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  • Vita dopo la morte: Quali credenze ci sono?
    La Torre di Guardia 1999 | 1° aprile
    • Vita dopo la morte: Quali credenze ci sono?

      “Se un uomo robusto muore, può egli tornare a vivere?” — GIOBBE 14:14.

      1, 2. Con quali pensieri si confortano molti che hanno perso una persona cara?

      A NEW YORK amici e familiari sfilano in silenzio nella camera ardente accanto alla bara aperta di un ragazzo di 17 anni consumato dal cancro. La madre affranta non fa che ripetere fra le lacrime: “Ora Tommy è più felice. Dio lo ha voluto in cielo con sé”. Questo è ciò che le è stato insegnato.

      2 A Jamnagar, in India, a 11.000 chilometri di distanza, il maggiore di tre figli dà fuoco alla pira per la cremazione del padre deceduto. Il crepitio del fuoco è soverchiato dalle parole dei mantra ripetute in sanscrito dal bramino: “L’anima che non muore mai continui i suoi sforzi di divenire tutt’uno con l’Assoluta Realtà”.

      3. Quali domande si è posto l’uomo nel corso del tempo?

      3 La morte è una realtà che vediamo tutt’intorno a noi. (Romani 5:12) È solo normale chiedersi se la morte sia la fine di tutto. Riflettendo sul ciclo naturale delle piante, Giobbe, fedele servitore di Geova Dio dell’antichità, osservò: “Esiste speranza perfino per l’albero. Se è tagliato, germoglierà pure di nuovo, e il suo proprio ramoscello non cesserà d’essere”. Che dire degli esseri umani? “Se un uomo robusto muore, può egli tornare a vivere?”, chiese Giobbe. (Giobbe 14:7, 14) Nel corso del tempo, persone di ogni estrazione sociale hanno riflettuto su domande come queste: C’è una vita dopo la morte? E se c’è, che specie di vita è? Cosa credono dunque le persone? E perché?

      Molte risposte, un tema comune

      4. Cosa credono persone di varie religioni circa la vita dopo la morte?

      4 Molti che si definiscono cristiani credono che dopo la morte si vada in cielo o all’inferno. Gli indù invece credono nella reincarnazione. Secondo la credenza islamica, dopo la morte ci sarà un giorno di giudizio in cui Allah giudicherà ciascuno in base alla sua vita e lo manderà in paradiso o nel fuoco dell’inferno. In alcuni paesi le credenze relative ai defunti sono uno strano miscuglio di tradizioni locali e cristianesimo nominale. Nello Srī Lanka, ad esempio, quando in casa muore qualcuno, sia buddisti che cattolici lasciano le porte e le finestre spalancate. Il defunto viene messo nella bara con i piedi rivolti verso la porta principale. Essi credono che questi accorgimenti facilitino la fuoriuscita dello spirito, o dell’anima, del deceduto. Molti cattolici e protestanti dell’Africa occidentale hanno l’abitudine di coprire gli specchi affinché nessuno possa scorgervi lo spirito del defunto. Poi, 40 giorni dopo la morte, parenti e amici festeggiano l’ascensione dell’anima al cielo.

      5. Qual è una dottrina fondamentale su cui concordano quasi tutte le religioni?

      5 Nonostante queste differenze, sembra che quasi tutte le religioni concordino almeno su un punto. Credono che qualcosa nella persona — che si chiami anima o spirito — sia immortale e continui a vivere dopo la morte del corpo. La credenza nell’immortalità dell’anima è condivisa da quasi tutte le centinaia di religioni e sette della cristianità. È anche una dottrina ufficiale dell’ebraismo. È il fondamento stesso della reincarnazione, dottrina su cui poggia l’induismo. I musulmani credono che l’anima continui a vivere dopo la morte del corpo. Gli aborigeni australiani, gli animisti africani, gli scintoisti e persino i buddisti insegnano la stessa cosa con qualche variante.

      6. Cosa pensano alcuni studiosi dell’idea che l’anima sia immortale?

      6 Viceversa alcuni credono che alla morte la vita cosciente finisca. Secondo loro l’idea che un’anima impersonale, indistinta, abbia un’esistenza cosciente separata dal corpo è assolutamente irrazionale. Miguel de Unamuno, studioso e scrittore spagnolo del XX secolo, scrisse: “Credere nell’immortalità dell’anima è voler che l’anima sia immortale, ma è volerlo con tanta forza che questo volere urtando contro la ragione passa su di essa”.a Dello stesso parere furono i famosi filosofi Aristotele ed Epicuro, il medico Ippocrate, il filosofo scozzese David Hume, l’erudito arabo Averroè e il primo capo del governo indiano dopo l’indipendenza, Jawaharlal Nehru.

