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  • g86 22/9 pp. 14-15
  • Sommergibili e batiscafi della natura

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  • Sommergibili e batiscafi della natura
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Svegliatevi! 1986
g86 22/9 pp. 14-15

Sommergibili e batiscafi della natura

“Il nostro orgoglio per le ultime scoperte dell’uomo dev’essere temperato dalla conoscenza che altri animali forse usavano quelle cose da tempo immemorabile”. — Scientific American, luglio 1960.

“Le sue invisibili qualità, perfino la sua sempiterna potenza e Divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte”. (Romani 1:20) Non c’è dubbio che la sapienza di Geova Dio, sapienza che ha uno scopo, si rivela in queste creature marine capaci di galleggiare.

● NAUTILO PERLIGENO. Il nautilo si comportava come un sommergibile innumerevoli migliaia d’anni prima che l’uomo fosse sulla terra a fantasticare su una tal meraviglia. Si costruisce la casa sin da piccolo, aggiungendo camere più grandi man mano che cresce. Separa con tramezzi quelle che lascia vacanti dietro di sé, finché il suo bel guscio a spirale non raggiunge un diametro di 25 centimetri. La maggior parte del guscio è ornato con strisce marroni luccicanti, e il nautilo abita nell’ultima camera, quella più grande, che si apre sul mare. Può lasciarsi dietro 30 o più concamerazioni, dove abitava quando era più piccolo. Ma ogni volta che il nautilo si trasferisce in un locale nuovo e più spazioso, lascia dietro una parte di sé, una specie di sifoncino o piccolo tubo. E ogni volta che il nautilo tramezza una camera, lascia un forellino nel tramezzo. Il sifoncino, un prolungamento tubiforme del nautilo, si stende attraverso tutte le concamerazioni, fino al primo minuscolo scomparto. Sono questi scomparti e il sifoncino che li attraversa a dare al nautilo la possibilità di comportarsi come un sommergibile. Le concamerazioni servono da serbatoi di galleggiamento. Sono piene di gas. Il sifoncino che le attraversa può immettere o gettar fuori acqua. Può variare la proporzione fra gas e acqua e modificare così la spinta di galleggiamento. In tal modo il nautilo può navigare vicino alla superficie o scendere a 600 metri di profondità, oppure restare sospeso in qualsiasi punto intermedio.

● SEPPIA. La seppia comune si trova nelle acque mediterranee e nell’Atlantico orientale. Un grosso esemplare può avere il corpo lungo una sessantina di centimetri; le otto braccia sono lunghe altri 25-30 centimetri, e in più ha due lunghi tentacoli che si protendono oltre queste braccia per afferrare il cibo. Come organi di locomozione ha pinne di forma allungata situate lateralmente ed è munita anche di un imbuto, o sifone, che le provvede la propulsione a getto. Come il nautilo perligeno, è dotata di un apparato tipo sommergibile che le permette di modificare la spinta di galleggiamento. Ma a differenza delle concamerazioni del nautilo, il sistema di galleggiamento della seppia è costituito da un osso, l’osso di seppia. Si trova proprio sotto la pelle lungo il dorso della seppia. È una struttura molle e gessosa, avente fino a cento sottili lamine separate da colonnine, e costellata di molte camere. È quest’osso che la seppia impiega come cassa di emersione. Man mano che la seppia cresce, diventando più pesante, altre camere vengono aggiunte all’osso per aumentarne le proprietà di galleggiamento. (Fra parentesi, è quest’osso di seppia che viene messo nelle gabbie degli uccelli). Con un processo di osmosi la seppia può pompare fuori l’acqua dalle cavità del suo osso o può farla entrare. In questo modo varia la sua spinta di galleggiamento per salire o scendere nell’oceano. In linea di principio, le cavità dell’osso di seppia sono come i compartimenti per l’acqua in un sommergibile. Le seppie stanno di solito a una profondità che oscilla fra i 30 e gli 85 metri, ma possono scendere fino a 200 metri.

● ARCHITEUTHIS DUX. Potrebbe essere stata questa specie di calamaro gigante a dare origine alle leggende dei mostri marini che afferrano le navi coi loro tentacoli. Ne sono stati trovati esemplari col corpo lungo più di tre metri, e tentacoli compresi, più di 20 metri! Il suo occhio — 40 centimetri di diametro — è il più grande che si conosca nel regno animale! È molto veloce e si sposta mediante propulsione a getto. Come il nautilo e la seppia, può adattarsi a varie profondità marine, ma lo fa in modo diverso. Due terzi del suo corpo, nella parte superiore, sono occupati da una cavità detta cavità celomatica che è piena di un liquido. Se questo liquido viene tolto, l’Architeuthis affonda. Questo liquido offre all’animale una densità neutrale rispetto all’acqua. Le analisi mostrano che è costituito da un’elevatissima concentrazione di ammoniaca, 9 grammi per litro. Perché? A differenza dei mammiferi, l’Architeuthis elimina i rifiuti azotati sotto forma di ammoniaca anziché di urea. L’ammoniaca passa dal torrente sanguigno al liquido della cavità celomatica, dove si dissocia in ioni di ammonio. Questi ioni sono leggeri e rendono il liquido più leggero dell’acqua del mare, dando all’animale la spinta di galleggiamento. La rivista Scientific American lo paragona al batiscafo di Auguste Piccard che scende nelle profondità oceaniche. Il grande compartimento del batiscafo pieno di benzina, che è più leggera dell’acqua marina, sostiene l’abitacolo per l’osservazione sospeso inferiormente. Analogamente, il liquido contenuto nella cavità celomatica dell’Architeuthis serve da dispositivo di galleggiamento. Ma fu l’Architeuthis ad averlo per primo, perché fu il suo Creatore il primo a pensarci.

● PESCI DOTATI DI VESCICA NATATORIA. Molti pesci sono muniti di una vescica natatoria piena di gas. Quando il pesce scende in profondità, la pressione dell’acqua comprime il gas e riduce le dimensioni della vescica natatoria. Se il pesce sale, la pressione dell’acqua diminuisce, il gas si espande e la vescica aumenta di volume. Quando il volume della vescica cambia, cambiano anche le dimensioni del pesce. Perciò quando scende, la pressione accresciuta ne riduce il volume, il che significa che la sua densità media aumenta, e questo ne riduce la galleggiabilità. Quando sale, il suo volume aumenta, il che ne riduce la densità media e questo ne aumenta la galleggiabilità. Pertanto la vescica natatoria funziona per mantenere la densità del pesce pari alla densità dell’acqua marina che lo circonda, permettendogli di rimanere sospeso a qualsiasi profondità. Ma non è sempre tanto semplice. A una profondità di circa 2.000 metri la pressione ha ridotto il volume della vescica a 1/200 del volume che ha in superficie, il gas in essa contenuto è 200 volte più denso e la galleggiabilità è pressoché scomparsa. Eppure il pesce rimane immobile a una profondità doppia rispetto a quella, e il gas contenuto nella vescica esercita una pressione di oltre 490 chili per centimetro quadrato per resistere alla pressione del mare! Come conservano questi pesci la galleggiabilità? Possono far aumentare molto lentamente la quantità di gas presente nella vescica natatoria man mano che scendono in profondità e riassorbirlo man mano che risalgono. Come possono però aumentare il gas della vescica quando si trovano in profondità e la pressione è già così grande? Non si sa. Il meccanismo di questa pompa è ancora un enigma.

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