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Gesù CristoPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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Esistenza preumana. La vita di colui che divenne Gesù Cristo non ebbe inizio qui sulla terra. Egli stesso parlò della sua vita celeste preumana. (Gv 3:13; 6:38, 62; 8:23, 42, 58) In Giovanni 1:1, 2 troviamo il nome che aveva in cielo colui che diventò Gesù: “In principio era la Parola [gr. Lògos], e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio [“era divina”, AT; Mo; oppure “di essenza divina”, Böhmer; Stage (entrambe versioni tedesche)]. Questi era in principio con Dio”. Poiché Geova è eterno e non ha avuto principio (Sl 90:2; Ri 15:3), l’affermazione che la Parola era con Dio dal “principio” deve riferirsi al principio delle opere creative di Geova. Questo è confermato da altri versetti che riconoscono Gesù quale “primogenito di tutta la creazione”, “il principio della creazione di Dio”. (Col 1:15; Ri 1:1; 3:14) Le Scritture identificano dunque la Parola (Gesù nella sua esistenza preumana) con la prima creazione di Dio, il suo Figlio primogenito.
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Perché viene chiamato “la Parola”. Il nome (o forse il titolo) “la Parola” (Gv 1:1) identifica a quanto pare la funzione che quel primogenito Figlio di Dio ha avuto dopo la creazione di altri esseri intelligenti. Un’espressione simile compare in Esodo 4:16, dove Geova dice a Mosè a proposito di suo fratello Aaronne: “Ed egli deve parlare per te al popolo; e deve avvenire che egli ti servirà come bocca, e tu gli servirai come Dio”. Essendo il portavoce del principale rappresentante di Dio sulla terra, Aaronne serviva “come bocca” per Mosè. Lo stesso si può dire per la Parola o Logos, che divenne Gesù Cristo. Geova evidentemente si serviva di suo Figlio per trasmettere informazioni e istruzioni ad altri componenti della sua famiglia di figli spirituali, come si servì di quel Figlio per comunicare il suo messaggio agli esseri umani sulla terra. Indicando di essere la Parola o il Portavoce di Dio, Gesù disse agli ebrei che lo ascoltavano: “Ciò che io insegno non è mio, ma appartiene a colui che mi ha mandato. Se qualcuno desidera fare la Sua volontà, saprà riguardo all’insegnamento se è da Dio o se parlo da me stesso”. — Gv 7:16, 17; cfr. Gv 12:50; 18:37.
Indubbiamente in molte occasioni durante la sua esistenza preumana come la Parola, Gesù fu il Portavoce di Geova per persone sulla terra. Anche se da certi versetti potrebbe sembrare che Geova parlasse direttamente con esseri umani, altri versetti spiegano chiaramente che lo fece per mezzo di un rappresentante angelico. (Cfr. Eso 3:2-4 con At 7:30, 35; anche Ge 16:7-11, 13; 22:1, 11, 12, 15-18). Ragionevolmente, nella maggioranza dei casi Dio parlò per mezzo della Parola. Lo fece probabilmente in Eden, poiché in due delle tre occasioni in cui viene detto che Dio parlava, la Bibbia precisa che c’era qualcuno con Lui, senza dubbio suo Figlio. (Ge 1:26-30; 2:16, 17; 3:8-19, 22) L’angelo che guidò Israele nel deserto e alla cui voce gli israeliti dovevano ubbidire rigorosamente perché ‘il nome di Geova era in lui’, poteva quindi essere il Figlio di Dio, la Parola. — Eso 23:20-23; cfr. Gsè 5:13-15.
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Perché alcune traduzioni della Bibbia lo definiscono “Dio”, mentre altre dicono che Gesù è “un dio”?
Alcune traduzioni rendono Giovanni 1:1 come segue: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio”. Il testo greco dice letteralmente: “In principio era la parola, e la parola era verso il dio, e dio era la parola”. Sta al traduttore aggiungere le maiuscole richieste dalla lingua in cui traduce il testo. Chiaramente è giusto scrivere “Dio” con la maiuscola nel tradurre “il dio”, dal momento che questa espressione deve identificare l’Iddio Onnipotente con cui era la Parola. Ma nel secondo caso non c’è ragione di scrivere “dio” con la maiuscola.
La Traduzione del Nuovo Mondo rende questo versetto: “In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio”. È vero che nell’originale greco non c’è l’articolo indeterminativo (un), ma questo non significa che non si possa usare nella traduzione, perché nella comune lingua greca, o koinè, l’articolo indeterminativo non esisteva. Per cui nelle Scritture Greche Cristiane i traduttori sono costretti a usare o meno l’articolo indeterminativo secondo il loro intendimento del significato del testo. Tutte le traduzioni italiane di queste Scritture contengono l’articolo indeterminativo centinaia di volte; eppure quasi nessuna lo usa in Giovanni 1:1. Comunque il suo uso in questo versetto è pienamente giustificato.
