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  • “Tempo della fine” del mondo
    La Torre di Guardia 1950 | 1° maggio
    • fine del nostro pianeta terrestre. Le traduzioni moderne del testo greco della Scrittura confermano questo fatto con molta chiarezza. La versione di Oscar Cocorda del 1910 dice: “Dicci quando avverranno queste cose e qual sarà il segno della tua venuta e della consumazione del secolo?” Nella An American Translation del 1939 si legge: “Dicci quando questo deve accadere, e quale sarà il segno della tua venuta, e della conclusione dell’età.” La traduzione di Young del 1863 ha: “Dicci quando saranno queste? e qual è il segno della tua presenza e della completa fine dell’età?” — Si veda la Revised Standard Version del 1946.

      10. Quale parola adoperarono essi in greco? Che cosa significa qui?

      10 Nel testo greco la parola adoperata dagli apostoli in Matteo 24:3 e tradotta “fine completa, consumazione o conclusione” è syntèleia. Questa è una parola composta, formata dalla preposizione syn che significa con, in compagnia di, insieme a e dal nome telos che significa fine. Questa parola composta può quindi indicare più che la semplice fine di una cosa. La preposizione syn indica che un certo numero di cose, operazioni o condizioni sono andate avanti insieme o in compagnia l’una con l’altra. Cosicché la loro fine insieme dovrebbe essere una fine combinata o combinazione della fine, un pervenire ad una fine comune. Parecchie edizioni del Lexicon di Liddell e Scott definiscono la parola “combinazione di parti per una fine; combinazione di sforzi; la consumazione (di un progetto)”. Se usiamo l’espressione “fine combinata” o “fine insieme” questo ci dà l’idea corretta. Gli apostoli chiesero a Gesù: “Quando avverranno QUESTE COSE?” e questo suggerisce l’idea di cose che finiscono insieme o in combinazione. Gli apostoli raccolsero l’espressione “fine del mondo” da Gesù, in Matteo 13:39, 40, 49, e così dalle sue descrizioni seppero che certe cose sarebbero terminate insieme in quella fine combinata o syntèleia. Effettivamente l’espressione è adoperata solo sei volte negli scritti apostolici, cinque volte dall’apostolo Matteo e una volta dall’apostolo Paolo.

      11. Quale Parola adoperarono per “mondo”? Com’è mostrato il suo significato?

      11 Ma che cosa possiamo dire circa il mondo riguardo alla cui fine combinata o consumazione domandarono gli apostoli? La parola da loro adoperata è aiòn, e i traduttori moderni cattolici romani la traducono “mondo”. La maggioranza dei traduttori non cattolici la rendono; “età”, con cui s’intende un periodo di tempo della storia umana, sia che abbia dei limiti determinabili o no. “Età” potrebbe essere la traduzione adatta di aiòn in alcuni casi, ma non potrebbe dare questo significato in tutti i casi o in alcune altre circostanze. Il passo di Efesini 2:2 costituisce uno di questi ultimi casi. Qui l’apostolo Paolo dice ai Cristiani: “Un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo [o aiòn] di questo mondo, seguendo il principe della potestà dell’aria, di quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli”. Qui la parola “mondo” è tradotta dal vocabolo greco kosmos, mentre “andazzo” è tradotto dalla parola aiòn. Così l’attenzione è richiamata sull’andazzo adottato durante un particolare periodo di tempo piuttosto che sul periodo di tempo stesso. Paolo adopera ancora la parola aiòn in Galati 1:3, 4 per dire: “Dal Signor nostro Gesù Cristo, che ha dato sè stesso per i nostri peccati affin di strapparci al presente secolo [aiòn] malvagio”. Poiché i Cristiani dai giorni di Paolo fino ad oggi hanno continuato a vivere nello stesso generale periodo di tempo, nel quale il male, ossia l’empietà, ha il dominio sul genere umano, la parola aiòn non può significare qui un periodo di tempo. Deve trattarsi di un sistema di cose malvagio dal quale Gesù Cristo ha liberato i suoi seguaci consacrati.

