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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1963 | 15 ottobre
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Domande dai lettori
● È errato far operare un animale per impedire che si riproduca? — R. M., Stati Uniti.
La legge di Mosè proibiva specificamente agli Israeliti di offrire in sacrificio qualsiasi animale che fosse stato operato in questo modo: ‘Un toro o un agnello con i testicoli schiacciati, contusi, strappati o recisi non l’offrite a Jahve. Nella vostra terra non farete simili offerte’. Benché la legge non proibisse completamente agli Israeliti di fare tale operazione ai loro animali domestici, la voce della tradizione giudaica indica che questa legge era interpretata in tal modo. E può darsi benissimo, poiché il fatto che tale animale non poteva essere offerto in sacrificio poteva servire a scoraggiare. È interessante notare a questo riguardo che quando alcune traduzioni menzionano il bue come animale per sacrifici, si tratta di un’errata traduzione, poiché il bue è un animale castrato. La giusta traduzione è “toro”. — Lev. 22:23, 24, Ga; Lev. 7:23, 25; 27:26; Deut. 18:3.
Tuttavia, quello che facevano gli Israeliti non è necessariamente obbligatorio per i cristiani, poiché i cristiani non sono sotto la legge ma sotto l’immeritata benignità. (Rom. 6:14) L’uomo ha il dominio sopra gli animali inferiori e, benché non possa abusare in questo dominio, uccidendoli per sport o facendoli soffrire inutilmente, sta a lui decidere come possono meglio servirgli, morti o vivi, con o senza la loro facoltà di riprodursi. — Gen. 1:28.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1963 | 15 ottobre
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Domande dai lettori
● La dichiarazione di Efesini 3:10 significa forse che Dio ammaestra i governi e le autorità celesti, gli angeli, mediante i membri della congregazione cristiana mentre sono ancora sulla terra? — B. F.
No, non è a questo che l’apostolo si riferiva. Esaminate il contesto e notate che ciò che viene considerato è, non la conoscenza di tutti i propositi di Dio, ma il suo proposito di trarre di mezzo agli uomini un gruppo di persone perché fossero coeredi di Cristo nella gloria celeste.
A cominciare dal versetto 5 di Efesini 3 leggiamo: “In altre generazioni questo segreto non fu fatto conoscere ai figli degli uomini come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti mediante lo spirito, cioè che persone delle nazioni sarebbero stati coeredi e membra dello stesso corpo e partecipi con noi della promessa unitamente a Cristo Gesù per mezzo della buona notizia. . . . A me, uomo da meno del minimo di tutti i santi, fu data questa immeritata benignità, che dichiarassi alle nazioni la buona notizia intorno all’insondabile ricchezza del Cristo e facessi vedere agli uomini come è amministrato il sacro segreto che dall’indefinito passato è stato nascosto in Dio, il quale creò tutte le cose. Questo avvenne affinché ora ai governi e alle autorità nei luoghi celesti sia fatta conoscere per mezzo della congregazione la grandemente varia sapienza di Dio, secondo l’eterno proposito che egli formò riguardo al Cristo, Gesù nostro Signore”. — Efes. 3:5-11.
Dio creò l’uomo un poco inferiore a quelli simili a Dio o angeli, per cui non sembra ragionevole che gli angeli debbano dipendere dagli uomini per ricevere istruzione. Al contrario, Geova Dio ha ripetutamente usato gli angeli per ammaestrare l’uomo terreno, e in particolare per servire quelli che sono membri della congregazione cristiana con una chiamata celeste. — Dan. 10:10-14; Ebr. 1:14.
Com’è dunque che Dio rende nota la sua grandemente varia sapienza mediante la congregazione? In quanto ciò che Dio fa mediante questa congregazione, per essa e con essa, è un’illustrazione della grandemente varia sapienza di Dio. Questo sacro segreto è qualcosa che gli angeli devono guardare con ammirazione e stupore, e possiamo dire che per mezzo di essa queste creature angeliche possono vedere la grandemente varia sapienza di Dio come se non l’avessero conosciuta prima.
Che dire di 1 Pietro 1:12? Leggiamo: “Fu loro rivelato che non a se stessi, ma a voi, essi servivano le cose che vi sono state ora annunciate da coloro che vi han dichiarato la buona notizia con spirito santo inviato dal cielo. In queste cose gli angeli desiderano penetrare con lo sguardo”. Questo versetto si riferisce alla medesima cosa di Efesini 3:10. Gli angeli erano desiderosi di comprendere le cose che i profeti dell’antichità scrissero riguardo alla congregazione cristiana, ma il loro intendimento dipendeva dalla rivelazione da parte di Dio dei suoi propositi, come alla Pentecoste, e non dall’essere ammaestrati dai membri terreni della congregazione cristiana.
