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  • Sorveglianti in tempi apocalittici
    La Torre di Guardia 1958 | 1° agosto
    • (1 Piet. 5:1-3) Questa condotta errata significherebbe agire come Giuda, come Balaam, come i “falsi apostoli”. (Atti 1:16-18, 25; 2 Piet. 2:15, 16; Giuda 11; 2 Cor. 11:13-15) È un tradimento verso le pecore del Giusto Pastore, come quello commesso dagli avidi pastori menzionati in Ezechiele 34:1-10, 17-22. Sarebbe un peccato contro lo spirito che nomina i sorveglianti. Significherebbe pervertire il proposito dello spirito nel dare l’incarico. Questo sarebbe peccato, un grave peccato. Persistendovi e commettendolo al punto da ostinarsi in quella condizione di cuore e in tale condotta, il sorvegliante commetterebbe un peccato contro lo spirito santo, e questo lo renderebbe più biasimevole e responsabile a causa della sua maturità. Quindi diventa una specie di peccato che non può esser perdonato né in questo mondo né in quello avvenire.

      26. Perché alcuni sorveglianti possono oggi essere sostituiti senza che vi sia peccato contro lo spirito, ma che cosa accadrebbe a un sorvegliante che persistesse in un peccato volontario?

      26 A causa delle maggiori responsabilità che gravano oggi sui sorveglianti, a causa della moltiplicità dei doveri loro imposti, e a causa del maggior bisogno che vi è di loro, un uomo potrebbe per ragioni di età e di malattia o per altre circostanze divenire incapace di soddisfare i requisiti di sorvegliante. Egli potrebbe dunque esser rimosso senza alcun peccato volontario da parte sua. O potrebbe presentarsi una persona più capace, e per una crescita maggiore e un’attività più efficace può esser opportuno e consigliabile trasferire i doveri e gli obblighi dalla persona meno capace a quella più qualificata. In tali casi non vi è implicato alcun peccato contro lo spirito santo e non vi è alcuna vergogna o biasimo. Ma guai a chi per avidità, ambizione, corruzione e premeditazione pecca a cagione dei vantaggi che ha come sorvegliante! Egli si pone in una situazione grave rispetto allo spirito che gli aveva procurata la nomina di sorvegliante. A meno che non si riprenda strenuamente, egli non solo perderà i privilegi del suo incarico ma si metterà sulla via della morte eterna. Il suo peccato diventerà di una specie imperdonabile, del quale non potrà pentirsi. La sua vergogna sarà grande.

      27. A quale scopo un sorvegliante userà il suo incarico?

      27 Avendo lo spirito di Geova un sorvegliante dovrebbe usare il suo incarico per ottenere la vita, per sé e per il gregge di Dio a cui lo spirito santo l’ha preposto, rivendicando o giustificando così la sua nomina. Comprenderà la saggezza e proverà la gioia di adempiere le parole rivolte da Pietro ai sorveglianti, in 1 Pietro 5:1-4. Paolo disse: “Non rattristate lo spirito santo di Dio, col quale siete stati suggellati”. — Efes. 4:30.

      LE STELLE DELLA CONGREGAZIONE

      28. (a) In quale tempo viviamo e perché? (b) Come fu Giovanni trasportato in visione ai nostri giorni, che cosa vide, udì e fece?

      28 Oggi possiamo non vivere in tempi apostolici, ma viviamo in tempi apocalittici, perché le visioni descritte nel libro della Rivelazione o Apocalisse si stanno adempiendo dinanzi ai nostri occhi. Il regno di Dio è nato nei cieli, le nazioni si sono adirate e l’ira di Dio si è accesa contro di loro, ed è giunto il tempo stabilito di giudicare i morti. Il “santuario del tempio di Dio che è nel cielo” è stato aperto alla nostra visione spirituale e vediamo in esso “l’arca del suo patto” o il simbolo della sua presenza ivi. (Apoc. 11:18 fino a 12:5) Il suo dominante Re, Gesù Cristo, come Messaggero di Dio o Angelo del patto, è venuto con Geova Dio nel tempio spirituale per il giudizio. (Mal. 3:1) L’apostolo Giovanni vide questa sua invisibile presenza nel tempio quando era nell’isola di Patmos nelle visioni della “rivelazione di Gesù Cristo”. Sin dalla nascita del regno di Dio nei cieli nell’anno 1914 noi siamo nel “giorno del Signore”. Ciò che Giovanni vide lo trasportò in visione ai nostri giorni, e perciò egli scrisse: “Per ispirazione mi trovai nel giorno del Signore, e udii dietro di me una forte voce simile a quella di una tromba, che diceva: ‘Quello che vedi scrivilo in un rotolo e mandalo alle sette congregazioni: ad Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea’”. Quando Giovanni si voltò per vedere chi parlava, vide “sette candelabri d’oro, e in mezzo ai candelabri uno simile a un figlio d’uomo. . . . E aveva nella destra sette stelle”. Nel vederlo Giovanni fu mortalmente spaventato. — Apoc. 1:10-17.

      29. Che cosa disse a Giovanni di fare Colui che parlava e che cosa raffigurano oggi i sette candelabri?

      29 Chi parlava si fece conoscere come il risuscitato, glorificato Gesù Cristo, non dicendo il suo nome ma dicendo di sé cose note. Quindi egli disse a Giovanni: “Scrivi le cose che hai viste, e le cose che sono e le cose che avranno luogo dopo queste. In quanto al sacro segreto delle sette stelle che hai viste nella mia destra, e dei sette candelabri d’oro: le sette stelle significano gli angeli delle sette congregazioni, e i sette candelabri significano le sette congregazioni”. (Apoc. 1:19, 20) Queste congregazioni rappresentano l’intera congregazione oggi sulla terra degli unti seguaci di Gesù Cristo, generati dallo spirito, tutti coeredi con lui del regno dei cieli. In Apocalisse le promesse fatte loro sono incorruttibilità e libertà dalla “morte seconda”, una corona di dominio ed autorità sulle nazioni per frantumarle ad Armaghedon, una posizione nel tempio celeste e nella Nuova Gerusalemme e un posto con Gesù Cristo sul suo trono celeste. (Apoc. 2:7, 10, 11, 17, 26-28; 3:5, 6, 11, 12, 21) Ognuno dei sette candelabri raffigura una congregazione di questi membri del “piccolo gregge” ai quali il Padre celeste ha approvato di dare il regno. — Luca 12:32.

      30. Che cosa raffigura oggi il camminare in mezzo ai sette candelabri di Colui che parla, e chi è associato oggi ai sette simbolici candelabri fin dal 1931?

      30 Dato che il numero sette è usato nella Bibbia per simbolizzare ciò che è spiritualmente perfetto, i sette candelabri rappresenterebbero tutte le congregazioni di questi eredi del Regno, o di tutti quegli eredi del Regno ancora sulla terra che sono considerati una sola congregazione indivisibile, con Gesù Cristo quale loro Capo spirituale. Quindi il suo camminare in mezzo ai sette candelabri significherebbe che oggi egli è invisibilmente presente nella sua intera congregazione sulla terra e cammina in mezzo ad essa, esaminandone i membri ed esprimendo il suo giudizio. Con questa congregazione dei suoi eredi del regno ancora sulla terra è ora associata una “gran folla” di altre pecore che il Giusto Pastore, Gesù Cristo, sta raccogliendo sin dall’estate del 1931. Questa “gran folla” fu rappresentata in Apocalisse 7:9-17.

      31. Che cosa ha Gesù nella sua mano destra, che cosa raffigurano esse, e perché non potrebbe trattarsi di creature spirituali?

      31 Ma che cosa ha nella mano destra il glorificato Gesù? Sette “stelle”. Queste sono in relazione con i sette candelabri. Come i sette candelabri rappresentano le sette congregazioni dell’unto rimanente degli eredi del Regno, così le sette stelle rappresentano gli “angeli delle sette congregazioni”. Chi sono dunque questi angeli delle sette congregazioni? Invisibili angeli spirituali del cielo, che accompagnano Gesù quando egli, il glorificato Figlio dell’uomo, viene nella gloria del suo regno celeste? Niente affatto. Non dobbiamo pensare che ogni congregazione terrestre dell’unto rimanente abbia il suo angelo in cielo che splende su di essa. No; perché in questo caso, Gesù dal cielo potrebbe rivolgere direttamente agli angeli i suoi messaggi riguardanti le sette congregazioni. Ma invece, Gesù ordina all’apostolo Giovanni di scrivere a ogni angelo di ogni congregazione riguardo alla sua condizione. Giovanni sulla terra non poteva scrivere a invisibili spiriti angelici in cielo. In che modo Giovanni avrebbe potuto sapere quale fosse la stella di ogni congregazione? Come avrebbe potuto trasmettere o inviare il messaggio di Gesù ad ogni stella e a quella giusta?

      32, 33. Chi raffigurano dunque le sette stelle e fin da quale annuncio de La Torre di Guardia furono fatti sorveglianti quelli delle “altre pecore”?

      32 È abbastanza chiaro quindi che tutte e sette le stelle nella destra di Gesù raffigurano l’intero corpo o il numero completo dei sorveglianti dell’intera congregazione del rimanente degli unti eredi del Regno ancora sulla terra. Ogni stella rappresenta il sorvegliante o gruppo di sorveglianti preposti ad ogni congregazione dell’unto rimanente. Nessuna particolare persona di questo o di quel nome è raffigurata da qualsiasi stella, perché l’individuo che ha l’incarico di sorvegliante può cambiare col passar del tempo a causa di morte o di altre circostanze. Ma l’incarico di sorvegliante, non vacante ma effettivamente occupato da una persona che ne soddisfi i requisiti, è rappresentato da ogni stella. Le stelle rappresentano sorveglianti unti dallo spirito che, come le loro congregazioni, sono coeredi con Gesù del regno celeste. Solo alcuni anni dopo che il Giusto Pastore Gesù Cristo aveva cominciato a raccogliere le sue “altre pecore” per la prima volta alcuni di questa classe, secondo le necessità della situazione, furono fatti sorveglianti dalla classe dello “schiavo fedele e discreto”. Per la prima volta nel 1937, nel numero del 1º maggio de La Torre di Guardia (inglese) a pagina 130, venne pubblicato il seguente annuncio:

      33 “SERVITORE DI GRUPPO — La proclamazione del messaggio del Regno è ora della massima importanza. Gli unti hanno il dovere di votare per colui che può essere servitore di gruppo; ma ‘spaccalegna e acquaioli’ (Gios. 9:21-27) possono compiere questo servizio. (Deut. 16:12-15; 29:11) Quando nel gruppo non vi è nessuno capace di ricoprire l’incarico di servitore di gruppo o dei comitati di servizio e vi sono Gionadab che ne hanno la capacità e lo zelo, i Gionadab possono ricevere incarichi nel comitato di servizio e avere l’opportunità di servire. L’opera non dovrebbe essere ritardata perché alcuni nel gruppo mancano di zelo. Il vangelo dev’essere ora proclamato. — Matt. 24:14”.

      34. Qual era lo scopo di un candelabro sacro, e qual è lo scopo attuale di un candelabro simbolico?

      34 Un candelabro è riempito d’olio e acceso perché dia luce a quelli che sono in casa o nel tempio. Il sacro tabernacolo eretto dal profeta Mosè nel deserto del Sinai aveva un candelabro posto nel primo compartimento, o Santo. Ma nel Santo del tempio costruito dal re Salomone c’erano dieci candelabri d’oro, cinque al lato nord e cinque al lato sud. (Eso. 25:31-40; 26:35; 40:24, 25; 2 Cron. 4:7, 20; 1 Re 7:49) Un candelabro simbolico o congregazione degli unti coeredi del Regno deve servire a questo scopo, cioè, far risplendere la luce; e Gesù Cristo che cammina in mezzo ai sette simbolici candelabri, come Sommo Sacerdote e senza bisogno di un papa sulla terra, si accerterà che queste congregazioni risplendano.

      35. Come dovrebbe un sorvegliante risplendere come una stella in paragone ad un candelabro, e di quale luce dovrebbero risplendere tutti i membri della congregazione?

      35 Una stella nei cieli risplende più di un candelabro sulla terra. In tal modo chi ricopre l’incarico di sorvegliante responsabile di una congregazione dovrebbe risplendere più degli altri membri della congregazione. Dovrebbe essere preminente come una stella nel far risplendere la luce della buona notizia del regno di Dio sui membri della congregazione e sulle “altre pecore”, quelle già radunate e quelle che ancora devono essere radunate per formare “un solo gregge” insieme all’unto rimanente. (Giov. 10:16) Certo, in generale, tutti quelli che fanno parte della congregazione devono risplendere di luce spirituale dal cielo: “Siate irreprensibili e innocenti, figli di Dio senza macchia in mezzo a una generazione perversa e storta, fra la quale risplendete come luminari nel mondo”. (Filip. 2:15) Particolarmente riguardo a questo “tempo della fine” del mondo l’angelo di Dio profetizzò a Daniele: “E i savi risplenderanno come lo splendore della distesa, e quelli che ne avranno condotti molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle, in sempiterno”. (Dan. 12:3, VR) In adempimento di questa profezia, tutti i saggi membri della congregazione dovrebbero risplendere come stelle, ma i loro sorveglianti in modo speciale, come la luce delle stelle in paragone con quella di una lampada. La luce di una lampada non giunge molto lontano; quella delle stelle sì. I sorveglianti devono esser d’esempio nel portare luce.

  • Sorveglianti nella destra di Cristo
    La Torre di Guardia 1958 | 1° agosto
    • Sorveglianti nella destra di Cristo

      1. A quale congregazione doveva scrivere Giovanni per prima, e quali parole di addio dell’apostolo Paolo potevano aver udito direttamente alcuni dei suoi sorveglianti?

      “ALL’ANGELO della congregazione di Efeso scrivi: Queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra, che cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro”. (Apoc. 2:1) Ubbidendo a questo comando del glorificato Cristo, Giovanni scrisse indubbiamente al sorvegliante o gruppo di sorveglianti della congregazione di Efeso. Ai giorni di Giovanni alcuni di questi anziani potevano aver già incontrato l’apostolo Paolo anni prima, quando aveva detto queste parole di addio: “Badate a voi stessi e a tutto il gregge, fra il quale lo spirito santo vi ha nominati sorveglianti, per pascere la congregazione di Dio, ch’egli acquistò col sangue del suo proprio [Figlio]. Io so che dopo la mia partenza penetreranno fra voi oppressivi lupi che non tratteranno il gregge con tenerezza, e fra voi stessi sorgeranno uomini che diranno cose storte per tirarsi dietro i discepoli. Perciò siate desti”. (Atti 20:28-31) Giovanni era allora prigioniero nell’isola di Patmos, non molto lontano da Efeso, ed egli avrebbe disposto che i sorveglianti di Efeso e i sorveglianti delle altre congregazioni nominate dell’Asia Minore ricevessero l’intera Rivelazione col suo specifico messaggio per ciascuna congregazione.

