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  • Globalizzazione: le speranze e i timori
    Svegliatevi! 2002 | 22 maggio
    • Globalizzazione: le speranze e i timori

      “La globalizzazione è il grande avvenimento economico della nostra epoca. . . . Sta offrendo opportunità senza precedenti a miliardi di persone in tutto il mondo”. — MARTIN WOLF, GIORNALISTA SPECIALIZZATO.

      “Noi abitanti della Terra siamo un’unica grande famiglia. La nuova epoca propone nuove sfide e nuovi problemi globali, come catastrofi ambientali, esaurimento delle risorse, conflitti sanguinosi e povertà”. — EDUARD SHEVARDNADZE, PRESIDENTE DELLA GEORGIA.

      NEL dicembre 1999 l’Organizzazione Mondiale per il Commercio tenne un vertice a Seattle, negli Stati Uniti, che fu interrotto da violente dimostrazioni. Per riportare l’ordine la polizia fece ricorso a lacrimogeni, pallottole di gomma e gas irritanti. Alla fine furono arrestati centinaia di manifestanti.

      Cosa provocò questi disordini? Tutta una serie di preoccupazioni per la sicurezza dei posti di lavoro, l’ambiente e le ingiustizie sociali. In poche parole, i manifestanti temevano la globalizzazione e i suoi effetti sulle persone e sul pianeta.

      I loro timori non sono diminuiti. Dal 1999 a oggi le manifestazioni contro la globalizzazione hanno continuato a crescere in dimensioni e intensità. Ora in certi casi i leader mondiali cercano di tenere i propri summit in zone isolate dove per i manifestanti sia difficile interrompere i lavori.

      Naturalmente, non tutti considerano la globalizzazione una minaccia. Alcuni la condannano come la fonte di tutti i mali del mondo, altri invece l’acclamano come panacea per la maggior parte dei problemi del mondo. È vero che questa controversia potrebbe sembrare ininfluente per la maggior parte dell’umanità: molti hanno solo una vaga idea di cosa sia in pratica la globalizzazione. Ma comunque la pensiate, la globalizzazione sta già influendo su di voi, e con tutta probabilità la sua influenza è destinata ad aumentare ancora.

      Cos’è esattamente la globalizzazione?

      “Globalizzazione” è il termine che alcuni usano per descrivere il crescente grado di interdipendenza tra persone e nazioni a livello mondiale. Nell’ultimo decennio o giù di lì questo processo ha subìto un’accelerazione incredibile, soprattutto a motivo di enormi progressi in campo tecnologico. (Vedi il riquadro a pagina 5). In questo arco di tempo la divisione del mondo in due blocchi che esisteva nel periodo della guerra fredda è praticamente scomparsa, le barriere commerciali sono state abbattute, i principali mercati finanziari mondiali si sono integrati e viaggiare è diventato più economico e facile.

      Questa crescente integrazione a livello mondiale ha prodotto tutta una serie di conseguenze: economiche, politiche, culturali e ambientali. Purtroppo, alcune di queste conseguenze possono essere negative. Una pubblicazione delle Nazioni Unite spiegava: “Le vite delle persone in tutto il mondo non sono mai state collegate fra loro in maniera così profonda, così intensa e così immediata. Questo offre molte nuove opportunità, che possono essere usate sia per il bene che per il male”. (Human Development Report 1999) Al pari di molte altre conquiste dell’uomo, la globalizzazione ha sia aspetti positivi che aspetti negativi.

      Speranze di un mondo più ricco

      La globalizzazione “ha arricchito il mondo sotto il profilo scientifico e culturale e ha migliorato anche la condizione economica di molti”, sostiene il premio Nobel per l’economia Amartya Sen. Analogamente, il già citato rapporto dell’ONU fa notare che la globalizzazione “offre enormi possibilità di eradicare la povertà nel XXI secolo”. Questo ottimismo nasce dal drastico aumento della ricchezza che si è verificato sulla scia della globalizzazione. Oggi, nel mondo, la famiglia media ha un reddito tre volte superiore a quello che aveva 50 anni fa.a

      Secondo alcuni analisti l’integrazione economica comporterebbe un altro vantaggio: scoraggerebbe le guerre fra nazioni. Thomas L. Friedman, nel suo libro Le radici del futuro — La sfida tra la Lexus e l’ulivo: che cos’è la globalizzazione e quanto conta la tradizione, afferma che la globalizzazione fa questo “accrescendo gli incentivi a evitare i conflitti e dilatando i costi della guerra in un modo molto più dissuasivo che in qualsiasi altra epoca storica”. — Trad. di P. Canton, Mondadori, Milano, 2001, p. 259.