      7. Quali domande circa la credenza nell’immortalità dell’anima bisogna ora prendere in considerazione?

      7 Di fronte a queste opinioni e credenze contrastanti, bisogna chiedersi: Abbiamo davvero un’anima immortale? Se in effetti l’anima non è immortale, com’è possibile che un insegnamento falso sia diventato parte integrante di tante religioni odierne? Dove ebbe origine questa idea? È essenziale trovare risposte veritiere e convincenti a queste domande perché ne va del nostro futuro. (1 Corinti 15:19) Ma prima di tutto esaminiamo come ebbe origine la dottrina dell’immortalità dell’anima.

      L’origine della dottrina

      8. Che ruolo ebbero Socrate e Platone nel promuovere il concetto dell’immortalità dell’anima?

      8 Socrate e Platone, filosofi greci del V secolo a.E.V., sono ritenuti fra i primi ad aver sostenuto il concetto dell’immortalità dell’anima. Ma questa idea non ebbe origine da loro, che si limitarono ad affinare il concetto e a farne un insegnamento filosofico, rendendolo così più appetibile alle classi colte dei loro giorni e oltre. Anche gli zoroastriani dell’antica Persia e gli egiziani prima di loro credevano nell’immortalità dell’anima. Sorge quindi la domanda: Dove ebbe origine questo insegnamento?

      9. Quale influenza subirono anticamente le culture dell’Egitto, della Persia e della Grecia?

      9 “Nel mondo antico”, dice un libro, “Egitto, Persia e Grecia subirono l’influenza della religione di Babilonia”. (The Religion of Babylonia and Assyria) Riguardo alle credenze religiose degli egiziani il libro aggiunge: “Dati i precedenti contatti fra l’Egitto e la Babilonia, come risulta dalle tavolette di Tell el-Amarna, ci furono certo molte opportunità di intrusione di idee e usanze babilonesi nei culti egiziani”.b Più o meno la stessa cosa può dirsi delle antiche culture persiana e greca.

      10. Cosa pensavano i babilonesi della vita dopo la morte?

      10 Ma gli antichi babilonesi credevano nell’immortalità dell’anima? A questo riguardo il prof. Morris Jastrow jr., dell’Università della Pennsylvania, scrive: “Né il popolo né i capi religiosi [babilonesi] ammisero mai la possibilità dell’annientamento totale di ciò che era stato chiamato all’esistenza. La morte [secondo loro] era un passaggio a un altro genere di vita, e la negazione dell’immortalità [della vita attuale] voleva solo sottolineare l’impossibilità di sottrarsi al cambiamento di esistenza causato dalla morte”. Sì, i babilonesi credevano che qualche tipo di vita, in qualche forma, continuasse dopo la morte. Lo indicavano seppellendo insieme ai morti oggetti che avrebbero usato nell’aldilà.

      11, 12. Dopo il Diluvio, dove ebbe origine l’insegnamento dell’immortalità dell’anima?

      11 Chiaramente l’insegnamento dell’immortalità dell’anima risale all’antica Babilonia. È importante questo? Certamente, perché secondo la Bibbia la città di Babele, o Babilonia, fu fondata da Nimrod, pronipote di Noè. Dopo il Diluvio universale dei giorni di Noè, c’era una sola lingua e una sola religione. Non solo Nimrod era un individuo “in opposizione a Geova”, ma lui e i suoi seguaci volevano farsi “un nome celebre”. Perciò, fondando la città e costruendovi una torre, Nimrod diede inizio a una religione diversa. — Genesi 10:1, 6, 8-10; 11:1-4.

      12 Secondo la tradizione Nimrod morì di morte violenta. Era ragionevole che dopo la sua morte si manifestasse fra i babilonesi la tendenza a venerarlo come fondatore, costruttore e primo re della loro città. Poiché il dio Marduk (Merodac) era considerato il fondatore di Babilonia e a parecchi re babilonesi fu perfino dato il suo nome, alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che Marduk rappresentasse il deificato Nimrod. (2 Re 25:27; Isaia 39:1; Geremia 50:2) Se le cose stanno così, l’idea che ci sia un’anima che sopravvive alla morte doveva già essere comune al tempo della morte di Nimrod. Comunque le pagine della storia rivelano che dopo il Diluvio l’insegnamento dell’immortalità dell’anima ebbe origine a Babele, o Babilonia.

