BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g88 8/1 pp. 22-25
  • Le esposizioni internazionali lottano per sopravvivere

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Le esposizioni internazionali lottano per sopravvivere
  • Svegliatevi! 1988
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Origine e scopo
  • Expo ’86: L’esposizione universale del 1986
  • “Ne valeva veramente la pena?”
  • Costi e debiti
  • Altri fattori
  • Qual è il futuro delle esposizioni?
  • Alcune impressioni sull’Expo ’70 in Giappone
    Svegliatevi! 1970
  • “L’era delle scoperte”: A quale prezzo?
    Svegliatevi! 1992
  • Un salto nel XXI secolo
    Svegliatevi! 1985
  • “La saggezza della natura”
    Svegliatevi! 2007
Altro
Svegliatevi! 1988
g88 8/1 pp. 22-25

Le esposizioni internazionali lottano per sopravvivere

LE ESPOSIZIONI internazionali e le fiere mondiali hanno generalmente suscitato grande interesse nel pubblico. Hanno anche incrementato il commercio mondiale. Adesso però alcuni si chiedono se possano sopravvivere. Perché?

La storia delle fiere e delle esposizioni nonché del loro scopo, e le osservazioni su una recente esposizione, aiuteranno a rispondere a questa domanda.

Origine e scopo

La storia delle fiere può farsi risalire ai tempi precristiani, alle feste e ai raduni religiosi nel Medio Oriente. Esse davano a mercanti come i fenici la possibilità di vendere le loro mercanzie in tutta l’area del Mediterraneo.

Le fiere a carattere commerciale simili a quelle che conosciamo ebbero inizio in Europa nel medioevo. Erano centri di scambio per mercanti e altri. I loro connotati religiosi si vedono dal fatto che la parola “fiera” viene dal latino feriae (festa), in riferimento alle fiere e alle feste religiose. Similmente, “la parola tedesca per fiera, Messe, deriva dal latino missa, che significa ‘messa’”. (The Encyclopedia Americana, International Edition) Col tempo, però, l’aspetto religioso sparì quasi del tutto e venne data importanza al carattere commerciale.

Questo fatto fu evidente all’esposizione tenuta nel Palazzo di Cristallo di Londra nel 1851, considerata la prima vera esposizione internazionale e il modello a cui si sarebbero ispirate le successive. Il suo scopo era di “far conoscere al mondo i prodotti e i processi di fabbricazione inglesi, stimolando così la domanda”. Fu un successo?

L’Encyclopedia Americana risponde: “Non solo gli inglesi impararono a conoscere le splendide arti e i mestieri di altri popoli, ma i visitatori . . . si resero conto della superiorità dei prodotti, dei macchinari e delle tecniche di produzione inglesi. Fu immediatamente registrato un netto aumento nella domanda di prodotti inglesi”.

Aumentando il numero delle esposizioni internazionali, si ritenne opportuno costituire un organismo mondiale. (Lo specchietto a pagina 25 fornisce un elenco parziale delle più conosciute fiere ed esposizioni mondiali). Pertanto nel 1928, a Parigi, 35 nazioni firmarono un accordo per avere una convenzione internazionale al fine di “regolare la frequenza e il metodo di organizzare le fiere mondiali”. Nel 1931 questa convenzione costituì il BIE (Bureau International des Expositions) per sovrintendere a tali rassegne.

Expo ’86: L’esposizione universale del 1986

La più recente esposizione internazionale è stata l’Expo ’86 tenuta a Vancouver, in Canada, dal 2 maggio al 13 ottobre 1986. Il complesso, che copriva una superficie di 70 ettari, era costituito da 90 padiglioni, e vi hanno partecipato 54 nazioni. I protagonisti dell’Expo ’86 sono stati i trasporti e le comunicazioni, infatti il tema era “Mondo in movimento, mondo di comunicazione”. L’elemento principale era l’Expo Centre, una cupola geodetica in acciaio inossidabile alta quanto un edificio di 17 piani. Conteneva fra l’altro un teatro Omnimax di 500 posti per proiettare pellicole su uno schermo alto quanto un edificio di otto piani!

L’Unione Sovietica e gli Stati Uniti hanno esposto i loro veicoli spaziali e i loro satelliti per mostrare i risultati ottenuti nei viaggi e nelle comunicazioni. Il pezzo forte della fiera, comunque, era il padiglione del Canada, situato a Canada Place: una spettacolare struttura da 144.800.000 dollari destinata a diventare un “complesso stabile del governo federale”. Costruito su un molo del porto di Vancouver, è una via di mezzo tra un transatlantico di lusso e un gigantesco cinque alberi in procinto di prendere il largo.

Terminata l’Expo, Canada Place divenne il Centro Mondiale del Commercio. È in una posizione ideale per questo. L’interno è grande come due campi di calcio. Può ospitare 5.000 congressisti, ha altre 23 sale di riunioni e anche un albergo con 500 stanze e una sala da ballo.

“Ne valeva veramente la pena?”

Il fatto che si continuino a usare questi complessi e si valorizzino i luoghi induce alcuni a dire che, indipendentemente dalle spese che comporta un’esposizione universale, ne vale senz’altro la pena. Citano i posti di lavoro creati, l’incremento del turismo, gli introiti fiscali e il nuovo sistema di trasporti, ponti, autostrade, oltre a tutti gli altri utili effetti secondari.

Molti si esprimono in termini lusinghieri circa la qualità e la quantità di svaghi puliti offerti alle famiglie dall’esposizione. All’Expo, oltre agli oggetti istruttivi esposti in ciascun padiglione, c’erano un parco dei divertimenti, quattro anfiteatri e cinema e oltre 43.000 spettacoli gratis, come balli e concerti. L’atmosfera che vi regnava ha indotto qualcuno a dire: “È piacevole anche solo fare una passeggiata”. Uno dei film è stato “proposto per l’Oscar come miglior cortometraggio di animazione”.