      Maggiori contatti tra le persone possono portare anche a una maggiore solidarietà globale. Alcune organizzazioni per i diritti umani sono riuscite a sfruttare le potenzialità di Internet per la propria causa. Il trattato internazionale del 1997 che ha messo al bando le mine terrestri, ad esempio, è stato ottenuto in parte usando la posta elettronica per mobilitare diversi gruppi di attivisti in tutto il mondo. Questo coinvolgimento delle persone comuni è stato acclamato come “un nuovo modo di portare avanti la diplomazia internazionale, con governi e società civile che lavorano fianco a fianco per affrontare un problema umanitario globale”.

      Nonostante questi risultati positivi, molti temono ugualmente che le conseguenze negative della globalizzazione superino i benefìci che offre.

      Timori di un mondo più diviso

      Probabilmente l’aspetto più preoccupante della globalizzazione è il modo in cui ha allargato il divario tra ricchi e poveri. Se è fuori discussione che la ricchezza globale è aumentata, è anche vero che si è concentrata nelle mani di un numero più ristretto di persone e in meno paesi. Attualmente il patrimonio netto delle 200 persone più ricche della terra supera il reddito complessivo del 40 per cento degli abitanti del pianeta, ovvero quello che guadagnano circa 2 miliardi e 400 milioni di persone. E mentre nei paesi ricchi gli stipendi continuano ad aumentare, negli ultimi dieci anni 80 paesi poveri hanno visto un’effettiva diminuzione del reddito medio.

      Un altro aspetto molto preoccupante è quello ambientale. La globalizzazione economica è avvenuta dietro la spinta di leggi di mercato che badano molto di più ai profitti che alla difesa del pianeta. Agus Purnomo, presidente del WWF in Indonesia, spiega i termini del problema: “Siamo in gara costante con lo sviluppo. . . . La mia paura è che fra dieci anni saremo tutti ambientalisti, ma non sarà rimasto più niente da proteggere”. — Le radici del futuro, cit., pp. 288-9.

      La gente è preoccupata anche per il lavoro. Sia i posti di lavoro che gli stipendi sono diventati più precari, dal momento che le aziende si vedono costrette a operare dei tagli a motivo delle fusioni internazionali e della competizione spietata. Assumere e licenziare dipendenti a seconda delle esigenze del mercato ha senso per un’azienda che mira ad aumentare i suoi profitti, ma sconvolge la vita dei singoli.

      La globalizzazione dei mercati valutari ha introdotto un altro fattore destabilizzante. Gli investitori internazionali possono riversare enormi capitali in paesi in via di sviluppo ma possono poi ritirarli all’improvviso quando le prospettive economiche peggiorano. Tali massicci prelievi di capitale possono far precipitare un paese dopo l’altro in una crisi economica. Nel 1998 la crisi finanziaria dell’Est asiatico ha fatto perdere il lavoro a 13 milioni di persone. In Indonesia, anche i lavoratori che non hanno perso il lavoro si sono visti dimezzare lo stipendio reale.

      È comprensibile, perciò, che la globalizzazione generi sia timori che speranze. Avete motivo di temere la globalizzazione? Oppure potete aspettarvi che vi arricchirà? La globalizzazione ci dà motivo di guardare al futuro con ottimismo? L’articolo che segue prenderà in considerazione queste domande.

      [Nota in calce]

      a Le medie, soprattutto quelle fatte a livello mondiale, possono però trarre in inganno. In molte zone le famiglie non hanno visto nessun aumento di reddito negli ultimi 50 anni, mentre il reddito di altri è cresciuto a dismisura.

      [Testo in evidenza a pagina 3]

      Il patrimonio netto delle 200 persone più ricche della terra supera il reddito complessivo del 40 per cento degli abitanti del pianeta

      [Riquadro/Immagini a pagina 5]

      LA TECNOLOGIA CHE STA DIETRO LA GLOBALIZZAZIONE

      Nell’ultimo decennio la tecnologia ha rivoluzionato le comunicazioni. Mettersi in contatto con persone e reperire informazioni — praticamente in qualsiasi parte del mondo — è diventato più veloce, più economico e più facile.