      2. Con le sue parole iniziali, che cosa rammentò Gesù ai sorveglianti di Efeso, e che cosa prefigurano oggi le condizioni delle congregazioni di quel tempo?

      2 Con le sue parole iniziali Gesù Cristo si rivolse a quei sorveglianti di Efeso e a quelli di tutte le altre congregazioni, rammentando loro che erano nella sua destra, sotto il suo potere e controllo e sotto il suo favore e protezione: “Nessuno le strapperà dalla mia mano”, egli disse. (Giov. 10:28) Similmente in questi tempi apocalittici i sorveglianti, specialmente i sorveglianti unti dallo spirito, preposti alle congregazioni del gregge di Dio, sono invitati a ricordare che sono nella destra di Cristo e che devono esser guidati e impiegati dalla sua mano, e non resistere o opporsi ad essa. Ad Efeso, presso la costa del Mar Egeo, oggi non vi è alcuna congregazione dei testimoni di Geova. Ma la condizione della congregazione di quel tempo prefigurò la condizione che potrebbe verificarsi in una congregazione o nelle congregazioni dei cristiani testimoni di Geova di oggi. Le condizioni di tutt’e sette le nominate congregazioni dell’Asia Minore furono usate per raffigurare le diverse condizioni che oggi si notano qua e là fra le congregazioni del gregge di Dio. È dunque appropriato che alle “stelle” delle congregazioni, gli unti sorveglianti di tutte le congregazioni, siano rese note le condizioni che corrispondono a quelle prefigurate nei messaggi inviati da Cristo alle sette congregazioni dell’Asia Minore. Essi devono seguire quindi le istruzioni di Cristo, come uomini alla sua destra, operando per correggere le situazioni difettose e aiutare tutti i componenti a superare o vincere questo vecchio mondo ora nei suoi ultimi giorni.

      3. In quel tempo, che cosa fece la “stella” della congregazione con il messaggio ricevuto per mezzo di Giovanni, come esempio di quale azione di oggi?

      3 In quel tempo, se uno specifico messaggio era inviato da Cristo mediante Giovanni, la “stella” della congregazione lo avrebbe letto alla congregazione per il cui beneficio era stato scritto. In maniera simile oggi, i sorveglianti delle congregazioni leggono le comunicazioni mandate alle loro rispettive congregazioni dal corpo governante della classe dello “schiavo fedele e discreto”.

      IL CANDELABRO DI EFESO

      4. Nonostante ciò che era a suo credito, perché Gesù rimproverò la congregazione di Efeso, e come potrebbero le odierne congregazioni aver bisogno di aiuto a questo riguardo?

      4 Come la congregazione dell’antica Efeso, le congregazioni di oggi possono avere opere e duro lavoro e fama di perseveranza a loro credito. Possono non aver tollerato uomini empi. In quanto agli uomini che pretendono di essere apostoli o successori degli apostoli, esse li hanno provati con le Scritture ispirate e li hanno trovati bugiardi nelle loro pretese. Sono tornate agli insegnamenti e attività degli apostoli impegnandosi in una ‘strenua lotta per la fede, che è stata una volta per sempre tramandata ai santi’. (Giuda 3) Per anni hanno lottato per amore del nome di Cristo e non si sono stancate. Ma la questione è: hanno lasciato il loro primo amore? Per l’aumento dell’illegalità nella Cristianità si è raffreddato il loro amore? Si è il loro amore rivolto verso qualche attrattiva di questo mondo materialistico? Si sono stancate di mostrar affetto per Cristo che richiede di cibare le sue pecore e di avere la stessa attitudine mentale che era in lui? Cristo le rimprovera se hanno abbandonato quel calore, quello zelo e quella lealtà dell’amore che avevano al principio. In tal caso, hanno bisogno di aiuto per ritornare nella loro prima condizione e riacquistare ciò che hanno perduto.

      5. (a) Che cosa dovrebbe fare il sorvegliante nei riguardi di coloro che hanno perduto il loro primo amore? (b) Come potrebbe essere rimosso il suo candelabro?

      5 Il sorvegliante, la “stella” della congregazione, ha la responsabilità di illuminare la via del ritorno per coloro ai quali Cristo rimprovera la perdita del loro primo amore. Egli dovrebbe provvedere a risvegliare in loro l’amore originale che hanno abbandonato. L’amore per le pecore di Cristo indurrà i sorveglianti a sforzarsi per ricondurre quelli che sono assenti dalle adunanze o che divengono negligenti. Essi cercheranno di prevenire il pericolo predetto da Gesù: “A causa dell’aumento dell’illegalità l’amore della maggioranza si raffredderà”. (Matt. 24:12) Essi si rendono conto del fatto che nessuno che abbandona il suo primo amore potrà alla fine far parte della congregazione di Dio. È quindi tempo di ricordare da che cosa uno si è allontanato, e mutare addolorato la propria mente e tornare alle opere di un tempo. Altrimenti non si agirà come parte di un candelabro, cioè, facendo risplendere la propria luce. Tale persona non avrà alcuna parte nel servizio come candelabro. Se un sorvegliante lasciasse che tutte le sue pecore fossero senza amore, si allontanassero e cessassero di risplendere, Cristo in effetti rimuoverebbe il suo candelabro. Egli sarebbe come una stella senza candelabro o congregazione. Perciò egli deve accertarsi che il candelabro o congregazione splenda ed illumini la sua parte del campo, che è il mondo.

      6. Come la congregazione di Efeso una volta avvertita da Paolo, che cosa dovrebbero continuare ad odiare oggi il sorvegliante e la congregazione, e perché?

      6 Paolo nel suo discorso di addio ai sorveglianti di Efeso li avvertì che sarebbero state formate delle sette da maestri apostati che avrebbero cercato di attirarsi dietro dei discepoli. Come la congregazione di Efeso, il sorvegliante e la congregazione non dovrebbero attenuare il loro odio per l’attività settaria come le “opere della setta di Nicolao”, perché anche Gesù Cristo, il Capo dell’unico, indivisibile corpo, odia l’attività settaria, il seguire questo o quell’uomo sulla terra.

      7. Perché dovremmo oggi tener le orecchie ben aperte per sentire ciò che lo spirito dice alle congregazioni?

      7 Noi che siamo associati ad un candelabro sotto un sorvegliante o “stella” dovremmo tener le orecchie ben aperte per sentire quello che lo spirito di Dio dice. Dobbiamo ascoltare l’espressione ispirata da Dio. Gesù disse: “Chi ha orecchio ascolti ciò che lo spirito dice alle congregazioni”, le sette congregazioni dell’Asia che rappresentavano tutte le simili congregazioni di oggi. Anche Gesù in cielo parla mediante lo spirito o forza attiva di Dio, perciò è veramente Dio che parla per mezzo di Gesù. Così Gesù dà maggior valore e autorità allo spirito di Dio che a se stesso, per ammonirci di non commettere il peccato mortale contro lo spirito di Dio. Sulla terra Gesù parlò spinto dallo spirito di Dio, e nel cielo non ha mutato. — Isa. 61:1, VR; Luca 4:16-21; Ebr. 13:8.

      8. A quale vittoria sono incoraggiati i membri della congregazione dallo spirito, e perché è possibile tale vittoria?

      8 Quelli che, sotto certi aspetti, si sono allontanati e che hanno bisogno di riprendersi devono superare molte cose. (1 Piet. 4:17, 18) Infatti, tutti i membri della congregazione hanno molte cose da superare. Devono provare di essere vincitori; ma per questo c’è una ricompensa. Lo spirito di Dio incoraggia tutti verso la vittoria sul mondo di Satana con questa promessa: “A chi vince io concederò di mangiare dell’albero della vita, che è nel paradiso di Dio”. (Apoc. 2:7) Per la congregazione generata dallo spirito si tratta o di ottenere quella vita celeste con Dio o di non ottenere affatto vita eterna in nessun altro luogo. La vittoria è possibile. Su questo non possiamo aver dubbi. Gesù disse: “Vi ho detto queste cose onde per mio mezzo abbiate pace. Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi animo! Io ho vinto il mondo”. — Giov. 16:33.

      IL CANDELABRO DI SMIRNE

      9. Di che cosa si parla a favore della congregazione di Smirne, e che cosa è detto contro la “sinagoga di Satana”?

      9 Vi sono oggi alcuni che sono come la congregazione dell’antica Smirne. A questi è rivolto un incoraggiante messaggio mediante il sorvegliante o “stella”. Una delle cose di cui si parla a loro favore è che non sono materialisti come questo mondo; il loro modo di vivere è esente dall’amore per il denaro ed essi si accontentano delle cose materiali di cui dispongono. Cristo sa che sono poveri materialmente. Sulla terra anch’egli era povero, ma era ricco spiritualmente e quindi sa che essi pure sono ricchi spiritualmente. Questi non imitano quelli che falsamente asseriscono di esser Giudei, ma bestemmiano nel far tale asserzione, poiché non sono fedeli a tale nome; non lodano Geova come fece Lea, la madre di Giuda. (Gen. 29:35) Invece di essere la congregazione di Dio come fu l’antica nazione giudea finché rigettò e uccise Cristo il Messia, essi sono una “sinagoga di Satana”. Sono materialisti e perseguono le cose non spirituali del mondo di Satana.

      10. In che modo i veri Cristiani oggi imitano la congregazione di Smirne nel non copiare quelli della “sinagoga di Satana”, e quindi che cosa non può essere un sorvegliante della congregazione?

      10 I Cristiani simili alla congregazione di Smirne non copiano quelli della “sinagoga di Satana” nel loro materialismo, nell’attenersi alle tradizioni invece che alla Parola di Dio, nel Sionismo politico dei tempi moderni e nel rigettare lo stabilito regno di Dio. Gli uomini che ora pretendono di essere Giudei spirituali, o Giudei interiormente, ma non sono il vero, spirituale “Israele di Dio”, imitano quegli infedeli Giudei naturali, e anch’essi sono la “sinagoga di Satana”. I veri Cristiani che oggi imitano la congregazione di Smirne sono la congregazione di Geova ed essi portano e sostengono il suo santo nome. Per trasmettere queste parole di Cristo contro il materialismo, una “stella” o sorvegliante di congregazione non può essere egli stesso materialista, dando così un cattivo esempio contrario alle parole di Cristo.

      11. (a) A questo riguardo, perché Gesù sulla terra non ebbe paura di soffrire e morire per principio? (b) Che cosa ci dice egli di non temere, e quale ricompensa offre lo spirito ai suoi seguaci vincitori?

      11 Non potendo portare tutto con sé nella tomba, il materialista per principio ha paura di morire. Egli non può accettare con gioia la perdita dei suoi beni per seguire fedelmente le orme di Cristo. Cristo non ebbe paura di morire per la sua fedeltà e lealtà alla sovranità universale di Geova; egli non fu materialista. Se non ebbe paura di rinunciare a se stesso e deporre la sua gloria celeste, non avrebbe esitato a separarsi da cose minori, le cose materiali e terrestri. Egli ci dice di fare come lui, di non aver paura delle sofferenze che i suoi seguaci sono destinati a subire nel “tempo della fine” di questo mondo, specialmente ora che Satana il Diavolo è stato scacciato dal cielo e fa guerra al fedele rimanente della progenie della donna di Dio. Tra breve dovremo affrontare il totale attacco di Gog di Magog contro il rimanente e i suoi compagni. Le parole di Gesù alla congregazione di Smirne sono quindi opportune e profittevoli: non essere spaventati per il furioso attacco, né per le cose che si devono soffrire prima di allora, prigionia, “tribolazione di dieci giorni”, o morte violenta. Egli stesso una volta morì ma tornò in vita di nuovo per mezzo della suprema potenza di Dio e non può più morire, poiché la “morte seconda” non ha potere su di lui. Egli ha ora ogni potere in cielo e sulla terra e può offrire la corona della vita ai suoi fedeli seguaci. Come lui, il solo Sovrano, “l’unico che ha immortalità”, i suoi seguaci che vincono questo mondo condannato con la risurrezione saranno preservati dalla morte seconda. (Apoc. 2:8-11) Una “stella” o sorvegliante della congregazione dovrebbe dare il buon esempio nel vincere il mondo.

      IL CANDELABRO DI PERGAMO

      12. Perché fu detto che la congregazione di Pergamo risiedeva “dov’è il trono di Satana”?

      12 L’antica Pergamo era una città sacra per i pagani, una città religiosa del mondo pagano. Aveva un tempio dedicato al principale dei suoi dèi, Giove, con un altare alto quindici metri. Quest’antica capitale della provincia romana dell’Asia divenne un noto centro di adorazione dell’imperatore romano e di altri culti pagani. Al tempo del dominio romano venne costruito sull’acropoli di Pergamo un tempio all’imperatore Cesare Augusto, al “divino Augusto”. La città fu famosa per la sua fedeltà a Roma, capitale dei Cesari. Un rifiuto di unirsi all’adorazione pagana di Cesare, l’imperatore, poteva portare alla morte come martire per la sovranità universale di Geova Dio. Con tale pratica di adorazione del Diavolo a Pergamo, con l’intensificarsi del dominio diabolico sugli uomini, con la deificazione di uomini e l’adorazione del potere imperiale degli uomini, non fu senza buona ragione che fu detto che la congregazione di quella città risiedeva “dov’è il trono di Satana”.

      13. In che modo noi, Cristiani odierni, abitiamo similmente dov’è il trono di Satana, e come possiamo, nonostante questo fatto, essere simili alla congregazione di Pergamo?

