L’uomo è in grado di fermarlo?
DATO che con il loro operato i mercanti d’armi privano i poveri di un’enorme quantità di beni e servizi necessari, perché nessuno li ferma? La risposta è semplice: il commercio delle armi vuol dire soldi e potere. I seguenti fatti circa la portata, gli interessi e i metodi di questo florido commercio vi aiuteranno a capire perché l’uomo non può fermarlo.
I guadagni di molte persone dipendono dall’industria bellica. Dall’inizio del secolo l’industria degli armamenti è stata quella a carattere più internazionale. Direttamente o indirettamente, vi lavorano in tutto il mondo circa 50 milioni di persone. Inoltre, un quarto degli scienziati del mondo, cioè circa 500.000 persone, sono impegnati in ricerche militari.
Sono in ballo enormi interessi economici. Dal 1960 le nazioni del mondo hanno speso nella corsa agli armamenti 15.200 miliardi di dollari (al valore del 1984). E la domanda di armi continua. Per esempio, nel 1987 le spese militari hanno toccato un nuovo massimo di 1,8 milioni di dollari al minuto! Sempre nel 1987 ci sono state 22 guerre calde, con almeno 2,2 milioni di vittime: più guerre che in qualsiasi altro anno della storia documentata!a Il conflitto fra Iran e Iraq, ritenuto la guerra locale più sanguinaria e divoratrice di risorse della storia documentata, ha assorbito per anni parte della produzione bellica di ogni parte del mondo.
Nonostante il gran parlare di pace, le spese militari del mondo hanno raggiunto all’incirca i mille miliardi di dollari. In effetti il mondo spende quasi tremila volte di più per gli eserciti che per il mantenimento della pace!
Dietro il banco del bazar mondiale delle armi ci sono molte nazioni. Le due superpotenze sono i venditori più importanti a livello mondiale. Nell’Europa occidentale i quattro produttori principali sono Francia, Gran Bretagna, Germania occidentale e Italia. Di recente si sono aggiunte la Grecia, la Spagna e l’Austria.
Persino nazioni neutrali vendono armi e tecnologie militari. La Svezia, cui si deve l’istituzione del premio Nobel per la pace, possiede due delle più avanzate industrie belliche del mondo, che producono caccia militari, pezzi di artiglieria ed esplosivi destinati all’esportazione. Anche la Svizzera, nota per la Croce Rossa e le attività umanitarie, è coinvolta nel commercio internazionale delle armi. Ad incrementare l’intensa concorrenza, sempre più paesi del Terzo Mondo stanno diventando produttori di armi.
Concorrenza spietata
Tutti i commercianti, tramite la pubblicità, cercano di convincere i possibili clienti che i loro prodotti (sia che si tratti di auto, rasoi elettrici o scope) sono i migliori. Similmente, su lussuose pubblicazioni specializzate, i mercanti d’armi pubblicizzano i loro micidiali prodotti garantendone la distruttività.
Supponete di leggere sul giornale del mattino un annuncio come questo: “Cercate un missile killer? L’RBS 70 ha un’ogiva della massima efficacia”, o come quest’altro, che vi offre un’arma leggera anticarro: “Un colpo, e fate sicuramente centro! . . . Nulla può fermarlo”. Che effetto vi farebbe?
Annunci del genere sconvolgerebbero i lettori dei giornali comuni. Ma le riviste specializzate in armamenti ne sono piene. Ovviamente non si legge mai che all’avversario vengono offerte le stesse armi, altrettanto micidiali, altrettanto precise, altrettanto sofisticate. Né si parla mai di come queste armi terrificanti verranno usate, dell’effetto che avranno sui “consumatori” finali, i civili.
Un commercio che si svolge nell’ombra
Benché la maggior parte delle contrattazioni di armi avvengano fra governi, è un commercio che si svolge nell’ombra. In un rapporto confidenziale si legge: “Oltre ai canali ufficiali, esiste una vasta rete commerciale clandestina. I governi fanno i propri interessi, spesso in segreto”.
Anche se in molti stati produttori l’esportazione di armi verso paesi belligeranti è soggetta a rigide norme, le loro armi continuano a raggiungere i campi di battaglia. Una relazione dell’Istituto Internazionale di Ricerche per la Pace, che ha sede a Stoccolma, ne spiega la ragione: “Non esistono paratie stagne fra il traffico legale delle armi e quello ai limiti della legalità o addirittura clandestino. Nessuno stato venditore di armi sembra in grado di controllare pienamente in che modo, contro chi o da chi verranno usate queste armi”. In un articolo di Newsweek sul commercio delle armi viene fatta questa previsione: “È probabile che le restrizioni sulla vendita di armi verranno meno del tutto man mano che più paesi scenderanno in campo come venditori di armi”.
All’ombra di questo traffico internazionale di armi fra stati, opera in tutto il mondo un esercito di venditori privati, che mantengono contatti con le alte sfere politiche e militari. Fra questi ci sono i venditori al servizio delle grandi industrie produttrici di materiale bellico, agenti o mediatori che non toccano mai le armi, contrabbandieri che si fanno pagare le armi con la droga e piccoli trafficanti.
Avide come sono di denaro, alcune ditte produttrici di armi non sembrano fermarsi davanti a nulla. Ecco una lista degli intrighi di cui esse sarebbero responsabili, secondo Anthony Sampson, un investigatore specializzato nel traffico d’armi:
1. Alimentano i timori di una guerra e persuadono i loro stessi paesi ad adottare una politica bellicosa e a potenziare gli armamenti.
2. Corrompono su vasta scala i funzionari governativi.
3. Diffondono notizie false sui programmi militari di vari paesi per incentivare le spese militari.
4. Influenzano l’opinione pubblica attraverso il controllo dei mezzi di informazione.
5. Mettono di proposito una nazione contro l’altra.
6. Organizzano gruppi di imprese in regime di monopolio internazionale per far salire i prezzi delle armi.
Eppure l’industria degli armamenti è più florida che mai. E nessuno sembra in grado di far chiudere bottega a questo potente bazar delle armi. Le due principali organizzazioni internazionali per la pace finora esistite, la Lega o Società delle Nazioni e poi le Nazioni Unite, non sono riuscite a convincere nemmeno uno dei propri membri a ‘fare delle sue spade vomeri’. Il commercio delle armi è ormai così intessuto con gli affari mondiali in senso politico ed economico che molti ritengono che l’uomo non possa fermarlo. Esiste qualcun altro in grado di farlo?
[Nota in calce]
a Guerre con un bilancio minimo di mille morti l’anno.
[Testo in evidenza a pagina 8]
Persino nazioni neutrali vendono armi e tecnologie militari
[Immagini a pagina 7]
I mercanti d’armi pubblicizzano i loro micidiali prodotti su lussuose pubblicazioni specializzate