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Scegliere ora di vivere in quel tempoLa Torre di Guardia 1952 | 1° settembre
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ostruiranno le loro proprie case e le abiteranno e dimoreranno in pace sotto la loro vite e il loro fico, quando la terra risuonerà delle felici grida di bimbi e sarà allietata dai rallegranti canti degli uccelli, e l’aria sarà permeata della fragranza dei fiori, giubilerai del nuovo mondo. Se è la speranza del tuo cuore veder il giorno in cui lo zoppo salterà come un cervo, udire la lingua del muto cantare, guardare gli occhi del cieco aperti, osservare le orecchie del sordo sturate, contemplare i gemiti e i pianti che danno luogo a sorrisi, e le lagrime e i lamenti che dan luogo al riso, e la pena e la morte che danno luogo alla salute e alla vita eterna, allora non c’è niente da cui ti lascerai bloccare la tua via per ottenere il benedetto nuovo mondo nel quale tali condizioni esisteranno per sempre. — Isa. 2:4; 11:6-9; 35:1-10; 55:13; 65:17-25; Apoc. 21:1, 4.
21. Che cosa dovremmo desiderar di fare, e che cosa noi dovremmo ora apprezzare?
21 La maggioranza delle ventiquattro ore del giorno noi ora le impieghiamo per tenerci in vita. Otto di tali ore le trascorriamo dormendo. Otto altre le impieghiamo lavorando, affin di guadagnarci il sostentamento materiale per aggrapparci a questa vita piena di dolori e delusioni. Quanto tempo lavoreremo per guadagnare la vita nel nuovo mondo? Otto ore al giorno? È la nuova vita meritevole del triplo della vecchia, degna di ventiquattro ore di lavoro per essa? Non tre volte migliore, o cento volte migliore, o mille volte migliore. Essa è tanto migliore che non può essere paragonata a questa vita presente. Noi dovremmo dedicare tutto, trattenere nulla, perseguendo il corso che ce la farà guadagnare. Dobbiamo apprezzare che non è il semplice far bene come noi lo comprendiamo, o il sincero seguire una forma di adorazione come qualche organizzazione religiosa ortodossa la intende, ma noi dobbiamo discernere che è il sincero adempimento della volontà di Dio come è esposta nella sua Parola la Bibbia che ci metterà nella via che conduce alla vita nel nuovo mondo. In questo giorno di giudizio, in cui Cristo il Re divide i popoli di tutte le nazioni come un pastore separa le pecore dai capri, dovremmo apprezzare che tutte le persone stanno determinando il loro destino eterno. Sia secondo ciò che stanno facendo che secondo ciò che non fanno, essi stanno scegliendo o la vita o la morte. (Matt. 25:31-46) Ora è il tempo di scegliere. È la tua scelta per la vita o per la morte? Quale risposta dà la tua condotta?
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Ipocrisia mondana, zelo cristianoLa Torre di Guardia 1952 | 1° settembre
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Ipocrisia mondana, zelo cristiano
IN FONDO al cuore della maggioranza degli uomini è la sconcertante conoscenza che la religiosa Cristianità è piena d’ipocrisia. Ma troppo di rado viene compiuta una onesta analisi per portare alla superficie questa verità, troppo di rado un acuto esame mette questo fatto in tale notevole rilievo da toccare una coscienza indurita.
Avete letto abbastanza la Bibbia per saper del sermone del monte di Cristo? dei suoi altri insegnamenti? della sua condotta verso i capi religiosi e politici del mondo? e la semplice vita di fede e la coraggiosa morte nell’integrità degli apostoli e dei discepoli che cercarono d’imitare Cristo come loro modello? Allora dovreste sapere che Cristo non fu un militarista, né un politicante, né un religionista ortodosso, né un capitalista, né un rosso rivoluzionario che cercasse di rovesciare il governo di Cesare. Egli onorò la Parola di Dio, la sostenne, l’insegnò e morì fedele ad essa. Tanto lui che i suoi seguaci furono nel mondo ma dichiararono di non farne parte. Essi non furono degli ipocriti.
Oggi è lo stesso. E talvolta i capi religiosi e altri vedono questi fatti, e con lodevole onestà li dichiarano. Tale fu il caso del vescovo Austin Pardue della diocesi episcopale protestante di Pittsburgh, quando il 7 agosto 1950 disse quanto segue:
“Noi Cristiani d’oggi siamo tragicamente indegni. Ma una parola sola ai presunti giusti di fuori che indicano la nostra ipocrisia; noi possiamo sempre far posto ad altri ipocriti e li invitiamo cordialmente a venire e unirsi a noi. La nostra ipocrisia non è deliberata, ma conveniente. La perniciosa malattia delle nostre ortodosse denominazioni americane deriva dai corrosivi acidi dell’incredulità che hanno diluito le nostre convinzioni fino al punto che molta della nostra religione è divenuta una questione di puro costume e tradizione.
“Da una parte, una distruttiva alta critica della Bibbia è divenuta così universale che molti di noi ministri moderni sanno a malapena ciò che crediamo. D’altra parte siamo divenuti tali adoratori di culti e teorie intellettuali che non osiamo più credere nei poteri soprannaturali della preghiera e del sacramento. Il denominazionalismo ortodosso considera spesso con superiore derisione molti dei recenti sviluppi di gruppi biblici fondamentalisti i quali nell’insieme crescono più presto delle altre organizzazioni religiose in America. La massa di questa gente è probabilmente simile al semplice tipo delle persone che per prime seguirono Gesù, e oggi trovano speranza e profondissima convinzione fra queste nuove ramificazioni della fede cristiana.
“Solo la scorsa settimana i testimoni di Geova affollarono lo Yankee Stadium con 70.000 persone per un rinvigorimento d’un intero giorno sotto l’ardente sole di luglio. Troppo spesso noi guardiamo queste riunioni evangelistiche qualificandole con lo sprezzante appellativo, ‘emozionalismo’. Le scherniamo come se noi, persone brave, cosiddetta classe media intellettuale, fossimo divenuti troppo sofistici per esprimere i nostri sentimenti. È impossibile avere un vitale Cristianesimo senza un certo fervore emotivo. Il giorno della Pentecoste non fu una fredda riunione intellettuale, ma fu stimolata dal fuoco dello Spirito Santo. Fu piena d’azione,
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