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  • Apprezziamo la facoltà del discernimento
    La Torre di Guardia 1961 | 15 ottobre
    • Apprezziamo la facoltà del discernimento

      “Il cibo solido appartiene a persone mature, a coloro che mediante l’uso hanno le loro facoltà di percezione esercitate per distinguere sia il bene che il male”. — Ebr. 5:14.

      1, 2. Perché Gesù non fece mai uno sbaglio?

      GESÙ non fece mai uno sbaglio. In una occasione del suo ministero terreno, quando fu sfidato dai capi religiosi, egli disse: “Chi di voi mi condanna di peccato?” (Giov. 8:46) Accadeva questo perché era perfetto? Non esattamente. Adamo ed Eva pure erano perfetti, ciò nondimeno commisero uno dei più gravi errori che siano mai stati commessi. Disubbidirono a Geova Dio. Questa fu la differenza! Adamo ed Eva si rifiutarono di esercitare le loro facoltà di percezione.

      2 Gesù era stato ammaestrato da Dio. Per innumerevoli millenni era stato alla destra di Geova, bevendo a sazietà dalla Fonte della sapienza. La sua conoscenza delle vie di Geova era vasta ed egli comprendeva pienamente i princìpi relativi all’adempimento della volontà divina. Inoltre, Gesù era sempre ubbidiente e seguiva il perfetto esempio del suo Padre celeste, confidando completamente nella forza attiva o spirito di Dio per adempiere ogni missione assegnatagli. Quale risultato, Gesù non solo poteva prevedere le conseguenze di ogni possibile condotta che gli si presentasse, ma poteva anche discernere chiaramente la condotta che avrebbe recato maggior lode al nome del Padre suo e che avrebbe contribuito al suo proprio benessere eterno. Poiché amava il Padre suo al di sopra di ogni altra cosa, non esitò mai a seguire la condotta giusta. Perciò fece sempre il bene. — Giov. 8:38; Ebr. 10:7.

      3. Che cosa indusse Eva a seguire una condotta che le fece perdere la vita, e come la mancanza di esercitare le facoltà di percezione contribuì a questa perdita?

      3 Adamo ed Eva, d’altra parte, mancarono di fare ciò che era bene perché non avevano tale amore verso Dio. In quanto a Eva, era stata informata dovutamente della volontà divina per mezzo di Adamo, suo capo, e le era stato detto che cosa sarebbe avvenuto se non l’avesse osservata. Per un certo tempo si comportò in modo integro e fu pertanto una donna perfetta. Ad un tratto le si presentò quindi l’opportunità di seguire una condotta diversa da quella ordinata da Geova. Ebbe allora l’opportunità di mostrare il suo amore verso Dio, esercitare le sue facoltà di percezione e rafforzare la sua conoscenza del bene e del male, progredendo verso la completa integrità e maturità. Ma l’egoismo intorpidì le sue facoltà di percezione. Ella si rifiutò di rivolgersi ad Adamo o a Geova per esser guidata e, invece, seguì l’esempio e il consiglio di uno non autorizzato quale canale di comunicazione di Dio, per cui fu ingannata. Bramando non autorizzati benefici personali, abbandonò la sua credenza nella parola di Dio; il male divenne bene per lei e deliberatamente violò il comandamento di Dio. Il suo atto di disubbidienza infranse la sua integrità ed ella perdette la perfezione. Il suo errore di disubbidienza le costò la vita.

      4. Quale attitudine mentale di Adamo lo fece unire ad Eva nella ribellione?

      4 E che dire di Adamo? Anche Adamo era pienamente conscio della volontà divina, ma a differenza di Eva non fu ingannato in quanto a ciò che sarebbe accaduto se avesse disubbidito. (1 Tim. 2:14) Tuttavia, come Eva, fece prevalere il suo egoismo sull’amore verso Dio e si unì ad Eva, violando volontariamente il comandamento di Dio, per sostenerla nella sua errata determinazione del bene e del male. La completa mancanza di riguardo per il compiacimento di Geova e per le conseguenze che la sua scelta avrebbe avuto sul nome e sulla lode di Geova lo fece gettare a capo fitto nella disubbidienza e nella morte, senza alcuna speranza di redenzione. Le facoltà di percezione che Dio gli aveva date — la sua capacità di parlare, scrivere, adorare Dio e cercare la sua presenza alla “brezza del giorno”, per conversare con lui — queste acute facoltà di percezione di quest’uomo perfetto furono abbandonate per appagare la propria soddisfazione egoistica. Quale contrasto con la condotta di Gesù, che si umiliò cercando di fare sempre la volontà di Dio! — Filip. 2:5-8; Giov. 5:30.

      5. (a) Come possiamo evitare il fatale errore dei nostri primogenitori? (b) In che modo questo errore ha influito sulle moderne norme del bene e del male, e che cosa, perciò, è stolto supporre?

      5 Noi, essendo imperfetti figli di Adamo ed Eva, non possiamo sperare di avere le facoltà di percezione di Gesù né possiamo ora vivere completamente liberi dall’errore. (Rom. 3:12) Ma possiamo evitare il fatale errore commesso dai nostri primogenitori umani. Per far ciò dobbiamo sviluppare ed esercitare le nostre facoltà di discernimento. I bambini nascono senza la conoscenza del bene e del male. Mentre crescono verso la maturità, la loro concezione del bene e del male si forma di solito sotto l’ammaestramento dei genitori e con l’esperienza che acquistano nell’ambiente in cui sono educati. Se Adamo ed Eva fossero rimasti fedeli, noi, loro figli, saremmo stati dovutamente educati secondo la Parola di Dio ed allevati in un clima di giustizia. Ma poiché i nostri primogenitori abbandonarono deliberatamente le norme di Dio, costituendo le loro proprie, che trasmisero ai posteri, noi abbiamo una basilare eredità di disubbidienza e la tendenza al male. (Giob. 14:4) Inoltre, nei secoli le credenze e le abitudini sono cambiate completamente da un’estremità della terra all’altra. Come è stolto e imprevidente, in vista di tali contrasti, supporre che le proprie norme siano giuste e sicure perché questa è l’educazione ricevuta e tali norme sono le sole apprese!