      13 Oggi, con il nazionalismo così diffuso, con le immagini e i simboli del nazionalismo considerati sacri e idolatrati, con l’immagine delle Nazioni Unite adorata da più di ottanta nazioni di questo mondo, e con l’espulso Satana il Diavolo, disceso sugli abitanti della terra con gran furore, il rimanente della congregazione di Geova e i suoi compagni abitano, come la congregazione di Pergamo, dov’è il trono di Satana. Può Cristo lodare anche noi mediante l’angelo della congregazione perché ci atteniamo saldamente al suo nome e non rinneghiamo la nostra fede in lui come Salvatore e Re, anche se migliaia dei nostri fratelli cristiani sono stati martirizzati, come Antipa, che Cristo chiama “il mio fedel testimone, [che] fu ucciso fra voi, dove abita Satana”? Se egli può farlo, siamo dunque sotto questo aspetto come la congregazione di Pergamo.

      14. Chi fu il Balaam il cui insegnamento fu approvato da alcuni della congregazione di Pergamo, e chi maledì Geova per causa di Balaam?

      14 Tuttavia non dobbiamo mai dimenticare che vi sono quelli che sono ansiosi di farci del male spirituale, e quindi eterno. Chi sono costoro? Persone religiose come Balaam e come i maestri della setta di Nicolao. Materialisticamente, Balaam cercò di far commercio del suo ufficio di profeta per ottenere guadagno materiale anche a costo di maledire la nazione santa di Geova, Israele. Quando Geova Dio trasformò quella che doveva essere una maledizione in una benedizione per Israele, Balaam cercò di operare col potere politico di questo mondo rappresentato dal re Balac. Cercò di adescare Israele con l’adorazione degli idoli, adorazione demonica, per mezzo di giovanette pagane i cui corpi erano dedicati a pratiche impure dagli adoratori del falso dio, Baal di Peor. Questo obbligò Geova a maledire, non l’intera nazione d’Israele, ma quelli che acconsentirono alle macchinazioni del profeta Balaam avido di guadagno.

      15. In che modo il sorvegliante di congregazione deve agire a somiglianza del sacerdote Fineas, e quindi perché deve esaminare se stesso, e da che cosa deve guardarsi?

      15 Oggi la “stella” o sorvegliante di una congregazione dovrebbe provare di essere come Fineas, figlio di Eleazar, figlio del sommo sacerdote Aronne. Anticamente, in quell’occasione, Fineas sradicò le astute attività di capi religiosi simili a Balaam. (Num. 22:1 fino a 25:15; 2 Piet. 2:15, 16; Giuda 11) Il sorvegliante di oggi dovrebbe guidare la congregazione nel suo cammino verso il Nuovo Mondo. Egli non dovrebbe cercare di ostacolare o mettere qualsiasi ostacolo sul nostro felice cammino verso la nostra destinazione oltre la battaglia di Armaghedon. Deve continuamente esaminare se stesso per non fare un commercio della sua posizione profetica, della dignità e responsabilità del suo incarico. Deve guardarsi dall’infiltrarsi dell’adorazione del sesso praticata in questo mondo e dall’insinuarsi di sette religiose.

      16. Che cosa deve fare colui che è colpevole di tali cose, e per evitare la morte seconda ed ottenere la vita eterna che cosa dobbiamo fare noi?

      16 Chiunque sia colpevole di tali cose ha bisogno di pentirsi, sì, pentirsi senza indugio, perché presto Cristo verrà per eseguire il giudizio divino. Nella sua bocca egli ha il potere della morte seconda per chiunque si lascia sopraffare da questo mondo. Dobbiamo stare in guardia per non far combattere contro di noi la spada esecutrice della bocca di Cristo. Ciò significherebbe la nostra morte sicura, la “morte seconda” raffigurata dalla Geenna. Come stelle sotto di lui, i sorveglianti delle congregazioni dovrebbero essere in pieno accordo con l’Angelo del patto di Geova, il principale Sorvegliante, che è ora nel tempio per eseguire il giudizio. Non è tempo di farsi vincere da un mondo che Cristo stesso ha vinto. È tempo di vincere il mondo col suo aiuto come egli l’ha vinto. Lo spirito di Dio che parla per suo mezzo promette una grandiosa ricompensa, incorruttibilità nel regno celeste e una nuova relazione con Geova Dio raffigurata dall’incorruttibile manna nascosta e da una pietra bianca con un nuovo nome scritto su di essa che solo il vincitore comprenderà pienamente al tempo stabilito. I sorveglianti dovrebbero esser fedeli nel trasmettere questo messaggio. — Apoc. 2:12-17.

      IL CANDELABRO DI TIATIRI

      17. Che cosa aveva a suo credito la congregazione di Tiatiri, ma quali errati pensieri dovevano essere segnalati ad essa?

      17 Condizioni come quelle esistenti nell’antica congregazione di Tiatiri devono essere considerate con attenzione dalla “stella” o sorvegliante che ne è responsabile. Cristo, che vede con occhi simili a fiamme di fuoco e che cammina con piedi incorruttibili e resistenti come terso rame, vide che la congregazione di Tiatiri aveva a suo credito un aumento di opere. Ma non dobbiamo pensare che una persona possa trascurare la sua condotta morale solo perché fa un buon e notevole rapporto dell’opera materiale dell’organizzazione di Dio e del tempo dedicato ad essa. Una tale condotta non è ammissibile e fu necessario che ciò fosse spiegato alla congregazione di Tiatiri; è necessario che sia spiegato anche oggi.

      18. Come si era introdotta nella congregazione di Tiatiri una Gezabele, quale tempo le aveva dato Cristo, e quale azione minacciò di intraprendere egli?

      18 Gezabele, figlia del pagano re di Sidone, per scopi politici venne data in moglie al re Acab. Ella si servì della sua posizione per recare molto danno alla religione del regno d’Israele. Una Gezabele, una donna o gruppo di donne con caratteristiche simili a quelle della regina Gezabele, si era introdotta nella congregazione di Tiatiri. Ma la congregazione sotto la sua “stella” o sorvegliante non aveva agito per eliminare e sradicare l’influenza di questa donna che li spingeva al falso insegnamento, alla falsa adorazione e all’immoralità religiosa e fisica. Cristo diede alla congregazione il tempo di agire a questo riguardo e quindi diede alla classe della “donna Gezabele” il tempo di pentirsi. Ma dato che la congregazione di Tiatiri tollerò trascuratamente in mezzo a sé le opere di questa classe impura, anticristiana, Cristo stesso avvertì dell’azione che avrebbe intrapreso contro questa classe impenitente. Quale? Ucciderla con gran tribolazione, come un esempio perché tutte le congregazioni sapessero che il principale Sorvegliante non tollera alcuna classe impenitente.

      19. Perché il sorvegliante della congregazione non osa cedere all’insegnamento e all’influenza di Gezabele, e come può la congregazione tenere fermamente ciò che ha fino a che Cristo venga per eseguire il giudizio?

      19 Il sorvegliante di una congregazione oggi non osa cedere all’insegnamento e all’influenza di Gezabele. Chi commette con lei fornicazione spirituale e fisica non può sfuggire agli occhi fiammeggianti del principale Sorvegliante ma è degno di esecuzione se non si pente. Non è necessario partecipare a tale fornicazione per venire a sapere per esperienza che cosa rappresenta e così “conoscere le ‘cose profonde di Satana’”. Il Giudice che sa per principio di che cosa si tratta ci mette in guardia contro di ciò. Il suo ammonimento è sufficiente. Dovremmo accettarlo. In tal caso Cristo non ci addosserà un carico di responsabilità e saremo liberi dalla responsabilità per le cattive condizioni della congregazione. Non si deve lasciare in mezzo a noi il lievito del peccato, per corrompere alla fine anche ciò che è rimasto di buono. Cristo ci avverte: “Quel che avete tenetelo fermamente finché io venga”. Ciò richiederà di vincere il mondo.

      20. Quale potere sulle nazioni sarà dato ai vincitori del mondo, e invece delle stelle della congregazione, che cosa sarà loro dato?

      20 Chi sulla terra vince questo mondo resistendo alle sue concupiscenze, ai suoi fini empi, ai suoi metodi e alle sue pratiche riceverà celeste autorità sulle nazioni. Quelli che termineranno fedelmente la loro carriera terrestre come vincitori del mondo ad imitazione di Gesù saranno risuscitati al potere con lui in cielo e si uniranno a lui quando frantumerà le nazioni nemiche nella prossima “guerra del gran giorno di Dio l’Onnipotente”. Quella sarà in un altro modo una vittoria su questo mondo. Sarà una vittoria per il nuovo mondo di Dio. Ora alla congregazione cristiana vengono date le stelle simboliche, i sorveglianti fedeli. Ma nella risurrezione alla vita nel cielo, alla congregazione verrà data “la stella mattutina”, che è Gesù Cristo, lo Sposo. — Apoc. 2:18-29; 22:16.

      21. Quale condotta dovrebbero perciò seguire le donne nella congregazione, e che cosa dovrebbe custodire la congregazione?

      21 Perciò le donne considerino la loro giusta posizione nella congregazione. Se le occasioni lo richiedono si coprano il capo in segno di sottomissione, come segno che non cercano di usurpare il posto dell’uomo, sia come “stella” o sorvegliante che come servitore di ministero. Non inducano alcun fratello a fornicazione spirituale o materiale. Ogni congregazione custodisca gelosamente ciò che ha, la purezza cristiana della dottrina e della condotta e il tesoro della testimonianza del Regno. Così la venuta di Cristo come Esecutore del giudizio recherà, non la punizione di morte, ma il premio del Nuovo Mondo.

      IL CANDELABRO DI SARDI

      22. (a) Nel rivolgersi alla congregazione della specie di Sardi, che cosa ha Cristo in suo possesso? (b) Quale moribonda condizione spirituale l’angelo della congregazione deve additare e non permettere che continui?

      22 Come un servitore di circoscrizione o sorvegliante generale Cristo esamina condizioni di ogni sorta entro le congregazioni affidate a lui, compresa una condizione spirituale simile a quella dell’antica congregazione di Sardi. Vedendo ciò egli certamente ci richiamerà all’attenzione: “Queste sono le cose che dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle”. Egli possiede tutto il potere illuminatore dello spirito di Dio, ed ha in suo potere e sotto la sua direttiva il servitore di congregazione di Sardi come pure gli angeli o stelle delle altre sei congregazioni. L’angelo di una congregazione sul tipo di quella di Sardi non riceve un messaggio molto piacevole dal grande Arcangelo mediante la classe dello “schiavo fedele e discreto”, il moderno Giovanni dell’Apocalisse. A che serve avere una forma di santa devozione quando se ne rinnega la potenza? Un uomo può aver nome di essere religiosamente vivo, ma il Giudice di Geova sa che è morto come la congregazione di Sardi. Costui è addormentato ai propri privilegi e all’attuale necessità di un servizio diligente e vigoroso. Non partecipa a tutte le attività del servizio di Dio. Quelle attività di adorazione e di servizio che ancora rimangono corrono il pericolo di cessare. Un desto sorvegliante, e il Grande Sorvegliante sopra di lui, non può permettere che si protragga una simile condizione di morte spirituale.

      23. Che cosa dovrebbe indurci a ricordare e a fare l’approssimarsi del giudizio finale della congregazione?

      23 Il giudizio finale di coloro ai quali sono stati affidati gli interessi del regno di Dio si avvicina. L’approssimarsi della finale resa dei conti dovrebbe indurci a ricordare che abbiamo ricevuto e udito il messaggio del Regno e quindi dovrebbe farci apprezzare la nostra responsabilità. Pertanto, con più profondo apprezzamento, dovremmo esser desti e stare all’erta, riattivare la nostra opera di servizio che era prossima a cessare e serbare la conoscenza della verità e l’opportunità di predicare come la nostra conoscenza ce ne dà la facoltà.

      24. (a) Come deve essere aumentata la conoscenza della congregazione e come dev’essere manifestata la sua vitalità? (b) Quale finale rendiconto dovrà ancora dare il sorvegliante della congregazione?

      24 La cosa da fare è aumentare la nostra conoscenza. Questo significa studiare privatamente la Bibbia. Significa partecipare alle adunanze della congregazione contribuendo a rendere vivaci queste adunanze; significa procedere di pari passo con la verità progressiva; significa usare quella verità dicendola ad altri entro e fuori della congregazione. Per aiutare ognuno a tal fine il sorvegliante della congregazione, insieme ai suoi assistenti di ministero, provvederà a tenere ogni membro spiritualmente desto e a non lasciar morire l’organizzazione locale, priva di qualsiasi buona opera per dimostrare di avere vita spirituale. Essi lavoreranno per aumentare la partecipazione alle adunanze. Terranno il messaggio sempre aggiornato incorporandovi fresche, vive dottrine man mano che sono rivelate. Si sforzeranno di allargare l’attività della congregazione in tutte le necessarie forme di servizio. Estenderanno la testimonianza e la renderanno più comprensibile. Non permetteranno che la congregazione sia viva ai piaceri e morta al servizio. Un giorno o l’altro ogni sorvegliante dovrà dare un finale rendiconto a qualcuno più alto del corpo governante associato alla Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati. Quell’ora verrà come un ladro. Com’è necessario dunque un corso di studio supplementare per esser tutti desti nelle opere di testimonianza!

      25. (a) Chi camminerà con Cristo in vesti bianche per non essere allontanato dalla sua associazione? (b) Il nome di chi non sarà cancellato dal libro della vita, ma quale riconoscenza riceverà questi?

      25 Anche in una situazione come quella di Sardi si potrebbero nominare alcuni che hanno vesti incontaminate, che sono irreprensibili nel loro aspetto cristiano. Essi si attengono ad una religione pura e senza macchia che esige che si mantengano senza alcuna contaminazione morale e religiosa di questo mondo. Continuando a camminare così saran giudicati meritevoli di camminare con Cristo in vesti bianche e di non essere allontanati dalla sua associazione. Questa classe della sposa sarà adorna di lino fino, puro e brillante, poiché tale lino fino simbolizza le giuste opere dei santi di Dio. Quali meravigliose opere di servizio dovranno compiersi nel suo nuovo mondo! Come questo pensiero ci sprona a vincere questo mondo! Ci fa desiderare di vivere nel nuovo mondo. Ora si deve essere vivi spiritualmente. Se uno muore spiritualmente il suo nome è cancellato dal libro della vita. Egli non vivrà perché il suo nome sia riconosciuto dinanzi al Padre celeste o dinanzi agli angeli che hanno servito fedelmente la congregazione. — Apoc. 3:1-6.