      13. Come si diffuse in tutta la terra l’insegnamento dell’immortalità dell’anima, e con quale risultato?

      13 La Bibbia spiega pure che Dio sventò il piano dei costruttori della torre di Babele confondendo la loro lingua. Non essendo più in grado di comunicare l’uno con l’altro, abbandonarono il progetto e si dispersero “di là per tutta la superficie della terra”. (Genesi 11:5-9) Occorre tener presente che anche se il linguaggio di quei mancati costruttori venne modificato, la loro mentalità e le loro idee rimasero. Di conseguenza, dovunque andassero, portarono con sé le loro credenze religiose. In questo modo gli insegnamenti religiosi babilonici — compreso quello dell’immortalità dell’anima — si diffusero in tutta la terra e divennero il fondamento delle principali religioni del mondo. Fu così fondato l’impero mondiale della falsa religione, appropriatamente descritto nella Bibbia col nome di “Babilonia la Grande, la madre delle meretrici e delle cose disgustanti della terra”. — Rivelazione (Apocalisse) 17:5.

      L’impero mondiale della falsa religione si espande verso oriente

      14. In che modo le credenze religiose babiloniche si diffusero nel subcontinente indiano?

      14 Secondo alcuni storici, oltre 3.500 anni fa un movimento migratorio da nord-ovest portò una popolazione aria di pelle chiara giù nella valle dell’Indo, situata ora in gran parte nel Pakistan e in India. Di lì essa si sparse nelle pianure del Gange e per tutta l’India. Alcuni esperti dicono che le idee religiose di questi immigranti si basavano su antichi insegnamenti iranici e babilonici. Queste idee religiose divennero così le basi dell’induismo.

      15. Come ha risentito l’induismo odierno dell’idea di un’anima immortale?

      15 In India l’idea di un’anima immortale assunse la forma della dottrina della reincarnazione. I saggi indù, alle prese con il problema universale del male e delle sofferenze che affliggono gli esseri umani, arrivarono alla cosiddetta legge del karma, la legge di causa ed effetto. Fondendo questa legge con la credenza nell’immortalità dell’anima formularono la teoria della reincarnazione, secondo cui meriti e demeriti acquisiti in una vita vengono premiati o scontati in quella successiva. L’obiettivo dei fedeli sarebbe il moksha, cioè la liberazione dal ciclo di rinascite e l’unificazione con quella che viene chiamata l’Assoluta Realtà, il Nirvana. Con il passare dei secoli, come si diffuse l’induismo, così si diffuse la dottrina della reincarnazione. E l’induismo odierno poggia su questa dottrina.

      16. Quale credenza circa l’aldilà finì per condizionare la mentalità e le pratiche religiose della vasta popolazione dell’Asia orientale?

      16 Dall’induismo sono derivate altre fedi, quali buddismo, giainismo e sikhismo. Anche queste credono nella reincarnazione. Inoltre via via che si diffondeva in gran parte dell’Asia orientale — in Cina, Corea, Giappone e altri paesi — il buddismo influì profondamente sulla cultura e la religione di tutta la zona. Questo diede origine a religioni che sono un amalgama di elementi buddisti, spiritismo e culto degli antenati. Fra queste le più influenti sono il taoismo, il confucianesimo e lo scintoismo. In questo modo la credenza che la vita continui dopo la morte del corpo ha finito per dominare la mentalità e le pratiche religiose del vasto settore dell’umanità che vive in quella parte del mondo.

      Che dire dell’ebraismo, della cristianità e dell’Islam?

      17. Cosa credevano anticamente gli ebrei riguardo alla vita dopo la morte?

      17 Cosa credono i seguaci dell’ebraismo, delle religioni della cristianità e dell’Islam circa la vita dopo la morte? Di queste religioni, l’ebraismo è senz’altro la più antica. Le sue origini risalgono all’epoca di Abraamo, circa 4.000 anni fa, molto prima che Socrate e Platone formulassero la teoria dell’immortalità dell’anima. Anticamente gli ebrei credevano nella risurrezione dei morti e non in un’innata immortalità umana. (Matteo 22:31, 32; Ebrei 11:19) In che modo, dunque, la dottrina dell’immortalità dell’anima si fece strada nell’ebraismo? La storia dà la risposta.

      18, 19. In che modo la dottrina dell’immortalità dell’anima si fece strada nell’ebraismo?