      TELEVISIONE Oggi nel mondo la maggioranza delle persone può guardare la TV, anche se non possiede un televisore. Nel 1995, a livello mondiale, c’erano 235 televisori ogni 1.000 persone: quasi il doppio rispetto al 1980. Basta una piccola antenna parabolica, e nelle zone più remote si possono ricevere trasmissioni provenienti da ogni parte del mondo. “Oggi, nessun paese può realmente isolarsi dai media globali”, osserva Francis Fukuyama, docente di economia politica. — Le radici del futuro, cit., p. 81.

      INTERNET Ogni settimana circa 300.000 nuovi utenti si collegano a Internet. Nel 1999 si calcolava che nel 2001 il numero delle persone collegate a Internet avrebbe raggiunto i 700 milioni. “Il risultato”, spiega Thomas L. Friedman, “è che mai prima di oggi, nella storia dell’umanità, un numero così elevato di individui è stato in grado di conoscere prodotti, idee e vite di tante altre persone”. — Ibid., p. 78.

      TELEFONO Cavi a fibre ottiche e reti satellitari hanno ridotto drasticamente i costi delle telefonate. Il costo di una telefonata di tre minuti da New York a Londra è passato da 245 dollari nel 1930 a 35 centesimi di dollaro nel 1999. Le reti di telefonia mobile hanno reso i telefoni cellulari comuni quanto i computer. Si calcola che alla fine del 2002 gli utenti di telefonia cellulare saranno un miliardo, molti dei quali potranno usare il telefonino per accedere a Internet.

      MICROCHIP Tutte le risorse menzionate sopra, che sono in continua evoluzione, dipendono dai microchip. Negli ultimi 30 anni la capacità di calcolo dei microprocessori è raddoppiata ogni 18 mesi. Mai prima d’ora così tante informazioni erano state immagazzinate in così poco spazio.

  • La globalizzazione può davvero risolvere i nostri problemi?
    Svegliatevi! 2002 | 22 maggio
    • La globalizzazione può davvero risolvere i nostri problemi?

      “Il villaggio globale in cui viviamo oggi è, come la maggior parte dei villaggi, tutt’altro che ideale; ha molti difetti. I suoi abitanti non sono trattati tutti in maniera equa; non hanno tutti le stesse opportunità. Milioni di persone vivono in una miseria tale che non pensano nemmeno di appartenere a un villaggio”. — “IL NOSTRO VILLAGGIO GLOBALE”, RAPPORTO DELLA COMMISSIONE SULLA GOVERNABILITÀ GLOBALE.

      FATIMA, che vive in una metropoli africana, si considera fortunata. Perlomeno possiede un frigorifero. La sua famiglia, però, abita in una baracca di lamiera costruita di fianco a tre tombe di marmo. Vive in un enorme cimitero insieme a un altro mezzo milione di persone. E anche il cimitero sta diventando sovraffollato. “Ci sono troppi che vengono ad abitarci”, si lamenta, “soprattutto qui fra le tombe”.

      A una quindicina di chilometri da dove abita Fatima c’è un nuovo complesso residenziale di lusso, con tanto di ristoranti raffinati e un percorso di golf da 27 buche. L’accesso al campo da golf costa più dello stipendio mensile medio pro capite in questo paese africano. La città ha sempre conosciuto la povertà, ma i campi da golf — simbolo dell’élite — sono sia una novità che un motivo di fastidio. Nel villaggio globale, lusso e miseria coesistono in un equilibrio precario.

      Il Wadi Hadramaut, che si snoda lungo l’arido paese mediorientale dello Yemen, è una antica via carovaniera che ogni tanto attraversa antiche città. A prima vista sembrerebbe che in questa valle remota il tempo si sia fermato. Ma le apparenze ingannano. Il museo della cittadina di Saywun si è valso della collaborazione di una laureata per creare un sito Web che ne elenca tutti i tesori. La laureata in questione è una ragazza del posto, ma ha studiato nell’Ohio, negli Stati Uniti. Oggi persone e idee possono circolare in tutto il mondo come non era mai successo prima.

      Circa tremila chilometri più a ovest, nel Sahara, un convoglio di tre camion avanza lentamente verso sud percorrendo una strada isolata. Mashala, uno degli autisti, spiega che trasporta televisori, videoregistratori e antenne paraboliche. Lui stesso si tiene al corrente degli avvenimenti mondiali guardando telegiornali americani. Dice che nella sua città tutti hanno antenne paraboliche. Sono pochi i luoghi della terra dove non arrivano i mezzi di informazione globali.