      IL CANDELABRO DI FILADELFIA

      26. In qual senso Cristo ha la “chiave di Davide”, e quale porta, che i suoi oppositori non sono stati capaci di chiudere, ha egli aperto fin dal 1919?

      26 Avendo la cura di tutti gli interessi del Regno, il principale Sorvegliante si rivolge alla congregazione di Filadelfia, poiché egli ha la “chiave di Davide”. Non diede questa chiave a Pietro, ma ora l’ha egli stesso. Come colui che custodiva la chiave durante il regno di Davide e Gerusalemme, così a Gesù Cristo è stato affidato il governo della famiglia della fede ed egli è un padre spirituale per tutti gli abitanti dell’Israele spirituale. (Isa. 22:22; Luca 1:32) Quando nel 1918 accompagnò Geova Dio nel tempio spirituale, egli cominciò il giudizio della casa di Dio. Trovò la classe dello “schiavo fedele e discreto”. Sin dal 1919 egli le pose dinanzi una porta aperta, affidando a questa classe tutti i suoi beni spirituali sulla terra. (Matt. 24:45-47) Pose dinanzi a loro l’opportunità e la responsabilità di adempiere Matteo 24:14 riguardo alla testimonianza del Regno in tutta la terra a tutte le nazioni prima della fine del mondo ad Armaghedon. Da allora nessun uomo è stato capace di chiudere questa porta, né i partecipanti alla Seconda Guerra Mondiale, né i nazisti di Hitler, né i fascisti di Mussolini, né l’Azione Cattolica, né il Comunismo russo col suo culto di Stalin o altri culti.

      27. Per chi è stata chiusa questa porta, e come hanno dovuto confessare che Cristo ci ha amato?

      27 Questo non è merito nostro. È merito di Cristo che ha tenuto e terrà aperta la porta finché l’opera di testimonianza sia compiuta. (1 Cor. 16:9; Col. 4:3, 4) La porta dei privilegi del Regno è stata chiusa per la Cristianità e per la nazione ebraica, per tutti quelli della “sinagoga di Satana”. Essi non hanno alcuna opera di testimonianza riguardo al Regno che mostri che abbiano ricevuto quest’espressione di amore da parte di Cristo. Ora essi si devono umiliare dinanzi a noi e riconoscere che noi abbiamo le opere, ne abbiamo la prova e perseveriamo nelle opere. Vogliamo invitare tutte le “altre pecore” che devono ancora essere trovate ad entrare per la porta aperta e ad unirsi a noi nel lavoro.

      28, 29. (a) Qual è il messaggio di perseveranza che si deve osservare? (b) Serbandolo, come saremo preservati dall’ora della prova ora abbattutasi su tutta la terra abitata?

      28 Il messaggio del regno di Dio ci dice che la perseveranza nella sua adorazione e nel servizio è vitale. Predicare questo messaggio richiede perseveranza, come quella mostrata da Gesù. Nella nostra perseveranza dobbiamo essere simili a Cristo. Egli non si fermò, non cedette al nemico, non abbandonò il servizio e la guerra spirituale. Continuò a far la volontà del Padre suo. Sopportò fino alla fine penosa. Perciò fu risuscitato trionfante, per un’eternità di trionfo. Avremo un vantaggio se ci conformiamo al messaggio della sua perseveranza. Siamo preservati dall’ora della prova ora abbattutasi su tutto il mondo. Come?

      29 Come nel caso di Gesù. Quando dovette scegliere fra tutti i regni di questo mondo, egli rigettò il regno di Satana. Scelse il regno di Dio scegliendo di adorare Geova Dio e non “l’iddio di questo mondo” cui appartenevano quei regni umani. La fedeltà a quella decisione iniziale sostenne Gesù in tutta la prova della sua integrità impedendogli di venir meno alla prova come venne meno il mondo ebraico. Similmente noi abbiamo presa la nostra decisione per il regno di Dio. Finché ci atterremo alla nostra decisione di predicare la buona notizia del Regno, anche noi saremo preservati dal venir meno durante questa prova. Non saremo mai attratti all’adorazione del Diavolo e a scegliere e servire i regni di questo mondo. Lasciamo che la Cristianità crolli nella prova di questo tempo, inciampi nella Pietra eletta di Dio e cada per esser distrutta. (1 Piet. 2:7, 8) Abbiamo scelto la Teocrazia retta da Cristo. Egli ci ha resi forti!

      30. Che cosa devono fare perciò i sorveglianti di congregazione, e perché dobbiamo tenere fermamente quel che abbiamo, e come?

      30 Le “sette stelle”, gli unti sorveglianti, ed anche le “altre pecore” unite a loro nella sorveglianza devono aiutare tutte le pecore di Cristo in quest’ora di tentazione dando essi stessi il giusto esempio e porgendo loro ogni aiuto. Il tempo di assegnare per sempre la corona si avvicina rapidamente. Colui che tiene la “chiave di Davide” dice: “Tieni fermamente quello che hai, affinché nessuno possa toglierti la tua corona”. Sì, noi terremo fermamente quel che abbiamo ricevuto da lui, sforzandoci di accrescere quegli interessi del Regno, usando tutto ciò che abbiamo come un prezioso strumento al servizio del Regno. Per gli unti perdere gli interessi del Regno ora, prima di Armaghedon, significa perdere la corona celeste. Per le “altre pecore” perdere ciò che hanno significa perdere la vita nel Nuovo Mondo sotto il Regno.

      31. Come gli unti sorveglianti devono mostrare di essere colonne e continuare a mostrarsi degni della Nuova Gerusalemme, e conformemente che cosa dovrebbero fare tutti i sorveglianti?

      31 Gli unti sorveglianti devono dimostrare di essere colonne nell’organizzazione del tempio di Dio, sostenendo l’adorazione del tempio alla quale ora prendono parte le altre pecore. Essi devono continuare a mostrarsi degni della Nuova Gerusalemme predicando il regno di Dio e mantenendosi puri come futura sposa dell’Agnello di Dio. Questo è indispensabile, se vogliono essere colonne nel glorificato tempio celeste e portare il nome della città di Dio come suoi celesti cittadini e condividere il nome altamente esaltato del Cristo divenendo la sua amorevole sposa. Il tempio, la Nuova Gerusalemme, il nuovo nome di Cristo nella sua posizione celeste: anche queste sono cose che le altre pecore devono riconoscere. Operino ora in armonia con queste realtà vitali. Chiunque non si mantiene santo, chiunque è spiritualmente ripugnante, chiunque sostiene una menzogna, sarà escluso dalla Nuova Gerusalemme e dal suo reame sulla terra. Perciò tutti i sorveglianti, specialmente quelli che hanno la prospettiva di far parte del tempio celeste, indichino notte e giorno la via dell’adorazione nel tempio. In tal modo essi otterranno il beneficio della promessa di Cristo descritta in Apocalisse 3:12.

      IL CANDELABRO DI LAODICEA

      32. Come si rivolse Gesù alla congregazione di Laodicea, e perché tale messaggio avrebbe dovuto pungere sul vivo la congregazione?

      32 Al tempo dell’apostolo Paolo vi era una congregazione a Laodicea. (Col. 4:15) Ma al tempo della rivelazione a Giovanni si era corrotta. Rivolgendosi ad essa per mezzo dell’angelo della congregazione, Gesù parla di se stesso come de “l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio”. Quest’allusione avrebbe dovuto pungere sul vivo la congregazione di Laodicea, perché non affermava più di tutto cuore la verità come un amen. Non era più un testimone fedele e verace. Non dava alcuna prova di far parte della “nuova creazione” della quale Gesù Cristo era ed è il primo e principale membro. In che modo Gesù, come esemplare Sorvegliante principale, trattò allora il caso della congregazione di Laodicea, e come lo tratta ora?

      33. Perché Gesù minacciò di vomitarli dalla sua bocca, e come furono essi simili ad Efraim?

      33 Quelli che assomigliano ai Laodicesi non sono né caldi per stimolare né freddi per ristorare. Sono tiepidi! Perciò, come acqua tiepida, devono esser vomitati dalla bocca. Cristo non li vuole come suoi portavoce, come “ambasciatori in sostituzione di Cristo”, né come annunciatori del messaggio o testimoni al suo servizio. Non permetterà che partecipino all’adempimento di Matteo 24:14, a meno che non si pentano. Essi sono come la dominante tribù dell’antico Israele, Efraim. In che modo? Perché sono come una focaccia cotta a metà, come una schiacciata non rivoltata e quindi mezza cotta e mezza cruda, perciò di cuore diviso e di mente doppia: “Efraim è come una colomba stupida e senza giudizio; essi invocano l’Egitto [non Geova], vanno in Assiria [non a Dio]”. — Osea 7:8, 11, VR.

      34. Perché si trovavano i Laodicesi in tale condizione di tepidezza, e di che cosa avevano bisogno per eliminare la loro infelicità spirituale?

      34 Qual era la ragione? I Laodicesi non avevano continuato a cercare prima il regno di Dio e la giustizia che viene da esso mediante Cristo. (Matt. 6:33) Le loro parole indicano che ritenevano che le materiali ricchezze della terra significassero avere la felice approvazione di Dio; attribuivano maggior valore alla ricchezza materiale che ai valori spirituali del Regno, specialmente al “tesoro” di recare ad altri la verità del Regno. Di che cosa hanno bisogno ora i Laodicesi per eliminare la loro povertà, cecità e nudità spirituale? Un buono, onesto sforzo di comprare da Cristo l’oro della fede di provata qualità, vesti di giustizia che durino nel nuovo mondo, e il potere o la facoltà della vista spirituale, per vedere la grande importanza del Regno riguardo al quale deve ora esser data testimonianza in tutto il mondo.

      35. Pertanto che cosa devono fare i sorveglianti a favore dei Laodicesi per la loro guarigione spirituale?

      35 Ecco dunque un lavoro per i sorveglianti: ridestare coloro che assomigliano ai Laodicesi perché sentano la loro necessità spirituale e quindi aiutarli a divenire “ricchi in fede”. (Giac. 2:5) Tale fede è ricca di frutti del Regno e desta all’opera di testimonianza. Elimina la fiducia nella propria giustizia. Ci induce a cercare di essere giusti agli occhi di Dio, e a deporre ogni mondanità e nudità peccaminosa. I sorveglianti devono pure aiutare i Laodicesi ad usare il collirio spirituale; cioè, seguire l’insegnamento di Gesù al riguardo, il suo consiglio, il suo esempio e la sua disposizione mentale, e ad agire in armonia ad essi. Questo è un rimedio risanatore contro il “desiderio della carne e il desiderio degli occhi e la vistosa ostentazione dei beni della vita”. (1 Giov. 2:15-17) Riacquistando la vista spirituale, possono aiutare altri a vedere, e non essere ciechi che guidano altri ciechi.

      36. Come agisce Cristo verso quelli per cui ha affetto, e quindi che cosa devono fare i sorveglianti e come dovrebbero comportarsi i Laodicesi?

      36 Cristo come principale Sorvegliante rimprovera e castiga ma lo fa per affetto verso coloro che si sono impegnati a seguirlo. I sorveglianti sotto di lui devono fare altrettanto. I Laodicesi dovrebbero apprezzare questa coraggiosa, aperta dimostrazione di affetto ed essere zelanti nel pentirsi o mutare la loro mente e quindi mutare il loro modo di vivere.

      37. (a) Per che cosa è ora tempo, e quale invito è oggi rivolto ai Laodicesi? (b) Come mostreranno i moderni Laodicesi di non essere stati vomitati dalla bocca di Cristo?

      37 L’ora è tarda. È il tempo del miglior pasto della giornata, cioè la cena, il pasto serale. Gesù sulla terra partecipò a molti pasti serali, dando istruzioni spirituali mentre godeva l’ospitalità del padron di casa. Ora egli ci invita a godere con lui tale pasto spiritualmente edificante. Egli è ora alla porta della congregazione del tipo di quella di Laodicea e bussa. Voi Laodicesi, ascolterete il suo bussare, risveglierete il vostro affetto per Cristo, lo inviterete in mezzo a voi e lascerete che vi ammaestri in preziosa comunione con lui? In questo caso, riceverete il suo sorvegliante sulla vostra congregazione. Il vostro sorvegliante, l’angelo della congregazione, la “stella” nella destra di Cristo, è desideroso e ansioso di aprire la porta. Egli l’ha aperta perché Cristo entri per festeggiare con quelli che si pentono. Voi tutti, Laodicesi, dimostrate che non siete stati vomitati dalla sua bocca ma che fate ancora parte della sua congregazione venendo a tutte le adunanze della congregazione per lo studio e per il servizio, perché Gesù ha promesso di esser presente al pasto spirituale dove anche solo due o tre sono con riconoscenza radunati nel suo nome. Le “altre pecore” lasciano entrare Cristo, in modo che nel prossimo giudizio egli dirà loro: “Fui forestiero e mi accoglieste con ospitalità”. (Matt. 25:35) Questa ospitalità significa vita!

      38. Che cosa dobbiamo vincere ora, e quale premio sarà dato ai vincitori?

      38 Siamo tutti ammoniti dal rimprovero rivolto ai Laodicesi. Dobbiamo vincere il materialismo di questo mondo in questo “tempo della fine”. A chiunque vince, Cristo, parlando mediante lo spirito di Dio, promette un grande premio, ai suoi unti seguaci un trono, non di un regno di questo mondo, ma con lui alla destra del Padre suo nel cielo. Alle “altre pecore” vittoriose promette un posto dinanzi al suo trono, un posto di amorevole favore nella “nuova terra” del nuovo mondo di giustizia di Dio.

      39. Che cosa dovrebbero dunque fare le congregazioni e le loro “stelle”, e che cosa pregheremo che Cristo conceda loro?

      39 Risplendete dunque sorveglianti, come “stelle” nella destra di Cristo, in qualità di suoi angeli sulle congregazioni. Risplendete anche voi, congregazioni, come candelabri che egli serba al loro posto. Vi conceda egli la sua vigile cura e protezione affinché possiate dar luce per illuminare tutti quelli che vogliono essere salvati per sempre.

  • Sapienza e felicità sotto il governo del Nuovo Mondo
    La Torre di Guardia 1958 | 1° agosto
    • Sapienza e felicità sotto il governo del Nuovo Mondo

      LE PERSONE che vogliono essere libere, felici e prosperose cercano sempre un buon governo. Perché? La risposta è ovvia. Un buon governo reca la felicità. Un governo cattivo reca la miseria. Questo principio è a proposito dichiarato in queste parole: “Quando i giusti son numerosi, il popolo si rallegra; ma quando domina l’empio, il popolo geme”. — Prov. 29:2, VR.

