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  • Epistole di Giovanni e di Giuda (Lezione 69)

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  • Epistole di Giovanni e di Giuda (Lezione 69)
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
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  • SECONDO GIOVANNI
  • TERZO GIOVANNI
  • GIUDA
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
w58 1/9 pp. 540-543

Epistole di Giovanni e di Giuda (Lezione 69)

L’APOSTOLO Giovanni, noto per essere stato particolarmente amato da Cristo Gesù, terminò gli scritti del cànone delle Scritture Greche durante l’ultimo decennio del primo secolo dell’èra cristiana. Compose cinque libri della Bibbia, tre dei quali sono epistole. La prima epistola di Giovanni è quasi unanimemente attribuita alla penna dell’apostolo che scrisse il Vangelo e l’Apocalisse. Quanto al tempo e al luogo in cui fu scritta, le opinioni non sono così concordi. Tuttavia l’evidenza disponibile a questo riguardo sembra avvalorare l’opinione che l’epistola sia stata scritta dopo l’Apocalisse, cioè dopo il 96 d.C. e verso il tempo in cui fu scritto il Vangelo di Giovanni, intorno all’anno 98 o 99. Sembra che l’apostolo Giovanni abbia passato gli ultimi anni della sua lunga vita nelle vicinanze di Efeso in Asia Minore, ed è pertanto probabile ch’egli abbia scritto la sua prima epistola mentre si trovava in questa regione. Non è rivolta a una congregazione o a qualche individuo in particolare e perciò si pensa che sia stata scritta per circolare fra le congregazioni cristiane in generale.

L’amore è la qualità messa in risalto nell’epistola. Il capitolo iniziale dichiara che “Dio è luce, e in unione con lui non ci sono tenebre alcune”. Perciò colui che sostiene di essere in comunione con Dio e allo stesso tempo cammina nelle tenebre è bugiardo. Solo quelli che camminano nella luce hanno comunione con Dio, con Cristo e con i fratelli cristiani. Tutti commettono peccati, ma se confessano questi peccati e invocano perdono nel nome di Gesù saranno purificati da ogni ingiustizia. (1 Giov. 1:1-10) Dopo aver identificato Cristo Gesù come Soccorritore dei Cristiani presso il Padre e come sacrificio propiziatorio, non solo per i loro peccati, ma anche per quelli di tutto il Nuovo Mondo, Giovanni consiglia di non amare questo vecchio mondo né le cose che sono in esso. Iddio non ama questo mondo pieno di concupiscenza e superbia; quelli che l’amano non possono essere amati da Dio né avere amore per Dio nei loro cuori. Questo mondo e quelli che l’amano passano via, ma “chi fa la volontà di Dio rimane per sempre”. L’apostolo mette quindi in guardia contro gli anticristi, e ammonisce i fedeli a rimaner saldi nell’unzione dello spirito di verità ch’egli ha insegnato loro. — 2:1-29.

Il particolare amore che Dio nutre per le creature è palesato dal fatto che alcuni uomini sono chiamati per essere figli di Dio nella gloria spirituale, a somiglianza del glorificato Re Cristo Gesù. Da quel momento in poi questi chiamati devono vivere per la giustizia e non devono più peccare volontariamente. Devono abbondare in amor fraterno; non devono nutrire nell’intimo del loro cuore nessun odio per i fratelli cristiani. L’invidioso Caino uccise il giusto Abele, suo fratello; quelli che odiano i loro fratelli sono omicidi come lui. L’amore si deve manifestare con buone azioni. “Amiamo, non a parole né con la lingua, ma coi fatti e in verità”. (3:1-24) Dopo alcune informazioni sul modo di provare le espressioni ispirate per determinare se sono da Dio o dal Diavolo, Giovanni continua la sua esortazione sull’amor fraterno e sull’amore di Dio. Dio è amore. Egli ha manifestato il suo amore verso noi mandando il proprio Figlio sulla terra per essere una propiziazione per i nostri peccati. Noi dovremmo manifestare lo stesso altruismo verso i nostri fratelli. Inoltre, il nostro amore verso Dio dovrebbe riflettere perfetta devozione e integrità verso Lui. L’intrepidezza nel dichiararlo pubblicamente e nel confessarlo nel giorno del giudizio è la prova dell’amore perfetto verso Dio; l’amore perfetto caccia via la paura. — 4:1-21.