L’argomento presentato in Efesini 3:10 può essere illustrato in questo modo. Osservando i cieli stellati rimaniamo colpiti dagli attributi di Dio e quindi si può dire che mediante queste galassie, inanimati corpi celesti, Dio ci insegna le sue qualità. Non è che questi corpi sappiano qualcosa che l’uomo non sa, poiché essi non sanno nulla, ma ci ammaestrano con la loro stessa esistenza. Ed è la stessa cosa riguardo agli angeli e ai membri terreni della congregazione cristiana. Mediante ciò che Dio ha fatto per la congregazione e che farà ancora per essa Egli rende nota ai governi e alle autorità celesti, le schiere angeliche, la sua grandemente varia sapienza.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1963 | 15 ottobre
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Domande dai lettori
● Le pubblicazioni della Torre di Guardia dicono che Isacco aveva cinque anni quando fu divezzato. Su che cosa si basa questa affermazione? — H. S., Stati Uniti.
Benché le Scritture non dicano in modo specifico a quale età fu divezzato Isacco, dai fatti che esse contengono possiamo tuttavia accertarlo. Stefano disse, com’è scritto in Atti 7:6, 7: “Dio parlò così, che il seme [di Abraamo] sarebbero stati residenti alieni in un paese straniero e che il popolo li avrebbe resi schiavi e li avrebbe afflitti per quattrocento anni”. — Gen. 15:13.
Che cosa sarebbe accaduto alla fine di questo periodo di tempo? Genesi 15:14 risponde: “Ma io giudicherò la nazione che serviranno, e dopo questo ne usciranno con molta proprietà”. Dio eseguì i suoi giudizi sull’Egitto mediante dieci piaghe, e poi gli Israeliti, carichi delle cose preziose degli Egiziani, uscirono dal paese, attraversarono il Mar Rosso e si diressero a sud-est, verso il monte Sinai, dove si radunarono per adorare Geova. — Eso. 7:4, 5; 12:35, 36.
Come indica la cronologia biblica pubblicata ne La Torre di Guardia del 1952, alle pagine 46, 47, e nel libro “Nuovi Cieli e Nuova Terra”, la liberazione dalla schiavitù egiziana ebbe luogo nel 1513 a.C. Poiché questo contrassegnò la fine del periodo di afflizione di quattrocento anni, quel periodo dev’essere cominciato nel 1913 a.C. Secondo la medesima cronologia, a quell’epoca Isacco aveva cinque anni.
Era stato predetto che quelli del seme di Abraamo sarebbero stati residenti alieni in un paese non loro. Questo si verificò dal tempo della nascita di Isacco, poiché suo padre aveva lasciato la sua dimora a Ur ed era un residente alieno nella Palestina meridionale. Era stato anche predetto che questo seme sarebbe andato in servitù o sarebbe stato reso schiavo, ma non si poté dir questo della loro situazione per tutto il tempo che furono residenti alieni. Solo nel 1750 a.C. Giuseppe fu venduto schiavo dai suoi fratelli e portato in Egitto, per divenire in seguito primo ministro del paese. Poi, col passare del tempo, i suoi discendenti e i discendenti dei suoi fratelli che si erano trasferiti in Egitto ed erano divenuti un popolo numeroso furono assoggettati in tale paese ad oppressivo lavoro forzato. Quindi è evidente che la schiavitù, che terminò nel 1513 a.C., non durò per un periodo di quattrocent’anni. Ma l’afflizione per la progenie di Abraamo cominciò effettivamente quattrocent’anni prima della liberazione dall’Egitto. Essa cominciò al tempo in cui Isacco fu divezzato, occasione in cui, come precisa la Bibbia, Ismaele, il figlio della schiava egiziana di Sara, si fece beffe di Isacco. Poiché il periodo di quattrocent’anni indica che Isacco aveva cinque anni quando cominciò questa “afflizione”, e poiché, secondo il racconto, esso cominciò quando Isacco fu divezzato, dobbiamo concludere che fu divezzato all’età di cinque anni. — Gen. 21:8, 9.
Oggi, che tante donne del mondo occidentale rifiutano di allattare i propri figli, o limitano l’allattamento del bambino a un periodo variabile tra i sei e i nove mesi, il periodo di cinque anni sembra incomprensibilmente lungo. Ma il dott. D. B. Jellife, in Infant Nutrition in the Subtropics and Tropics, indica che in molte parti del mondo i bambini sono divezzati in un periodo variabile dai diciotto mesi come minimo ai due anni, che spesso nei paesi dell’America Latina i bambini sono allattati fino a due o tre anni, e che in Arabia è normale per una madre allattare i suoi figli da tredici a trentadue mesi. In molti luoghi la durata dell’allattamento, com’è chiamato, continua fino alla successiva gravidanza.
In Europa, nel Medio Evo, l’età media per il divezzamento era di due anni e, a quanto risulta, al tempo dei Maccabei era di tre anni, poiché in 2 Maccabei 7:27 leggiamo di una donna che allattò suo figlio per tre anni. Non sono pochi quelli che esercitano la professione medica i quali sostengono che il latte della madre supera di gran lunga per potere nutritivo il latte della mucca, e alcuni affermano che più il bambino si nutre del latte della madre più sano sarà. Considerando l’amore che Sara nutriva per Isacco, non solo perché era il suo
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