      Il nuovo mondo sarà pieno di allegrezza perché il suo governo è totalmente giusto. Un esame della scritta Parola di Geova presenterà ampie prove che questo è vero.

      Un buon governo esisté ai giorni di Salomone, re d’Israele, mentre fu fedele a Geova, che rappresentò come re. Salomone applicò i princìpi che aveva appreso da suo padre Davide, che lo aveva preceduto sul trono. Davide aveva detto:” ‘Colui che regna sugli uomini con giustizia, colui che regna con timor di Dio, è come la luce mattutina, quando il sole si leva in un mattino senza nuvole, e col suo splendore, dopo la pioggia, fa spuntare l’erbetta della terra’. Non è egli così della mia casa dinanzi a Dio?” Evidentemente la casa di Salomone fu “dinanzi a Dio”, poiché ogni giorno fu un giorno felice per i suoi leali sudditi. Il racconto dichiara: “Giuda e Israele erano numerosissimi, come la rena ch’è sulla riva del mare. Essi mangiavano e bevevano allegramente. E Giuda ed Israele, da Dan fino a Beer-Sceba, vissero al sicuro, ognuno all’ombra della sua vite e del suo fico, tutto il tempo che regnò Salomone”. — 2 Sam. 23:3-5; 1 Re 4:20, 25, VR.

      La fama di Salomone per il suo giusto governo si sparse in tutto l’antico mondo. Gli stranieri che vennero a vedere constatarono presto che la fama sottovalutava la realtà. La regina di Saba disse: “Io non ho riposto fede nelle parole finché non son venuta e non ho visto con i miei occhi, ed ecco! non me n’era stata riferita la metà. Tu hai sorpassato in sapienza e in prosperità le cose udite che avevo ascoltate. Felici i tuoi uomini, felici questi tuoi servi che stanno del continuo dinanzi a te, ascoltando la tua sapienza!” Più importante delle sue parole di lode fu la benedizione che ella invocò su Geova per quello che aveva visto. “Sia benedetto Geova, il tuo Dio, il quale si è compiaciuto in te mettendoti sul trono d’Israele, perché Geova ama Israele a tempo indefinito, perciò egli ti ha nominato re per rendere decisione giudiziaria e giustizia”. — 1 Re 10:7-9.

      Geova merita giustamente di essere benedetto. Tutto ciò che Salomone ebbe fu un dono proveniente da Geova. Nella sua giovinezza e inesperienza Salomone chiese a Geova di ‘dare al tuo servo un cuore ubbidiente per giudicare il tuo popolo, per discernere fra il bene e il male’. Geova rispose: “Ecco! io ti darò certamente un cuor savio e intelligente, . . . E anche ciò che tu non hai domandato certamente io ti darò, sia ricchezze che gloria, affinché non vi sia alcuno fra i re come te, durante tutti i tuoi giorni”. — 1 Re 3:9, 12, 13.

      COLUI CHE È PIÙ GRANDE DI SALOMONE

      Per quanto Salomone fosse grande, vi fu uno più grande di lui. Questi fu Cristo Gesù, sulle cui spalle riposa il governo dell’intero nuovo mondo. Egli è chiamato “più di Salomone” e “il più alto dei re della terra” per le sue doti ricevute dall’Altissimo Dio. Il suo governo porta permanente felicità a tutto l’ubbidiente genere umano. Infatti, il giusto e saggio governo di Salomone fu soltanto una piccola prefigurazione del perfetto regno del nuovo mondo retto da Cristo Gesù. — Matt. 12:42; Sal. 89:27; Isa. 9:5, 6, VR.

      Cristo Gesù è la stessa personificazione della sapienza. “Accuratamente nascosti in lui sono tutti i tesori della sapienza e della conoscenza”. Predicendo le ammirabili qualità del Governatore del nuovo mondo Geova disse: “Poi un ramo uscirà dal tronco d’Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici. Lo spirito dell’Eterno riposerà su lui: spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di forza, spirito di conoscenza e di timor dell’Eterno. Respirerà come profumo il timor dell’Eterno, non giudicherà dall’apparenza, non darà sentenze stando al sentito dire, ma giudicherà i poveri con giustizia, farà ragione con equità agli umili del paese”. — Col. 2:3; Isa. 11:1-4, VR.

      Nell’anno 1914 Geova cominciò a governare il nuovo mondo intronizzando Gesù Cristo ed autorizzandolo a regnare in mezzo ai suoi nemici. Poco dopo, i benefici effetti del governo del Nuovo Mondo cominciarono a sentirsi su tutta la terra. Nel 1919 il rimanente dei membri del corpo di Cristo sulla terra fu liberato dalla schiavitù spirituale della moderna “Babilonia”, l’organizzazione mondiale di Satana. I membri del rimanente furono riuniti in una pura ed attiva organizzazione e inviati in tutta la terra per diffondere la sapienza di Dio che porta felicità. Fedele alla sua promessa, Geova adopera una sola organizzazione di servitori, che è appropriatamente chiamata “lo schiavo fedele e discreto”. La prosperità spirituale della visibile organizzazione di Geova è oggi un’ampia prova del modo avveduto in cui la classe dello schiavo ha amministrato tutti gli “interessi” del Re. — Sal. 110:2; Isa. 48:20; 6:5-12; 52:11-13, VR; Matt. 24:45.

      SAGGI PROVVEDIMENTI

      L’accurata conoscenza e la vera sapienza precedono il raggiungimento della vera felicità. È scritto: “Beato l’uomo che ha acquistato la sapienza ed è ricco di prudenza. L’acquisto di lei val più di quello dell’argento e il suo frutto val più dell’oro preziosissimo. Essa val più di tutte le ricchezze, e le cose più stimate non possono essere paragonate a lei. Ha nella destra lunga vita, nella sinistra ricchezze e gloria. Le sue vie son vie belle e tutti di pace i suoi sentieri. Essa è l’albero della vita per chi l’abbraccia, ed è felice chi la tiene stretta”. (Prov. 3:13-18, Ti) Il governo del nuovo mondo ha preso molti provvedimenti affinché l’umanità ottenga la sapienza che è più grande perfino di quella di Salomone. Per mezzo del suo rappresentante visibile, la classe dello “schiavo fedele e discreto”, ha provveduto due delle più belle riviste che esistano oggi, cioè, La Torre di Guardia e Svegliatevi! Queste riviste contengono la sapienza del Nuovo Mondo. Leggendole e studiandole otterremo la felicità del Nuovo Mondo. Nessun’altra rivista sulla terra può suscitare una tale rallegrante speranza e fiduciosa assicurazione di vita e felicità in un nuovo mondo libero dalla miseria.

      Altri saggi provvedimenti del governo del Nuovo Mondo sono le adunanze, dove i tesori di conoscenza e sapienza spirituale sono liberamente condivisi da tutti quelli che partecipano. Queste sono tenute nelle Sale del Regno e nelle case dei testimoni di Geova. Le persone che desiderano veramente la sapienza non rimangono a casa. Esse non si accontentano soltanto di leggere o di udire parlare di essa nelle loro case. Esse sono come la regina di Saba. Ella udì parlare della sapienza di Salomone nel suo paese natio, ma non fu soddisfatta di ciò. Ella volle andare a vedere da se stessa se tutto ciò che aveva udito era proprio vero. Dopo una personale investigazione ella trovò che aveva udito soltanto la metà di quello che si poteva apprendere. Così è per quelli che oggi non sono soddisfatti di ciò che ascoltano nelle loro case. Essi fanno ulteriori investigazioni tenendosi stretti il più possibile alla fonte della sapienza divina. Essi si associano alla classe dello “schiavo fedele e discreto” recandosi alla Sala del Regno o al luogo dell’adunanza vicino alla loro casa. E quivi trovano che avevano udito ‘soltanto la metà’ di quello che vi è da imparare. Accrescono la loro felicità acquistando maggior conoscenza di Dio. Costantemente si meravigliano per le nuove cose che Geova rivela per mezzo della sua unica organizzazione di servitori sotto la guida di Cristo Gesù, che è più grande di Salomone.

      Non vi è prova più grande che la sapienza del Nuovo Mondo rechi tale felicità di quella rappresentata dalle centinaia di migliaia di persone che assistettero alle assemblee dei testimoni di Geova del “Regno Trionfante” tenute nel 1955 nel Nord America e nell’Europa. Il film “La Felicità della Società del Nuovo Mondo”, prodotto dalla Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati di Pennsylvania, è una testimonianza di quest’evidenza. In nessun luogo sulla terra oggi c’è un’altra organizzazione internazionale che goda tale felicità. Tutto il credito e l’onore vanno a Geova, che diede il trono del governo del Nuovo Mondo a suo Figlio, il quale regna con eccellente sapienza, recando felicità.

      Tuttavia la più grande felicità sotto il governo del Nuovo Mondo non viene soltanto dall’udire e dall’accettare le parole della sapienza divina. Vi è una felicità più grande. L’apostolo Paolo parlò di questo agli anziani della congregazione di Efeso. Egli disse: “Voi dovete assistere quelli che sono deboli e dovete ricordare le parole del Signore Gesù, il quale egli stesso disse: ‘C’è più felicità nel dare che nel ricevere’”. Sì, questo è il modo di colmare la misura della propria felicità. Sapendo ciò, il Re Cristo Gesù dirige tutti i suoi seguaci sulla terra a dare liberamente la sapienza divina che essi hanno ricevuta. Essi ‘vanno dunque, e fanno discepoli le persone di tutte le nazioni’, diffondendo la felicità in un vecchio mondo di afflizione. Come un corpo unito di ministri essi costituiscono una Società del Nuovo Mondo. Essi abitano in un’atmosfera spirituale che è rinfrescante come una bella aurora. “È come la luce mattutina, quando il sole si leva in un mattino senza nuvole”. — Atti 20:35; Matt. 28:19; 2 Sam. 23:4, VR.

  • Giacomo (Lezione 67)
    La Torre di Guardia 1958 | 1° agosto
    • Giacomo (Lezione 67)

      “GIACOMO, schiavo di Dio e del Signor Gesù Cristo, alle dodici tribù che sono disperse: saluti”. Così comincia l’epistola di Giacomo. Quale Giacomo? Vi sono quattro o cinque discepoli di Gesù così chiamati nelle Scritture Greche. Due furono apostoli; ma poiché lo scrittore dell’epistola si identifica chiamandosi semplicemente servitore di Dio e di Cristo e non apostolo questi due Giacomi sono generalmente esclusi. L’unico Giacomo di qualche importanza che rimane è il fratello di Gesù. (Matt. 13:55; Mar. 6:3; Gal. 1:19) Mentre Gesù predicava sulla terra i suoi fratelli “carnali più giovani non credevano in lui; ma credettero poco dopo la sua risurrezione. (Giov. 7:5; Atti 1:14) Suo fratello Giacomo può essere stato convertito al Cristianesimo da un’apparizione di Gesù risuscitato. (1 Cor. 15:7) Comunque sia, pare che a Giacomo sia stata ben presto affidata la sorveglianza della congregazione cristiana di Gerusalemme, e in varie occasioni egli presiedette i concili tenuti a Gerusalemme e ne annunciò le decisioni. (Atti 12:17; 15:13-23; 21:18) Giacomo potrebbe aver scritto i decreti emanati dal concilio che presiedeva, decreti che Paolo e Sila trasmisero. (Atti 15:23-29; 16:4) Con tutta probabilità egli scrisse e fece circolare da Gerusalemme ai Cristiani di ogni luogo l’epistola generale di Giacomo.

      Se la lettera fu scritta da Giacomo fratello di Gesù, fu trasmessa al più tardi nel 62 d.C. Quello fu l’anno nel quale morì Festo, procuratore della Giudea. La storia secolare dice che prima che il suo successore Albino arrivasse vi era stata una insurrezione fra i Giudei, durante la quale il sommo sacerdote aveva radunato il Sinedrio e davanti ad esso aveva fatto comparire Giacomo fratello di Gesù. Il sommo sacerdote aveva falsamente accusato Giacomo, e come risultato il fratello del Signore fu condannato ad essere lapidato. Il suo martirio avvenne nell’anno 62, perciò la sua epistola dev’essere stata scritta prima di quel tempo. Non è possibile dire con certezza quanto tempo prima dell’anno 62 fosse scritta, ma considerando diverse circostanze non è probabile che sia stata scritta molto tempo prima. A quell’epoca inoltre il cristiano “Israele di Dio” avrebbe avuto tempo di espandersi in tutti i paesi contemplati nella lettera.

      L’epistola di Giacomo non è tanto dottrinale quanto pratica. Essa prescrive che la fede sia sostenuta dalle opere. Ma non si può pensare in nessun modo che questa epistola contrasti con la vigorosa esposizione di Paolo relativamente alla salvezza per fede e non per opere, come alcuni avevano preteso. Niente affatto. Essa sottolinea la necessità della fede, ma di una fede manifestata da opere che siano in armonia con essa, e non di una semplice pretesa di fede a parole. Non sostiene che si ritorni alle opere della legge, alle opere morte che Paolo condannò come incapaci di recar salvezza. Giacomo e Paolo erano completamente in armonia con la verità evangelica. — Atti 15:1, 2, 13, 19, 20; Gal. 1:19; 2:9.

      La prova della fede dei Cristiani produce fermezza e paziente perseveranza; perciò le tentazioni e le afflizioni devono essere sopportate allegramente. Se a qualcuno manca la sapienza che vien dall’alto, che è una difesa, la chieda a Dio, che la darà generosamente se è chiesta in buona fede, senza dubitare né vacillare con animo doppio. Quelli che resistono a tutte le tentazioni riceveranno dopo la prova la corona della vita. Ma per il fatto che Iddio permette la prova, colui che è provato non deve concludere che è tentato da Dio: Iddio non tenta nessun uomo. La tentazione viene quando uno si lascia vincere dalla propria cupidigia, che, quando ha concepito e partorito il peccato, produce la morte. Iddio fa dei doni buoni e perfetti, è il Padre della luce e in lui non vi è alcuna ombra, e genera i Cristiani come figli spirituali. Questa rigenerazione avviene mediante la parola della verità. E non si deve solo ascoltarla; occorre esserne operatori. Allora sarete benedetti nel servizio. “La forma di adorazione che è pura e incontaminata dal punto di vista del nostro Dio e Padre è questa: aver cura degli orfani e delle vedove nella loro tribolazione, e mantenersi senza macchia dal mondo”. — 1:1-27.