Prima di tutto, va notato che il versetto stesso indica che la Parola era “con Dio”, per cui non poteva essere Dio, vale a dire, essere l’Iddio Onnipotente. (Vedi anche il v. 2, che non sarebbe necessario se il v. 1 dicesse effettivamente che la Parola era Dio). Inoltre la seconda volta che ricorre nello stesso versetto la parola “dio” (gr. theòs) non è preceduta dall’articolo determinativo “il” (gr. ho). A questo proposito, Ernst Haenchen, in un commento al Vangelo di Giovanni (capitoli 1-6), scrive: “[theòs] e [ho theòs] non erano la stessa cosa in questo periodo. . . . Infatti . . . per l’Evangelista, solo il Padre era [ho theòs] (cfr. 17,3); ‘il Figlio’ era sottoposto a lui (cfr. 14,28). Ma in questo brano si fa solo cenno a questo perché qui viene accentuata la vicinanza dell’uno con l’altro . . . . Nel monoteismo ebraico e cristiano era possibilissimo parlare di esseri divini che esistevano accanto e sotto Dio ma non erano uguali a lui. Filip 2, 6-10 lo dimostra. Qui Paolo descrive un essere divino del genere, che poi diventò uomo in Gesù Cristo . . . Sia qui che in Giov 1,1 non si tratta di un rapporto dialettico due in uno, ma di un’unione personale di due entità”. — Das Johannesevangelium, Tubinga, 1980, p. 116.
Dopo aver indicato come possibile traduzione di Giovanni 1:1c “e di natura divina era il Logos”, Haenchen prosegue: “In questo caso [en (era)] esprime semplicemente un predicato. E perciò si deve osservare con maggiore attenzione il predicato nominale: [theòs] non è la stessa cosa di [ho theòs]”. (Op. cit., p. 118) Approfondendo l’argomento, Philip B. Harner spiega che la costruzione grammaticale di Giovanni 1:1 riguarda un predicato nominale, privo di articolo determinativo (il), che precede il verbo, costruzione che ha primariamente significato qualitativo e indica che “il logos ha la natura di theos”. Inoltre afferma: “In Giovanni 1:1 penso che la forza qualitativa del predicato sia così notevole che il nome [theòs] non può essere considerato determinato”. (Journal of Biblical Literature, vol. XCII, 1973, pp. 85, 87) Altri traduttori, riconoscendo che il termine greco ha valore qualitativo e descrive la natura della Parola, rendono la frase: “la Parola era divina”. — AT; Sd; cfr. Mo; vedi NM, appendice, p. 1581.
Le Scritture Ebraiche sono molto chiare nell’indicare che esiste un solo Dio Onnipotente, il Creatore di tutte le cose, l’Altissimo, il cui nome è Geova. (Ge 17:1; Isa 45:18; Sl 83:18) Per questa ragione Mosè poté dire alla nazione d’Israele: “Geova nostro Dio è un solo Geova. E devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua forza vitale”. (De 6:4, 5) Le Scritture Greche Cristiane non contraddicono affatto questo insegnamento che per migliaia d’anni i servitori di Dio avevano accettato e in cui avevano creduto, anzi lo confermano. (Mr 12:29; Ro 3:29, 30; 1Co 8:6; Ef 4:4-6; 1Tm 2:5) Gesù Cristo stesso disse: “Il Padre è maggiore di me”. E si riferì al Padre quale suo Dio, “il solo vero Dio”. (Gv 14:28; 17:3; 20:17; Mr 15:34; Ri 1:1; 3:12) Più volte Gesù si dichiarò inferiore e sottomesso al Padre. (Mt 4:9, 10; 20:23; Lu 22:41, 42; Gv 5:19; 8:42; 13:16) Anche dopo che Gesù fu asceso al cielo gli apostoli continuarono a presentarlo come tale. — 1Co 11:3; 15:20, 24-28; 1Pt 1:3; 1Gv 2:1; 4:9, 10.
Questi fatti sono un valido sostegno per la traduzione “la Parola era un dio” in Giovanni 1:1. La preminenza della Parola fra le creature di Dio in quanto Primogenito, colui mediante il quale Dio creò tutte le cose, e in quanto Portavoce di Dio, è una valida ragione per chiamarlo “un dio” ossia un essere potente. La profezia messianica di Isaia 9:6 aveva predetto che egli sarebbe stato chiamato “Dio potente”, ma non Dio Onnipotente, e che sarebbe stato il “Padre eterno” di tutti coloro che avrebbero avuto il privilegio di vivere come suoi sudditi. Lo zelo del Padre suo, “Geova degli eserciti”, avrebbe reso possibile ciò. (Isa 9:7) Se l’Avversario di Dio, Satana il Diavolo, viene chiamato ‘dio’ (2Co 4:4) a motivo del dominio che esercita su uomini e demoni (1Gv 5:19; Lu 11:14-18), a maggior ragione il Figlio primogenito di Dio è chiamato “un dio”, “l’unigenito dio” secondo i più attendibili manoscritti di Giovanni 1:18.
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