      12. Come mostra Ebrei 1:1, 2 il significato di “aión”?

      12 La parola aiòn contiene pure il significato di “sistema di cose” in Ebrei 1:1, 2, dove Paolo dice: “Iddio . . . in questi ultimi giorni ha parlato a noi mediante il suo Figliuolo, ch’Egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale pure ha creato i mondi [aiònes]”. Non sarebbe ragionevole intendere qui ch’egli formasse dei periodi di tempo, ma dev’essere inteso che qui si parla di sistemi di cose creati dall’Iddio Altissimo per mezzo del suo Figliuolo Gesù Cristo. Questi sistemi potrebbero, naturalmente, esistere per un periodo di tempo limitato oppure per sempre, secondo il volere divino. Questo significato dell’aiòn conviene pure al passo di Ebrei 9:25, 26, dove Paolo parla del sacrificio di Gesù per i peccati e dice: “Non per offrir sè stesso più volte, come il sommo sacerdote [giudaico], che entra ogni anno nel santuario con sangue non suo; chè, in questo caso, avrebbe dovuto soffrir più volte dalla fondazione del mondo [kosmos]; ma ora, una volta sola, alla fine [syntèleia] de’ secoli [aiònes; sistemi di cose], è stato manifestato, per annullare il peccato col suo sacrificio”.

      13. Come mostra anche Ebrei 9:25, 26 il suo significato?

      13 Quando Gesù offrì se stesso in sacrificio umano a Dio, portò a una fine combinata i sistemi di cose che avevano operato relativamente alla nazione giudaica fino ad allora. Egli mise fine all’accettabilità di ulteriori sacrifici di animali agli occhi di Dio. Mise fine al sistema di tipi ed ombre profetiche che erano state eseguite fra gl’Israeliti e i loro antenati. Da quel giorno era entrato in vigore un nuovo patto fra Dio e un nuovo Israele, un Israele spirituale, una nuova nazione sulla quale gli antichi tipi e le antiche figure incominciarono ad adempiersi. Quel sistema giudaico di adorazione e di comunione con Dio terminò completamente quando Gerusalemme fu distrutta circa quarant’anni dopo. Non vi fu più alcun tempio materiale in quella che era stata la città santa presso il quale i Giudei potessero riunirsi e procedere come nei tempi antichi. Veramente, dunque, Gesù Cristo apparve in un tempo nel quale speciali sistemi di cose appartenenti ai Giudei cessavano insieme.

      14. Quindi che cosa significa “aión” in Matteo 24:3, e perché?

      14 Poiché gli apostoli collegarono la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio con la presenza di Cristo e la fine combinata, la parola aiòn ha, nella profezia di Gesù, meglio il significato di “sistema di cose” che quello di età, e non ha assolutamente alcun riferimento al nostro globo terrestre.

      15. Perché quella fine dell’“aiòn” non si riferisce all’anno 70 d.C.? A quale tempo si riferisce?

      15 Ma poiché i Romani distrussero Gerusalemme l’anno 70 d.C., perché allora la fine intorno alla quale interrogarono gli apostoli non potrebbe riferirsi a quella completa fine del sistema di cose giudaico avvenuta quell’anno e alla quale Paolo si riferisce in Ebrei 9:25, 26? La ragione è che la “presenza” di Cristo non ebbe inizio l’anno, 70 d.C. nè venne quell’anno nella potenza e nella gloria del suo regno. Questo fatto si avverò nell’anno 1914 d.C. Donde, quando Gesù combinò la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio con la fine e con la sua propria presenza come Re dominante, egli deve essersi servito di Gerusalemme e del suo luogo santo come figura di una organizzazione religiosa simile nei nostri giorni, cioè la sedicente cristianità. Deve anche aver adoperato la fine del sistema di cose giudaico come una figura profetica per raffigurare la fine del sistema di cose che è esistito finora. Questa fine avviene durante il tempo della sua presenza regale ora. Quindi, con profetica intelligenza e con chiara visione del futuro, Gesù diede un duplice significato a gran parte della sua profezia. Così egli pose la sua profezia oltre la terribile fine che sopravvenne sulla rigettata nazione giudaica alla fine della cosiddetta cristianità e di tutto il mondo al quale essa appartiene, oggi. Con questa comprensione della sua profezia possiamo avere un più vivo apprezzamento del fatto che ora viviamo nella consumazione del mondo o nel “tempo della fine”.