      In tutto il mondo il costante flusso di persone, idee, notizie, denaro e tecnologia ha creato un nuovo villaggio globale che può avere dei lati positivi. La globalizzazione contribuisce a diffondere la cultura locale nello Yemen e permette a Mashala di guadagnare ben 3.000 dollari con un viaggio di tre settimane. Ma i soldi non arrivano nelle tasche di tutti. Fatima e i suoi vicini vedono un ristretto numero di persone godere i vantaggi della globalizzazione, mentre essi non riescono a uscire dalla povertà.

      Sebbene il villaggio globale in cui viviamo sia tutt’altro che ideale, probabilmente il processo di integrazione globale è irreversibile. Ci si può aspettare che la gente spenga i televisori, butti via i telefonini, distrugga i computer e smetta di viaggiare all’estero? O che le nazioni cerchino di isolarsi completamente dal resto del mondo, in senso politico ed economico? Sembra estremamente improbabile. Nessuno vuole rinunciare ai vantaggi della globalizzazione. Ma che dire dei problemi che l’accompagnano? Questi destano preoccupazioni sempre maggiori, e influiscono sulla vita di ciascuno di noi. Analizziamo in breve alcuni dei problemi più gravi che derivano dalla globalizzazione.

      Un divario sempre più grande

      La ricchezza a livello mondiale non è mai stata distribuita in maniera equa, tuttavia la globalizzazione economica ha ingigantito ulteriormente il baratro che separa i ricchi dai poveri. È vero che sembra che alcuni paesi in via di sviluppo abbiano tratto beneficio dall’integrazione nell’economia globale. Gli esperti sostengono che negli ultimi dieci anni in India il numero delle persone sotto la soglia della povertà sarebbe diminuito, passando dal 39 per cento al 26 per cento, e che un miglioramento analogo si sarebbe visto in tutta l’Asia. Da uno studio emerge che nel 1998 nell’Asia orientale solo il 15 per cento della popolazione viveva con 1 dollaro al giorno, mentre dieci anni prima la percentuale era del 27 per cento. A livello mondiale, però, il quadro non è così roseo.

      Nell’Africa subsahariana e in altre regioni meno sviluppate negli ultimi trent’anni c’è stata un’effettiva diminuzione del reddito. “La comunità internazionale . . . tollera che quasi 3 miliardi di persone — quasi metà dell’umanità — tirino avanti con 2 dollari al giorno o anche meno in un mondo in cui la ricchezza ha toccato livelli senza precedenti”, fa notare Kofi Annan, segretario generale dell’ONU. Una delle maggiori cause di questo enorme divario sociale è l’egoismo insito nel sistema finanziario. “In ogni angolo del mondo, quando si parla dei molto poveri, i mercati finanziari perdono efficacia”, spiega Larry Summers, ex segretario al Tesoro americano. “Le grandi banche non vogliono servire le comunità più povere, perché queste non sono in grado di generare sufficienti flussi di denaro”. — Le radici del futuro, cit., p. 450.

      L’enorme disparità di reddito tra i ricchi e i poveri divide gli individui e addirittura le nazioni. Non molto tempo fa il patrimonio dell’uomo più ricco degli Stati Uniti superava quello di oltre 100 milioni di suoi connazionali messi insieme. La globalizzazione ha anche favorito la crescita di ricche multinazionali che hanno praticamente assunto il controllo del mercato mondiale per certi prodotti. Nel 1998, ad esempio, solo dieci aziende controllavano l’86 per cento del mercato delle telecomunicazioni, un mercato da 262 miliardi di dollari. Sul piano economico queste multinazionali spesso hanno più potere dei governi e, come fa notare Amnesty International, “diritti umani e sindacali non costituiscono per loro una priorità”.

      È comprensibile che le organizzazioni per la difesa dei diritti umani siano preoccupate vedendo che la ricchezza del mondo si concentra nelle mani di pochi privilegiati. Vi piacerebbe vivere in un quartiere in cui il 20 per cento più ricco guadagna 74 volte di più del 20 per cento più povero? E grazie alla televisione, il 20 per cento più povero dell’umanità sa benissimo come vivono quelli più ricchi, pur rendendosi conto di avere ben poche speranze di migliorare la propria sorte. Queste enormi ingiustizie nel villaggio globale in cui viviamo generano ribellione e frustrazione.