      Colui che crede nella verità di Dio non deve avere riguardi personali. Non deve mostrarsi parziale verso una persona per la sua posizione o ricchezze o per l’apparenza. Gli abiti non fanno il Cristiano. Chi è elegantemente vestito non dev’essere favorito per il suo aspetto, mentre il povero che indossa abiti logori è spinto da una parte. Infatti, non ha forse Iddio scelto i poveri di questo mondo che sono ricchi in fede per farli eredi del Regno? Perciò non disprezzate i poveri. Essi sono principalmente quelli che onorano Dio; i ricchi in generale sono oppressori e bestemmiatori. Perciò non usate riguardi personali; perché ciò è peccato, ma cercate di adempiere il comandamento: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Mostrate misericordia affinché possiate a vostra volta ricevere misericordia. E quanto alla fede, essa dev’essere vivente, tale da essere evidente mediante la vostra condotta. Solo una simile fede sostenuta dalle opere reca giustificazione. “Così, anche, la fede, se non ha opere, è in se stessa morta”. “Infatti, come il corpo senza spirito è morto, così anche la fede senza opere è morta”. — 2:1-26.

      Giacomo considera quindi una questione vitale, quella di domare la lingua. Egli adotta a questo punto un linguaggio figurativo che richiama vigorosamente l’attenzione dei lettori sulla difficoltà di controllare questo piccolo membro che sovente è così indisciplinato. Se un uomo potesse controllare la lingua sarebbe capace di tenere a freno l’intero corpo. Il morso nella bocca dei cavalli può dirigerne tutto il corpo. Un piccolo timone può dirigere grandi navi che vengono sospinte da venti impetuosi. Similmente la lingua è un piccolo membro nel corpo, ma è molto vanagloriosa. Una favilla può incendiare una foresta, e la lingua può infiammare il corpo intero e contaminarlo. Animali, uccelli, serpenti, creature del mare, tutti possono essere domati dall’uomo; “ma la lingua, nessun uomo la può domare”. La benedizione e la maledizione procedono da quest’unico organo; questo non è un bene. Se uno è saggio, lo palesi mediante la sua condotta. L’invidia e le contese non riflettono la vera sapienza ma sono diaboliche, “la sapienza dall’alto è prima di tutto casta, poi pacifica, ragionevole, pronta ad ubbidire, piena di misericordia e buoni frutti, non facente parziali distinzioni, senza ipocrisia”. — 3:1-18.

      Il capitolo 4 inizia con una domanda circa la sorgente delle discordie e controversie che sorgono nelle congregazioni cristiane, e le attribuisce alle concupiscenze. Sembra che a quel tempo le congregazioni cadessero nell’insidia di ricercare le ricchezze di questo mondo, onorando uomini ricchi e immischiandosi negli affari del mondo inutilmente con l’errata bramosia di ottenere i suoi beni e piaceri. Essi li domandavano male, all’intento di soddisfare i loro desideri carnali. Giacomo prorompe nell’inquisitrice domanda: “Adultere, non sapete che l’amicizia col mondo è inimicizia con Dio?” E aggiunge: “Chi dunque vuol essere amico del mondo si costituisce nemico di Dio”. A queste vigorose dichiarazioni Giacomo fa seguire un sincero ragionamento e un energico appello. Dio resiste ai superbi, ma dà immeritata benignità agli umili. Se voi resistete al Diavolo, egli fuggirà da voi. Se vi avvicinate a Dio, egli si avvicinerà a voi. Purificatevi, ravvedetevi, siate umili. Non dite male di altri e non giudicateli; Iddio è il Giudice. Badate alla vostra condotta. È peccato conoscere il bene e non farlo. — 4:1-17.

      Nell’ultimo capitolo un’aspra censura colpisce coloro che si son dati ad accumular ricchezze. Le calamità li abbatteranno. Le ricchezze che essi hanno acquistate non sono di una specie durevole, e le loro belle e sontuose vesti saranno rose dalle ignobili tignuole. La ruggine del loro oro e argento griderà in testimonianza di condanna; il salario dei lavoratori trattenuto con frode unirà la sua voce; e il coro si amplificherà con il grido dei lavoratori defraudati finché raggiunga gli alti cieli e Geova Dio. Gli avidi di danaro sono vissuti sfrenatamente nei piaceri perversi, mentre condannavano e uccidevano i giusti che non offrivano loro resistenza. Ma in tutte queste ingiustizie il Cristiano deve perseverare pazientemente fino alla venuta del Signore e all’esecuzione dei suoi giusti giudizi. Infatti, considerate come i profeti sopportarono pazientemente molta afflizione. E ricordate come Giobbe serbò la sua integrità nelle più acute sofferenze, e come fu alla fine riccamente benedetto da Geova? Perseverate dunque fino alla fine definitiva dell’empietà e siate pronti a ricorrere a Dio in preghiera, soprattutto in tempo di avversità. — 5:1-20.

      Da questo esame del contenuto dell’epistola di Giacomo è evidente che, invece di contraddire le epistole di Paolo relativamente alla giustificazione mediante la fede e l’immeritata benignità e non mediante le opere, Giacomo cercava di correggere uno stato di cose che si era insinuato nelle congregazioni in genere e che costituiva un’insidia. Egli mette in risalto, per esempio, non solo la fede, ma la fede provata dalle opere. Non con le opere della legge, ma con opere che siano in armonia con le istruzioni di Cristo e con la fede in Lui. Alcuni rendevano evidentemente servizio con le labbra e pretendevano di essere nella fede, ma la loro condotta smentiva la loro pretesa. Nell’epoca in cui quest’epistola fu scritta la chiesa primitiva era cresciuta e si era saldamente stabilita. Alcuni s’infiacchivano; erano tentati e abbagliati dalle attrazioni del mondo; erano sviati dalle loro concupiscenze, allontanati dal servizio teocratico e cadevano nel peccato volontario. Si erano macchiati col mondo impuro, onorando gli uomini per la loro posizione mondana, e correndo essi stessi dietro alle ricchezze materiali. Era giunto il tempo di cominciare a dar prova d’essere Cristiani mediante giuste opere. Evidentemente vi erano delle lingue invidiose molto attive, e occorreva che fossero controllate. Essi dovevano manifestare la sapienza che viene dall’alto, e non quella terrena. Evidentemente questo era lo stato di cose che faceva allontanare alcuni dalla fede del Cristianesimo. Con la sua epistola Giacomo cercava di ridestare la loro fede.

      [Domande per lo studio]

      1. Chi è il più probabile scrittore di questa epistola?

      2. Quando fu probabilmente scritta?

      3. È essa in contrasto con le epistole di Paolo, come alcuni sostengono?

      4. Qual è il contenuto del (a) capitolo 1? (b) capitolo 2? (c) capitolo 3? (d) capitolo 4? (e) capitolo 5?

      5. Qual era lo stato di cose al quale Giacomo evidentemente cercava di porre rimedio con la sua epistola?

  • Scritture per settembre
    La Torre di Guardia 1958 | 1° agosto
    • Scritture per settembre

      1 Quelli che peccano, riprendili in presenza di tutti, onde anche gli altri abbian timore. — 1 Tim. 5:20, VR. TG 1/10/57 11a

      2 Siate sottoposti l’uno all’altro nel timore di Cristo. — Efes. 5:21. TG 15/10/57 13, 14

      3 Chiunque vi ucciderà crederà di aver reso un sacro servizio a Dio. — Giov. 16:2. TG 15/11/57 13

      4 Vi ho messo sotto giuramento, o figliuole di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve del campo, affinché non cerchiate di destare o svegliare l’amore [in me] finché essa non lo desideri. — Cant. 2:7. TG 1/7/58 24, 25

      5 Tu non devi prostrarti ad altro dio, perché Geova è esclusivamente devoto al suo nome. Egli è un Dio che esige esclusiva devozione. — Eso. 34:14. TG 1/1/58 14, 15

      6 Il cuore di questo popolo è diventato duro, e con i loro orecchi hanno udito con noia, e han chiuso i loro occhi, affinché essi non . . . ne afferrino il significato col cuore e non tornino indietro, e io non li guarisca. — Matt. 13:15. TG 1/4/58 24, 25

      7 Voi non potete essere schiavi di Dio e delle Ricchezze. — Matt. 6:24. TG 1/12/57 15

      8 Perché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero . . . tu sei polvere e in polvere ritornerai. — Gen. 3:17, 19. TG 15/12/57 10, 11

      9 Allora [Gesù] disse ai suoi discepoli: “Sì, la messe è grande, ma gli operai sono pochi. Pregate quindi il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”. — Matt. 9:37, 38. TG 15/2/58 18, 19a

      10 Adultere, non sapete che l’amicizia col mondo è inimicizia con Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si costituisce nemico di Dio. — Giac. 4:4. TG 15/3/58 3, 4a

      11 Per le strade e per le pubbliche piazze lasciami cercare colui che l’anima mia ha amato. L’ho cercato ma non l’ho trovato. — Cant. 3:2. TG 1/7/58 29, 30

      12 Figlio mio, dammi il tuo cuore e gli occhi tuoi prendano piacere alle mie vie. — Prov. 23:26. TG 1/6/58 4, 5a

      13 La sua ira [di Elihu] si accese contro Giobbe perché giustificava la propria anima più che Dio. La sua ira si accese anche contro i suoi tre compagni perché non avevano trovato una risposta, ma procedettero a dichiarare Dio colpevole. — Giob. 32:2, 3. TG 1/5/58 33, 34

      14 Le vergini nel suo seguito come sue compagne sono condotte . . . con letizia e giubilo. — Sal. 45:14, 15. TG 15/5/58 34, 35.

      15 Chiunque ha dei beni di questo mondo per il sostentamento della vita e vede il suo fratello nel bisogno eppure gli chiude la porta delle sue tenere compassioni, in che modo rimane in lui l’amore di Dio? Figliuoletti, amiamo . . . coi fatti e in verità. — 1 Giov. 3:17, 18. TG 15/7/57 5, 6a

      (Indicazione dei luoghi di ulteriori commenti su queste scritture: I numeri dopo la data de “La Torre di Guardia” si riferiscono ai paragrafi nel primo articolo di studio. Quando il numero del paragrafo è seguito da “a”, il commento è nel secondo articolo di studio: quando vi è “b”, si riferisce al terzo articolo di studio.)

  • Studi “Torre di Guardia” per le settimane
    La Torre di Guardia 1958 | 1° agosto
    • Studi “Torre di Guardia” per le settimane

      del 31 agosto: Sorveglianti in tempi apocalittici, §§ 1-25. Pagina 451.

      del 7 settembre: Sorveglianti in tempi apocalittici, §§ 26-35 e Sorveglianti nella destra di Cristo, §§ 1-11. Pagina 458.

      del 14 settembre: Sorveglianti nella destra di Cristo, §§ 12-39. Pagina 464.

  • La predicazione di casa in casa: la più efficace
    La Torre di Guardia 1958 | 15 agosto
    • La predicazione di casa in casa: la più efficace

      L’UOMO moderno ha vari mezzi a sua disposizione per cercare di imporre il proprio modo di pensare agli altri. Ha la radio, la televisione e la stampa. Ma, per efficacia, nulla può essere paragonato al metodo che i testimoni di Geova usano da molti, molti anni, quello della predicazione di casa in casa.

      I moderni testimoni di Geova non pretendono alcun credito per l’uso di questo metodo, poiché non sono stati i primi ad usarlo. Seguono semplicemente l’esempio dato dagli apostoli più di diciannove secoli fa. Perciò leggiamo che “ogni giorno nel tempio e di casa in casa continuavano senza sosta a insegnare e a dichiarare la buona notizia”. L’apostolo Paolo adoperò lo stesso metodo: “Non mi ritrassi dall’esporvi alcuna delle cose che erano profittevoli né dall’istruirvi pubblicamente e di casa in casa”. — Atti 5:42; 20:20.

      Il clero della Cristianità, tuttavia, è rimasto per lungo tempo legato al pulpito, introducendosi nelle case delle persone soltanto mediante la radio e la televisione. Non soltanto esso ha considerato con disprezzo la predicazione di casa in casa ma più e più volte ha causato l’arresto dei testimoni perché svolgevano l’opera di predicazione di casa in casa. Questo ha fatto perdere molto tempo ai testimoni e li ha coinvolti in costose battaglie legali. Ma infine i tribunali di molti paesi, come la Corte Suprema degli Stati Uniti, hanno ripetutamente deciso che la predicazione di casa in casa non è vendita ambulante, ma che merita la stessa considerazione mostrata alla predicazione dal podio o dal pulpito.

      Ed ora, dopo tutti questi anni, che cosa vediamo? Gli eminenti portavoce della Cristianità che promuovono la predicazione di casa in casa!

      Uno di questi è il sacerdote cattolico John A. O’Brien, che scrive nel periodico Our Sunday Visitor del 3 febbraio 1957. In un articolo intitolato “S. Paolo: venditore di casa in casa”, O’Brien disse quanto segue:

      “S. Paolo approfittò di ogni occasione per conquistare delle anime . . . È particolarmente significativo il fatto che Luca, negli Atti, parla due volte dell’abitudine di Paolo di andare di casa in casa: egli fece questo quando perseguitava i Cristiani e continuò quando cercava di fare dei convertiti a Cristo. Egli inculcò questa pratica ai suoi discepoli e i primi Cristiani la usarono estesamente nei loro zelanti sforzi di diffondere la fede. . . .

      “Che ne è stato di questo metodo di diffondere la fede di casa in casa, del sistema che permise a Paolo di convertire moltitudini di persone di tutti i diversi ceti sociali e di tutte le tribù e nazioni? Per una strana ed amara ironia esso è caduto in disuso fra i Cattolici ed è stato adottato con entusiasmo dalle sette, specialmente da quelle più insignificanti. . . .

      “La setta che ha fatto l’uso più sistematico del metodo di andare di casa in casa è quella dei Testimoni di Geova. È difficile trovare una casa in qualsiasi distretto rurale, villaggio, paese o città di questa nazione che non sia stata visitata almeno una volta dagli emissari di questa strana setta. Qual è il risultato? Essi hanno ottenuto il più grande aumento mai avuto”.