  • Conclusione dei “Tempi dei Gentili”
    La Torre di Guardia 1950 | 1° maggio
    • Conclusione dei “Tempi dei Gentili”

      1. Che cosa mostra Paolo in Ebrei 10:12, 13 circa l’attesa di Cristo?

      L’APOSTOLO Paolo dimostra che Gesù Cristo non iniziò la sua promessa presenza o parousía alla fine del sistema giudaico l’anno 70 d.C. Quaranta giorni dopo essere asceso al cielo per sedere alla destra di Dio, Gesù cominciò la sua attesa fino a che i “tempi dei Gentili” fossero trascorsi. Su questo l’apostolo dice: “Dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è posto a sedere alla destra di Dio, aspettando solo più che i suoi nemici sian ridotti ad essere lo sgabello dei suoi piedi”. — Ebr. 10:12, 13.

      2. Perché la sua attesa non terminò il 70 (d.C.)? Com’è questo mostrato?

      2 Ora si noti perché l’attesa di Gesù alla destra di Dio non terminò con la fine del sistema di cose giudaico l’anno 70 d.C. Non terminò quell’anno perché i “tempi dei Gentili” non terminarono allora, ma continuarono. Questo è messo in chiara evidenza dal fatto che l’anno 70 Gerusalemme fu distrutta per la seconda volta dai Gentili. Gesù spiegò nella sua profezia che tale distruzione significava la continuazione dei tempi dei Gentili per molto tempo dopo il 70 d.C., dicendo: “Vi sarà gran distretta nel paese ed ira su questo popolo. E cadranno sotto il taglio della spada, e saran menati in cattività fra tutte le genti; e Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili, finché i tempi de’ Gentili siano compiuti”. (Luca 21:23, 24) Allorché i Gentili presero il dominio completo su quella terra, certamente i nemici di Gesù non furono fatti sgabello dei suoi piedi. È chiaro che egli non fece niente allora per renderli tali, ma permise che distruggessero Gerusalemme sulla quale Geova Dio aveva nel passato posto il suo nome, nel suo tempio. Poiché Gesù Cristo non poteva entrare in possesso del suo regno, iniziare la sua regale presenza e dominare in mezzo ai suoi nemici sino alla fine dei “tempi dei Gentili” la sua presenza e la fine del mondo di cui egli aveva profetizzato non si verificarono nell’anno 70 d.C. La sua presenza nella potenza del Regno cominciò nel 1914 d.C. Questo fu l’anno fissato da Geova per far nascere il suo regno.

      3. Perché affermiamo così positivamente che il 1914 segnò la nascita del Regno?

      3 Il regno di Geova mediante il suo Cristo è un governo celeste, e l’insediamento del suo Cristo deve aver luogo nei cieli invisibili. Perché dunque affermiamo in modo così positivo che l’anno 1914 segnò il principio del Regno e pertanto il principio della seconda presenza o parousía di Cristo? Perché nel 1914 terminarono i “tempi dei Gentili”. Ma perché doveva questo fissare la data alla quale ‘il regno del mondo doveva venire ad essere il regno del Signore Iddio e del suo Cristo’? Perché doveva esser quella la data fissata da Geova Dio Onnipotente per assumere il suo gran potere e cominciare a regnare riguardo alla nostra terra? (Apoc. 11:15-17) Perché quando ebbero inizio i “tempi dei Gentili” Geova Dio permise che il suo regno tipico sulla terra fosse rovesciato dalle potenze mondiali dei Gentili. Quei tempi dei Gentili non ebbero inizio quando Gerusalemme fu distrutta dalle legioni romane agli ordini del generale Tito l’anno 70 d.C. Se i “tempi dei Gentili” continuarono a durare dopo l’anno 70 d.C., poiché Gerusalemme fu allora distrutta per la seconda volta, è logico che quei tempi dei Gentili devono realmente aver avuto inizio nel 607 a.C. Quell’anno Gerusalemme fu distrutta per la prima volta dai Gentili, dagli eserciti babilonesi dell’imperatore Nebucadnetsar. Fu calpestata sotto il calcagno dei Gentili e non riconquistò più poi la sua indipendenza assoluta dalla signoria dei Gentili sotto un sovrano della dinastia del re Davide, neppure dopo che essa e il suo tempio furono riedificati settant’anni dopo, nel 537 a.C.

      4. Perché i tempi dei GENTILI devono aver avuto inizio nel 607 a.C.

      4 Fu quando Gerusalemme venne distrutta per la prima volta nel 607 a.C. che il comando di Geova concernente

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