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  • Sottomissione alle autorità superiori
    La Torre di Guardia 1952 | 1° dicembre
    • esso sarà a loro vantaggio. Iddio compirà di certo il suo lavoro e benedirà il suo popolo, e qualche volta egli dirige i governanti mondani affinché facciano la sua volontà. (Apoc. 17:17) Ad ogni modo, le nostre preghiere inerenti a quelli che sono altolocati non li eleveranno mai al disopra delle Autorità Superiori, Geova Dio e Cristo Gesù.

      23. Che cosa significa per un Cristiano ‘essere in sottomissione’?

      23 Tutta la questione della sottomissione alle “autorità superiori” è una questione di umiltà. Noi riconosciamo la nostra posizione grandemente inferiore dinanzi all’Iddio vivente. Comprendiamo che siamo del tutto dipendenti da lui per la vita e per tutte le sue illimitate benedizioni presenti e future. Con la crescente conoscenza della sua Parola il nostro giusto apprezzamento di questa sottomissione è accresciuto. Esso è riflesso non solo nelle nostre attività di predicazione, ma anche nella nostra associazione di desti membri della società del nuovo mondo e nell’ambito della nostra vita domestica. La sottomissione di noi stessi alle vere autorità superiori produce un’amorevole relazione la quale è una relazione di favore divino. — Giac. 4:6, 7, NW.

      24. Quale consapevolezza si dovrebbe avere della (1) nostra vecchia condotta e della (2) nostra nuova condotta?

      24 La nostra vecchia condotta nella società del vecchio mondo ha lasciato le sue tracce nel tempo prima che venissimo a sottometterci alle vere autorità superiori. Ma quel precedente tempo di insubordinazione è passato. Ora che abbiamo cominciato a tenere una condotta nuova teniamola con pieno intendimento. Si deve prestare molta attenzione affinché seguiamo i sani principi e i ricchi precedenti posti nella Bibbia per guidare i nostri passi. Non cogliete le occasioni per dispiacere alle superiori autorità teocratiche con qualche atto d’infedeltà. Esso potrebbe significare il vostro fallimento di ottenere la vita eterna nel nuovo mondo. I vecchi scrupoli e abitudini è bene metterli da parte. Nuovi doveri che si possono accertare mediante le Scritture è bene che siano accettati e adempiuti da tutti noi. Dedichiamo dunque tutte le nostre energie e sostanze in una totale sottomissione al governo del nuovo mondo. Impegnamoci tutti in questa nuova condotta per farne un successo. Giornalmente vivete e conformatevi come se foste nel nuovo mondo. Infatti, la vita nella società del nuovo mondo è già una realtà. Godete ora in pieno i frutti e la pace della sottomissione del nuovo mondo.

  • Il “segno della croce” di Costantino
    La Torre di Guardia 1952 | 1° dicembre
    • Il “segno della croce” di Costantino

      L’ODIERNO culto della cosiddetta croce di Cristo si basa notevolmente sul racconto narrato intorno a Costantino il Grande quando si dispose a conquistare il mondo. Pare che egli avesse una visione, poi un sogno, poi una vittoria, e successivamente si “convertisse” al Cristianesimo, e tutto questo, si dice, sarebbe dovuto al potere miracoloso della croce di Cristo.

      Nell’anno 312, Costantino, che a quel tempo era imperatore di ciò che ora è noto come Francia e Inghilterra, si dispose col suo esercito alla guerra contro Massenzio, allora imperatore d’Italia, e che, per incidenza, era fratello della moglie di Costantino. A un certo punto lungo il cammino, in pieno meriggio, Costantino fu un giorno stupito vedendo nel cielo una colonna di luce in forma di croce sulla quale era scritto Hoc vince, che significa “Con questo, vinci”.

      La notte successiva, così dice il racconto, Gesù Cristo stesso apparve a Costantino mentre era addormentato, e gli disse di fare una bandiera recante questa croce celeste e di portarla in testa al suo esercito, poiché sarebbe stato un simbolo o segno di vittoria. Questo egli fece, e, inoltre, fece dipingere il monogramma croce sugli scudi dei suoi guerrieri prima della battaglia finale e decisiva sul Ponte Milvio presso Roma dove Massenzio fu ucciso.

      Intorno a questo racconto ci sono molte cose che sembrano incredibili. Ma quando l’onesto cercatore di verità investiga i fatti storici in cerca di autenticità, rimane semplicemente stupito che alcuno che si dice Cristiano riponga fede in questa fiaba prettamente pagana. Prima di tutto, il racconto è basato solo sugli antichi scritti di Eusebio, Lattanzio e pochi altri, e tutti questi si contraddicono violentemente. È vero, molti famosi scrittori di storia sin dal loro tempo hanno riscritto il racconto, ma i loro strenui sforzi per eliminare i difetti contrastanti sono una pura congettura e quindi di nessun autentico valore.

      Per cominciare, prendiamo la semplice questione del tempo e del luogo in cui si suppone che Costantino abbia avuto la sua visione e il sogno. Eusebio nella sua Vita di Costantino (L. II, c. 28, p. 410) dichiara senza nessuna incertezza che l’imperatore decise di andare a far guerra a Massenzio soltanto dopo che ebbe veduto la croce, dopo che ebbe avuto il sogno, e dopo che ebbe posto la bandiera recante la croce alla testa del suo esercito. Ora tutti gli storici sono d’accordo che Costantino decise di muover guerra a Massenzio mentre era ancora in Gallia, ora chiamata Francia, e prima che ebbe varcato le Alpi. Perciò Eusebio localizza definitivamente il “miracolo” a nord delle Alpi. Tuttavia, Lattanzio, con altrettanta autorità, dice nel suo trattato, De mortibus persecutorum (c. 44, p. 999), che Costantino ebbe la sua visione e il sogno dopo aver attraversato le Alpi e poco prima della battaglia decisiva presso Roma. A chi, dunque, dobbiamo credere?

      VENIVA LA VISIONE DAL SIGNORE?

      Passando da questo disaccordo a più importanti domande, si deve considerare chi fosse questo Costantino a cui si dice che il Signore conferisse questo singolare favore. Prima di avere la visione Costantino aveva vissuto la vita di un soldato. La sua attività consisteva nell’uccidere

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