      Il signor O’Brien quindi fa una citazione dal periodico The New Yorker: “Mentre le altre 254 confessioni negli Stati Uniti hanno registrato nel passato quarto di secolo un aumento del 75 per cento nel numero complessivo dei loro membri, i Testimoni hanno fatto un balzo avanti ottenendo un aumento del 2.300 per cento, ossia un passo trentun volte più veloce di quello di tutte le altre messe insieme”. Quindi O’Brien continua dicendo:

      “A che cosa è dovuto questo fenomenale aumento? All’ardente zelo missionario dei Testimoni. . . . la tattica fondamentale su cui essi fanno affidamento per reclutare membri è quella della predicazione di casa in casa. Questo è richiesto a tutti i membri adulti, sia uomini che donne. . . . Migliaia di Testimoni trascorrono diverse sere ogni settimana per istruire le famiglie nelle loro proprie case. I loro dirigenti dicono loro che essi sono ministri e che devono recare testimonianza istruendo i neofiti [i nuovi]. Quindi si vantano di avere un maggior numero di ministri delle sette a cui è associato un numero di membri molte volte più grande del loro.

      “I Testimoni non scelgono semplicemente alcune persone promettenti per poi visitarle. Essi vanno di porta in porta, visitando ogni casa, anche quelle degli ecclesiastici. . . . È raro quindi che vi sia una casa nella provincia intensamente cattolica del Quebec il cui campanello non sia stato suonato da un Testimone”.

      Non soltanto i portavoce cattolici sono indotti a riconoscere il valore della predicazione di casa in casa, ma anche i protestanti. Perciò Parade, il supplemento di un giornale domenicale estesamente distribuito negli Stati Uniti, nell’edizione dell’8 luglio 1956, parlò di alcuni adolescenti metodisti di South Norwalk, nel Connecticut, che andavano di casa in casa cercando di suscitare l’interesse di altri adolescenti per la religione.

      Più sorprendente di tutto però, è la dichiarazione dell’evangelista Billy Graham, che è indicata in una lettera di un ecclesiastico pubblicata sulla rivista The Christian Century del 27 febbraio 1957. Egli commentò gli specifici risultati della campagna di Graham a Buffalo, New York, e mostrò che fra le 600 persone dedicatesi a Cristo soltanto trenta non appartenevano ad alcuna confessione cattolica o protestante. Proseguì dicendo: “Il costo totale della crociata supererà i $ 6.000. Questo non comprende la somma versata ai promotori della crociata di Billy Graham oltre le spese locali. Ci si chiede se questo sia realmente evangelismo efficace. Fu a suo credito che Billy Graham dichiarò durante l’adunanza dei ministri che le visite evangeliste erano più efficaci del suo metodo”.

      Notate, le “visite evangeliste”, cioè la predicazione di casa in casa, sono più efficaci del metodo di Billy Graham. Il metodo scritturale della predicazione di casa in casa è stato riconosciuto come il più efficace modo di predicare la religione. Secondo O’Brien anche i laici devono adoperare il metodo dell’apostolo Paolo. Ma perché il clero cattolico non dà l’esempio come fece Paolo? Sarebbe questo aspettarsi troppo?

  • L’uomo: libero e responsabile
    La Torre di Guardia 1958 | 15 agosto
    • L’uomo: libero e responsabile

      IL GRANDE Creatore, l’Essere Supremo, Geova Dio, è il principale esempio di libertà e responsabilità. Come ci dice la sua Parola vi fu un tempo in cui egli era solo. Allora egli non aveva alcuna responsabilità. Se avesse voluto, avrebbe potuto continuare per sempre in quella condizione esente da responsabilità. Ma poiché egli è amore mise al lavoro i suoi attributi di sapienza e potenza, divenendo in conseguenza moralmente responsabile della vita, del benessere e della felicità delle sue creature. Ma data la sua grandezza e supremazia egli deve render conto soltanto a se stesso, come mostra chiaramente il libro di Giobbe.

      Geova, come riconosce le responsabilità derivanti dai suoi atti, riconosce pure quelle che derivano dalle sue stesse parole. Perciò si può aver fiducia nelle sue promesse. Esse non sono un semplice pezzo di carta o vane parole, ma sono fidate e durevoli come la Rocca di Gibilterra, sì, e ancora di più, come egli stesso ci assicura: “Sì, io l’ho detto, e lo farò avvenire”. E ancora: “Così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senz’aver compiuto quello ch’io voglio, e menato a buon fine ciò per cui l’ho mandata”. — Isa. 46:11; 55:11, VR.

      Creando l’uomo a sua immagine, Dio non gli diede soltanto la facoltà dell’intelligenza e del senso morale, una certa quantità di amore, giustizia, sapienza e potenza, ma gli diede anche una certa libertà e corrispondenti responsabilità. La libertà e la responsabilità sono infatti correlative, in quanto l’una implica l’altra. La libertà porta con sé la responsabilità di scegliere, e facendo una scelta una persona assume ulteriori responsabilità.

      Di conseguenza l’uomo differisce grandemente dalla creazione inanimata. I corpi dei cieli stellati si muovono entro orbite stabilite ad una certa media di velocità secondo le immutabili leggi di Dio. Inoltre l’uomo differisce grandemente dalla creazione animale che è soggetta agli istinti e alle vicissitudini del suo ambiente. Né la creazione inanimata né la creazione animale è perciò moralmente responsabile verso il Creatore.

      Ma l’uomo sì. Gli fu data la capacità di essere fidato e così gli vennero affidati certi interessi di cui doveva rendere conto. In seguito a ciò, Dio comunicò all’uomo la Sua volontà sotto forma di mandati o comandi: ‘Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra e assoggettatevela, e tenete sottomessa’ tutta la creazione animale. “Di ogni albero del giardino puoi mangiare a volontà. Ma in quanto all’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, perché nel giorno in cui ne mangerai sicuramente morrai”. L’uomo era libero di ubbidire o di disubbidire a questi comandi, naturalmente rendendosi responsabile delle conseguenze della sua scelta. — Gen. 1:28; 2:16, 17.

      Durante tutta la vita dell’uomo la libertà e la responsabilità sono questioni relative. Quando l’uomo nasce, ha bisogno di cure ed è interamente senza libertà e responsabilità. Man mano che egli si sviluppa in forza fisica, in conoscenza e in intendimento ottiene una certa libertà e diviene corrispondentemente responsabile. Quando diventa adulto è libero e responsabile di scegliere una strada nella vita, una religione, se sposarsi o no, chi sposare e, secondo le sue capacità e il suo ambiente, è comparativamente libero di scegliersi un mestiere o una professione o i mezzi di sussistenza. Man mano che l’uomo maturerà mentalmente e emotivamente, si compiacerà della sua libertà e non rimpiangerà i giorni spensierati della sua infanzia.

      “LA FUGA DALLA RESPONSABILITÀ”

      Specialmente durante i passati settantacinque anni, tuttavia, certi sapienti mondani, negando che l’uomo fu creato da Dio a sua immagine mentale, hanno fatto del loro meglio per minare il senso di responsabilità che l’uomo dovrebbe avere a motivo della sua libertà. Essi hanno edificato una filosofia di vita attorno alla Grande Scusa. Non importa quale delitto un uomo possa commettere, non importa quanto possa tristemente venir meno ai suoi obblighi, essi trovano sempre una scusa. Non pensano che vi sono innumerevoli altre persone che si trovano nella medesima situazione, ma che non commettono tali delitti, né vengono meno. Preferiscono invece scusare il malfattore in base alla sua presunta discendenza animale, alla sua educazione infantile o al suo ambiente. Uomini come Freud vorrebbero perfino rendere l’uomo schiavo dei suoi istinti sessuali, come se il cervello fosse un semplice accessorio degli organi sessuali. Così essi vorrebbero privare l’uomo della sua responsabilità di esercitare padronanza di sé, del suo obbligo di fare del suo meglio in tutte le circostanze. Essi vorrebbero negare il giusto e logico requisito di Dio di trattare gli altri nel modo in cui vorremmo essere trattati. Essi negano pure di conseguenza che l’uomo sia libero.

      Una follia simile è “l’educazione progressiva” tanto popolare in molte parti degli Stati Uniti. Deriva dalla teoria secondo la quale non si richiede che un fanciullo si sforzi e si disciplini e così l’insegnamento deve fare appello alla sua mente immatura e alle sue inclinazioni. Alla fine del corso scolastico è promosso automaticamente senza riguardo a ciò che ha imparato, privandolo in tal modo sia dell’incentivo che della responsabilità. Nessuna meraviglia che i risultati di tale istruzione si manifestino così tristemente difettosi nei campi professionale, commerciale e industriale e che questi uomini siano più preoccupati per ciò che il lavoro può offrire in quanto alle vacanze pagate e alla cassa malattie che per ciò che può offrire in quanto al futuro.

      La tendenza economica nei paesi occidentali mira allo stesso modo a privare gli uomini della responsabilità. Questo si vede dalle trattenute su stipendi che il datore di lavoro fa per le tasse, per la disoccupazione e per le pensioni di vecchiaia, ecc. Inoltre, l’uomo diviene sempre meno responsabile per qualsiasi prodotto finito che rifletta la sua abilità, la sua solerzia e la sua integrità. Come il defunto dott. Alexis Carrell, uno dei più eminenti biologi del ventesimo secolo, mostra nel suo libro L’uomo, lo sconosciuto (inglese), la prosperità materiale, le invenzioni moderne e la produzione in massa tutte insieme privano l’uomo del suo senso di responsabilità della sua personalità e dignità, rendendolo sempre più simile a un automa, moralmente fiacco; tutto ciò, secondo Carrell, promette male per l’umanità.

      Questa moderna tendenza si nota ulteriormente nella vita familiare. I genitori, lasciando crescere i figli come erbacce, rifuggono dalla responsabilità che assumono allorché mettono bambini al mondo. I figli rifiutano di accettare qualsiasi responsabilità nella casa o verso gli altri membri della famiglia. I padri preferiscono seguire una condotta poco faticosa invece di addossarsi le loro responsabilità, e le madri troppo spesso sfuggono le loro particolari responsabilità, mentre usurpano quelle dei padri. I mariti e le mogli ignorano le responsabilità che essi hanno per il reciproco benessere mentale, sentimentale e fisico, mentre i fidanzati mostrano la stessa disposizione prendendo alla leggera i loro sentimenti. Il dott. L. A. Alesen, ha ben definito tutto ciò “la fuga dalla responsabilità personale”.

      L’aspetto più grave di questa fuga dalla responsabilità è evidente nel campo religioso. Ciò è indicato dal rapporto di un giornale sullo “Stato delle chiese” fatto dal Consiglio Nazionale delle Chiese degli Stati Uniti che dice: “L’interesse per la religione sembra aver raggiunto il culmine, con più di 100 milioni di persone che frequentano la chiesa, ma la delinquenza, l’immoralità e la confusione sociale sono pure massime”. (Progress Bulletin, Pomona, California, 3 dicembre 1957) Come fu anche profeticamente predetto, gli uomini mostrano una forma di santa devozione divenendo membri della “chiesa”, ma ne rinnegano le responsabilità mostrandosi falsi alla sua potenza. Altri esempi di ragionamenti superficiali, definiti “razionalizzazione”, sono adoperati da costoro per giustificarsi nella loro condotta da irresponsabili. — 2 Tim. 3:1-5.

      Questa fuga dalla responsabilità si nota anche fra alcuni che riconoscono la veracità del messaggio recato loro dai testimoni di Geova. Costoro rifiutano uno studio biblico nelle loro case perché temono le responsabilità provenienti dal divenire testimoni di Geova. Altri ancora sono simili al terreno roccioso o pieno di spine in cui il seme prospera per un po’ di tempo. Ma quando devono affrontare le responsabilità essi le sfuggono, e così lasciano morire il seme della verità. Effettivamente, anche fra i Cristiani dedicati vi sono alcuni che evitano di condurre studi biblici a domicilio con altre persone o dall’accettare ulteriori privilegi di servizio in una congregazione perché non vogliono addossarsi le responsabilità che ne derivano. A proposito, si noti che senza dubbio l’unica ragione per cui gli atei negano l’esistenza del Creatore e gli agnostici la mettono in dubbio è che, sia consapevolmente che inconsapevolmente, non vogliono accettare la responsabilità derivante dal riconoscere l’esistenza del Creatore. Far ciò significa riconoscere che dobbiamo a Dio sia gratitudine che ubbidienza.

      RESPONSABILITÀ CRISTIANE

      Poiché la verità rende libero un Cristiano, egli diventa in conseguenza maggiormente responsabile. Poiché l’apostolo Paolo dichiara: “Poiché ciascuno porterà il suo carico di responsabilità”. Tuttavia, entrambe sono relative, ed una delle cose da cui dipendono è la conoscenza: “Se uno sa come fare ciò che è giusto e tuttavia non lo fa, è peccato per lui”. E come Gesù disse riguardo ai suoi oppositori: “Se io non fossi venuto e non avessi loro parlato, essi non avrebbero alcun peccato; ma ora essi non hanno alcuna scusa per il loro peccato”. — Gal. 6:5; Giac. 4:17; Giov. 15:22.

      Man mano che un individuo agisce secondo la conoscenza egli diviene maggiormente responsabile. Pertanto colui che si dedica a Dio deve adempiere quella dedicazione: “Quando fai un voto a Dio, non esitare ad adempierlo, . . . Il voto che hai fatto adempilo. È meglio per te non far voto che far voto e non adempierlo”. — Eccl. 5:4, 5.

      Per guidarci nell’adempiere i nostri voti Dio ci ha dato la sua Parola, la Bibbia. Essa tuttavia non dice direttamente a ognuno di noi ciò che dobbiamo fare nei casi specifici. Piuttosto essa espone princìpi fondamentali o regole di condotta e quindi è nostra responsabilità applicarli nella nostra vita quotidiana. Individualmente dobbiamo stabilire quali sono le cose che appartengono a Cesare e quali a Dio, per non fare che un’illustrazione. — Matt. 22:21.