      6. Che cosa ci ha permesso di conoscere le perfette norme di Dio, e qual è il primo passo nell’uso delle facoltà di percezione?

      6 Benché siamo discendenti carnali di Adamo ed Eva, possiamo esser grati che Geova Dio sia ancora il Creatore della razza umana, quantunque siamo per lui creature imperfette, temporaneamente estranei a causa della nostra eredità adamica. E possiamo esser grati che Geova non abbia dimenticato l’amore del Creatore per noi e non ci abbia abbandonati ad una condotta peccaminosa senza mostrarci la via d’uscita. Oggi sarebbe impossibile a chiunque acquistare accurata conoscenza delle perfette norme di Dio, se Geova stesso non ce le avesse chiaramente esposte. Egli ha fatto questo nel suo Libro di esigenze, la Sacra Bibbia, inviando perfino il suo perfetto Figlio per darci l’esempio giusto. (2 Tim. 3:16, 17; Giov. 13:15) Come è importante, dunque, avere la mente di Gesù Cristo anziché attenerci caparbiamente al nostro punto di vista, ereditato dai nostri primogenitori, che si è ulteriormente corrotto secondo le accettate norme di questo empio sistema di cose. Seguire l’esempio di Gesù significa seguire la condotta della saggezza. È il primo passo per evitare l’errore compiuto da Adamo ed Eva. (2 Cor. 11:3) È il primo passo nell’uso delle nostre facoltà di percezione, nell’esercizio del discernimento per vedere attraverso le confuse e corrotte norme morali di questo diviso vecchio mondo, e nel rinnovare le nostre menti per conformarle alla perfetta e completa volontà di Dio. — Filip. 2:5; Rom. 12:2.

      7. Acquistando la percezione, quale ricompensa si ottiene, e che cosa prova?

      7 Il bambino sensibile e ubbidiente sa quando il genitore prova dispiacere e fa uno sforzo per calmare il genitore ed osservare i suoi desideri. Dovremmo noi essere meno intelligenti nella nostra relazione col Padre celeste? Come potremmo pretendere di avere alcuna relazione con lui se fossimo insensibili ai suoi ordini o se trascurassimo di continuo le numerose evidenze dei suoi ordini? Ma riconoscendo d’essere estranei a Dio e cercando la riconciliazione, cominciamo a usare le nostre facoltà di percezione. Dopo aver messo da parte le numerose e contrastanti volontà di questo attuale sistema di cose ed esserci dedicati a Geova per fare la sua volontà, come possiamo accontentarci del solo intendimento basilare della dottrina biblica e delle esigenze stabilite da Dio per i cristiani? Cercar di progredire nella conoscenza di Dio è non solo una prova del nostro amore verso Geova, ma è anche un segno di vera maturità e d’apprezzamento per il provvedimento preso da Dio al fine d’insegnarci a discernere accuratamente il bene e il male. Acquistando tale percezione si riceve un’altra ricompensa. Significa non solo accresciuta responsabilità ma anche progresso nell’educazione teocratica che sarà coronata dalla vita eterna. Che sia essenziale per la maturità si comprende dalle parole dell’apostolo Paolo: “Ma il cibo solido appartiene a persone mature, a coloro che mediante l’uso hanno le loro facoltà di percezione esercitate per distinguere sia il bene che il male”. — Ebr. 5:14.

      8. Perché alcuni dei primi Giudei cristiani ebbero specialmente bisogno dell’ammonizione di Paolo riportata in Ebrei 5:14, e che cosa il cibo solido avrebbe fornito loro?

      8 I componenti della primitiva congregazione cristiana, che erano stati allevati secondo la religione dei Giudei, avevano speciale bisogno di quest’ammonizione. Paolo scrisse loro queste parole perché molti Giudei cristiani di quel tempo avevano fatto così poco progresso nell’intendimento che comprendeva come sarebbero stati incapaci d’apprezzare le cose più profonde ch’egli considerava essenziali per la loro preservazione e per il loro progresso spirituale. Infatti, Pietro disse delle epistole di Paolo: “In esse, però, ci sono alcune cose difficili a capire, il significato delle quali i non istruiti e gli instabili torcono, come fanno pure del resto delle Scritture, a loro propria distruzione”. (2 Piet. 3:16) Se questi primi cristiani volevano rimanere nella verità non potevano continuare a restare ‘non istruiti e instabili’. Avevano bisogno di cibo solido, di un saldo fondamento su cui edificare, una ferma convinzione circa i basilari elementi della verità e in quanto a ciò che Geova stesso considera bene o male. Similmente, anche noi dobbiamo progredire, a nostra protezione, nell’intendimento della dottrina cristiana.

      AFFINIAMO LE NOSTRE FACOLTÀ DI PERCEZIONE

      9. In che modo i discepoli di Gesù si mostrarono ansiosi di affinare le loro facoltà di percezione, e quale contrasto viene mostrato dall’illustrazione di Gesù fra altri che udirono la sua illustrazione del seminatore?

      9 Gli apostoli e altri discepoli che seguivano Gesù nel suo ministero si mostrarono in ogni occasione ansiosi di affinare le loro facoltà di percezione e di edificare sul fondamento della conoscenza che avevano già posto. Un caso è quello narrato da Matteo. Gesù, predicando da una barca a causa delle folle che si eran raccolte intorno a lui sulla spiaggia, raccontò alle schiere adunate l’illustrazione di un seminatore che sparse del seme, il quale cadde su varie specie di terreno, parte non produttivo e parte che giunse alla maturità portando pieno frutto. Senza spiegarne il significato, concluse il suo racconto con le parole: “Chi ha orecchi ascolti”. Pare che di tutti quelli che udirono le sue parole solo i discepoli di Gesù ebbero l’acutezza di discernimento di “ascoltare”, poiché il racconto di Matteo continua, dicendo: “Quindi i discepoli vennero e gli dissero: ‘Perché parli loro per mezzo di illustrazioni?’ In risposta egli disse: ‘A voi è concesso di capire i sacri segreti del regno dei cieli, ma a loro non è concesso. Perché a chiunque ha, sarà dato dell’altro e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro usando illustrazioni, perché, vedendo, vedono invano, e udendo, odono invano, né ne afferrano il significato; e in loro si adempie la profezia d’Isaia che dice: “Udendo, voi udrete ma non ne capirete in nessun modo il significato; e, vedendo, voi vedrete ma in nessun modo scorgerete. Poiché il cuore di questo popolo è diventato duro, e con i loro orecchi hanno udito con noia, e han chiuso i loro occhi; affinché essi non vedano mai con i loro occhi e non odano con i loro orecchi e non ne afferrino il significato col cuore e non tornino indietro, e io non li guarisca”. Ma, felici sono i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché odono. Poiché veramente io vi dico: Molti profeti e uomini giusti desiderarono di vedere le cose che voi vedete e non le videro, e di udire le cose che voi udite e non le udirono’”. — Matt. 13:9-17.