      18 Nel 332 a.E.V. Alessandro Magno conquistò il Medio Oriente, inclusa Gerusalemme. I successori di Alessandro portarono avanti il suo piano di ellenizzazione, che risultò nella fusione delle due culture, greca ed ebraica. Gli ebrei, col tempo, presero dimestichezza con il pensiero greco, e alcuni diventarono perfino filosofi.

      19 Uno di questi filosofi ebrei fu Filone di Alessandria, del I secolo E.V. Filone aveva una grande ammirazione per Platone e si sforzò di spiegare l’ebraismo con i termini della filosofia greca, aprendo in tal modo la strada ai successivi pensatori ebrei. Anche il Talmud — commenti sulle leggi orali scritti dai rabbi — subì l’influenza del pensiero greco. “I rabbi che redassero il Talmud”, dice l’Encyclopaedia Judaica, “credevano che l’anima continuasse a vivere dopo la morte”. La Cabala, letteratura mistica ebraica di epoca posteriore, arriva addirittura a insegnare la reincarnazione. L’idea dell’immortalità dell’anima si fece strada nell’ebraismo indirettamente, attraverso la filosofia greca. Cosa si può dire della comparsa di questa dottrina nella cristianità?

      20, 21. (a) Cosa pensavano i primi cristiani della filosofia platonica, o greca? (b) Cosa portò alla fusione delle idee platoniche con gli insegnamenti cristiani?

      20 Il vero cristianesimo ebbe inizio con Gesù Cristo. A proposito di Gesù, il già citato Miguel de Unamuno scrisse: “Credeva forse nella resurrezione della carne, al modo ebraico, non nell’immortalità dell’anima, alla maniera platonica”. E concluse: “L’immortalità dell’anima . . . è un dogma filosofico pagano”.c Alla luce di ciò possiamo capire perché l’apostolo Paolo mettesse energicamente in guardia i cristiani del I secolo ‘dalla filosofia e da un vuoto inganno secondo la tradizione degli uomini, secondo le cose elementari del mondo e non secondo Cristo’. — Colossesi 2:8.

      21 Quando e come questo “dogma filosofico pagano” si infiltrò nel cristianesimo? La New Encyclopædia Britannica fa notare: “Dalla metà del II secolo d.C., i cristiani che avevano una certa dimestichezza con la filosofia greca cominciarono a sentire il bisogno di esprimere la loro fede nei suoi termini, sia per propria soddisfazione intellettuale che per convertire i pagani istruiti. La filosofia che trovavano più adatta era il platonismo”. Due filosofi che ebbero molta influenza sulle dottrine della cristianità furono Origene di Alessandria e Agostino di Ippona. Entrambi furono profondamente influenzati dalle idee di Platone e contribuirono a fondere quelle idee con gli insegnamenti cristiani.

      22. Perché si può dire che il concetto dell’immortalità dell’anima è un insegnamento fondamentale dell’Islam?

      22 Mentre nell’ebraismo e nella cristianità l’idea dell’immortalità dell’anima è legata all’influenza platonica, nell’Islam il concetto fu presente dal principio. Il Corano, il libro sacro dell’Islam, insegna che l’uomo ha un’anima che continua a vivere dopo la morte. Parla del destino finale dell’anima: la vita in un celeste giardino paradisiaco o la punizione in un inferno ardente. Questo non vuol dire che i pensatori arabi non abbiano cercato di fondere gli insegnamenti islamici e la filosofia greca. L’opera di Aristotele ebbe infatti una certa influenza sul mondo arabo. Ad ogni modo, i musulmani continuano a credere nell’immortalità dell’anima.

      23. Quali importanti domande sulla vita dopo la morte saranno considerate nel prossimo articolo?

      23 Chiaramente in tutto il mondo le religioni hanno sviluppato uno sconcertante caleidoscopio di credenze circa l’aldilà, basate sull’idea che l’anima sia immortale. E queste credenze hanno influenzato, sì, dominato e perfino reso schiave milioni di persone. Di fronte a tutto questo non si può fare a meno di chiedere: È possibile conoscere la verità su quello che accade quando si muore? C’è vita dopo la morte? Cosa dice la Bibbia al riguardo? Questo è ciò che considereremo nel prossimo articolo.

      [Note in calce]

      a Del sentimento tragico della vita, trad. di G. Beccari, Libreria Editrice Milanese, Milano, 1914, pagina 124.

      b Tell el-Amarna è il sito delle rovine di Akhetaton, città dell’Egitto che si sostiene sia stata costruita nel XIV secolo a.E.V.