      La globalizzazione della cultura

      Un altro aspetto preoccupante riguarda i conflitti tra culture diverse e la diffusione di valori materialistici. La circolazione delle idee è un aspetto importante della globalizzazione, e niente simboleggia questo fenomeno meglio di Internet. Purtroppo, Internet non è usata solo per diffondere informazioni utili, cultura e commercio. Ci sono siti Web che promuovono pornografia, razzismo o gioco d’azzardo. Alcuni addirittura spiegano nei dettagli come fabbricare artigianalmente bombe. Per dirla con Thomas L. Friedman, “con Internet, i guai sono a tre clic di distanza: si può visitare una birreria virtuale neonazista, [o] la biblioteca di un pornografo, . . . senza che nessuno ti possa fermare”. — Op. cit., p. 476.

      Anche la televisione e il cinema influenzano enormemente il modo di pensare della gente. I messaggi diffusi in tutto il mondo dai film spesso provengono da Hollywood, la principale fabbrica dei sogni a livello mondiale. I valori che questa enorme industria del divertimento riflette spesso incoraggiano materialismo, violenza o immoralità. In molti paesi del mondo questi valori possono essere completamente estranei alla cultura locale. Nondimeno né governi, né educatori, né genitori possono arginare questo fenomeno.

      “Amiamo la cultura USA”, ha spiegato un cubano residente all’Avana a un visitatore nordamericano. “Conosciamo tutte le star di Hollywood”. La cultura occidentale promuove anche i fast food e le bibite gassate. Un uomo d’affari malese ha osservato: “Alla gente piace tutto quello che viene dall’Occidente, soprattutto dall’America. . . . Vogliono mangiare occidentale ed essere occidentali”. Il rettore di una scuola dell’Avana ha ammesso tristemente: “Cuba non è più un’isola. Non ci sono più isole. C’è un solo, grande mondo”. — Ibid., pp. 79, 301.

      L’invadente cultura occidentale condiziona le speranze e i desideri della gente. “Cercare di stare al passo con gli altri non significa più tentare di comprare tutto quello che compra il vicino, bensì tentare di vivere come i personaggi ricchi e famosi che si vedono nei film e in televisione”, osservava un rapporto dell’ONU. (Human Development Report 1998) Naturalmente, la stragrande maggioranza dell’umanità non raggiungerà mai un simile tenore di vita.

      La globalizzazione risolverà i problemi?

      Al pari di molte altre imprese umane, la globalizzazione si è dimostrata sia utile che nociva. Ha portato vantaggi economici ad alcuni, e ha introdotto un’era di comunicazioni globali. Nondimeno, favorisce i ricchi e i potenti a discapito dei poveri e dei bisognosi. Inoltre, sia criminali che virus patogeni hanno sfruttato i vantaggi della globalizzazione in modo più efficiente dei governi. — Vedi i riquadri alle pagine 8 e 9.

      In buona misura, la globalizzazione ha amplificato i problemi che già esistevano nel nostro mondo imperfetto. Anziché offrire una soluzione ai problemi del mondo, è diventata parte del problema. Le divisioni sociali si sono fatte più profonde, e la frustrazione è aumentata. Governi di tutto il mondo si sforzano di sfruttare i vantaggi della globalizzazione proteggendo nel contempo i propri cittadini dai suoi eccessi. Ci riusciranno? La soluzione potrebbe essere una globalizzazione dal volto umano? L’articolo che segue prenderà in esame queste domande.

      [Riquadri/Immagini alle pagine 8 e 9]

      LA GLOBALIZZAZIONE DEL CRIMINE E DEL TERRORISMO

      Purtroppo, gli strumenti di scambio e di commercio si possono sfruttare facilmente per scopi criminali. “Come le multinazionali si sono date da fare per globalizzare l’economia mondiale, così le ‘multinazionali del crimine’ — le potenti organizzazioni criminali — sono state veloci nell’approfittarne”, spiega un rapporto dell’ONU. (Human Development Report 1999) In che modo la criminalità organizzata ha sfruttato a suo favore la globalizzazione?

      I cartelli della droga hanno trovato una miriade di nuove occasioni per riciclare miliardi di dollari sporchi. Inoltre, l’eliminazione di molti controlli doganali e l’aumento dei viaggi hanno reso molto più facile trasportare droga da un paese o continente all’altro. Fatto interessante, negli anni ’90 del secolo scorso la produzione di cocaina è raddoppiata e quella di oppio è triplicata. Inoltre, le mafie internazionali hanno organizzato un redditizio racket della prostituzione. Ogni anno spediscono nell’Europa occidentale a questo scopo qualcosa come 500.000 donne e ragazze, nella maggior parte dei casi contro la loro volontà.