      10. Quale mancanza mostra la conversazione di Gesù con i suoi discepoli da parte di alcuni della folla, e che cosa indicò Gesù come necessario per avere vero discernimento?

      10 Forse alcuni della folla, udita l’illustrazione di Gesù, pensarono d’averne compreso il significato senza la sua spiegazione, ma la conversazione che Gesù fece con i suoi discepoli mostra come la loro mancanza di considerare più attentamente il suo racconto fu assai più grave della semplice compiacenza o mancanza di curiosità. La loro vera mancanza fu quella di non avere discernimento spirituale, mancanza ch’essi alimentavano nei loro cuori contro la verità, così che non afferravano veramente il pieno significato delle parole di Gesù assumendone la responsabilità. Quali veri figli di Adamo ed Eva preferivano seguire il loro proprio consiglio e quello dei loro autoeletti capi, anziché ascoltare con tutto il loro cuore questo autorizzato canale di comunicazione che Geova aveva suscitato in mezzo a loro. I discepoli di Gesù, d’altra parte, comprendevano che, avendo volto il loro cuore a Dio e avendo accettato i primi elementi delle sacre dichiarazioni di Dio, dovevano continuare a progredire verso la maturità. Quindi si rivolsero a Gesù per avere la spiegazione della sua illustrazione. Rispondendo, Gesù disse loro: “Voi, dunque, ascoltate l’illustrazione dell’uomo che seminò. Quando uno ode la parola del regno ma non ne afferra il significato il malvagio viene e porta via ciò che è stato seminato nel suo cuore; questo è quello seminato lungo la strada. . . . In quanto a quello seminato sulla giusta specie di terreno, questo è colui che ode la parola e ne afferra il significato, il quale veramente porta frutto e produce, l’uno il centuplo, l’altro il sessanta, l’altro il trenta”. — Matt. 13:18-23.

      11. Da che cosa dipende il discernimento, e come il bisogno di esercitare le nostre facoltà di percezione è ovvio?

      11 Tale discernimento spirituale richiede addestramento. Quelli che lo possiedono hanno studiato. Sono stati desti alle loro opportunità. Hanno usato le loro facoltà di percezione, le hanno esercitate per distinguere la verità dall’errore, il bene dal male. Il seme spirituale sparso su tale buon terreno è penetrato profondamente nei buoni cuori mettendo salde radici. Né ci possiamo scusare, dicendo: “Non sono uno studioso”. I discepoli di Gesù non furono eruditi, ma usarono le loro doti naturali al massimo e furono riccamente compensati per i loro sforzi. (Matt. 11:25) Lo studio biblico richiede l’esercizio delle facoltà mentali, è vero, ma per avere successo il vero discernimento deve basarsi maggiormente sullo spirito di Dio. (1 Cor. 2:11-13) Comprendere il significato di un’istruzione impartita vuol dire riconoscere e accettare i princìpi che vi sono implicati e usare quindi questa conoscenza per prendere giuste decisioni. Diviene una questione di giudizio anziché di facoltà intellettuale, e poiché la nostra condotta nel ministero dipende dal giusto giudizio, e il giudizio equilibrato dipende dall’acutezza delle nostre facoltà di percezione, il bisogno di esercitare queste facoltà è ovvio. Non è forse evidente che se non afferriamo il significato di ciò che udiamo e studiamo della Parola di Dio non abbiamo nessuna base per distinguere il bene e il male, rendendoci preda dell’attacco di Satana? Tale mancanza o negligenza ci mette in pericolo, perché le nostre facoltà di discernimento immaturamente sviluppate sono incapaci di darci la dovuta guida per formulare un equilibrato giudizio, e potremmo essere sopraffatti. Comunque, se siamo inclini a scoraggiarci a causa di mancanze personali, dobbiamo ricordare che Adamo, nonostante che le sue facoltà mentali fossero perfette, mancò di esercitare giudizio e morì, mentre noi, sebbene imperfetti nella mente e nel corpo, possiamo esercitare la sapienza di Gesù Cristo e vivere. — 1 Cor. 1:26, 27.

      12. Da quale principio narrato nella Bibbia, in Matteo 25:21, possiamo dedurre che le decisioni apparentemente non importanti influiscono sulle nostre decisioni maggiori?

      12 Per progredire nelle cose più profonde della Parola di Dio dobbiamo imparare ad apprezzare anche le cose più piccole, quelle a volte considerate prive di importanza. Senza un sicuro fondamento d’accurata conoscenza, l’edificazione diviene malsicura e vacillante. Quindi, le nostre decisioni maggiori si basano su un insieme di decisioni minori e il nostro giudizio su tali questioni determina la nostra fidatezza e il nostro progresso nel servizio di Geova. — Matt. 25:21.

      13. Quale ammonizione scritturale ci mostra l’ulteriore bisogno di progredire nell’accurata conoscenza?

      13 Questo ci indica un’altra necessità per progredire nell’accurata conoscenza. Come Paolo scrisse ai Corinzi: “Lavorando insieme con lui, noi anche vi esortiamo a non accettare l’immeritata benignità di Dio venendo meno al suo scopo”. (2 Cor. 6:1) Essendo stati chiamati dalle tenebre di questo mondo alla meravigliosa luce del proposito di Dio, ed essendo stati ristabiliti nel favore di Dio e avviati nel sentiero della giustizia per immeritata benignità di Dio, Paolo ci avverte di non considerare questa condizione compiacentemente come un favore di Dio semplicemente per la nostra salvezza e protezione. Dobbiamo osservare le istruzioni di Dio divenendo operatori della sua Parola. Giacomo aggiunge questa testimonianza: “Comunque, divenite operatori della parola e non uditori soltanto, ingannando voi stessi con falsi ragionamenti”. — Giac. 1:22.