  • Vita dopo la morte: Cosa dice la Bibbia?
    La Torre di Guardia 1999 | 1° aprile
    • Vita dopo la morte: Cosa dice la Bibbia?

      “Polvere sei e in polvere tornerai”. — GENESI 3:19.

      1, 2. (a) Quali idee diverse esistono sull’aldilà? (b) Cosa dobbiamo esaminare per capire ciò che insegna la Bibbia riguardo all’anima?

      “LA TEORIA della sofferenza eterna è incompatibile con la fede nell’amore di Dio per le cose create. . . . Credere nella punizione eterna dell’anima per gli errori di pochi anni, senza darle la possibilità di correggersi, significa andare contro tutti i dettami della ragione”, ha osservato il filosofo indù Nikhilananda.

      2 Come Nikhilananda, molti oggi sono turbati dall’insegnamento del tormento eterno. Allo stesso modo per altri è difficile capire concetti quali il conseguimento del Nirvana e l’essere tutt’uno con la natura. Anche fra coloro che dicono di basare le loro credenze sulla Bibbia ci sono idee diverse su cosa sia l’anima e su ciò che le accade alla morte. Ma cosa insegna realmente la Bibbia riguardo all’anima? Per capirlo, dobbiamo esaminare il significato delle parole ebraica e greca tradotte “anima” nella Bibbia.

      L’anima secondo la Bibbia

      3. (a) Qual è la parola tradotta “anima” nelle Scritture Ebraiche, e di solito a cosa si riferisce? (b) In che modo Genesi 2:7 conferma che la parola “anima” può indicare l’intera persona?

      3 La parola ebraica tradotta “anima” è nèfesh e ricorre 754 volte nelle Scritture Ebraiche. Cosa significa nèfesh? Secondo un dizionario biblico “di solito si riferisce all’intero essere vivente, a tutto l’individuo”. (The Dictionary of Bible and Religion) Lo si nota dalla descrizione biblica dell’anima che troviamo in Genesi 2:7: “Geova Dio formava l’uomo dalla polvere del suolo e gli soffiava nelle narici l’alito della vita, e l’uomo divenne un’anima vivente”. Notate che il primo uomo “divenne” un’anima. Adamo non aveva un’anima; era un’anima, proprio come chi diventa medico è medico. Qui la parola “anima” descrive dunque l’intera persona.

      4. Che parola è tradotta “anima” nelle Scritture Greche Cristiane, e in genere a cosa si riferisce?

      4 Nelle Scritture Greche Cristiane la parola tradotta “anima” (psychè) ricorre più di un centinaio di volte. Come nèfesh, questa parola spesso si riferisce all’intera persona. Per esempio, considerate le seguenti dichiarazioni: “La mia anima è turbata”. (Giovanni 12:27) “Il timore si abbatteva su ogni anima”. (Atti 2:43) “Ogni anima sia sottoposta alle autorità superiori”. (Romani 13:1) “Parlate in maniera consolante alle anime depresse”. (1 Tessalonicesi 5:14) “Alcune persone, cioè otto anime, furono salvate attraverso l’acqua”. (1 Pietro 3:20) È chiaro che psychè, come nèfesh, si riferisce all’intera persona. Secondo il lessicografo Nigel Turner, questa parola “significa ciò che è tipico dell’uomo, la persona, il corpo materiale in cui è alitato il rûaḥ [spirito] di Dio. . . . L’enfasi è sull’intera persona”.

      5. Gli animali sono anime? Spiegate.

      5 Fatto interessante, nella Bibbia la parola “anima” non si riferisce solo agli esseri umani, ma anche agli animali. Per esempio, nel descrivere la creazione delle creature marine, Genesi 1:20 dice che Dio comandò: “Brulichino le acque di un brulichio di anime viventi”. E nel successivo giorno creativo Dio disse: “Produca la terra anime viventi secondo le loro specie, animale domestico e animale che si muove e bestia selvaggia della terra secondo la sua specie”. — Genesi 1:24; confronta Numeri 31:28.

      6. Cosa si può dire dell’uso biblico della parola “anima”?

      6 Quindi nella Bibbia la parola “anima” si può riferire a una creatura umana o animale o alla vita di una persona o di un animale. (Vedi il riquadro sopra). La definizione biblica di anima è semplice, coerente e libera dalle complicate filosofie e superstizioni umane. Detto questo, la successiva domanda da porsi è: Secondo la Bibbia, cosa accade all’anima alla morte?