      In anni recenti le organizzazioni criminali, come le multinazionali, hanno consolidato il loro potere. Molte operano globalmente, e si calcola che abbiano un giro di affari complessivo di 1.700 miliardi di euro l’anno: più del prodotto nazionale lordo della Francia.a

      Anche Internet si è rivelata uno strumento ideale per disonesti specialisti del computer. Nel 1995 un pirata informatico rubò informazioni per un valore stimato di un milione di dollari nonché i numeri di 20.000 carte di credito. “Rubare sfruttando le nuove tecnologie comporta meno rischi e più vantaggi”, ha spiegato il banchiere spagnolo José Antonio Soler.

      Anche i terroristi utilizzano gli strumenti della globalizzazione. Grazie ai mezzi di informazione a livello globale, basta rapire qualche turista occidentale in un angolo remoto del pianeta per pubblicizzare all’istante praticamente qualsiasi rivendicazione politica.

      “VIAGGIATORI” INDESIDERATI

      Non solo le persone, ma anche le malattie possono viaggiare da una parte all’altra del mondo, e alcune di esse sono mortali. “Alla base della globalizzazione delle malattie vi sono i drastici aumenti nel movimento mondiale di persone, beni e idee”, spiega l’epidemiologo Jonathan M. Mann. “In breve tempo il mondo è diventato molto più vulnerabile alla comparsa e, cosa più preoccupante, alla diffusione su larga scala se non addirittura su scala globale di malattie infettive sia nuove che vecchie”.

      Il simbolo più drammatico di questa nuova vulnerabilità globale è la pandemia di AIDS, che attualmente uccide ogni anno circa tre milioni di persone. In certi paesi africani gli operatori sanitari temono che la malattia finisca per uccidere due terzi di tutti i giovani, uomini e donne. “Nonostante millenni di epidemie, guerre e carestie, non si era mai vista nella storia umana una mortalità così elevata tra i giovani adulti”, riferisce il Programma Congiunto delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS.

      Microbi e virus non sono i soli “viaggiatori” globali indesiderati. Animali, piante e insetti sono usciti dai loro habitat naturali e hanno invaso altri continenti. Un tipo di serpente velenoso originario dell’Australia sta colonizzando le isole del Pacifico, a quanto pare viaggiando clandestinamente a bordo degli aeroplani. Ha già praticamente sterminato tutti gli uccelli delle foreste di Guam. Il giacinto d’acqua, originario del Sudamerica, si è diffuso in 50 paesi tropicali, dove ostruisce canali e distrugge gli allevamenti ittici. “Le invasioni di organismi ‘alieni’ possono costare all’economia globale centinaia di miliardi di dollari ogni anno, oltre a diffondere malattie e provocare catastrofi ecologiche”, scrive l’International Herald Tribune.

      [Nota in calce]

      a Il “prodotto nazionale lordo” è il valore totale dei beni e dei servizi che una nazione produce in un anno.

      [Immagini]

      CONTRABBANDO DI VALUTA

      Denaro trovato in un carico di orsetti di peluche

      TRAFFICO DI COCAINA

      Cocaina per un valore di 4 milioni e mezzo di euro trovata in un camper confiscato a un posto di frontiera

      BIOTERRORISMO

      Soldati alla ricerca di spore di antrace sul colle del Campidoglio a Washington

      ATTENTATI DINAMITARDI

      Un’autobomba esplode in Israele

      DIFFUSIONE GLOBALE DELL’AIDS

      L’epidemia di AIDS è talmente grave in Sudafrica che alcuni ospedali pubblici non accettano più pazienti

      INVASIONE DI SPECIE ESTRANEE

      Alcuni serpenti arboricoli hanno quasi sterminato gli uccelli delle foreste di Guam

      GIACINTO D’ACQUA

      Questa pianta ostruisce canali e argini di fiumi in una cinquantina di paesi

      [Fonti]