      TEMPO DI DIVENIRE INSEGNANTI

      14. Che cosa disse Paolo ai cristiani giudei che rivela lo scopo per cui Dio ci ha impartito istruzioni?

      14 Non tener conto del proposito per cui Dio ci ha impartito istruzioni sulla sua Parola significa ingannarci mediante falsi ragionamenti. Vuol dire questo esercitare le nostre facoltà di percezione? Ora che il nostro discernimento ci ha condotti alla via della verità, perché sviarci così presto? Per mostrare come furono disubbidienti alcuni Giudei cristiani rispetto alle loro responsabilità nei suoi giorni, Paolo ritenne necessario dir loro nella lettera indirizzata agli Ebrei: “Poiché, infatti, mentre dovreste essere insegnanti in considerazione del tempo, voi avete ancora bisogno di qualcuno che v’insegni dall’inizio i primi princìpi delle sacre dichiarazioni di Dio, e siete diventati tali da aver bisogno di latte, non di cibo solido. Poiché chiunque prende il latte non conosce la parola della giustizia, perché è un bambino”. Quindi dice loro che il cibo solido appartiene a quelli “che mediante l’uso hanno le loro facoltà di percezione esercitate”. — Ebr. 5:12-14.

      15. Perché fu importante che questi cristiani giudei conoscessero i vigorosi argomenti di Paolo scritti nella lettera indirizzata agli Ebrei?

      15 Paolo capì che molti primi cristiani eran lenti nell’afferrare la loro responsabilità di insegnanti e s’accontentavano di rimanere nel primo stadio della crescita cristiana quali semplici allievi. La lettera che inviò agli Ebrei servì ad offrire ai credenti Giudei un vigoroso argomento a sostegno di Gesù quale promesso Messia, istruzioni e consigli per la loro salvezza e per il benessere eterno di coloro ai quali predicavano. I maturi cristiani giudei sarebbero stati quindi ansiosi di afferrare questo provvedimento di Dio per confermare la loro posizione e divenire presto padroni di questi convincenti argomenti in difesa della vera fede. Ma come avrebbero potuto apprezzare quelli che eran lenti la sapienza contenuta nelle ispirate espressioni di Paolo? Come avrebbero potuto sapere se queste cose stavano veramente così, giacché le loro facoltà di percezione, per mancanza d’uso, non erano esercitate a distinguere il bene e il male? Chi poteva dire se queste cose profonde non fossero di quelle che avrebbero ‘torte . . . a loro distruzione’? E se non avevano fatto sufficiente progresso essi stessi apprendendo queste verità, come potevano adempiere lo scopo per cui erano stati istruiti, cioè insegnare ad altri? La “dottrina elementare intorno al Cristo” che, come disse Paolo, si apprende all’inizio, non è difficile: “Il ravvedimento dalle opere morte e la fede in Dio, l’insegnamento di battesimi e l’imposizione delle mani, la risurrezione dei morti e il giudizio eterno”. (Ebr. 6:1, 2) Ma con la conoscenza di questi “primi princìpi delle sacre dichiarazioni di Dio” deve venire la capacità di determinarne e sostenerne l’accuratezza. Solo su tale fondamento il cristiano può edificare in una certa misura la propria maturità.

      16. Come mostrò Gesù ai suoi discepoli la più importante ragione per cui apprezzare il valore del discernimento?

      16 Indipendentemente da quanto possiamo esser profondi nel discernimento naturale, abbiamo sempre bisogno della guida di Dio per aver successo. Gesù mostrò questo ai suoi discepoli, alcuni dei quali erano pescatori. Egli aveva insegnato alle folle dalla barca di Simon Pietro. “Quand’ebbe finito di parlare, disse a Simone: ‘Prendi il largo, e gettate le vostre reti per la pesca’. Ma Simone gli rispose: “Maestro, abbiamo lavorato tutta la notte e non abbiamo preso niente; tuttavia, sulla tua parola getterò le reti’. E avendole gettate, presero una grande quantità di pesci, tanto che le loro reti stavano quasi per rompersi. Allora fecero cenno ai loro compagni che erano nell’altra barca, di venire ad aiutarli; essi vennero, e riempirono tutt’e due le barche da farle quasi affondare. Veduto questo, Simon Pietro, cadde ai piedi di Gesù, dicendo: ‘Allontanati da me, o Signore, perché sono un uomo peccatore’! Lo stupore, infatti, aveva invaso lui . . . Allora Gesù disse a Simone: ‘Non temere, d’ora in poi tu sarai pescatore di uomini!’ E spinte le barche a terra, abbandonato tutto, lo seguirono”. (Luca 5:4-11, Na) Dato l’invito di Gesù, possiamo ora trascurare questa più importante ragione d’apprezzare le nostre facoltà di percezione, rivolgendoci alla Parola di Dio per esercitarle, progredire verso la maturità?

      17. Qual è, dunque, una delle prime esigenze nell’adempimento della nostra missione di ministri, e perché ha tale importanza?

      17 I veri cristiani devono oggi essere similmente pescatori di uomini. La via del ministero è indicata con chiarezza come vocazione a tutti quelli che vengono alla vita. È una vocazione continua, sia che dedichiamo tutto il giorno o una parte d’esso alla predicazione di porta in porta, ed essa richiede tutte le facoltà e capacità del cristiano. Che esercitiamo le nostre facoltà di percezione è anche una continua necessità e una delle prime esigenze nell’adempimento della nostra missione di ministri. Se comprendiamo questo fatto le eserciteremo con diligenza come se da esse dipendesse la nostra vita, poiché veramente hanno tale importanza.