      I morti sono inconsci

      7, 8. (a) Cosa rivelano le Scritture circa la condizione dei morti? (b) Fate esempi biblici indicanti che l’anima può morire.

      7 La condizione dei morti è ben spiegata in Ecclesiaste 9:5, 10, dove si legge: “I morti non sanno nulla . . . Non c’è impresa, né progetto, né conoscenza o intelligenza, nella tomba”. (Moffatt) La morte è dunque uno stato di inesistenza. Il salmista scrisse che quando una persona muore, “torna al suo suolo; in quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri”. (Salmo 146:4) I morti sono inconsci, inattivi.

      8 Nel pronunciare la condanna di Adamo, Dio dichiarò: “Polvere sei e in polvere tornerai”. (Genesi 3:19) Prima che Dio lo formasse dalla polvere del suolo e gli desse la vita, Adamo non esisteva. Quando morì, Adamo tornò in quello stato. La sua punizione fu la morte, non il trasferimento in un altro reame. Cosa accadde allora alla sua anima? Poiché nella Bibbia la parola “anima” spesso indica semplicemente la persona, quando diciamo che Adamo morì, diciamo che l’anima chiamata Adamo morì. Questo potrebbe suonare strano a chi crede nell’immortalità dell’anima. Tuttavia la Bibbia afferma: “L’anima che pecca, essa stessa morirà”. (Ezechiele 18:4) Levitico 21:1 parla di “un’anima deceduta” (un “cadavere”, Parola del Signore). E ai nazirei venne detto di non avvicinarsi ad “alcun’anima morta” (“cadavere”, CEI). — Numeri 6:6.

      9. Cosa intende la Bibbia quando dice che ‘l’anima di Rachele se ne usciva’?

      9 Che dire allora della dichiarazione di Genesi 35:18 a proposito della tragica morte di Rachele, avvenuta mentre dava alla luce il secondo figlio? Leggiamo: “Mentre la sua anima se ne usciva (perché morì) gli mise nome Ben-Oni; ma suo padre lo chiamò Beniamino”. Questo passo indica forse che Rachele avesse dentro di sé un’entità che alla sua morte se ne andò? Niente affatto. Ricordate che la parola “anima” si può riferire anche alla vita che la persona possiede. Quindi in questo caso l’“anima” di Rachele significava semplicemente la sua “vita”. Perciò la frase “la sua anima se ne usciva” in altre traduzioni bibliche è resa “la sua vita declinava” (Knox), “esalava l’ultimo respiro” (CEI). Non c’è alcuna indicazione che una parte misteriosa di Rachele sopravvivesse alla sua morte.

      10. Quando il figlio della vedova fu risuscitato, in che senso ‘la sua anima tornò in lui’?

      10 La risurrezione del figlio di una vedova, riportata in 1 Re capitolo 17, è simile. Al versetto 22 leggiamo che, mentre Elia pregava sul ragazzino, ‘Geova ascoltò la sua voce, così che l’anima del fanciullo tornò in lui ed egli riprese vita’. Ancora una volta la parola “anima” significa “vita”. Infatti la Nuova Riveduta dice: “La vita del bambino tornò in lui, ed egli visse”. Sì, la vita, non un’entità indistinta tornò nel bambino. Questo è in armonia con le parole che Elia disse alla madre del bambino: “Vedi, tuo figlio [l’intera persona] vive”. — 1 Re 17:23.

      Che dire dello spirito?

      11. Perché la parola “spirito” non può riferirsi a un’entità incorporea che continua a vivere dopo la morte della persona?

      11 La Bibbia dice che quando uno muore “il suo spirito se ne esce, egli torna al suo suolo”. (Salmo 146:4) Significa questo che uno spirito liberato dal corpo se ne vada letteralmente e continui a vivere dopo la morte della persona? Non è possibile, perché il salmista prosegue: “In quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri”. Cos’è dunque lo spirito, e come “esce” dalla persona al momento della morte?

      12. Cosa implicano le parole ebraica e greca tradotte “spirito” nella Bibbia?

      12 Nella Bibbia le parole tradotte “spirito” (ebraico: rùach; greco: pnèuma) fondamentalmente significano “alito” o “respiro”. Quindi, anziché dire “il suo spirito se ne esce”, la Nuova Riveduta usa la frase “il suo fiato se ne va”. (Salmo 146:4) Ma la parola “spirito” implica molto più dell’atto di respirare. Per esempio, nel descrivere la distruzione della vita umana e animale al tempo del Diluvio universale, Genesi 7:22 dice: “Tutto ciò nelle cui narici era attivo l’alito della forza [o, dello spirito; ebraico: rùach] della vita, cioè tutto ciò che era sul suolo asciutto, morì”. Perciò “spirito” può riferirsi alla forza vitale che è attiva in ogni creatura vivente, sia umana che animale, e che è sostenuta dalla respirazione.