      Contrabbando di valuta e cocaina: James R. Tourtellotte e Todd Reeves/U.S. Customs Service; bioterrorismo: AP Photo/Kenneth Lambert; autobus in fiamme: AP Photo/HO/Israeli Defense Forces; bambino: AP Photo/Themba Hadebe; serpente: Foto di T. H. Fritts, USGS; giacinto d’acqua: Staff CDFA, California Dept. of Food & Agriculture, Integrated Pest Control Branch

      [Immagini a pagina 7]

      La globalizzazione economica ha ingigantito il baratro che separa i ricchi dai poveri

      [Fonte]

      UN PHOTO 148048/J. P. Laffont - SYGMA

      [Immagini a pagina 10]

      Internet viene usata per promuovere il terrorismo

  • Una globalizzazione dagli effetti positivi
    Svegliatevi! 2002 | 22 maggio
    • Una globalizzazione dagli effetti positivi

      “Se la globalizzazione avrà successo, deve averlo tanto per i ricchi quanto per i poveri. Deve essere portatrice non solo di ricchezza, ma anche di diritti. Deve portare non solo prosperità economica e migliori comunicazioni, ma anche giustizia sociale ed equità”. — KOFI ANNAN, SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE.

      COME ha indicato Kofi Annan, una globalizzazione che avesse davvero successo migliorerebbe la vita di ogni abitante del villaggio globale. Ma quello a cui abbiamo assistito negli ultimi anni è ben lontano da questo ideale. Diritti umani e giustizia sociale sono rimasti molto indietro rispetto al progresso tecnologico ed economico.

      Il problema fondamentale è che il motore della globalizzazione economica è il desiderio di far soldi. La legge del profitto raramente prende in considerazione chi è povero o in difficoltà, oppure gli interessi a lungo termine del pianeta. “Un’economia globale non regolamentata dominata da aziende che riconoscono come unico valore il denaro è intrinsecamente instabile . . . e impoverisce l’umanità in termini reali”, sostiene il dott. David C. Korten.

      I governi del mondo saranno in grado di regolamentare l’economia globale in modo da garantire giustizia sociale? Sembra improbabile. Fino ad ora i governi hanno trovato difficile risolvere qualsiasi problema su scala globale: dalla criminalità globale al riscaldamento globale alla povertà globale. “Per salvaguardare gli interessi globali è necessaria un’azione collettiva”, spiega Annan, “ma nell’odierno mondo globalizzato i meccanismi disponibili per agire globalmente sono a uno stadio poco più che embrionale”.

      Ciò di cui abbiamo bisogno non sono solo meccanismi globali per affrontare problemi di natura globale. La Commissione per la Governabilità Globalea sostiene che il mondo ha bisogno anche di valori etici. “Senza un’etica globale”, affermava il suo rapporto, “gli attriti e le tensioni che derivano dal vivere nel villaggio globale si moltiplicheranno; senza una leadership, anche le istituzioni e le strategie migliori falliranno”.

      Che tipo di etica globale raccomandava? “Bisognerebbe trattare gli altri come vorremmo essere trattati noi”, suggeriva il rapporto. Gesù Cristo, il più grande leader di tutti i tempi, insegnò questa norma di comportamento circa duemila anni fa. (Matteo 7:12) Ma questo principio è più valido che mai. Una globalizzazione che ubbidisse a questa norma sarebbe indubbiamente positiva per tutti. Potrà mai realizzarsi una cosa simile?

      Una soluzione globale di tipo diverso

      La Bibbia predice che nel prossimo futuro un governo globale unirà tutta l’umanità sulla base dell’altruismo anziché sulla base del denaro o della tecnologia. Avrà successo perché ha sia il potere che i meccanismi necessari per agire globalmente a favore di tutta l’umanità. Gesù Cristo stesso additò questo governo globale quando insegnò ai suoi seguaci a pregare che ‘venga il regno di Dio e si compia la sua volontà sulla terra’. — Matteo 6:10.

      Il Regno di Dio, un governo celeste retto da Gesù Cristo, incarnerà una nuova etica globale, la stessa che Gesù insegnò quando fu sulla terra. I princìpi fondamentali saranno l’amore per Dio e per il prossimo. (Matteo 22:37-39) Molte profezie bibliche spiegano cosa farà questo nuovo governo. A proposito del Governante, Gesù Cristo, la Bibbia promette che “giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi”. (Isaia 11:4, CEI) I ricchi e i potenti non sfrutteranno i più indifesi. Gesù “proverà commiserazione per il misero e per il povero . . . Redimerà la loro anima dall’oppressione e dalla violenza”. — Salmo 72:13, 14.

