che i suoi discepoli erano fratelli e sorelle anche perché riconoscevano che Geova era il loro Padre celeste (Matt. 12:50). Erano entrati a far parte di una grande famiglia spirituale unita dall’amore e dalla fede. Ecco perché gli apostoli nelle loro lettere spesso si riferivano agli altri cristiani chiamandoli fratelli e sorelle (Rom. 1:13; 1 Piet. 2:17; 1 Giov. 3:13).a
9, 10. (a) Perché gli ebrei non avevano motivo di considerarsi superiori? (b) In che modo Gesù insegnò a liberarsi dal pregiudizio razziale? (Vedi l’immagine iniziale.)
9 Dopo aver spiegato che ci dovremmo considerare fratelli e sorelle, Gesù sottolineò l’importanza dell’umiltà. (Leggi Matteo 23:11, 12.) Come abbiamo già visto, a volte l’orgoglio creò delle divisioni tra gli apostoli. Ma esisteva anche il problema dell’orgoglio razziale. Molti ebrei erano assolutamente convinti di potersi sentire superiori perché erano discendenti di Abraamo. Giovanni Battista però disse loro: “Dio può suscitare figli ad Abraamo da queste pietre” (Luca 3:8).
10 Gesù insegnò che è sbagliato essere orgogliosi della propria razza. Ad esempio lo fece quando uno scriba gli chiese: “Chi è davvero il mio prossimo?” Per rispondere a quella domanda raccontò una parabola. Un ebreo venne picchiato da alcuni ladri e lasciato per strada. Dei passanti ebrei lo ignorarono, mentre un samaritano si impietosì e si prese amorevolmente cura di lui. Gesù terminò la parabola dicendo allo scriba che doveva essere come il samaritano (Luca 10:25-37). Così Gesù dimostrò che un samaritano poteva insegnare agli ebrei cosa significava amare davvero il prossimo.
11. Perché i discepoli dovevano essere imparziali, e in che modo Gesù li aiutò a capirlo?
11 Prima di ascendere al cielo, Gesù disse ai suoi discepoli di predicare “in tutta la Giudea e la Samaria, e fino alla più distante parte della terra” (Atti 1:8). Per riuscire a svolgere questo compito, i discepoli avrebbero dovuto liberarsi da ogni forma di pregiudizio e di orgoglio. Gesù li aveva già preparati per un incarico di così vasta portata richiamando la loro attenzione sulle buone qualità di alcuni stranieri. Per esempio, aveva lodato un centurione romano per la sua fede straordinaria (Matt. 8:5-10). Mentre era nella sua città, Nazaret, Gesù aveva ricordato che Geova aveva mostrato favore a persone straniere, come la vedova fenicia che abitava a Sarepta e Naaman, il comandante siro che aveva la lebbra (Luca 4:25-27). Inoltre Gesù non solo predicò a una donna samaritana, ma passò due giorni in una città samaritana perché gli abitanti erano interessati al suo messaggio (Giov. 4:21-24, 40).
I PRIMI CRISTIANI SI LIBERARONO DAL PREGIUDIZIO
12, 13. (a) Come reagirono gli apostoli quando Gesù insegnò a una donna samaritana? (Vedi l’immagine iniziale.) (b) Perché si può dire che Giacomo e Giovanni non avevano ancora capito bene quello che Gesù voleva insegnare?
12 Gli apostoli fecero fatica a mettere da parte il pregiudizio. Ad esempio, si meravigliarono di vedere che Gesù insegnava volentieri a una donna samaritana (Giov. 4:9, 27). Infatti i capi religiosi ebrei non avrebbero parlato in pubblico a una donna, tanto meno a una samaritana con una reputazione discutibile. Gli apostoli pregarono Gesù di mangiare, ma nella sua risposta lui fece capire che la conversazione con quella donna era stata così interessante da far passare in secondo piano la fame. Dio voleva che Gesù predicasse, e per Gesù fare la volontà del Padre, anche predicare a una donna samaritana, era come cibo (Giov. 4:31-34).
13 Giacomo e Giovanni non capirono questa importante lezione. Mentre attraversavano la Samaria con Gesù, i discepoli si fermarono in un villaggio per cercare un posto dove passare la notte. I samaritani rifiutarono di accoglierli, così Giacomo e Giovanni, arrabbiati, chiesero di poter mandare fuoco dal cielo per distruggere l’intero villaggio. Gesù però li rimproverò in modo deciso (Luca 9:51-56). Chissà se Giacomo e Giovanni avrebbero reagito allo stesso modo se quel villaggio inospitale fosse stato in Galilea, la loro regione! È probabile che fosse stato il pregiudizio a scatenare la loro rabbia. In seguito Giovanni partecipò a una campagna di predicazione tra i samaritani e molti lo ascoltarono. Forse in quella circostanza si sarà sentito a disagio ripensando alla reazione impulsiva che aveva avuto in precedenza (Atti 8:14, 25).
14. Come fu risolta una questione forse legata a differenze linguistiche?
14 Non molto tempo dopo la Pentecoste del 33 E.V. sorse un problema di discriminazione. Durante la distribuzione del cibo, le vedove povere di lingua greca venivano trascurate (Atti 6:1). Probabilmente questo era in parte dovuto al pregiudizio linguistico. Gli apostoli posero subito rimedio dando l’incarico di distribuire il cibo a fratelli spiritualmente qualificati. Tutti quegli uomini avevano nomi greci. Questo forse li avrà resi benaccetti alle vedove che si erano sentite trascurate.