      13. In che senso quando la persona muore lo spirito torna a Dio?

      13 Cosa intende dire dunque Ecclesiaste 12:7 quando afferma che quando uno muore “lo spirito stesso torna al vero Dio che l’ha dato”? Significa forse che lo spirito viaggia letteralmente nello spazio fino alla presenza di Dio? Niente affatto. Dato che lo spirito è la forza vitale, “torna al vero Dio” nel senso che adesso qualsiasi speranza di vita futura per quella persona dipende interamente da Dio. Solo Dio può ridare lo spirito, o forza vitale, facendo tornare in vita la persona. (Salmo 104:30) Ma è intenzione di Dio far questo?

      “Sorgerà”

      14. Cosa disse e fece Gesù per dare sollievo e conforto alle sorelle di Lazzaro dopo che questi era morto?

      14 Nel villaggio di Betania, tre chilometri fuori di Gerusalemme, Maria e Marta piangevano la prematura morte del loro fratello Lazzaro. Gesù partecipò al loro dolore, perché era affezionato a Lazzaro e alle sue sorelle. Come poteva consolarle? Non raccontando qualche storia complicata, ma dicendo loro la verità. Gesù disse semplicemente a Marta: “Tuo fratello sorgerà”. Poi Gesù andò alla tomba e risuscitò Lazzaro, ridando la vita a un uomo morto da quattro giorni! — Giovanni 11:18-23, 38-44.

      15. Come reagì Marta a ciò che Gesù disse e fece?

      15 Marta rimase forse sorpresa quando Gesù disse che Lazzaro sarebbe ‘risorto’? A quanto pare no, perché rispose: “So che sorgerà nella risurrezione, nell’ultimo giorno”. Aveva già fede nella promessa della risurrezione. Allora Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita. Chi esercita fede in me, benché muoia, tornerà in vita”. (Giovanni 11:23-25) Il miracolo della risurrezione di Lazzaro servì a rafforzare la fede di Marta e a infondere fede in altri. (Giovanni 11:45) Ma cosa si intende esattamente con il termine “risurrezione”?

      16. Cosa significa la parola “risurrezione”?

      16 La parola “risurrezione” traduce il greco anàstasis, che letteralmente significa “il rialzarsi”. Traducendo in ebraico dal greco, alcuni hanno reso anàstasis con l’espressione “ravvivamento dei morti” (ebraico: techiyàth hammethìm).a Quindi la risurrezione comporta il far sorgere una persona dall’inanimata condizione di morte, ripristinando e riattivando il modello di vita dell’individuo.

      17. (a) Perché la risurrezione dei singoli individui non costituisce un problema per Geova Dio e Gesù Cristo? (b) Cosa promise Gesù circa quelli che sono nelle tombe commemorative?

      17 Avendo infinita sapienza e una memoria perfetta, Geova Dio può facilmente risuscitare una persona. Per lui non è un problema ricordare il modello di vita dei morti: i tratti della loro personalità, la loro storia e tutti i particolari della loro identità. (Giobbe 12:13; confronta Isaia 40:26). Inoltre, come indica l’esperienza di Lazzaro, Gesù Cristo è sia desideroso che capace di risuscitare i morti. (Confronta Luca 7:11-17; 8:40-56). Infatti Gesù Cristo disse: “L’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce [di Gesù] e ne verranno fuori”. (Giovanni 5:28, 29) Sì, Gesù Cristo promise che tutti quelli che sono nella memoria di Geova saranno risuscitati. Chiaramente secondo la Bibbia l’anima muore e il rimedio alla morte è la risurrezione. Ma miliardi di persone sono vissute e sono morte. Chi fra loro è nella memoria di Dio in attesa della risurrezione?

      18. Chi sarà risuscitato?

      18 Saranno risuscitati quelli che hanno tenuto una condotta retta come servitori di Geova. Ma milioni di altri sono morti senza poter dimostrare se erano disposti a seguire le sue giuste norme. O le ignoravano o non ebbero il tempo di fare i necessari cambiamenti. Anche questi sono nella memoria di Dio e quindi saranno risuscitati, poiché la Bibbia promette: “Ci sarà una risurrezione sia dei giusti che degli ingiusti”. — Atti 24:15.