Tutto ciò che precede conduce alla definizione dell’“amor di Dio” esposta all’inizio del capitolo 5: “Questo è ciò che significa l’amor di Dio, che osserviamo i suoi comandamenti; eppure i suoi comandamenti non sono gravosi”. Segue quindi il versetto citato molto sovente dai trinitari, 1 Giovanni 5:7, secondo la Versione Diodati e le versioni cattoliche. Questo versetto non si trova negli antichi manoscritti Vaticano 1209, Sinaitico, e Alessandrino. Infatti, non si trova in nessun manoscritto GRECO anteriore al quindicesimo secolo. Quasi tutte le versioni moderne, salvo quelle cattoliche italiane, omettono giustamente questo versetto spurio. Nella nota in calce della versione cattolica di Giuseppe Ricciotti, viene ammesso che il versetto “manca in tutti i codici greci anteriori al secolo XV e in quelli della Vulgata anteriori al secolo VIII”. Un’altra versione cattolica, pubblicata nel 1941 dalla Confraternita Cattolica Romana di dottrina religiosa negli Stati Uniti, include il versetto. Ma in una nota in calce questo gruppo cattolico ammette che il versetto non si trova negli antichi manoscritti, ma lo include in base alla pretesa che il papa abbia l’autorità di giudicare la validità di tutti i versetti delle Scritture. La Versione Italiana Riveduta rende correttamente questa parte dell’epistola, mostrando che lo spirito di Geova, l’acqua della verità e il sangue della propiziazione sono concordi come tre armoniosi testimoni dimostranti che Gesù è il Figlio di Dio. (5:6-8) Ciò elimina dall’epistola di Giovanni il diabolico versetto trinitario che vi era stato insinuato mediante un contraffazione religiosa. Dopo aver considerato i vivificanti benefici che provengono dal Figlio Cristo Gesù, Giovanni dichiara che l’intero empio mondo giace nel malvagio, Satana. Egli conclude con un ammonimento sul culto degli idoli. — 5:1-21.

SECONDO GIOVANNI

Poiché la prima epistola di Giovanni fu scritta verso la fine della vita terrena di Giovanni, il tempo della composizione della sua seconda epistola non poteva esser molto posteriore. Per le stesse ragioni è generalmente accettato che fu scritta nella regione di Efeso. Sebbene sia indirizzata alla “signora eletta e ai suoi figliuoli”, alcuni ritengono che il termine “signora eletta” si riferisca alla chiesa; altri sostengono che sia indirizzata a una fedele cristiana chiamata “Kyria”. La parola “Kyria” in greco significa “signora”, ed è adoperata altrove come nome proprio. I primi scrittori cristiani non si riferirono alla seconda epistola di Giovanni tanto presto, dopo il periodo apostolico, quanto alla prima epistola di Giovanni, e questo potrebbe essere dovuto al fatto che fu scritta direttamente ad una persona e perciò non entrò in circolazione troppo presto.

Per questa famiglia dedicata a Dio Giovanni esprime amore nel vincolo della verità. Egli si rallegra grandemente di sapere che i figli di questa devota signora camminano nella verità; raccomanda di perseverare in questo amor fraterno; e mostra che questo amore si manifesta camminando secondo i comandamenti del Signore. Egli mette in guardia la famiglia contro le seduzioni degli anticristi e avverte che non si deve aver nulla a che fare con loro. Giovanni conclude esprimendo la speranza di veder presto quella famiglia e le trasmette i saluti dei parenti stretti.

TERZO GIOVANNI

Quello che è stato detto della seconda epistola di Giovanni circa il tempo e il luogo in cui fu scritta vale generalmente anche per la terza. Fu evidentemente scritta dall’apostolo Giovanni dopo la sua liberazione da Patmo e pochissimo tempo dopo aver composto la seconda epistola. Si trovava a quel tempo in Asia Minore, probabilmente a Efeso o nei dintorni. Indirizzò la terza epistola a Gaio, un fedele testimone che aveva mostrato generosità nell’assistere altri materialmente. Almeno tre persone nelle Scritture Greche sono chiamate con tale nome. (Atti 19:29; 20:4; Rom. 16:23; 1 Cor. 1:14) Non si può determinare con certezza se il Gaio al quale scrisse Giovanni fosse uno di questi, ma data l’età molto avanzata dell’apostolo sembra più probabile che non si trattasse di alcuno di questi tre, ma di un quarto Gaio.

Giovanni aveva evidentemente avuto notizie di Gaio da alcuni viaggiatori. Egli si rallegra del buon rapporto che gli è stato fatto riguardo alla fedeltà e all’amore manifestati da Gaio con generose opere. Lo elogia per aver aiutato quelli che erano impegnati completamente nell’opera di predicazione del vangelo. Nella sua epistola Giovanni denuncia l’empio comportamento di Diotrefe, e approva un certo Demetrio. Giovanni conclude esprimendo la speranza di vedere presto Gaio, e manda saluti.