15. In che modo Pietro imparò un po’ alla volta a essere imparziale? (Vedi l’immagine iniziale.)
15 Nel 36 E.V. l’opera di fare discepoli assunse un carattere più internazionale. L’apostolo Pietro aveva l’abitudine di stare solo con i giudei. Dio però fece capire che i cristiani non devono essere parziali, e così Pietro predicò a Cornelio, un centurione romano. (Leggi Atti 10:28, 34, 35.) Da allora Pietro mangiò e passò del tempo con cristiani non ebrei, ma anni dopo, nella città di Antiochia, smise di farlo (Gal. 2:11-14). Per questo Paolo lo rimproverò, e lui accettò la correzione. Infatti, nella sua prima lettera ai cristiani ebrei e gentili dell’Asia Minore, Pietro parlò dell’importanza di amare “tutti i fratelli nella fede” (1 Piet. 1:1; 2:17).
16. Per cosa si fecero conoscere i primi cristiani?
16 Non c’è alcun dubbio: grazie all’esempio di Gesù gli apostoli impararono ad amare “persone di ogni tipo” (Giov. 12:32; 1 Tim. 4:10). Ci volle un po’ di tempo, ma riuscirono a correggere il loro modo di pensare. I primi cristiani si fecero conoscere per l’amore che avevano gli uni per gli altri. Nel II secolo Tertulliano scrisse: “‘Vedi’, dicono [i non cristiani], ‘come si amano fra loro [...] e sono pronti a morire l’un per l’altro’”.b Rivestendo la “nuova personalità”, i primi cristiani impararono a considerare tutte le persone allo stesso modo, proprio come fa Dio (Col. 3:10, 11).
17. Come possiamo sradicare il pregiudizio dal nostro cuore? Fate esempi.
17 Anche noi potremmo avere bisogno di tempo per sradicare il pregiudizio dal nostro cuore. Una sorella della Francia descrive con queste parole la sua lotta: “Geova mi ha insegnato cosa significa amare, condividere con gli altri, volere bene a persone di ogni tipo. Ma sto ancora imparando a non farmi condizionare dai pregiudizi. Non è sempre facile; ecco perché continuo a pregare al riguardo”. Una sorella della Spagna è alle prese con sentimenti simili: “A volte devo combattere con la rabbia verso un determinato gruppo etnico. Spesso ci riesco, ma riconosco che ho bisogno di continuare a lottare. Sono felice di far parte di una famiglia unita, e ringrazio Geova per questo”. Ognuno di noi può farsi un onesto esame e vedere se, come hanno fatto queste due sorelle, ha bisogno di liberarsi di qualche pregiudizio.
QUANDO L’AMORE CRESCE, IL PREGIUDIZIO SCOMPARE
18, 19. (a) Per quali motivi dovremmo accogliere tutti? (b) In quali modi pratici possiamo farlo?
18 È bene ricordare che anche noi siamo stati “estranei”, o stranieri, cioè lontani da Dio (Efes. 2:12). Ma Geova ci ha attirato “con le corde dell’amore” (Osea 11:4; Giov. 6:44). E Cristo ci ha accolto; ci ha, per così dire, aperto le porte per permetterci di entrare a far parte della famiglia di Dio. (Leggi Romani 15:7.) Quindi, dal momento che Gesù ci ha accolto nonostante la nostra imperfezione, l’idea di respingere un’altra persona non dovrebbe neanche sfiorarci!
I servitori di Geova ricercano “la sapienza che viene dall’alto” e sono uniti dall’amore (Vedi il paragrafo 19)
19 Mentre ci avviciniamo alla fine di questo sistema malvagio, divisioni, pregiudizi e odio di sicuro aumenteranno (Gal. 5:19-21; 2 Tim. 3:13). Ma noi serviamo Geova, perciò ricerchiamo “la sapienza che viene dall’alto”, che è imparziale e promuove la pace (Giac. 3:17, 18). Ci fa piacere fare amicizia con persone di altre nazioni, accettare il modo in cui fanno le cose e forse imparare anche la loro lingua. Così la pace scorre “come un fiume” e la giustizia è “come le onde del mare” (Isa. 48:17, 18).
20. Cosa succede quando l’amore modella la nostra mente e il nostro cuore?
20 La sorella dell’Australia menzionata in precedenza riconosce che lo studio della Bibbia l’ha aiutata a cambiare. “Mi ha spalancato le porte della vera conoscenza”, dice. “Sono stata modellata, e ora ho un cuore e una mente nuovi. Così tutto l’odio e il pregiudizio che avevo sono spariti davanti ai miei occhi”. Il fratello canadese di lingua francese ammette di aver capito che “il razzismo spesso è figlio dell’ignoranza e che le qualità delle persone non dipendono dal loro luogo di nascita”. Ha addirittura sposato una sorella di lingua inglese! Questi cambiamenti sono la dimostrazione del fatto che l’amore cristiano vince il pregiudizio. L’amore ci unisce formando un legame indistruttibile (Col. 3:14).
a La parola “fratelli” può includere anche le sorelle della congregazione. Paolo indirizzò la sua lettera ai “fratelli” di Roma, termine che senza dubbio includeva le sorelle, dal momento che ne menzionò diverse per nome (Rom. 16:3, 6, 12). Sin dagli inizi La Torre di Guardia ha definito i cristiani nella congregazione ‘fratelli e sorelle’.
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