  • Esercitate le vostre facoltà di percezione
    La Torre di Guardia 1961 | 15 ottobre
    • Esercitate le vostre facoltà di percezione

      1. A chi furono paragonati nelle profezie quelli che fanno professione di ministri cristiani, e come Gesù ne rese chiaro il significato?

      QUELLI che fanno oggi professione di veri ministri cristiani furono paragonati nelle profezie a pescatori e cacciatori. Preannunciando il tempo in cui Dio avrebbe compiuto un’opera di riconciliazione, Geremia scrisse: “Ecco, Io mando molti pescatori, dice il Signore [Geova], i quali li pescheranno. Poi manderò molti cacciatori, i quali daranno loro la caccia sopra ogni monte, sopra ogni colle e nelle fessure delle rocce”. (Ger. 16:16, Na) Il significato di questa profezia fu reso chiaro da Gesù, quando disse ai suoi discepoli: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. — Matt. 4:19.

      2. Perché è importante esercitare nel ministero le nostre facoltà di percezione, e come è illustrato questo?

      2 Se vogliamo divenire esperti cacciatori e pescatori di uomini, dobbiamo esser seguaci e imitatori di Cristo Gesù. Dobbiamo prima di tutto acquistare accurata conoscenza della Parola di Dio come fece Gesù, afferrandone il pieno significato per discernere chiaramente le conseguenze della nostra condotta. Questo significa applicarci seriamente all’esercizio delle nostre facoltà di percezione per usarle nel ministero. Venendo fuori dal mondo, noi siamo nuovi in quest’arte. Chiunque può portare un fucile nel bosco, ma questo non lo rende cacciatore. L’abile cacciatore bada al suo obiettivo, ha occhi e orecchi desti, presta attenzione ad ogni traccia della selvaggina. Sa che altrimenti potrà patire la fame o, peggio, cadere nella fossa di un leone o calpestare un serpente velenoso. Il cacciatore che ha successo impara a riconoscere ogni segno della selvaggina, impara a interpretare questi segni dovutamente nel loro ambiente e impara a servirsi di questi segni per cacciare la sua selvaggina. Similmente, come l’abilità del cacciatore si perfeziona con l’effettiva esperienza, e come Gesù imparò l’ubbidienza nella sofferenza, esercitare le nostre facoltà di discernimento quali ministri cristiani non significa semplicemente afferrare idee teocratiche. (Ebr. 5:8) Dobbiamo mettere in pratica nel ministero di campo la ricca sapienza acquistata dall’alto perché sia utile e porti pienamente frutto. Solo in questo modo può operare per la nostra salvezza e per la salvezza di quelli che la cercano. — 1 Tim. 4:16.

      3. Perché la disciplina e un serio programma sono importanti per esercitare le nostre facoltà di percezione?

      3 Tale condotta non può esser seguita senza considerevoli sforzi. “Veramente, nessuna disciplina per il presente pare che sia gioiosa, ma penosa; ma in seguito a quelli che ne sono stati ammaestrati essa produce frutti pacifici, cioè giustizia”. (Ebr. 12:11) La giustizia è condotta retta e se noi vogliamo afferrarla dobbiamo esercitare le nostre facoltà di percezione mediante la dovuta disciplina. Questo significa prestabilire di evitare abitudini di pigrizia o di cadere nell’indifferenza. Per cercare i tesori nascosti della Parola di Dio e usare la conoscenza nel campo nella maniera più efficace, ci vuole una mente desta e osservatrice. Quali risultati pensate che il cacciatore otterrebbe se si mettesse a sognare all’ombra col fucile appoggiato a un albero?

      4. Quali sono i due modi nei quali possiamo particolarmente esercitare le nostre facoltà di discernimento?

      4 Il proverbio dice: “Il saggio ascolterà e accetterà maggior istruzione, e l’uomo d’intendimento ne trarrà avveduta direttiva”. (Prov. 1:5) Poiché acquistare accurata conoscenza e afferrarne il significato è una delle prime esigenze nell’esercizio delle nostre facoltà di discernimento, ci dobbiamo seriamente dedicare a tale arte. Consideriamo due modi in cui possiamo far questo: con lo studio e con l’osservazione. L’esperto cacciatore capisce che sapere cosa cercare è una conoscenza basilare del suo mestiere. Perciò ha imparato a riconoscere e distinguere diverse specie di tracce degli animali. Egli apprende le abitudini di cibarsi delle varie specie di selvaggina, il significato di tutti i diversi suoni che ode e se essi hanno stretta relazione col raggiungimento del suo obiettivo. Con questa preparazione egli è pronto a seguire nascostamente la sua preda. Solo il nuovo o inesperto semplicemente va in giro finché la selvaggina gli salta davanti.

      5. Perché non ci possiamo accontentare d’una semplice considerazione superficiale di ciò che studiamo nella Bibbia?

      5 Il nostro studio biblico deve seguire lo stesso modello. Poiché dobbiamo avere accurata conoscenza noi stessi se vogliamo essere molto efficaci nella nostra missione di cacciatori e pescatori di uomini, dobbiamo prima di tutto seguire questi stessi accorgimenti della caccia e della pesca nella nostra ricerca delle nascoste verità della Parola di Dio. Perciò dobbiamo imparare ad acquistare profonda consapevolezza di ciò che studiamo e della relazione che ha con la nostra opera di ministero. Non ci accontenteremo di fare una semplice considerazione superficiale, ma saremo desti ad ogni aspetto del significato del materiale che esaminiamo.

      6. Preparandoci per lo studio de La Torre di Guardia, che cos’altro possiamo fare anziché semplicemente segnare le risposte alle domande stampate, e perché è molto importante fare di più?

      6 Per esempio, quando vi preparate per lo studio Torre di Guardia di congregazione, fate più che trovare e segnare le risposte alle domande stampate che sono in fondo alla pagina? Ricordate l’esempio del cacciatore che segue la sua preda. Considerare un paragrafo alla volta, con domanda e risposta, è fare come il cacciatore che vede solo una traccia alla volta senza riconoscerne il significato in relazione con le tracce lasciate dalla sua selvaggina. Tale cacciatore può presto perdere completamente le tracce e di conseguenza tornare al campo senza selvaggina. Mentre trarremo indubbiamente beneficio imparando solo alcune risposte ad alcune domande del nostro studio, non dobbiamo dimenticare il consiglio del saggio cacciatore Paolo, che disse: “Perciò è necessario che prestiamo attenzione più del solito alle cose che abbiamo udite, affinché non ci sviamo”. (Ebr. 2:1) Come sono più benefici e durevoli i risultati del nostro studio se afferriamo il “significato” dell’intero articolo, riconoscendo e applicando ogni punto dello studio allo svolgimento del tema dell’articolo, considerando l’applicazione di tutte le scritture bibliche indicate ma non citate, facendo uno schema mentale degli argomenti principali e delle prove scritturali che conducono come chiare tracce alle importanti conclusioni che sono sempre l’obiettivo di ogni articolo di studio stampato ne La Torre di Guardia.

      7. Quale maggiore percezione avremo conversando con i nostri fratelli sui punti nuovi o difficili che abbiamo appresi?

      7 Lo studio personale è ampliato se consideriamo con i nostri fratelli i punti difficili o nuovi che abbiamo appresi. Non solo questi punti diverranno in tal modo più chiaramente comprensibili ma di certo diverranno un’utile parte del nostro deposito di conoscenza, prontamente impiegabile quale materiale da costruzione mediante cui edificare altre nuove e profonde verità. Questo continuo rimestar di informazioni acquisite ci farà evitare di divenire statici e gli importanti princìpi appresi molti anni fa saranno sempre freschi quando ci occorreranno per prendere decisioni. Nelle conversazioni coi fratelli prima e dopo le adunanze, andando al territorio, nella preparazione per le ripetizioni scritte della scuola di ministero teocratico, il vostro interesse nell’affinare la vostra percezione stimolerà l’interesse di altri e voi farete del bene sia a voi stessi che ai vostri fratelli. “Per mancanza di consiglio falliscono i progetti, e riescono quando sono molti i consiglieri”. — Prov. 15:22, Na.

      BISOGNO DELLO STUDIO IN GRUPPO

      8. Perché gli studi in gruppo sono così importanti per acquistare pieno e accurato discernimento della Parola di Dio?

      8 Comunque, per quanto lo studio personale e le conversazioni private con altri siano utili, dobbiamo partecipare alle adunanze di gruppo che si tengono nel nostro vicinato se vogliamo sviluppare le nostre facoltà di percezione al massimo nello studio. Come ci rivolgiamo al canale di comunicazione di Dio per ricevere istruzioni sulla sua Parola, così dovremmo cercare la considerazione organizzata di tali istruzioni per comprenderle pienamente. Quando studiamo in gruppo insieme ad altri che son maturi, siamo protetti contro conclusioni non sagge alle quali potremmo pervenire facendo un’interpretazione privata di qualche consiglio. Siamo in grado di paragonare le risposte dei nostri fratelli con quelle che abbiamo preparate noi. Siete desti a questa opportunità e a questo provvedimento? Esaminate la vostra conoscenza e il vostro intendimento con ciò che viene preso in considerazione? Potreste essere pienamente d’accordo con ciò che si dice. Ciò nondimeno imparerete nuovi modi di esprimere lo stesso pensiero e certamente acquisterete alcune idee nuove in ciascuna adunanza. Ma se udite l’applicazione di un punto che non capite completamente o che avete compreso in modo diverso, vorrete in ogni modo prenderne appunto per chiarirlo in seguito, affinché nella ricerca della verità non siate sviati da deduzioni vaghe o errate. Il cacciatore saggio ed esperto non si allontana mai dalle tracce della selvaggina quando l’inseguimento non è sicuro. Egli rallenta e fa una ricognizione finché non sia sicuro della sua direzione, quindi prosegue di nuovo con ogni zelo l’inseguimento della sua selvaggina.

      9. (a) Quale attitudine mentale ci permetterà di trarre il massimo beneficio all’adunanza pubblica, all’adunanza di servizio e alla scuola di ministero teocratico? (b) Perché dovremmo cogliere ogni opportunità di esercitare il nostro discernimento?

      9 Noi dovremmo similmente essere sempre desti e vigilanti quando ascoltiamo gli istruttivi discorsi alle adunanze pubbliche, alle adunanze di servizio e nella scuola di ministero teocratico, che si tengono nella Sala del Regno. A volte possiamo essere inclini a metterci a sedere senza prestare troppa attenzione ai discorsi, ascoltando solo quei punti che ci fanno maggiore impressione. Questo è come imitare il cacciatore che passivamente, benché ottimisticamente, attenda di trovarsi dinanzi la cacciagione. Il vero studioso della Parola di Dio imparerà ad ascoltare come fecero i discepoli di Gesù, cercando di afferrare più che i punti essenziali. (Mar. 4:10) Se noi siamo veramente desti quando ascoltiamo i discorsi, non solo udremo le parole che saranno pronunciate, ma anche penseremo, impareremo a seguire lo schema dell’oratore, pondereremo le sue idee, assoceremo i punti che vengono esposti con quelli già menzionati, soppesando le prove a sostegno degli argomenti, considerando la completezza delle prove presentate o delle risposte alle domande che il soggetto ha suscitate. In seguito, per provare la nostra percezione e per adempiere la nostra ulteriore responsabilità di fare buon uso di ciò che abbiamo imparato, possiamo cercar di farne un riassunto a qualcuno che non l’ha potuto ascoltare. Citate i punti trattati, gli argomenti e le scritture usati come prove. Tale desta e giudiziosa attenzione a ciò che si dice richiede esercizio e acutezza di discernimento, ma molti nuovi son divenuti abili cacciatori dopo essersi diligentemente applicati al mestiere. Inoltre, quando la parola di Dio è spiegata in nostra presenza, quale altro atteggiamento dovremmo avere? Semplicemente l’apprezzamento delle verità esposte e il sincero desiderio d’imparare dovrebbero bastare per farci ‘prestare più che la solita attenzione’, ma quando comprendiamo come sia essenziale esercitare le nostre facoltà di percezione per il nostro progresso e la nostra maturità spirituale, coglieremo ogni opportunità per esercitare il nostro discernimento.

      10. Quale osservazione raccomanda Paolo per edificare la fede, e che cosa richiede questo?

      10 Un altro importante modo di acquistare conoscenza e informazioni è l’osservazione. L’apostolo Paolo ammonisce: “Ricordatevi di quelli che vi governano [cioè, nell’organizzazione di Dio], che vi hanno annunciato la parola di Dio, e contemplando dove conduce la loro condotta imitate la loro fede”. (Ebr. 13:7) Notate che l’apostolo non ci dice solo di “imitare” le azioni di questi uomini. Egli dice di acquistare la stessa fede che li spinge a compiere opere esemplari. Questo richiede discernimento, profonda percezione. I pratici consigli di Paolo indicano che dobbiamo badare al modo in cui Geova guida la sua organizzazione, cioè quelli che rappresentano l’organizzazione di Dio quali sorveglianti della congregazione. Possiamo specialmente osservare con profitto la classe dello “schiavo fedele e discreto” ch’egli ha preposto a tutti gli interessi del Regno. “La casa si fabbrica con la saggezza e si rende salda con l’intendimento; le stanze si riempiono di sapere e di ogni bene prezioso e gradevole. L’uomo saggio è migliore del forte e l’uomo di sapere dell’uomo vigoroso, perché secondo piani premeditati si fa la guerra e la vittoria sta nel numero dei consiglieri”. — Prov. 24:3-6, Na.

      11. Quali pericoli e quali cattive conseguenze saranno evitati seguendo individualmente la condotta che Dio ha indicata alla sua organizzazione?

      11 Geova guida la sua organizzazione per mezzo del suo spirito santo o forza attiva. Per un periodo di ottant’anni abbiamo potuto osservare nei tempi moderni come questa guida sia degna di fiducia. Riconoscendo le ricche benedizioni che Geova ha versate sulla classe del suo “schiavo fedele e discreto”, possiamo dedurre che questi medesimi benefici saranno ricevuti dagli individui che seguiranno tale esempio, che conformeranno la propria condotta a quella della sua organizzazione? Perché, dunque, dovremmo insistere nello scegliere la nostra propria via, stabilendo le nostre proprie norme, o cercar di valutare il nostro proprio giudizio individuale più di quello di questo provato e fedele “schiavo”? Questo sarebbe così infruttuoso come la condotta del cacciatore che seguisse false tracce. Per quanto possa convincersi d’essere sulle giuste tracce, la realtà è che la sua selvaggina non è alla fine di tali tracce. Perché dovremmo illuderci con false speranze o idee personali? Per quanto siamo convinti o proviamo faticosamente, il premio della vita non sarà conseguito seguendo con astuzia favole inventate. (2 Piet. 1:16) “La via dello stolto è diritta ai suoi occhi, ma chi ascolta il consiglio è saggio”. — Prov. 12:15.

      12. Comunque, di quale laccio dobbiamo a questo proposito esser consapevoli, e quali parole di avvertimento sono contenute nell’ammonizione di Paolo?

      12 Comunque, non dobbiamo esser presi nel laccio di chi segue ciecamente un’organizzazione umana. Notate l’ammonizione di Paolo: ‘Contemplate dove conduce la loro condotta’. (Ebr. 13:7) Quindi bisogna osservare attentamente i risultati della loro attività per vedere se è buona o cattiva. Questo è in completa armonia con le ulteriori parole di Paolo: “Abbiamo dunque, noi tutti che siamo maturi, questa stessa attitudine mentale; . . . nella misura in cui abbiamo fatto progresso, continuiamo a camminare con ordine in questa stessa via. Divenite unitamente miei imitatori, fratelli, e osservate quelli che camminano secondo l’esempio che avete in noi”. — Filip. 3:15-17.

      13. (a) Perché il vero discernimento è così essenziale nel seguire quelli che prendono la direttiva? (b) Qual è il più profondo significato di ‘distinguere il bene dal male’, e come dobbiamo imparare a fare le nostre valutazioni?

      13 A volte il sorvegliante o qualche preminente servitore dell’organizzazione di Dio segue una condotta sbagliata e i cattivi risultati non si notano che qualche tempo dopo. Ecco perché è necessario discernimento nel seguire l’esempio di quelli che prendono la direttiva. Se noi imitassimo gli uomini saremmo facilmente sviati, ma se seguiamo i consigli di Paolo e cerchiamo di imitare la fede di questi uomini, saremo quindi guidati dalla Parola di Dio e condotti dallo spirito di Dio. L’esercizio delle nostre facoltà di percezione ci addestrerà a distinguere sia il bene che il male. Tale differenza fra il bene e il male non significa solo vedere e trarre contrasti o opposti. Bisogna vedere il male e odiarlo per ciò che è, una violazione della legge di Dio. (Amos 5:15; 1 Giov. 3:4) Ciò facendo non lo approveremo, perché è praticato da qualcuno che amiamo o rispettiamo. (Deut. 13:6-9) Adamo fece questo errore di giudizio. Egli sapeva che differenza vi era fra il bene e il male e sapeva che Eva aveva seguìto una condotta errata, ma egli non odiò il male abbastanza, così che gli permise di controllare l’amore che pensava di nutrire per Eva. Se avesse veramente amato Eva avrebbe cercato il suo benessere, seguendo una condotta conforme alla sua comprensione che Geova non può benedire il male. La violazione di un principio è male indipendentemente da chi è il colpevole. Se noi vogliamo acquistare vero discernimento dobbiamo imparare a valutare le cose alla luce della Parola di Dio, non secondo gli individui che vi sono implicati. — Prov. 3:5, 6; 10:23.

      AFFERRATE IL SIGNIFICATO DEI CONSIGLI

      14. Qual è un altro fattore nell’apprendere mediante l’osservazione, e che cosa vi è implicato nel trarne il massimo profitto?

      14 Un altro fattore nell’utile osservazione è quello di afferrare il significato dei consigli impartiti. La disciplina, dovutamente applicata, ammaestra, sia se è impartita individualmente che collettivamente. “Chi riprende qualcuno gli sarà alla fine più accetto di chi lo lusinga con le sue parole”. (Prov. 28:23, VR) Sapendo che i consigli sono per il nostro bene, li apprezzeremo come apprezziamo il nostro Padre celeste perché ce li impartisce amorevolmente per la nostra salvezza. Ma per afferrare il significato dei consigli bisogna farne una considerazione supplichevole. Come non possiamo aspettarci d’acquistare conoscenza e ritenerla senza assimilarla pienamente, nemmeno possiamo afferrare il pieno significato della disciplina e dell’ammaestramento, applicandoli saggiamente, senza meditarvi con sincerità ed esaminare i fatti alla luce delle scritture esposte, come l’abile cacciatore aggiunge una prova all’altra per seguire infallibilmente le tracce della selvaggina.

      15, 16. Quale dovrebbe sempre essere il nostro atteggiamento verso i consigli, sia che si applichino direttamente a noi o no?

      15 Indipendentemente dai consigli impartiti o dalle persone alle quali son rivolti, possiamo quasi certamente trovare qualche modo in cui si possono applicare a noi se siamo desti. “Quelli che peccano riprendili in presenza di tutti, onde anche gli altri abbian timore”, disse Paolo. (1 Tim. 5:20) Gesù non diede alcun motivo di confidare sulla propria giustizia agli ascoltatori del suo discorso del monte, quando li avvertì: “Avete udito che fu detto agli antichi: ‘Non uccidere; ma chiunque avrà ucciso sarà deferito alla corte di giustizia’. Ma io vi dico che chiunque serba rancore verso il fratello dovrà rendere conto alla corte di giustizia”. Avrebbe potuto alcuno del suo uditorio dire di non aver mai serbato rancore verso uno dei suoi fratelli? Gesù ammonì ulteriormente i suoi ascoltatori: “Avete udito che fu detto: ‘Non devi commettere adulterio’. Ma io vi dico che chi continua a guardare una donna in modo da provare passione per lei ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”. (Matt. 5:21, 22, 27, 28) Chi alla portata della voce di Gesù avrebbe potuto liberare la propria coscienza senza alcun senso di colpa? In questi giorni di accresciuta empietà anche noi dobbiamo stare attenti per discernere il significato giusto delle parole di consiglio che riceviamo dalla Parola di Dio per mezzo della sua organizzazione.

      16 Quando viene letta alla congregazione una lettera sulla disassociazione di qualcuno che ha fatto il male, che cosa sentiamo? Siamo tristi perché un fratello o una sorella è venuta meno o si è rifiutata di esercitare sufficiente discernimento per seguire la fede dello “schiavo fedele e discreto” di Dio? Dovremmo esserne afflitti. Ma non sentite anche voi il bisogno di rafforzare la vostra posizione sotto la protezione del provvedimento di Dio per fare il bene? Considerate seriamente quegli atti che hanno contribuito, un passo alla volta, a condurre il vostro fratello alle conseguenze della sua condotta? Guardate sinceramente la vostra propria condotta per eliminare ogni possibilità di commettere lo stesso errore o non prestate attenzione alle piccole violazioni, considerandole senza conseguenze, non abbastanza grandi da suscitare preoccupazione? Il cristiano maturo sa che non può mai prender nulla per certo, per quanto possano sembrar lontane le conseguenze di qualsiasi mancanza. — 1 Cor. 10:12.

      17. (a) Quale può essere il risultato del non aver applicato a noi stessi i consigli e l’ammaestramento ricevuti nell’organizzazione di Dio? (b) Che cosa dobbiamo fare individualmente per progredire verso la maturità?

      17 Se non applichiamo a noi stessi i consigli e l’ammaestramento regolarmente ricevuti dall’organizzazione di Dio, diveniamo come il cacciatore che vede le tracce della selvaggina ma non ne tiene conto seguendo un’altra direzione. Questo significa non compiere il primo passo nel prendere sagge decisioni, rendendoci del tutto incapaci di adempiere lo scopo principale per cui abbiamo ricevuto conoscenza e istruzioni, cioè quello di divenire “operatori della parola”, usandoli nella predicazione e nell’insegnamento di “questa buona notizia del regno”. I testimoni di Geova hanno un’organizzazione di verità. È stata costituita seguendo fedelmente la direttiva di Geova passo per passo, non seguendo false tracce che hanno più volte attraversato tale via. Se noi vogliamo individualmente far progresso verso la maturità, dobbiamo sostenere la verità di questa organizzazione. Dobbiamo ottenere accurata conoscenza usando le nostre facoltà di percezione, afferrandone il significato e attenendoci strettamente ad essa, non facendoci sviare per seguire false tracce. (1 Tim. 1:3, 4) La nostra protezione è nell’attento e continuo studio della Parola di Dio, nell’accettare la riprovazione e nel cercare incessantemente i consigli dell’organizzazione di Dio.

      18, 19. Quali benefici otteniamo accrescendo la nostra facoltà di pensare e addestrando le nostre facoltà di percezione?

      18 Questo non è il tempo di starcene inoperosi. Separandoci da questo attuale sistema di cose, rinnovando i nostri pensieri e attenendoci alla disposizione di Dio, abbiamo fatto un passo avanti. Se non accresciamo la nostra facoltà di pensare perderemo il nostro posto nella società del Nuovo Mondo. Ascoltate la parola di Geova: “Quando la sapienza entrerà nel tuo cuore e la conoscenza diverrà piacevole all’anima tua, la facoltà di pensare veglierà su di te, il discernimento stesso ti preserverà”. “La pace di Dio che sorpassa ogni pensiero custodirà i vostri cuori e le vostre facoltà mentali per mezzo di Cristo Gesù. . . . Le cose che avete imparate e accettate e udite e vedute riguardo a me, praticatele; e il Dio della pace sarà con voi”. — Prov. 2:10, 11; Filip. 4:7-9.

      19 Esercitate le vostre facoltà di percezione. In tal modo diverrete non solo qualificati per il solido cibo spirituale che Geova provvede alla sua matura organizzazione ma, mediante le vostre giuste decisioni in ogni difficile circostanza, potrete tenervi fiduciosamente nelle file di coloro che sono abili cacciatori e pescatori di uomini, insegnanti della Parola nella società del Nuovo Mondo di Geova.

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