GIUDA

Lo scrittore di questa epistola è identificato con queste parole: “Giuda, uno schiavo di Gesù Cristo, ma fratello di Giacomo”. Giuda non si qualifica apostolo (vi furono due apostoli così chiamati). Questo, sebbene non escluda di per se stesso che egli fosse il fedele apostolo Giuda, acquista un ulteriore significato quando si pensa che lo scrittore nella sua epistola parla degli apostoli in terza persona adoperando il pronome “essi” invece di “noi”. (Verss. 17, 18) Lo scrittore sembra quindi escludersi dagli apostoli. Egli è “fratello di Giacomo”, e con ciò sembra intendersi lo scrittore dell’epistola, Giacomo, il quale era un fratello di Gesù. Questo significherebbe che anche Giuda era un fratello di Gesù; e infatti il suo nome appare nell’elenco dei fratelli di Gesù. (Matt. 13:55; Mar. 6:3; vedere pure Giovanni 7:5 e Atti 1:14) Per dimostrare il suo apprezzamento per la parentela col risorto Re Cristo Gesù, Giuda si definisce schiavo di Cristo piuttosto che fratello di Gesù.

Il tempo in cui fu scritta l’epistola non può essere stabilito con certezza. Però la somiglianza che ha col secondo capitolo della seconda epistola di Pietro mostra che all’epoca in cui furono scritte entrambe le epistole prevalevano condizioni simili. In base a ciò, molti credono che l’epistola di Giuda sia stata scritta nella stessa epoca della seconda epistola di Pietro, vale a dire, verso il 64 d.C. A sostenere quest’opinione c’è la probabilità che fosse scritta prima della distruzione di Gerusalemme, nel 70 d.C., poiché Giuda non fa alcun riferimento alla caduta di quella città. Naturalmente l’apostolo Giovanni scrisse dopo la caduta di Gerusalemme e tuttavia non vi fa riferimento, ma il caso di Giuda era diverso. Egli rafforza i suoi particolari argomenti menzionando gli specifici giudizi divini eseguiti contro i peccatori. (Verss. 5-7) Sembra probabile che se Gerusalemme fosse già stata distrutta egli avrebbe accennato a quella calamità ancora così fresca nella mente dei suoi lettori, specialmente per il fatto che Gesù l’aveva predetta. Perciò l’epistola di Giuda fu probabilmente scritta poco prima dell’anno 70 d.C.

L’epistola di Giuda non fu indirizzata a qualche particolare congregazione o chiesa o a qualche gruppo o individuo, ma è una lettera generale che doveva essere estesamente diffusa fra tutti i Cristiani. L’epistola mette in guardia contro i falsi maestri che s’infiltravano inosservati e mutavano la devozione in dissolutezza e rinnegavano Iddio e Cristo. Giuda ricorda poi ai suoi lettori come Dio punì i malfattori nel lontano passato. Per rispetto verso Dio quale Suprema Maestà, l’arcangelo Michele non ardì lanciare contro il Diavolo “un giudizio con termini oltraggiosi” quando disputava per il corpo di Mosè; ma queste bestie irragionevoli dicono male delle autorità e del dominio teocratico. Sono come l’omicida Caino, come l’avido Balaam, come nuvole senz’acqua, come alberi senza frutti che devono essere sradicati, come le infuriate onde del mare schiumanti la loro vergogna, come stelle erranti a cui sono riservate eterne tenebre. La loro presenza contamina le congregazioni cristiane. Molti secoli prima del diluvio dei giorni di Noè, il fedele Enoc aveva preannunciato questi bestiali ingannatori e il tempo in cui Cristo ed i Suoi eserciti avrebbero eseguito il giudizio contro di loro. I fedeli servitori di Dio e di Cristo devono evitare questi mormoratori e biasimatori che camminano nelle loro proprie concupiscenze vantandosi e circondando le persone d’ammirazione per trarne vantaggio; i servitori fedeli dovrebbero ricordare le parole di Gesù e l’avvertimento degli apostoli sulla venuta di tali schernitori. Edificatevi nella fede. Mantenetevi nell’amore di Dio. Manifestate misericordia ma odiate la veste contaminata dalla carne. A Colui che può trattenervi dal cadere e mantenervi irreprensibili, a Geova Dio, siano gloria, maestà, potenza e autorità, per sempre. — Verss. 1-25.

[Domande per lo studio]

1. Quando, da dove, e a chi scrisse Giovanni la sua prima epistola?

2. Che cosa contengono i (a) capitoli 1, 2? (b) Capitoli 3, 4? (c) Capitolo 5?

3. Quando, da dove, e a chi scrisse Giovanni la sua seconda epistola?

4. Qual è la sostanza della lettera?

5. Quando, da dove, e a chi scrisse Giovanni la sua terza epistola?

6. Quale ne è il contenuto?

7. Chi scrisse l’epistola di Giuda?

8. Quando fu probabilmente scritta? e su quale prova basate la vostra risposta?

9. A chi fu indirizzata la lettera di Giuda?

10. Quale ne è il contenuto?

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