      Inoltre ogni Cristiano ha la responsabilità di portare frutto, come mostrò anche Gesù. (Giov. 15:2) Fra tali frutti vi è “amore, gioia, pace, longanimità, gentilezza, bontà, fede, mitezza, padronanza di sé”. Questo comprende l’aiutare i nostri fratelli cristiani secondo l’opportunità e i mezzi che abbiamo. Non dobbiamo essere simili al sacerdote e al Levita che cercarono di scansare la loro responsabilità verso il viaggiatore, che era stato battuto e derubato, camminando dall’altro lato della strada. Invece, dobbiamo essere come il buon Samaritano che uscì dalla sua via per aiutare colui che aveva bisogno. — Gal. 5:22, 23; Luca 10:29-37.

      E poiché Gesù venne sulla terra proprio con lo scopo di rendere “testimonianza alla verità”, i frutti cristiani comprendono la predicazione di ‘questa buona notizia del regno di Dio’ secondo la conoscenza e le opportunità che ognuno ha. Non possiamo essere come lo schiavo dall’unica mina o dall’unico talento dell’illustrazione di Gesù il quale rifiutò di assumersi la responsabilità dei beni del suo padrone, e li nascose nel terreno, mentre avrebbe almeno potuto farli fruttare per realizzare un certo aumento. Vogliamo sentirci piuttosto come Paolo che esclamò: “Realmente, guai a me se non dichiarassi la buona notizia!” Egli riconobbe le sue responsabilità e le accettò. — Giov. 18:37; 1 Cor. 9:16.

      Un altro campo di responsabilità cristiana che è bene mettere in risalto è quello derivante dai nostri peccati e difetti. Dovremmo avere una coscienza sensibile riguardo a questo e invocare continuamente il perdono di Dio in base al sacrificio di Cristo. Ma più ancora dobbiamo assumere la responsabilità morale di ciò. Non possiamo dar la colpa a Dio o ai nostri genitori o alle circostanze; né possiamo dare la colpa ad altre persone come fece Adamo, come fece Eva e come fece il re Saul. Se facciamo così non soltanto mostriamo mancanza di amore e di maturità, ma mostriamo anche di non essere veramente pentiti e quindi non meritevoli di perdono.

      Essendo liberi, dobbiamo assumere le nostre responsabilità. Per far ciò è necessario un vivo senso di giustizia, di sapienza e di amore. Mentre diveniamo più maturi dobbiamo accrescere le responsabilità. Soddisfacendo le sue esigenze, diverremo più forti, riceveremo crescenti soddisfazioni, gioie e infine l’approvazione di Dio e la ricompensa della vita eterna nel suo nuovo mondo.

  • La condizione spirituale è un problema
    La Torre di Guardia 1958 | 1° agosto
    • La condizione spirituale è un problema

      ● Un vescovo cattolico romano ha recentemente messo in dubbio che il numero di membri che la sua chiesa sostiene di avere negli Stati Uniti sia reale. La Chiesa Cattolica Romana afferma di avere ora 34.563.851 membri. Ma il vescovo Stephen S. Woznicki di Saginaw, Michigan, pensa che non più di venticinque milioni siano cattolici praticanti. “Vi è stato grande progresso nella condizione fisica delle diocesi”, egli ha detto, “ma la condizione spirituale è un problema completamente diverso”. — Time, 23 settembre 1957.

  • La religione rossa
    La Torre di Guardia 1958 | 15 agosto
    • La religione rossa

      ● L’ex capo della propaganda di Mosca, Karl Radek, disse una volta: “Il comunismo, come vedete, è una religione. I nostri giovani devono predicare il suo vangelo. Essi sono pronti a morire per esso”.

  • Mostrate rispetto alle assemblee
    La Torre di Guardia 1958 | 1° agosto
    • Mostrate rispetto alle assemblee

      ● L’ORATORE sta pronunciando un eccellente discorso. Una nuova coppia d’interessati è meravigliata per il valore del cibo spirituale provveduto. Qualcuno seduto davanti a loro decide di uscire per mettersi in fila davanti alla mensa. Un’altra persona, che cammina fra le prime file, vede un vecchio amico e fa un vigoroso cenno di saluto con la mano. La donna della sedia accanto dice a suo marito: “Oh, guarda chi c’è!” Le nuove persone interessate non possono pensar altro che per queste persone il cibo spirituale sia di così scarso valore che non merita neppure la cortesia di stare ad ascoltarlo. Il loro entusiasmo è comprensibilmente raffreddato a causa di alcune persone dell’uditorio sconsiderate e irrispettose.

      ● Considerando che tante persone vengono nell’organizzazione cristiana, dobbiamo vigilare affinché queste non vi introducano le pratiche del vecchio mondo. L’oratore, l’organizzazione e lo spirito di Dio hanno delle informazioni vitali. Esse devono essere presentate senza indugio. Sicuramente dobbiamo assimilare tutto ciò che possiamo dalle adunanze. Sono come una scuola spirituale. Nella scuola gli studenti che saltano le lezioni, che camminano nei corridoi o che si assentano frequentemente rimangono indietro. Non siate come loro. L’accurata conoscenza è troppo importante.

      ● Ascoltate, esaminate, prendete appunti e conversate sui nuovi argomenti nel viaggio di ritorno. Non siate trascurati, arrivando troppo tardi o andandovene troppo presto. Perché dovreste sempre rimanere fino alla fine? Non soltanto per il buon esempio che dareste, ma anche perché la sessione è conclusa con una preghiera. Volete che sia espressa la vostra gratitudine a Geova Dio per il programma del giorno, non è vero? Andarsene prima della preghiera, soltanto per risparmiare pochi minuti, sarebbe un flagrante atto di irriverenza verso Dio, verso colui che prega e verso i vostri fratelli. Accade soltanto pochi giorni all’anno. È così importante risparmiare cinque minuti o anche mezz’ora?

      ● Naturalmente, se qualcuno ha un servizio da compiere e deve andarsene, vada pure. Se succede qualcosa d’imprevisto o se siete ammalati non esitate ad andarvene. Ma qualsiasi altra persona se ne vada prima che l’adunanza sia ufficialmente sciolta non mostra l’atteggiamento dei testimoni di Geova per l’importanza di tali riunioni. La maggioranza dei testimoni non desidera che le venga attribuita questa mancanza di rispetto. Essi si vergognano quando vedono qualcuno che la mostra sconsideratamente.

      ● Perciò, dimostrate agli altri il vostro interesse per il messaggio prestando tutta la vostra attenzione. Nessuno dovrebbe camminare nei corridoi mentre vengono pronunciati discorsi. I corridoi dovrebbero essere deserti, silenziosi, vuoti. Che gioia partecipare alle assemblee dove è mostrato tale apprezzamento! Ma ad altre assemblee alcune persone sconsiderate hanno introdotto un’abitudine diversa. Ricordate tuttavia che la loro mancanza di rispetto non è rappresentativa dell’organizzazione. Viviamo in un vecchio mondo agitato che proprio non può star tranquillo. Nella vostra Sala del Regno voi rimanete seduti fino alle ultime parole, al cantico e alla preghiera, fino a che non siete ufficialmente congedati. Perché allora mostrare meno rispetto ad una più grande riunione, rendendo evidente la vostra mancanza di apprezzamento a più persone e dando così un cattivo esempio anche a più persone di buona volontà?

      ● Non ascoltate quando qualcuno cerca di parlare con voi durante lo svolgimento del programma. Fate un silenzioso cenno di riconoscimento col capo, ma fategli capire che desiderate mostrare il giusto rispetto per l’oratore, per l’organizzazione e per gli altri fratelli che, anche se hanno un servizio da compiere nei corridoi, desiderano pure sentire. Se qualcuno non pensa che le informazioni presentate siano vitali, può darsi che egli sia nel luogo sbagliato e che dovrebbe essere in qualche altro posto, e forse i suoi fratelli che desiderano ascoltare, pensano proprio così!

      ● Non volete che si pensi questo di voi, non è vero? Naturalmente no. Pertanto, dopo un’attenta riflessione, sarete presenti in tempo, sarete silenziosi, inoltre non ve ne andrete troppo presto, non vi farete mai vedere nei corridoi durante le sessioni, non chiacchiererete durante gli annunci (anche se sono fatti in una lingua che non è la vostra) e non considererete mai che mettervi in fila davanti alla mensa o prendere l’autobus che vi porterà a casa sia più importante di rimanere rispettosamente e ordinatamente seduti ad ascoltare le ultime parole del programma, il cantico di conclusione e la preghiera a Dio.

      ● Seguendo il giusto esempio, che tutti i testimoni di Geova dovrebbero dare, trarrete il massimo beneficio dal gioioso e benedetto programma teocratico.

  • Domande dai lettori
    La Torre di Guardia 1958 | 1° agosto
    • Domande dai lettori

      ● Se Geova è supremo perché ha permesso che la malvagità continuasse per secoli?

      È la contesa della sovranità che è realmente alla base dell’argomento. La malvagità cominciò quando un figlio spirituale di Dio si ribellò alla sovranità di Dio. Riguardo a questo spirito ribelle la Bibbia dice: “Eri perfetto nelle tue vie dal giorno in cui fosti creato fino a tanto che non fu trovata in te l’iniquità”. (Ezech. 28:15, Ti) Ribellandosi alla sovranità universale di Dio questa creatura spirituale si rese un diavolo e perciò fu chiamata Satana il Diavolo e “l’originale serpente”. — Apoc. 12:9.

      Satana indusse Adamo ed Eva a ribellarsi alla sovranità universale di Dio. La vanteria di Satana era quella di poter corrompere ogni uomo e di metterlo contro la sovranità universale di Dio, come aveva fatto con Adamo ed Eva. Nel libro di Giobbe, capitoli uno e due, leggiamo della vanteria di Satana verso Dio. Satana, con questa sua sfida, in effetti sostenne che Dio non sarebbe stato capace di mettere sulla terra un uomo che si mantenesse integro nella tentazione. Geova lasciò che il Diavolo mettesse alla prova Giobbe e l’integrità di Giobbe rivelò la falsità del Diavolo. Così è stato durante i secoli: Dio ha permesso la malvagità affinché l’importantissima contesa della sovranità universale fosse dimostrata; in relazione a questa suprema contesa è quella dell’integrità dell’uomo.

      Ma non avrebbe Dio potuto giustiziare il ribelle Satana e i suoi sudditi terrestri Adamo ed Eva subito, spazzando via così tutta la malvagità? Sì, ma se Dio lo avesse fatto oggi noi non saremmo vivi; e, soprattutto, la contesa non sarebbe stata decisa con la piena soddisfazione di tutta la creazione vivente. Sarebbe stata discutibile per tutta l’eternità suscitando domande come queste: se Dio avesse concesso al Diavolo un vasto campo d’azione, avrebbe questo malvagio provato verace la sua pretesa? E aveva Dio creato l’uomo in modo tale che la sua ribellione sarebbe stata inevitabile qualora fosse tentato? Tali domande richiedevano una risposta decisa.

      Questo ha richiesto tempo, il tempo di dare a Satana un vasto campo d’azione per permettergli di tentare di sostenere la sua pretesa, e il tempo perché gli uomini “riconoscan che tu solo, che hai nome Jahveh, sei l’Altissimo sopra tutta la terra”. Per amore della contesa Dio ha permesso la malvagità, ma soltanto fino a che la contesa sia decisa e la sovranità universale di Dio sia rivendicata. La ragione per cui Dio ha temporaneamente permesso la malvagità è ben espressa nelle sue parole all’empio Faraone: “Per questa ragione io ti ho mantenuto all’esistenza, per mostrarti la mia potenza e per far proclamare il mio nome in tutta la terra”. — Sal. 83:18, Lu; Eso. 9:16.

      ● Perché vi è oggi aumento di malvagità?

      Non è un avvenimento casuale che la malvagità sia notevolmente aumentata. I guai sulla terra cominciarono ad aumentare con la Prima Guerra Mondiale. L’anno 1914, infatti, contrassegnò l’inizio degli “ultimi giorni”. Gli ultimi giorni di che cosa? Del malvagio dominio di Satana sulla terra e sull’umanità. “Il mondo intero”, dice in 1 Giovanni 5:19, “giace nella potenza del malvagio”. Ma perché gli “ultimi giorni” del malvagio dominio di Satana dovrebbero portare un aumento di malvagità sulla terra? La Bibbia risponde.

      “Scoppiò la guerra in cielo”, ci dice la Parola di Dio. Questa, naturalmente, fu una battaglia invisibile agli occhi umani. In questo conflitto celeste Cristo Gesù come intronizzato Re di Geova condusse gli eserciti celesti contro Satana e i suoi demoni. Il Diavolo ricevette un’umiliante sconfitta in questo conflitto, come rivela la Bibbia: “Quindi fu gettato giù il gran dragone, l’originale serpente, colui che è chiamato Diavolo e Satana, che sta traviando l’intera terra abitata; egli fu gettato sulla terra e i suoi angeli furono gettati giù con lui”. — Apoc. 12:7-9.

      La degradazione e la relegazione di Satana nelle vicinanze della terra avrebbe sicuramente avuto conseguenze per gli abitanti della terra, come dichiara la Parola profetica: “Guai alla terra e al mare, perché il Diavolo è disceso a voi con gran furore, sapendo che ha un breve periodo di tempo”. — Apoc. 12:12.

      È il Diavolo infuriato dunque che causa l’aumento della malvagità sulla terra. Effettivamente questo drammatico aumento della malvagità è assai significativo: Cristo lo predisse come una parte del grande segno degli “ultimi giorni”. Oltre alla sua profezia sulle guerre mondiali per gli “ultimi giorni”, Gesù predisse “l’aumento dell’illegalità”. (Matt. 24:7, 12) E l’apostolo di Cristo predisse un collasso della morale nella vita pubblica e privata, che avrebbe compreso la delinquenza minorile: “Sappi questo, che negli ultimi giorni verranno tempi molto difficili. Poiché gli uomini saranno amanti di se stessi, amanti del danaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, senza amorevole benignità, senza affezione naturale, non disposti ad alcun accordo, calunniatori, intemperanti, violenti, senza amore per il bene”. — 2 Tim. 3:1-3.

      Perciò l’improvviso aumento della malvagità oggi è dovuto al fatto che il mondo è nei suoi “ultimi giorni”; e perché Satana, confinato nelle vicinanze della terra e “sapendo che ha un breve periodo di tempo”, ha spinto i popoli e le nazioni ad aumentare la malvagità a disprezzo della sovranità universale di Geova. Vi è poco da meravigliarsi che gli strumenti umani per far osservare la legge, incapaci di raggiungere Satana, non siano stati in grado di arrestare il predetto “aumento d’illegalità”!

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