Ma “ne valeva veramente la pena?”, ha chiesto un giornale. L’ultimo giorno dell’Expo ’86 un giornale canadese, menzionando le centinaia di milioni di dollari di debiti, ha detto: “Domani cominciano i guai”.

Costi e debiti

“La fiera è terminata con un deficit di 349 milioni di dollari”, riferiva il Toronto Star. I deficit nella gestione di esposizioni passate sono indicati nello specchietto già menzionato. Pertanto l’Expo ’86 non è stata un’eccezione. È vero che ha avuto oltre 22 milioni di visitatori, più del previsto. E ha avuto un’ottima pubblicità gratuita in tutto il mondo: 10.000 giornalisti di 60 paesi erano incaricati di scrivere servizi su di essa. C’erano voluti otto anni di preparativi ed è stata fatta una “brillante campagna mondiale di marketing” per promuoverla. Eppure ha chiuso in passivo.

Ma non c’è stato un rilancio dell’economia? “La travagliata economia della provincia ha ricevuto una breve spinta, come quella che desidera il drogato: qualcosa di rapido, di euforizzante. Ma i promessi investimenti internazionali non sembrano essersi concretizzati”, diceva un articolo. La disoccupazione nella zona è tornata al livello precedente all’Expo.

Il contribuente non ha ancora finito di pagare. Sebbene una bella struttura come il Canada Place possa essere utilizzata in futuro, ha bisogno d’essere ristrutturata. Solo per ripulirla si spenderebbero 10 milioni di dollari. Per la ristrutturazione sono già stati spesi 18 milioni di dollari. Ma ci sono altri fattori indicanti che le esposizioni sono in declino.

Altri fattori

Un giornalista ha osservato: “Abbiamo finito per sospettare della tecnologia; per lo meno, non ci spaventa più”. Non suscita più indiscussa ammirazione.

David Suzuki, uno scienziato canadese, ha detto dell’Expo ’86: “Nonostante la rosea promessa dell’intelligenza artificiale, dei viaggi spaziali e della fusione nucleare, non ha fornito nessuna indicazione circa gli eventuali impieghi militari, gli enormi profitti che farà l’industria privata o le conseguenze sociali, ambientali e personali dei futuri cambiamenti”.

Fra le altre ragioni addotte per il diminuito interesse ci sono le seguenti: “Le fiere mondiali non sono più pietre di paragone per il mondo industriale”. “Ci si meraviglia di meno nel mondo di oggi. . . . La gente . . . può vedere tutte le meraviglie del mondo alla televisione”. “Il gran numero di esposizioni degli ultimi due decenni ha evidentemente reso scettici alcuni nei confronti di esse”.

Qual è il futuro delle esposizioni?

‘Le troppe fiere specializzate e, almeno negli Stati Uniti, i troppi fallimenti, inducono a rivalutare il concetto di fiera mondiale’, ha detto il commissario generale dell’Expo ’86. Bisogna poi tenere presente che queste parole sono state dette prima che l’Expo ’86 iniziasse.

Il diminuito numero di visitatori a molte delle recenti esposizioni ha suscitato preoccupazione fra organizzatori e promotori. Ora gli australiani preparano l’Expo ’88, che dovrà aprirsi a Brisbane il 30 aprile. Il suo tema sarà: “Tempo libero nell’era della tecnologia”. Avrà il successo dell’Expo ’86? Il tempo lo dirà. È ovvio che se si vuole che le esposizioni internazionali sopravvivano si dovrà fare qualcosa per attirare un maggior numero di visitatori e per impedire le grandi perdite finanziarie.

[Riquadro/Immagine a pagina 25]

Alcune famose fiere mondiali ed esposizioni internazionali

◼ Fiera mondiale di Chicago, 1893; ebbe 27.500.000 visitatori e presentò la prima ruota panoramica del mondo.

◼ Fiera mondiale di New York del 1939-40, con i futuristici Trylon e Perisphere per sottolineare il tema “Il mondo di domani”; quasi 45 milioni di visitatori.

◼ Un’altra fiera mondiale di New York (1964-65) sottolineò il tema “Pace attraverso la comprensione” con l’Unisphere, un globo di acciaio inossidabile alto 53 metri. Le spese della fiera superarono gli incassi di oltre 20 milioni di dollari.

◼ L’Expo ’67 (400 ettari) di Montreal, in Canada, fu considerata un grande successo con oltre 50 milioni di visitatori e con la partecipazione di oltre 60 nazioni, ma “lasciò un deficit di 300 milioni di dollari”.

◼ Osaka, in Giappone, ospitò l’Expo ’70 (330 ettari), richiamando 64.218.770 visitatori. Le 77 nazioni partecipanti costituirono un primato.

◼ Knoxville (USA), 1982; 11.100.000 visitatori.

◼ New Orleans (USA), 1984; visitata da 7.300.000 persone, si chiuse, secondo i calcoli, con un deficit di 100 milioni di dollari.

◼ Tsukuba (Giappone, 102 ettari), 1985; 20.300.000 visitatori.

[Fonte]

Foto nello sfondo: Biblioteca del Congresso

[Immagini a pagina 23]

Sopra: Unisphere, Fiera mondiale di New York, 1964-65

A sinistra: Atomium, Fiera mondiale di Bruxelles, 1958

Sotto: Expo Centre, esposizione di Vancouver, 1986

[Immagini a pagina 24]

Scene di Expo ’86, Vancouver

[Fonte dell’immagine a pagina 22]

Foto: Biblioteca del Congresso

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi