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Il marchio dello spiritoLa Torre di Guardia 1961 | 15 gennaio
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e la colonia russa degli emigrati a Parigi. Poiché la chiesa di Dio e Cristo fu una sola chiesa internazionale e non un certo numero di chiese nazionali, non possiamo scorgere nella Chiesa Ortodossa Orientale nessuna traccia dell’unità della primitiva chiesa cristiana.
LA CHIESA CATTOLICA ROMANA
8-11. Che cosa prova che la chiesa romana non è un solo corpo? Quale difficile prova della vera unità la chiesa romana ed altre non possono superare con successo?
8 Non è la Chiesa Cattolica Romana una grande chiesa internazionale con unità di insegnamento e organizzazione? Sebbene possa avere una uniforme serie di dogmi per l’intera chiesa internazionale, le credenze religiose dei cattolici romani non sono le stesse in ogni luogo. Il cattolico romano italiano immagina Dio e Cristo Gesù e ciò che essi fanno per il genere umano difficilmente nello stesso modo in cui lo immagina il cattolico romano nativo di Haiti, che pratica ancora pure la sua pagana religione voodooista.
9 Né l’unità dell’organizzazione è così ferma come molti pensano. Se la Chiesa Cattolica Romana è effettivamente un solo corpo col papa come capo visibile, perché non tutti i cattolici ubbidiscono al capo? Il sacerdote cattolico romano e autore Peter Schindler, difendendo la chiesa cattolica contro l’accusa d’intolleranza verso i protestanti della Spagna e della Colombia, dice: “Perché il papa non interviene? Chi dice che egli non ‘interviene’? Dopo tutto, noi che siamo a Roma abbiamo un’idea un po’ chiara della sua impotenza. Il papa non è il dittatore della Spagna né il presidente della Colombia, e se i cattolici locali (diretti dai loro capi ecclesiastici) ignorano la loro propria legge ecclesiastica come in molti luoghi ignorano le istruzioni papali (per esempio, le encicliche sociali) il papa stesso è impotente”. Se i membri non ubbidiscono al capo, vi può essere mai un solo corpo vivente?
10 Se la chiesa romana è un solo corpo, perché i diversi ordini, come i Francescani, i Domenicani, i Gesuiti, ecc. agiscono come corpi separati? Perché tali ordini combattono gli uni gli altri come i partiti politici per esercitare l’influenza decisiva sul papa e sulle norme ecclesiastiche?
11 È la chiesa veramente unita quando i suoi membri, come i cattolici italiani, si trovano in tutti i partiti politici dall’estrema destra attraverso tutto lo spettro dei colori politici fino all’estrema sinistra comunista? Potrebbero essi formare mai un solo, vero corpo ecclesiastico, uno, come Geova e Cristo Gesù sono uno? Potrebbero essi essere uno in senso internazionale dal momento che alcuni di loro sono capeggiati da cardinali i quali, per ragioni nazionalistiche, non si parlano neppure? E in caso di guerra, preservano la chiesa romana e altre confessioni, per tale ragione, l’unità che pretendono di possedere? Tutti sanno che esse non la preservano. Esse cedono tutte in tale difficile prova della loro unità quale chiesa, mostrando che i legami che le uniscono alle unità mondane sono più forti di quelli che le uniscono alla loro unità ecclesiastica e al loro dio. Tutto questo rende impossibile scorgere l’unità della chiesa cristiana nell’ecclesiastica organizzazione internazionale cattolica romana.
UN SEGNO PER IL MONDO
12. (a) Che hanno i testimoni di Geova per sostenere la loro asserzione di vera unità? (b) Con quale diritto si uniscono essi a Paolo riferendosi a Romani 8:35-39?
12 In contrasto con tutta questa scoraggiante divisione, è rallegrante trovare un internazionale corpo di cristiani che oggi sono sulla terra in vera unità, in una vera fraternità internazionale, uniti nella fede e nell’organizzazione dai vincoli dell’amore. È un fatto di cui tutti sono invitati a convincersi, e noi non siamo privi di modestia nell’indicarla, poiché i testimoni di Geova, benché internazionali, sono “un solo cuore e una sola anima”, d’“una stessa mente” e d’“uno stesso pensiero”, e hanno ‘un solo corpo, un solo spirito, una sola speranza, un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre’. Essi sono cristiani uniti a Geova Dio e a Cristo Gesù e ai loro fratelli con vincoli d’amore così forti che nulla, comprese le guerre, può infrangere. La loro internazionale organizzazione ecclesiastica che comprende i testimoni di molti paesi è formata dal rimanente della classe della sposa di Cristo Gesù; e unite ad essa in “un solo gregge” sotto “un solo pastore” è una grande folla di “altre pecore”. (Giov. 3:28-30; 10:16) La storia moderna di questi testimoni mostra che hanno sufficiente esperienza per dire con l’apostolo Paolo: “Chi ci separerà dall’amore del Cristo? Tribolazione o afflizione o persecuzione o fame o nudità o pericolo o spada? Come è scritto: ‘Per amore tuo noi siamo tutto il giorno messi a morte, siamo stati considerati come pecore da macello’. Al contrario, in tutte queste cose noi ne usciamo completamente vittoriosi mediante colui che ci ha amati. Poiché io sono convinto che né morte, né vita, né angeli, né governi, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creazione potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore”. — Rom. 8:35-39.
13. Quali riflessioni suscita l’unità dei testimoni di Geova, di che cosa è essa un segno, e per chi?
13 L’unità mondiale dei testimoni di Geova dà motivo a varie riflessioni. Se la fraternità internazionale della chiesa primitiva del primo secolo fu una vera meraviglia e un riconosciuto prodotto del solo spirito santo, e se Dio nella sua chiesa fece ciò che altri han cercato di fare per secoli senza nessun risultato, certo un’identica fraternità internazionale non è nel caotico ventesimo secolo una meraviglia minore e dà una prova non minore dell’incomparabile manifestazione dello spirito o invisibile forza attiva di Dio. Secondo Gesù, tale unità non è casuale, ma è il segno per il mondo che Geova ama gli uomini uniti come ama Gesù e che essi sono suoi discepoli: “Io vi do un nuovo comandamento, che vi amiate l’un l’altro; come vi ho amati io, che voi pure vi amiate l’un l’altro. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. — Giov. 13:34, 35; 17:23.
14. Perché non fu ingiusto che i primi cristiani indicassero la loro chiesa come la sola vera congregazione?
14 I primi cristiani furono convinti d’appartenere alla sola vera chiesa, la “congregazione di Dio”. Dubitarne sarebbe stato peccare contro lo spirito santo. Su di essi era il segno del marchio dello spirito, e un segno non ha valore se non si vede. Non fu dunque giusto che i primi cristiani indicassero la loro chiesa come la sola che aveva tale segno? Rispetto alla ebraica chiesa del giudaismo, era in disaccordo con la vera umiltà che i cristiani richiamassero l’attenzione su questo marchio dello spirito nonostante che così facendo rivelassero la chiara assenza dello spirito di Dio sulla divisa casa d’Israele? Al contrario, essi avevano l’obbligo di non mettere la loro luce sotto un canestro, ma di farla risplendere “dinanzi al genere umano, affinché vedano le vostre giuste opere e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. — Matt. 5:14-16.
15. Sono i testimoni di Geova privi di virtù cristiana quando indicano la società del Nuovo Mondo, di cui l’unta congregazione cristiana fa parte, come la sola veramente da Dio?
15 Mostrando dunque ovviamente il marchio dello spirito, l’amorevole unità mondiale dei testimoni di Geova è una delle ragioni per cui quei testimoni che sono unti membri del corpo di Cristo hanno la convinzione d’appartenere alla sola vera chiesa, e poiché i componenti delle “altre pecore” sono associati con questi unti nella unita società del Nuovo Mondo, essi sono convinti che questa è realmente l’organizzazione di Dio nella quale si compie la vera adorazione. Non si peccherebbe contro lo spirito dubitandone? Son essi privi di modestia quando richiamano l’attenzione del mondo sul fatto che questa organizzazione è l’unica che mostra il marchio dello spirito? Al contrario, per il beneficio di tutte le persone di cuore onesto che bramano la visibile congregazione dell’unito popolo di Dio, e alla gloria di Dio e Cristo Gesù, essi non devono mettere la loro luce sotto un canestro anche a costo d’esser considerati giusti solo ai propri occhi.
BIBLIOGRAFIA
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2. Evangelisches Kirchenlexikon, (tedesco) Lirchlichtheoligisches Handwoerterbuch alla voce “Kirche”, sezione IV. “Reformatorischer Kirchenbegriff und dessen Fortbildung”, par. 10; e sezione VII. “Gegenwaertiges oekomenisches Gespraech”, parte B. “Die das oekumenische Gespraech bestimmende Fragen”, par. 5. Editori: Vandenhoeck & Ruprecht, Goettingen, 1958.
3. Faith and Order, The Report of the Third World Conference at Lund, Sweden: August 15-28, 1952 (inglese). Edito per conto della Commissione della Fede e dell’Ordine del Consiglio Mondiale delle Chiese dalla SCM Press Ltd. di Londra, Capitolo III, sezione II, pag. 13; e sezione IV, pag. 21.
4. Kristi Kirke, (danese) pag. 32. Autore: vescovo Bo Giertz. Editori: Nyt Nordisk Forlag Arnold Busck, Copenaghen, 1945.
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6. Protestantismen i vor Tid, (danese) pagg. 121 e 122. Autore: prof. dott. Regin Prenter. Editori: H. Hirschsprungs Forlag, Copenaghen, 1958.
7. Salmonsen Leksikon-Tidsskrift 1953 og 1954, (danese). Articolo: Kirken hvis centrer ligger i Istanbul of Moskva, pag. 995. Editori: J. H. Schultz, Copenaghen, 1955.
8. Katolicismen i vor Tid, (danese) pag. 137. Autore: Peter Schindler, sacerdote cattolico e autore. Editori: H. Hirschsprungs Forlag, Copenaghen, 1957.
9. L’Espresso, (periodico italiano). Articolo: “Dietro il trono di Pio XII — L’attacco dei Gesuiti e la resa dei Domenicani”. Autore: dott. Carlo Falconi, redattore religioso.
10. Katolicismen i vor Tid, pag. 130.
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Si deve pagare la decima?La Torre di Guardia 1961 | 15 gennaio
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Si deve pagare la decima?
PAGARE la decima, che significa dare un decimo delle proprie entrate allo scopo di promuovere l’adorazione religiosa, era una realtà per gli antichi Israeliti. Non si sa se le nazioni pagane copiassero e adottassero l’uso ebraico di pagare la decima. Esse avevano un sistema che provvedeva al mantenimento dei loro sacerdoti e dèi. Non è stato tuttavia stabilito se il loro sistema era simile a quello seguito dai Giudei. È molto improbabile che lo fosse.
Notevole luce sull’argomento hanno gettato gli egittologi Sayce e Petrie. Il professor Sayce scrive: “Benché venissero fatti doni ai templi egiziani in grandi proporzioni, non sembra esservi stata alcuna decima”. Il professor Flinders Petrie dice: “Non ricordo alcuna allusione alle decime. . . . Il sistema egiziano del reddito sacerdotale era costituito da proprietà terriere, e non da tasse o decime”. I professori Mahaffey e Grenfell erano entrambi dell’opinione che in Egitto “un sesto” fosse la parte riservata ai templi e agli dèi.
Nonostante che il dottor Theophilus G. Pinches, che fece già parte del Reparto Assiro del Museo Britannico, affermi che “esistono informazioni quasi certe che in Babilonia fossero pagate le decime ai templi degli dèi più di 2000 anni prima di Cristo”, tuttavia il dottor Wallis Budge del Museo Britannico, in seguito ai suoi studi sugli scritti cuneiformi originali, era d’opinione che tali decime fossero più “un’offerta volontaria che una letterale decima parte il cui pagamento fosse obbligatorio”.
Vi erano altre classi di persone nella valle dell’Eufrate e altrove che annualmente offrivano doni ai loro dèi. Gli antichi Greci pagavano la decima del bottino di guerra ad Apollo e i Romani ad Ercole. Questo era fatto in parte come obbligo e in parte volontariamente. “Propriamente parlando”, dice H. W. Clarke, nel suo libro A History
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