      19. (a) Che visione ebbe l’apostolo Giovanni in merito alla risurrezione? (b) Cosa verrà ‘scagliato nel lago di fuoco’, e qual è il senso di questa espressione?

      19 L’apostolo Giovanni ebbe un’entusiasmante visione dei risuscitati in piedi davanti al trono di Dio. Descrivendola, scrisse: “Il mare diede i morti che erano in esso, e la morte e l’Ades diedero i morti che erano in essi, e furono giudicati individualmente secondo le loro opere. E la morte e l’Ades furono scagliati nel lago di fuoco. Questo significa la seconda morte, il lago di fuoco”. (Rivelazione [Apocalisse] 20:12-14) Pensate cosa significa! Tutti i morti che sono nella memoria di Dio saranno liberati dall’Ades, o Sceol, la comune tomba del genere umano. (Salmo 16:10; Atti 2:31) Poi “la morte e l’Ades” saranno scagliati in quello che è chiamato “il lago di fuoco”, simbolo di completa distruzione. La comune tomba del genere umano non esisterà più.

      Una prospettiva straordinaria!

      20. In quale ambiente saranno risuscitate milioni di persone?

      20 Quando milioni di persone saranno risuscitate, non verranno riportate in vita su una terra spopolata. (Isaia 45:18) Si sveglieranno in un ambiente splendido e troveranno alloggi, vestiario e cibo in abbondanza preparati per loro. (Salmo 67:6; 72:16; Isaia 65:21, 22) Chi avrà fatto tutti quei preparativi? Chiaramente nel nuovo mondo ci saranno persone in vita prima che inizi la risurrezione terrena. Ma chi saranno?

      21, 22. Quale straordinaria prospettiva è in serbo per coloro che vivono “negli ultimi giorni”?

      21 L’adempimento della profezia biblica indica che stiamo vivendo “negli ultimi giorni” di questo sistema di cose.b (2 Timoteo 3:1) Molto presto Geova Dio interverrà negli affari umani e spazzerà via la malvagità dalla terra. (Salmo 37:10, 11; Proverbi 2:21, 22) In quel tempo cosa accadrà a coloro che servono fedelmente Dio?

      22 Geova non distruggerà i giusti insieme ai malvagi. (Salmo 145:20) Non ha mai fatto una cosa simile, e non la farà quando purificherà la terra da tutta l’empietà. (Confronta Genesi 18:22, 23, 26). Infatti l’ultimo libro della Bibbia parla di “una grande folla, che nessun uomo poteva numerare, di ogni nazione e tribù e popolo e lingua”, che viene dalla “grande tribolazione”. (Rivelazione 7:9-14) Sì, una grande moltitudine di persone sopravvivrà alla grande tribolazione con cui finirà l’attuale mondo malvagio, ed entrerà nel nuovo mondo di Dio. Lì l’umanità ubbidiente potrà beneficiare appieno del meraviglioso provvedimento di Dio per liberare l’umanità dal peccato e dalla morte. (Rivelazione 22:1, 2) Quindi la “grande folla” non dovrà mai subire la morte. Che prospettiva straordinaria!

      Vita senza morte

      23, 24. Cosa dovete fare se volete vivere per sempre nel Paradiso sulla terra?

      23 Possiamo avere fiducia in questa speranza stupefacente? Certo! Gesù Cristo stesso indicò che ci sarebbe stato un tempo in cui i viventi non sarebbero mai morti. Immediatamente prima di risuscitare il suo amico Lazzaro, Gesù disse a Marta: “Chiunque vive ed esercita fede in me non morirà mai”. — Giovanni 11:26.

      24 Volete vivere per sempre nel Paradiso sulla terra? Desiderate ardentemente rivedere i vostri cari? “Il mondo passa e pure il suo desiderio, ma chi fa la volontà di Dio rimane per sempre”, dice l’apostolo Giovanni. (1 Giovanni 2:17) Ora è il tempo di imparare qual è la volontà di Dio ed essere determinati a vivere in armonia con essa. Allora voi e milioni di altri che fanno già la volontà di Dio potrete vivere per sempre nel Paradiso sulla terra.

      [Note in calce]

      a Anche se la parola “risurrezione” non compare nelle Scritture Ebraiche, la speranza della risurrezione è chiaramente espressa in Giobbe 14:13, Daniele 12:13 e Osea 13:14.

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