      I problemi ambientali verranno affrontati prontamente. La desertificazione non continuerà ad avanzare, anzi: “Il deserto gioirà, e nelle terre incolte sbocceranno fiori”. (Isaia 35:1, Today’s English Version) Anziché esserci carestie “ci sarà abbondanza di grano sulla terra”. — Salmo 72:16.

      Il Regno di Dio unisce persone di ogni estrazione. “Li porrò in unità, come un gregge nel recinto”, promette Dio. ‘Darò loro in cambio una lingua pura, perché tutti mi servano a spalla a spalla’. (Michea 2:12; Sofonia 3:9) Questa “lingua pura”, che include un patrimonio comune di valori morali e religiosi, sta unendo le persone fin d’ora.

      Grazie alla possibilità di viaggiare in tutto il mondo, i testimoni di Geova tengono regolarmente grandi assemblee internazionali, il che rafforza i vincoli tra gruppi razziali, nazionali e culturali diversi. Queste assemblee sono la dimostrazione tangibile di un’unità che coinvolge il cuore e la mente, anziché fondarsi sulla tecnologia e sul commercio. (Vedi l’accluso riquadro). Una teologa spagnola che ha assistito a queste assemblee ha scritto: ‘Me ne sono andata sentendomi edificata, non solo dagli illuminanti discorsi scritturali ma anche dall’unità che esiste fra questa gente, dalle loro elevate norme morali e dalla loro eccellente condotta’.

      Inoltre, i testimoni di Geova approfittano di altri aspetti della globalizzazione per promuovere la predicazione della buona notizia del Regno di Dio. Svegliatevi!, ad esempio, è tradotta in più di 80 lingue da molti traduttori che lavorano in tutto il mondo valendosi di sistemi computerizzati e della posta elettronica. Strumenti di questo genere aiutano i testimoni di Geova a rendere davvero globale il loro programma di istruzione biblica. È chiaro che gli strumenti che la globalizzazione mette a disposizione si possono usare tanto per edificare che per abbattere.

      Analogamente, anziché creare problemi come ha fatto la globalizzazione umana, il governo globale istituito da Dio provvederà soluzioni. Abbiamo ogni motivo per nutrire fiducia in questa amministrazione celeste. Dio promette: “Io sto per creare . . . una nuova terra. Non si ricorderà più il passato, non ci si penserà più. Gioite ed esultate per quel che creerò”. (Isaia 65:17, 18, Parola del Signore) Questa sua “nuova terra” sarà davvero una benedizione a livello globale.

      [Nota in calce]

      a Questa commissione, composta da 28 eminenti leader mondiali, ha preparato nel 1995 un ponderoso rapporto, intitolato “Il nostro villaggio globale”, in cui ha delineato le sue proposte per migliorare la governabilità del mondo.

      [Riquadro a pagina 12]

      COLLEGATI MA ANCORA DIVISI

      Anche se la tecnologia ha accorciato le distanze a livello mondiale, continuano ad esistere profonde divisioni. Televisione, telefonini e Internet sono stati utili per collegare tra di loro le persone, ma non per unirle. L’integrazione economica e la fine della rivalità fra superpotenze hanno ridotto il numero di guerre tra stati, ma ogni anno brutali conflitti civili continuano a uccidere e mutilare centinaia di migliaia di persone.

      Come mai? Perché l’odio tra gruppi etnici, razziali e religiosi rivali — che è all’origine delle guerre civili — non accenna a diminuire. E aziende multinazionali e organizzazioni criminali sono ben felici di mettere a disposizione armi a buon mercato in grandi quantità per rifornire le fazioni in lotta. La vera unità non si potrà mai costruire con l’elettronica, e un boom nel mercato azionario non promuove la giustizia sociale.

      Sotto certi aspetti la globalizzazione economica può in effetti contribuire alla disunione. Quando a un periodo di boom economico fa seguito una recessione, chi si è impoverito può diventare facile preda di estremisti politici che strumentalizzano il suo malcontento. Qual è la soluzione? “Bisogna reinventare il modo di governare a livello nazionale e globale, mettendo al centro lo sviluppo umano e la giustizia”, ammette un recente rapporto dell’ONU. (Human Development Report 1999) Questo è esattamente quello che farà il Regno di Dio.

      [Immagini a pagina 13]

      Il programma mondiale di istruzione biblica condotto dai testimoni di Geova ha contribuito a unire persone di origini diverse

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